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Premessa
PREMESSA
Sono un convinto sostenitore del metodo scientifico e dell’indagine empirica. In qualità di scienziato e ricercatore ho condotto in prima persona centinaia di esperimenti, i cui risultati sono riassunti in oltre ottantacinque articoli su autorevoli riviste scientifiche, più svariati altri scritti inclusi in manuali tecnici ed enciclopedie specializzate. Gran parte del mio tempo è dedicato a svolgere ricerche sperimentali.
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Al tempo stesso, sono convinto che solo attraverso le pratiche spirituali e l’esperienza diretta possiamo davvero stabilire una connessione profonda con i livelli di coscienza più-che-umani, acquisendo maggiore consapevolezza della fonte da cui scaturiscono la coscienza e la natura in tutte le loro manifestazioni.
Tali pratiche ci permettono di conoscere meglio sia la nostra stessa natura, sia la natura del regno spirituale, che si trova al di là del mondo terreno: il regno della coscienza più-che-umana.
Quest’opera è la continuazione del mio libro precedente, Scienza e pratiche spirituali, in cui avevo passato in rassegna sette pratiche spirituali molto diverse tra loro: la gratitudine; la meditazione; la connessione con la natura; il relazionarsi con le piante; il canto e la salmodia; i rituali; il pellegrinaggio. Questo libro prende in esame altre sette pratiche, tra le quali alcune – come l’imparare dagli animali o il praticare sport – di certo non sono comunemente associate alla dimensione spirituale.
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L’esplorazione scientifica delle pratiche spirituali costituisce un aspetto molto positivo dell’era moderna. Man mano che gli scienziati portano avanti queste ricerche e il settore degli studi sulla coscienza diventa sempre più sviluppato, la separazione artificiale tra scienza e spiritualità inizia a venir meno. Sia la scienza che le pratiche spirituali sono empiriche: si basano sull’esperienza diretta. Lo studio sistematico delle esperienze causate da queste pratiche porta alla convergenza tra scienza e spiritualità, una nuova sinergia che potrebbe aiutarci a relazionarci meglio con i livelli di coscienza più-che-umani e ad approfondire la nostra comprensione delle esperienze spirituali.
Nella premessa al libro Scienza e pratiche spirituali ho già descritto il mio percorso di formazione e l’interesse che ho sempre nutrito sia per la ricerca scientifica, sia per l’esplorazione delle pratiche spirituali, interesse che mi ha portato a studiare e lavorare in Europa, Nord America e Asia. In breve, dopo aver ricevuto un’educazione cristiana convenzionale, da adolescente cominciai a studiare scienze e diventai ateo, accettando la comune idea secondo cui la mentalità scientifica sarebbe intrinsecamente basata sull’ateismo e incompatibile con credenze come la fede in Dio o nei dogmi religiosi, superstizioni ormai superate dalla scienza e dalla razionalità.
Tuttavia, durante i miei studi presso le università di Cambridge e Harvard e le mie ricerche in biologia dello sviluppo a Cambridge, la mia fede ateista fu messa a dura prova dai dubbi scientifici che iniziavo a nutrire sulla teoria meccanicistica della vita. Trovavo sempre più difficile credere che animali e piante fossero soltanto meccanismi inconsci programmati geneticamente in base alle forze cieche del caso e della selezione naturale.
Inoltre, nel periodo in cui insegnavo al Clare College di Cambridge e dirigevo il Dipartimento di Biologia Cellulare, cominciai mio malgrado a mettere in dubbio la visione materialista secondo cui la mente umana non è altro che l’attività del
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cervello. I miei viaggi in Asia, la scoperta delle sostanze psichedeliche e la pratica della meditazione amplificarono ulteriormente queste mie perplessità.
Trascorsi un anno in Malesia, per studiare la vegetazione tropicale presso l’Università di Malaya, e altri sette anni in India, di cui cinque come responsabile del Dipartimento di Fisiologia Vegetale presso l’Istituto Internazionale di Ricerca sulle Colture nelle Aree Tropicali Semi-Aride (icrisat) vicino a Hyderabad; laggiù mi dedicai a selezionare nuove varietà di ceci e caiani, nonché a sviluppare nuovi sistemi di semina che oggi sono largamente utilizzati in agricoltura. Passai anche due anni in un ashram cristiano in Tamil Nadu, sulle rive del fiume Kavery, dove scrissi il mio primo libro: A New Science of Life (“Una nuova scienza della vita”).
Mia moglie, Jill Purce, è un’insegnante di canto che ha ideato metodi innovativi per lavorare in gruppo con la voce: nei suoi corsi e seminari, chiunque sia interessato può avere accesso ad antiche pratiche spirituali che utilizzano la voce come strumento. Il lavoro di Jill mi ha dimostrato innumerevoli volte come le pratiche spirituali possano arricchire la vita di ogni persona, che si definisca religiosa o no, ed è una delle fonti da cui ho tratto ispirazione per questo libro.
Il mio intento non è realizzare un catalogo esaustivo di tutte le pratiche spirituali possibili e immaginabili; piuttosto, vorrei mostrare che esistono molti modi diversi per avvicinarsi alla spiritualità, con risultati concreti e scientificamente misurabili.
Spero che questo libro aiuterà coloro che già svolgono una pratica spirituale a vederla sotto una nuova luce, scientifica ed evolutiva; e per chi non ha familiarità con tali pratiche, spero che la lettura possa aprire nuovi orizzonti di possibilità.
Rupert Sheldrake Hampstead, Londra Luglio 2018