Il Giornale dei Biologi - N. 7 - Novembre-Dicembre 2018

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Biologi Il Giornale dei

Numero 7 Novembre/dicembre 2018 www.onb.it

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni.

MENSILE DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI

Con i giovani a Firenze Con i Ris a Roma

SALUTE

BENI CULTURALI

SCIENZE

Dall’Inghilterra l’atlante genetico del diabete. Quasi un milione di persone analizzate

Matera star della cultura europea. Il 2019 da “capitale” per il capoluogo lucano

Il water safety plan arriva in Italia. Un nuovo modello di sostenibilità urbana


Biologi Il Giornale dei

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Biologi Il Giornale dei

Numero 6 Ottobre 2018 www.onb.it

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa

dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione

n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore

responsabile: Claudia Tancioni.

MENSILE DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI

Job Meeting

Un forum per far incontrare aziende e professionisti

PRIMO PIANO

I giovani Biologi si incontrano a Firenze per discutere del futuro occupazionale

BIOLOGIA DEL PALAZZO

Il Governo Lega-M5S punta a far crescere l’economia italiana aumentando il deficit

SALUTE

Puzzle visivi. La corteccia prefrontale elabora le immagini anche se chiudiamo gli occhi


Sommario EDITORIALE 3

Un salto di qualità di Vincenzo D’Anna

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PRIMO PIANO 5

Job meeting: in 300 a Firenze

INTERVISTE

di Stefania Papa

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Genetica forense tra presente e futuro di Lello Scarpato

Daniela Terracciano, amore e tenacia nella scienza di Carmine Gazzanni

In vaccino... veritas

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di Vincenzo D’Anna

Sara Buresti: così studio (e combatto) i nano-materiali di Carmine Gazzanni

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Mammografia in 3D, scoperti il 34% di tumori in più al seno di Elisabetta Gramolini

SALUTE 18 BIOLOGIA DEL PALAZZO 16

Rifiuti: Italia in lite, ma in Danimarca sciano sugli impianti di Riccardo Mazzoni

18

Manovra, il Governo sfida l’UE

20

La Finanziaria? Solo un azzardo per lucrare consensi alle Europee

di Riccardo Mazzoni

di Riccardo Mazzoni

34

di Francesca Cicatelli

18 36

Trattamento delle neoplasie del pancreas

38

Sarebbero 102 i geni legati all’autismo

40

Alleanza tra 5 Regioni, per l’acquisto di un farmaco

Formare informando, facile come un... click di Claudia Dello Iacovo

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Procreazione medicalmente assistita

di Francesca Cicatelli

Il biologico ridurrebbe il rischio di cancro. Il contestato studio francese di Nico Falco

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Dall’Inghilterra l’atlante genetico del diabete

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Scoperto il “doping” del cancro che provoca iperattività

Notizie scientifiche e fake news di Riccardo Mazzoni

di Marco Modugno

di Daniele Ruscitti

FORMAZIONE 22

Tendenza al cancro: mezzo milione di italiani lo contrarrà

di Nico Falco

di Daniele Ruscitti

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Il caffè e le sue caratteristiche antiossidanti di Carla Cimmino

Attualità

Scienze

Contatti


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Il formaggio è come l’oppio?

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Colite ulcerosa: la malattia dei giovani

53

L’alimentazione dei centenari del Cilento

54

Gli Omega 3 un aiuto per il cuore

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Ricerca: nel genoma dei tibetani la soluzione all’ipossia

di Rosa Funaro

di Niccolò Gramigni

di Vincenzo Cosimato

68

di Elisabetta Gramolini

BENI CULTURALI

di Carmen Paradiso

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Insulina: nel 2030 non basterà per tutti

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La tecnologia blockchain per una sanità digitale

di Domenico Esposito

74

Matera star della cultura europea

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Luigi Grossi, forme in movimento e lampi di luce di Gabriele Scarpa

SPORT

di Niccolò Gramigni

78

INNOVAZIONE 60 61 62

L’ambiente divide in due l’Italia di Domenico Esposito

80

di Carmen Paradiso

Riposizionamento del ruolo del biologo clinico 84

64

Elettrosmog dallo spazio

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Codice epigenetico e ripogrammazione cellulare

di Nico Falco e Rino Dazzo

Concorsi pubblici per Biologi

86

L’Università tra tradizione e innovazione

89

La storia dei trapianti di organi

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Il water safety plan in Italia

di Loretta Bolgan

58

di Stefano Dumontet e Giovanni De Falco

di Sergio Barocci, Irene Paolucci, Attilio Fabio Cristallo di Nicola Cantasano e Raffaele Froiocci

CONTATTI

AMBIENTE

L’isola che non c’è (più)

La biologia in breve

SCIENZE

di Livio Giuliani

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di Antonino Palumbo

LAVORO

di Corrado Marino

La lavanda come il valium?

Come Zanardi. Disabilità e sport BREVI

Nell’acqua di Marte c’è ossigeno

70

di Pietro Sapia

97

Informazioni per gli iscritti

di Giacomo Talignani di Giacomo Talignani

POSTA 98

Lettere al Presidente Attualità

Scienze

Contatti


EDITORIALE

Un salto di qualità di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

“C

hi si accontenta gode”. Ecco perché nasce “Bio’s”: un magazine Così recita un vecchio adagio poliedrico e accattivante, con una redaziopopolare che l’Ordine Nazionale ne composta da insigni scienziati, alcuni dei Biologi non ha alcuna intenpremi Nobel, cattedratici e ricercatori noti e zione di seguire. Eppure l’intensa attività affermati nei vari campi della scienza e della svolta, le innovazioni, le manifestazioni, i tecnica. Ma non basta. convegni, i corsi di formazione, l’aumento del Si integrano con queste eminenti espres5 per cento del numero degli iscritti e del 30 sioni del mondo scientifico, altri intellettuali per cento dei contatti su di un sito web rinnoche operano nel più vasto e variegato mondo vato e qualificato, la radio, la web tv, il ripiadella cultura. namento dei debiti pregressi, l’instaurazioEcco quindi la presenza di Monsignor Rino ne di procedure deliberative e l’adozione di Fisichella per la trattazione dei temi etici; regolamenti Anac per la gestione delle attività di Ferdinando Adornato, noto giornalista e ordinistiche, già rappresentano, scrittore, esperto di cose politiche di per se stessi, significativi trae sociali; del regista Pupi Avati; Bio’s sarà un guardi raggiunti. di Mario Baldassarri per la tratBasterebbe evidenziare, con delle tematiche economimagazine poliedrico tazione un semplice esame comparatiche; del filosofo e politologo Giuvo, quale siano state la verve e seppe Bedeschi; della scrittrice e accattivante, con la concretezza realizzativa di Livia Ravera; del generale ed ex quest’anno rispetto alle annuacapo di stato maggiore Vincenzo una redazione di lità precedenti affidandosi alla Camporini. scienziati, ricercatori semplice logica dei numeri e dei Un congruo numero di perbilanci, per dimostrare di essere sonalità chiamate a imprezioe premi Nobel nel giusto e nel vero. sire 80 pagine di informazione Tuttavia, pur avendo ragione, scientifica e culturale, con una finiremmo per avere torto perché veste grafica nuova e originale. il termine di comparazione rispetto al passaTutto questo affinché il magazine dell’Ordine to, ovvero a un livello molto basso di attività Nazionale dei Biologi possa giungere sulle ordinistica, non può rivelarsi gratificante, né scrivanie di tutti gli iscritti e di quelli che soddisfacente a meno che non si insegua l’aucontano: governo, parlamento, ministeri, unirea mediocrità di aver fatto meglio dei propri versità, enti locali, organizzazioni ed assopredecessori. Lo spirito e la voglia che abbiaciazioni scientifiche e morali. Insomma: un mo di migliorare, di qualificare, di allargare biglietto da visita che bene illustri la nuova gli spazi di partecipazione e di presenza dei stagione amministrativa che si è instaurata biologi italiani, ha portato alla nascita del all’Onb. magazine di informazione scientifica e cultuQuando, in base alla legge n. 3 del 2018, rale “Bio’s”. sarà minimanente operativa l’organizzazione Non ci siamo accontentati del grande sucterritoriale regionale, Bio’s si aprirà anche cesso del giornale on-line, che pure totalizza alle tematiche del territorio, ai problemi nei oltre 40mila accessi mensili e propone, ai quali sono impegnati, quotidianamente, i biopropri utenti, servizi scientifici di qualità logi e i biotecnologi italiani. che spaziano in tutti gli ambiti dello scibiQuesto è il momento di gioire per il varo le biologico. Vogliamo qualcosa di più di un di una nuova nave. Col tempo e con l’aiuto giornale di divulgazione scientifica, vogliamo di tutti i lettori, di volta in volta, correggeun biglietto da visita che ancor meglio illustri remo la rotta per approdare nella pietrosa il salto di qualità culturale che l’Ordine dei isola del sapere e della libertà di poter acquiBiologi intende fare. sire la conoscenza. Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018

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Anno I - N. 7 Novembre/dicembre 2018 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa

Biologi Il Giornale dei

Numero 7 Novembre/dicembre 2018 www.onb.it

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni.

MENSILE DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI

Hanno collaborato: Sergio Barocci, Loretta Bolgan, Nicola Cantasano, Francesca Cicatelli, Carla Cimmino, Vincenzo Cosimato, Attilio Fabio Cristallo, Rino Dazzo, Claudia Dello Iacovo, Stefano Dumontet, Giovanni De Falco, Domenico Esposito, Nico Falco, Raffaele Froio, Rosa Funaro, Carmine Gazzanni, Livio Giuliani, Niccolò Gramigni, Elisabetta Gramolini, Corrado Marino, Riccardo Mazzoni, Marco Modugno, Antonino Palumbo, Irene Paolucci, Stefania Papa, Carmen Paradiso, Daniele Ruscitti, Pietro Sapia, Lello Scarpato, Giacomo Talignani. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB.

Con i giovani a Firenze Con i Ris a Roma

Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi. Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione martedì 3 dicembre 2018.

SALUTE

BENI CULTURALI

SCIENZE

Dall’Inghilterra l’atlante genetico del diabete. Quasi un milione di persone analizzate

Matera star della cultura europea. Il 2019 da “capitale” per il capoluogo lucano

Il water safety plan arriva in Italia. Un nuovo modello di sostenibilità urbana

Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.


PRIMO PIANO

Job meeting: in 300 a Firenze Al forum dei giovani biologi il focus sull’Ordine che verrà di Stefania Papa*

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a un lato, l’esigenza di promuovere la propria professionalità, facendo sì che domanda e offerta si incrocino. Dall’altro la necessità di essere competitivi in un mercato del lavoro in perenne evoluzione e sempre più attento alle conquiste della moderna tecnologia. E poi: la necessità di tendere la mano al mondo dell’associazionismo (non solo scientifico), di cui viene riconosciuto il ruolo fondamentale svolto nella difesa della categoria o nel sapersi orientare tra determinati aspetti come i contratti, le convenzioni, le opportunità di lavoro. Il tutto nel pieno riconoscimento di quelli che sono i rispettivi compiti: Ordine da una parte, associazioni dall’altra. * Consigliere dell’ONB e delegato nazionale alla Sicurezza alimentare.

La mission: promuovere la professionalità della categoria e far incontrare domanda e offerta lavorativa Senza alcun intento prevaricatorio ma ricordando che insieme si può lavorare e crescere. Prove generali di dialogo, insomma, affinché possa rafforzarsi l’asse della collaborazione e della trasparenza professionale nell’interesse esclusivo di quanti operano sotto l’ombrello della legge istitutiva ricordando che l’Ordine ha tra i propri compiti la tutela dei diritti,

l’aumento delle opportunità e la creazione di uno “spirito di categoria” tra i propri iscritti quale organo sussidiario dello stato. È fondamentale ricordare che L’Ordine Nazionale dei Biologi è un ente pubblico posto “sotto l’alta vigilanza del Ministero della Salute”, la cui funzione principale consiste nel garantire il cittadino circa la qualità e la “speciale competenza” dei propri iscritti. E per iscritti intendiamo professionisti che svolgono attività dedicate nel campo della tecnica, della salute, della legge, della nutrizione, dell’ambiente, della sicurezza alimentare ed in tutte le varie e molteplici branche di cui la Biologia può menare vanto sia nell’ambito libero professionale che industriale. Questa, in sintesi, la mission che ha animato il job meeting forum dei giovani biologi organizzato dall’ONB lo scorso 8 novembre, nella sede della Camera di Commercio di Firenze, con l’intento di

Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018

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PRIMO PIANO

avvicinare le “nuove leve” al mondo delle imprese fornendo loro la possibilità di valutare le diverse opportunità occupazionali che, via via, potrebbero prospettarsi, nel campo della ricerca scientifica, della consulenza specialistica e dell’auto-imprenditorialità. Sono stati più di 300, alla fine, i giovani che hanno preso parte all’evento voluto dal Consiglio dell’Ordine con il patrocinio della Camera di Commercio di Firenze, L’Università di Firenze e di Pisa, la Regione Toscana. Un appuntamento, quello fiorentino, dove, non a caso, il presidente dei Biologi, Vincenzo D’Anna, ha parlato dell’impegno a «garantire l’uguaglianza delle opportunità», affinché «le eccellenze che sono presenti possano trovare in Italia un punto di approdo». Uno degli obiettivi che il consiglio dell’Ordine si è prefissato di raggiungere, d’altronde, è proprio quello di favorire l’avvicinamento delle cosiddette “nuove leve” al lavoro. La formazione professionale, che l’ONB continua a garantire attraverso convegni e corsi di alta specializzazione, non è l’unica competenza che

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In alto, foto di gruppo. A sinistra, Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb. A destra, il tavolo dei relatori e una veduta dalla platea.

un iscritto deve acquisire, «è necessario analizzare il mercato lavorativo di riferimento e capire come rispondere alle esigenze che questo ci presenta». Gianfranco Simoncini, consigliere per il Lavoro del presidente della Regione

Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018

Toscana Enrico Rossi, ha evidenziato il lavoro della Regione Toscana che «è stata la prima regione ad approvare una legge a sostegno delle professioni» dedicando al tema «un’attenzione particolare in relazione alla sua valenza economica e culturale: il 10% degli occupati toscani lavora nelle professioni intellettuali e il 20% del pil della nostra regione è mosso da operatori delle professioni». Simoncini ha anche ricordato che la Toscana ha «dato attuazione alla comparazione del mondo delle professioni con le piccole imprese quindi oggi non c’è bando che non preveda la possibilità per i professionisti di partecipare». Per il rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei, «il tema del lavoro e della professione sono questioni cruciali per la crescita del Paese» e «il grande compito


PRIMO PIANO

delle Università - ha aggiunto - è quello di prevedere come evolveranno i mestieri e modificare i propri ordinamenti didattici per consentire ai giovani di poter essere attivi sul mercato del lavoro». Il presidente della Camera di commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi, ha evidenziato «l’impegno a unire domanda e offerta di lavoro» perché «la cosa assurda è che abbiamo imprese che cercano lavoratori e disoccupati che non trovano lavoro». «Mi risulta - ha aggiunto Bassilichi - che le imprese in Italia stiano cercando 1.520 biologi e non li trovano, mentre il numero dei disoccupati è molto più alto, quindi c’è un problema genetico del sistema che dobbiamo cercare di superare». Il meeting di Firenze si è concluso con la stesura, da parte dei giovani biologi e biotecnologi Italiani, di un documento programmatico che sarà poi sottoposto al Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Biologi con richieste e progetti in grado di aprire una fase di dialogo concreta e fruttuosa. Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018

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PRIMO PIANO

Genetica forense tra presente e futuro Ne hanno discusso a Roma Biologi e Arma dei Carabinieri di Lello Scarpato

S

e dovessimo tornare indietro nel tempo e pensare ad uno di quei “cold case” che tanto vanno di moda, oggi, nelle serie tv, ovvero pensare, ad esempio, ai delitti di Jack “lo squartatore”, oppure agli orrendi crimini commessi dal mostro che negli anni Venti del ’900, terrorizzava Roma ci ritornerebbero in mente i limiti di allora del sistema investigativo. Ebbene provate a chiedervi se allora fosse stato possibile studiare la scena

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del crimine con le moderne tecniche offerte dalla genetica forense, esaminando, in particolare, le tracce ematiche lasciate dal killer, non credete che tanti “gialli” sarebbero stati risolti sul nascere e forse l’assassino assicurato alla giustizia? Ritornando al presente vi rispondereste che la scienza, a volte, è in grado di fare miracoli, e non sareste troppo distanti dal vero. Soprattutto in ambito investigativo, dove i progressi della tecnologia e quelli della biologia molecolare, hanno compiuto passi da gigante raggiungendo traguardi che prima sembravano irraggiungibili. Un valido esempio può essere fornito dallo sviluppo che l’Arma dei Carabinieri ha prodotto in tale settore, e che non a caso ha costituito il tema centrale del convegno internazionale “Present and future in Forensic Genetics” (Presente e Futuro della Genetica Forense), svoltosi nei giorni scorsi a Roma, nell’area congressuale del Ministero della Salute (Viale G. Ribotta 5). L’evento è nato dalla collaborazione tra il Racis (Raggruppamento Carabinieri investigazioni Scientifiche) di Roma e l’Ordine Nazionale dei Biologi, con l’obiettivo di presentare al pubblico (non solo

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quello degli addetti ai lavori) le più recenti conquiste nel campo della indagini di criminalistica. I lavori - aperti con i saluti dei “padroni di casa”: il dottor Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi e il generale Aldo Iacobelli, comandante del Racis - sono stati animati da relatori di grande prestigio internazionale come Walter Parson, David Caramelli, Susi Pelotti e Franco Taroni. Con loro, sul palco, anche i comandanti del R.I.S. di Parma Giampietro Lago e della Sezione di Biologia del R.I.S. di Roma Andrea Berti. «Per la prima volta - ha spiegato Alberto Spanò (cui è stato affidato il coordinamento del comitato scientifico del convegno), componente del Consiglio dell’Ordine - l’Onb si è impegnato in una collaborazione con i carabinieri delle Investigazioni Scientifiche. Ebbene, partendo proprio da questa considerazione, l’auspicio è che questo primo evento rappresenti solo l’inizio di una più vasta rete di rapporti sia nel campo scientifico e della ricerca, sia in quello della formazione”. “Present and future in Forensic Genetics” si è infatti prospettato come un’occasione particolarmente importante per spiegare e rappresentare, in maniera oggetti-


PRIMO PIANO va, l’apporto che l’evoluzione scientifica è in grado di dare al cosiddetto “mondo dell’intelligence”». Nel corso dell’evento capitolino esperti di diversi settori hanno avuto anche l’occasione di evidenziare potenzialità ed eventuali criticità presenti tanto nel campo della genetica forense, quanto in quello più strettamente investigativo, gettando altresì le basi per evidenziare le future linee di percorso e di sviluppo che i professionisti di tali ambiti possono perseguire in campo civile e militare. Non sono mancati, nel corso del dibattito, momenti di approfondimento e le occasioni per riflettere anche sugli aspetti più strettamente penali, forensi, criminologici e analitico-scientifici che riguardano l’ambito istituzionale e che possono ricevere giovamento dall’apporto delle innovazioni scientifiche e dalle scoperte tecnologiche. D’altronde, è stato fatto notare, l’area disciplinare della genetica forense rappresenta una realtà in costante sviluppo frutto dell’impegno dell’Arma dei Carabinieri, sia sotto il profilo investigativo - dal momento che consente di risolvere anche casi di estrema complessità - sia dal punto di vista della ricerca. «Present and future in Forensic Genetics - ha sottolineato Spanò - è stato pensato (e ideato) come un primo fondamentale step per una più significativa collaborazione tra Arma e Onb. Un momento propedeutico atto a stabilire un protocollo d’intesa permanente tra il Racis e i Biologi, indirizzato a dare progressivo avvio ad attività formative di alto profilo e livello, dedicate alla preparazione teorica e pratica di ricercatori, professionisti ed esponenti dell’Arma dei Carabinieri e delle Forze Armate. In questo modo lo sviluppo dell’at-

tività scientifica potrà diventare sempre più influente all’interno del mondo del lavoro, andando a creare e preparare figure nuove e sempre più specializzate, in linea con l’incessante sviluppo scientifico delle scienze biologiche».

A sinistra, la platea del convegno “Present and future in Forensic Genetics”. In basso a sinistra, il presidente dell’Onb Vincenzo D’Anna con il generale Aldo Iacobelli comandante del Racis. In basso a destra, il tavolo dei relatori.

L’esperienza della studentessa Conforti

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ome giovane delegata dell’Ordine e grazie al costante supporto del Presidente Vincenzo D’Anna, da questo numero de Il Giornale dei Biologi abbiamo deciso di ritagliare uno spazio dedicato ai più giovani ovvero agli studenti dei corsi di laurea di Biologia e Biotecnologie di tutta Italia, che partecipano ai convegni dell’Onb o che vogliono semplicemente offrirci una visione dal loro fondamentale punto di vista. I giovani sono il futuro e noi abbiamo il dovere di ascoltare coloro per i quali lavoriamo. Mi auguro che questa novità venga accolta positivamente da ogni lettore del nostro mensile. Daniela Arduini Delegato nazionale alle Biotecnologie

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l 30 novembre e I dicembre, a Roma presso l’Area Congressuale del Ministero della Salute si è tenuto il primo convegno internazionale di

Biologia Forense organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi dal titolo “Present and Future in Forensic Genetics”. Il convegno è stato molto formativo, capace di dare spazio alle diverse branche della materia, senza togliere uno storico della disciplina forense tramite casi legali noti alla maggior parte del pubblico che naturalmente rendevano più fruibile la comprensione. I relatori sono riusciti a trasmettere la passione per il proprio lavoro attraverso nozioni che, anche se specifiche, sono state assolutamente afferrabili anche a me che sono ancora ad una triennale di Scienze biologiche e che questi argomenti non mi è stato possibile affrontarli in quanto per la maggior parte ancora assenti nei piani di studio. È stata un’esperienza assolutamente formativa, che spero l’Ordine decida di replicare per dare la possibilità al giovane studente di osservare quello che sarà il suo futuro, oltre che un’occasione per approfondire nello specifico il proprio campo di interesse attraverso eventi che l’università italiana non riesce a garantire e invitando specialisti della materia con cui si può interagire. Come studentessa ringrazio l’Ordine dei Biologi per la grande opportunità offertami, sperando che ci siano altre occasioni di formazione che riescano ad intercettare più studenti possibile e dando prospettive e speranze lavorative in questi anni in cui è tanta la paura del domani, ma ci si vuole comunque impegnare in questa disciplina. Silvia Conforti Rappresentante degli studenti di Biologia dell’Università di Pisa

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PRIMO PIANO

In vaccino… veritas

Entratto dell’intervista concessa dal presidente dell’Onb Vincenzo D’Anna alla rivista Nature

© crazystocker/www.shutterstock.com

P

Presidente D’Anna, quali sono le ubblichiamo un estratto (in particolar modo delle domande, in origi- motivazioni che hanno spinto il Conne lunghissime) della lunga intervi- siglio dell’ONB a donare 10mila euro sta concessa, quasi un mese fa, dal all’associazione Corvelva? «Lo scopo è contribuire a che si compresidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi Vincenzo D’Anna, alla giornalista Giorgia pletino le analisi sui vaccini, sia dal punto di Guglielmi, science writer di “Nature”. Ab- vista biologico, sia dal punto di vista chimibiamo deciso di diffonderla su questo nume- co. Analisi fatte da laboratori sicuramente ro del giornale on-line dei Biologi - in attesa indipendenti, ovvero non soggetti, né diretche “Nature” batta un colpo e tamente, né indirettamente, ci faccia sapere se e quando ad influenze e finanziamenti la pubblicherà - con la spe- La pubblicazione che, generosamente, le case produttrici di vaccini sono soranza di sgomberare il campo fa chiarezza lite elargire a laboratori pubdagli equivoci una volta e per su un tema blici e ricercatori universitari. tutte, e fare così chiarezza su spesso ridotto Giova ricordare, in tal senso, un capitolo, quello legato alla pratica vaccinale, sovente al ad argomento di che la Commissione speciale d’inchiesta della Camera dei centro di gratuite polemiche e strumentali attacchi alimenta- polemica sterile Deputati ha depositato e resa pubblica la propria relazioti da quanti vogliono limitarsi a ridurre l’argomento ad una sterile contrap- ne sui danni procurati da nanoparticelle di posizione No Vax-Pro Vax. Una dicotomia, uranio impoverito e sulla profilassi vaccinale lo diciamo chiaro e tondo, che reputiamo somministrata ai nostri soldati, chiedendo assurda e riduttiva, e che rischia di svilire a tutte le istituzioni di proseguire l’accertaun dibattito che è unicamente rivolto ad ac- mento analitico dell’esatta composizione dei certare la sicurezza della pratica vaccinale vaccini. Nessuna delle pubbliche istituzioni non certo a metterne in discussione l’utilità. ha risposto lasciando cadere sia l’appello

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che la relazione. Solo Corvelva ha accolto l’invito ad effettuare analisi». In quale punto della relazione la Commissione chiede “a tutte le istituzioni di proseguire l’accertamento analitico dell’esatta composizione dei vaccini”? «Be’, mi sembra evidente no? Nel punto in cui invita “l’intera comunità scientifica, di cui l’istituto superiore di Sanità è parte” a prendere atto degli esiti della indagine, laddove questa ha evidenziato che le nanoparticelle (presenti anche nei vaccini sotto forma di metalli pesanti) e la pluralità delle vaccinazioni, possono produrre effetti avversi. Le aggiungo che le prime analisi (metagenomiche) di Corvelva sono state rese note ed evidenziano parecchi aspetti da valutare. A cominciare da una quantità di DNA fetale che a quanto pare sarebbe risultata di 200 volte oltre il limite fissato. Che sono presenti altri tipi di materiale genetico oltre quelli derivanti dai virus del vaccino, ovvero pseudo specie mutate di virus ricombinati sulla cui nocività occorre indagare. Ma comunque io non ho titolo né intenzione di fare affermazioni che confermino o smentiscano alcun-


PRIMO PIANO Nel tondo, il presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi, Vincenzo D’Anna. In basso, una copertina della rivista Nature.

c h é . D i c o solo quello che sta emergendo e che, insomma, il fatto stesso che le analisi siano state eseguite, apre un fronte di dibattito e di approfondimento che va nel senso della produzione di vaccini più sicuri». I vaccini sono sottoposti ad analisi prima, durante e dopo la commercializzazione da parte di enti nazionali e internazionali quali AIFA, EMA, FDA, ecc. A quali laboratori “soggetti […] ad influenze e finanziamenti” da parte delle case produttrici di vaccini intende fare riferimento? «Non prima, solo durante (per accertare l’effettivo presenza di antigene), né dopo. Ci sono molte cose messe in giro non vere. Alcuni lotti di vaccino antinfluenzale, è sto-

ria recentissima, hanno provocato alcune morti in Italia, tanto da indurre Aifa a bloccare quel vaccino. Sono queste le conseguenze delle analisi post produzione? Per quanto concerne i laboratori, vada a spulciarsi i vari elenchi pubblicati dalle industrie farmaceutiche aderenti all’EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associaton): scoprirà nomi, cognomi ed entità dei relativi finanziamenti». Il programma scientifico di Corvelva e l’approccio utilizzato per condurre analisi sui vaccini, sono stati sottoposti a revisione dei pari (peer-review) da parte di scienziati indipendenti dall’ONB prima che l’Ordine appro-

vasse il finanziamento? E in che modo l’Ordine ha valutato gli aspetti scientifici legati alle analisi? «L’Ordine non ha sottoposto il finanziamento ad alcun vincolo se non quello di poter avere, in anteprima, gli esiti delle analisi ancorché pre-pubblicate su una rivista scientifica. L’Ordine non ha alcuna competenza a validare le analisi né ad accreditarle come incontrovertibili. Il nostro unico scopo è quello di far giungere a tutti i Biologi le diverse opinioni scientifiche sul tema dei vaccini o meglio, sulla sicurezza degli stessi, in riferimento agli studi fatti da più parti nel mondo e già pubblicati. Ci tengo a sottolineare come purtroppo finora, nonostante le richieste e i nostri ripetuti appelli, nessun lavoro a contenuto scientifico valido, è giunto ad ONB (lo avremmo pubblicato volentieri sul nostro sito) che confutasse le tesi che accreditano come potenzialmente dannosi alcuni costituenti dei vaccini. Costituenti, occorre ribadirlo, appartenenti alle quattro categorie extra antigene presenti nelle soluzioni vaccinali, ovvero: adiuvanti, conservanti, additivi, scarti di produzione. In compenso, sono giunte solo invettive ed offese. Il nostro finanziamento, come la restante cospicua parte resa disponibile dalle offerte fatte dai cittadini, è iscritto nel bilancio di Corvelva. Credo sia deprecabile che in una Nazione con istituzioni sanitarie infarcite di dipendenti, ricercatori e cattedratici universitari, le analisi debbano essere finanziate da una contribuzione di privati». Mi perdoni, cosa significa “pre-pubblicate su una rivista scientifica”? L’Ordine diffonderà i risultati delle analisi prima o dopo che queste vengano sottoposte a revisione? «Significa che in queste ore le analisi meta-genomiche sono state già pubblicate su di una rivista scientifica. Quanto a pubblicarle sul sito dell’Ordine, vedremo dopo le opportune valutazioni del caso». Ma il Consiglio ha approvato il finanziamento all’unanimità? «Certo, il Consiglio ha deliberato all’unanimità, come in ogni altra circostanza decisionale. L’unico assente fui proprio io per

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altri impegni. La delibera è esposta da tem- salute dei bambini ai quali iniettiamo tutto po nell’Albo Pretorio elettronico». questo». Un’altra critica circa la donazione Il Ministero della Salute è a conoal Corvelva è che 10 mila euro non sono scenza di tale finanziamento e ha parun importo sufficiente a garantire uno tecipato in alcun modo alla decisione? studio scientificamente solido e detta«Il Ministero della Salute ha compiti di gliato sui vaccini… alta vigilanza sull’ONB riferiti alla correttez«Ripeto, il nostro era un contributo tra i za ed all’aderenza alla legge istitutiva, ma tanti che hanno permesso l’esecuzione delle non può interferire nelle sovrane decisioni analisi. Si decidano: a volte è troppo, a volte degli Ordini che godono del principio di auè poco...». to-governo». La petizione on-line lanciata da E il Consiglio? È a conoscenza del “Biologi per la Scienza” chiede al mi- tipo di analisi e della modalità con cui nistro Grillo di rimuoverla verranno effettuate? dall’incarico di presidente «Il Consiglio ha come conL’alluminio dell’ONB per aver finansulente anche un’esperta farinoculato, ziato il Corvelva… macologa specialista in farma«L’iniziativa da parte di diversamente da co dinamica ed è in grado di studenti dell’Università di valutare, in linea di massima, quello ingerito, la correttezza delle procedure Trento, fondatori di questa associazione che si fregia del viene assorbito standard seguite». titolo di “Biologi”, riservato inChi è la consulente del vece a laureati iscritti ad ONB dal corpo al 99% Consiglio? dopo aver superato l’esame di «Mi perdoni, ma per il riStato, credo rientri più nella categoria goliar- spetto della privacy, non sono autorizzato a dica che in quella scientifica. La salute pub- rivelare informazioni che riguardano altre blica è messa in discussione dall’ignoranza e persone». dalla superficialità, non da coloro che intenAlcuni scienziati hanno criticato la dono accertare se le centinaia di impurezze decisione dell’ONB di finanziare le anabiologiche e chimiche (dal materiale geneti- lisi del Corvelva. C’è chi, ad esempio, co agli antibiotici, dagli anti malarici agli anti ha detto che ulteriori analisi sui vaccicrittogamici, dai metalli pesanti alle protei- ni sono inutili, poiché i vaccini in uso ne estranee, dai virus modificati rispetto a vengono regolarmente controllati da quello “selvatico originario” per le continue enti nazionali e internazionali riconoreplicazioni nel processo di produzione agli sciuti. Come risponde il Dott. D’Anna? erbicidi è così via) che stanno emergendo «Le rigiro la domanda e rispondo che dai primi dati delle “scandalose” analisi ef- quando è stata interpellata sui mancati limiti fettuate, possano essere nocive o meno alla di alcune componenti immesse nei vaccini,

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come ad esempio l’alluminio oppure la formaldeide (entrambe ritirate dal commercio perché tossiche), l’Aifa non ha risposto e l’EMA ha eluso la domanda rispondendo che i vaccini si praticano da cento anni e sono pertanto una pratica medica sicura. Sullo stesso principio di consuetudine si basa anche l’OMS...». Su quali dati sono basate queste tesi? La presenza di alluminio in minime quantità nei vaccini ha dimostrato di porre rischi estremamente bassi... «Le ricordo che l’alluminio presente nei vaccini “in minime quantità”, come dice lei, viene inoculato non ingerito, ed in quanto inoculato viene assorbito al 99% e non allo 0,3% come quello ingerito. La tossicità va valutata diversamente e studi in materia ne affermano la tossicità. Non riesco a capire perché chi parla dei rischi collegati all’inalazione di nanoparticelle nelle cosiddette Terre dei fuochi, debba godere del plauso e dell’apprezzamento della “comunità scientifica” mentre chi pone analoghi interrogativi sulla presenza degli stessi componenti in prodotti come i vaccini, debba, all’opposto, essere esposto al pubblico ludibrio». Chi e come ha verificato, come afferma lei, i mancati limiti di alcune componenti immesse nei vaccini? E quali sono state le risposte di AIFA ed EMA esattamente? «Numerosi studi pubblicati su prestigiose riviste da vari autori, hanno evidenziato gli eccessi di taluni componenti dei vaccini. La presenza di DNA umano è per esempio cancerogena, come lo sono la formaldeide e le tracce di mercurio, così per la tossicità


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dell’alluminio iniettato che è stato proibito anche nelle creme cosmetiche. Ci sarebbe molto da dire e da verificare in proposito se chi pone tali domande e fa tali studi non venisse considerato come un nemico della scienza...». Ma il Corvelva è in grado di svolgere un’attività di analisi indipendente, dal momento che ha dimostrato in più occasioni di avere pregiudizi contro i vaccini? «Vede, io non rispondo per il Corvelva, del quale non conosco i dirigenti né le finalità. So solo che gente che tira fuori, di tasca propria, centinaia di migliaia di euro non è certo intenzionata a buttarli via ma anzi, vuole utilizzarli. La certezza sulla sicurezza dei vaccini deve fornirla lo Stato, dati sperimentali alla mano. Chi impone un obbligo vaccinale deve garantirne anche e necessariamente la sicurezza». Quindi, presidente, ritiene che il comitato Corvelva dia garanzia di scientificità e autonomia? «Ritengo che abbia tutto l’interesse a procurarsi, presso laboratori qualificati e certificati, analisi accurate perché sicuramente oggetto di valutazioni critiche». Ma non trova che finanziando un’associazione vicina al movimento no-vax e free-vax si rischi di far assumere una posizione anti-scientifica all’Onb? «Le rispondo che si tratta di affermazioni apodittiche e generiche. Nessuno tira fuori analisi eseguite da soggetti e strutture che non siano finanziate dai produttori di vaccini! Se le hanno, le mostrino!! In Italia abbiamo leggi che favoriscono i produttori

e non proteggono i consumatori di vaccini. tutti per la verità) che lanciano allarmi in È ben strano che chi produca vaccini non ogni occasione. Una lotta impari che non abbia poi anche l’obbligo di eseguire test teme concorrenza. I “No Vax” vanno perqualitativi e quantitativi sul prodotto finito, suasi non convertiti a colpi di crocifisso sulla salvo dimostrare che contenga l’antigene testa». virale o batterico indicato. Ma lei lo sa che Se l’ONB solleva dubbi sulla siè più dettagliata la composizione di un for- curezza dei vaccini, le conseguenze maggino che quella di un vaccino? Nessuno sull’opinione pubblica potrebbero esassumerebbe alimenti senza conoscerne la sere disastrose, con una riduzione delcomposizione e la presenza di additivi e con- le coperture e la possibilità di epidemie servanti! si figuri iniettare vaccini a bambini potenzialmente mortali… appena nati! È questo il vero problema: la «Le ribalto la domanda: lei non crede sicurezza. Mentre non ho mai messo in di- che aumenterebbero le persone che scelscussione l’efficacia dei vacgono di vaccinare i propri figli cini. riuscissimo a garantire loro Sostanze come il se Ma così facendo, fil’assoluta sicurezza del vacciDNA umano, la no? Questo è il nostro obiettinanziando cioè un’associazione vicina al movi- formaldeide e il vo». mento no vax si potrebbe Il dott. D’Anna è presimercurio sono dente di Federlab Campaanche rinfocolare la campagna anti-vaccinista… nia? È proprietario oppure cancerogene «Mi perdoni ma la camricopre cariche di ammiper l’individuo nistrazione e/o tecniche pagna vaccinista in Italia usa quotidianamente enormi e/o di titolarità in qualche mezzi economici ed anche modalità discu- laboratorio analisi? Non ritiene che tibili di propaganda come quella che coin- possa esserci un conflitto di interesse volge i bambini non vaccinati descritti come con la decisione di finanziare un prountori, portatori di malattie. Una specie di getto che prevede analisi biologiche e Maccartismo sanitario che non teme con- chimiche da effettuarsi in laboratori di fronti. La violenza verbale e fattuale viene analisi? semmai dai cosiddetti “vaccinisti”: hanno «Non ho altre rappresentanze che quelscatenato un fuoco di fila, minacciato di ra- la di ONB. Sono pensionato, non ho più quodiazione i medici che obiettano. Dei contri- te di laboratorio. Questa del mio presunto buti in danaro distribuiti a medici, pediatri interesse, credo abbia il sapore più di una e Università, ogni anno, in Italia, dalle case boutade che di una calunnia. E poi: è risibile farmaceutiche, solo la Glaxo ha pubblicato pensare che un laboratorio di analisi cliniche elenchi per 40 milioni di euro. Lo stesso di- possa cimentarsi in analisi complesse come casi per alcuni organi di informazione (non quelle sui vaccini, ma ancorché così fosse, Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018 13


PRIMO PIANO credo che le analisi pre-vaccinali debbano farle le strutture pubbliche presso le quali si praticano le vaccinazioni. Il vero problema è capire perché non si vogliano fare queste analisi quando risulterebbero utili nel caso di taluni soggetti iper sensibili o con storie cliniche e familiari di intolleranze e reattività. Sono questi assurdi divieti ad alimentare un mercato esterno che drena danaro dalle tasche della gente». Eppure, secondo le informazioni presenti sul sito Federlab Campania, lei, dott. D’Anna, risulta ancora presidente della suddetta associazione. Chi è dunque il nuovo presidente di Federlab Campania e quando è stato eletto? «Il reggente è il vice presidente Gennaro Lamberti in attesa delle elezioni. Il tutto è verificabile chiedendo copia del verbale di assemblea che lo ha nominato». Ma lei, presidente, è a favore dell’obbligo vaccinale? «Sono contrario, in assenza di pericoli effettivi per la popolazione, ad obbligare un trattamento sanitario, a concedere allo Stato un potere che va contro la Costituzione. D’altra parte l’ONB ed i Biologi ben conoscono i meriti dei vaccini e ben vogliono conoscere il resto sulla sicurezza». E qual è la posizione dell’ONB circa l’efficacia e la sicurezza dei vaccini? «Ribadisco di non aver mai messo in discussione l’efficacia dei vaccini. Né io, né l’Ordine siamo in alcun modo definibili “No Vax”. Ma proprio per diffondere la cultura del vaccino dobbiamo garantire la sicurezza degli stessi. Ed oggi sul punto abbiamo un quadro normativo lacunoso, che impone maggiore trasparenza, non lo dico per ripetermi, per un formaggino che per un vaccino, ed una rete di istituzioni che si occupano di vaccini che, in quanto finanziati dalla case farmaceutiche, non possono offrire quella garanzia di terzietà necessaria per garantire l’imparzialità dei risultati. Noi vogliamo eliminare questa aurea di dubbio e siamo pronti a finanziare ogni attività di ricerca che dia garanzia di scientificità ed autonomia. L’ONB, torno a sottolinearlo, non ha proferito una parola contro la pratica vaccinale, non ha mai partecipato a manifestazioni di sorta: si è solo preoccupato di trattare il tema della sicurezza perché esiste ed è innegabile. E comporta decine di migliaia di eventi avversi anche molto gravi e mortali. Se l’Aifa pubblicasse le statistiche sapremmo cose più precise. Tenga conto che la legge Lorenzin altera e condiziona anche la statistica degli eventi avversi, indicando in cinque giorni il tempo massimo per denunciarli».

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Alcuni scienziati hanno criticato il convegno “Nuove Frontiere della Biologia” per la presenza di relatori che hanno gettato dubbi, direttamente e indirettamente, sulla sicurezza e/o la conformità di alcuni vaccini. Come risponde alle critiche? «Per la verità mi era sembrato palese ed evidente già nell’immediatezza dei fatti: il convegno non ha trattato in alcun modo la tematica della sicurezza dei vaccini e l’unico intervento in materia di epidemiologia, relativamente ai vaccini, è stato quello di un vaccinista di fama mondiale come il due volte candidato al premio Nobel Giulio Tarro. Montagnier ha tenuto due lectio magistralis sui campi magnetici e sulla teoria immunizzante. I relatori erano scienziati e cattedratici provenienti da tutta Europa, oltre che italiani. Chi li ha criticati non arrivava alle loro ginocchia. In poche parole: piccola invidia e provincialismo culturale». Lei afferma che chi impone un obbligo vaccinale deve garantirne anche e necessariamente la sicurezza. Eppure AIFA ed EMA seguono tutte le fasi di controllo di efficacia, sicurezza e qualità dei vaccini, pubblicando regolarmente dossier autorizzativi… «Aifa non risponde a nessuna domanda posta, EMA si limita a ricordarci che la pratica vaccinale esiste da un secolo e tanto può anche bastare». I dossier autorizzativi pubblicati dall’EMA contengono la composizione dettagliata dei vaccini autorizzati, così come l’AIFA pubblica sul proprio sito i foglietti illustrativi dei vaccini. In che maniera è più dettagliata la composizione di un formaggino? «Lei conosce tutti gli ingredienti contenuti in un formaggino, non conosce tutto quanto è contenuto nel vaccino. Nei foglietti illustrativi trova notizie limitate a quelle che fanno comodo al produttore ed agli eventi avversi anche mortali. È questo il vero problema: la sicurezza. Mentre non ho mai messo in discussione l’efficacia dei vaccini. Quali sono le strutture finanziate dai produttori di vaccini a cui fa riferimento? E quali analisi svolgerebbero queste strutture? «Si guardi gli elenchi degli enti finanziati e dei ricercatori oppure docenti finanziati e troverà la risposta». Ma può fornire questi dati? «Torno a ripeterglielo: veda gli elenchi EFPIA». A cosa si riferisce quando parla di

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“assoluta sicurezza del vaccino”? «Al fatto che nei vaccini vi sia una quantità di impurezze biologiche e chimiche sui cui danni per inoculazione nessun ente terzo ha svolto controlli. Le ricordo che i produttori di vaccini non hanno obbligo di testare il prodotto finito. Questo è il nostro obiettivo». Cosa in particolare vuole conoscere l’ONB sulla sicurezza dei vaccini? «Mi costringe a ripetermi. E a ribadirle che nei vaccini sono presenti una quantità di impurezze biologiche e chimiche sui cui danni per inoculazione nessun ente terzo ha svolto controlli. Da qui parte la nostra domanda. Tali micro-sostanze, tali nano-particelle, fanno male? Non fanno male? Sono nocive? Non sono nocive? Provocano effetti avversi? È lecito saperlo, di grazia?». Quali sono le istituzioni finanziate dalle case farmaceutiche? E in che modo queste si occupano dei vaccini? «Basta vedere gli elenchi pubblicati dalle industrie farmaceutiche aderenti all’EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associaton) relativamente all’ultimo triennio. Vi compaiono i nomi di medici, pediatri ed istituzioni. Con tanto di finanziamenti e relativi importi. Noi vogliamo eliminare questa aurea di dubbio e siamo pronti a finanziare ogni attività di ricerca che dia garanzia di scientificità ma soprattutto di autonomia ed imparzialità». Le statistiche AIFA sulla sorveglianza post-marketing sono disponibili online. A quali statistiche si riferisce dunque? «Mi riferisco al fatto che Aifa finora non ha mai reso noti i dati sugli eventi avversi dei vaccini. Gli unici dati disponibili sono stati acquisiti tramite sentenze del Tribunale Amministrativo mediante attivazione delle procedure legali per l’accesso agli atti da parte del Codacons (tutela i consumatori)». Ultima domanda, presidente. Il dipartimento di biologia dell’università di Padova sta considerando di interrompere la collaborazione con l’ONB per l’organizzazione degli esami di stato per biologi. È a conoscenza di questa iniziativa e come la commenta? «Per la verità siamo intenzionati a spostare la sede degli esami da Padova a Venezia oppure altrove ed a tal proposito ci soccorrerà il decentramento verso gli Ordini regionali. Per quanto mi riguarda, la cosa mi interessa solo per gli eventuali disagi arrecati ai giovani colleghi, per il resto mi lascia del tutto indifferente».


L’Ordine Nazionale dei Biologi non conosce i contatti e-mail, pec e di telefonia mobile di 20mila iscritti. Aiutaci a comunicare meglio con te. Scrivici i tuoi dati entrando nell’area riservata “My ONB” dal sito www.onb.it e utilizza la password che hai ricevuto con il Mav di pagamento della quota 2018.

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Il termovalorizzatore di Copenaghen brucia rifiuti per riscaldare 160mila abitazioni e fornire energia elettrica a 62mila utenze. Con i suoi 85 metri è diventato la collina dove si fa sport

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na recente inchiesta del Sole 24 ore ha certificato la drammatica situazione dei rifiuti in Italia. Il titolo riassumeva perfettamente la situazione: “Raccolta rifiuti, l’Italia sommersa verso la paralisi totale”. Dunque, il sistema italiano di raccolta dei rifiuti, dalla raccolta differenziata (ancora del tutto insufficiente) allo smaltimento si sta avvicinando alla paralisi. Il rimedio ci sarebbe, e sono i moderni termovalorizzatori, ma i comitati del no sommati alla paura dei politici locali di perdere consensi riescono quasi sempre a bloccare tutto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: gli impianti di trattamento sono stracolmi, migliaia di tonnellate di rifiuti partono dal Lazio e dalla Campania verso le regioni del nord oppure verso l’Austria, e questo ha costi enormi. Allo stesso tempo, proliferano le discariche a cielo aperto e prospera la malavita degli smaltimenti abusivi. Il presidente dell’Ordine dei Biologi, Vincenzo D’Anna, in un articolo significativamente titolato “Piromani nella Terra dei Fuochi”, ha ricordato una verità troppo spesso tenuta nascosta dal politicamente corretto, e cioè che “un grande cumulo di immondizia che brucia a cielo aperto (per non dire dei depositi di stoccaggio) produce un inquinamento che equivale a quello che un termovalorizzatore produce per un intero anno di funzionamento!... La Scienza Biologica ha fatto passi da gigante nelle conoscenze, le nanoparticelle e le nanopatologie indotte sono sempre più note e si può quindi affermare e demolire i “falsi miti”, ribadendo che la principale (non l’unica!)

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fonte di inquinamento della cosiddetta Terra dei Fuochi viene dalla dispersione e dalla combustione dei rifiuti, non già da impianti di termovalorizzazione attrezzati e strettamente controllati da équipe specializzate e pertanto con un minimo impatto ambientale”. A Napoli dieci anni fa l’emergenza rifiuti divenne un caso mondiale, ma in tutto questo tempo molto poco è cambiato, e ora il governo sta litigando proprio sullo smaltimento dei rifiuti in Campania a causa della divergenza di vedute fra i due vicepremier: gli inceneritori “non c’entrano una beneamata ceppa” e non sono nel contratto di governo, dice Di Maio, che li accosta agli interessi della camorra e si dichiara contrario a impiantarli in Campania, mentre Salvini di riciclo. Degli altri 15 milioni di tonnelvorrebbe realizzare un sistema diffuso di late di rifiuti indifferenziati, circa il 40% termovalorizzatori sicuri e in grado di pro- per cento viene usato come combustibidurre energia. le nei termovalorizzatori che recuperano La Campania è il caso politico del gior- energia, spesso utilizzata per riscaldare le no, ma lo smaltimento dei rifiuti, come città al posto degli impianti singoli o conevidenziato dall’inchiesta dominiali o per altri scopi del Sole 24 ore, è un’emercomunque virtuosi. L’altro In Italia genza nazionale. In Italia la 60% finisce in discarica proliferano le raccolta differenziata dei dopo aver subito il cosiddiscariche a cielo detto “Trattamento meccarifiuti solidi urbani viene effettuata, con risultati dibiologico” in appositi aperto e prospera nico versi per aree territoriali, e impianti, che serve prinla malavita degli cipalmente per separare i materiali resi così disponibili (carta, vetro, plasti- smaltimenti abusivi i rifiuti umidi più pesanti ca, metalli, legno, rifiuti (che poi vanno prevalenteorganici) rappresentano mente negli inceneritori) oltre il 50 per cento del totale dei rifiu- da quelli secchi più leggeri che, diventati ti raccolti (circa 30 milioni di tonnellate rifiuti speciali, possono essere recapitati all’anno), quindi ci sono circa 15 milioni in discarica (parliamo di oltre 9 milioni di di tonnellate all’anno da inviare ai centri tonnellate di rifiuti ogni anno.

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Rifiuti: Italia in lite, ma in Danimarca sciano sugli impianti Il termovalorizzatore è la risposta alla paralisi del settore di Riccardo Mazzoni

E i materiali risultanti dalla raccolta In questa situazione di criticità, i 41 terdifferenziata che fine fanno? Ci sono suffi- movalorizzatori presenti in Italia (63% solo cienti impianti di trattamento e di riciclag- nel nord) sono evidentemente insufficiengio per far fronte a tutta la mole di rifiuti ti. Salvini ha giustamente ricordato che in disponibile? C’è una domanda adeguata di molte grandi città europee ci sono termoprodotti riciclati nel mercato italiano ed valorizzatori puliti assurti addirittura a moestero? dello culturale. Ricordato La risposta è purtroppo che sia a Vienna che a PaI 41 negativa: solo una modesta ci sono termovalorizzatermovalorizzatori rigi parte dei materiali recupetori non inquinanti, facciapresenti nel rati finisce in un circuito di mo un solo esempio: quello trasformazione virtuoso e Danimarca, dove vige nostro Paese non della i relativi prodotti sono acuna normativa rigidissima sono sufficienti a sulle emissioni: a Copenacolti dal mercato con effetti economici accettabili. L’ofghen i termovalorizzatori risolvere la crisi ferta supera la domanda e, fanno ormai parte del panodi conseguenza, gran parte rama, e le discariche sono di questi materiali, invece, finisce in ma- praticamente sparite (ormai ci finisce solo gazzini di stoccaggio (oltre trecento) che il 4 per cento dei rifiuti). In particolare, il spesso vanno a fuoco provocando danni termovalorizzatore di Amager Bakke, unico al mondo per le tecnologie adottate, brucia ambientali incalcolabili.

rifiuti per teleriscaldare 160mila abitazioni e fornire energia elettrica a 62mila utenze. Con i suoi 85 metri di altezza, è diventato la collina di Copenaghen, dalla quale si può dominare l’intera città. È costato 670 milioni di dollari e nel 2017 ha sostituito il vecchio termovalorizzatore cittadino. Brucia 400mila tonnellate di rifiuti all’anno. Secondo le autorità locali dalla sua ciminiera esce solo vapore acqueo. I filtri, infatti, trattengono tutte le polveri e i fumi. Ma la vera novità è il pendio lungo 200 metri sul tetto, con un grande tornante e una pendenza che arriva al 45 per cento. Su questo pendio è stata realizzata una pista da sci larga 60 metri con fondo in plastica, e intorno alla pista verranno piantati alberi e realizzati sentieri per trekking, jogging e aree picnic. Sembra un salto nel futuro, ma è la realtà di un Paese all’avanguardia. Ma l’Italia arranca tra ritardi e polemiche.

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Il Governo giallo-verde punta al rilancio della crescita economica del Paese e al sostegno dei diritti sociali dei cittadini

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Manovra, il Governo sfida l’UE

a Commissione europea ha chiesto l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia ritenendo eccessivo il deficit al 2,4 della legge di bilancio, tale da violare i parametri europei sulla riduzione del nostro debito pubblico (che è al 131 per cento del pil) e mettere così in pericolo la stabilità dell’economia nazionale. La cena del 24 novembre tra il presidente della Commissione Juncker e il premier Conte ha rasserenato il clima, ma è stata interlocutoria perché Bruxelles non accetta la logica delle spese espansive per rilanciare la crescita. Il dialogo va avanti, e anche i due vicepremier Salvini e Di Maio alla fine hanno aperto alla possibilità di far scendere il deficit dal 2,4 al 2,2 per cento. Il Patto Governo, a partire dai due provvedimendi stabilità prevede che un Paese con un ti bandiera: il reddito di cittadinanza e la rapporto tra debito e pil superiore al 60 modifica della legge Fornero con quota per cento debba migliorare il 100 per le pensioni. Il raI Paesi con suo saldo strutturale di una gionamento è stato questo: percentuale superiore allo rapporto debito- l’Italia non ha accolto le rac0,5 per cento del pil quando comandazioni di Bruxelles pil superiore l’economia è in condizioni in materia di aggiustamento cicliche normali. Pertanto, al 60% devono strutturale perché “non comla piena conformità avrebbe con lo stato congiunrivedere il saldo patibili richiesto all’Italia un aggiuturale della nostra economia strutturale stamento dello 0,6 per cento e con il nostro disegno di podel PIL del suo saldo struttulitica economica, più orientarale. Il 13 luglio 2018 l’Eurogruppo aveva to alla crescita che non all’austerità” e ha raccomandato all’Italia, per il 2019, un mi- chiesto alla Commissione di dare il tempo glioramento del saldo dello 0,6 per cento alla manovra di dispiegare i suoi effetti podel PIL, contenendo la crescita della spesa sitivi sulla crescita e, di conseguenza, sulla netta primaria entro lo 0,1 per cento. riduzione del debito pubblico. Il presidente del consiglio, parlando Conte ha anticipato le linee di indirizalla Camera, ha illustrato la manovra del zo delle controdeduzioni alla Commissione

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Il Parlamento italiano: “Prima dell’austerity vengono i cittadini”

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europea: sugli investimenti, il Governo sta per adottare, in via definitiva, il decreto che ripartisce le risorse, pari a un ammontare di circa 36 miliardi, del Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Contestualmente, si sta già lavorando al decreto di ripartizione dei fondi stanziati per il 2019, dando priorità a quei progetti che sono fermi esclusivamente per mancanza di fondi. Sono sufficienti poco più di 900 milioni per garantire, dalle previsioni del premier, la messa in opera di infrastrutture del valore di quasi 2 miliardi di euro. L’effetto sull’economia di questi interventi sarebbe immediato. Tra questi interventi assumono una priorità assoluta quelli contro il dissesto idrogeologico. Le spese per questi interventi dovranno essere considerate nel quadro delle regole di flessibilità già previ-


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Austerity

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n politica economica, il termine Austerity indica un metodo di salvataggio dell’economia di una nazione che versa in condizioni di recessione o depressione economica attraverso l’intervento sulla spesa pubblica e sui salari mediante l’impiego di misure di contenimento delle uscite. Le politiche di austerity vengono raggruppate nella definizione di “misure di austerità”, e possono includere la riduzione di spese e disinvestimenti, l’ottimizzazione dei servizi (spending review), l’aumento della pressione fiscale sui cittadini contribuenti o la stretta sulle pensioni. Sono misure generalmente impiegate dal Governo se c’è il concreto rischio che quest’ultimo non sia in grado di rispettare i suoi obblighi bancari (i bond). Poiché la spesa pubblica contribuisce al prodotto interno lordo (Pil), la sua riduzione può avere come effetto collaterale uno squilibrio nel rapporto debito/Pil, misura chiave del debito oneroso sullo Stato. Secondo alcuni autori, l’austerità ha spesso lo scopo di dimostrare ai creditori la solvibilità e la credibilità a lungo termine del sistema paese, favorendo in la ripresa economica grazie alla fiducia degli investitori nell’acquisizione di titoli di Stato per coprire il deficit.

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ste dalla normativa europea. Ancora, l’im- razionale dopo la modifica delle regole del pulso alla crescita sarà anche assicurato pensionamento. A questo si aggiunge un da una strategia integrata che punta sulla vasto piano di revisione e di semplificazioripresa della produttività atne dell’assetto normativo che Per ridurre il traverso l’accumulazione di regola i rapporti fra i privati e capitale. Al centro del prodebito pubblico fra privati e pubblica ammigetto ci sono gli investimenti nistrazione. Secondo il Goil Governo pubblici, che devono essere verno, inoltre, di particolare concepiti come strumento privatizzerà asset impatto sull’economia sarà per favorire e incoraggiare l’adozione del decreto leginon strategici già slativo che riforma, in modo quelli privati. Un aumento del reddito sistematico e organico, la nel 2019 potenziale sarà garantito dal materia dell’insolvenza e delrecupero alle forze lavoro di ampi settori le procedure concorsuali. della popolazione, attualmente emarginati Per ridurre il debito pubblico, il Goverdalla vita sociale ed economica a causa di no ha previsto la privatizzazione di asset politiche di austerità protratte per troppi non strategici già nel 2019, per un valore anni, dal ringiovanimento della forza lavo- pari a circa l’1 per cento del pil (circa 18 ro e da un aumento complessivo della sua miliardi che dovrebbero arrivare dalla venproduttività garantito dal ricambio gene- dita di immobili). Per rassicurare l’Unione

Europea, ci sarà un monitoraggio costante della spesa, allo scopo di garantire il rispetto assoluto del rapporto deficit-pil nel 2019. Sul reddito di cittadinanza, per il quale sono stati stanziati 9mila miliardi, è preliminare la modernizzazione dei centri per l’impiego, cardine di ogni credibile strategia per il reinserimento delle persone nel circuito produttivo. Il Governo punta anche alla riduzione dell’economia sommersa con i provvedimenti sulla pace fiscale e quelli in materia di fatturazione elettronica. La sfida di questa manovra economica, in definitiva, è quella di superare le politiche di austerity per rilanciare la crescita, “e di pensare a un’Europa politica dove i diritti dei cittadini, in particolare i diritti sociali, vengono prima di astruse regole finanziarie che non hanno nessuna logica economica”. (R. M.).

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La Finanziaria? Solo un azzardo per lucrare consensi alle Europee Le opposizioni attaccano il sistema economico di Salvini e Di Maio

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e opposizioni ritengono quello del all’1,1%, secondo il Fondo monetario Governo un teorema impossibile: all’1% mentre per Confindustria addirittuabbassare il debito e alzare il pil ra sallo 0,9%. Da qui le diversità di vedute aumentando il deficit, «il rovescia- su quello che sarà il rapporto deficit-pil: mento di tutte le leggi dell’economia, ma 2,4% per il governo, 2,6/2,7% per l’Fmi e in realtà l’unico vero obiettivo di Salvini e 2,9% per la Commissione che addirittura Di Maio è di arrivare indenprevede lo sforamento del ni alle elezioni europee per L’Istat ha rivisto tetto del 3% nel 2020, quanottenere un dividendo eletdo invece secondo l’esecual ribasso le torale prima che vengano dovrebbe attestarsi al stime di crescita tivo smascherate le loro promes2,1%. Stesso discorso per il se irrealizzabili». finali dell’Italia rapporto debito-pil, in calo prossimi anni per il goTutti gli indicatori dicoper il 2018, che nei verno e in crescita invece no che la scommessa del Gosono del 1,1% per tutti gli e le agenzie inverno è un azzardo, perché ternazionali. è ormai evidente che il tasso Non solo: a causa dell’aumento deldi crescita fissato per il prossimo triennio è già saltato a causa della minore crescita lo spread fra i nostri titoli di Stato e i registrata già nel 2018. L’Istat ha rivisto Bund tedeschi, la Banca d’Italia ha stial ribasso le stime di crescita finali per il mato il maggior costo per interessi sul 2018 portandole all’1,1%. Solo un mese debito dell’Italia in 1,5 miliardi negli ultifa, con la nota di aggiornamento al Def, il mi sei mesi, 5 miliardi l’anno prossimo e governo aveva stimato per quest’anno un 9 miliardi nel 2020. L’Italia ha un deficit in calo progressivo da 5 anni (3% nel 14, +1,2%, per il 2019 l’1,5%. Secondo la Commissione europea, 2,60 nel 15, 2,50 nel 16, 2,30 nel 17 e 1,6 invece, la crescita nel 2019 si fermerà nel 18). È utile ricordare che nel 2013 è

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entrato in vigore il Fiscal compact, che prevede obiettivi di finanza pubblica più stringenti rispetto a Maastricht e impone il perseguimento del pareggio di bilancio. Per il 2019 il Def approvato ad aprile dal governo Gentiloni prevedeva lo 0,8%, con il pareggio raggiunto nel 2020. Il Governo Conte invece, con la Nota di aggiornamento prevede un deficit triplicato per il 2018, il 2,4%. In un primo momento tale livello di deficit sembrava destinato a restare l’obiettivo pure per il 2020 e il 2021 ma nella versione definitiva della nota al Def si è scesi per gli ultimi due anni al 2,1 e all’1,8. Tutte le forze di opposizione hanno rilevato come, negli ultimi mesi, i segnali d’allarme siano stati molti, e tutti convergenti: dalla fuga dei grandi investitori al fallimento dell’ultima asta dei Btp, dalla sofferenza delle banche all’aumento del costo dei mutui, dal credit crunch allo spread attestato oltre quota 300, una soglia già pericolosamente alta. Lo spread in sé, poi, è un problema enorme per le nostre banche, che detengono il 27% dei 2.200 miliardi di debito pubblico italiano


BIOLOGIA DEL PALAZZO

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perché quando sale il rendimento, cala il sistenziale. Così come è giudicato risibile valore patrimoniale dei titoli rendendo più l’impegno di ricavare diciotto miliardi di “povere” le banche che perdono di capita- euro dalle privatizzazioni nel 2019, mentre negli ultimi tre anni le entrate dalle lizzazione in Borsa. In un quadro già così negativo, la legge dismissioni sono state molto inferiori al di bilancio presentata all’Europa ha fatto miliardo all’anno. traboccare il vaso, perché Sono state poi cancellati Per sfidare – sostengono le opposizioprovvedimenti fondamentali ni - non si era mai vista una l’Europa sarebbe per lo sviluppo, come Indumanovra così sballata, che stria 4.0 che è stato di grande necessario ha l’ambizione di rilanciare aiuto alle aziende per investire in ricerca e in innovazione, l’economia, ma porterà solo rilanciare gli e la flat tax si è ridotta a una crescita molto più bassa, investimenti mancia per una ridottissima deficit e debito in salita, più tasse, sistema pensionistico pubblici e privati platea di imprese. Ma alle critiche provenienti da ogni destabilizzato, risparmio degli italiani a rischio, lavoro in picchiata e dove - Unione europea, Stati dell’Unione (compresi gli “alleati” sovranisti), induspread che soffoca l’economia. La contestazione alla manovra del striali, agenzie di rating - il Governo risponGoverno parte da una critica di base: se de sempre con la stessa frase: “La manovra vogliamo sfidare l’Europa con più deficit, non si tocca”. Sarà soprattutto il giudizio almeno facciamolo con un grande rilan- dei mercati a dire quale sarà il futuro proscio degli investimenti pubblici e con più simo del Paese, perché se lo spread non incentivi a quelli privati. Invece è sparita scenderà e la procedura di infrazione andrà la flat tax ed è prevista solo una raffica a avanti c’è il rischio di una manovra correttipioggia di spesa corrente aggiuntiva e as- va da oltre 20 miliardi. (R. M).

Legge di stabilità

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er legge finanziaria si intende la proposta di legge del Governo per regolare la politica economica del paese per un triennio attraverso misure di finanza pubblica e di politica di bilancio. Viene definita anche “manovra economica” o “legge di stabilità” e insieme alla legge del bilancio dello Stato, è la norma principale prevista dall’ordinamento giuridico italiano. La legge di stabilità deve ogni anno adottare norme di coordinamento della finanza pubblica dei vari livelli di Governo, allo scopo di rispettare i requisiti di convergenza economico-finanziaria imposti dal trattato di Maastricht. La legge n. 243/2012 ha disposto che, a partire dall’anno 2016, la legge di stabilità sia inserita in un unico testo legislativo con la legge di bilancio.

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FORMAZIONE © TTL media/www.shutterstock.com

Formare informando facile come un... click

Ogni numero del webmagazine dell’Onb scaricato dall’area riservata assegna 2 crediti Ecm di Claudia Dello Iacovo*

“F

ormare-informando”: la nostra sfida più bella e avvincente, legata a doppia mandata alle esigenze della “next generation”, ormai sempre più adusa all’impiego delle nuove tecnologie. Ma anche, perché no, un modo per aggiornare, in maniera rapida e flessibile, le competenze professionali dei Biologi di “oggi e di ieri”. Un modo iper-tech per andare loro incontro in un’epoca in cui il web e la multimedialità, ormai sempre più presenti nelle nostre vite, stanno imponendo con forza il rinnovamento dei tradizionali strumenti didattici. Nasce da queste esigenze di stretta attualità, la proposta autoformativa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Ma facciamo un passo indietro. E proviamo ad essere più chiari. Nella seduta dello scorso 25 ottobre, la Commissione Ecm ha deliberato di estendere al 20% la quota di crediti formativi che il professionista può vedersi riconosciuta attraverso il regime della cosiddetta “autoformazione”. Il riconoscimento dei crediti conseguiti in tal modo (e nei limiti ovviamente indicati), consente alla nostra categoria di

* Consigliere dell’Onb, delegata nazionale alla formazione

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Da questo numero “Il Giornale dei Biologi” consente l’autoformazione poter esplorare nuovi confini, dei quali, a titolo meramente esemplificativo, possono ricordarsi - tra gli altri - gli spaccati della biologia marina e quelli della biologia applicata all’ambiente, ambiti di cui non esiste ancora, allo stato, un’offerta formativa sufficiente. E proprio in considerazione di questo gap, il Consiglio dell’Ordine ha deciso di offrire la possibilità di autoapprendimento attraverso la lettura della rivista on-line “Il Giornale dei Biologi”, dove tali tematiche sono affrontate e approfondite. Per ciascun numero della rivista scaricato per il tramite dall’area riservata, il biologo iscritto avrà l’opportunità di vedersi riconosciuti 2 crediti formativi. Si, avete letto bene: quale strumento di “autoapprendimento” o, se preferite, di formazione “fai da te”, l’Ordine dei Biologi ha deciso di mettere a disposizione degli iscritti proprio il “webmagazine” che, in questo momento, avete scaricato o state

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“sfogliando” sullo schermo del computer. Una rivista al passo con i tempi, capace di totalizzare numeri eccezionali (più di 40mila lettori ogni mese!), ma anche particolarmente attenta all’attualità scientifica. Un’idea innovativa, dunque, fondata sul valore aggiunto che internet è in grado di produrre anche in ambiti più strettamente didattici e in quello della formazione continua. Ma al tempo stesso pienamente qualificante, data la caratura scientifica del giornale on-line dell’Ordine, che va incontro alle necessità di quanti prediligono le potenzialità e la rapidità offerte dalla rete, per curare e migliorare la propria formazione. Il tutto, va detto e sottolineato, in maniera completamente gratuita, senza alcun onere a carico dei diretti interessati. L’unica incombenza richiesta? Semplice: collegarsi all’area riservata del sito e scaricare la rivista! Al resto penseranno gli uffici preposti. Gli stessi che si faranno carico anche di contabilizzare il numero di riviste scaricate e poi di registrare e inviare alla piattaforma Cogeaps il totale dei crediti maturati con tale sistema. Insomma: tutto molto facile. Proprio come un click. Ma non finisce qui. A breve sarà approvato il regolamento ed il modulo per ottenere crediti ecm anche mediante altre forme di autoformazione (convegni, corsi all’estero, articoli scientifici ecc).


IL BIOLOGO NELLA CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE

Roma, 12 dicembre 2018 Palazzo Cavalieri di Rodi Piazza del Grillo, 1

www.onb.it

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FORMAZIONE

Notizie scientifiche e fake news L’Ordine dei Biologi e quello dei Giornalisti discutono di informazione nell’era dei social

L’

Ordine dei Biologi e l’Ordine dei Giornalisti hanno organizzato una mattinata di studio sui problemi dell’informazione scientifica ai tempi di Facebook. Molti e interessanti gli spunti di riflessione emersi. Oggi gran parte delle informazioni più rilevanti sono digitali e viaggiano su Internet. Informazioni che mettono in comunicazione tre miliardi di persone in tutto il mondo, e di questi circa la metà è iscritta a Facebook. I social media ormai sono il luogo più frequentato, e attraverso gli smarthphone siamo tutti in uno stato di connessione permanente. Questa è un’opportunità, ma anche un enorme pericolo, perché il flusso ininterrotto di informazioni finisce per annebbiare il confine tra notizie vere e fasulle, e se oggi, soprattutto per i giovani, la prima fonte di notizie è Facebook, se la gerarchia delle fonti di una notizia ha in cima alla piramide i social, significa che tutto il mondo dell’informazione deve fare una profonda riflessione. Se parliamo, in modo più specifico, dell’informazione scientifica, le cose si complicano ulteriormente, perché qui i

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fatti devono rigorosamente essere separati dalle opinioni. In un mondo in cui la scienza e la tecnologia sono protagoniste dell’evoluzione sociale, diventa una necessità inderogabile avere cittadini più informati e consapevoli, e una classe politica sensibilizzata. Il compito di chi si occupa di comunicazione in un ente scientifico, e cioè della divulgazione, è quello di tradurre il linguaggio specialistico della scienza in uno più semplificato e comprensibile. Sembra un’ovvietà, e in parte lo è, ma la professionalità richiesta è esattamente questa: dare conto di una notizia scientifica non come un dato “freddo”, ma inserito in un contesto preciso. Se dico che è stata scoperta una molecola in grado di agire da sentinella contro l’insorgere dei tumori, questa è di per sé una notizia in grado di attirare l’attenzione. Ma ci sono scoperte molto di portata meno rilevante dal punto di vista dell’immaginario collettivo, ma ugualmente importanti per la scienza, che vanno decodificate in modo da coinvolgere l’opinione pubblica. Ci sono fatti, ad esempio, che di

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per sé non costituiscono un’informazione se non vengono contestualizzati: se do il valore di un titolo di borsa, la sua pubblicazione acquista significato solo se comparata ai valori degli altri titoli e confrontata con l’andamento del mercato. In definitiva, la divulgazione scientifica va considerata come una tecnica che attraverso l’utilizzo dei linguaggi propri di ciascun mezzo della comunicazione, riesca con elementi di novità a legare i difficili contenuti della scienza agli interessi del pubblico, polarizzandone l’interesse. Mai come oggi è impossibile ignorare la scienza: i suoi risultati condizionano letteralmente le nostre vite. Energia nucleare, organismi geneticamente modificati, nanotecnologie, sono solo alcuni dei prodotti del progresso scientifico che ci interessano. La complessità della scienza e i problemi, a volte del tutto nuovi, che le sue applicazioni possono portare alla luce, pongono importanti questioni sia sulle responsabilità degli scienziati sia sulla comunicazione dei risultati del loro lavoro al grande pubblico. Durante il convegno è stato fatto un esempio che riguarda direttamente l’Or-


FORMAZIONE

Le fake news

I

l termine inglese fake news (in italiano notizie false) indica articoli che contengono informazioni inventate, ingannevoli o distorte, pubblicate con l’intento di disinformare o diffondere bufale attraverso i mezzi di informazione. Con l’arrivo di internet e con la facilità e rapidità con cui questo diffonde le notizie, il fenomeno è aumentato esponenzialmente. Lo storico Marc Bloch, nel libro “La guerra e le false notizie”, spiegò che «una falsa notizia è solo apparentemente fortuita, o meglio, tutto ciò che vi è di fortuito è l’incidente iniziale che fa scattare l’immaginazione; ma questo procedimento ha luogo solo perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento». Negli ultimi tempi l’espressione “fake news” è stata utilizzata per indicare fenomeni diversi, come errori di stampa, bufale, teorie complottiste, concetti satirici utilizzati impropriamente come fonti giornalistiche, diffusione di notizie non verificate, propaganda politica ecc.

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dine dei Biologi e una delle questioni più dibattute degli ultimi mesi: i vaccini. Il nostro è un Paese in cui è sempre più difficile svincolarsi da appartenenze più o meno fideistiche: tutto o è bianco o è nero, tutto è pro-vax e no-vax. L’Onb ha organizzato un convegno che è stato sbrigativamente etichettato come no-vax, senza tener conto che fra i relatori c’erano un premio Nobel come Montagnier e luminari di livello mondiale come il professor Tarro. L’Ordine dei Biologi è a favore dei vaccini e si augura che essi resistano ai dubbi sollevati sulla loro sicurezza. Lo spirito che ha animato e che animerà il Consiglio dell’Onb è quello di aumentare l’efficacia delle campagne vaccinali facendo in modo che vengano dissipati i dubbi che le circondano. Ma questa posizione ha trovato in diversi settori del mondo accademico l’indisponibilità a coltivare il dubbio, anche di fronte ad argomenti rigorosamente scientifici. È un tema spinosissimo, sul quale la comunicazione scientifica dell’Ufficio stampa dell’Ordine ha svolto un ruolo importante per distinguere i dubbi legittimi degli scienziati dai propalatori di fake news. (R. M.).

La sala con i partecipanti al corso.

Il tavolo dei relatori.

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FORMAZIONE

Procreazione medicalmente assistita

Specialisti a confronto nella Cittadella Regionale di Germaneto

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n 130, tra biologi, medici, infermieri e ostriche, hanno partecipato al convegno “La preservazione della fertilità nelle pazienti affette da patologie benigne e maligne: dalla biologia alla clinica”, svoltosi lo scorso 21 novembre, nella “Sala Verde” della Cittadella Regionale di Germaneto (CZ). Si è trattato del primo evento scientifico e formativo dedicato interamente alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), promosso dall’Ordine Nazionale dei Biologi, dall’Università Magna Graecia di Catanzaro e dall’Associazione Scientifica Biologi Calabresi - con il Patrocinio della Regione Calabria, Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio, Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Catanzaro, Ordine delle Professioni Infermieristiche, Ordine delle Ostetriche e Società Italiana Embriologia Riproduzione e Ricerca (SIERR). Nel corso del convegno, esperti e specialisti della riproduzione umana si sono confrontati sul modo in cui garantire alla donna, in maniera trasversale e sinergica, le maggiori probabilità di tutela della fertilità. Di fatto, la platea ha potuto assistere ad un vero e proprio scambio formativo e multidisciplinare su diagnosi precoci, patologie connesse all’infertilità,

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FORMAZIONE strategie (chirurgiche, non chirurgiche) ef- dico genetista e il laficaci, diete consigliate e personalizzazioni boratorio di genetica, dei trattamenti. Biologi, medici e tutti gli lo psicologo. E ancoaltri addetti ai lavori hanno potuto dire la ra, da citare, il medico loro e confrontarsi sui particolari aspetti ematologo, l’infetticonnessi alla tutela della fertilità: dalla va- vologo, il cardiologo, lutazione dei disturbi dell’ovulazione alle l’oncologo (nel caso strategie alimentari a esse correlabili (nel di preservazione delcorso dei lavori sono stati presentati i risul- la fertilità in pazienti tati degli studi clinici sull’applicazione del- oncologiche)». Per la dieta ciclica - Cyclicity Diet - con effetti concludere: «qualsiasi positivi sui casi di donne affette da PCOS, specialista che possa sindrome dell’ovaio policistico); dall’anali- dare un contributo La sala con i partecipanti. si della riserva ovarica alla a l l a criopreservazione degli la visione d’insieme della Nel dibattito, ovociti, alle pratiche chicoppia che cerca un figlio, si sono rivolte ai centri di Pma per avere esperti di Pma rurgiche per la preservarisulta essere utilissimo al un bimbo. zione della fertilità; dall’età si sono confrontati Centro Pma e per le de«Ogni donna va tutelata nel difficile materna agli esiti di Pma; cisioni che gli operatori percorso della PMA, ma prima ancora va sulla tutela della prenderanno durante il tutelata la sua salute riproduttiva – ha spiedall’applicabilità delle tecniche di Pma nelle pazienti salute riproduttiva trattamento» ha concluso il gato il prof. Fulvio Zullo, Ordinario di Osteoncologiche ai fattori amconsigliere dell’Ordine. tricia e Ginecologia dell’Università Magna della donna bientali che influenzano la Molte statistiche, è sta- Graecia di Catanzaro – e oggi la Calabria, in fertilità. to fatto notare durante il cui la PMA è inserita nei Livelli Essenziali Nel suo intervento, il dottor Franco convegno di Germaneto, dimostrano che la di Assistenza dal 2017, può contare su un Scicchitano, consigliere dell’Ordine Na- probabilità mensile di concepire un figlio è centro pubblico di terzo livello di Pma, l’uzionale dei Biologi, ha voluto soffermarsi intorno al 30 per cento, ma si riduce al 20 nico, presso l’ospedale “Pugliese-Ciaccio” sull’importanza dell’equipe che opera nei per cento dopo i 35 anni e al 10 per cen- di Catanzaro, con un equipe di specialisti in centri di Pma perché «da questi dipende il to dopo i 40 anni e che sempre più don- grado di sostenere le coppie, dalla diagnosi successo del centro. Negli ultimi anni l’e- ne cercano il concepimento tra i 35 e i 45 di infertilità a tutto il processo di fecondasperienza clinica e le evidenze scientifiche anni, a causa di condizionamenti di vario zione assistita». raccolte confermano che è necessario un tipo, soprattutto sociali, con conseguenze «Embriologi, genetisti, biotecnologi, approccio multitasking per ottenere rispo- sulla fertilità più evidenti nella donna che nutrizionisti sono una task force impreste efficaci e personalizzate sulle caratte- nell’uomo. È dimostrato che nella donna, scindibile – ha concluso il dott. Ennio Avoristiche dei singoli, per questo l’impegno dopo i 40 anni la fertilità è ridotta, perché lio, presidente dell’Associazione Scientifica dei biologi a fianco dei medici sarà sempre si riduce la riserva ovarica, ma anche che Biologi Calabresi - sia nel cooperare nella maggiore» ha sottolineato in un 30 per cento dei casi scelta dell’opzione più adatta alla singola Scicchitano. «La Pma - ha All’incontro c’era l’infertilità possa dipendere coppia, sia nell’indirizzare e monitorare proseguito il rappresenanche da problemi relativi materiali e metodi di conduzione delle dil’Onb, l’Università alla struttura o alla funzione verse opzioni». tante dell’Onb - sappiamo essere una scienza multididell’apparato riproduttivo All’evento hanno contribuito in manie“Magna Grecia” sciplinare che implica una femminile o patologie beni- ra incondizionata: IBSA, Dietamedicale Hee l’Associazione stretta collaborazione tra gne o maligne. Per fortuna alth Point, DS Medica, Metagenics, WPM. Scientifica Biologi i moderni approcci di pre- (Dalla redazione). diverse figure professionali, ognuna con le proprie comservaCalabresi petenze e responsabilità, zione rivolte tutte verso l’obiettidella vo comune di fare del proprio meglio per fertilità e Pma offrono aiutare le coppie in difficoltà nel concepire soluzioni sinergiche un figlio. a vari livelli, per le Medico ginecologo, embriologo, infer- donne meno giovani, miere o ostetrica sono figure cardine di un o con patologie, tanto Centro di Procreazione Assistita». «È però che in un anno, circa indispensabile - ha proseguito Scicchita- 13 mila bimbi sono no - avvalersi della collaborazione di altri nati grazie alle tecnispecialisti, il cui consulto risulta essere che di procreazione fondamentale per migliorare l’intero pro- medicalmente assisticedimento». Specialisti come «l’urologo o ta e, nello stesso anno, l’andrologo, il medico endocrinologo, il me- circa 75mila persone Il tavolo dei relatori. A sinistra, Franco Scicchitano, consigliere dell’Onb. Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018 27


INTERVISTE

Daniela Terracciano, amore e tenacia nella scienza Il team guidato dalla biologa finalista a BioUpper con il progetto TenPROProstate di Carmine Gazzanni

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egli occhi e nelle parole di Danie- pazienti che scoprono di avere un tumore la Terracciano è facile scorgere prostatico». A cosa potrebbe portare il progetto? quella determinatezza che segna «Potrebbe dar vita ad un approccio inil confine tra chi accetta una situazione di difficoltà tra investimenti che novativo in campo di diagnostica oncologica scarseggiano e ricerca ridotta al lumicino, e di laboratorio. TenPROProstate è un test di chi invece, nonostante tutto, si rimbocca le laboratorio in grado di fornire all’urologo maniche sapendo che, prima informazioni accurate sull’agLa terapia o poi, l’occasione giusta arrigressività del tumore prostativerà. È così che la ricercatrice co al momento della diagnosi. ideale unisce di Patologia clinica all’univerQuest’aspetto è particolarl’aggressività mente rilevante se si consisità Federico II di Napoli è oggi dera che circa il 50 per cento con il suo team, ElicaDEA, tra del tumore nuovi casi diagnosticati è i finalisti (su 158 candidature) all’invasività del dei rappresentato da tumori clidi BioUpper, la prima piattatrattamento nicamente non significativi a forma italiana di training e acbasso rischio di progressione celerazione che promuove e finanzia progetti innovativi nel campo delle che in altri termini non causeranno la morte del paziente». Scienze della vita. Per questi tumori non è necessario Un grande risultato, raggiunto col progetto TenPROProstate. Come na- un intervento “aggressivo”? «No, non è necessario. Ma è possibile sce? «Il TenPROProstate nasce dall’esigenza ricorrere a strategie terapeutiche meno indi trasferire i risultati ottenuti nel mio labo- vasive quali la sorveglianza attiva, un protoratorio di ricerca negli ultimi dieci anni in un collo di monitoraggio del paziente in cui sokit diagnostico destinato a migliorare la scel- stanzialmente l’intervento viene rimandato ta della strategia terapeutica da adottare in al momento in cui c’è evidenza di progres-

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sione di malattia. Attualmente ancora una percentuale elevata di tumori organo-confinati viene trattato mediante prostatectomia radicale, che ha possibili effetti collaterali estremamente lesivi per la qualità di vita del paziente quali disfunzione erettile e incontinenza. C’è dunque un’assoluta necessità di strumenti utili a definire l’aggressività del tumore. La strategia terapeutica ideale per un paziente è infatti quella che mette d’accordo l’aggressività del tumore con l’invasività del trattamento. Il nostro kit risponde a questa esigenza e permette un approccio terapeutico personalizzato». In questo senso si limiterebbero anche effetti collaterali dovuti a eventuali sovra-dosaggi? «Assolutamente sì. TenPROProstate potrebbe ridurre il fenomeno della sovra-diagnosi e del sovra-trattamento offrendo vantaggi all’urologo, al Sistema Sanitario Nazionale, al laboratorio di analisi e soprattutto al paziente, che evitando una terapia radicale, eviterebbe anche i temibili effetti collaterali associati. Il nostro progetto è finalizzato a fornire al clinico uno strumento che consenta al paziente oncologico di rice-


INTERVISTE

Chi è

D

aniela Terracciano è ricercatrice di Patologia clinica dell’università Federico II. È, inoltre, responsabile dell’Unità operativa di Diagnostica oncologica di laboratorio presso il Dipartimento Assistenziale di Medicina Interna, Immunologia clinica, Patologia clinica, Malattie infettive e Dermatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria.

Daniela Terracciano.

Cos’è BioUpper © BlurryMe/www.shutterstock.com

vere una terapia che, salvaguardando anche deguato a garantire che tutti progetti validi la sua qualità di vita, gli permette di poter vengano portati avanti». Da donna, crede ci siano differenze continuare a sorridere». La piattaforma BioUpper è un di genere nella ricerca? «Per una donna fare ricerca è difficile esempio lodevole di finanziamento della ricerca, anche se restiamo in campo nella misura in cui bisogna in una giornata privato. Crede che sia una mosca bian- di 24 ore includere impegni familiari e lavoca o ci sono altri esempi? rativi, passando nell’arco di Il vero limite «BioUpper è una rara ecquattro ore a ricoprire ruoli cellenza. Io non conosco altri della ricerca sono molto diversi tra loro. È una esempi equivalenti. È la prima sfida! Se ami il tuo lavoro, puoi i finanziamenti farcela!». piattaforma italiana di accelePerché secondo lei si razione di progetti innovativi che risultano continua a investire poco in ambito di Scienze della vita. assolutamente nella ricerca? Sono onorata di essere stata «Forse noi addetti ai laselezionata tra i finalisti della inadeguati vori non siamo ancora riusciCall for Ideas 2018. È un’opportunità enorme di crescita anche grazie ti a convincere chi decide gli investimenal percorso di accelerazione che, grazie a ti che i nostri progetti hanno un impatto BioUpper, stiamo facendo presso l’incubato- concreto e dirompente sulla vita di ognure di impresa dell’Ateneo Federico II “Cam- no di noi». Se dovesse vedersi tra 20 anni, pania New Steel”». Quanto è difficile oggi fare ricerca dove e come si immaginerebbe? «Tra 20 anni mi immaginerei esattain Italia? «Non è più difficile che fare 2 figli! Oc- mente dove sono, divisa tra la mia famiglia e corre volontà, tenacia e tanto amore! Il vero l’Università, a seguire con amore e tenacia i limite è il finanziamento assolutamente ina- miei sogni personali e lavorativi».

B

ioUpper è la prima piattaforma italiana che promuove e finanzia progetti innovativi nel campo delle Scienze della Vita, a supporto dei giovani talenti che vogliono creare una nuova startup. Il programma è promosso da Novartis e Fondazione Cariplo con la partecipazione di IBM e la collaborazione di Cariplo Factory. Tramite la sinergia tra accademia, industria, istituzioni e investitori, Bioupper si propone di accompagnare le eccellenze della ricerca italiana nel mondo dell’innovazione. Tra le startup scelte per la finale c’è il team di ElicaDEA, coordinato da Daniela Terracciano. La startup accederà ad un percorso di accelerazione presso l’incubatore d’imprese dell’Ateneo (Campania New Steel) che culminerà a dicembre nella selezione dei tre vincitori (su 15 finalisti) che riceveranno ciascuno fino a 180mila euro per lo sviluppo del proprio progetto. Nelle due edizioni passate BioUpper ha consentito al 70 per cento dei progetti finalisti di raccogliere investimenti per oltre due milioni di euro.

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INTERVISTE

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Sara Buresti: così studio (e combatto) i nano-materiali

l mondo va avanti a ritmo accelerato. Le scoperte si moltiplicano, i benefici aumentano. Godiamo di beni sempre più confortevoli e sempre meno ingombranti. Merito, spesso e volentieri, anche delle nano-particelle e dei nano-materiali, “oggetti” sconosciuti ai più ma di cui ci serviamo senza sapere e, soprattutto, senza conoscere adeguatamente i potenziali rischi per la salute umana. A studiare da tempo i nano-materiali è la biotecnologa Sara Buresti, che ha partecipato poco tempo fa anche ad un corso all’Inail per approfondire tale fenomeno connesso alla sicurezza sul lavoro. Qual è il legame che tiene assieme sicurezza sul lavoro e biotecnologia? «Lavoriamo a stretto contatto con i medici del lavoro. La mia tesi di laurea, d’altronde, era proprio sulla valutazione del rischio chimico in laboratori d’analisi e in aziende industriali e artigianali. Da lì è nata l’esigen© dominika zarzycka/www.shutterstock.com za di approfondire lo studio dell’esposizione dei lavoratori ai nano-materiali». Un argomento quasi sconosciuto. E per quanto riguarda i materiali «Purtroppo sì. È un fenomeno poco trat- prodotti volontariamente dall’uomo? tato, nonostante si stiano sviluppando molti «Riducendo in scala così piccola la prodotti per i quali si utilizzano i nano-mate- stessa materia che prima aveva altre diriali, ma non si conoscono le conseguenze in mensioni, possiamo sfruttare nuove caratambito tossicologico». teristiche e più vantaggiose. Pensare che la Nell’edilizia sono utilizzate le Cosa sono i nano-materiali? ricerca pubblica pitture alle nano-ceramiche «Sono materiali costituche hanno un potere di isolasia stata messa mento dell’edificio, per esemiti da particelle che possono avere un diametro inferiore pio. E ancora i nano-materiali da parte e ai 100 micron. Nei nano-masono utilizzati nell’industria definanziata teriali rientra una varietà elettronica, nella sensoriinfinita di materiali prodotti è sconfortante stica, in medicina sia per la dall’uomo volontariamente o diagnosi che come veicolatori non volontariamente». di farmaci, come additivi alimentari o nei Ci può fare qualche esempio? cosmetici, ad esempio nelle creme solari». «Pensi ad esempio ai processi di comCi sono rischi per la salute umana? bustione nelle fonderie o inceneritori e alle «Non si è a conoscenza dei rischi in maparticelle che vengono prodotte involonta- niera approfondita, sono ancora in fase di riamente da queste attività antropiche». studio. E come sempre in caso di tecnolo-

“Il biotecnologo che vuole svolgere regolarmente la professione deve iscriversi all’Ordine dei Biologi”

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gie molto innovative la legge non ha ancora normato il loro utilizzo». In che senso? «Sembra incredibile, ma la legge non impone sempre al produttore di indicare che il suo prodotto contiene “nano-materiale”». Ci faccia un esempio. «Sono un produttore di una crema solare e devo acquistare il biossido di silicio con proprietà di schermo solare da aggiungere al mio prodotto. Chi me lo vende mi scriverà che è biossido di silicio, ma non dichiara che la forma è nanometrica, che il diametro è inferiore ai 100 micron eccetera, se la legge non glielo impone». E questo potrebbe comportare un pericolo? «Il problema è che la normazione arriva sempre dopo. Anche dopo la ricerca. Noi oggi sappiamo, per dire, che alcune sostan-


INTERVISTE

Chi è

S

ara Buresti nasce a Fano nel 1979, si laurea presso l’Università di Urbino in Biotecnologie Industriali. Dal 2005 svolge l’attività di consulente per la sicurezza sul lavoro ricoprendo l’incarico di RSPP (Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione) e di formatore per la sicurezza. Si occupa anche di igiene degli alimenti, pratiche ambientali e sistemi di gestione. È stata ricercatrice presso l’Istituto di Biochimica dell’Universita di Urbino e Farmafit Italia srl. Attualmente lavora come dipendente del Laboratorio Analisi Ambientali L.A.V. S.r.l. di Rimini.

Sara Buresti.

ze sono cancerogene. Penso alla formal«In Italia del buono c’è, il punto però deide classificata come cancerogena certa è che non si coltiva. Pensare che la ricerca solo dal 2016, ma fino ad allora largamente pubblica è stata messa da parte e definanutilizzata». ziata, è davvero sconfortante. Quando vedi Sono stati fatti studi sui nano-ma- bandi pubblici di enti pubblici rivolti però teriali? ad aziende private, resti sbiI ragazzi non «Sono ancora in corso. gottito. Perché non utilizzaAlcuni però sono stati già redevono essere re risorse interne anche per alizzati. Penso a quelli dello essere lontano da potenziali solo sottomessi conflitti? È ovvio che se la riIarc che ha già classificato alcune nano-particelle come alla tecnologia, cerca è in mano ai privati, il cancerogene: i nanotubi di legittimamente pensa ma devono anche privato carbonio. Anche le ricerche al tornaconto anche personache sta facendo l’Inail nel le». conoscerla Centro Ricerche di Monte C’è ancora tanto da Porzio Catone, hanno dimostrato una ci- fare, dunque? totossicità e una genotossicità su cellule «Assolutamente. Anche perché il procoltivate in vitro. Questi risultati non sono blema tocca la ricerca, ma anche la formaassolutamente confortanti». zione. Non sono stati tagliati solo i fondi, Occorrerebbe una sana e produtti- ma anche le ore di scienze nella scuola va ricerca pubblica. Oggi c’è in Italia? pubblica».

Così si parte svantaggiati sin da ragazzi, non crede? «A maggior ragione bisogna continuare a divulgare le pubblicazioni e incrementare le materie scientifiche e tecniche: viviamo in un mondo tecnologico e dunque anche scientifico. I ragazzi non devono essere solo sottomessi alla tecnologia, ma devono conoscerla». Lei è biotecnologa. Una materia in qualche modo “figlia” della Biologia. «Sono profondamente legate, ovviamente. Anche perché in Italia come professione il biotecnologo non esiste. Se vogliamo svolgere regolarmente la professione, ci iscriviamo all’albo dei biologi. Sosteniamo l’esame di Stato da biologo, anche perché i corsi di studio in biotecnologia sono praticamente equiparati a quelli di biologia anche per accedere alle specializzazioni sanitarie di area non medica». (C. G.)

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INTERVISTE

La mammografia in tecnologia 3D cattura diverse e dettagliate immagini a raggi X prese da diverse e precise angolazioni

Mammografia in 3D, scoperti il 34% di tumori al seno in più Un report su 15mila donne dimostra la maggiore efficacia della tecnologia

M

di Elisabetta Gramolini

eno fastidiosa per le donne, più sicura e più efficace. Secondo uno studio condotto in Svezia e apparso sulla rivista internazionale Lancet Oncology, la mammografia effettuata con tecnologia 3D permette di rilevare il 34 per cento in più dei tumori al seno rispetto all’esame tradizionale. La ricerca ha esaminato quasi 15mila donne per un periodo di cinque anni. Nello screening mammografico tradizionale, tutto il tessuto mammario viene rappresentato in un’unica immagine. La tomosintesi del seno, ovvero la mammografia in 3D, invece, cattura diverse immagini a raggi X da diverse angolazioni che vengono ricostruite da un computer per mostrare sottili strati del seno, fornendo maggiori e migliori informazioni sull’immagine. In particolare l’esame è stato in grado Lo studio condotto dalla Lund Uni- di trovare tumori più invasivi, ma è anche versity e dallo Skane University Hospital collegato a un aumento dei casi di falsi podi Malmö, in Svezia, e che sitivi. «La mammografia in 3D abbraccia gli anni dal 2010 Lo studio è della è il metodo più appropriato al 2015, conferma su ampia Lund University per lo screening del cancro al scala i risultati di un’indagine seno. Quando verrà reso die dello Skane italiana pubblicata su Radiosponibile per tutte le donne è logy. solo una questione di tempi», University «Utilizzando l’esame in afferma Zackrisson. Hospital di 3D, il 34 per cento in più di Negli Stati Uniti d’Ameritumori del seno è stato rile- Malmö, in Svezia ca, la nuova tecnologia è già vato rispetto allo screening ampiamente utilizzata per gli mammografico standard corrente. Allo stes- screening generalizzati e anche nel nostro so tempo, siamo stati in grado di ridurre Paese è disponibile in diversi centri. la compressione del seno durante l’esame, Molto però deve essere ancora fatcosa che potrebbe incoraggiare un maggior to, così come commenta la professoressa numero di donne a partecipare allo scree- Adriana Bonifacino, responsabile dell’unità ning», spiega Sophia Zackrisson, professore diagnostico-terapeutica di Senologia dell’Aassociato presso la Lund University. zienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma.

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Professoressa, in Italia è abbastanza diffuso questo tipo di esame in 3D? «La mammografia con ricostruzione tridimensionale o tomosintesi è in largo uso in Italia già dal 2011. È quella che ormai consigliamo di effettuare. Ma attenzione, non bastano ottimi macchinari. Più le apparecchiature sono sofisticate, più necessitano di un personale particolarmente esperto e formato. La stragrande maggioranza degli ospedali italiani e dei centri privati si è dotata di questo tipo di apparecchiatura. Una carenza la verifichiamo ancora nei programmi di screening territoriali. A mio avviso è proprio nei centri di screening che potremmo avere il maggiore vantaggio, nelle donne asintomatiche con chiamata attiva da parte delle Asl. E invece ancora non si investe abbastanza in tal senso nelle Regioni. Due programmi pilota sono in atto solo


INTERVISTE

I risultati emersi dallo studio svedese

© GagliardiImages/www.shutterstock.com

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presso gli screening di Verona e di Trento, Ma si fatica ancora molto a far passare quealmeno attualmente, per verificare il reale sto messaggio». rapporto fra i costi e i benefici». Questo tipo di mammografia è La diffusione non anmeno “dolorosa” di quella Tanto più le cora capillare è da imputradizionale? tare ai costi dei macchina- apparecchiature «La mammografia non ri troppo alti? è dolorosa. Certamente lo sono sofisticate schiacciamento della mam«Aumentando la diffusione i costi man mano diminuimella è necessario, ma non quanto più il scono, come per tutte le tecè né pericoloso né in genere nologie e per tutti i farmaci. personale dovrà doloroso. Magari può risultaAl momento sono certamen- essere preparato re fastidioso. Il tecnico di rate ancora elevati, ma il vandiologia deve saper dosare la taggio supera l’impegno del costo. Come compressione. Con la tomosintesi i vantagsempre se investissimo di più in preven- gi sono ben altri rispetto alla compressione zione avremmo meno persone da curare; e del seno». quelle che comunque devono essere curate Perché è più efficace la diagnosi di avranno nella maggior parte dei casi, per- tumore? corsi di cura meno lunghi e meno articolati, «Con la tomosintesi la mammella viene grazie ad una diagnosi sempre più precoce. studiata “a strati”, una sorta di scomposi-

ra il 27 gennaio 2010 e il 13 febbraio 2015, ben 21.691 donne di età compresa tra i 40 e i 74 anni sono state invitate a partecipare all’indagine compiuta presso l’ospedale universitario di Skåne, a Malmö. Di queste, 14.851 pari al 68 per cento delle donne raggiunte dall’invito, hanno accettato di partecipare. Dall’indagine sono state escluse le pazienti incinte. Sono state invece incluse tutte coloro che conoscessero sia la lingua svedese che quella inglese. Le pazienti sono state sottoposte ad uno screening mammografico con apparecchiatura digitale con due scansioni, ad esempio, la craniocaudale e la obliqua mediolaterale. A seguire, è stata fatta una valutazione digitale con tomosintesi a compressione ridotta nella scansione medio laterale obliqua (con un angolo di 50°). Le immagini sono state lette e classificate in doppio cieco da un team di 7 radiologi suddivisi in due gruppi separati e differenziati per ciascuna metodica d’indagine.

zione, per poi ricomporla con immagini 3D e 2D. Possiamo infatti scoprire tumori di pochissimi millimetri, le microcalcificazioni si vedono meglio e anche anticipatamente. Soprattutto nella mammella densa il risultato ottenuto è ottimo». La quantità di radiazioni è la stessa? «È un’indagine digitale diretta. Nella pratica i raggi erogati si trasformano direttamente in immagini che arrivano alla postazione del radiologo. Rispetto alla acquisizione digitale indiretta abbiamo forse un leggero risparmio di radiazioni con la tomosintesi. Ma il vero vantaggio è quello di scomporre il tessuto mammario in sezioni di un millimetro. Non possiamo dire quanto tempo ci vorrà per sostituire al cento per cento le precedenti tecnologie, ma la strada è segnata».

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SALUTE

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Tendenza al cancro: mezzo milione di italiani lo contrarrà

uando si parla di predisposizione, di inclinazione, viene in mente un nonno che rivendica e si attribuisce l’ereditarietà delle dita affusolate del nipote adatte ai tasti del pianoforte. Nasciamo pronti per una malattia la cui pronuncia è invece procrastinata il più possibile e che ci fa esclamare di non essere pronti, appunto, ad affrontarla. L’unidi Francesca Cicatelli ca cosa in comune con la prova costume è che molti, pur potendo, preferiscono non correre ai ripari in anticipo. Come avere la possibilità di denunciare il proprio aguzzino eppur evitare di farne l’identikit. Il cancro è una sorta di rito imprescindibile per mezzo milione di italiani. Marchiati a fuoco. Una bomba ad orologeria che lascia ignari e fuori dalla prevenzione il 60 per cento delle persone. Una soluzione sarebbe abbassare i costi dei test molecolari. Ruggero de Maria, presidente di Alleanza contro il cancro (Rete Oncologica Nazionale), nel suo intervento al convegno sul tumore metastatico della mammella organizzato da The European Hou- i test molecolari, utili per progredire anche de Maria. Acc ha prodotto strumenti che se Ambrosetti al Senato, ha osservato: «I nelle terapie. Negli Stati Uniti e in diversi potrebbero permettere una caratterizzanumeri sono impressionanti e chi possiede Paesi europei gran parte delle strade da in- zione molecolare a basso costo, ma invoca una forte predisposizione genetica ad am- traprendere, come la decisione se procede- un supporto istituzionale per la validazione malarsi continua a esserne re con la chemioterapia dopo clinica e la diffusione sul territorio. Appare, In molti casi all’oscuro e non intraprenla chirurgia, è presa in base a quindi, evidente la necessità di fornire adede appropriati programmi di si può giocare test molecolari molto precisi guati strumenti al ministero della Salute prevenzione che potrebbero mentre l’Italia resta ancorata per attivare programmi di ricerca sanitaria d’anticipo salvargli la vita». a metodiche convenzionali. che portino rapidamente alla messa a punAnche in questo caso es«Il risultato è che da noi to di test molecolari ad alta capacità analicombattere il sere pronti significa prendele pazienti operate per tumo- tica, a basso costo e diffusi su larga scala. tumore, grazie re alla mammella rischiano re al volo un’occasione. Ma A predire natura e “personalità” del quanti preferirebbero saperlo alla prevenzione di fare la chemioterapia sen- cancro ci provano in molti e sono nati nuin anticipo? Non molti, seconza trarne beneficio o, ancora merosi laboratori che invitano a fare esami do le statistiche serpeggia un certo fatali- peggio, possono non farla nonostante ne genetici per valutare il rischio individuale smo nella popolazione. È come se avessi- abbiano bisogno per evitare una recidiva» di ammalarsi promettendo di rivelare alle mo un’etichettatura, un codice a barre con chiarisce de Maria. Così Alleanza Contro il persone tutti i segreti nascosti nel Dna, ingredienti che fanno male, ma preferiamo cancro, la rete oncologica degli Irccs riuni- nonché di quantificare il loro rischio di non leggerli. Perché invece sarebbe così ta al San Raffaele di Milano per il terzo me- ammalarsi. Un ausilio diagnostico lasciato importante la mappatura del cancro? Ab- eting annuale, «sta lavorando per cercare però ad un mercato incontrollato così che biamo un genio della lampada da strofinare: di colmare queste gravi carenze», ricorda per avere il patentino dell’eternità grazie

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La prevenzione è “nelle sfere di cristallo” dei test molecolari

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SALUTE

Mille casi al giorno

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© Kleber Cordeiro/www.shutterstock.com

all’analisi dei geni si ricorre persino a servi- ca, che viene ricercato nei bambini appena zi online. Il problema? Saper interpretare i nati con familiarità e che presentano alcudati del referto: avere un rischio aumentato ni sintomi sospetti. Altri geni, come alcuni del 30 per cento di sviluppare un tumore di quelli che provocano il cancro del colon ha un significato diverso se familiare (gene della poliposi Il problema? la malattia è molto frequente adenomatosa familiare), non o se, invece, è relativamente Saper interpretare indicano la malattia, ma una rara. probabilità di ammalarsi che, Anche se la medicina ha i dati dei referti con l’avanzare dell’età, arriva identificato alcuni geni che quasi al 90 per cento. in base alla aumentano la predisposizioNon una certezza, quindi, malattia ne ad ammalarsi di determima quasi. Se invece si vanno nate malattie, è anche vero a cercare geni che indicada affrontare che cercarli è utile solo in no un rischio di ammalarsi casi selezionati. Dietro la dicitura “test ge- di tumore più basso (come per esempio i netici” si nascondono in realtà esami con geni BRCA1 e BRCA2 del cancro del seno finalità diverse. o dell’ovaio - che indicano un rischio comVe ne sono alcuni che vanno a caccia preso tra il 50 per cento e l’80 per cento - o nel Dna del soggetto di alcuni geni che il gene Ret del carcinoma della tiroide), sasono indice di malattia già in corso. Un perlo è molto utile perché dà l’indicazione esempio è quello del gene della fibrosi cisti- di aumentare la frequenza dei controlli, co-

n Italia sono quasi 380mila le nuove diagnosi di tumore, (52 per cento uomini, 48 per cento donne): mille casi al giorno. Sembra l’epidemia moderna ma con segnali di miglioramento: secondo i dati 2018 dell’AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), AIRTUM (Associazione italiana registri tumori), Fondazione AIOM e PASSI (Progressi nelle aziende sanitarie per la salute in Italia), nonostante l’invecchiamento della popolazione, l’incidenza dei tumori nel periodo 2003-2018 è in calo tra gli uomini (-1,1 per cento per anno dal 2007) e stabile tra le donne. Inoltre sono aumentate le guarigioni: il 63 per cento delle donne e il 54 per cento degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Questo grazie allo screening e alle terapie. Ma qual è l’incidenza della malattia? Nel corso della vita circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalerà di tumore. Con una frequenza maggiore del tumore al colon retto e alla mammella.

minciare in giovane età, adottare stili di vita sani. Solo l’asportazione preventiva dell’organo (mammelle, ovaie o tiroide) potrebbe però, spesso a caro prezzo, fornire una ragionevole sicurezza di evitare il cancro. Alcuni test rintracciano una generica suscettibilità ad ammalarsi, come accade per le malattie cosiddette multifattoriali, che non dipendono solo dai geni, ma anche dall’ambiente e che quindi poi potrebbero non manifestarsi per tutta la vita. E l’etica? È giusto raschiare così a fondo l’essere umano? E la privacy (visto che molti risultati dei test vengono inviati anche a mezzo mail)? Se una donna scopre, per esempio, di essere portatrice del gene Brca per il cancro del seno, deve avvisare i consanguinei anche se non volessero saperlo? Perché i test genetici sono i meno privati che esistano e coinvolgono tutti i familiari.

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Trattamento delle neoplasie del pancreas Il Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma in prima linea nella battaglia contro i tumori di Marco Modugno

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Ospedale Policlinico Agostino Gemelli di Roma si schiera in prima linea nella battaglia per sconfiggere tumori ancora oggi poco guaribili, come quelli che colpiscono il pancreas. Il 29 ottobre scorso, nell’Aula Brasca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRRCS, è stato presentato il progetto “Gemelli Pancreatic Advanced Research Center (CRMPG). Direttore e responsabile del programma il professor Giovanni Battista Doglietto: «Tra gli obiettivi principali per cui è stato progettato il centro, in primis c’è quello di promulgare e svolgere attività scientifiche, sia di base che applicate, nell’ambito delle patologie pancreatiche, infiammatorie e neoplastiche. Ci siamo concentrati principalmente nel campo dell’adenocarcinoma pancreatico e delle neoplasie endocrine (pNET) in termini di valutazione biologica (lo scopo è quello di riuscire ad identificare e tracciare l’identikit moleco-

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lare del singolo tumore), evoluzione della purtroppo ancora oggi rappresentano un patologia (poter saper con molto anticipo problema importante della patologia oncola prognosi del singolo paziente) e in ter- logica pancreatica. Ad aprire il dibattito è stato il Presimini di diagnosi e trattamento». Queste le parole del Professore Doglietto, grande dente della Fondazione Policlinico Uniesperto in materia, che ha dedicato tutta la versitario A. Gemelli IRCCS, Giovanni Raimondi, dopo di lui la parola sua carriera allo studio e al è passata a Rocco Bellantotrattamento chirurgico del Lo scopo della ne, Preside della Facoltà di tumore al pancreas. Medicina e chirurgia della L’inaugurazione del ricerca è quello Cattolica, nonché grande Centro è avvenuta all’interdi identificare e esperto in materia di tecnino del convegno “Cancro del Pancreas: oncologia tracciare l’identikit che di Endocrinochirurgia, che gli hanno valso molti personalizzata e complimolecolare di riconoscimenti a livello incanze chirurgiche” che si ciascun cancro ternazionale, è stato poi il è svolto il 29 e 30 ottobre turno di intervenire di Mar2018 presso l’Aula Brasca co Elefanti, Direttore Gedel Policlinico Gemelli e che ha visto riunirsi i maggiori esperti na- nerale della Fondazione Gemelli IRCCS, ed zionali sul tema. Al centro del dibattimen- infine ha dibattuto il Direttore Scientifico to, la possibilità di una terapia personaliz- della Fondazione Gemelli IRCCS, Giovanni zata da offrire al paziente e la condivisione Scambia. All’interno del programma svolgedi protocolli terapeutici da utilizzare nelle complicanze chirurgiche e mediche, che ranno un ruolo di grande importanza gli

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SALUTE

Anatomia macroscopica dell’organo pancreatico

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l pancreas è una di discrete dimensioni annessa all’apparato digerente. È composto da una parte esocrina e una endocrina. La sua principale funzione è quella di produrre succo pancreatico (prodotto dalla parte esocrina), insulina e glucagone (prodotti dalla parte endocrina). Tale succo serve a digerire alcune sostanze nell’intestino tenue, mentre l’insulina e il glucagone hanno come principale funzione quella di controllare la concentrazione di glucosio nel sangue. Ha una forma allungata rassomigliante a una lingua che è più spessa nella parte mediale e più sottile e schiacciata in quella laterale, che si spinge fino all’ilo della milza. Davanti al pancreas c’è lo stomaco, che lo copre completamente, le arterie e le vene gastroepiploiche, la prima porzione del duodeno, l’arteria gastroduodenale, medialmente la seconda e terza porzione del duodeno che lo separano dal rene destro, lateralmente la milza, i vasi splenici, le arterie gastriche brevi, posteriormente il condotto coledoco, l’aorta, la vena cava inferiore, i vasi genitali e i vasi mesenterici superiori (a livello della testa e del collo), il rene sinistro (presso la coda), superiormente l’arteria splenica e il tronco celiaco con i suoi rami, inferiormente la quarta porzione del duodeno e il mesocolon trasverso e che lo unisce al colon trasverso. Misura circa 12–15 cm dalla testa alla coda in età adulta, anche se il suo tessuto esocrino tende a diminuire con l’avanzare dell’età diventando atrofico. È di colore rosa salmone, e una consistenza piuttosto dura e mostra una superficie lobulata. Il parenchima del pancreas è distinto in quattro parti che prendono il nome di testa, collo, corpo e coda, cui si deve aggiungere il processo uncinato, che ha una differente origine embriologica rispetto alle altre porzioni. Il pancreas è mantenuto stabile nella sua posizione dal duodeno, che ne accoglie la testa, dal peritoneo parietale posteriore, che lo riveste, e dal “legamento pacreaticolienale”, che ne fissa la coda all’ilo della milza.

specialisti clinici della Fondazione Policli- digestiva chirurgica: «C’è piena integranico Universitario A. Gemelli IRCCS, nel zione con l’endoscopia attraverso l’eropanorama italiano attuale un’eccellenza gazione dei servizi diagnostici, operativi indiscussa per il trattamento delle malat- e terapeutici di ecoendoscopia e CPRE», tie del pancreas. Come tende a precisare il come rivela lo stesso Professore CostaProfessore Antonio Gasbarinni, Direttore magna, il Policlinico Agostino Gemelli è di della Area Gastroenterofatti in Italia, il primo cenlogia ed Oncologia Medica tro per expertise e volumi Sono stati del Gemelli: «Il loro compidi attività. Come se già progettati nuovi to sarà quello di lavorare e tutto questo non bastasse, collaborare a stretto conil progetto ha potuto conmacchinari per tare sulle ulteriori conotatto con Il Gemelli Pantrattamenti scenze del nuovo Direttore creatic Advanced Research del reparto di Oncologia Center». mediante Medica del Gemelli, il proLo stesso professore radiazioni mirate fessore Giampaolo TortoGasbarinni ha di recente ra, luminare della terapia implementato gli ambulaper il cancro del pancreas tori dedicati al programma, considerando la sempre maggior richiesta con farmaci chemioterapici e con nuovi di pazienti che si rivolgono al Policlinico farmaci in sperimentazione, nonche’ stuGemelli per problemi pancreatici neopla- dioso dei meccanismi biomolecolari della stici e infiammatori. Sull’argomento è vo- crescita tumorale. Senza ombra di dubbio l’arrivo di Torluto intervenire anche il Professore Guido Costamagna, Direttore dell’Endoscopia tora, che già durante la sua esperienza

Veronese, aveva fatto passi da gigante in tema di ricerca con il progetto “Genoma del Cancro”, ha ulteriormente incrementato il valore scientifico e clinico della Fondazione Policlinico Gemelli e del Centro di Ricerca. In questo panorama di eccellenza, a completare l’offerta medica per i pazienti colpiti da cancro del pancreas, è stata da poco inaugurata presso il Gemelli-ART (Centro di Radioterapia Oncologica Avanzata), un apparecchiatura sofisticata che tratta mediante radiazioni mirate a guida di risonanza magnetica. Come spiega il professor Vincenzo Valentini, Direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, è tra le prime installazioni al mondo, si tratta di un macchinario in grado di erogare alte dosi di radioterapia con minimi effetti collaterali sul paziente, inoltre permette a quest’ultimo una partecipazione attiva durante la terapia, infatti attraverso un monitor può assistere e vedere in tempo reale la posizione della sua malattia”.

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SALUTE

Sarebbero 102 i geni legati all’autismo Lo studio presentato all’American Society of Human Genetics 2018

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scritto nelle stelle”, si dice bissarsi con i sommergibili nei codici genei casi integralisti di fa- netici. Questa volta sulla piantina non c’è talismo, ma nulla a che una rosa dei venti, ma catene di geni. Ben vedere con il firmamento. 102 e tutte associabili all’autismo. Lo ha Assolto ogni obbligo con il destino e sgom- decretato il più grande studio di mappaberato ogni umano dovere, tura genetica sul disordine facciamo in modo che l’ac- I risultati del più dello spettro autistico mai cettazione si radichi più in grande studio di realizzato finora. fretta. La scienza per fortuna Il merito va agli amerimappatura sul cani. Il team di Jack Kosminon ci sta ed è un neo Magellano. In penuria di nuodisordine dello cki dell’Harvard University e ve terre emerse e in attesa Mark J. Daly del Massachudi altre dal ventre dei mari, spettro autistico setts General Hospital ha raggiungibili questa volta mai realizzato capito come distinguere tra direttamente con un’ora di geni legati al disturbo e geni charter, non resta che esplorare i confini collegati a disabilità intellettiva e ritardo del corpo umano e superare le colonne dello sviluppo, condizioni spesso confuse. d’Ercole desossiribonucleiche. Così si sca- I ricercatori, nello studio presentato all’Ava sempre più nel profondo guardandosi merican Society of Human Genetics 2018 bene dal toccare l’anima: la frontiera è ina- Annual Meeting a San Diego, in California,

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hanno mappato quasi 38mila campioni genetici raccolti da grandi unità di ricerca in tutto il mondo. L’autismo è un disturbo del neurosviluppo che compromette l’interazione sociale, verbale e non verbale, provocando comportamenti ripetitivi e limitazione degli interessi. Ad oggi le cause sono ancora sconosciute e infatti si parla di spettro autistico (Dsa) proprio per la varietà dei sintomi e la difficoltà nel rintracciare una definizione univoca della malattia. «Abbiamo raccolto il doppio dei campioni di tutti gli studi precedenti, siamo stati in grado di aumentare il numero di geni studiati, nonché di integrare i recenti miglioramenti alla metodologia analitica», sostiene Daly. «Speriamo di creare una risorsa per l’analisi definitiva futura dei geni associati al disordine autistico». Dei 102 geni “chia-


SALUTE fare entro i trenta mesi di vita del piccolo: il bambino mostra inizialmente difficoltà di linguaggio e di comunicazione, nonché di contatto emotivo, sia con i genitori che con i coetanei. Tuttavia le sfumature e le manifestazioni della sindrome possono essere anche molto diverse, il che rende spesso difficile una diagnosi. I bambini che non interagiscono con le persone intorno, ad esempio, destano preoccupazione visto che a quell’età la curiosità e l’interattività sono naturali. Occhio anche all’assenza di empatia: se i piccoli non sorridono, non guardano negli occhi, non dimostrano emozioni come gioia, sorpresa o curiosità, potrebbe essere un campanello di allarme. Altro segnale è la non reattività al proprio nome, se non reagiscono sentendosi chiamare dopo i dodici mesi, potrebbe essere un segnale di autismo. Il disinteresse per le persone fa riflettere: i bambini infatti cercano sempre l’approvazione e l’attenzione degli adulti. Durante i primi mesi di vita, il neonato comincia ad imitare i suoni balbettando versi molto presto. Chi soffre di autismo potrebbe avere invece un ritardo in tal senso. Anche l’evitare altri bambini, non imitare gli altri o un’eccessiva chiusura in se stessi è un sintomo. È come se il minore si cablasse rispetto al mondo esterno. I bambini affetti da autismo sono molto sensibili ai cambiamenti nell’ambiente in cui vivono o alla routine. Un bimbo che a malapena registra suoni e immagini del mondo esterno difficilmente svilupperà normali capacità di comunicazione e relazione, così come uno che ne è sopraffatto tenderà a chiudersi in se stesso e a isolarsi, evitando di cercare ve” dell’autismo, ben 47 sono risultati as- conforto in abbracci o coccole. L’autismo sociati alla disabilità intellettiva e al ritardo dipende molto anche dal sesso: nelle podello sviluppo rispetto alla sindrome dello che femmine in cui viene riscontrato un spettro autistico, mentre 52 erano più for- disordine dello spettro autistico sono pretemente correlati all’autismo e 3 a entram- senti più mutazioni genetiche rispetto ai bi. La scoperta permetterà di maschi, il che ha fatto teoI ricercatori migliorare la comprensione rizzare il female protective scientifica dell’ereditarietà model. Altra ipotesi è che la dell’Harvard e della biologia dell’autismo. differenza di manifestazione Un passo avanti enorme se University hanno dell’autismo dipenda dalle si pensa che a settant’anni raccolto 38mila differenze con cui cervello dalla definizione di autismo, femminile e cervello maschiidentificato dallo psichiatra campioni genetici le lavorano, piuttosto che Leo Kanner nel 1943, ci sono in tutto il mondo dai geni coinvolti. In merito ancora molte incertezze sulsi è sviluppata la teoria “exla classificazione e sulle cause di questo treme male brain”, secondo cui il cervello disordine dello sviluppo neurologico. del soggetto autistico sarebbe eccessivaI sintomi dei disturbi dello spettro au- mente mascolinizzato, il che conferirebbe tistico compaiono solitamente prima dei al cervello femminile una sorta di capacità tre anni di età, ma la diagnosi certa si può protettiva dai sintomi autistici. (F. C.).

Le novità di uno studio anglo-svedese

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na ricerca anglo-svedese ha dimostrato come nel cervello delle persone affette da autismo non vi sarebbero, come finora creduto, carenze di un recettore (Gaba). Quindi le terapie per potenziare il neurotrasmettitore sarebbero inutili. La ricerca condotta da Jamie Horder del King’s College di Londra e dall’italiano Mattia Veronese, Senior Molecular Imaging Scientist al King’s College, pubblicata su Science Translational Medicine, ha utilizzato un campione di 27 pazienti confrontato con 31 persone normali per dimostrare che non ci sarebbero carenze del recettore ma pare solo difetti nella comunicazione dei messaggi. Per la prima volta il sistema Gaba è stato analizzato non post-mortem ma, dato il campione esiguo, nessuno studio è ancora definitivo e si dovrà allargare la ricerca. Una delle ipotesi sull’autismo riguarda il bilanciamento tra i neurotrasmettitori inferiori Gaba, con funzione inibitoria, e quelli “superiori” ed eccitatori del glutammato. I bassi livelli di Gaba sono associati all’ansia, a disturbi dell’umore ma anche al dolore cronico e all’epilessia. La ricerca anglo-svedese ha anche guardato al glutammato nei pazienti con autismo ma le analisi sono ancora in corso. Lo scorso maggio la rivista Translational Psychiatry si è concentrata proprio su glutammato e Gaba nell’autismo attraverso la spettroscopia protonica di risonanza magnetica su 25 pazienti adulti. È stato dimostrato che la riduzione del glutammato nel nucleo caudale la componente sottocorticale del telencefalo, con un ruolo inibente sugli stimoli provenienti dalla corteccia cerebrale, comporti sintomi sociali più gravi, mentre i livelli del recettore Gaba non hanno mostrato alterazioni.

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SALUTE

Alleanza fra cinque Regioni per l’acquisto di un farmaco

Con la gara unica, previsto un risparmio di 31 milioni sulla fornitura di Adalimumab di Daniele Ruscitti © Video_Creative/www.shutterstock.com

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na riduzione del 65 per cento del prezzo dei farmaci e un risparmio di oltre 31 milioni di euro. Sono i risultati centrati grazie ad un accordo siglato fra cinque regioni (Piemonte, Lazio, Sardegna, Valle d’Aosta e Veneto) che per la prima volta ha permesso di bandire una gara sovraregionale per la fornitura di medicinali e ottenere risparmi consistenti. Nei giorni scorsi Scr, la società di committenza della Regione Piemonte, ha infatti aggiudicato la gara per la fornitura di Adalimumab, un farmaco biologico usato per malattie come l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e il morbo di Crohn. Nel bando di gara si sono associate al Piemonte altre quattro regioni - Lazio, Sardegna, Valle d’Aosta e Veneto – per un totale di circa 17 milioni di persone interessate, quasi un terzo dell’intera popolazione italiana. L’indizione di un bando per la fornitura, avvenuta contemporaneamente alla scadenza del brevetto del farmaco “originatore” e all’immissione sul mercato del biosimilare, ha consentito una riduzione del 65 per cento del costo sostenuto dalle regioni e un risparmio di oltre 31 milioni di euro. Sono 111.929 le fiale messe a gara: l’importo unitario è sceso dai 424,32 euro pagati inizialmente ai 298 euro della base d’asta, fino ai 146,72 euro del prezzo

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Il costo per gli enti è sceso da 47,5 milioni di euro spesi prima della gara agli attuali 16,4 milioni dell’effettiva aggiudicazione, grazie all’ulteriore ribasso avvenuto. Il costo per le regioni è così sceso dai 47,5 milioni di euro spesi prima della gara agli attuali 16,4 milioni di euro. «Si tratta di un fatto storico, è la prima volta che in Italia più regioni si accordano per effettuare una gara di tali proporzioni, ed è anche la dimostrazione che sulla farmaceutica ci sono ancora molti margini per ottenere risorse da reinvestire nel sistema sanitario - sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni -. È un’esperienza che abbiamo portato avanti in questi anni come Giunta Chiamparino e che ora mettiamo a disposizione di tutte le Regioni: uniamoci per fare gare d’appalto comuni». Secondo il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, «l’accordo che abbiamo chiuso con 5 regioni è rivolu-

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zionario per comprare i farmaci, ci farà risparmiare in tutto 31 milioni di euro, solo per il Lazio comporterà un risparmio di circa 10 milioni. Questo è l’esempio di come si può risparmiare efficientando la macchina amminaitrativa e di come per noi spending review è innovazione e non taglio delle prestazioni». Nei prossimi mesi dovrebbero infatti essere immessi sul mercato nuovi farmaci biosimilari del bevacizumab e del teraparatide, medicinali per cui a livello nazionale le Regioni spendono rispettivamente 155 e 85,4 milioni di euro all’anno. Lo scorso anno, Saitta aveva scritto agli assessori regionali alla Sanità, proponendo l’avvio di gare uniche per la fornitura di medicinali per incentivare la concorrenza e ottenere consistenti riduzioni sui costi. La gara appena conclusa è il primo risultato di questa forma di collaborazione. «L’indizione di bandi sovraregionali per la fornitura di medicinali – sottolinea l’assessore alla sanità e l’integrazione sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato - è la strada giusta per ottenere qualità e risparmio. L’esperienza fatta in associazione con il Piemonte, il Veneto, la Sardegna e la Valle D’Aosta ha prodotto un risparmio di oltre 30 milioni di euro. Un fatto davvero rilevante che apre la strada a future collaborazioni. Uniti si risparmia e si reinveste in sanità».



SALUTE

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angiare cibi biologici abbatterebbe del 25 per cento il rischio di ammalarsi di cancro, e questo vantaggio deriverebbe dall’assenza di pesticidi negli alimenti. Lo suggerisce, con dati che per il momento restano da confermare, uno studio epidemiologico pubblicato sul numero di ottobre della rivista Jama Internal Medicine, realizzato da un team di ricercatori della Sorbonne di Parigi. Che, però, viene demolito dall’American Council on Science and Healt con un articolo sul proprio portale che bolla la questione come “biologicamente impossibile”. I dati che sono stati utilizzati per la ricerca francese sono quelli dello studio NutriNet-Santé, a cui hanno partecipato 68.980 adulti francesi volontari tra il maggio 2009 e il novembre 2016. Obiettivo della ricerca, verificare se un diverso tipo di alimentazione, in particolare quello basato su cibi biologici e quindi privi di pesticidi, può realmente diminuire il rischio cancerogeno. Nel lasso di tempo della raccolta dati sono stati diagnosticati 1340 tumori, soprattutto a seno, prostata, pelle e colon. Nello studio pubblicato da Jama, la cui prima autrice è Julia Baudry, docente di Epidemiologia e Statistica alla Sorbonne, viene indicato che «una più elevata frequenza del consumo di cibi biologici è associata a un minore rischio di cancro. Questi esiti vanno però confermati con un tempo di osservazione più lungo e su una popolazione più ampia ed eterogenea, perché le partecipanti al NutriNet – Santé sono in maggioranza donne, con elevata scolarizzazione e hanno atteggiamenti salutari in generale, non solo a tavola, che potrebbero incidere sul loro minor pericolo di cancro. In sostanza, l’alimentazione potrebbe essere anche soltanto una concausa e non è quindi possibile dare per scontato che l’assenza di pesticidi porti direttamente a miglioramenti di questa portata, che si

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Il biologico ridurrebbe il rischio di cancro. Il contestato studio francese Al progetto NutriNet-Santé hanno partecipato quasi 70mila persone

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attestano intorno a un calo del rischio in cologia al Policlinico San Matteo di Pavia media del 25 per cento, ma che raggiungo- ed esperto di nutrizione in oncologia, inno anche il 34 per cento per il cancro del tervistato dal Corriere della Sera – è riseno post-menopausa e il 76 per cento per i goroso dal punto di vista scientifico e ci linfomi, tutte patologie che dice che una dieta con cibi vengono ricondotte all’utiLa ricerca è stata trattati il meno possibile lizzo dei pesticidi. con agenti chimici potreb«Per spiegare i risul- pubblicata da Jama be avere un impatto sulla tati – dice Emmanuelle e la prima autrice prevenzione dei tumori. Kesse-Guyot, ricercatrice come sottolineè l’epidemiologa Tuttavia, dell’Inserm citata da Le ano gli stessi autori, i dati Monde – l’ipotesi più probache vengono dallo studio della Sorbonne bile è la presenza di residui francese vanno confermaJulia Baudry di pesticidi sintetici molto ti e sarebbe, a mio avviso, più frequente e a dosi più un errore dare subito per elevate negli alimenti prodotti dall’agricol- scontato che se mangi bio il rischio di amtura convenzionale rispetto a quella bio». malarsi di tumore si riduce drasticamente. «Lo studio francese su Jama – com- Ci sono molte variabili che possono incimenta Paolo Pedrazzoli, direttore dell’On- dere su questo dato».

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SALUTE

Il no della Fondazione Veronesi

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nche la Fondazione Veronesi, riportando i dati di uno studio inglese, aveva negato che il cibo biologico potesse in qualche modo ridurre le possibilità di sviluppare un tumore. Era il 2014, la ricerca era stata pubblicata su Nature nel British Journal of Cancer; erano state prese in esame oltre 600mila donne nel Regno Unito e si era visto che l’incidenza totale di tumori era del tutto sovrapponibile tra quelle del gruppo che dichiaravano di usare “sempre o spesso” alimenti biologici e quelle che invece non ne utilizzavano. Era stato osservato che tra le donne che consumavano più spesso cibo biologico c’era un lieve aumento delle diagnosi di tumore al seno e una riduzione del linfoma non-Hodgkin, ma non era stato individuato un nesso con la dieta. «Sebbene gli scienziati stimino che quasi un terzo dei tumori possono essere prevenuti attraverso la dieta – si legge sul sito della Fondazione – le principali responsabilità non sarebbero da ricondurre ai pesticidi, anche per merito degli alti standard di sicurezza degli alimenti prodotti in Europa». «Conta molto la qualità del cibo – conti- insaccati e affettati), così come alcolici e nua Pedrazzoli al Corriere – e non il concet- bevande zuccherate». to, sempre più diffuso e privo di evidenze Chi invece si scaglia nettamente conscientifiche, di escludere a priori alimenti, tro lo studio francese è l’American Council in particolare fonti proteion Scienze and Health, che che come latticini e carne. Chi invece si scaglia il 22 ottobre ha pubblicato Scegliere un cibo sano non un articolo dal titolo inequiè solo questione di grassi e nettamente contro vocabile: “No, il cibo biolocalorie, biologico o meno. lo studio francese gico non riduce il rischio di Quel che davvero conta è cancro. È biologicamente è l’American seguire un’alimentazione impossibile”. «L’agricoltura ricca di alimenti vegetali Council on Scienze biologica – si legge, a firma (ortaggi, frutta, legumi e di Alex Berezow – vieta aland Health cereali integrali per almeno cuni tipi di pesticidi mentre 400 grammi al giorno e 30 ne consente altri. Ciò signifidi fibre); limitando i cibi processati ricchi ca che l’unico plausibile meccanismo biologidi grassi, amidi e zuccheri, la carne rossa co per cui il cibo convenzionale sarebbe più cotta (meglio non andare oltre ai 350-500 cancerogeno di quello biologico starebbe nel grammi a settimana) e conservata (salumi, tipo di pesticidi utilizzato. È vero? No».

L’articolo, che critica anche il modo di raccolta dati usato per lo studio francese e accusa gli autori di essere sbilanciati per il biologico al punto da pubblicare studi definiti “bizzarri”, prosegue citando i pesticidi più utilizzati nell’agricoltura convenzionale, tra cui il glifosato, l’atrazina e il 2,4-D che, continua Berezow, non sono ritenuti cancerogeni e, anche se lo fossero, vengono usati in livelli così bassi da non costituire pericolo; inoltre, prosegue l’Acsh, nell’agricoltura biologica si utilizzano prodotti come il solfato di rame, che può causare vomito e nausea, e l’etanolo, che invece è cancerogeno. «Il punto – aggiunge Berezow – è che evitare cibo convenzionale non significa evitare sostanze chimiche pericolose; queste sono presenti ovunque, a fare la differenza è la dose». (N. F.)

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Dall’Inghilterra l’atlante genetico del diabete Quasi un milione di persone analizzate e 20 trilioni di dati raccolti di Nico Falco

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uasi un milione di persone “stu- lina portando a livelli elevati di glucosio diate”, 20 trilioni di dati analiz- nel sangue. Per arrivare a questa gigantezati, 135 modifiche al Dna re- sca mappatura dei geni i ricercatori hansponsabili dell’insorgere della no estrapolato i dati di 898.130 persone malattia scoperte. Quello di discendenza europea, realizzato da una equipe usando cioè un campione Pubblicati internazionale, guidata da abbastanza da riprosu Nature Genetics vasto due ricercatori di Oxford, è durre la popolazione occiil più grande studio sul diadentale. È stata realizzata i risultati della bete mai ultimato e potrebscansione del set commappatura genetica una be portare allo sviluppo di pleto di Dna e sono stati di persone di nuove terapie e farmaci trovati i punti nel genoma innovativi. I risultati sono discendenza europea associati al diabete di tipo stati pubblicati sui Nature 2. Ne hanno individuati Genetics e restituiscono 400, il doppio di quanto una sorta di “atlante genetico” del diabete. era noto finora. Poi sono passati a una ulObiettivo della ricerca, comprendere teriore analisi, esaminando queste regioni l’origine della malattia e cosa sia alla base al microscopio, alla ricerca delle modifiche della riduzione della capacità del corpo del Dna responsabili degli effetti. Ne sono umano di rispondere all’ormone dell’insu- state identificate 243, delle quali 135 non

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erano ancora conosciute. I risultati potrebbero fare da apripista a nuove terapie, ma anche costituire la chiave per svelare i meccanismi alla base della malattia e dare una svolta alla prevenzione indicando le persone che, per fattori genetici, mostrano una propensione a sviluppare il diabete. Molte delle modifiche individuate durante lo studio si trovano in parti del genoma che si comportano come interruttori, che attivano e disattivano i geni chiave nelle beta-cellule pancreatiche produttrici di insulina; si tratterebbe quindi di una modifica che agisce su un sistema “on/off”, “spegnendo” l’interruttore e compromettendo di conseguenza le capacità di risposta dell’organismo. «Ciò è importante perché la variazione di questi geni li rende target terapeutici futuri», chiarisce l’autore principale,


SALUTE dificare stili di vita, come obesità, fumo, alcol e sedentarietà». In Italia sono oltre 3 milioni e 200mila le persone che hanno dichiarato di essere affette da diabete (dati del 2016), ovvero il 5,3 per cento della popolazione complessiva e il 16,5 per cento degli over 65; nel 1980 il diabete coinvolgeva il 2,9 per cento della popolazione, in trent’anni la diffusione è quasi raddoppiata. Anche rispetto al 2000 è stato registrato un aumento: i diabetici sono un milione in più. I dati sono contenuti nel report dell’Istat “Il diabete in Italia”, che prende il considerazione il periodo dal 2000 al 2016. Questo incremento del numero delle persone affette da diabete, sostiene l’Istat, è in gran parte dovuto all’anticipazione delle diagnosi, con la scoperta di molti casi prima sconosciuti, e all’aumento della sopravvivenza dei malati (oggi di diabete si muore il 20 per cento in meno in tutte le classi di età); altro punto da tenere in considerazione è l’invecchiamento della popolazione. I dati mostrano inoltre che questa patologia è associata allo svantaggio socioeconomico. Tra le donne si registrano diseguaglianze maggiori: nella fascia di età tra i 65 e i 74 anni sono il 6,8 per cento le diabetiche con laurea o diploma, la percentuale sale al 13,8 per cento per quelle con licenza media; per gli uomini le percentuali sono del 13,2 e del 16,4 per cento. Lo svantaggio economico incide anche sull’aspettativa di vita: le donne con un titolo di studio basso hanno un rischio di morte 2,3 volte più elevato delle laureate. Quanto © Syda Productions/www.shutterstock.com alla diffusione geografica, dalle rilevazioni Istat è emerso che il diabete è più diffuso Anubha Mahajan. «Questo studio – spiega nelle regioni del Mezzogiorno, dove il tasMassimo Federici, ordinario di Medicina so di prevalenza standardizzato per età è Interna all’Università Tor Vergata di Roma del 5,8 per cento, contro il 4 per cento del ed esperto della Società Italiana di Diabe- Nord, e dove i registrano livelli più elevati tologia – rappresenta un anche per la mortalità per progresso senza preceden- In Italia sono oltre entrambi i sessi. ti nella comprensione del Tra i fattori di rischio diabete. Ha una casistica 3 milioni e 200mila ci sono la sedentarietà e molto ampia che riprol’obesità; la percentuale di le persone che duce la popolazione della persone obese tra i 45 e i società occidentale, in cui dichiarano di essere 64 anni che soffre di diabeabbiamo un 8 per cento di affette da diabete te è del 28,9 per cento per diabetici, tra diagnosticagli uomini e del 32,8 per (dati del 2016) ti e non. Questa sorta di cento per le donne; nella atlante genetico della mastessa fascia di età è stato lattia fornisce informazioni che possono riscontrato che il 47,5 per cento degli uoconsentire di individuare le persone che mini e il 64,2 per cento delle donne affetti hanno un rischio elevato di sviluppo di da diabete non praticano attività leggera diabete: sono loro che potrebbero trarre nel tempo libero e conducono una vita separticolare beneficio da sforzi mirati a mo- dentaria.

Più casi ma meno ricoveri

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dati dell’Istat evidenziano anche che, al fronte di un incremento del numero delle persone affette da diabete, sono diminuiti i ricoveri per questa patologia o quelle ad essa strettamente collegate. Rispetto al 2000 le ospedalizzazioni sono il 66,4 per cento in meno (-26,6 per cento i ricoveri complessivi), nel 2015 ce ne sono stati 50mila. Sono fortemente in calo anche i ricoveri a rischio di inappropriatezza, che dal 2011 al 2016 sono passati da 108 a 49 su 100mila abitanti. La variazione testimonia la maggiore efficacia della presa in carico dei pazienti, data dalla deospedalizzazione dei casi di diabete e dall’incremento degli indicatori di appropriatezza ospedalieri. Il numero di ospedalizzazioni, infine, non è direttamente collegato alla diffusione della malattia e non è possibile quindi trarne un dato statistico: è determinato anche dalla diversa offerta di servizi e dalla differente appropriatezza nel ricorso alle strutture sanitarie.

Occhi

Pelle

Sangue

Cuore

Reni

Nervi Ossa

IL DIABETE PRODUCE DANNI SU...

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Dal 25 maggio 2018 è in vigore il nuovo regolamento sulla protezione dei dati personali. Prendine visione sul sito internet dell’Ordine Nazionale dei Biologi


SALUTE

Scoperto il “doping” del cancro che provoca iperattività

Un team dell’Università di Padova punta il dito contro la proteina Brd4 © jovan vitanovski/www.shutterstock.com

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rescere sempre, non rispettare i confini di “buon vicinato” con le cellule adiacenti, sfuggire ai meccanismi di controllo che potrebbero eliminarle. Il cancro è una malattia che porta le cellule verso stati alterati, iperattivi, irrispettosi dei tessuti che le ospitano. Ma cosa c’è dietro a quello che somiglia a una sorta di doping, cosa si nasconde dietro alle condizioni che garantiscono alle cellule tumorali dei super poteri unici? A questi interrogativi ha provato a dare una risposta un team di ricercatori padovani che ha puntato il dito contro la proteina Brd4, responsabile dell’iperattività delle cellule tumorali. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Medicine, è sostenuta da Airc. Le cause del cancro, secondo gli esperti dell’università di Padova e dell’Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare) di Milano, vanno ricercate nei processi responsabili dell’acquisizione di tali stati. Da tempo Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova e direttore del Programma di biologia dei tessuti e tumorigenesi all’Ifom, con il suo team di ricercatori si chiede cosa differenzi una cellula tumorale da una sana. «Per andare alle radici del cancro - spiega Piccolo - abbiamo dovuto sca-

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature Medicine ed è stata sostenuta da Airc vare nei meccanismi fondamentali che normalmente fanno funzionare le cellule normali e da lì fare i confronti, capire cosa c’era di storto, quali interruttori erano saltati e quali erano invece accesi in modo aberrante». Il gruppo di Stefano Piccolo era già da anni sulle tracce di due geni molto simili tra loro, Yap e Taz, abbondantemente attivi in molti tumori che insorgono in diversi organi. Tali geni sembravano corrispondere perfettamente all’identikit di fattore “dopante” per le cellule del cancro. Inattivare questi geni infatti non ha conseguenze per il tessuto sano, se non renderlo refrattario allo sviluppo del cancro. «Una scoperta interessante, peccato che sia impossibile, a oggi, generare dei farmaci capaci di colpire proteine come Yap e Taz. Per aggirare questo problema abbiamo capito che dovevamo studiare i meccanismi intimi del funzionamento di Yap e

Taz, entrando nel nucleo, dove Yap e Taz controllano una parte dell’informazione genetica. Dovevamo fotografare, per così dire, l’intero genoma delle cellule tumorali per scoprire dove Yap e Taz operano, attivando la sintesi di una serie di proteine che possono rendere tumorale una cellula sana», dice Michelangelo Cordenonsi, cofirmatario assieme a Piccolo dell’articolo su questo tema nella rivista Nature Medicine, una delle più importanti in ambito biomedico. L’articolo è stato per oltre due settimane al primo posto fra i più letti. Prima autrice del lavoro è la giovane ricercatrice Francesca Zanconato. Gli studiosi hanno scoperto che Yap e Taz si associano a un’altra proteina, Brd4, essenziale a questi effetti dopanti. Colpendo Brd4 attraverso dei farmaci sperimentali, il gruppo ha quindi dimostrato come questa strategia possa essere efficace nel combattere il cancro ed in particolare alcune forme resistenti ai farmaci. «Purtroppo i farmaci contro Brd4 sono ancora in fase sperimentale negli esseri umani e non se ne conoscono ancora per intero i possibili effetti tossici», avverte Piccolo. Ma gli studi indicano una strada innovativa che, se combinata ad altri trattamenti, promette importanti sviluppi in ambito terapeutico. (D. R.)

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SALUTE © Natalia Klenova/www.shutterstock.com

Il caffè e le sue caratteristiche antiossidanti Un’arma per contrastare i radicali liberi e favorire i processi metabolici di Carla Cimmino

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ttraverso esperimenti sia in vivo che in vitro, è stato dimostrato che l’acido caffeico e i suoi derivati hanno benefiche proprietà antiossidanti, dovute a un insieme eterogeneo di composti detto “fitocomplesso”, anche a basse concentrazioni. È possibile ritrovare l’acido caffeico in natura in tantissimi ortaggi e anche nella frutta: mele, prugne e pere ma, come si può desumere dal suo nome, principalmente nel caffè e, soprattutto negli estratti di caffè verde. All’interno dei chicchi di caffè che non vanno incontro al processo di torrefazione dopo esser stati raccolti, come prodotto dell’acido caffeico è possibile ritrovare l’acido clorogenico, dal punto di vista della classificazione chimica, è un estere, il prodotto di una reazione tra un alcol o un fenolo con acido carbossilico. In particolare, è l’estere che si ottiene

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dalla combinazione dell’acido caffeico con nel sangue. L’acido clorogenico funziona l’acido (L)-chinico, o quinico. Il processo con un meccanismo inibitore dell’enzima di torrefazione comporta l’eliminazione di glucosio-6-fosfatasi (G6P) quindi, potenbuona parte di questo acido clorogenico, zialmente, sarebbe in grado di ridurre la perciò l’alimento con maggior contenuto quantità di glucosio prodotto dal corpo. È anche un inibitodel benefico acido clorogenico è il caffè verde (green In modo particolare, re dell’enzima alfa-glucosidasi, che interviene coffee), perché viene racil caffè verde nell’assorbimento corcolto prima che arrivi a maporeo dei carboidrati. turazione, quando presenta rappresenta una L’azione dell’acido cloroancora il colore verde che lo delle varianti genico, contenuto sotto caratterizza. più ricche di forma di estere dell’acido L’acido caffeico, contrasta la malefica azione dei proprietà benefiche caffeico attraverso la gestione del glucosio circoradicali liberi e aiuta l’orgalante, porterebbe a una nismo, a mantenersi in un giovanile stato salutare, è anche un valido diminuzione del contenuto corporeo di ausilio per i processi metabolici del corpo lipidi, aiuta l’organismo nell’accelerazione umano, favorendo la diminuzione dei de- dei processi metabolici, che favoriscono la positi adiposi e dei grassi corporei, e inter- perdita di peso gradualmente. Il caffè verviene a riequilibrare i livelli degli zuccheri de mette in movimento in modo più attivo

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SALUTE Il dott. Alfredo Borrelli, nutrizionista e biologo dell’A.I.nu.C (Accademia internazionale di Nutrizione clinica) dice: «il caffè verde possiede delle virtù dimagranti che gli derivano sostanzialmente dall’importante livello di acido clorogenico che vi è contenuto, il quale è sostanza capace di diminuire l’assorbimento di zuccheri a livello intestinale e di sveltire i processi metabolici con un’accelerazione del processo naturale grazie al quale il nostro corpo elimina i grassi accumulati, bruciandoli». Oltre agli effetti antiossidanti e antimutageni, l’acido caffeico e i suoi derivati godono di proprietà antinfiammatorie, grazie alla loro capacità di inibire le ciclossigenasi 1 e 2 (meccanismo d’azione tipico dei FANS) e altri enzimi chiave coinvolti nel processo infiammatorio. L’insieme di queste caratteristiche funzionali è risultato utile anche nel proteggere la pelle dagli effetti dannosi delle radiazioni UV, in particolare di quelle dotate della lunghezza d’onda più pericolosa (UVB ed UVC). Oltre al caffè, questi preziosi “fitocomplessi” sono contenuti in molte altre piante, come quelle appartenenti alla famiglia delle Asteraceae (carciofo, cicoria, tarassaco, cardo ecc.). Grazie ai numerosi effetti biologici dimostrati, gli acidi fenolici e i loro derivati stanno trovando molta applicazione nell’industria cosmetica. Non solo per il forte potere antiossidante, ma anche per la capacità di migliorare la circolazione sanguigna. L’acido clorogenico è presente in creme per il viso, per il corpo e per i capelli, riattivando il microcircolo migliora tutti i processi metabolici, favorendone lo il veicolo dei principi attivi contenuti nei smaltimento di circa ¾ delle calorie che cosmetici e contrasta la caduta dei capelli. assumiamo quotidianamente, tutto questo Alla caffeina vengono attribuite proaccade però se vi si associa una corretta prietà anticellulite, infatti la sua applialimentazione ed una giusta attività fisica. cazione in cosmesi, risulta efficace per Attraverso una ricerca stimolare il drenaggio nei del Prof. Vinston, docente L’acido clorogenico, tessuti e la rimozione dei dell’ Università della Pennliquidi in accesso, ecco un prodotto sylvania, è stato dimostraperché viene utilizzata to che su cinquantasei dell’acido caffeico, nella preparazione di molindividui adulti i tassi di ti prodotti cosmetici per il favorisce la concentrazione di zuccheri trattamento della cellulite nel sangue sono più bassi e delle adiposità localizperdita di lipidi dopo l’assunzione di caffè zate, questi trattamenti dal corpo verde. Mentre una ricerca devono comunque essere pubblicata sull’American abbinati ad una corretJournal of Clinical Nutrition ha evidenzia- ta alimentazione ed a un esercizio fisico to, che l’assunzione di caffè verde aiuta regolare. A livello topico, l’impiego della il dimagrimento e induce alla perdita di caffeina è presente anche in prodotti per peso, grazie al potere che l’acido cloroge- il contorno occhi per contrastare l’odiosa nico ha di bruciare i grassi. insorgenza di borse e occhiaie.

Il caffè verde

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al caffè verde si ottiene, previa macinatura e infusione, una bevanda totalmente diversa rispetto al caffè tostato. Si tratta di un alimento che non ha subìto alcun processo di torrefazione, si distingue da quello classico per aspetto, aroma, sapore e caratteristiche nutrizionali. L’unica proprietà comune tra il caffè tostato e quello verde è la presenza di caffeina, una molecola frequentemente utilizzata in ambito dimagrante per le sue interazioni con il tessuto adiposo, dirette e indirette. Quelle dirette consistono nella capacità di promuovere la liberazione degli acidi grassi dal circolo sanguigno. Quelle indirette si manifestano con lo stimolo secretorio di catecolamine, come adrenalina e noradrenalina, le quali, a loro volta, intervengono sul tessuto adiposo facilitando la lipolisi e iper-attivando alcuni meccanismi fisiologici, quali l’aumento delle pulsazioni cardiache, del flusso coronarico, maggior reclutamento muscolare nello sport, maggiore stimolazione nervosa ecc. © Di Lev Kropotov/www.shutterstock.com

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SALUTE © Sea Wave/www.shutterstock.com

Il formaggio è come l’oppio?

Il ruolo delle casomorfine nella dipendenza da latte e derivati

di Rosa Funaro

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l formaggio, e tutti i derivati del latte, possono essere aggiunti alla lista di alimenti che creano dipendenze, così come cioccolato, caffè e zucchero. Alcune sostanze presenti nei latticini, e in particolare la caseina, agirebbero sui recettori oppioidi presenti nel cervello, creando una sorta di “attrazione’’ verso di essi. A svelarlo sono gli autori di uno studio della University of Michigan, pubblicato su US National Library of Medicine, che descrivono la caseina come fonte di sostanze oppiacee denominate appunto casomorfine. Le caseine, divise in due tipologie, A1 e A2, in seguito a idrolisi enzimatica, possono dare origine a un frammento proteico chiamato beta casomorfina; in particolare la tipologia BCM 7 è un potente oppioide con effetti sul sistema nervoso centrale che ricordano quelli degli oppiacei; inoltre questi peptidi sono dotati delle stesse proprietà biologiche messe in evidenza dalla fissazione competitiva sui recettori della morfina e degli oppiacei. A tal proposito uno studio condotto in Nuova Zelanda sul beneficio legato al consumo di latte con Beta-caseina A2A2, ha generato un forte interesse sull’argomento, favorendo la commercializzazione, in alcuni paesi, di latte contente solo Beta-caseina A2A2. Pare che tra i 5mila e i 10mila anni fa tutto il latte bovino fosse di tipo A2 e che le vacche producessero latte contenente beta-caseina A2, solo successivamente a una mutazione, un gruppo di esse produsse un latte ricco di beta-caseina A1. L’essere umano non avrebbe ancora del tutto adat-

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SALUTE

Proprio come cioccolato, caffè e zucchero anche latte e formaggio possono essere inseriti nella lista degli alimenti che creano dipendenza tato il suo organismo alla metabolizzazione dei peptidi correlati, prima della digestiodel latte A1, il cui consumo provocherebbe ne; la formazione di BCM7 e dei peptidi alcuni effetti collaterali, senza trascurare correlati durante la digestione umana e di il fatto che la beta-caseina A1 è diventata seguito le possibili interazioni molecolari quella prevalente soprattutto nella razza di questi peptidi con l’ambiente dell’ospiFrisona. La differenza tra le due varianti te. Inoltre nella review, viene considerato sta nella presenza, in pol’assorbimento dei peptidi sizione 67 della catena, e analizzati i loro possibili La caseina, dell’amminoacido Istidina meccanismi di passaggio nel caso della beta casei- sostanza contenuta attraverso l’epitelio intestina A1, e dell’amminoacido nei latticini, è fonte nale, il trasporto all’interno Prolina nella A2. del flusso ematico e il pasdi sostanze Essendo le proteine saggio attraverso la barrieun gruppo molto eteroge- oppiacee, chiamate ra ematoencefalica. neo di composti organici, La gran parte del lavocasomorfine coinvolti in molti processi ro presente nello studio, biologici importanti e in seprecedentemente citato, si guito alla loro idrolisi enzimatica durante basa sulla caratterizzazione dei peptidi opla trasformazione o la digestione degli ali- pioidi provenienti dalle proteine del latte menti, possono liberare peptidi dalla loro vaccino, in particolare le β-casomorfine che sequenza amminoacidica primaria, molti di sono un gruppo di peptidi oppioidi rilasciaessi sono noti per essere fisiologicamente ti dalla β-caseina e il peptide derivato dalattivi e i loro possibili effetti hanno attirato la β-caseina con la sequenza Tyr60 - Pro61 negli ultimi anni l’interesse di molti. Difatti -Phe62 -Pro63 -Gly64 -Pro65 -Ile66 è coe noto come, la β-casomorfina 7 (BCM7), nosciuto come β-casomorfina 7 (BCM7). una frazione amminoacidica che è presente Quest’ultima, rilasciata tramite la digestione nella β-caseina del latte, contribuirebbe ad enzimatica della β-caseina bovina, è dettato aumentare il rischio di sviluppare alcune dalle diverse sequenze amminoacidiche di malattie. tale proteina. Nella variante Sulla base del presunA2 della β-caseina si ritroLa BCM 7 to effetto negativo impuva un residuo di prolina in ha effetti sul tato alla β-casomorfina 7 posizione 67 mentre, nelle nei confronti della salute varianti A1 e B di β-caseina, sistema nervoso umana, l’EFSA (Autorità c’è un residuo di istidina in centrale che Europea per la Sicurezza questa posizione. Nel caso Alimentare) ha ritenuto delle varianti che contengoricordano quelli indispensabile rivedere no prolina, l’idrolisi enzimadegli oppiacei quella che è la letteratura tica del legame Ile66 -Pro67 scientifica pubblicata, per non si verifica o si verifica valutare la correlazione tra questo peptide, con una frequenza molto bassa. A tal propoi suoi peptidi correlati e le malattie non tra- sito bisogna considerare che il cambiamensmissibili. to degli obiettivi di selezione degli ultimi Una recente review analizza le possibili decenni ha portato, nella maggior parte dei fonti di β-casomorfine, il polimorfismo del- paesi europei, ad una modificazione nella la β-caseina, la presenza di β-casomorfina e composizione delle razze bovine.

Le casomorfine, possono avere effetti diversi anche a livello del lume e nella mucosa intestinale, tra cui effetti regolatori sulla motilità gastrointestinale e sulle secrezioni gastriche e pancreatiche; inoltre molti studi riportano effetti delle β-casomorfine sul sistema nervoso centrale in seguito a somministrazioni per via intraperitoneale negli animali. Nuovi studi hanno inoltre dimostrato che il consumo di beta-caseina A1, ha riportato effetti infiammatori nell’intestino di topi e un ritardo nel transito intestinale, mentre, in bambini cronicamente affetti da costipazione, il problema si è risolto nell’81 per cento dei casi, grazie all’eliminazione del latte dalla dieta. Gran parte dei dati sugli effetti oppioidi di BCM-7 sono stati raccolti in studi su animali in cui i peptidi sono stati iniettati nell’animale piuttosto che digeriti. Tuttavia, per agire nel corpo umano, i peptidi BCM-7 dovrebbero passare attraverso l’epitelio intestinale ed evitare di essere scomposti nel plasma o nel fegato. Per agire sul sistema nervoso centrale, avrebbero anche bisogno di attraversare la barriera emato-encefalica. In conclusione, sulla base della revisione della letteratura scientifica disponibile, una relazione causa-effetto tra l’assunzione orale di BCM-7 o peptidi correlati ed eziologia o decorso di qualsiasi malattia non trasmissibile non possono essere stabiliti con certezza. Per le citazioni: Relazione scientifica dell’EFSA, DATEX Working Group sul potenziale impatto sulla salute delle β-casomorfine e dei peptidi correlati. EFSA Scientific Report (2009) 231, 1-107 ©European Food Safety Authority, 2009.

La Caseina

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e caseine sono proteine che si trovano principalmente nel latte fresco. Sono coniugate, cioè legate ad altre molecole, in questo caso a fosforo. Ad eccezione della K-caseina, le caseine sono idrofobiche, per cui quando si trovano all’interno di soluzioni acquose, come il latte, tendono a unirsi e a formare micelle, nelle quali intrappolano diverse sostanze, tra cui calcio, enzimi e altro ancora. Le micelle si suppone vengano tenute assieme da meccanismi tra cui ponti di calcio, interazioni idrofobiche e legami idrogeno.

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Colite ulcerosa: la malattia dei giovani

In Italia colpiti oltre 100mila ragazzi con meno di trent’anni di Niccolò Gramigni

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a chiamano la malattia dei giovani. È la colite ulcerosa, una patologia infiammatoria cronica intestinale che coinvolge la mucosa dell’intestino crasso (colon). In Italia ci sono almeno 100mila casi di colite ulcerosa, con una distribuzione sostanzialmente equilibrata tra i sessi: la malattia è diffusa in particolare tra gli under 30. La CU può colpire la mucosa del retto (rettocolite ulcerosa) o estendersi in tutto il colon. È classificata a seconda della gravità delle lesioni della mucosa e dell’estensione (se coinvolge tutto il colon si trasforma in pancolite). L’andamento della patologia prevede l’alternarsi di periodi di remissione a episodi acuti, che in alcuni casi richiedono il ricovero in ospedale: nella fase di remissione - è bene specificare - il paziente può godere di un periodo di benessere, senza avere particolari limitazioni. La patologia si manifesta con dolore addominale, diarrea ricorrente, tenesmo rettale, sanguinamento rettale. Chi soffre di questa patologia è esposto a perdite di peso e febbre: in questi casi è opportuno contattare il medico. Nel caso dei bambini la CU può portare a un rallentamento o una mancanza di crescita. La causa della CU è sconosciuta: gli esperti indicano che però esiste una correlazione con la storia familiare. In particolare il rischio di soffrire di CU è più elevato se

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Si tratta di una patologia infiammatoria cronica della mucosa intestinale si ha un parente di primo grado con questa malattia. Tra i fattori che, pur non originando la CU, portano a un peggioramento dei sintomi, c’è lo stress: in questi caso è necessario fare attività fisica, un ottimo modo per normalizzare la funzione intestinale. In alternativa i medici consigliano anche di ricorrere a esercizi di respirazione: un esempio è prendere lezioni di yoga. Attenzione poi all’alimentazione: non ci sono dirette relazioni tra l’originarsi della malattia e lo stile di vita alimentare, però evitare alcuni cibi è senz’altro consigliato. In particolare, secondo gli esperti, è necessario limitare i prodotti lattiero-caseari: le persone con patologie infiammatorie intestali spesso hanno problemi con questi alimenti. Inoltre cibi ricchi di fibre, come frutta e verdura fresca, non sono indicati per chi soffre di colite ulcerosa: broccoli,

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cavolfiori e noci non sono “amici” di chi ha questa patologia. Ovviamente è bene evitare cibi piccanti, alcol e caffeina perché potrebbero peggiorare il quadro clinico. Inoltre i medici consigliano di bere molti liquidi e di evitare di fare grandi pasti: meglio consumare piccoli pasti al giorno (nell’ordine di cinque-sei). Se si sospetta di avere la CU o si sa della presenza della mattina, gli esami da fare vanno da quelli di laboratorio (analisi del sangue) al campione di feci. L’esame “tipo” è la colonscopia: in questo modo lo specialista potrà valutare sia l’aspetto macroscopico che microscopico (attraverso le biopsie) della mucosa dell’intero colon. È consigliato fare anche radiografie ed ecografie dell’addome. La terapia varia da paziente a paziente, proprio per la particolarità di questa patologia: tra i farmaci che possono essere utilizzati ci sono quelli anti-infiammatori (mesalazina). Si può fare ricorso anche ad immunosoppressori: tra i farmaci in questo caso ci sono azatioprima, mercaptopurina e ciclosporina. Da non trascurare anche la possibilità di passare a farmaci biologici (come infliximab, adalimumab e golimumab). Nei casi gravi, infine, può essere necessario ricorrere alla chirurgia con l’asportazione dell’intero colon e il retto (proctocolectomia).


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L’alimentazione dei centenari del Cilento © Di mythja/www.shutterstock.com

Lo studio pilota CIAO individua le variabili della longevità di Vincenzo Cosimato*

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el 2016 nel Cilento, a Sud di Salerno, è stato avviato uno studio pilota, denominato CIAO (Cilento on Aging Outcomes Study) per individuare le variabili che permettono all’uomo di invecchiare bene e di vivere a lungo. I primi studi iniziarono a Pioppi (Pollica), patria della Dieta Mediterranea, proclamata Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’Unesco nel 2010, dove negli anni cinquanta si trasferì Ancel Keys, fisiologo americano e primo biologo nutrizionista della storia, per studiare la correlazione tra alimentazione mediterranea e rischio cardiovascolare, ma anche per, come egli stesso soleva dire, “per allungare di venti anni la vita”. Lo studio CIAO ha analizzato 29 longevi (da 90 a 101 anni) con rispettivi 2 controlli conviventi per un campione totale di 81 individui. Lo studio ha valutato parametri di laboratorio, cardiologici, specifici biomarkers di morbilità e mortalità, lo stato psicologico e nutrizionale. La ricerca di Marianna Rizzo, biologa nutrizionista, è stata rivolta alle abitudini di vita e alimentari, attraverso un questionario di aderenza al modello alimentare mediterraneo (Mediterranean Diet Score-MDS) per studia* Biologo nutrizionista

La dott.ssa Rizzo con zio Vincenzo, 104 anni, di Lustra Cilento (SA).

re una relazione tra la dieta e la longevità della popolazione cilentana. Il questionario consisteva nello studio della frequenza di introito giornaliero e settimanale di frutta, verdura, legumi, cereali, pesce, latte e derivati, carne e derivati, il consumo di vino e di olio extravergine d’oliva. «L’aderenza è stata riscontrata alta nei longevi e leggermente più bassa nei familiari conviventi in

quanto più attenti alle mode dell’industria alimentare- commenta la dott.ssa Rizzo. I risultati sono stati soddisfacenti per i longevi che hanno seguito nel corso della loro vita periodi di restrizione calorica alternata alla vera Dieta Mediterranea, caratterizzata da farine di grani antichi non raffinate, latte di capra e carne di maiale, frutta spesso mangiata direttamente dall’albero, pesce prevalentemente azzurro rappresentato dalle alici anche utilizzate sotto sale; pasta e legumi come piatto unico, verdure consumate in svariati modi spesso imbottite con uova, immancabile il bicchiere di vino a tavola e il consumo, a volte anche eccessivo, di olio extravergine d’oliva». Ogni longevo cilentano attraverso una moderata dieta frugale, grazie agli sforzi fisici nei campi o per mare, continuando a mantenersi attivo anche in tarda età e a far parte integrante del proprio nucleo familiare, inconsapevolmente ha trovato un proprio segreto di benessere. L’isolamento geografico del territorio cilentano, le abitudini quotidiane scandite dai ritmi della natura, hanno prodotto un’uniformità di stile di vita, di fattori ambientali, genetici e nutrizionali favorenti l’aumento dell’aspettativa di vita tanto da far pensare di annoverare il Cilento alle cosiddette Zone Blu, zone dove è alta la concentrazione di centenari.

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SALUTE

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angiare pesce fa bene, si sa, grazie al contenuto degli acidi grassi essenziali Omega 3. A giovare del consumo di alici e sgombri è soprattutto il cuore, così come suggeriscono numerosi studi scientifici condotti negli ultimi decenni. Tanto è vero che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) raccomanda di assumere almeno 250 mg di Omega 3 Epa (acido eicosapentaenoico) e di Dha (acido docosaesaenoico) al giorno. Le due ricerche più recenti in questo settore hanno la valenza di essere state condotte su larga scala e di spazzare gli ultimi dubbi che erano stati sollevati in occasione dell’uscita della revisione degli studi controllati randomizzati proprio sull’efficacia dell’Omega 3. I risultati sono stati presentati a Chicago, in occasione della Scientific Sessions 2018 dell’American Heart Association, e contemporaneamente pubblicati sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine. Il primo lavoro, dal nome Reduce-it (Reduction of cardiovascular events with icosapent ethyl - Intervention Trial), conferma l’utilità di assumere dosi adeguate di Omega 3 al fine di ridurre il rischio di gravi eventi cardiovascolari per i pazienti con un livello di trigliceridi al di sopra della norma ed ha coinvolto 8.179 pazienti (età media 64 anni, 29% donne) reclutati in 473 centri in 11 diversi Paesi. Il secondo, denominato Vital (Vitamin D and omega-3 trial), evidenzia invece l’efficacia nella prevenzione primaria dell’infarto del miocardio, indipendentemente dalla pre-

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Gli Omega 3 un aiuto per il cuore

Nuovi studi confermano l’azione preventiva e l’utilità nei pazienti con un alto valore dei trigliceridi nel sangue

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Del regolare consumo di pesce a tavola benificia in modo particolare il cuore, così come dimostrato da numerosi studi scientifici senza di fattori di rischi. La popolazione pensiamo che sia ragionevole parlare con coinvolta in questo caso conta 25.871 par- il proprio medico della possibilità di assutecipanti (uomini e donne di età minima mere questi integratori». I risultati sono pari a, rispettivamente, 50 e 55 anni). In in linea con le indicazioni che stanno per particolare, nello studio Reduce-it, ogni essere pubblicate come linee guida dall’Inpaziente ha assunto quotidianamente ternational society for the study of fatty quattro grammi di Omega acids and lipids (Issfal), la 3 Epa oppure un placebo. società scientifica che si L’Efsa Lo stato di salute è stato occupa di Omega 3 a livelraccomanda monitorato per una media lo internazionale. Secondi quattro anni e mezzo ed do Clemens von Schacky, l’assunzione di è emerso che l’assunzione cardiologo dell’Università di dosi elevate di Omega 3 250 mg di Omega 3 Ludwig Maximilian di Moriduce il rischio di infarto o naco di Baviera, esperto Epa e di Dha ictus non fatale e di mormondiale della relazione al giorno talità totale del 23%. Nello fra Omega 3 e malattie carstudio Vital, il trattamento diovascolari, un parametro con Omega 3 ha previsto l’assunzione quo- fondamentale da misurare in questo tipo tidiana di 1g di olio di pesce contenente di studi è il cosiddetto Indice Omega 3, 840 mg di Epa (460 mg) + Dha (380 mg). un indicatore della quantità di Epa e Dha La durata media del trattamento è stata sul totale degli acidi grassi presenti nelle di 5,3 anni. È emersa una riduzione del ri- membrane dei globuli rossi che dovrebbe schio di infarto del miocardio pari al 28%, essere misurato prima e durante le spedegli infarti fatali pari al 50% e di coro- rimentazioni. «Nello studio Reduce-it naropatie pari al 17%. Fra i partecipanti spiega von Schacky - la dose di Epa era che mangiavano poco pesce la riduzione tale da aumentare i livelli ematici di Epa dei soli infarti è stata addirittura del 40%, di un fattore pari quasi a 6 chiaramente mentre quella più generale di eventi car- sufficiente per differenziare fra gruppo di diovascolari è stata del intervento e quello di con19%. trollo. Naturalmente la miSono utili nella «A trarre maggiori surazione del vero Indice prevenzione benefici dagli integratoOmega 3 avrebbe permesri di Omega 3 è stato chi so di ottenere un’immagidi problemi mangiava poco pesce - ha ne più chiara della situacardiovascolari, spiegato JoAnn E. Manson, zione». Ed è per questo autrice principale dello motivo, spiega l’esperto, come ictus studio Vital -. Crediamo che lo studio Reduce-it e infarto che la ricerca non abbia ha ottenuto effetti clinievidenziato nessun chiaro camente rilevanti in modo motivo per cui chi sta già assumendo in- più netto sia sugli end point primari sia su tegratori di olio di pesce debba smettere quelli secondari. di assumerli - ha aggiunto - e per chi sem«I nuovi risultati confermano che se bra poterne trarre benefici, in particolare, assunti in dosi opportune, e quando ve ne in termini di riduzione degli infarti con è una reale necessità, gli Omega 3 sono gli Omega 3, per chi mangia poco pesce, alleati efficaci della salute cardiovascola-

re», commenta Irene Capris, farmacista, responsabile Scientific Affairs della U.G.A. Nutraceuticals, realtà italiana membro dell’associazione non-profit Goed (Global organization for Epa and Dha Omega-3s). «Lo studio Reduce-it ha confermato anche la loro sicurezza: gli effetti avversi sono stati simili nei due gruppi. Le emorragie non sono mai risultate fatali, e l’assunzione di Omega 3 non ha aumentato l’incidenza di ictus emorragici. Diarrea e anemia sono risultati addirittura più frequenti nel gruppo di controllo. I benefici dell’assunzione di Omega 3 superano di gran lunga le preoccupazioni circa la loro assunzione». (E. G.).

Gli Omega 3

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li Omega 3 sono acidi grassi essenziali. Sono molecole indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo che devono essere assunte attraverso l’alimentazione. Fonti di origine vegetale, come ad esempio le noci, forniscono acido alfa-linolenico (Ala), mentre fonti di origine animale, come il salmone, lo sgombro, le microalghe e l’olio di pesce, forniscono acido eicosapentaenoico (Epa) e acido docosaesaenoico (Dha), gli Omega 3 meglio utilizzati dall’organismo e più importanti da un punto di vista clinico, perché associati alla riduzione dell’infiammazione e del rischio di sviluppare patologie croniche. Inoltre Epa e, soprattutto, Dha sono particolarmente abbondanti nel cervello, dove contribuiscono alle capacità cognitive e alla regolazione dei comportamenti, e l’assunzione di Dha in gravidanza viene consigliata per favorire il buon sviluppo del sistema nervoso e della vista del bambino. © Umpaporn/www.shutterstock.com

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Ricerca: nel genoma dei tibetani, la soluzione all’ipossia Pubblicato lo studio sulle varianti geniche che aiutano la circolazione di sangue e ossigeno

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n’importante scoperta, condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto ERC LANGELIN e da fondi del National Institutes of Health, messi a disposizione da Anna Di Rienzo, docente del Dipartimento di Genetica Umana dell’Università di Chicago, ha messo in evidenza come alcune popolazioni che vivono sull’altopiano tibetano, cioè quelle di etnia sherpa, riescono a vivere ad alta quota senza subire in alcun modo gli effetti nocivi della ridotta quantità di ossigeno. Lo studio è stato pubblicato su Genome Biology and Evolution con il titolo “Evidence of Polygenic Adaptation to High Altitude from Tibetan and Sherpa Genomes”. La ridotta disponibilità di ossigeno (ipossia) è una condizione che compromette le risposte comportamentali e i livelli di allerta, infatti, a 4mila metri sopra livello del mare la quantità di ossigeno che il nostro corpo riesce a utilizzare è circa la metà di quella a disposizione a bassa quota. La ricerca, studiando il DNA di queste popolazioni, ha individuato per la prima volta le varianti genetiche che sono collegate ai processi di formazione e proliferazione dei vasi sanguigni, che li rendono più efficaci. Questa caratteristica garantisce all’organismo, grazie alla maggiore circolazione di sangue e

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Gli sherpa vivono ad alta quota senza soffrire la carenza di ossegeno quindi di ossigeno nei tessuti, un corretto funzionamento anche alle quote più alte. «I popoli che vivono sull’altopiano tibetano e le comunità di etnia sherpa che risiedono nelle valli di alta quota nel versante nepalese dell’Himalaya - ha spiegato Marco Sazzini, che ha guidato la ricerca - sono tra gli esempi più rappresentativi di come la specie umana sia stata capace di adattarsi ad ambienti molto diversi tra loro. Una capacità che ci ha permesso di raggiungere ogni angolo del pianeta e di sopravvivere e prosperare anche in aree remote ed inospitali. Le analisi fatte finora – ha continuato - avevano portato ad identificare modificazioni nei popoli tibetani e sherpa soltanto in due particolari geni, legati ad un meccanismo di difesa nei confronti del cosiddetto mal di montagna, una patologia pericolosa che può manifestarsi quando ci si trova in ambienti con carenza di ossigeno». Ciò che i ricercatori hanno cercato di

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comprendere è stato il processo di adattamento di queste popolazioni che vivono a tali altitudini e di come garantiscano ossigeno alle cellule sia per la loro sopravvivenza che per la riproduzione. I ricercatori del Laboratorio di Antropologia Molecolare e del Centro di Biologia Genomica del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali (BiGeA) dell’Università di Bologna, attraverso il sequenziamento del genoma, sia di una persona di etnia sherpa proveniente dalla Rolwaling Valley (valle nepalese dell’Himalaya) sia di altre originarie dell’altopiano tibetano, hanno dimostrato che il processo di adattamento all’ipossia avviene in un gran numero di geni. «Quello che emerge da questo nostro studio - ha spiegato - è un modello poligenico, che mostra cioè come sia stata la combinazione di varianti distribuite su più geni ad aver permesso l’evoluzione di un fenotipo così complesso come quello dei popoli di alta quota. La presenza di questo complesso di varianti genetiche - ha concluso - rende possibile un trasporto di ossigeno ottimale nell’organismo dei popoli tibetani e sherpa pur in presenza di una quantità di emoglobina e globuli rossi uguale o addirittura inferiore a quella osservabile in soggetti non geneticamente adattati all’alta quota». (C. P).


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Insulina: nel 2030 non basterà per tutti

Da qui ai prossimi dodici anni un paziente su due potrebbe rimanere senza cure

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a ricerca d’insulina potrebbe diventare presto un problema molto serio con cui fare i conti. Nel 2030, quindi tra soli dodici anni, in assenza di interventi finalizzati a individuare una rapida soluzione, si calcola che un paziente su due affetto da diabete di tipo 2 resterà senza il prezioso, è proprio il caso di dirlo, ormone da somministrare. La quantità necessaria per trattare il diabete di tipo 2, infatti, aumenterà di oltre il 20 per cento da qui al 2030. Il rischio concreto è che circa la metà dei 79 milioni di adulti affetti da questa patologia potrebbe rimanere senza insulina: parliamo di quasi 40 milioni di persone orfane di cure. Quello che si staglia all’orizzonte è un quadro preoccupante. Anzi, non è affatto esagerato definirlo uno scenario allarmante. Che viene spiegato dallo studio effettuato dalla squadra di Sanjay Basu della Stanford University americana e pubblicato sulla rivista “The Lancet Diabetes & Endocrinology”. Secondo la ricerca in questione, in assenza di un’inversione di rotta, il maggior bisogno insoddisfatto di insulina, nel 2030, sarà registrato nelle regioni africane, in quelle asiatiche e per finire in Oceania. Insomma, nei Paesi in cui il tasso di crescita del diabete è ancora alto. Bisognerà fare in modo di attuare nuove strategie che mirino a rendere l’insulina disponibile in maniera

La quantità di farmaco necessaria al trattamento del diabete aumenterà sempre più consistente per andare incontro alle necessità del pianeta. Sì, perché si tratta di una sostanza essenziale, di un salvavita. Il professor Sanjay Basu lancia l’allarme senza troppi giri di parole: «Queste stime suggeriscono che gli attuali livelli di accesso all’insulina sono inadeguati rispetto ai bisogni previsti, in particolare in Africa e Asia, e che maggiori sforzi dovrebbero essere dedicati a superare questa sfida sanitaria incombente». Nel loro studio, i ricercatori utilizzano i dati dell’International Diabetes Federation e quelli di 14 studi di coorte (che rappresentano oltre il 60 per cento della popolazione mondiale malata di diabete di tipo 2). Il numero di pazienti stimato sotto insulina, da qui al 2030, è stato messo in relazione con la quantità necessaria dell’ormone e con il peso delle complicanze che potrebbero sorgere negli over 18 in 221 Paesi. Incrociando questi dati, il risultato

diventa molto più che preoccupante: nei prossimi dodici anni il numero di adulti affetti da diabete di tipo 2 salirà di oltre un quinto, portandosi dai 406 milioni nel 2018 fino ai 511 milioni. La Cina sarà il Paese a soffrirne di più, con 130 milioni di persone malate di diabete, seguirà l’India con 98 milioni e gli Stati Uniti con 32 milioni. Contemporaneamente, l’utilizzo totale di insulina crescerà da 526 milioni di fiale da 1.000 unità nel 2018 a 634 milioni nel 2030: i picchi maggiori saranno soprattutto in Asia (322 milioni di fiale nel 2030). Dati indicativi, che devono indurre alla riflessione per evitare che, tra qualche anno, si debba fare i conti con una parte corposa della popolazione mondiale malata di diabete di tipo 2 e non in grado di ricevere le giuste cure. Anche se il 2030 sembra ancora lontano, il tempo stringe. E i governi mondiali faranno bene a tenere nella giusta considerazione le misure da adottare affinché la questione non diventi insanabile. La ricerca effettuata dall’International Diabetes Federation ha avuto il merito di accendere i riflettori sul problema: ora ci sono dati scientifici su cui basarsi e non sono per nulla incoraggianti. Per questo non c’è altra soluzione che un intervento immediato delle autorità competenti, per far sì che il fabbisogno d’insulina non diventi una montagna troppo alta da scalare. (D. E.).

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La tecnologia blockchain per una sanità digitale Un nuovo strumento per migliorare la comunicazione tra medico e paziente

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igitale e sanità sono due mondi che frequentemente si toccano, ma che non sono facili da pensare insieme, collegati come se fossero l’uno l’estensione dell’altro. E invece il lavoro che gli esperti del settore stanno facendo è proprio questo, spingendo la sanità sempre più verso il mondo delle tecnologie, con particolare riferimento alle nuove tecnologie e alla protezione dei dati sul tema, recentemente, è stato organizzato un convegno chiamato “Blockchain in sanità”, da parte dell’Istituto superiore di sanità, McCann Health e Cittidinanzattiva. Innanzitutto, un po’ di chiarezza. Cosa è la blockchain? Si tratta di una sorta di registro digitale che sfrutta la tecnologia “peer-to-peer”, le cui voci sono raggruppate in “pagine” e la cui integrità è garantita dall’uso primitive crittografiche. La blockchain è nata come libro contabile in cui registrare tutte le transazioni fatte in Bitcoin dal 2009 ad oggi, ma in realtà può essere estesa a tanti altri ambiti. La caratteristica fondamentale è la difficoltà nel riuscire a manipolare tali dati, che diventano così sicurissimi e dunque un’alternativa credibile in termini di sicurezza, affidabilità e costi. Qual è il collegamento tra blockchain e sanità? La blockchain può servire per rendere la sanità più efficace e meno costosa. I dati della Piattaforma italiana per lo stu-

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Nel pieno rispetto della privacy, sarà creato un registro digitale dei cittadini dio delle terapie delle epatiti virali (Piter) dell’Iss saranno il primo registro italiano a essere realizzato con questa tecnologia. E si tratta di una rivoluzione, che permetterà a tutti gli epatologi di avere un’enorme mole di dati da poter analizzare. Come ha spiegato durante il convegno, Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) «mettere sotto blockchain la piattaforma dell’Iss sulle epatiti virali rappresenta un paesaggio pionieristico, il primo esempio italiano di democratizzazione di un database sanitario di cui i centri specialistici afferenti al progetto condivideranno e utilizzeranno i contenuti, secondo una metodologia che garantisce ai centri la massima trasparenza». La tecnologia blockchain diventerà, con gli anni, sempre usata in ambito sanitario, ma anche in altri. E non è un caso che il Governo, nello specifico il Ministero del-

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lo Sviluppo economico, abbia sottoscritto a settembre un accordo con altri 26 Stati Ue con l’obiettivo di sostenere e spingere lo sviluppo di questa tecnologia. L’Europa ha messo a disposizione 300 milioni, l’Italia dovrebbe garantire - per sviluppare al suo interno questa innovazione - poco meno di 50 milioni. Grazie alla tecnologia, anche la privacy, ovviamente, è garantita in modo più completo. Tra i dati che possono essere racchiusi grazie alla tecnologia ci sono quelli demografici, notifica delle malattie infettive, prestazioni ambulatoriali, scheda di ammissione ospedaliera, esenzioni ticket sanitario per patologia, prescrizioni farmaceutiche, registri di patologie, studi epidemiologici, flussi sanitari ministeriali (come denunce Inail e infortuni professionali) e schede di morte. Se tutte queste informazioni saranno “unite”, un medico (dal medico di base allo specialista) potrà accedere alla storia del paziente, interfacciarsi con il personale sanitario, senza portare risultati di esami e qualsiasi altro documento inerente la sua salute, il tutto con più rapidità ed efficacia. Inutile dire che la tecnologia blockchain può far iniziare la rivoluzione del sistema sanitario, rendendo più snelle le procedure per i cittadini e più complete (e accessibili) le informazioni per i medici. (N. G.).


PERCHÉ RIVOLGERSI A UN LABORATORIO DI ANALISI? Gli esami sono condotti da professionisti abilitati

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L’ambiente divide in due l’Italia

Nel rapporto di Legambiente sulle performance ambientali vincono le città del nord di Domenico Esposito

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uali sono le migliori città italiane in relazione alle performances ambientali? La classifica l’ha stilata il nuovo rapporto di Legambiente, che pone ai primi cinque posti della graduatoria Mantova, Parma, Bolzano, Trento e Cosenza. E non è un caso che, di queste cinque, ben quattro siano città del nord e una sola del sud: l’Italia, purtroppo, continua ad andare a due velocità in tutti i settori. Per Cosenza, intanto, si tratta di un vero e proprio exploit: la città calabrese passa infatti dal tredicesimo al quinto posto, guadagnando ben 8 posizioni e ponendosi subito alle spalle del quartetto di testa. Questo è dunque il quadro decretato da Ecosistema Urbano, il rapporto che, ogni anno, viene redatto da Legambiente e che è giunto alla sua venticinquesima edizione, presentata alla triennale di Milano. Uno studio dettagliato e approfondito, svolto con il contributo scientifico di Ambiente Italia, con la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore e con l’apporto di Ispra sui corpi idrici. La relazione pone in evidenza come i buoni risultati siano raggiunti, in Italia, soprattutto grazie a una buona organizzazione dell’ecosistema urbano, cosa che accade principalmente dove vengono spese bene le risorse e dove vengono pianificate a tempo debito le trasformazioni future.

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I buoni risultati vengono raggiunti pianificando le risorse economiche Nelle città cosiddette “eco-efficienti” vanno messe in risalto d’altronde le buone pratiche messe in atto dalle amministrazioni comunali. Per questo si cita ad esempio l’Area C e il sistema mobilità di Milano, la gestione dei rifiuti di Oristano, Parma, Mantova, Trento, Treviso e Pordenone; e ancora la tramvia di Firenze (aspettando che venga compiuta anche quella di Palermo). Per ciò che concerne lo spreco d’acqua, il rapporto di Legambiente cita come città virtuose, e quindi eco-friendly, quelle che meglio riescono a contenerlo entro limiti ben stabiliti: Macerata e Monza sono tra le migliori. La città di Padova spicca invece per i grossi investimenti fatti sul solare, che teleriscalda seimila studenti delle superiori. Citazioni importanti ancora per Firenze, che ha ampliato la Ztl fino a farla diventare la più estesa di Italia insieme a Bergamo,

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o ancora per quelle città dove la bicicletta è uno dei principali mezzi di locomozione: posti bike-friendly sono sicuramente Ferrara, Reggio Emilia, Bolzano con la sua ciclopolitana e Pesaro con la bicipolitana. Dati che meritano riflessioni importanti e che, secondo Legambiente, necessitano di far diventare quella urbana una grande questione di stampo nazionale: lasciarla solo alla capacità e alla buona volontà degli amministratori locali non è sufficiente per risolvere annose questioni. Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha sottolineato come «serva un governo delle città a livello nazionale. Non credo ci sia bisogno di far tornare in auge il ministero delle Aree urbane di trenta anni fa, piuttosto occorre una politica governativa che sia trasversale e che punti in maniera forte e decisa verso la riconversione ecologica delle città, che guidi in modo sinergico le azioni dei vari dicasteri a vario titolo coinvolti, dall’Ambiente alle Infrastrutture, dalla Salute ai Trasporti, fino ad arrivare allo Sviluppo economico. Su alcuni fronti le politiche ambientali nelle nostre città migliorano anche in modo inaspettato, come nel caso dei rifiuti e dell’economia circolare, su altri, c’è molto da lavorare», ha concluso Ciafani. E la speranza, per il bene di tutti, è che questo processo possa incominciare il prima possibile.


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Nell’acqua di Marte c’è ossigeno La scoperta arriva dal California Institute of Technology di Carmen Paradiso

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ell’acqua di Marte c’è ossigeno sufficiente per ospitare vita, simile a quella microbica della Terra alle origini. È quello che emerge da una ricerca effettuata dal California Institute of Technology (Caltech) pubblicata sulla rivista Nature Geoscience. L’ossigeno, presente in tracce nell’atmosfera di Marte, viene catturato dall’acqua ed è sufficiente sia per garantire la vita di microrganismi che di animali più complessi quali le spugne. Questo secondo i calcoli effettuati dal gruppo di Vlada Stamenkovic e dai colleghi del Jet Propulsion Laboratory in California. Sempre secondo lo studio, le concentrazioni di ossigeno, in alcune zone, potrebbero essere simili a quelle dei mari terrestri. La ricerca ha evidenziato che l’ossigeno potrebbe essere presente anche nell’acqua salata, allo stato liquido, del lago che si trova a un chilometro e mezzo sotto i ghiacciai del Polo Sud di Marte, scoperto dal radar italiano Maris (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding) installato a bordo della sonda europea Mars Expres, La scoperta, se confermata, potrebbe rivoluzionare le teorie secondo cui sul pianeta rosso non vi fossero le condizioni necessarie per garantire la vita, neanche quella microbica. Infatti, le ricerche fino-

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale Nature Geoscience ra condotte su Marte si erano concentrate prevalentemente su microrganismi anaerobi sotterranei, la cui condizione base per la sopravvivenza è l’assenza di ossigeno. La possibilità che la produzione di ossigeno avvenga anche in assenza di fotosintesi sarebbe di fondamentale importanza anche per capire la formazione delle rocce ossidate sulla superficie del pianeta rosso. Finora, si riteneva che la quantità di ossigeno presente nella sottile atmosfera di Marte (cento volte più sottile di quella della Terra e composta principalmente da anidride carbonica), poiché irrisoria (0,14 per cento), non fosse sufficiente neanche per la vita dei microbi. Basti considerare che la percentuale di ossigeno dell’atmosfera terrestre è di 21 per cento, è che le prime forme di vita bisognose di ossigeno per la sopravvivenza, cioè i microrganismi

aerobi, si sono sviluppate solo quando l’atmosfera iniziò ad avere quantità sufficienti di ossigeno che veniva generato dagli scarti di metabolismo dei batteri anaerobi. «I nostri calcoli indicano - scrivono gli studiosi nell’articolo - che in un serbatoio d’acqua salata di questo tipo ci potrebbero essere elevate concentrazioni di ossigeno disciolto». Lo studio ha messo in evidenza che le concentrazioni di ossigeno sono più elevate nel sottosuolo delle regioni polari. «Non sappiamo se Marte abbia mai ospitato la vita- spiegano i ricercatori del Caltech - ma i nostri risultati estendono la possibilità di cercarla, indicando che le forme di vita basate sull’ossigeno sul pianeta rosso potrebbero essere possibili, a differenza di quanto si credesse finora. Ora abbiamo il potenziale per capire-spiega Stamenkovic- l’attuale abitabilità del pianeta, quindi, le nostre ricerche potrebbero guidare le future missioni su Marte fornendo obiettivi migliori ai rover per la ricerca di ambienti abitabili, sia passati che presenti». Un risultato, quello della ricerca che aprirebbe nuovi scenari e opportunità per la ricerca di vita su altri pianeti e lune come le lune di Saturno e Giove (Encelado ed Europa) coperte di ghiacci che ospitino sacche di acqua salata o oceani sotterranei.

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Riposizionamento del ruolo del biologo clinico Come le nuove tecnologie hanno cambiato la professione di Corrado Marino

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innovazione che ha conosciuto che antepongono le finalità economiche a e continua a conoscere il labo- quelle sanitarie. Occorrerebbe, pertanto, distinguere le ratorio di analisi ha cambiato la posizione del biologo al suo due componenti caratterizzanti un esame, interno: un tempo i biologi hanno avuto e ciò in funzione della difesa dell’etica e per molti decenni un ruolo preponderante della deontologia professionale, ma anche nella realizzazione dei test in funzione della remuneraÈ un errore biologici qualitativamente zione che non tiene ancora validi; oggi appaiono magcredere che le conto di questa evoluzione. giormente necessari e a volOccorre riconoscere e sepapiattaforme te indispensabili per la interrare le competenze professiopretazione biologico-clinica tecniche possano nali necessarie per realizzare le fasi pre e post analitiche. dei risultati di test sempre sostituire il Con esse il biologo prepiù numerosi, specifici e inprofessionista para le modalità di accesso, tercorrelati. organizza i vari step del lavoLa realizzazione dei test è invece divenuta una attività quasi esclusiva ro, decide le urgenze e soprattutto valuta di piattaforme tecniche. L’errata convinzio- la qualità del ciclo lavorativo, per poi colne che esse possano in gran parte sostitu- laborare con il medico nella individuazione ire la professionalità del biologo clinico ha di esami pertinenti alla sospetta patologia, conseganato al solo parco tecnologico esiti valutare e interpretare gli esiti degli esami di esami spesso vitali per diagnosi e tera- in funzione del sospetto diagnostico assupie. I numeri vanno a discapito della qua- mendosi le responsabilità dei risultati conlità e pensare che le migliori performance segnati e spiegati. Vi è una fusione, o meglio, una confudi strumenti possano sostituire i professionisti è una interpretazione irreale di coloro sione tra l’atto tecnico del laboratorio e la

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competenza del biologo. Purtroppo, per abitudine consolidata in periodi ben lontani dall’evoluzione attuale e per illusorie tutele finanziarie, la biologia clinica è stata, ed ancora è, incoerentemente riassunta in qualcosa di unicamente tecnico ed eseguibile attraverso l’impiego di piattaforme tecniche automatizzate. Anche a seguito di norme ben lontane dalla conoscenza delle procedure di biologia clinica, complici la mancata regolamentazione delle società in sanità, in difformità delle norme europee, certamente stimolata dagli aventi causa o dalla colpevole indifferenza delle parti, lo Stato ha stimato logico diminuire il costo di ogni esame proporzionatamente all’aumento delle performances tecniche. Un meccanismo che permette di compensare l’aumento della domanda di esami di biologia medica da parte dei pazienti e dei prescrittori con la diminuzione della spesa. Il biologo si è trovato totalmente intrappolato in questa logica guidata dai soli guadagni di produttività permessi dall’automazione, obbediente a logiche di mer-


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cato non applicabili in sanità e totalmente disconnessa con valutazioni professionali dei dati, elemento fondante di un’attività rivolta al bene salute, codificato nella carta dei diritti della Unione Europea. Ecco perché occorre riposizionarci affinché ci sia riconosciuto un ruolo clinico-biologico. Un riposizionamento che non è mai stato così pertinente. Da tempo si è tentato di convincere e di educare a non confondere la realizzazione di un test con la globalità dell’esame: essa coinvolge le competenze tecniche in uno a quelle di fisiopatologia clinica del biologo. Ma la pressione economica e l’aumento della domanda di esami biologici hanno sconfitto le nostre parole. La soluzione è conosciuta: porre in opera una logica concettuale che distingua da un lato la tecnica e i suoi costi, e dall’altro le competenze del biologo. Questa deve essere la linea evolutiva della nostra professione in campo clinico. Se restiamo legati alla globalità del test realizzato da strumenti automatici noi spariremo. Alcuni si affannano a dirlo e caldeggiare. Il risultato

sarà un buon affare in un primo tempo per nostre competenze in quanto sempre più il Servizio Sanitario e per i gruppi finanziari indispensabili ai medici per una migliore gestione clinica dei pazienti. che investono nei laboratori. Il nostro riposizionamento deve coinMa ciò segnerà la fine della nostra professione e soprattutto sregolerà la ge- volgere le nostre competenze anche stione clinica dei pazienti. Dati numerici nell’organizzare o seguire programmi di diagnosi precoci di malattie sregolati e spesso non pertiAl biologo genetiche e di prevenzionenti incrementeranno l’incertezza diagnostica a danno va riconosciuto il ne di malattie coinvolgenti importanti fette di popoladei pazienti e della spesa. ruolo clinico, zione. La soluzione è nel riAlcuni Paesi hanno cercato di escludere i biologi dalle la competenza posizionamento del biologo su un ruolo che collega la attività di laboratorio, con tecnica e conoscenza tecnica a quella l’illusione che l’automazione fisiopatologica fisiopatologica. potesse sostituirli pienamenTutti, anche le giovani te ma, come negli Stati Uniti, ne hanno poi compreso l’utilità e li stanno generazioni, siamo coscienti che lo status reintroducendo nel ciclo diagnostico-tera- quo è deleterio. Ma questo indirizzo evolutivo, benché necessario e indispensabile, è peutico. Se ce ne chiediamo il perché verifichia- molto delicato, poiché il rischio è lasciare mo noi stessi, e dovremmo educare gli altri, quel poco che è rimasto senza essere certi di poter essere i garanti della pertinenza di raggiungere un nuovo status. Occorre un degli esami biologici in rapporto al conte- elevato livello di comprensione delle prosto clinico dei pazienti. La nostra specializ- blematiche cliniche da parte di tutte le parzazione dovrà essere sempre più esigente ti interessate, e fiducia, molta fiducia tra gli e specifica per preparare e aggiornare le interlocutori. Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018 63


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Elettrosmog dallo spazio Ce lo regala Elon Musk, ignaro dell’interazione biologica dei campi elettromagnetici di Livio Giuliani

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a USA Federal Commission for Communication (FCC) ha approvato il 16 novembre scorso il programma dell’azienda Space X di inviare nello spazio quasi 12.000 satelliti per telefonia (https://mail.google.com/mail/u/0/?tab=wm#search/ufficiostampa%40onb.it/FMfcgxvzLhdzFWcGzFJLJlHfmHJpKWXs, visitato il 18/11/2018) in bassa orbita terrestre, anzi molto bassa (VLEO) e non geostazionaria (NGSO). I satelliti, che potranno essere lanciati il 50 per cento entro sei anni dall’autorizzazione e il restante 50 per cento nei successivi tre anni, opererebbero con frequenze tra 37.5 and 42GHz per trasmissioni space-to-Earth e tra 47.2 and 51.4GHz per trasmissioni Earth-to-space. Nessuno potrà più sfuggire ai campi elettromagnetici: la recente autorizzazione che ha incrementato di 7518 i 4425 già autorizzati nel marzo scorso è infatti motivata dalla Space X con l’obiettivo di incrementare la capacità e ridurre la latenza della telecomunicazione nelle aree del mondo “in heavily populated”. Nessun interrogativo circa l’impatto sanitario-ambientale ed ecologico dell’operazione. Né sulla violazione di sovranità dei Paesi che non avranno più da effettuare aste per la concessione delle frequenze venendo esse soppiantate da quelle della rete satellitare degli Stati Uniti, eventualmente estesa

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attraverso il roaming. «Il nostro approccio a queste applicazioni riflette la missione della Commissione: incoraggiare il settore privato a investire e innovare e permettere alle forze del mercato di distribuire valore ai consumatori Americani» ha detto il presidente della FCC Ajit Pai, repubblicano, figlio di immigrati indiani, nato a Buffalo. Una sorta di versione orientale dello Zio Tom di Malcom X. Lo stesso 16 novembre la FCC ha autorizzato il lancio di piccoli satelliti per le telecomunicazioni, nel mercato nordamericano: 140 per Kepler Communications, 117 for Telesat Canada e 78 per LeoSat.

Space Debris Fino all’aprile scorso i satelliti operativi in orbita erano 1886 (https://www.ucsusa. org/nuclear-weapons/space-weapons/satellite-database#.W-_9eDFRfDd, visitato il 18/11/2018). Molto più grande il numero dei detriti di satelliti non più operativi lanciati in 60 anni, dopo il lancio dello Sputnik nel 1957. L’autorizzazione alla Space X e quelle alle altre compagnie di elecomunicazione satellitare, del 16 novembre scorso, porta ad un salto di un ordine di grandezza si satelliti operativi entro il 2027 e di detriti nelle decadi successive. Secondo la stessa FCC detriti orbitali più grandi di un centimetro di diametro possono causare danni catastrofici ai veicoli spaziali,

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come riporatto nel draft del 25 ottobre 2018 (https://docs.fcc.gov/public/attachments/ DOC-354773A1.pdf), con il quale la Commissione si propone di rivedere la propria politica sui relitti satellitari. Una promessa o una minaccia? Certo il documento è stato assunto per giustificare un impegno - futuro - a mitigare un danno attuale, prodotto con l’autorizzazione che permette il salto dagli attuali quasi 1.900 a 14.200 satelliti in orbita, oltre quelli che saranno messi in orbita dagli USA e dagli altri Paesi, da qui al 2027. Ma anche per consenire maglie più estese che consentano un esplosivo incremento dei detriti spaziali per entro il 2050. Del resto Ajit Pai, membro del partito Repubblicano, è stato nominato alla presidenza della FCC da Obama per cinque anni nel Maggio 2012, provenendo da una lunga carriera di lobbista formato alla Verizon Communications, una delle più grandi provider di telefonia cellulare, e avendo partecipato al FCC’s Office of General Counsel, dove sono presenti gli stake holders delle telecomunicazioni. È stato confermato da Trump nel maggio 2017. Ora repubblicano, si è distinto per aver avversato la neutralità di internet e per aver votato nel 2017 per abrogare la regolamentazione di internet attraverso il Titolo II del Communications Act, per una totale deregolamentazione di internet da principi basati sull’interesse pubblico.


È arrivata Radio Bio l’emittente online dell’ONB

www.onb.it

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Codice epigenetico e riprogrammazione cellulare Una sintesi di alcuni studi del professor Pier Mario Biava di Loretta Bolgan*

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a quando è stato coniato il termine epigenetica (Conrad Waddington nel 1942 la definì “la branca della biologia che studia le interazioni causali fra i geni e il loro prodotto e pone in essere il fenotipo”) la ricerca delle modalità con cui i geni vengono regolati, ha acquisito un notevole impulso. In particolare, si è potuto appurare che il materiale codificante è uguale in tutte le cellule di un organismo. Tuttavia, una volta differenziato, presenta delle differenze riguardanti la regolazione. Questo perché i geni possono essere più o meno silenziati da fattori e meccanismi definiti “epigenetici” (dal greco επί, epì = “sopra” e γεννετικός, gennetikòs = “relativo all’eredità familiare”), quali la metilazione del DNA, le modificazioni degli istoni, i microRNA. Oltre all’epigenoma recentemente è stata definita anche la funzionalità dell’epitrascrittoma: si è

* Chimico farmaceutico.

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visto infatti che anche il prodotto finale dell’e- Trieste con lo studio degli agenti cancerogespressione genica, l’RNA, è soggetto a più di ni ambientali e in particolare all’esposizione 140 tipi diversi di modificazioni chimiche che all’amianto. Le sue ricerche negli archivi deinfluenzano le risposte cellulari. Se da un gli Ospedali Riuniti dei casi di mesotelioma, lato le modificazioni epigenetiche del DNA e hanno avuto un impatto importante a livello dell’RNA favoriscono l’adattamento delle cel- locale, in quanto hanno consentito di sospenlule a diverse condizioni ambientali, dall’altro dere l’utilizzo dell’amianto nei cantieri navali stili di vita scorretti e inquinanti ambientali del porto (1). Le sue ricerche sono proseguite nello studio dell’impatto possono agire sull’epigenetica determinando malattie Ha seguito ricerche dei cancerogeni ambientali nello sviluppo dell’embriotumorali, cronico-degenerasull’impatto ne durante la gravidanza, tive, autoimmunità, invece ciò gli ha consentito di chiamento precoce. dei cancerogeni osservare due effetti molto Lo studio per comprenambientali e diversi tra loro, suggerenderne tali meccanismi e sullo sviluppo dogli alcune domande: percome rendere reversibili le ché in presenza degli stessi modificazioni epigenetiche embrionale identici fattori cancerogeè di grande attualità. Ed è in ni prima si inducono delle questo filone di ricerca, che sta rivoluzionando tutti i paradigmi della me- malformazioni e dopo si inducono dei veri dicina ufficiale, che si inserisce il lavoro pio- e propri tumori? che cosa succede durante l’organogenesi? L’intuizione di Biava fu quella nieristico del professor Pier Mario Biava. Biava ha iniziato la sua attività lavorativa di ipotizzare l’esistenza di sostanze regolatricome medico del lavoro presso l’Università di ci in grado di correggere il comportamento

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Chi è

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ier Mario Biava si è laureato in Medicina all’Università di Pavia, specializzandosi prima in medicina del lavoro a Padova e poi in igiene a Trieste. Studia il rapporto fra cancro e differenziazione cellulare: ha isolato i fattori di crescita e differenziazione delle cellule staminali in grado di inibire o rallentare la crescita di vari tipi di tumori umani e di indirizzare in generale il destino delle cellule staminali normali e patologiche. Ciò ha notevole importanza nella prevenzione e trattamento di vari tipi di malattie come le malattie cronico-degenerative ed in medicina rigenerativa per il rinnovamento e la rigenerazione dei tessuti. Queste ricerche possono avere ricadute positive nei trattamenti integrativi dei trapianti di cellule staminali ed in prospettiva sostituirli. Attualmente lavora presso l’Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico Multimedica di Milano.

visibilità a queste osservazioni, finché Nature nel 2007 pubblicò un articolo dove veniva dimostrato come le cellule tumorali si comportino in maniera molto simile alle cellule staminali. Questa similitudine tra cellule tumorali e staminali è molto evidente, al punto che sulle cellule tumorali si attivano dei recettori che rispondono alle stesse proteine che agiscono sulle cellule staminali embrionali e hanno il compito di trasformare l’iniziale massa informe delle cellule embrionali, nei differenti tessuti che costituiscono il corpo del nascituro (3). Emerge quindi una tesi molto interessante: una cellula tumorale è una cellula che torna verso il suo stato primitivo, quando delle cellule tumorali, in modo da non farle cioè era staminale e si comporta come tale. Il suo sviluppo però ora non è più nel microamreplicare. Da qui è partita la ricerca sui fattori di biente embrionale, dove sono presenti tutte differenziazione embrionali, che ha portato le sostanze che ne controllano e coordinano ad un primo lavoro pubblicato nel 1988 su la crescita in modo fisiologico. Sviluppandosi “Cancer Letter” (2), in cui si esponeva la pos- in organi maturi dei soggetti che si sono amsibilità di far ritornare i tumori ad un compor- malati, il tumore si sviluppa senza freni, pertamento normale, e si ipotizzava che le cellu- ché i loro controllori embrionali sono molto minori. le tumorali non fossero altro Infatti se impiantiache cellule staminali mutate, La terapia basata mo cellule tumorali umane bloccate in una fase di molsui fattori di nell’embrione di zebrafish tiplicazione compresa fra (Brachydanio Rerio è un due stadi di differenziazione differenziazione pesce di acqua dolce utilizcellulare, a causa della manviene definita zato in questi esperimenti canza dell’informazione per “epigenetica del perché in momenti specifici proseguire nei processi difdella crescita degli embrioni ferenziativi. Si poteva quindi cancro” è possibile ottenere l’intero pensare di dare alle cellule codice epigenetico con un tumorali le informazioni per procedere nel loro regolare sviluppo, bypas- 95 per cento di similitudine con le proteine sando le mutazioni che sono all’origine del umane), quando sono abbondanti i fattori processo di cancerogenesi e consentire alle di differenziazione, queste cellule tumorali le cellule di tornare a differenziarsi e norma- vengono differenziate e modificate in cellule lizzarsi. Ci vollero quasi venti anni per dare normali. Impiantandole invece dopo l’orga-

nogenesi, quando sono diminuiti i fattori di differenziazione, crescono e riproducono il tumore. È stato così possibile stabilire che le fasi di differenziazione delle cellule staminali sono cinque, ed interpretare in modo molto chiaro come avviene il fenomeno del differenziamento. La terapia basata sui fattori di differenziazione diventa così una terapia individualizzata, che dipende dallo stadio di differenziazione in cui si trova il tumore e può essere definita anche “terapia epigenetica” del cancro. Di fatto i fattori di differenziazione delle cellule staminali costituiscono il codice epigenetico, in quanto questi fattori determinano quali geni devono essere spenti, quali geni devono rimanere attivi, quali proteine devono essere sintetizzate (4). Come già visto, la differenziazione delle cellule staminali consiste in una specifica e selettiva programmazione di queste cellule, per cui alla fine del differenziamento tutte le cellule del nostro corpo alla base hanno tutte lo stesso codice genetico, la differenza tra le cellule di organi diversi è che i geni che sono rimasti attivi e che quindi vanno a sintetizzare le proteine sono selettivamente diversi. Una conseguenza molto importante è che le mutazioni genetiche in realtà non sono sufficienti per far procedere il processo di cancerogenesi perché possono venire silenziate dagli opportuni fattori di differenziazione. Se la cellula presenta un numero di mutazioni che se silenziate sono ancora compatibili con la vita della cellula, questa diventa normale, cioè differenziata, mentre se il danno al DNA non è compatibile con la vita cellulare i fattori di differenziazione agiscono innescando il processo di morte cellulare fisiologico per apoptosi (5). Successivamente si attivarono in numerosi laboratori ed ospedali internazionali degli studi per verificare questa tesi

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INNOVAZIONE e ricercare un modo per offrire una valida risposta ai malati di tumore, integrando i fattori embrionali carenti nei soggetti che si sono ammalati. Gli studi in vitro, su animale e sull’uomo stanno dimostrando che la tesi è valida, le principali ricerche si sono concentrate sul tumore al fegato, al colon, alla prostata, al rene, al seno e poi sono stati studiati anche il glioblastoma, il melanoma, l’adenocarcinoma e leucemia linfoblastica (6). Particolarmente significativi sono i risultati degli studi clinici, in particolare dello studio randomizzato su 179 pazienti affetti da epatocarcinoma in stadio medio avanzato, che hanno evidenziato una differenza statisticamente significativa a favore del gruppo trattato con la sinergia di fattori di differenziazione e trattamenti standard ed il gruppo di controllo (P=0.03). Si sono registrate il 19,8 per cento di regressioni (2,5 per cento delle quali regressioni totali) e il 16 per cento di stabilizzazione della malattia. Nella tabella 1 viene riportata la curva di sopravvivenza. Nel numero monografico “Reprogramming of normal and cancer stem cells”, è stato pubblicato un articolo in cui i casi di regressione completa del tumore primitivo del fegato trattato con i fattori di differenziazione delle cellule staminali sono stati il 13,1 per cento (7). Questi risultati sono la base per il cambiamento già in atto del paradigma scientifico riduzionista nel più efficace “paradigma della complessità”, in quanto il cancro rappresenta una patologia complessa, che va affrontata con una visione nuova: non ci si può più limitare allo studio di meccanismi specifici, cercando poi di intervenire solo su quelli con farmaci altamente selettivi. Questa strada si è dimostrata capace di ottenere risultati, però molto limitati, come dimostrano anche i più recenti e moderni approcci basati sull’impiego delle cosiddette molecole biologiche, quali gli anticorpi monoclonali o gli inibitori delle tirosino-chinasi. La ricerca biologica, soprattutto sull’epigenetica, è proseguita invece verso una visione più complessa della vita e delle malattie ed è auspicabile che in un tempo non molto lontano, i risultati di queste ricerche possano essere trasferiti a livello clinico, a beneficio di tutti. La ricerca del prof. Biava sulla funzione dei fattori di differenziazione embrionale si è rivolta, oltre che allo studio della riprogrammazione cellulare nei tumori, anche ai processi di invecchiamento e alla degenerazione cellulare nelle malattie degenerative. Nelle sue ricerche, effettuate in collaborazione con l’Istituto di Biologia Molecolare dell’Università di Bologna, diretto dal Professor Carlo

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Ventura, le cellule rimangono giovani senza subire manipolazioni, proprio sulla base di una regolazione fisiologica dei geni staminali (8). È noto che in assenza di attività telomerasica, i telomeri dei cromosomi delle cellule in attiva proliferazione si accorciano progressivamente; quando la lunghezza dei telomeri scende sotto una soglia critica, le cellule staminali smettono di dividersi e muoiono. Negli anziani i telomeri sono quindi più corti che nei giovani. Oggi, grazie ai fattori di crescita e differenziazione, si è in grado di mantenere i telomeri sempre lunghi, anche quando la cellula si divide, in questo caso i fattori di crescita consentono alla cellula la ricrescita del telomero come avviene spontaneamente in età giovanile. Infine, negli esperimenti sulle cellule dell’ippocampo, ovvero su quelle cellule che nel cervello vanno per prime incontro alla neuro-degenerazione nei malati di Alzheimer, i ricercatori hanno scoperto che per prevenire ed impedire la degenerazione di tali cellule, è necessario simulare il processo che origina la vita e somministrare tutti i fattori che sono in grado di far compiere alle cellule l’intero processo vitale (9). È questa una visione esattamente opposta alla farmacologia ufficiale che pensa di curare malattie complesse, come le malattie degenerative, con singole molecole. È chiaro a questo punto che è necessario cambiare la visione che noi abbiamo della vita e della medicina e quindi muoverci verso paradigmi scientifici diversi. È quello che ha fatto il Dott. Biava scrivendo insieme al Prof. Ervin Laszlo “Il Manifesto del Nuovo Paradigma in Medicina” sottoscritto da numerosi medici, psicologi, psichiatri ecc. L’applicazione del metodo analitico e l’adozione di una metodologia di ricerca centrata sulla progressiva specializzazione della conoscenza, ha prodotto nel contesto della ricerca scientifica, l’acquisizione di una quantità significativa di nuove conoscenze, più raffinate e più profonde del passato. È tuttavia da evidenziare un limite che deve essere superato per consentire ulteriori progressi nella conoscenza scientifica. Le scoperte recenti hanno dimostrato che la vita può essere compresa solo in una visione complessa e sistemica, che riconosce che tutte le parti dei sistemi viventi sono in relazione le une con le altre per costruire quella che viene chiamata la “rete della vita”. A partire da questa base biologica, è necessario riconoscere la presenza all’origine della vita di un elemento che non è né materia né energia: questo elemento unificante è l’in-

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formazione, che governa l’evoluzione di ogni elemento dell’Universo. In questo contesto si può definire l’in-formazione come l’elemento di collegamento tra l’uomo e la natura e rappresenta la base della vita. L’in-formazione è infatti “ciò che dà forma”, per la vita e per tutte le cose dell’universo, un legame sottile, comune a tutti i sistemi viventi e non viventi. Informazione significa invece il messaggio ricevuto su alcuni fatti o eventi, attraverso un canale da una fonte: questa informazione è ciò che percepiamo sotto forma di segno. La salute rappresenta quindi un equilibrio dinamico in un soggetto in cui l’informazione si muove in modo corretto, mentre le malattie devono essere considerate come uno squilibrio di informazioni. In altre parole, le malattie devono essere identificate come patologie di informazioni, che possono essere classificate in base alle diverse tipologie di interruzione delle informazioni. Ne segue che un organismo è molto più della somma delle sue parti e potremmo definirlo come un’organizzazione, un sistema di rete. Il contesto, quindi, assume una grande importanza: garantisce che le varie reazioni chimiche o fisico-chimiche che si verificano non sono l’espressione di semplici eventi meccanici e di Cellula tumorale. un determinismo cieco, ma di una messa a punto sottile, con l’ambiente. Il contesto si rivolge alle informazioni, consentendo così a una singola molecola di dare luogo a differenti comportamenti in diversi contesti. Le informazioni trasportate dalle molecole, tuttavia, sono solo una parte dell’informazione che arriva alle cellule. Infatti, vanno aggiunte informazioni provenienti dalle onde elettromagnetiche e sonore. A questo proposito, le ricerche condotte dal gruppo del professor Carlo Ventura dimostrano che le onde elettromagnetiche di bassa frequenza (50 Hz) e bassa intensità (0,6


INNOVAZIONE milli Tesla) funzionano come dei pacchetti di informazioni in grado di differenziare le cellule staminali embrionali in cellule di tessuti specifici (10). Inoltre, le cellule in diverse fasi di differenziazione, quando vengono messe a contatto con biomateriali, eseguono una serie di movimenti che sono utili per loro per decifrare in modo intelligente la forma di quel materiale e dare origine a tessuti che hanno le conformazioni desiderate (11). È stato anche possibile registrare onde sonore emesse da cellule di lievito poste a temperature diverse e al momento della loro degenerazione e morte. Si è arrivati così ad un cambio di paradigma scientifico: le ricerche presentate hanno comportato un diverso tipo di pensiero, che sposta il baricentro della visione della biologia e della medicina da un paradigma meccanicistico, dove l’uomo e il vivente sono visti come aggregati meccanici su cui si può intervenire in modo artificiale per cambiarne il comportamento, ad una visione sistemica che vede il vivente come una rete informativa che va regolata in modo fine e fisiologico. La medicina sta andando incontro al cambiamento che ha già subito la fisica, che da una visione meccanicistica è passata alla fisica dei quanti e della relatività (12). Il professor Biava, oltre ad essere autore di numerose pubblicazioni scientifiche nei vari ambiti delle sue ricerche, è autore anche di vari libri, di grande interesse scientifico e filosofico per il nuovo approccio che propone nella visione della vita e del dualismo salute-malattia (13); tra questi citiamo il suo libro “IL CANCRO E LA RICERCA DEL SENSO PERDUTO” in cui affronta la connessione tra la malattia tumorale e il vissuto della persona e come il desiderio di guarigione o di malattia, sia un’informazione che è in grado

di rallentare o accelerare il processo di cancerogenesi. Nel suo ultimo libro: “HAPPY-GENETICA” racconta, sulla base delle scoperte dell’epigenetica e della ricerca sulle cellule staminali, come sia possibile invertire il ritmo dello stress, della malattia, del malessere scegliendo la Felicità come motore di cambiamento, donandoci chiavi di lettura nuove e pratiche per portare più Benessere e Salute nella nostra vita.

7. Curr Pharm Biotechnol. 2011 Feb 1;12(2):145. Reprogramming of normal and cancer stem cells. Biava PM. Curr Pharm Biotechnol. 2011 Feb 1;12(2):231-42. Cancer cell reprogramming: stem cell differentiation stage factors and an agent based model to optimize cancer treatment. Biava PM1, Basevi M, Biggiero L, Borgonovo A, Borgonovo E, Burigana F. 8. Curr Pharm Biotechnol. 2015;16(9):782-92. Stem Cell Differentiation Stage Factors from Zebrafish Embryo: A Novel Strategy to Modulate the Fate of Normal and Pathological Human (Stem) Cells. Biava PM1, Canaider S, Facchin F, Bianconi E, Ljungberg L, Rotilio D, Burigana F, Ventura C.

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del for Reprogramming Cancer Cells to Healthy Phe-

Yu CL1, Tsai MH.

notypes.

6. Tratto dal sito del Prof. Pier Mario Biava:

Biava PM1, Burigana F2, Germano R3, Kurian P4, Ver-

https://www.biava.me/info/riprogrammare-le-cellule-tu-

zegnassi C5, Vitiello G6.

morali/?portfolioCats=21.

13 https://www.biava.me/libri/.

Tabella 1.

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AMBIENTE

Il naturalista William Turner diceva che i fiori di lavanda, se imbottiti in un cappello, aiutano a dare conforto al cervello

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er calmarvi fate un bel respiro, di lavanda si intende. Lo si diceva già nel 1551, parola del naturalista William Turner: “I fiori di lavanda, se imbottiti in un cappello, aiutano a dare conforto al cervello”. Lo si è ribadito negli anni, dall’esperto d’erbe John Parkinson che indicava quei fiori “ottimi per tutti i dolori della testa e del cervello e contro il tremolare delle passioni del cuore” sino alle parole della tradizione, dalle erboristerie alle nonne che consigliavano bagni coi sali di “lavandula”(nome scientifico). La regina viola dei campi della Provenza è un potenziale toccasana per calmarsi, ma ha davvero proprietà ansiolitiche simili - per paragone - a benzodiazepine, valium o farmaci contro l’ansia? La risposta l’ha cercata un gruppo di ricercatori della Kagoshima University in Giappone che hanno da poco diffuso i risultati delle loro analisi in un articolo pubblicato sulla rivista “Frontiers in Behavioral Neuroscience”. Secondo i test, effettuati su gruppi di topi, gli effetti rilassanti della lavanda sono reali, ma solo se questa viene annusata. «Secondo la medicina popolare - dice Hideki Kashiwadani, uno degli autori dello studio - i composti odorosi derivati da estratti di piante sarebbero in grado di alleviare l’ansia, ma la medicina moderna ha trascurato a lungo questa possibilità». La scienza ha poi posto l’attenzione su una particolare sostanza contenuta nella lavanda, il linalolo, un alcol, lo stesso che ha richiamato l’attenzione dei giapponesi. Sarebbe il linalolo infatti a garantire una serie di effetti rilassanti: per confermarlo

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però gli scienziati hanno dovuto effettuare sunzione di alcool. La seconda fase del test esperimenti precisi in modo da individuar- ha invece indicato qualcosa di positivo: ne i meccanismi. anziché iniettarlo nel sangue il linalolo è L’assunto di partenza, derivato da pre- stato diffuso tramite vapore, in modo che cedenti ricerche, indicava il linalolo come venisse respirato dai topi. Con questo siuna sostanza in grado di stema è stato rivelato un agire sui recettori cerebraNello loro studio, rilassamento generale negli li (GABA) che legano ad animali, senza comprometi ricercatori esempio anche le benzotere i movimenti. Quando hanno dichiarato però si blocca la risposta diazepine, usate in medicina come ansiolitici. I rirecettori l’effetto calche l’odore della dei cercatori giapponesi hanno mante svanisce. In sostanlavandula ha deciso così di somministraza i giapponesi sono arrivare alcune dosi di linalolo a effetto rilassante ti a dedurre che è l’olfatto un gruppo di topi in modo la chiave del presupposto tale che lo assorbissero diper gli effetti ansiolitici rettamente nel sangue. Il risultato ha otte- della lavanda. In un terzo test alcuni topi nuto però effetti contrari: anziché rilassar- privi di neuroni olfattivi infatti, nonostansi i roditori hanno manifestato movimenti te il vapore, non hanno manifestato rilasdistorti, simili a quelli riscontrati dopo l’as- samento. Il linalolo dunque non agisce in

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AMBIENTE © alicja neumiler/www.shutterstock.com

Un esemplare della famiglia delle Lamiaceae

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La lavanda come il valium? Dal Giappone lo studio che sostiene i suoi effetti calmanti di Giacomo Talignani

maniera diretta sui recettori GABA ma li utilizzo per creme e cosmesi. È famosa attiverebbe tramite i neuroni olfattivi della per rilassatezza, quiete, tranquillità ed è mucosa nasale. coltivata, oltre che nella nota Provenza, in «Quando combinati, questi risulta- diverse aree del Mediterraneo. Il suo proti suggeriscono che il linalolo non agisce fumo, così buono e intenso, in epoca vittodirettamente sui recetriana è stato spesso scelto tori GABA come fanno le per coprire i cattivi odori o, Il merito è del benzodiazepine - ma deve si fa ancora oggi, per linalolo contenuto come attivarli attraverso i neuprofumare la biancheria. nella pianta, roni olfattivi nel naso per Adesso questa pianta produrre i suoi effetti rilasche viene indicata come un che agisce sui santi» precisa il ricercatore vegetale dalle “infinite prorecettori olfattivi prietà” e rivenduta geneKashiwadani confermando che come «indicato da della mucosa nasale ralmente proprio per i suo studi precedenti l’odore effetti rilassanti potrebbe del linalolo ha davvero un trovare dunque un nuovo effetto ansiolitico su topi normali». “L’oro settore di utilizzo sfruttando, secondo la blu”, come viene definito in alcune parti ricerca asiatica, quelli che sarebbero i suo del mondo anche se di colore violaceo, ha effetti “efficaci solo se annusati”. Di fatto oggi differenti usi come distillati, profumi, però, precisano i giapponesi della Kagoshi-

a “Lavandula”, così definita nel 1753 e conosciuta in Italia come “lavanda”, è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae. È diffusa in tutto il bacino Mediterraneo e anche in Africa, Asia e India. In Europa però, per coltivazione, diffusione e cultura, lo spettacolo della fioritura dei campi di lavanda è decisamente associato alla zona francese della Provenza dove vengono organizzati veri e propri viaggi per scoprirne il fascino, i costumi e gli usi (tra cui gli effetti rilassanti promossi nella cosmesi). Chi fosse interessato a scoprirla deve tener presente che, a seconda delle zone e le qualità, la lavanda fiorisce in genere d’estate, da metà giugno ad agosto: fate un giro lungo la Route de la Lavande per apprezzarne la bellezza. In luglio, di solito la terza domenica del mese, a Valensole in Francia si celebra poi una vera e propria Festa della Lavanda con abiti tradizionali e distillerie aperte per poter essere visitate e “annusate”.

ma University, è ancora presto per la sperimentazione in uso terapeutico sull’uomo: «Servono ricerche più approfondite sul linalolo e intendiamo portarle avanti per comprenderne le potenzialità in uso clinico» chiosano i nipponici. L’idea è che in futuro, se non saranno indicate azioni collaterali, la lavanda possa essere sperimentata perfino per calmare i pazienti prima di interventi medici in alternativa ai sonniferi o i farmaci per curare l’ansia. Ulteriori conferme secondo Kashiwadani potrebbero infatti portare a «un uso del linalolo in contesti clinici, come la preanestesia nei casi in cui il ricorso ad altri ansiolitici è sconsigliato, o in pazienti in cui la somministrazione per via orale è problematica, come i neonati o gli anziani in stato confusionale».

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AMBIENTE

A inizio autunno, l’uragano Walaka si è abbattuto sul Pacifico e un atollo dell’arcipelago delle isole Hawaii è scomparso East Island prima dell’uragano.

L’

isola che non c’è (più) se ne è an- sapeva che prima o poi East Island sarebbe data in una notte d’ottobre. Scom- stata sommersa dall’acqua a causa dell’inparsa dal tramonto all’alba a causa nalzamento dei livelli del mare, ma pensa- si crede - degli effetti del cam- va ci sarebbero voluti «almeno due decenni biamento climatico. Succede anche questo prima che accadesse». in un mondo dove negli ultimi quarant’anni Invece, concorda lo scienziato, il dramabbiamo perso il 66 per cento delle specie matico evento conferma la velocità con cui di vertebrati: in una sola notte può sparire sta agendo il cambiamento climatico in corla casa di migliaia di creature. A inizio au- so. Il percorso dell’uragano di categoria quattunno, dopo il passaggio dell’uragano Wala- tro, infatti, «non sembra essere collegato al ka nel Pacifico, lo scienziato global warming, ma lo sono del clima della University La striscia di terra, invece decisamente la forza of Hawaii, Chip Fletcher, e la tempistica, coerenti con è andato subito a control- ora sommersa, era gli effetti di un oceano semlare: che fine aveva fatto l’habitat di migliaia pre più riscaldato e con l’auEast Island, uno degli atolli mento delle temperature di organismi dell’arcipelago delle French globali che rendono le temmarini, tra cui Frigate Shoals, a nord ovest peste sempre più intense». delle Hawaii? foche e tartarughe Ora, mentre un team ameriL’isola era sparita. cano sta analizzando i danni Completamente sommersa legati alla perdita dell’isola dall’acqua. Il passaggio dell’uragano ha let- delle Hawaii in termini di alterazione degli teralmente cancellato l’atollo dove c’era sta- ecosistemi, è presto per sbilanciarsi: l’ipoto finora ben poco di umano, ma tantissimo tesi è però che gli 11 acri di sabbia di East dal punto di vista naturale: quella striscia di Island non torneranno più alla luce del sole. sabbia in mezzo al Pacifico era infatti l’ha- Un danno enorme per la biodiversità dell’abitat di migliaia di organismi marini, il lido rea che ospitava, oltre a foche e tartarughe, di riproduzione di tartarughe e una base per anche diverse specie di uccelli marini (tra le foche monache hawaiane cui molti albatros) ed era un vulnerabili per estinzione. territorio in cui si cibavano, Il disastro Eppure, nel giro di poa seconda delle stagioni, nuambientale, che ore, i 4,5 ettari di sabmerosi squali tigre. bia che si trovano all’interno «Non c’è dubbio che è avvenuto in poche dell’area conosciuta come stata l’isoletta più importanore, testimonia gli te per la nidificazione delle monumento nazionale marino di Papahānaumokuākea effetti negativi del tartarughe marine» spiega - confermano le immagini Charles Littnan, biologo global warming satellitari - sono state spazconservazionista della Nazate via dalla potenza dell’utional Oceanic and Atmoragano Walaka. spheric Administration (NOAA). In quella «È un’altra crepa nel muro della rete di zona del Pacifico nidificano infatti circa il biodiversità degli ecosistemi su questo Pia- 96 per cento delle tartarughe marine hawaneta che viene smantellato» racconta con iane e si riproducono buona parte delle fotristezza e rabbia Fletcher. Lui, che stava che monache nate in quell’area. Attraverso effettuando ricerche proprio in quella zona, il confronto delle immagini dei droni che

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sorvolano l’area sopra East Island, i biologi stanno cercando di determinare ora se e quante uova siano andate distrutte durante la tempesta, ma a preoccupare ulteriormente i ricercatori sono i danni legati proprio alle foche. L’arcipelago delle French Frigate Shoals è infatti da tempo un territorio fondamentale per la vita delle foche monache delle Hawaii, oggi in declino. Il 16 per cento vive nell’arcipelago e di queste il 30 per cento aveva cresciuto i cuccioli proprio a East Island, importante sito di riproduzione. Sebbene la maggior parte delle foche adulte siano finora riuscite a sopravvivere agli impatti delle tempeste sempre più intense, non è chiaro se e quanti esemplari della popolazione siano morti durante il passaggio di Walaka. «Le specie sono resistenti fino a un certo punto - afferma Littnan - ma potrebbe


AMBIENTE

L’isola che non c’è (più) Un’equipe di biologi lavora per recuperare la biodiversità dell’area di East Island

esserci un momento nel futuro in cui questa capacità di recupero non sarà più sufficiente». L’estate prossima esperti subacquei cercheranno di determinare la quantità dei danni all’ecosistema marino delle acque intorno a East Island, ma temono che episodi come questo possano ripetersi a breve. «Il messaggio da portare a casa è che il cambiamento climatico è reale e sta accadendo ora - spiegano dal Noaa -. In realtà, nessuno si sarebbe mai immaginato un disastro simile nel giro di così poche ore, è incredibile, ma testimonia ancora una volta gli effetti negativi del global warming». Il team di Fletcher del resto era stato lì soltanto a luglio: «Quella striscia forse esisteva da duemila anni e... è semplicemente scomparsa in un attimo. Sono ancora sconvolto» conclude il ricercatore lanciando un segnale d’allarme al mondo intero. (G. T.).

Un altro pezzo di terra scompare in Giappone

P

iù o meno nello stesso periodo della scomparsa di East Island, anche in Giappone, dopo le segnalazioni di un fotografo, ci si è accorti della possibile dipartita (le indagini attraverso ricerche e immagini satellitari sono ancora in corso) dell’isolotto chiamato Esanbe Hanakita Kojima, a circa 500 metri dalla città giapponese di Sarufutsu, sull’isola di Hokkaido, la più a nord del Giappone. Curiosamente l’isolotto, anche se considerato di relativa importanza, era al centro di una disputa territoriale fra Giappone e Russia. Disabitata, quando l’isola era stata visitata per l’ultima volta nel 1987 arrivava all’altitudine di 1,4 metri sul livello del mare: adesso, laddove si ricordava la presenza della terra, sembrano esserci invece solo pochi scogli che affiorano. Al momento la spiegazione più probabile della scomparsa è che l’isola sia stata erosa dal vento, dal ghiaccio e dalle onde e sia scomparsa anche a causa dell’innalzamento del livello del mare e dei relativi effetti del cambiamento climatico in corso.

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BENI CULTURALI

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ra poche settimane si aprirà ufficialmente l’esperienza di Matera capitale europea della cultura per il 2019. Sono trascorsi quattro anni dall’investitura. La città dei Sassi aveva gareggiato, nella fase finale del concorso, con altre candidate italiane di prestigio: Cagliari, Perugia-Assisi, Siena, Lecce e Ravenna. Era il 17 ottobre del 2014 quando, l’allora ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, in qualità di ministro della presidenza italiana dell’Unione europea, ne diede l’annuncio e fece esplodere in un urlo di gioia l’intero capoluogo lucano. Da allora sono passati molti mesi. La vittoria di Matera è diventata un successo per l’intera regione. I flussi turistici hanno fatto toccare dei picchi mai raggiunti prima per la terra che ha dato i natali al celebre meridionalista Giustino Fortunato e che ha ospitato Carlo Levi, autore di “Cristo si è fermato a Eboli”, durante la pagina più dura della sua vita, quella del confino. Matera, con i Sassi, ormai è noto a tutti, era considerata la vergogna nazionale non più tardi di settant’anni fa. Eppure ha saputo affrancarsi da questa etichetta, diventando una vetrina dell’Italia in Europa. Le tappe del riscatto sono state molte. La più importante è legata al riconoscimento, nel 1993, di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Nell’ultimo trentennio c’è stato un meticoloso lavoro di risanamento e restauro dei rioni dei Sassi. Se ne sono accorti i turisti e se n’è accorto il grande cinema. Mel Gibson ha girato qui la “Passione di Cristo” nel 2004. Già Pasolini, quarant’anni prima, aveva ambientato a Matera il film “Il Vangelo secondo Matteo”. Poi, negli ultimi anni, l’industria della celluloide ha trovato qui una meta discreta, affascinante e ambita. L’elezione a Capitale europea della Cultura è parsa a tutti un punto d’arrivo, ma anche una presa di coscienza delle potenziali-

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Matera star della cultura europea Il 2019 da “capitale” del capoluogo lucano di Pietro Sapia

© canadastock/www.shutterstock.com

tà della città. Paolo Verri, direttore generale cantiere. 30 milioni sono stati stanziati dal della fondazione nata per sostenere la can- Governo, 10 dalla Regione Basilicata, 7 dai didatura di Matera, che si sta occupando privati e uno dal Comune di Matera. La città anche della parte operativa del progetto, ha diventerà l’ombelico della cultura europea avuto le idee chiare sin dal principio. Non si con un cartellone di eventi, esperienze e ladoveva puntare solo sulla bellezza di questo boratori culturali d’eccellenza. Ne beneficeposto per avere successo ranno anche gli altri comuni nella competizione. Ma biDa cibo poco noto della Basilicata, che divensognava costruire un dosteranno, di volta in volta, il frutto sier di candidatura di assocapitale per un giorno, mosarà trasformato strando il meglio del proprio luto rilievo per convincere la giuria. “Open culture” è patrimonio di usi, costumi e in un prodotto stata la parola d’ordine che saperi. per l’agricoltura da subito ha testimoniato Sul fronte delle presenl’apertura della città verso ze turistiche, i dati vedono tradizionale cinque temi cardine: futuro la città dei Sassi tra le mete remoto, continuità e rottuitaliane con il saldo positivo re, riflessioni e connessioni, utopie e disto- più marcato. Tra il 2010 e il 2017 le visite pie, radici e percorsi. sono salite del 176 per cento. Per i prossimi Complessivamente verranno spesi quasi dodici l’obiettivo è quello di portare nei Sas50 milioni di euro per realizzare i progetti in si un milione di turisti.

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BENI CULTURALI

Logo Matera 2019.

Il concorso L’iniziativa “Capitale europea della cultura” intende: • mettere in luce la ricchezza e la diversità delle culture in Europa • celebrare le caratteristiche culturali condivise da tutti gli europei • accrescere il senso di appartenenza dei cittadini europei a uno spazio culturale comune • promuovere il contributo della cultura allo sviluppo delle città. L’esperienza ha inoltre dimostrato che l’evento è un’eccellente opportunità per: • riqualificare le città

• • • •

potenziare il profilo internazionale delle città valorizzare l’immagine delle città agli occhi dei suoi abitanti ridare vitalità alla cultura di una città rilanciare il turismo.

Come funziona? Designazione delle capitali europee della cultura negli stati membri dell’Ue. Sei anni prima dell’anno della nomina, gli Stati membri ospiti selezionati pubblicano un invito a presentare candidature, in genere attraverso il proprio ministero della Cultura. Le città interessate a partecipare al concorso devono presentare una proposta.

Le domande presentate sono esaminate sulla base di una serie di criteri stabiliti in una fase di preselezione condotta da una giuria di esperti indipendenti del settore della cultura. La giuria opera una prima selezione delle città, che sono invitate a presentare domande più dettagliate. La giuria si riunisce nuovamente per valutare le domande definitive e raccomanda una città per paese ospitante. A questo punto la città prescelta è ufficialmente designata Capitale europea della cultura. La Commissione ha il compito di garantire che le norme stabilite a livello dell’UE siano rispettate nel corso di tutta la procedura. Le capitali europee della cultura sono ufficialmente designate quattro anni prima dell’anno in cui saranno capitali della cultura. Un così lungo anticipo è necessario per pianificare e preparare un evento di tale complessità. Nel corso di questi quattro anni la giuria, con il sostegno della Commissione europea, svolge un ruolo permanente di sostegno alle capitali europee della cultura sotto forma di consulenze, orientamento e monitoraggio dei preparativi. Al termine di questo periodo di monitoraggio, la giuria valuterà l’opportunità di raccomandare o meno l’assegnazione da parte della Commissione europea del premio Melina Mercouri (attualmente pari a 1,5 milioni di euro, finanziati dal programma dell’UE Europa creativa). Ogni anno la Commissione europea pubblica una relazione di valutazione sui risultati delle manifestazioni “Capitale europea della cultura” dell’anno precedente. A partire dal 2019 saranno le capitali stesse a elaborare la propria valutazione, che sarà poi trasmessa alla Commissione entro la fine dell’anno successivo a quello della nomina. (Fonte: Ue)

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BENI CULTURALI

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orme in movimento. Come scolpite su tela: trasudano passione. Quasi balzano agli occhi per quanto sono levigate. C’è il fuoco vivo nei lavori del maestro Luigi Grossi, uno tra i più interessanti artisti del panorama contemporaneo. Il fuoco della terra di Partenope, lui che su quella terra ci è nato e ci vive. Maestro di poliedricità e sperimentazione, Grossi è un autentico poeta delle immagini. Pittore e scultore capace di utilizzare mille linguaggi espressivi scaturiti da una mai doma ricerca interiore e visiva. Un indagine del mondo che lo circonda, la sua, con un occhio rivolto al passato, i piedi poggiati al presente e la mente proiettata verso il futuro. Il “filosofo senza filosofia”, come lo definì Aldo Masullo, perennemente alla ricerca dell’inizio dell’essere, è libero di apparire laddove lo porta la sua fantasia, come un novello Demiurgo che plasma le cose, rendendole vive, ridonando loro la dignità perduta. E proprio perché è la fantasia il motore che muove la sua arte, ecco che anche un oggetto apparentemente povero, rozzo, banale diremmo, acquisisce in lui un ruolo di primissimo piano. È la storia del “tubero emigrante” o, se preferite, della patata. Un alimento-elemento trascurato per almeno tre secoli dal palato fine dei nobili, ritenuto cibo per poveri, bandito dalle tavole dei ricchi e considerato persino demoniaco perché cresceva sotto terra. Un alimento che oggi è entrato di prepotenza nelle diete e nei menù di mezzo mondo campeggiando addirittura da protagonista nelle cucine di taverne e ristoranti rinomati di Vecchio e Nuovo Continente. Un prodotto al quale il maestro ha dedicato, non a caso, dieci opere, a tutto tondo, montate su brevi aste inserite in apposite basi, tutte di piccolo formato nel pieno rispetto delle naturali dimensioni

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Luigi Grossi, forme in movimento e lampi di luce L’artista libera i volumi dalla loro impurità, come in un primordiale atto creativo di Gabriele Scarpa

del tubero rigenerato dall’aura dell’arte. Opere realizzate in tecnica mista, sculture che sembrano litiche e nelle quali primeggia l’alimento commestibile, per come lo conosciamo noi, ma anche con l’aggiunta di tutti i significati simbolici traslati che vengono normalmente attribuiti alla patata. Finanche quelli a carattere... sessuale. Il “tubero-emigrante”, nel marzo di quest’anno, è “salito” sulla tavola ricca di una banca, la Mediolanum, nel salotto

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napoletano di via Filangieri, grazie alla mostra allestita a Palazzo Mannajuolo da Mimma Sardella. E ben presto farà parlare di sé anche a Matera, capitale mondiale della cultura, dove Grossi è atteso, con la forza espressiva dei suoi capolavori, per l’esposizione anche di altre sue opere. Sì, perché l’artista partenopeo, capace di ammaliare centinaia di appassionati che hanno avuto modo di ammirare le sue perle di rara bel-


BENI CULTURALI

lezza in mostre e gallerie organizzate da un capo all’altro del Vecchio Continente, ha firmato anche alcuni dei quadri che oggi campeggiano sulle pareti delle stanze dell’Ordine Nazionale dei Biologi a Roma e, in particolare, nella chiesa della Casa famiglia Sisto Riario Sforza dei Camaldoli a Napoli. È qui, infatti, che, su volere della Diocesi, la sua “Sindone nel cartone” è in mostra permanente grazie alla ricono-

sciuta capacità evocativa della Passione di Cristo. Diversi suoi lavori sono anche in mostra al museo ARCA di Santa Maria La Nova, sempre nella città del Golfo. Mentre quelli dell’ONB, sono dedicati a sua maestà il Vesuvio nel momento in cui il “rosso vivo” delle sue viscere inonda ogni cosa. Non c’è solo la lava, tuttavia, a “infiammare” i quadri di Luigi. Il maestro è un artista che vive di torsioni, equilibri, piani che si intersecano. In lui leggerezza e

movimento fanno quasi a gara a superarsi, come ad alludere ai processi naturali che regolano il creato. Grossi dipinge la vita. La plasma. E come un biologo provetto, mette a nudo la materia, in tutta la sua vacuità, utilizzando scalpello, pennello e tavolozza al posto del microscopio. L’artista partenopeo libera i volumi dalla loro impurità. Li svuota e lascia semplicemente che esplodano in dipinti che sembrano sculture e sculture che sembrano dipinti, apparentemente dissacratori, come in una sorta di primordiale atto creativo, in cui il formalismo dei segni viene impiegato per simboleggiare archetipi che raffigurano le forze vive che regolano l’universo. Nella sua lunga carriera, Grossi ha utilizzato linguaggi sempre diversi per estrinsecare il proprio io, mai uguale a se stesso, mai banale, mai scontato. Un linguaggio che in tanti hanno potuto “leggere” nelle numerose serie di opere realizzate in periodi differenti come “I volumi del nulla”, i “Semi”, “One by One”, “Terra”, “Pixel”. E “I vulcani”, appunto: esplosioni infinite di colori. Eruzioni potenti e ironicamente magnifiche, immortalate come in un fantasmagorico gioco di tinte rosso accese. E che dire dei lavori compositi, come la straordinaria opera dedicata alla celebre Tavola Strozzi, esposta al Circolo Artistico di Napoli? E ancora: quelle litiche in pietra vesuviana che, insieme alla tela di forma circolare (e ad altre di più piccolo formato), formano la serie “Aria Semi Terra”, in cui riecheggia, in maniera fortissima, il concetto della “terra madre” che tutto genera? Forme in movimento, dicevamo. Impresse su supporti di smalto lucido, capaci di catturare la luce, facendo sì che essa guizzi incontrastata tra una pennellata e l’altra, un tocco d’artista e il genio magico del creatore d’immagini.

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SPORT

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Come Zanardi Disabilità e sport

n Italia, oggi, soltanto due disabili gravi su dieci vanno al cinema, al teatro o frequentano associazioni. Meno della metà, otto su cento, praticano uno sport. Quelli che lo fanno, però, sono sempre più “curiosi”, vincenti e riconosciuti. Non più handicappati, mutilati, invalidi ma atleti riconosciuti per la loro dignità sportiva: un concetto espresso da Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico, al Festival della cultura paralimpica tenutosi a novembre a Roma. Atleti che, di Antonino Palumbo negli ultimi dodici mesi, hanno regalato prestigiosi successi all’Italia e scoperto nuove discipline emergenti, dal powerchair football alla pallanuoto. Un anno fa, ai Mondiali di nuoto paralimpico a Città del Messico, l’Italia aveva fatto scalpore chiudendo terza nel medagliere, alle spalle di Cina e Usa, con Fonte: www.alex-zanardi.com 38 medaglie: 20 ori, 10 argenti, 8 bronzi. Un traguardo che lo stesso Pancalli definì “storico”. Dalla storia alla leggenda, Marco Cima nella gara maschile di fioretto Corre veloce in sella a una moto, malcon i 74 podi totali conquistati quest’an- categoria B e le nazionali di fioretto femmi- grado l’amputazione di una mano, il viterno agli Europei di Dublino e il secondo nile e sciabola maschile, già grandi prota- bese Maurizio Castelli, che a ottobre si è posto finale garantito dai 28 ori (quattro goniste ai Mondiali di Roma 2017. laureato nuovamente campione iridato per la torinese Carlotta Grilli alla sua priAutentica potenza mondiale della di- nella categoria 600 all’International Bridma rassegna continentale), 24 argenti, 22 sciplina, l’Italia del paraciclismo si è invece gestone Handy Race, il mondiale su due bronzi; l’Italia ha mandato confermata la scorsa esta- ruote riservato ai centauri disabili. Un anno fa, sul podio 24 atleti sul podio te ai Campionati del Mondo Non sempre si arriva primi, però. E dei 28 convocati e ritoccato su strada di Maniago (Pornon sempre si arriva subito. Come nel ai mondiali di sei record del mondo e due denone). Gli azzurri hanno powerchair football, il calcio in carrozzina nuoto, Italia terza concluso al primo posto con che i francesi praticano dal 1978 (e hanno primati europei. Al terzo posto ha chiuso nel medagliere 9 ori, 4 argenti e 3 bronzi e codificato tredici anni fa assieme a USA, anche la nazionale di scherun totale di 17 medaglie, pre- Canada Giappone, Inghilterra, Portogallo, con 38 podi ma paralimpica, trascinata cedendo Stati Uniti e Paesi Belgio e Danimarca) e che in Italia si sta dalla vulcanica Bebe Vio, dietro Cina e Usa Bassi. Doppi trionfi per Fran- sviluppando con qualche decennio di ritarai Campionati Europei dicesca Porcellato (cat. Wh3 do. A fare da apripista sono le regioni del sputati a Terni dal 18 al 23 settembre di e crono H4), Giorgia Farroni (T1 e MT1) Sud: due team in Basilicata (Albatros Onquest’anno. Il bilancio azzurro è stato di e Fabrizio Cornegliani (MH1 e H1), gioie lus a Pisticci e Pegaso Aias Matera), una in 14 medaglie - 4 d’oro, 4 d’argento e 6 di iridate pure per Michele Pittacolo, Federi- Puglia (Oltre Sport a Bari), una in Campabronzo - superato solo dal “bottino” della co Maestroni e Luca Mazzone, che ha pure nia (Asd Asco ad Ercolano), legata al cenRussia (20, con 8 ori) e dell’Ungheria (16, vinto due argenti, uno dei quali nella staf- tro Don Orione, la prima ad affiliarsi nel con 6 successi). Come Bebe si sono spinti fetta con Paolo Cecchetto e l’icona Alex 2017. Riservato prevalentemente ad atleti sul gradino più alto del podio il “collega” Zanardi. con gravi disabilità quali distrofia musco-

Italia potenza mondiale nelle discipline paralimpiche

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SPORT

I protagonisti celebrati a Roma Uno sguardo a 360 gradi sul tema dello sport legato alla disabilità, un focus sugli atleti e le loro storie, per conoscere meglio i protagonisti di un movimento che negli ultimi anni ha saputo affermarsi e far cambiare l’approccio dell’opinione pubblica. Il Festival della cultura paralimpica - quattro giorni di dibattiti, mostre, film, libri, storytelling, spettacoli a tema - ha festeggiato la sua prima edizione lo scorso novembre alla stazione Tiburtina di Roma. Al centro dell’evento, un concetto: l’importanza dello sport come strumento di integrazione sociale e non solo per i disabili - che l’Italia ha sottovalutato fino a pochissimi anni fa. Legati dal fil rouge “Disabilità in movimento” ne hanno parlato, con giornalisti, personalità istituzionali e personaggi dello spettacolo, atleti paralimpici di primo piano come Bebe Vio, Alex Zanardi, Oney Tapia, Martina Caironi, Oscar De Pellegrin, Annalisa Minetti e altri ancora. L’iniziativa è stata promossa dal Comitato Italiano Paralimpico.

Alex Zanardi.

lare, amiotrofia spinale ed osteogenesi im- scina lunga 20 metri, in sette giocatori di perfetta, il powerchair football si gioca in cui quattro con disabilità in tre tempi da quattro contro quattro (portiere incluso) 10 minuti continui e fase di gioco da 60 con cambi liberi, un pallone di 13 pollici secondi. Pioniera mondiale della disciplidi diametro (33 centimetri), su campi con na è la Waterpolo Ability di Busto Arsizio pavimentazione liscia. Le carrozzine devo- che finalmente, lo scorso 29 settembre, no essere elettriche, dotate ha trovato un’avversaria per Successi anche disputare la prima partita indi paratie protettive, che servono anche a condurre, geper la nazionale ternazionale, vinta per 13-11 stire e colpire la palla. a Palma di Maiorca contro la Carrozzine speciali, come di scherma e nel locale Aquatics Soller. Sulla lo sono quelle personalizzate spinta della Waterpolo Abiparaciclismo. del rugby praticato da atleti lity, intanto, il movimento tetraplegici o con disabilità E poi si scoprono della pallanuoto per disabiequivalenti, che in Italia da nuove discipline li sta lievitando anche nella due stagioni si affrontano in natia Italia: i lombardi hanno un vero e proprio campionato. All’inizio affrontato di recente in un quadrangoladell’autunno, per la seconda volta di fila, lo re Delfini Blu Palermo, Octopus Roma e scudetto è andato al Padova Rugby che ha Zenith Livorno. E assieme ad altre realtà preceduto Polisportiva Milanese e Mastini - Cuneo, Firenze, Piacenza, Sis Roma - studiano il progetto di un campionato italiano. Cangrandi Verona. Mai esistita e mai codificata è invece Sognando, ovviamente, un futuro, storico la parapallanuoto che si pratica in una pi- approdo alle Olimpiadi.

Bebe Vio.

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BREVI

LA BIOLOGIA IN BREVE

Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Nico Falco e Rino Dazzo

RICERCA

Neuroblastoma.

Successo della Car-T contro il neuroblastoma

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primi dati sono incoraggianti e ci spingono ad andare avanti». Così Franco Locatelli, direttore di Oncoematologia al Bambino Gesù di Roma ha annunciato l’avvio della prima sperimentazione della terapia cellulare Car-T su otto piccoli pazienti affetti da neuroblastoma, il tumore solido più frequente nei bambini, incurabile nel 40% dei casi nelle forme metastatiche. Lo studio è iniziato a febbraio 2018 e nessuno dei bimbi ha interrotto il trattamento per tossicità. In alcuni casi c’è stata la completa scomparsa del cancro. La Car-T, terapia che utilizza cellule modificate del sistema immunitario del paziente stesso, era stata adottata finora solo per la leucemia linfoblastica acuta e il linfoma non Hodgkin a grandi cellule B. All’Humanitas di Milano, invece, buoni risultati sta dando la sperimentazione della Car-T contro il carcinoma del pancreas e del colon. (R. D.).

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PESTICIDI Trovati antiparassitari nei capelli degli europei

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veleni gli europei ce l’hanno letteralmente in testa. E gli italiani non fanno eccezione. Tracce di pesticidi e insetticidi pericolosi come il fipronil, il cui utilizzo in agricoltura è stato messo al bando, ma che è tuttora utilizzato come antiparassitario per animali domestici, sono state ritrovate nei capelli del 45% delle 148 persone che si sono sottoposte a un test condotto dal Gruppo dei Verdi all’Europarlamento. I test, eseguiti dal laboratorio francese Ires, sono stati realizzati da giugno a ottobre 2018 in sei paesi dell’UE: Italia, Germania, Danimarca, Francia, Belgio e Regno Unito (Galles). Proprio i gallesi hanno i capelli più avvelenati: antiparassitari sono stati trovati nell’84,6% dei soggetti analizzati. I tedeschi i meno contaminati: 44%. E gli italiani? Oltre il 66% delle 24 persone sottoposte ai test ha presentato tracce di veleni nei capelli, un dato su cui riflettere. (R. D.).


INQUINAMENTO DELL’ARIA

BREVI

L’Italia si classifica al sesto posto

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essantamila italiani, lo 0,1% della popolazione, hanno perso la vita nel 2015 per malattie premature legate alla cattiva qualità dell’aria. La maggior parte proveniva dalla pianura padana. L’Agenzia ambientale europea colloca l’Italia al sesto posto nella classifica dell’aria più inquinata dietro Bulgaria, Ungheria, Romania, Polonia e Grecia. I dati contenuti nel rapporto Air quality in Europe indicano nei Balcani, in Turchia e in Polonia le aree più avvelenate del Vecchio Continente, dove le centraline registrano concentrazioni di Pm10 superiori ai 50 microgrammi per metro cubo. Ma il nord Italia non è messo bene. La situazione migliora se si guarda la concentrazione annua, dove il limite è più basso (40 microgrammi) e l’estate compensa gli sforamenti invernali. I dati tornano allarmanti con i Pm2,5, che penetrano nei polmoni. (R. D.).

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ONCOLOGIA Dalla cromotripsi, l’origine di diversi tumori

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origine dei tumori? Nella cromotripsi, un corto circuito nel meccanismo di riparazione del Dna che innesca eventi dannosi per l’organismo. Lo afferma uno studio del Centro tedesco per la ricerca sul cancro, pubblicato su Nature Communications. Secondo i ricercatori tedeschi, la cromotripsi è stata individuata nel 20-30% di tumori aggressivi ed è identificabile come un caos nel nucleo delle cellule provocato dalla frammentazione dei cromosomi, ricostruiti con un segmento non corrispondente. Partendo da poche unità, vengono fuori centinaia di mutazioni genetiche e il fenomeno è accompagnato dall’abbondanza del gene Myc, che stimola la divisione delle cellule danneggiate. Disattivare il processo di riparazione del Dna, dunque, potrebbe arrestare la genesi dei tumori, in particolare quelli di cervello, seno e melanomi. (R. D.).

AMBIENTE Nasce la prima banca dati mondiale delle piante

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i chiama sPlot, contiene 1,1 milioni di campioni provenienti da ogni continente ed è la prima banca dati globale delle piante. A implementarla sono stati gli autori di uno studio guidato dall’Università Martin Lutero di Halle-Wittenberg e dal Centro per la Ricerca Intergrata sulla Biodiversità Halle-Jena-Leipzig, in Germania. Il database tedesco ha fuso i dati provenienti dagli archivi di vari paesi, armonizzandoli e aggiungendo quelli mancanti. Grazie a sPlot sarà possibile capire meglio le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto su scala mondiale. Dalle prime analisi è emerso come l’impatto di temperature e precipitazioni sulle comunità di piante sia abbastanza limitato e come le riserve di fosforo contenute nelle foglie rappresentino un vero e proprio indicatore nascosto dello stato di salute delle varie specie vegetali. (R. D.).

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SOSTENIBILITÀ Il mercato delle auto green in Italia

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italia è quarta posto in Europa per la vendita di automobili ad alimentazione alternativa, con 196 esemplari immessi su strada. Sul podio della classifica europea Norvegia, Finlandia e Svezia. I dati arrivano dal rapporto dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA); il settore che registra il maggiore incremento, si legge, è quello dei modelli a benzina e ad alimentazione alternativa, mentre le diesel hanno fatto registrare un calo del 17%. Da gennaio a settembre, rispetto all’analogo periodo del 2017, il mercato è in crescita del 2,3%, con 12,2 milioni di unità, mentre quello delle sole auto diesel è in calo del 17% (pari a una perdita di 903mila unità e una quota del 36% del mercato). In totale, in Europa risultano vendute 918mila automobili ad alimentazione alternativa, poco meno delle 961mila a benzina (+16% e 56% del mercato). (N. F.).

ALIMENTAZIONE Caffè, l’attrazione è genetica

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cervello dice no, il cuore dice sì. Anzi, a far cambiare idea è il Dna: nel codice genetico sono scritte le istruzioni sulla percezione di alcuni tipi di amaro come potenziale pericolo, permettendoci di apprezzare caffè, tè e alcol, che altrimenti verrebbero percepiti come nocivi. Lo dimostra uno studio guidato dall’Istituto di ricerca medica QIMR Berghofer, in Australia, che ha coinvolto più di 400mila partecipanti. I ricercatori, coordinati da Jue-Sheng Ong e Liang-Dar Hwang, hanno analizzato le varianti genetiche di propiltiouracile (Prop), chinino e caffeina e hanno scoperto che la presenza di specifici geni, che determinano la sensibilità all’amaro della caffeina, è legata alla probabilità di essere grandi bevitori di caffè. Invece, la sensibilità più alta a Prop e chinino porta a preferire il tè al caffè; la maggiore percezione del Prop, infine, porta anche a consumi più bassi di alcolici. (N. F.).

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ACQUE Nuove specie aliene nel mar Ligure

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rostacei giapponesi, organismi marini delle Galapagos, anche plancton che normalmente vive nel sud est asiatico. Tutti trovati nel golfo di La Spezia, finiti sui 50 pannelli in Pvc posizionati un metro sotto il livello del mare dai ricercatori per controllare la presenza di specie aliene nel mar Ligure. Il progetto di monitoraggio è stato condotto da un team di ricercatori di Enea, Università di Pavia e Smithsonian Enviromental Research Center (SERCH). I pannelli, tenuti sott’acqua tre mesi, sono stati sottoposti ad analisi biologiche nel Centro Ricerche Ambiente dell’Enea. «Le specie aliene, in continuo aumento nel Mediterraneo – spiega Agnese Marchini, dell’Università di Pavia – alterano le comunità e gli ecosistemi marini e rappresentano una minaccia per la biodiversità». Nei prossimi mesi verranno eseguite ulteriori analisi sui campioni raccolti. (N. F.).


EMISSIONI GAS SERRA

BREVI

Come ridurre le emissioni inquinanti

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on un hamburger in meno alla settimana negli Usa si eliminerebbe, in un anno, l’emissione di gas serra pari a 12 milioni di automobili. Lo affermano due ricercatori, vincitori del Champion ambiente 2018, che hanno lavorato alla realizzazione di un hamburger vegetale scomponendo gli elementi base della carne rossa in proteine, grassi, acqua e oligoelementi e cercando un sostituto prodotto interamente dalle piante che avesse proprietà simili. L’equipe sostengono che il loro “hamburger” genera il 90% di emissioni in meno rispetto a un hamburger di carne. «Produrre carne da allevamenti intensivi – sostiene Jamie Lomax, responsabile del programma Sistemi alimentari sostenibili e agricoltura delle Nazioni Unite – è uno dei modi più distruttivi di lasciare la nostra impronta sul pianeta. Per 150 gr di carne sono necessari oltre 1600 litri di acqua». (N. F.).

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SETTORE ITTICO Pesca sostenibile in Italia

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Italia è la seconda nazione nel Mediterraneo per il numero di aziende con certificazione di sostenibilità e responsabilità nel comparto ittico. Lo rende noto Paolo Bray, fondatore e direttore di Friend of the Sea, ong internazionale per la tutela degli ecosistemi marini, durante Ecomondo – Key Energy, la fiera della green economy a Rimini. «Sono oltre 70 le organizzazioni di pesca nel Mediterraneo con prodotti certificati Friend of the Sea, e il trend è in crescita – ha detto Bray – al primo posto c’è il Marocco, poi l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Francia. Nell’insieme questi Paesi pescano e commercializzano quasi 300 specie di pesce selvatico catturato nell’area del Mediterraneo». Anche il settore dell’acquacoltura va il sostenibile: sono già certificate 90 organizzazioni; i Paesi con maggior numero di allevamenti sono Italia, Spagna, Grecia, Turchia e Francia. (N. F.).

ETICHETTATURA Un nuovo progetto della Commissione europea

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ra qualche mese potrebbe non essere più necessario controllare gli ingredienti. Basterà una semplice occhiata per capire se il prodotto che si ha tra le mani è completamente vegetariano o vegano. La novità è la conseguenza dell’iniziativa “Etichettatura alimentare obbligatoria non vegetariana / vegetariana / vegana”, inoltrata alla Commissione Ue, che ha deciso di registrarla. La scelta non riguarda la sostanza della proposta, ma è limitata soltanto all’ammissibilità giuridica: è stata presentata nei termini corretti e non va in contrasto con le norme. Si dovrà però procedere con l’analisi della sostanza della richiesta; per arrivarci, i promotori dovranno raccogliere almeno 1 milione di firme in 7 stati membri entro un anno, procedendo così all’esame sulla sostanza. Se i requisiti verranno soddisfatti, Bruxelles dovrà rispondere entro 3 mesi. (N. F.).

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LAVORO

Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari di Bari Scadenza, 17 dicembre 2018 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, presso l’Istituto di Biomembrane, Bioenergetica e Biotecnologie Molecolari – IBIOM. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Neuroscienze di Pisa Scadenza, 13 dicembre 2018 Pubblica selezione per il conferimento di n. 1 borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Neuroscienze” da usufruirsi presso l’istituto di neuroscienze del Cnr sede di Pisa. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di ricerca sulle acque di Roma Scadenza, 20 dicembre 2018 Pubblica selezione per il conferimento di n. 1 borsa di studio per laureati per ricerche nel campo delle Scienze del sistema terra e tecnologie per l’abmiente da usufruirsi presso l’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr – sede di Monterotondo Scalo. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia Sperimen-

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tale “G. Salvatore” di Napoli Scadenza, 20 dicembre 2018 Pubblica selezione per il conferimento di n: 1 borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto per l’endocrinologia e l’oncologia sperimentale “G. Salvatore” del Cnr di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di ricerca sulle acque di Bari Scadenza, 24 dicembre 2018 Pubblica selezione per il conferimento di n. 1 borsa di studio per laureati per ricerche nel campo delle “Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente” da usufruirsi presso l’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr – Sede secondaria di Bari. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di ricerca sulle acque di Bari Scadenza, 27 dicembre 2018 Pubblica selezione per il conferimento di n. 1 borsa di studio per laureati per ricerche nel campo delle “Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente” da usufruirsi presso l’istituto di ricerca sulle acque del Cnr – Sede secondaria di Bari. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari di Bari Scadenza, 10 dicembre 2018 Pubblica selezione per il conferimento di n° 1 assegno “professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca

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“FAST - Fern Arsenic Soli Technology” - finanziato da Regione Lazio e Lazio Innova SpA. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biofisica di Trento Scadenza, 12 dicembre 2018 Pubblica selezione per il conferimento di n° 1 assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto di ricerca stipulato tra Fondazione Caritro e Cnr-Ibf di Trento dal titolo “Fisici - identificazione di contro-mutazioni per la cura della fibrosi cistica”. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Neuroscienze di Padova Scadenza, 13 dicembre 2018 Pubblica selezione per il conferimento di n. 1 assegno post-dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Euro-bioimaging previsto nella Roadmap Espri” responsabile scientifico prof. Tullio Pozzan. Per informazioni, www.cnr.it. Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici Scadenza, 13 dicembre 2018 Mobilità esterna, per titoli e colloquio, per la copertura a tempo indeterminato e pieno di un posto di dirigente biologo da assegnare al Dipartimento di sanità animale. Gazzetta Ufficiale n. 90 del 13-11-2018. Università di Catania Scadenza, 20 dicembre 2018 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo


determinato, settore concorsuale 05/E1 - Biochimica generale, per il Dipartimento di scienze biomediche e biotecnologiche. Gazzetta Ufficiale n. 92 del 20-112018. Stazione zoologica “Anton Dohrn” di Napoli Scadenza, 27 dicembre 2018 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di ricercatore, a tempo pieno ed indeterminato, per attivita’ di ricerca nel campo della biologia dei sistemi (Systems Biology). (Bando. n. 32/2018). Gazzetta Ufficiale n. 93 del 23-112018.

LAVORO Università Aldo Moro di Bari Scadenza 3 gennaio 2019 Procedura di selezione, per titoli e discussione pubblica, per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, per il Dipartimento di biologia, sede di Taranto. Gazzetta Ufficiale n. 96 del 04-12-2018. Crea - Centro di ricerca zootecnia e acquacol-

tura sede di Monterotondo (Roma) Scadenza, 3 gennaio 2018 Bando per il conferimento di n. 1 assegno di ricerca tramite selezione pubblica per titoli ed esame-colloquio da svolgersi presso il Crea - Centro di ricerca zootecnia e acquacoltura sede di Monterotondo (Roma). Per informazioni, www.crea.gov.it, amministrazione, lavoro/formazione.

Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa Scadenza, 12 dicembre 2018 Mobilità regionale e, in subordine, interregionale, per titoli e colloquio, per la copertura di tre posti di dirigente biologo. Gazzetta Ufficiale n. 94 del 27-11-2018. Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura ed Agrumicoltura (Crea - Ofa) sede di Caserta Scadenza, 27 dicembre 2018 Bando di concorso pubblico per una borsa di studio da svolgersi presso il Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura ed Agrumicoltura (Crea - Ofa) sede di Caserta. Gazzetta Ufficiale n. 94 del 27-11-2018. Azienda Sanitaria Locale Roma 2 di Roma Scadenza, 30 dicembre 2018 Mobilità nazionale, per titoli e colloquio, per la copertura a tempo pieno ed indeterminato di un posto di dirigente biologo per la UOC Anatomia patologica. Gazzetta Ufficiale n. 95 del 30-11-2018.

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SCIENZE

L’Università tra tradizione e innovazione Il percorso formativo degli studenti deve tenere conto delle nuove esigenze professionali che emergono da un mondo in continuo cambiamento

di Stefano Dumontet* e Giovanni De Falco**

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n un mondo che si avvia a una completa deregolamentazione e liberalizzazione in tutti i settori della vita economica e collettiva, bisogna profondamente rivedere il ruolo di ogni attore sociale. Non basta più essere innovativi rispetto a un sistema che sta eclissandosi, ponendosi all’avanguardia di dinamiche che saranno tra breve obsolete. Bisogna cambiare paradigma, bisogna innovare guardando a una nuova struttura della collettività in cui gli usuali punti di riferimento non esistono più. Per rimanere nel concreto e focalizzare il nostro discorso sul tema dell’Università, è ovvio considerare che tutte le filiere formative, di ogni ordine e grado, devono oggi sopperire alla mancanza, o all’inefficienza, delle strutture, pubbliche o private, che si occupano di ciò che accade a monte e a valle del momento formativo. In questo contesto l’Università svolge un ruolo particolarmente critico. Il sistema formativo deve individuare, ricalibrare la propria missione, che nell’era della globalizzazione e della complessità, oltre alla trasmissione di conoscenze, deve promuovere democrazia, coesione sociale, cittadinanza attiva. L’Università è oggi sul mercato come ogni altra azienda e il suo mercato di riferimento è estremamente complesso, labile, atipico e si evolve in modo poco prevedibile. Questo perché è complesso, labile, atipico e in evoluzione poco prevedibile l’intero contesto sociale. L’Università non vende cultura, i suoi iscritti

* Università degli Studi di Napoli “Parthenope” ** Istituto di Ricerche Economiche e Sociali della Campania.

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non sono una materia prima e i suoi laureati non sono un prodotto finito. La cultura, bene immateriale per eccellenza, è di pubblica e gratuita fruizione, dalle sue forme più semplici a quelle più complesse. Questo era vero ieri, quando il sapere era condensato nei libri e fruibile solo in formato cartaceo, ed è ancor più vero oggi nell’epoca delle information and communication technologies. L’Università vendeva, ieri, il risultato di tecniche didattiche e la certificazione delle conoscenze acquisite, mentre oggi dovrebbe vendere il risultato di tecnologie di trasmissione del sapere e la certificazione delle competenze acquisite. L’Università ha, quindi, scopi, obiettivi, mercato, finalità e missione fondamentalmente diversi da altri settori che erogano servizi a cui non può in alcun modo essere equiparata. È un esercizio futile inseguire il mondo del lavoro nelle sue perenni evoluzioni e nelle sue mutevoli richieste di competenze. L’Università non potrà mai adeguarsi alle esigenze di un mondo che si evolve più rapidamente di quanto possa mutare la sua offerta formativa. Non per questo l’Università è destinata a rivestire un ruolo ancillare nelle dinamiche economiche. Rilevare l’assenza di strutture in grado di occuparsi di ciò che accade a monte e valle del processo educativo universitario, significa ribadire il nuovo ruolo delle Università, chiamate oggi a sostituirsi a una serie di attori ormai scomparsi o non più in grado di seguire dinamiche sociali divenute a loro fondamentalmente estranee. I presidi tradizionali, che dovrebbero assicurare un punto di riferimento solido e attendibile rispetto alle dinamiche del mondo del lavoro, hanno ormai il fiato corto, sia nel senso della loro effettiva rappresentatività nei vari settori, sia per l’incapacità di


SCIENZE re lo strumento di marketing delle attività lavorative che i suoi leggere il presente, sia per la mancanza di ogni possibile strulaureati possono interpretare. Deve essere in grado di sopperire mento di previsione nel breve-medio periodo. La scarsa rapprealle mancanze delle strutture tradizionali e indagare sui potensentatività e la scarsa capacità di leggere gli sviluppi dei loro ziali mercati del lavoro, deve creare i presupposti perché i suoi settori, fanno delle associazioni datoriali un punto di riferimento laureati incontrino i bisogni, palesi o inespressi che siano, della inefficace per tarare offerte formative coerenti con il mercato compagine sociale. Ogni Università compete con altre Università del lavoro. nel placement dei suoi laureati. Si tratta qui di interpretare un L’Università deve attrezzarsi e far da sé quello che prima faruolo completamente nuovo, inedito e mai affrontato prima. cevano le strutture che si occupavano di tutto ciò che accade a L’Università dovrebbe dotarsi di un proprio “osservatorio sul monte e a valle del processo formativo. Inoltre, la formazione mondo del lavoro”, tarato sulle discipline e sui corsi di laurea di universitaria dovrebbe avere come obiettivo il trasferire compecui dispone. Ogni Università dovrebbe farlo perché ogni struttutenze tali da permettere al suo laureato di incidere sulle opporra universitaria è diversa dalle altre. È diversa nei metodi e nelle tunità di lavoro, trasferendo, egli stesso, idee e innovazione. Il tecnologie di insegnamento, nelle competenze dei docenti, nelle suo compito non è quello di formare laureati da ri-formare contiaree geografiche di riferimento, nei contatti esterni, ecc. Ogni nuamente per inseguire senza sosta le ondivaghe esigenze di un Università forma laureati con caratteristiche specifiche. Ogni osmercato del lavoro in caotica evoluzione. servatorio deve partire dalla natura peculiare dell’Università in Cosa si può fare nel concreto? Prima di esaminare alcucui è attivato e operare in sintonia con questa. Per le Università ne proposte, penso sia necessario ribadire che lo scopo primo telematiche il discorso è ancor più cogente, anche per l’impordell’Università deve essere quello di trasferire competenze tanza relativa della loro territorialità e per le caratteristiche inin grado di permettere al laureato di trovare un’occupazione. novative delle loro tecnologie di trasferimento delle competenze. Un’impostazione troppo teorica privilegerebbe solo chi è destiNelle società contemporanee la produzione e l’acquisizione nato alla carriera scientifica come ricercatore o docente universitario. Un’impostazione troppo curvata sugli aspetti pratici delle di sapere e conoscenza rappresentano uno dei tratti più distintivi e pervasivi, a diversi livelli, fino a divenire condizione essendiscipline priverebbe la formazione dei presupposti teorici, priziale per l’esercizio della cittadinanza. mo requisito per alimentare la capacità di innovare. Il delicato Nello stesso tempo, le forme di impiego si fanno più diffeequilibrio tra questi opposti modi di fare formazione è la chiave renziate rispetto al recente passato e pretendono una flessibilità di volta del successo. soggettiva a fronte di modalità crescenti di lavoro contingente, Non basta però una formazione equilibrata. L’Università deve del forte sviluppo della mobilità trasversale e verticale, della difessere lo strumento di marketing dei suoi laureati e deve esse-

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SCIENZE fusione degli impieghi a tempo par- © Matej Kastelic/www.shutterstock.com ziale e/o precari, dell’estensione di modalità ricorrenti di uscita ed entrata nel lavoro. In tali contesti mutevoli, la promozione dell’inserimento lavorativo ruota intorno al concetto di occupabilità, il quale fa riferimento sia ad aspetti oggettivi, presenti nel contesto economico-istituzionale, sia soggettivi, con un posto di tutto rilievo per i percorsi formativi superiori, sia di percorsi di valorizzazione e marketing delle competenze (metacompetenze e competenze trasversali) dei propri laureati. I concetti di metacompetenze e di competenze trasversali rappresentano un efficace trait d’union tra le caratteristiche degli attuali contesti socio-economici e il mondo del lavoro, della formazione superiore e del life-long learning. Si possono creare così inedite occasioni per “ragionare” sulle opportunità, ed anche sulle necessità, di acquisire competenze nuove e di aggiornare competenze obsolete per acquisire metacompetenze in grado di promuovere l’inclusione nella società della conoscenza e di affrontare le sfide del prossimo futuro. Lo scenario occupazionale attuale risente fortemente dell’invecchiamento della forza lavoro, frutto di un rallentamento delle dinamiche produttive, essenzialmente dovuto ad un mercato del lavoro fermo e controllato attraverso rigide norme di accesso. Tutto ciò determina un deficit di competenze sempre maggiore. In generale, le società occidentali devono oggi preservare la propria competitività con un numero di giovani con competenze moderne, che oggi via via si assottiglia, e con una larga proporzione di lavoratori più anziani, formata su tecnologie e conoscenze obsolete, che tesaurizza rendite di posizione e che avrebbe bisogno di un refreshmenent di competenze. Il lavoro a tempo parziale e forme contrattuali a tempo determinato sono divenuti la reazione ordinaria ad una crescita lenta dei mercati e all’incertezza degli stessi, che si riflette in una generale incertezza sociale. Tali modelli di lavoro possono inoltre derivare da elevati livelli di regolamentazione, i quali alterano le modalità di assunzione del personale da parte dei datori di lavoro, oltre ad influenzare il tasso di creazione netta di posti di lavoro. La mobilità settoriale e la mobilità professionale costituiscono aspetti di pari rilievo della flessibilità del mercato del lavoro, ma non esistono dati disponibili per valutare la relativa incidenza del fenomeno sulle varie professioni. Agevolare i laureati nel cambiare specializzazione professionale e garantire un accesso alla necessaria riqualificazione sono fattori importanti nel contrastare le emergenti carenze di competenze, nel ridurre i divari di produttività e promuovere di conseguenza la crescita e l’occupazione. Ciò che manca è un sistema stabile di individuazione dei processi di domanda ed offerta di lavoro, anche nel settore delle libere professioni, capaci di rendere conto delle situazio-

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ni in evoluzione e di fornire informazioni sistematiche in grado di rendere chiare le dinamiche del mercato ed i fabbisogni professionali locali e nazionali per organizzare coerenti politiche di orientamento al lavoro. È esplicito l’invito a sperimentare nuove metodologie formative che destrutturino il vecchio percorso, consolidato, basato sulla teoria organizzativa taylorista e fordista, e su di un sistema produttivo standardizzato ed immutabile (almeno per periodi più o meno lunghi) al quale corrisponde un sistema pressoché immutabile di offerta formativa. Il percorso innovativo parte dall’analisi dei “nuovi” fabbisogni, non solo espliciti, che l’Osservatorio riuscirà a definire ridisegnando le nuove competenze (il Catalogo) necessarie alla definizione delle nuove figure professionali e i nuovi modelli organizzativi. Come tutte le politiche orientate alla “Occupabilità” confermano, la certificazione delle competenze (Alta formazione, Università) è tratto fondamentale per la costruzione di un sistema del lavoro al passo coi tempi. Per concludere, si tratterebbe, dunque, di destrutturare l’attuale sistema di domanda-offerta di formazione e di aggiornamento per strutturare un sistema formativo basato sulle competenze e sui fabbisogni del territorio. Un sistema in cui l’offerta (l’Osservatorio) sia in grado di comprendere le evoluzioni del mercato del lavoro e dei sistemi economici in maniera più rapida, relazionando e saldando tutto il sistema di filiera: dalla scuola (dando finalmente un senso alle attività di Alternanza scuola-lavoro), all’Università (ridefinendo i sistemi di Orientamento e riarticolando le nuove metodologie didattiche ai fini dell’acquisizione di competenze), al lavoro (o lavori) (riconducendo il sistema imprese in un circuito attivo di collaborazione e scambio), per incidere sui modelli di sviluppo territoriali e professionali in un circuito moderno di competenze e competitività. Un’agenda di questo tipo dovrebbe essere percepita come un’assoluta priorità sia dal “sistema lavoro” (urgentemente da riformare) sia da parte delle Università italiane.


SCIENZE

La storia dei trapianti di organi Dalle narrazioni mitologiche e religiose ai primi resoconti sperimentali (Parte I)

di Sergio Barocci*, Irene Paolucci** e Attilio Fabio Cristallo***

N

el corso dei secoli il trapianto di parti del corpo da un individuo all’altro ha suscitato nell’essere umano un interesse comprovato dalla immaginazione di personaggi entrati nella sfera moderna del mito, nonché in narrazioni a sfondo anche miracoloso; è fatto per esempio risalire al III secolo d. C. il racconto del trapianto di un arto per mano dei santi Cosma e Damiano. Risalgono al V secolo d. C. manoscritti indiani di innesti di pelle, mentre nel mondo Occidentale si assiste nel 1597 al primo trapianto di pelle ad opera di G. Tagliacozzo. Nuovi contributi al progresso della trapiantologia si hanno nel XVIII secolo da parte di J. Hunter con gli studi effettuati in campo veterinario sulle caratteristiche dei freemartin, la cui rilevanza per la comprensione dei processi immunitari emergerà solo due secoli dopo. Nel XIX secolo i trapianti cutanei fanno segnare una serie di successi, grazie al contributo di Giuseppe Baronio e successivamente dei chirurghi Jacques L. Reverdin, Fedor Krause e Carl Thiersch, tali da rendere il trapianto autologo di pelle una terapia consolidata.

Trapianto nella narrazione antica L’idea della possibilità di ridare salute o giovinezza attraverso * Docente di Storia dei Trapianti d’organo, Università degli Studi di Genova per la terza età (UNI.T.E.) ** Servizio di Immunoematologia e Trasfusione, Ospedale Castelli, Verbania *** Servizio di Immunoematologia e Trasfusione, Ospedale Santa Chiara, Trento.

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il trapianto di parti del corpo da un individuo ha affascinato l’umanità fin dall’antichità, dando origine a narrazioni di trapianti miracolosi. Si fa risalire il primo intervento di chirurgia ricostruttiva con tessuti autologhi a un antico testo sanscrito della medicina Ayurvedica, il Sušruta Sanhita, datato intorno al VI secolo a.C. Fig 1. Il leggendario medico cinese Pin-Ch’iao. (Bhishagratna, 1866; Yalamanchili et al., 2008), dove viene descritta una ricostruzione della piramide nasale, dopo amputazione traumatica con un lembo di cuoio capelluto e cute frontale. In testi risalenti a III sec. a.C. è invece descritto un trapianto di cuore eseguito dal medico cinese Pien Ch’iao (Fig.1) (Giles, 1912): si narra che questo mitico chirurgo dell’epoca ricevette la visita di due malati che avevano sintomi opposti e trovò che l’equilibrio delle energie del corpo dei due uomini era turbato; per ristabilire l’equilibrio delle forze era necessario scambiare il centro dell’equilibrio fra i due uomini, cioè scambiare i loro cuori; i documenti riportano che i due pazienti guarirono. Nel mondo Occidentale l’attestazione di un vero e proprio trapianto, sia pure in ambito miracolistico, è rinvenibile nella Legenda Aurea. Si tratta di una Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018

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Fig 2. Il trapianto miracoloso di una gamba attribuito ai Santi Cosma e Damiano, vissuti nel III secolo.

Fig 3. Il miracolo di Santa Francesca Romana che guarisce il braccio staccato di un giovane.

monumentale raccolta di biografie agiografiche composta in latino da Jacopo da Varazze nel XIII secolo, dove si narra che all’epoca dell’imperatore Diocleziano i Santi Anargiri (dal greco antico Ανάργυροι, “senza argento” o “Santi non mercenari) Cosma e Damiano (Fig. 2) compirono il miracolo di sostituire la gamba ormai in cancrena di un sacerdote di razza bianca con l’arto nero di un etiope deceduto il giorno prima. Lo spirito con cui i Santi Cosma e Damiano procedono a questo intervento, è duplice: lenire la sofferenza e ridare capacità alla deambulazione. Rimane, tuttavia, l’enigma: perché sostituire la gamba di un altro uomo di pelle diversa? Forse, perché fosse più facile da riconoscere nelle rappresentazioni pittoriche? O forse, perché già simboleggiava il potere della tolleranza con la quale si può ricevere un organo estraneo così come è possibile ottenere un interscambio fra diversi gruppi etnici? Un’ altra scena iconografica suggestiva è il miracolo “del braccio ricomposto” del 1468 di Antoniazzo Romano. Si tratta del miracolo di S. Francesca Romana che riattacca il braccio sinistro al cavaliere, staccato di netto, presumibilmente, dopo uno scontro d’arme (Fig. 3).

I primi esperimenti di trapianti di tessuti ossei e di pelle

Fig 4. Gaspare Tagliacozzi.

A Cordova, intorno al 1000 d.C., Abu al-Qasim Khalaf ibn al-Abbas Al-Zahrawi (936-1013), maestro della chirurgia ispano-arabica dell’epoca, conosciuto anche come Albucasis, descriveva una tecnica chirurgica per la sostituzione di elementi dentali mancanti mediante trapianto di denti estratti (Leclerc, 1876).

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È con il Rinascimento che diverse tecniche di medicina e chirurgia orientale fanno il loro ingresso in Europa. Vanno ricordati i fratelli siciliani Gustavo e Antonio Branca, pionieri della rinoplastica, che tra il ‘300 e il ‘400 utilizzarono lembi cutanei delle guance e della zona interna della bocca per la ricostruzione nasale (Fazio, 1745) e i fratelli Paolo e Pietro Vianeo (allievi dei fratelli Branca, considerati i fondatori della chirurgia estetica) che tra il 1540 e il 1565 proposero una tecnica di ricoFig 5. John Hunter. struzione del naso, basata sul principio dell’innesto (Fioravanti, 1570). È del medico bolognese Gaspare Tagliacozzi (15451599) (Fig.4) la descrizione dei primi resoconti sui trapianti di tessuti, ossa e pelle nel suo trattato “De curtorum chirurgia per insitionem libri duo“, pietra miliare nella storia della chirurgia mondiale (Tagliacozzi, 1597). Secondo il metodo descritto da Tagliacozzi il naso veniva ricostruito con la pelle prelevata dal braccio dopo aver fatto avvicinare il braccio stesso al volto ed averlo tenuto fissato per settimane con un tutore appositamente studiato. Il Tagliacozzi affermò inoltre cheFig 6. Il libro di Giuseppe Baronio “Degli innesti”. in alcuni trapianti tessutali l’impedimento all’esecuzione di questi interventi su un’altra persona era dovuto alla specificità dell’individuo, ponendo il questo modo l’attenzione su ciò che si è rivelato uno dei maggiori problemi della medicina dei trapianti, ovvero la reazione di rigetto. La sua opera fu considerata eretica e il suo cadavere venne sepolto in terra sconsacrata. Altro resoconto sui trapianti ossei è riconducibile al 1668, ad opera dell’’olandese Job Hanszoon van Meekeren (1611-1666) che curò un soldato ferito alla testa con un innesto di osso proveniente dal Fig 7. Astley P. Cooper.


cranio di un cane. Il soldato sopravvisse all’intervento ma ricevuta la scomunica chiese a van Meekeren la rimozione dell’innesto che si era però già completamente saldato (Haeseker, 1988).

I resoconti sperimentali di trapianto: XVIII e XIX secolo È in questo periodo che emergono i resoconti di esperimenti di trapianto che porteranno al riconoscimento di questo intervento come un vero e proprio atto Fig 8. Jacques L. Reverdin. medico. Nel XVIII secolo, John Hunter (1728-1793) (Fig. 5) (Shklar, 2009), chirurgo scozzese autodidatta, praticò una serie di trapianti sperimentali senza collegamenti vascolari con denti e tendini. Tuttavia, il suo maggiore contributo al progresso della trapiantologia è da attribuire agli studi che effettuò in campo veterinario sulle caratteristiche dei freemartin. La rilevanza per la comprensione dei processi immunitari emergerà solo due secoli più tardi, quando nel 1916 Frank Rattray Lillie (Lillie, 1916), riprendendo gli studi condotti centocinquant’anni prima da Hunter osservò che quando le membrane fetali di embrioni di vitello maschio e femmina si uniscono nell’utero, si sviluppa una circolazione sanguigna comune e l’embrione femminile viene modificato in senso maschile, dando origine a una vitella sterile (freemartin) (Androutsos et al., 2007). Con il XIX secolo i trapianti cutanei diventarono un campo di sperimentazione che fece segnare una serie di successi, soprattutto grazie al contributo di Giuseppe Baronio (1759-1811), un naturalista italiano che riuscì ad effettuare alcuni trapianti autologhi cutanei sperimentali a partire da tessuti animali, descritti nel suo libro “Degli innesti” (Fig.6) segnando cosi l’inizio di una nuova era per la chirurgia plastica con la dimostrazione che era possibile e con successo il trasferimento di pelle nello stesso individuo. Il lavoro svolto da Baronio passò tuttavia inosservato per diversi anni tant’è vero che il primo trapianto di pelle autologo ben documentato è attribuito al chirurgo britannico Astley P. Cooper (1768 -1841) (Fig. 7) al Guy’s Hospital di Londra nel 1817 (Singal et al., 2011). Dopo il 1850, ulteriori interventi ad opera dei chirurghi Jacques L. Reverdin (18421929) (Fig. 8) (Fariña-Perez, 2010), Fedor Krause (1857-1937) (Fig. 9) e Carl Thiersch (1822-1895) (Fig. 10) (Schwokowski 1996) fecero di questo trapianto una terapia consolidata. È invece del 1837 il primo tentativo di trapianto di cornea ad opera Fig 9. Fedor Krause.

dell’irlandese Samuel Bigger che lo effettuò con successo su un cucciolo di gazzella (George e Larkin, 2004). Nel XX secolo la medicina dei trapianti d’organo si affermerà, partendo dalle conquiste pionieristiche dei secoli procedenti, frutto di miti, sogni, speranze, tenacia, grazie al miglioramento delle tecniche chirurgiche, all’emergere delle conoscenze immunologiche sui meccanismi di rigetto, alla scoperta di farmaci in grado di contrastare il rigetto.

Fig 10. Carl Thiersch.

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SCIENZE

Il water safety plan in Italia Un nuovo approccio alla gestione dei modelli di ciclo idrico urbano basato su principi di sostenibilità

di Nicola Cantasano* e Raffaele Froio*

L’

acqua è divenuta un bene prezioso la cui gestione richiede un approccio globale integrato in un nuovo modello di ciclo idrico urbano basato su principi di sostenibilità. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha proposto una visione olistica della risorsa idrica secondo il modello del Water Safety Plan per garantire condizioni di salubrità nelle diverse fasi della filiera idrica dalla captazione iniziale fino al consumo umano finale. In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità ha trasferito e tradotto questi principi internazionali nei Piani di Sicurezza delle Acque. Questo nuovo tipo di approccio, dal carattere olistico e globale, attribuisce alle Aziende Sanitarie Locali ed alle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale un ruolo congiunto fondamentale nel controllo delle acque potabili per garantire principi di salute, innovazione e sostenibilità delle risorse idriche.

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genze globali provocano una notevole scarsità delle risorse idriche che potrebbe essere ancor più accentuata nei prossimi decenni. Occorrerà, dunque, una diversa visione da parte dell’uomo per salvaguardare le acque potabili, investendo in programmi e tecnologie, per proteggere l’ambiente e garantire la piena salubrità delle risorse idriche onde poter realizzare un loro consumo più efficiente e consapevole (Kumar 2018) attraverso un concetto innovativo di “ciclo idrico urbano” basato su una continua ricerca delle fonti di acqua potabile, su un attento riciclo delle acque reflue e meteoriche e su un uso più consapevole del suolo e dell’energia (Fig. 1). Invero, la mancanza di accesso all’acqua, in quantità e qualità ottimali, rimane uno dei maggiori problemi per la salute umana

Introduzione L’acqua è divenuta un bene prezioso, limitato nel tempo e nello spazio. Oggi, agli albori del terzo millennio, l’acqua viene, infatti, soprannominata “l’oro blu” del pianeta Terra e la sua gestione richiede un nuovo tipo di approccio dal carattere olistico e globale. Molti paesi devono, infatti, affrontare una molteplicità di sfide dalla crescita demografica, ai cambiamenti climatici fino al progressivo deterioramento delle infrastrutture dei sistemi idrici. Tali emer-

* CNR-Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo ISAFOM – S.S. di Rende (CS).

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Figura 1. Il modello del ciclo idrico urbano.


a livello mondiale. Infatti, l’acqua potabile può causare patologie latenti nel genere umano e nei casi più gravi decessi inaspettati (Mac Kenzie et al. 1994; Risebro et al. 2007). In questo contesto generale di grave rischio per la salute pubblica, la World Health Organization (WHO) ha proposto le seguenti linee guida: • rafforzare le capacità gestionali dei servizi sanitari nazionali; • promuovere nelle nazioni l’adozione e la realizzazione dei Water Safety Plans (WSP); • elaborare criteri di indirizzo per la potabilizzazione delle acque destinate al consumo umano. Le indicazioni della WHO per la qualità delle acque potabili suggeriscono un nuovo tipo di approccio pro-attivo per ridurre i rischi sanitari e prevenire eventuali contaminazioni prima che l’acqua arrivi al consumatore finale. Questo risultato potrà essere raggiunto attraverso una visione olistica della risorsa idrica in grado di garantire condizioni di salubrità delle acque dalla captazione iniziale fino al rubinetto di casa, secondo i principi della WSP (World Health Organization 2006, 2008).

Il Water Safety Plan (WSP) L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una decina di anni fà, presentò all’opinione pubblica mondiale il modello del Water Safety Plan per raggiungere condizioni di sicurezza nei sistemi idropotabili e garantire la salute dei consumatori secondo un meccanismo ciclico (Fig. 2).

Gli obiettivi del WSP sono: • valutazione e gestione del rischio lungo tutta la filiera idrica; • realizzazione ed implementazione del meccanismo attraverso fasi di progresso e sviluppo; • monitoraggio continuo del processo; • documentazione e programmi di supporto operativo; • revisione periodica del sistema e comunicazione pubblica. In tal senso, occorre integrare l’approccio globale della WSP nelle singole politiche nazionali per ottimizzare i valori soglia ed i regolamenti esistenti relativi ai parametri chimici, fisici e microbiologici onde garantire un buon grado di qualità nelle acque potabili destinate al genere umano.

Il quadro comunitario Nei paesi dell’Unione Europea il problema delle risorse idriche ha assunto particolare gravità, esponendo le comunità a rischi sanitari sempre più diversificati (Tab. 1). Degradazione oceani/aree costiere

Cambiamenti climatici

Scarsità acque dolci

Scadente qualità delle acque dolci

Agricoltura estensiva

Carichi inquinanti

Incremento siccità

Acqua insufficiente

Incremento carichi inquinanti

Irrigazione con acque inquinate

Contaminazione prodotti ittici

Alluvioni e/o inondazioni

Degradazione ecosistemi

Nutrienti ed eutrofizzazione

Prodotti fitosanitari

Inquinanti organici persistenti

Riscaldamento globale

Produzioni alimentari

Tossine prodotte da cianobatteri

Glifosato

Tabella 1. Tipologie di rischio sanitario distinte per categorie ed attività antropiche.

Oggi, il quadro legislativo comunitario risulta composto da numerose Direttive che costituiscono nel loro complesso un vasto sistema di norme non solo per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica ma anche per favorire lo sviluppo socio-economico delle comunità (Fig. 4).

Figura 2. Ciclo del WSP (da Bartram et al. 2009, modificato).

Questo modello innovativo si propone una valutazione integrata dei rischi sanitari estesa dalla captazione idrica iniziale fino al consumo finale da parte dell’uomo onde garantire la totale assenza di pericoli di ordine fisico, chimico e/o biologico nelle acque potabili destinate al genere umano. Questa strategia di prevenzione e controllo delle acque potabili si deve realizzare nelle seguenti fasi (Fig. 3).

Figura 3. Controllo multistadio nelle fasi della filiera idrica.

Figura 4. Campo di applicazione della normativa UE sulle acque.

In tale contesto, l’Europa ha proposto un modello di servizio idrico integrato, attraverso la Direttiva UE 2015/1787 (Unione Europea 2015) attraverso l’adozione dei Water Safety Plans, che attualmente sono stati introdotti sperimentalmente solo in alcune nazioni europee quali Portogallo (Aguas de Portugal 2011), Germania (Schmoll et al. 2014) e Regno Unito (Drinking Water Inspectorate 2005). Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018

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La situazione italiana In Italia, la necessità di una sinergia con i regolamenti internazionali ha favorito lo sviluppo di un quadro legislativo nazionale composto dai Decreti Legislativi 31/2001, 27/2002, 174/2004, 152/2006 e dal Decreto Ministeriale 25/2012. Si avverte, infatti, l’esigenza di una maggiore tutela delle risorse idriche attraverso un controllo dei contaminanti naturali e/o antropici mentre appare necessaria una modernizzazione delle reti di distribuzione ormai obsolete ed inefficienti. In tale contesto, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha sperimentato il modello WSP per la valutazione e la gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano, elaborando un Piano di Sicurezza delle Acque (PSA) valido a livello nazionale. Le linee guida del PSA sono (Istituto Superiore di Sanità 2014): • raccomandare l’implementazione nei sistemi idropotabili italiani di un piano di prevenzione e controllo igienico-sanitario; • fornire alle autorità del Servizio Sanitario Nazionale strumenti metodologici per l’elaborazione dei piani PSA; • acquisire esperienze applicative nell’implementazione dei PSA; • condividere le conoscenze italiane con quelle dei paesi membri dell’UE. Il PSA si articola in tre fasi distinte e successive (Fig. 5):

Figura 5. Schema del PSA in Italia.

Occorre, dunque, adottare un nuovo tipo di approccio dal carattere olistico, capace di spostare l’attenzione dal controllo delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque ad una più efficace prevenzione e gestione dei rischi lungo tutte le fasi della filiera dalla captazione idrica al consumatore finale secondo il modello del WSP. La crisi idrica nazionale risulta, oggi, aggravata da forti ritardi nel sistema infrastrutturale. Le criticità maggiori riguardano, infatti, la carenza strutturale delle reti e degli impianti di adduzione che risultano obsoleti ed inadeguati al fabbisogno idrico nazionale. Infatti, il 22.0% della rete presenta più di cinquanta anni di vita contro un periodo massimo consigliato dal gestore di circa quaranta anni, mentre solo il 10.0% è stato realizzato negli ultimi trenta anni. Inoltre, il livello delle perite idriche è molto elevato pari ad una media nazionale del 33.9% con punte del 45.0 % nel meridione. Tra le nuove emergenze, il cambiamento climatico assume oggi notevole importanza. In Italia, infatti, l’Istituto di Scienze ed Atmosfera e del Clima (ISAC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha re-

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gistrato nel 2016 un aumento della temperatura atmosferica di 1.2 °C rispetto alla media nazionale relativa al periodo 1971-2000 mentre, dai dati del Centro Epson Meteo, risulta che nell’estate 2017 le condizioni siccitose generali della penisola, causate soprattutto dal notevole deficit idrico accumulato nella primavera precedente, hanno causato una carenza di apporti idrici al suolo di 20 miliardi di metri cubi d’acqua. Un’altra sfida emergente è il depauperamento della qualità della risorsa idrica in natura. Nell’anno 2015 i volumi di acqua per uso idropotabile sono stati prelevati per il 49.0% da acque provenienti dalle falde acquifere sotterranee, per il 34.0% da sorgenti e per il 17.0% da corpi idrici superficiali ma, dai dati forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (ISPRA) relativi al periodo 2010-2015, risulta che il 22.0% delle acque dei corpi idrici superficiali ed il 42.0% di quelle sotterranee presentano uno loro stato chimico-fisico “non buono”. Occorre, dunque, realizzare un approccio integrato delle risorse idriche ed una strategia nazionale nella gestione delle acque potabili secondo il modello del WSP.

Conclusioni Il Water Safety Plan, calato nelle singole realtà regionali del territorio nazionale, prevede una stretta sinergia con le norme internazionali. In tale contesto il WSP attribuisce un ruolo fondamentale alle Aziende Sanitarie Locali ed alle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale, che devono svolgere attività di controllo in tutte le fasi della filiera idrica, perseguendo i seguenti obiettivi: • rifornimento di acqua salubre per la popolazione italiana; • rispetto del principio di precauzione per valutare il grado di potabilizzazione delle acque; • controllo e vigilanza da parte delle ASL e delle ARPA regionali in stretta sinergia; • competenze scientifiche e sanitarie sui rischi per la salute pubblica; • acquisizione di competenze tecniche e gestionali sugli impianti di distribuzione della rete; • confronto nell’acquisizione dei dati analitici per garantire condizioni di sicurezza nelle acque potabili. Le attività di vigilanza devono, quindi, evolvere dal semplice campionamento puntiforme ad una fase di controllo in continuo per garantire principi di salute, innovazione e sostenibilità nella gestione delle risorse idriche.

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Corso FAD

Acque destinate al consumo umano e rischio legionella 25 crediti Ecm Info: www.onb.it 96

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CONTATTI

Informazioni per gli iscritti Si informano gli iscritti che gli uffici dell’Ordine Nazionale dei Biologi forniranno informazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 8:30 alle ore 13:30 e dalle ore 14:30 alle ore 17:00 e il venerdì dalle ore 8:30 alle ore 13:30. Tutte le comunicazioni dovranno pervenire tramite posta (presso Ordine Nazionale dei Biologi, via Icilio 7, 00153 Roma) o tramite posta elettronica, all’indirizzo protocollo@peconb.it, indicando nell’oggetto l’ufficio a cui la comunicazione è destinata. È possibile recarsi presso gli uffici dell’ONB per richiedere documenti o informazioni. Gli uffici della sede di rappresentanza, in via Icilio 7, forniscono esclusivamente i certificati di iscrizione. Per tutte le altre richieste, quali domande di cancellazione o iscrizione, passaggi albo/elenco e informazioni sullo stato dei propri pagamenti, è necessario rivolgersi agli uffici della sede operativa, in via della Piramide Cestia 1/C. Per avere risposte a quesiti più complessi o che richiedano la consultazione dei fascicoli personali degli iscritti, le richieste dovranno essere inoltrate esclusivamente a pezzo lettera o posta elettronica.

UFFICIO TELEFONO Centralino 06 57090 200 Area riservata 06 57090 237 - 06 57090 241 Ufficio ragioneria 06 57090 220 - 06 57090 222 Ufficio iscrizioni 06 57090 210 - 06 57090 223 Ufficio certificati, Pec 06 57090 202 e Rc professionale 06 57090 214 Ufficio quote annuali 06 57090 216 - 06 57090 217 Ufficio formazione 06 57090 207 Ufficio stampa 06 57090 205 - 06 57090 225 Ufficio anagrafe 06 57090 218 - 06 57090 224 Ufficio legale 06 57090 226 Ufficio consulenza fiscale 06 57090 221 consulenzafiscale@onb.it Ufficio consulenza del lavoro consulenzalavoro@onb.it Ufficio CED 06 57090 230 - 06 57090 231 Presidenza e Segreteria 06 57090 211 - 06 57090 227 Organi collegiali 06 57090 229

CONSIGLIO DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI Vincenzo D’Anna – Presidente E-mail: presidenza@peconb.it Pietro Miraglia – Vicepresidente E-mail: analisidelta@gmail.com Pietro Sapia – Consigliere Tesoriere E-mail: p.sapia@onb.it Duilio Lamberti – Consigliere Segretario E-mail: d.lamberti@onb.it Gennaro Breglia E-mail: g.breglia@onb.it Claudia Dello Iacovo E-mail: c.delloiacovo@onb.it Stefania Papa E-mail: s.papa@onb.it Franco Scicchitano E-mail: f.scicchitano@onb.it Alberto Spanò E-mail: a.spano@onb.it CONSIGLIO NAZIONALE DEI BIOLOGI Erminio Torresani – Presidente Maurizio Durini – Vicepresidente Raffaele Aiello – Consigliere Tesoriere Immacolata Di Biase – Consigliere Segretario Sara Botti Laurie Lynn Carelli Vincenzo Cosimato Giuseppe Crescente Paolo Francesco Davassi Luigi Grillo Stefania Inguscio Andrea Iuliano Federico Li Causi Andrea Morello Marco Rufolo Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2018 97


POSTA Per quesiti di carattere generale scrivi a ufficiostampa@onb.it

Lettere al Presidente di Vincenzo D’Anna Prelievi venosi Salve, vorrei sapere se, oltre a quello dei prelievi venosi, esistono esami che possono essere eseguiti dal biologo, come ad esempio i tamponi, e che, ad oggi, risultano di pertinenza del medico. M. B. Egregio dottore, prelievo venoso a parte, nessun altro atto che si possa configurare come atto medico può essere eseguito dal biologo. Anche nel caso dei prelievi occorre aver frequento un corso di formazione. Per quanto concerne i tamponi, trattasi di atto delegabile al personale paramedico, qualora l’accertamento sanitario rientri nelle mansioni a lui attribuite. Bandi di concorso Sono un’iscritta all’Onb. Nel corso degli anni mi è capitato diverse volte di leggere pubblicati bandi di concorso per attività inerenti la nostra professione, dai quali però i biologi vengono sovente esclusi. Sarebbe possibile chiedere un’azione dell’Onb in tal senso? C. T. Gentile dottoressa, uno dei compiti dell’Ordine professionale è proprio quello di tutelare e difendere gli interessi della categoria e del titolo professionale. Per tale ragioni, l’ufficio legale di quest’amministrazione è costantemente attivo e vigile su tali argomenti. Come potrà facilmente verificare, sul sito istituzionale www.onb.it pubblichiamo

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diversi interventi dell’Ordine verso le amministrazioni che escludono i biologi dalle selezioni pubbliche. Pertanto, potrà sicuramente segnalare ai nostri uffici, tramite i canali istituzionali, ogni situazione che riterrà poco chiara. Il team di legali sarà di supporto a lei e all’intera categoria. Assistenza fiscale Vorrei chiedere se è possibile detrarre le spese sostenute per visite nutrizionali. L. S. Gentile dottoressa, in considerazione dei chiarimenti forniti dal Ministero della Salute, si ritiene che le spese sostenute per visite nutrizionali, con conseguente rilascio di diete alimentari personalizzate, eseguite da biologi, siano detraibili. A tal fine, dal documento di certificazione del corrispettivo rilasciato dal biologo dovrà risultare la specifica attività professionale e la descrizione della prestazione sanitaria resa, mentre non è necessaria la prescrizione medica. Esami di Stato Buongiorno, sono un laureato in Scienze Biologiche. Vorrei iscrivermi quanto prima all’Ordine Nazionale dei Biologi. So che è necessario sostenere un esame di Stato di abilitazione alla professione, ma non so quando e dove si terranno le sessioni. Potreste darmi qualche chiarimento? E. T

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Egregio dottore, per l’esame di Stato di abilitazione alla professione di biologo, sono previste due sessioni all’anno. Una si svolge nel periodo estivo, l’altra in quello autunnale. Le date sono le stesse per tutta la penisola italiana e vengono stabilite da un’ordinanza del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. L’ordinanza, tra i suoi allegati, riporta anche quali siano le sedi di esame disponibili in Italia. Per tutte le informazioni occorre rivolgersi alle Università locali, oppure consultare il sito del Ministero all’indirizzo www.miur.it Firma referti Sono un biologo appena iscritto all’Onb e lavoro in un laboratorio di analisi della mia provincia di residenza. Ho un dubbio. Un professionista non iscritto all’Ordine dei Biologi può eseguire analisi, firmare referti o elaborare diete? F. A. Egregio dottore, il biologo non iscritto all’Ordine Nazional dei Biologi non può svolgere attività professionale e, tra l’altro, non può eseguire analisi e firmare referti o diete. Se lo facesse, incorrerebbe nello svolgimento dell’esercizio abusivo della professione e sarebbe esposto ad azioni di risarcimento civile, che potrebbero essere promosse dai clienti, e a responsabilità penali conseguenti alla pratica abusiva della professione di biologo, le cui attività sono esposte nell’art. 3 della legge 396/67.


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