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Erbe care amici cari
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Erbe care amici cari Testo di Patrizia Bertanza • Copertina e disegni di Max Laubli
ESG Edizioni Svizzere per la GioventĂš Zurigo No 1730
1985 Edizioni Svizzere per la GioventĂš Zurigo, 2a edizione 1989
Capitolo I L'incontro
Marco: alto, slanciato, capelli e occhi scuri, dieci anni, irrompe in cucina come un terremoto, con dei rami di felce in mano. È talmente eccitato che non si accorge della faccia cupa della mamma, e si mette ad urlare: - Mamma, mamma, vieni... corri a vedere! Ho incontrato un signore nel bosco, è mio amico, anche Bill è simpaticis simo,... mamma! Sai mi ha insegnato...!? - Si blocca di colpo rendendosi conto che qualche cosa non va. La mamma infatti non si muove, e con molta freddezza indica l'orologio
appeso dietro di lui. Marco ha un sussulto: - Accidenti! - pensa - sono già le cinque e mezzo, e dovevo rientrare per le quattro! Chissà che
sgridata mi prenderò!! - È talmente ridicolo, in piedi in mezzo alla cucina, con quei rami in mano e lo sguardo morti ficato, che la mamma non riesce a trattenere un sorriso. Dopo avergli ricordato l'importanza di essere puntuali per non causare preoccupazione alle persone che aspettano, ed essersi fatta promettere più precisione per la prossima volta, si siede, pronta ad ascoltare l'avventura del bambino, anche perché incuriosita dalle sue parole, e vuole scoprire subito l'identità di questo misterioso signore conosciuto nel bosco. Le urla iniziali di Marco hanno attirato anche l'attenzione del papa che, rientrato in anticipo dal lavoro, stava siste
mando il rubinetto della doccia, e decide di rimandare il lavoro a più tardi, per unirsi ai due in cucina ed ascoltare il racconto del figlio. Eccoli perciò in silenzio, seduti, in attesa che Marco
cominci: il papa ha posato sul tavolo la chiave inglese che stava usando, la mamma è seduta rigidamente sull'angolo della sedia, con un'espressione a metà tra l'irritata e l'incu-
riosita, e Marco si decide a posare sul lavandino i suoi rami di felce, con tanta delicatezza quasi fossero di vetro! Apprestiamoci anche noi ad ascoltare.
Vicino al bosco c'è un campo di calcio; è il ritrovo di Marco e dei suoi amici. Il mercoledì pomeriggio tutti si danno appuntamento alle due, per decidere come trascorrere
il pomeriggio, ora che il tempo primaverile permette loro di giocare all'aperto. Possono fare una partita oppure andare alla loro capanna nel bosco. Marco è sempre stato considerato dai compagni il capo:
è lui che sceglie i giochi, che decide la parte di ognuno di loro, che stabilisce quando è ora di smettere. Gli amici lo
ascoltano volentieri perché ha sempre delle buone idee, ed è un giudice imparziale. Questo fino a due settimane prima, quando cioè un nuovo ragazzo è entrato a far parte della compagnia. Questo ragazzo arriva da Milano, ed è stato iscritto nella classe di Marco. Non ha fatto nessuna fatica ad ambientarsi, perché è molto spigliato ed intraprendente. Ha molto ascendente sul gruppo, e qualcuno lo considera già il nuovo capo. Quel pomeriggio dunque, c'era stata una discussione al campo perché il nuovo arrivato non aveva voluto partecipare al gioco suggerito da Marco, ed era riuscito a boicottarlo con l'aiuto di altri tre ragazzi che si erano schierati dalla sua parte. Marco, si era accorto che il suo posto di comando comin ciava a vacillare, e che gli amici, che fino a ieri lo sostene vano, cominciavano a girargli le spalle; allora, furibondo, li aveva piantati in asso tutti quanti. Non sapendo cosa fare, si era incamminato per un sentiero nel bosco, poi si era seduto ai piedi di un albero, architet tando piani strategici per riprendere il comando e spodestare il suo rivale. Doveva convincere gli amici che il migliore era lui, ma come?!
Mentre Marco cerca disperatamente di farsi venire un'idea,
ecco che una palla gigante di pelo bianco gli si catapulta addosso, facendolo rotolare rovinosamente sul muschio e le foglie secche. E come se non bastasse, qualche cosa di caldo e
umido cerca di lavarlo da capo a piedi! Tenta inutilmente di liberarsi da quella valanga morbida, ed intanto sente una voce che ripete senza troppo successo:
- A cuccia Bill! Stai buono, smettila Bill! Vieni qui!! Finalmente questo sconosciuto Bill, decide, dopo aver lavato a sufficienza la faccia del ragazzo, di accucciarsi mugo
lando ai piedi del padrone. Cerca di farsi scusare per il suo attacco a sorpresa, e guaendq sembra spiegare al suo padrone che quel ragazzo gli è piaciuto così tanto da non poter resistere alla tentazione di dimostrargli la sua simpatia, tanto più che stava seduto mogio mogio!... Doveva assolutamente consolarlo!... L'anziano signore, deve aver accettato le spiegazioni e le scuse del suo cane perché, invece di sgridarlo, sta ridendo allegramente. Marco li osserva, ancora sottosopra per l'assalto subito, poi dopo un attimo, si trova a ridere di gusto, e i tre sono già
amici! Si guardano un momento senza parlare, Marco accarezza il cagnone che è tornato vicino a lui e gli annusa felice le mani; e trascorrono insieme l'intero pomeriggio.
Il signor Ermanno, questo è il nome dell'anziano signore, passeggia spesso nel bosco per osservare e raccogliere erbe e
foglie che hanno delle virtù medicinali. È un appassionato di questo argomento ed è anche un esperto. È così interessante ascoltare il signor Ermanno mentre spiega tanti segreti sulle piante, e sulle erbe, che il tempo vola senza che Marco se ne renda conto. Il ragazzo fino a quel momento sapeva solo quel poco che aveva dovuto studiare a
scuola: le parti di una pianta, le radici, il tronco, le foglie, le
loro funzioni, i diversi tipi di foglie, alcuni nomi di piante,... ricordava qualche cosa sull'impollinazione... Insomma, sono poi tutte uguali le piante! È meglio un giornalino, una partita con gli amici oppure un cartone ani mato!...
Invece, proprio il signor Ermanno gli suggerì, involonta riamente, il sistema per tornare a capo del suo gruppo. Mentre stavano seduti a chiacchierare, Marco aveva strap pato per gioco un ramo di felce, e ci giocherellava. L'anziano
signore gli aveva chiesto il nome di quella pianta e Marco, fiero di ricordarlo perché l'aveva studiato poche settimane prima, aveva risposto: - Sicuro che la conosco, è la felce! L'altro aveva poi colto un secondo ramo da un cespuglio diverso, e gli aveva chiesto: - Sono uguali i due rami? Senza stare a pensarci, e senza osservare con attenzione i due rami, il ragazzo aveva risposto di sì. Ebbene mamma - riemerse Marco dal suo lungo racconto, rivolgendosi ai genitori che l'avevano ascoltato attentamente senza interromperlo - mi ha spiegato la differenza che c'è tra la felce maschio e la felce femmina! Basta osservare attenta
mente le foglie per scoprire qual è. Poi mi ha parlato dei benefici che si possono trarre dalla felce maschio: combatte
molti dolori sapete? Ricordi papa il mese scorso, quando ti è venuta quella
lombaggine e hai dovuto ricorrere alle pastiglie per calmare i dolori? Pensa, potevi guarire con delle applicazioni di foglie di felce! E ricordi mamma, quando il bambino del terzo piano ha preso il verme solitario, e la sua mamma era così preoccupata? Poteva guarire con la felce sbriciolata e sciolta con un po' di latte! Il signor Ermanno mi ha spiegato che con le spore della felce si possono eliminare i dolori alle orecchie, si possono
preparare degli impacchi di felce per combattere i dolori di testa, i dolori artritici, il torcicollo. ^ II signor Ermanno dice che la gente al giorno d'oggi, appena ha un piccolo malanno, corre dal dottore o in farma cia e si fa prescrivere un sacco di medicine, che piano piano avvelenano il nostro corpo, perché contengono delle sostanze
chimiche che provocano dei grossi disturbi se presi in abbondanza. Pensa, se una persona continua a prendere medicine, può anche ammalarsi seriamente! Il signor Ermanno dice, che tante volte potremmo evitare di avvelenare il nostro corpo con sostanze chimiche, e curarci con le erbe che non fanno male, e oltre tutto non costano niente, o costano pochissimo se invece di andare a prenderle tu le vuoi comperare. Sai che ci sono dei negozi che vendono le erbe? Tu puoi andare lì e comperare la felce, se non puoi andare nel bosco a prenderla. Non è meraviglioso? Pensate, il signor Ermanno mi inse gnerà tutti i segreti sulle erbe, così io potrò aiutare tutti i miei amici, e tutti potranno guarire senza spendere troppi soldi e... Marco s'interrompe di colpo. Era talmente infervorato nelle sue spiegazioni che non si era accorto che i suoi genitori avevano cominciato a lanciarsi occhiate divertite e stavano
sorridendo; negli occhi del papa c'era quasi una lucina di compatimento, che il ragazzo aveva scorto con stupore. - Voi non mi credete? Me l'aveva detto il signor Ermanno che purtroppo molti non credono alle proprietà delle erbe, e che anzi ci ridono sopra, ma io ci credo, e vedrete che vi farò cambiare idea! Sapete che tanti anni fa, quando non esiste vano le pastiglie, le farmacie, e le ricette, la gente si curava
con le erbe? E che ci sono ancora oggi delle popolazioni in alcuni paesi che sono a conoscenza di rimedi che anche i nostri dottori dovrebbero conoscere? Vedrete che cambierete opinione anche voi, quando avrete conosciuto il mio amico!
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- e con queste parole Marco si avvia verso la sua camera por tando con sé i rami di felce. I genitori lo osservano mentre chiude la porta dietro di sé, poi in silenzio si guardano. -Il signor Ermanno ha detto, il signor Ermanno ha fatto, il signor Ermanno ha detto... moglie cara - dice sorridendo il papa di Marco - nostro figlio è rimasto veramente colpito da questo signore; penso che sia una brava persona, anche se un po' fissato, ma si sa, gli anziani! Comunque sono dell'o pinione che Marco possa frequentarlo tranquillamente. Anzi, l'amicizia con una persona anziana può rivelarsi per lui un'esperienza molto bella, tanto più che ha perso i nonni quando era molto piccolo. Per ora stiamo a vedere, l'impor tante è sapere dove si trova e cosa combina. Chissà cosa dia
volo starà combinando ora con quelle felci! Ti risulta che abbia dolori artritici o cose del genere? La mamma di Marco, ora tranquilla, si alza ridendo e risponde al marito: -No caro, ti assicuro che non ha nemmeno il verme solita rio! Comunque sono d'accordo con te, penso che Marco possa frequentare questo signore, cerchiamo però di non farlo
arrabbiare dimostrandoci troppo increduli, altrimenti finirà per non raccontarci più niente, e questo mi spiacerebbe molto! Così dicendo riprendono le loro occupazioni, sono curiosi di sapere cosa sta combinando loro figlio nella sua camera, ma non entrano perché si sono resi conto che il ragazzo è rimasto molto male dal loro comportamento, e non vogliono peggiorare la situazione.
E voi, non siete curiosi di scoprire cosa sta combinando
Marco con i suoi rami di felce? E ciò potrà mai aiutarlo a riconquistare il suo posto di capo nel gruppo?
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Capitolo II La felce magica Rattristato per il comportamento dei genitori ma ben deciso a far loro cambiare opinione, il ragazzo si dedica alla realizza zione della sua idea. L'amico gli ha spiegato che la felce maschio, oltre alle proprietà che ha enumerato ai genitori, ne possiede una che servirà al suo scopo. Quando bisogna camminare molto, specialmente in mon tagna, per sentire meno la stanchezza e combattere eventuali
dolori alle gambe e ai piedi, basta infilare un po' di foglie di felce nelle tasche e nelle scarpe. - È un rimedio - spiegava il signor Ermanno - conosciuto e sfruttato dai militari, quando devono esercitarsi in lunghe marce -. Cosa c'entra questo con Marco? Ebbene, di lì a pochi giorni il ragazzo sarebbe dovuto andare in passeggiata con la sua classe, ed avrebbe percorso un lungo tratto di strada a piedi. Il suo piano era questo: avrebbe confezionato tanti sacchet-
tini contenenti le foglie di felce, e li avrebbe poi distribuiti ai suoi amici al momento della partenza. Sicuramente, con il suo gruppetto, sarebbe arrivato alla fine della passeggiata meno stanco e dolorante degli altri, e i compagni traditori avrebbero dovuto ammettere la sua supe riorità, e l'avrebbero rieletto capo indiscusso. Che idea! Mentre preparava i sacchettini pensava al suo trionfo, e assaporava già il momento in cui il suo nemico avrebbe dovuto accettare la sconfitta: lui era il più furbo!
Le cose andarono proprio come aveva immaginato. Per il primo tratto di sentiero tutti camminavano speditamente.
Dal lago Ritom al lago Tom si notarono i primi distacchi. Dal Tom al Cadagno, fu chiara la differenza di andatura dei io
due gruppi: quello di Marco arrivò al canvetto di Cadagno stanco, accaldato, ma tranquillo e per niente dolorante; gli altri, appena arrivati, si buttarono sul prato stanchi, affati cati, e cominciarono a togliersi le scarpe e a lamentarsi per dolorini vari. Tutti ammisero che la trovata di Marco aveva avuto suc cesso. Anche la maestra ascoltò con i compagni il racconto del ragazzo: contrariamente ai genitori di Marco, la maestra si mostrò interessata all'argomento, rendendo felice il suo allievo, e contribuendo così ad aumentare la sua fiducia nel l'amico delle erbe.
L'agrifoglio miracoloso Dopo la passeggiata che l'aveva riconfermato capo indi scusso, Marco aveva ripreso a trovarsi con i compagni al campo sportivo, ma nonostante ciò, non aveva interrotto i suoi incontri con l'amico e Bill. Quel giorno il ragazzo attendeva con impazienza il signor Ermanno con la speranza che potesse aiutarlo ancora una volta; si trattava ora di risolvere un problema di salute. La sua sorellina da alcuni giorni stava poco bene; una febbre noiosa e persistente la obbligava a restare in casa, e la mamma era preoccupata perché Chiara, questo è il suo nome, è allergica agli antibiotici, e i genitori non sapevano cosa fare. Marco corse incontro all'amico, appena lo vide sbucare dal sentiero, e gli spiegò la situazione. L'anziano signore ascoltò attentamente, poi lo invitò a seguirlo.
Giunto presso un cespuglio di agrifoglio, ne tagliò alcuni rami con il suo coltellino, e spiegò a Marco quello che avrebbe dovuto fare, raccomandandogli di non preoccuparsi, perché in un paio di giorni tutto si sarebbe sistemato.
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Il ragazzo dopo un saluto veloce ed un bacio di ringrazia mento, corse a casa impaziente di parlare con la mamma. Era così agitato che non si era nemmeno accorto dell'emozione dell'amico nel ricevere il suo bacio. Povero signor Ermanno, non era abituato alle dimostrazioni d'affetto non avendo nipotini, e questo bacio inatteso e spontaneo lo aveva com mosso. Intanto Marco era arrivato a casa trafelato, ed era corso in cucina. -Mamma, vieni ad aiutarmi a preparare una medicina per Chiara! - aveva urlato appena entrato. La mamma era accorsa, con in braccio la piccola Chiara, per vedere cosa mai volesse combinare il ragazzo. -Dobbiamo far bollire un po' d'acqua e preparare un
decotto con le foglie dell'agrifoglio. Chiara deve bere tanti bicchieri di questo thè durante la giornata e anche domani; il mio amico mi ha assicurato che così la febbre sparirà. - Poi, supplicando, aveva continuato: - Non fare quella faccia dai mamma, in fin dei conti, se anche la febbre non dovesse spa rire, a bere un po' di thè non c'è niente di male! Per favore ascoltami! -. La mamma dopo un attimo di titubanza decise di provare, e con un sorriso rispose: - D'accordo Marco, un po' di thè non potrà certo farle male, e se riuscisse a farle bene sarebbe magnifico! -. Dopo due giorni Chiara stava bene, la noiosa febbre era completamente sparita! I genitori di Marco cominciavano a ricredersi sulle pro
prietà benefiche delle piante. Marco non stava più in sé dalla gioia: Chiara stava bene, i suoi genitori l'avevano anche incaricato di chiedere al signor Ermanno il numero di telefono, perché volevano ringraziarlo di persona ed invitarlo a casa per conoscerlo.
Chissà quanti preziosi consigli avrebbe potuto dar loro!
Anche a scuola il ragazzo aveva raccontato l'esperienza con l'agrifoglio. I suoi compagni, dopo l'esperimento della felce, gli credettero immediatamente; così altre famiglie erano ora a conoscenza della possibilità di eliminare, con un sistema assolutamente naturale, la febbre, quando non è alta ma noiosa e persistente: non è forse meglio provare prima con
del thè piuttosto che ricorrere subito alle pastiglie?
L'asperella
Benché Marco fosse molto affezionato al signor Ermanno, e gli piacesse veramente stare ad ascoltarlo, qualche volta si annoiava. Questo succedeva quando l'anziano signore, dimenticando
l'età del suo allievo, si lanciava in spiegazioni difficili o voleva insegnargli come curare malattie di cui il ragazzo non aveva mai sentito parlare.
Quel mercoledì, dopo la partita con gli amici, Marco si era incontrato con il signor Ermanno; erano seduti ai piedi di un faggio. Il ragazzo accarezzava il lungo pelo di Bill, ed ascoltava distrattamente l'amico che aveva in mano un'erba che cre sce vicino ai faggi, e che si chiamava asperella. - Vedi Marco - spiegava - quest'erba è veramente benefica: è un ottimo disintossicante per l'organismo, stimola il
fegato, aiuta ad eliminare i calcoli, migliora la digestione, riduce i danni del tabacco; pensa che se l'appendi in casa a mazzetti allontana gli insetti... -. Ogni tanto il ragazzo assentiva con il capo, fingendo inte resse, ma pensava ad altro: lui non aveva problemi di fegato, non fumava... certo che se quell'erba avesse eliminato anche i calcoli che doveva fare a scuola! !...
L'asperella non gli serviva, al massimo poteva appenderne un mazzetto in camera di Chiara per tenere lontani gli insetti, specialmente le zanzare, che sarebbero arrivate puntualmente con l'avvicinarsi dell'estate. -Senti Marco che profumo! - diceva in quel momento l'amico, che stava bruciando con la fiamma dell'accendino un rametto di asperella. L'interesse di Marco si era ridestato di colpo. - Accidenti! esclamò. -Sembra il tabacco da pipa dello zio Berto! II signor Ermanno sorrideva divertito dall'espressione stu
pita del bambino. -Infatti - gli spiegò - il sistema più sicuro per riconoscere
questa pianta è quello di bruciarne una foglia! Se senti que sto forte profumo di tabacco sei sicuro: è asperella. -
Nella testa di Marco ora, si stava formando velocemente un piano, uno scherzo fantastico da fare a scuola grazie all'aspe rella!!... Ed ecco cosa architettò.
Capitolo III Uno scherzo che poteva finire male
La mattina dopo, il ragazzo entra in classe con le tasche piene
di foglie di asperella, e una scatola di fiammiferi sottratta dal cassetto della cucina, per evitare eventuali domande imbaraz zanti della mamma. I compagni, che lo conoscono bene, si accorgono immedia tamente che qualche cosa bolle in pentola. Il loro capo è sorridente e i suoi occhi sono luminosi. Cosa avrà in mente?
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Gli si avvicinano veloci, con l'aria di cospiratori, ed atten dono impazienti una spiegazione. -Ragazzi, ho architettato uno scherzo che è una bomba! sussurra Marco. -Il nostro grande nemico farà una bella figuraccia e tutti lo prenderanno in giro! -
Allo scoppio di - Urrà! Evviva! Bene! Raccontaci, spiega come... - si sovrappone il suono del gong e purtroppo le spiegazioni devono essere rimandate alla ricreazione. C'è una grande agitazione in classe, e le lezioni quella mat tina non sono seguite con il consueto interesse dai ragazzi, che non possono fare a meno di pensare a Marco e al suo scherzo ai danni del loro grande nemico: il bidello che sorve
glia le ricreazioni! Perché mai un bidello può essere così malvisto dai ragazzi? È semplice, deve far rispettare il regolamento che dice: niente partite di calcio durante le ricreazioni. Pensate un po' come questa regola possa essere accettata dal gruppo di Marco, così
appassionato al gioco del pallone! I ragazzi hanno tentato di portare il pallone nel cortile più di una volta, ma è sempre stato intercettato dal bidello e ritirato. A volte i ragazzi non si rendono conto che con i loro giochi possono far del male ad una persona, o per lo meno crearle
dei fastidi! Comunque questo bidello era il bersaglio preferito dei loro scherzi, e l'idea di Marco sembrò loro fantastica. Ecco dunque il piano: durante la ricreazione del pomerig gio, tre o quattro volontari sarebbero entrati con Marco in un gabinetto, e avrebbero bruciato le foglie di asperella, creando l'impressione che qualcuno stesse fumando, e scappando poi immediatamente. Il bidello, avrebbe subito avvisato il direttore. Natural mente non sarebbe stata ritrovata nessuna sigaretta, e tantomeno nessun bambino nell'atto di fumare, così il bidello
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avrebbe fatto una figuracela, e il direttore l'avrebbe rimpro verato per averlo disturbato inutilmente.
Purtroppo, come tutti sanno, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Qualcosa andò male nell'attuazione del piano: un maestro, mentre scendeva a ricreazione, richiamato dal forte odore di tabacco era entrato nei gabinetti per controllare, e proprio Marco era stato fermato mentre tentava di scappare e portato in direzione. Si trovò così a dover spiegare al direttore e alla maestra lo scherzo che aveva architettato ai danni del bidello, visto che tutti pensavano davvero che i ragazzi stessero fumando. Aveva ancora in tasca qualche foglia di asperella, e fece una dimostrazione. Mentre accendeva il fiammifero, Marco si rese conto che lo scherzo che fino a un'ora prima gli era sembrato favoloso, era in realtà molto sciocco e anche cattivo. Gli tre mava la mano al pensiero della punizione che avrebbe rice vuto ora. Fortunatamente, dopo una giusta predica, il ragazzo potè lasciare la direzione, e tirò un grosso sospiro di sollievo
quando girandosi per chiudere la porta, vide che il direttore e la sua maestra si stavano guardando sorridendo. - Mi è andata bene! - pensò correndo nel cortile - II peggio è passato, però ora devo raccontare anche in casa cosa ho combinato, sicuramente mi castigheranno! Accidenti, non mi lasceranno andare a giocare al campo domani, e forse mi impediranno anche di usare la bici... I suoi pensieri tristi furono subito scacciati dai compagni, che appena lo videro arrivare gli corsero incontro per sapere com'era andata. Fu trattato ugualmente come un eroe da tutti, malgrado lo scherzo fosse finito male. Anzi, Marco da vanti ai compagni ammise che la sua idea era effettivamente un po' sciocca, e che era contento che il bidello non avesse corso il rischio di fare un'ingiusta figuraccia!
Era bastato che il loro capo decidesse di lasciare in pace il bidello, che tutti avevano stabilito di comportarsi come lui. Bene, a qualcosa era servito questo scherzo! Naturalmente Marco era stato punito in casa per quello che aveva combinato, ma aveva accettato la punizione senza prendersela perché sapeva di averla meritata.
Il signor Ermanno eletto maestro
La maestra di Marco aveva raccontato al direttore dell'amici zia tra il suo allievo e questo anziano signore che sapeva così tante cose sulle erbe, e che veniva ascoltato con interesse dal ragazzo, che poi riportava a scuola le notizie apprese. Si era mostrata anch'essa interessata all'argomento, e da un po' di tempo pensava che sarebbe stato utile poter invitare a scuola l'amico di Marco per organizzare con lui qualche lezione di scienze. Questa era l'occasione buona; chiese infatti al direttore cosa ne pensasse, ed anch'egli si mostrò favorevole all'idea.
Il signor Ermanno accettò con gioia ma pretese che le lezioni si tenessero nel bosco, non in classe, con estrema felicità dei ragazzi. Tutti lo ascoltavano con attenzione, cercando di ricordare le sue spiegazioni e prendendo degli appunti. In classe poi prepararono delle schede riassuntive da inserire nel pro gramma di scienze. Ne risultò un lavoro molto interessante: impararono a rico noscere alcune erbe, ad apprezzarne l'uso, costruirono un erbario e misero a frutto le nozioni già imparate sulla classifi cazione delle piante. La cosa più importante non fu quella di sapere cos'è l'aglio selvatico, il serpillo, la peverella, la pervinca eccetera, ma che
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grazie a queste piante, così umili così semplici da trovare e usare, si possono guarire tanti mali. L'entusiasmo dei ragazzi riuscì a contagiare anche i loro genitori che, dapprima molto scettici, via via sempre più convinti, impararono ad aver fidu cia nelle piante e a curarsi con esse.
L'unico a non essere per niente soddisfatto di queste lezioni era naturalmente Marco. Il motivo è facile da capire: il suo amico ora non era più soltanto suo! Tutti i compagni erano stati conquistati dal nuovo mae stro, e Bill era pazzo di felicità con ventun amici nuovi che gli facevano festa! Il signor Ermanno però si era accorto che qualche cosa non andava nel suo piccolo amico, e non aveva faticato molto a scoprire cosa fosse. Durante un incontro con i ragazzi, colse un rametto di agrifoglio e rivolgendosi a tutti disse: - Sapete ragazzi, questa
per me è la pianta della felicità! - poi ridendo aveva aggiunto - Qualcuno un giorno mi ha dato un bacio per un ramo di agrifoglio, e quel ragazzo per me ora è come un nipote! - E parlando osservava Marco con affetto. Forse gli altri non capirono ma Marco sì. Da quel giorno accettò, senza più prendersela, l'idea che l'amico potesse dare un po' del suo affetto anche ai compa gni. Sapeva che comunque lui sarebbe stato l'allievo prefe rito e il più amato.
E Bill? Anche lui per alcuni giorni era stato un po' triste! Il suo problema era la maestra. Non capiva perché tutti si lasciassero leccare senza prote stare, mentre la maestra non gradiva affatto le sue dimostra zioni d'affetto. Appena le appoggiava le zampe anteriori sulle spalle per leccarle la faccia, quella sciocca cominciava a urlare!
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Dopo un periodo di forte delusione aveva deciso di provare di nuovo ad esserle amico, e le aveva leccato una raano. Ora era felice, la maestra si lasciava leccare le mani, e lui correndo
e abbaiando diceva a tutti: - Avete visto? Anche lei non ha potuto resistere al mio fascino! -
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Patrizia Bertanza: Erbe care amici cari
Serie: Scienze naturali Secondo ciclo
L'autrice ha voluto con il suo racconto avvicinarci al mondo delle erbe, svelandoci alcuni dei suoi numerosi segreti attraverso l'esperienza di un anziano signore. Egli aiuterà cosÏ a risolvere i problemi di Marco, il protagonista, scoprendo però un sentimento molto importante, quello di una vera, tenera, amicizia.
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