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Prefazione di Andrea Majid Valcarenghi

INDICE

Prefazione di Andrea Majid Valcarenghi ................................... 7

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Prima Parte

il richiamo dell’oriente .............................................. 17 Fame di potere • Alla ricerca del miracoloso • L’arrivo degli arancioni

Seconda Parte

l’ashram di pune ......................................................... 33 La palla di energia • L’incontro con lui • Lui com’era? • Benvenuti nel tardis • Il passato di Bhagwan • Non filosofia per meditanti • Incontri ravvicinati • Il sesso in testa • Diffondere il messaggio • Discepoli scomparsi • Dal tardis all’astronave • L’abbraccio orgasmico • La vita locale • Guardare fuori, guardare dentro • Il “Signore Dio” dell’Esalen d’Oriente • Tocca per favore • Mamma e papà • Una poltrona vuota • Ospiti speciali • Da Freud al Tantra • Dalla parte dell’amore • Per gentile concessione di Sua Maestà • L’orgasmo cosmico • La cassetta della scopata • La ricerca della pace • Pune fa schifo • Il vudù del guru • Poteri mistici • Risposte rapide • Potere al popolo • Sesso e castità • Detronizzare il Mahatma • Cervelli dei politici • La vita privata di Bhagwan • La zona grigia • Fuori Sanjay, dentro Rajiv • Madre Teresa • Gente principesca • Io e la signora G • Voce di Bhagwan

Terza Parte

wild wild west ..........................................................181 Una casa tutta nostra • Interludio in New Jersey • Lui non c’è • La terra della Marlboro • Cowboy attraverso il fiume • “Coltivare” una città • La brava casalinga • L’amore è nell’aria • Le Rolls • L’Illusionista • Il Rajneesh Times • Il mistico disadattato • Un pesce grosso • La corte di Sheela • L’arrivo dell’Apocalisse • Il gioco della perlina rossa • Il membro della setta in delirio • L’allarme aids • Le regole di Mosca • Una giornata tipo • In giro nei dintorni

• Condividere casa • La stanza ovale • La folla di Hollywood • Sheela se ne va • L’informatore • La squadra punitiva incompetente • Le domande • L’arte di vorticare • La scommessa di Turner • Il non massacro • Prendi il Bhagwan • «Oklahoma City che è tanto bella...» • Innocentemente colpevole • L’esodo del Ranch • Lasciare la normalità

Quarta Parte

ritorno all’anormalità ..............................................311 La sala d’attesa • Trauma con benefici collaterali • Benvenuto a casa • Lettere d’amore • Il saluto di Hitler • Periodo di transizione

Quinta Parte

domande & risposte ...................................................331 Religione o racket? • Successo o fallimento? • Mistico o ciarlatano? • Turismo o trasformazione? • Follia reale • Il pianeta degli umani

Epilogo

la casa in cui visse nessuno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .345

Post Scriptum ................................................................347

PREFAZIONE

di Andrea Majid Valcarenghi

Questo libro è unico tra i diversi contributi che i discepoli di Osho hanno dato al mondo per raccontare la loro vita con il Maestro.

Unico in primis perché l’esperienza di Subhuti attraversa un percorso che parte dall’ashram di Pune nel ’76, giunge all’abbandono del corpo da parte di Osho nel 1990 e prosegue fino ai giorni nostri.

Unico perché per il suo ruolo di ufficio stampa prima dell’ashram di Pune, poi della Comunità in Oregon e infine del Resort, dopo il ritorno in India, gli ha consentito di vivere e quindi di raccontare la parte storica delle vicende dell’esperienza con il Maestro. Una parte storica così completa come mai l’avevamo conosciuta.

Ho riscontrato, e mi hanno colpito, diverse analogie tra il percorso di Subhuti e il mio. Il suo avvicinamento a Osho, come accaduto a me, non nasce infatti per un interesse particolare verso le religioni orientali: anzi, entrambi nutrivamo una certa diffidenza per i guru in generale. Il suo approccio iniziale passa attraverso l’incontro con l’antipsichiatra inglese Michael Barnett, fondatore del movimento “Persone non psichiatria”, di cui, guarda caso, ero venuto a conoscenza e di cui avrei pubblicato il libro* in Italia proprio in quel periodo. Altra analogia è stato l’incontro con una donna rivelatosi decisivo per intraprendere il viaggio verso Pune per conoscere Bhagwan, come veniva chiamato all’epoca Osho.

Si rivela simile alla sua anche la mia storia con il Maestro, che racconto in Operazione Socrate (che narra la vicenda dell’avvelenamento

* M. Barnett, Persone non psichiatria, Re Nudo 1973.

e della “morte” del Maestro),* con la differenza che il mio Lavoro per Lui è passato attraverso gli occhi di un italiano e riguarda un periodo storico più limitato.

Subhuti invece ce lo trasmette in una dimensione internazionale e investe tutto l’arco della vita pubblica del Maestro: dal Bhagwan della Pune degli anni ’70 a quello dell’esperienza della Comune in Oregon e fino al ritorno a Pune dopo l’espulsione dagli Stati Uniti e il blocco aereo internazionale. Già, quel blocco che ha visto decine di Paesi occidentali impedire lo sbarco di Osho sul proprio territorio e che poté realizzarsi “grazie” a un forte quanto capillare intervento dei servizi segreti americani (intervento di cui all’epoca venni direttamente a conoscenza tramite il Partito radicale). Ecco, forse questa è l’unica parte poco trattata nel resoconto di Subhuti, ma ciò che lui riesce a condividere è talmente tanto che nulla toglie all’importanza della sua testimonianza per chi voglia davvero sapere dell’aspetto pubblico dell’esperienza “arancione”, rispetto ai rapporti della comunità sannyasin con il mondo esterno, così come del suo aspetto privato.

La narrazione di Subhuti, che ha un passato professionale di giornalista politico, è caratterizzata da un senso dello humor tipicamente britannico, da cui traspare una forte attenzione per il sesso ma anche molto altro. La cosa che colpisce di più è la quantità di episodi e aneddoti che hanno costellato il suo lavoro per il Maestro con politici, attori, attrici e personalità di ogni Paese.

Gli incontri con l’allora premier indiano Indira Gandhi, numerosi e controversi, e poi col di lei figlio Rajiv quando diventa a sua volta Primo Ministro, apostrofato con un «Ma che se ne torni a fare il pilota». Commento da cui emerge l’assoluta e voluta mancanza di diplomazia di Osho, che mai è stato seduttore nei confronti di alcun politico né in India né tanto meno in Oregon. Subhuti ricorda ad esempio la risposta che fece avere al governatore della California Jerry Brown che chiedeva un’udienza privata: «Venga pure, tengo un discorso pubblico ogni sera». O quella che ricevette l’attrice Shirley

* A.M. Valcarenghi e I. Porta, Operazione Socrate. Il caso Osho. Come e perché è stato ucciso il Maestro spirituale più discusso della nostra epoca, OM

Edizioni 2010.

McLaine che voleva assicurato un posto in prima fila al discorso. E che dire del principe Carlo e di suo cugino?

Nelle decine di episodi raccontati da Subhuti emerge sempre forte e chiara la coerenza di comportamento di Osho nei confronti dei politici, anche quando manifestavano simpatia nei suoi confronti e nei confronti del suo insegnamento. Osho non ha mai voluto beneficiare di possibili aiuti da parte di chi avrebbe potuto offrirgli una qualche protezione. Io stesso ho potuto verificarlo personalmente quando, al termine della campagna per ottenere il visto d’ingresso in Italia che gli era stato negato (campagna che ho potuto condurre grazie a Marco Pannella e al Partito Radicale), Osho rifiutò quello che sarebbe stato un normale riconoscimento e apprezzamento.

Cosa accadde? Pannella mi chiese di organizzare un breve incontro con Osho nell’ashram di Pune. E la risposta che Osho gli fece avere fu che mezza giornata non aveva senso, e lo invitò per una settimana. Non quindi un incontro politico, ma una full immersion nell’ashram, che Pannella rifiutò «perché impossibilitato per altri impegni».

Nella narrazione di Subhuti ho ritrovato sempre questa radicalità di Osho nel non riconoscere alcun trattamento o rapporto privilegiato con le personalità pubbliche. Che fosse un personaggio famoso o un semplice ricercatore, per Osho non c’era differenza: si doveva trattare sempre di un rapporto con la persona e non con il ruolo che poteva rivestire.

Quando poi Subhuti si addentra nelle dinamiche interne all’ashram tra i discepoli, il suo racconto diventa più personale e si sente la sua partecipazione diretta, quel coinvolgimento che a volte diventa un vero e proprio sconvolgimento della sua vita, dove perde la sua flemma britannica.

Le storie che racconta non sempre sono edificanti: riporta infatti tutte le luci e le ombre che caratterizzano la storia del movimento spirituale nato nella Scuola di Osho, facendo suo l’insegnamento secondo cui non bisogna temere di esporre le proprie ombre o i propri errori perché il riconoscerli e comunicarli è parte del processo di guarigione e di crescita personale.

Credo che queste pagine possano realmente offrire al lettore che non conosce la nostra storia con Osho un input onesto ed esaustivo, e fargli sentire quanto questa storia possa risuonare in lui come una storia che in qualche modo gli appartiene.

Non è quindi un libro volto alla seduzione, così come Osho non è un Maestro che abbia mai usato la seduzione. Osho è più simile a un Maestro come Gurdjieff, anche lui provocatorio e irriverente, e molto poco incline alla seduzione spirituale.

La formazione culturale di Subhuti è quella di un ricercatore laico, lontano da interessi religiosi, che viene folgorato inaspettatamente da qualcosa che mai avrebbe potuto immaginare prima.

È quello che è accaduto a me e a molti altri della nostra generazione. Una differenza che emerge nel libro di Subhuti e che ben riflette il titolo.

Un’esperienza “altra” rispetto alle classiche ricerche che hanno attraversato l’Occidente negli anni ’70 e che hanno visto almeno due o tre generazioni di giovani occidentali andare in India attratti dal mito religioso ascetico.

Un lettore di oggi che appartenga alle generazioni successive all’epoca dei fatti, leggendo questo libro può davvero entrare in contatto con l’insegnamento di Osho e sentire se nel suo profondo vi si trovi o meno in corrispondenza.

Quindi, in ogni caso, è uno strumento utile per capire. E per un libro questo è moltissimo.

Andrea Majid Valcarenghi Ottobre 2021

WILD WILD GURU

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