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Libro degli incantesimi
Prefazione di Andrea Panatta
Quando uscì La via della trasmutazione alchemica e cominciai a parlarne in toni entusiastici un po’ ovunque, molte persone iniziarono a credere che l’avessi scritto io, in incognito. Qualcuno cercò anche di strapparmi la confessione: «E dai, dimmelo che in realtà sei tu Judas...»
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Mi spiace deluderli, ma non sono stato io. Né, purtroppo o per fortuna, conosco di persona chi l’ha scritto, anche se ho più volte cercato di corrompere l’editore e lo staff per farmi dire chi era.
Non ci sono mai riuscito. Immagino che se ci fossi riuscito sarei andato personalmente da M.M. Judas a farmi insegnare quel che sa, come ho fatto tante, tantissime volte nella mia vita e contravvenendo a quello che a mio parere è uno dei messaggi centrali dei suoi libri. Fate da soli, basta con le autorità esterne. Il non sapere chi sia, mi ha fatto e farà ai lettori di questo suo terzo libro un gran bene. Così non possiamo idealizzare nessuno né cedere alla lusinga del culto della personalità, di cui i tempi attuali e l’ambiente della cosiddetta “spiritualità” trasudano pericolosamente. Così non avremo un altro falso idolo da adorare, un altro simulacro a cui ascrivere aspettative salvifiche o verso cui proiettare il prossimo maestro illuminato. Quando leggiamo i suoi libri, siamo in qualche modo costretti a... leggerli e basta, senza farci domande su chi è, cosa fa, che faccia ha, che voce ha, senza andare subito su Google a vedere quando farà il prossimo seminario... siamo costretti a stare col messaggio di queste pagine e farlo decantare dentro di noi senza altre distrazioni. Siamo obbligati a prendere questo libro come un messaggio dello spirito e a lasciare che parli direttamente alla nostra coscienza. Come gli altri due libri anche questo non propone alcuna verità assoluta, non pretende di insegnare nulla. Semplicemente parla, e va lasciato parlare, va lasciato agire. Questo, ancor più degli altri, ricorda una chiacchierata con un vecchio amico, un saggio zio, un nonno, qualcuno che ti racconta la sua preziosa esperienza di vita. È un libro di consigli, suggerimenti, una piccola mappa/non mappa del tesoro. Ma è anche un libro che apre delle porte percettive, esattamente come gli altri due. Non abbiamo di fronte il solito, pesante e pomposo testo esoterico che pretende di spiegare tutto, anche se nella sua quintessenza il messaggio è estremamente profondo, multidimensionale oserei dire. Non abbiamo davanti un manuale di centinaia di pagine, anche se i potenti contro-incantesimi descritti qui molto semplicemente e quasi in maniera lapidaria sono, per me almeno, delle preziosissime indicazioni, intenzioni pure, atti della coscienza che costituiscono alcune delle colonne portanti del cosiddetto lavoro su di sé, e che altri testi hanno impiegato moltissime pagine in più per descrivere in modo magari meno efficace. Quindi, il solo consiglio che posso dare a chi legge è esattamente lo stesso dell’autore (o autrice):
«Non sezionare quello che dirò, prendilo come ti arriva e basta. Non esaminare, non analizzare».
Vedrete che quasi sicuramente la vostra mente reclamerà, poiché non troverà tanto spazio per riflettere approfonditamente sul “messaggio” del libro, per farne un carico di nozioni di cui parlare nei salotti spirituali o sui social. Vedrete che, sempre alla vostra mente ingrassata dai tanti concetti accumulati in anni e anni di letture, sembrerà sulle prime troppo breve, troppo piccolo per contenere chissà quale importante rivelazione. Non vi basteranno le contro-intenzioni che vi sono scritte, eppure queste sono più che abbastanza per compiere un vero e proprio salto di coscienza.
Ho dovuto rileggerlo almeno un paio volte per accorgermi che in questo piccolo libro ci sono tanti argomenti che avevo trattato in passato, e anche di recente: il potere del “non lo so”, l’assurdità della coerenza, il non combattere, il non giudicare. Soprattutto il non giudicare. Ma piuttosto che trattare questo argomento con miliardi di parole, Judas sceglie di buttartelo lì come per dire «Dai, andiamo a prenderci un caffè che ti racconto una cosa». Sembra dirci fra le righe che è semplice, e si può fare senza starci a ragionare troppo su, e senza che un altro maestro o un’altra autorità ci spieghino come si fa o ci diano il permesso. E magari è proprio così. Quindi per favore, non giudicate questo libro dalle sue dimensioni o dalla sua totale mancanza di pretese. E non sottovalutatelo. Soprattutto, come per tutti i libri di M.M. Judas, non fate il terribile errore di leggerlo una volta, al volo, e poi metterlo da parte, perché vi perdereste la possibilità di percepire quel qualcosa (quel non-luogo, per usare le sue parole) che tende a fare capolino fra le sue preziosissime righe.
Voglio togliermi di mezzo il prima possibile, terminando questa prefazione con una raccomandazione, sempre dell’autore, che vorrei teneste presente mentre leggete il libro:
«Avrai sentito dire che per vivere appieno la vita sarebbe consigliabile vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Be’, è incompleto. Non è inesatto, ma è incompleto: vivi ogni giorno come se fosse il primo. Qual è la differenza? Nel tuo ultimo giorno sarai pieno. Pieno di un sacco di cose, che siano belle o brutte non importa, sarai pieno di paure, di gioie, di conflitti, di ricordi, di rimorsi, di speranze e di memorie. Nel tuo primo giorno invece no: sei vuoto, devi scoprire tutto e non hai pregiudizi perché non hai espe- rienze, quindi immagina di essere stato appena catapultato su questa terra e guardati intorno con i meravigliosi occhi vuoti e innocenti di un bambino».
Quale meraviglioso consiglio è questo, quale meravigliosa intenzione per la propria vita e per la lettura di questo gioiellino!
Leggetelo “vuoti”. Vuoti dei concetti esoterici, mistici, metafisici che vi siete conquistati a fatica in anni di studi, seminari e pratiche. Vuoti di preconcetti e pregiudizi. Vuoti di maestri, guru, istruttori e insegnanti e di tutte le loro verità che avete preso per buone. Siate solo voi e il libro, pieni di meraviglia come ne sono pieno io ogni volta che esce un suo libro e me lo ritrovo davanti. E allora, forse qualcosa accadrà.
Buona lettura.
2023
Andrea Panatta Terni, marzo