Andrea Panatta - Il libro della grandezza

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Andrea Panatta

IL LIBRO DELLA GRANDEZZA Dialoghi con i maestri invisibili


Andrea Panatta Il libro della grandezza © 2020 Andrea Panatta © 2020 Spazio Interiore Edizioni Spazio Interiore Via Vincenzo Coronelli, 46 • 00176 Roma www.spaziointeriore.com redazione@spaziointeriore.com editing Elisa Picozza illustrazione in copertina Francesco Pipitone progetto grafico Francesco Pandolfi I edizione: giugno 2020 ISBN 978-88-94906-37-0 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, archiviata o trasmessa in qualsiasi forma o attraverso qualunque mezzo, inclusi quelli elettronici, meccanici, di fotocopiatura o di registrazione, senza l’autorizzazione dell’editore.


A mio padre, e a Igor Sibaldi cui devo tutto quello che so sul fenomeno degli Spiriti Guida.



Introduzione

AVERE TORTO

Sono passati undici anni da quando partecipai per la prima volta al corso I Maestri Invisibili, in un palazzo d’epoca a Genova con Igor Sibaldi. I Maestri è certamente uno di quei corsi che cambia la vita, se si ha il coraggio di usarlo, per non parlare di quando lo si insegna agli altri, come ho avuto la fortuna di poter fare in questi anni. Prima che iniziassi a tenere il corso dietro “autorizzazione” formale dello stesso Igor, ebbi un periodo di fervente (direi quasi febbricitante) dialogo con i maestri, periodo nel quale pagine e pagine di numerosi quaderni venivano gradualmente riempite con le loro frasi, a volte precise, preveggenti, a volte vaghe e allusive, ma sempre incredibilmente profonde. Ricordo con meraviglia la facilità che avevo avuto in certi periodi nel parlare con loro, contrapposta alla difficoltà estrema, se non all’impossibilità, di stabilire una comunicazione efficace in altri momenti. Così come mi ha sempre colpito l’atteggiamento contrastante di coloro a cui avevo insegnato come entrare in contatto con i loro spiriti guida. Alcuni entusiasti, altri scettici fino all’ultimo. Alcuni ansiosi come me di farli “funzionare”, altri che dopo il corso perdevano interesse per qualsiasi argomento relativo agli “spiriti guida”, che magari avevano cercato per un’intera esistenza.

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Ho cercato a lungo le cause di queste posizioni tanto differenti, anche dentro di me, e la risposta che ho avuto dagli stessi maestri rappresenta anche il segreto più grande per imparare a entrare in contatto con l’aldilà. Si tratta della capacità di avere torto. È questa una capacità davvero sottovalutata in un ambito, quello della spiritualità, dove invece si cerca sempre di avere ragione, nel quale si crede sempre di sapere, perché qualcuno ce l’ha detto, perché così magari è stato fino ad ora. E invece ho visto chiaramente che quando non riuscivo a parlarci era sempre stato perché non volevo avere torto su qualcosa, su una storia che mi raccontavo, un’illusione che volevo tenere in piedi, un bisogno che non volevo ammettere di avere. Così come tutti coloro che non riuscivano a parlarci non volevano avere torto su qualcosa che li definiva o, nel caso di quelli che perdevano interesse nella tecnica, non volevano aver torto su cosa fosse uno “spirito guida”. Sebbene io sia cosciente della possibilità di essere fuorviati dalla definizione “spiriti guida”, i “maestri” non sono “spiriti” nel senso più comune del termine, non sono “persone” trapassate o maestri ascesi, come ci si aspetterebbe o come si vorrebbe credere. Non sono i cosiddetti angeli custodi. Rappresentano invece proiezioni di una nostra parte più alta, saggia, fuori da spazio e tempo, una sorta di grande navigatore satellitare in grado di fornirci spiegazioni, indizi, in grado addirittura di promuovere delle sincronicità. Il che le rende per me interessanti tanto quanto il possibile contatto con qualche trapassato, eppure per tanti può essere invero una grande delusione pensare «Ma allora sono solo io?» come se “io” non fosse abbastanza grande da poter giustificare di avere qualche capacità in più di quelle che si crede normalmente di avere. Anche io ho dovuto imparare ad avere torto sul fatto che fossero “altri” che parlavano, nonostante parecchi anni prima di conoscere Igor fossi capace di vederli nella realtà. È davvero difficile credere che siamo più grandi di quel che

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crediamo, ed è difficile rendersi conto che molte delle figure cui diamo potere (reali o spirituali che siano) rappresentino in realtà solo un testimone esterno sul quale proiettiamo quel nostro effettivo potere che i miei maestri chiamano “la grandezza”, arrivando anche a far accadere prodigi dei quali diamo sempre però la responsabilità all’esterno. Quel «Sono solo io?» rappresenta l’eterno cruccio di chi si cimenta con i maestri invisibili e in generale di chi ha a che fare con materie delicate quali il lavoro con la coscienza e con le dimensioni superiori, e ha il sapore dell’incapacità e a volte anche dell’indisponibilità a credere di essere qualcosa di più di un semplice corpo, di una mente, di un carattere ben definito con il quale si è totalmente identificati; ha il sapore amaro di qualche desiderio o avversione ai quali non si vuole o non si può rinunciare. Eppure, essere di più, crescere, nelle parole dei miei stessi maestri e in generale di molte delle discipline alle quali mi sono dedicato, è non solo nella nostra natura ma anche nella natura stessa del cosmo, dell’energia universale, ed è dunque non solo un diritto ma anche in un certo senso un dovere di ciascun essere umano. Non cogliere questa possibilità non è solo doloroso ma anche, alla lunga, dannoso per noi, per gli altri, per tutto il sistema in cui siamo immersi. Molto spesso mi sono trovato in situazioni stagnanti nelle quali la crescita era impedita da fattori “esterni”, o almeno così mi sembrava, fin quando gli “spiriti guida” non sono intervenuti facendomi ragionare sempre e soltanto sul fatto essenziale che ogni ricercatore dovrebbe porre al centro della sua esperienza: l’esterno e l’interno sono sempre collegati (tutto è parte psichica, come ripeteranno di continuo in questa avventura), eternamente in relazione, e tra i due mondi – quello interiore e quello esteriore – esiste un’osmosi che in sé è il vero segreto della crescita interiore. Non solo. La differenza fra esterno e interno è tutta da definire, continuamente mutevole e mai stabile.

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Questo libro allora è dedicato a tutti quei coraggiosi che prendono la vita come una serie continua di possibilità, come un continuo presentarsi di occasioni per essere di più, comprendere di più e scoprire di più su questo elusivo rapporto fra l’interno e l’esterno. È un libro delicato perché nasce da un periodo della mia vita molto sofferto. Pur non amando molto le autobiografie, ho cercato di mantenere comunque alcuni dettagli della mia situazione per rendere più chiara quella meravigliosa dinamica che si instaura tra i propri maestri invisibili e la vita quotidiana, memore del fatto che il rapporto con lo spirito, se non migliora e non dà più potere sulla vita reale, rimane alla stregua di un gioco fantastico, tutt’al più una consolazione per anime doloranti, e che fin quando non diviene strumento di crescita non esprime mai del tutto la sua funzione. Buona crescita dunque, e buona lettura.

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IL LIBRO DELLA GRANDEZZA



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Accesero una candela nella stanza tonda. Maestri, cos’è dunque secondo voi la grandezza? Tirarono un sospiro di sollievo, come se avessero aspettato che gli facessi questa domanda per tanto, tanto tempo. Il primo, l’anziano, iniziò a parlare con il suo tono calmo, regolare, un po’ annoiato, come se parlasse di ovvietà che avrei già dovuto sapere. L’anziano: «Superficialmente la grandezza è andare oltre al proprio orizzonte, inizia quando sentite il bisogno di oltrepassare i vostri limiti. La grandezza è l’energia che vi spinge quando sentite che la vita nei vostri confini non ci sta più e iniziate a desiderare un’altra vita, o anche solo una vita più piena di senso. La grandezza è l’energia di quel corpo più grande che guida per sua natura la vostra crescita, determina possibilità e struttura realtà, la stessa realtà che vivete, e lo fa attraverso l’intento e la direzione». Quindi è un corpo? L’anziano: «Sì, infatti siete molto più grandi di come vi percepite. A tutti gli effetti la grandezza è una sostanza, quindi un corpo. È la totalità della vostra estensione, che per molti è difficile anche solo da immaginare, tanti sono gli assunti che date per scontati su chi o cosa siete. È poco intelligente credere di essere limitati, poiché i limiti percepiti sono appunto solo incidenti percettivi e se non vedete di più è perché qualcuno a un certo punto vi ha convinto che non c’è nient’altro oltre le regolari percezioni. La

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grandezza è un tentativo di portarvi oltre e man mano che crescete percepite meglio e di più questo grande corpo che siete. Ma senza intenzione e direzione la grandezza resta solo un concetto che puoi leggere sui libri. Tu cosa ne pensi? Noi crediamo che tu ne abbia già una mezza idea, però non te lo concedi, di saperlo intendiamo. Anche tu hai dei limiti che hai sposato come veri. Allora dovremmo partire da qui: perché le persone non si concedono di essere grandi?» Già... Perché? L’anziano: «Perché non sanno che possono permetterselo. Prima devono sempre chiedere l’elemosina all’autorità, e una qualunque andrà bene: il padre, la madre, lo Stato. Anche i guru e le religioni possono assolvere a questa funzione di darvi il permesso... ma tu lo sai già, vero? Tu non hai fatto altro per tutta la vita che chiedere il permesso e ancora non te ne accorgi, che sei sempre tu a fare tutto. Siete sempre voi». L’altro spirito guida, che aveva le sembianze di una strega, mi invitò ad aprire la Bibbia, che come ben sa chi lavora con i maestri è l’espediente da loro usato per fornire una conferma a ciò di cui stanno parlando o per rafforzare e approfondire un concetto. La strega mi fece trovare un passaggio che parlava del miracolo di Eliseo: «Una donna, moglie di uno dei profeti, gridò a Eliseo: “Mio marito, tuo servo, è morto; tu sai che il tuo servo temeva il Signore. Ora è venuto il suo creditore per prendersi come schiavi i due miei figli”. Eliseo le disse: “Che posso fare io per te? Dimmi che cosa hai in casa”. Quella rispose: “In casa la tua serva non ha altro che un orcio di olio”. Le disse: “Su, chiedi in prestito vasi da tutti i tuoi vicini, vasi vuoti, nel numero maggiore possibile. Poi entra in

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casa e chiudi la porta dietro a te e ai tuoi figli; versa olio in tutti quei vasi; i pieni mettili da parte”. Si allontanò da lui e chiuse la porta dietro a sé e ai suoi figli; questi porgevano ed essa versava. Quando i vasi furono pieni, disse a un figlio: “Porgimi ancora un vaso”. Le rispose: “Non ce ne sono più”. L’olio cessò. Essa andò a riferire la cosa all’uomo di Dio, che le disse: “Va’, vendi l’olio e accontenta i tuoi creditori; tu e i tuoi figli vivete con quanto ne resterà”». (2Re 2-7)

«Ecco vedi?» disse la strega. «La grandezza è come il miracolo di Eliseo, essa è come quell’olio che sgorga a fiumi dal nulla laddove c’è una sfida e una necessità. C’è bisogno di un potenziale però, di un’energia per scatenare la grandezza, perché per sua natura non può farlo in situazioni ordinarie, né può farlo in modi ordinari. Sei d’accordo?» Quindi ci devono essere necessariamente tensione, dolore, conflitto? L’anziano: «Vedila così: perché sorga la grandezza va posto in essere un contrasto apparentemente impossibile da sanare con i normali mezzi che hai a disposizione. La grandezza è essenzialmente un grosso koan. O diventi più grande o certi problemi della tua vita non potrai mai risolverli. E un koan non lo puoi risolvere con la mente razionale, non lo puoi decifrare attraverso il ragionamento o superare solo con la volontà». A questo servono le grandi crisi? L’anziano: «Solo alcune di esse, le altre sono sempre blocchi che frapponete tra voi e l’espressione di quel Dio che portate in grembo. I problemi che hai tu per esempio sono proprio complicazioni di un parto difficile».

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