Sulle orme della natura

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Sulle orme

della natura suggerimenti e indicazioni per gli appassionati della natura Tratto da Das Kosmos-Familienbuch der Natur con la gentile concessione della Kosmos-Verlag,Franck'scheVerlagsbuchhandlung W. Keller & Co., Stuttgart Copertina e adattamento di Frangois G. Baer Traduzione di Martino Cavagna

Edizioni Svizzere per la GioventĂš Zurigo

No 1899


SI Alberi I più grandi esseri viventi non sono le bale ne azzurre, ma gli alberi di sequoia, che si trovano soprattutto nella California occi dentale. Il più grande di questi giganti, il General Shermann, si trova nel Sequoia National Park in California. È alto 83 metri e, a 1,5 metri dal suolo, ha una circonferen za di 24 metri. Il suo peso è stato valutato in oltre 2000 tonnellate, cioè 20 volte quello di una bale na azzurra adulta. Il legno fornito da questo gigante verde sarebbe sufficiente per co struire circa 40 bungalow da 5 locali cia scuno. Il General Sherman non è però l'albero più alto. Esso è superato dall' Ho ward Libby, un'altra sequoia, che oltre passa l'altezza di HO metri.

Se teniamo presente che questi giganti crescono a partire da semi non più grandi della capocchia di uno spillo, allora si può ben comprendere perché gli Indiani consi deravano questi alberi come delle divinità. Le enormi dimensioni delle sequoie sono da mettere in relazione con il clima: lungo la costa californiana fa caldo quasi tutto l'an no e le precipitazioni sono abbondanti. Alberi giganteschi si trovano anche da noi, nei parchi e nei giardini botanici, però non raggiungono quelle dimensioni. Il caldo e l'umidità sono le condizioni principali per una buona crescita. Una quercia adulta rappresenta già per noi un albero imponente, sebbene, con i suoi 37 metri, al cospetto di una sequoia faccia la figura di un nano. La nostra conifera più alta è l'abete rosso, che può rag giungere i 45 metri d'altezza. Gli alberi si nutrono, crescono e si ripro ducono esattamente come ogni altra pianta verde. Molte specie arboree e fiori di giardi no appartengono spesso alla stessa fami glia: il sorbo selvatico e gli alberi da frutta appartengono alla famiglia delle rosacee, così come il garofano, la fragola e la digi tale. Un albero è una pianta con un tronco legnoso. Al contrario dei cespugli, anch'essi legnosi, gli alberi possiedono un solo tronco e più sviluppato. Si parla di alberi a partire da un'altezza di circa 6 m. Gli alberi vengo no suddivisi in latifoglie e conifere. Le conif ere appartengono alla classe del le gimnosperme, hanno il seme nudo, cioè non racchiuso in un ovario. Le foglie sono aghiformi e durano anche parecchi anni, ad eccezione dei laici dove le foglie sono caduche. Le conif ere più conosciute sono gli abeti rossi (alberi di Natale), gli abeti bianchi e i pini. Ma anche il tasso, il cedro, il cipresso e la sequoia sono delle conifere. Questi sempreverdi possono crescere an-


che in zone fredde e con clima ostile. Perciò le troviamo nelle regioni nordiche e nelle zone montagnose. La taigà, questa enorme cintura di foresta sempreverde, si estende attraverso l'Europa settentrionale, l'Asia e l'America del Nord. Le latifoglie appartengono alle angiosperme, possiedono cioè un ovario che rac chiude i semi. Le latifoglie perdono le loro foglie in autunno e ne producono delle nuove in pri mavera. Tra le più conosciute troviamo le piante da frutta, l'ippocastano e la magno lia, che crescono ovunque in parchi e giar dini e che si notano anche per i loro fiori. Ma anche la quercia, il pioppo, la betulla, l'olmo e il frassino producono fiori, che però sono visibili solo avvicinandosi alla pianta. Queste piante vengono impollinate grazie al vento; per questo motivo non hanno fiori evidenti e profumati, che potrebbero attira re gli insetti. Nei nostri boschi troviamo, oltre alle conifere, soprattutto querce, faggi e diverse specie di acero. Attraverso la selvicoltura vengono però preferibilmente piantati pini e faggi, poiché queste specie garantiscono un maggior utile economico. La flora arborea centroeuropea non è sempre stata così povera di specie: durante le glaciazioni, molte specie si spo starono verso sud-est. Quando i ghiacciai si ritirarono, le piante non poterono più colonizzare l'Europa centrale, perché fre nate dalle Alpi e dai Carpazi. Queste catene montuose sono disposte trasversalmente e hanno un clima rigido. Per questo motivo esistono da noi poche specie indigene, a differenza dei boschi nordamericani. In molti circoli forestali si comincia ora a piantare nuove specie. Nei giardini, nei parchi e lungo i viali si notano sempre più spesso alberi esotici provenienti dall'Ame rica, dall'Europa meridionale e dall'Orien te. Si tratta di specie resistenti, che ben si adattano al nostro clima.

Un tronco d'albero è formato da una par te legnosa e dalla corteccia. Tra queste due parti c'è la zona di accrescimento. Osservando meglio un albero abbattuto, si possono notare dei cerchi legnosi: gli anelli annuali. La massa del tronco è for mata da materia non vivente. La parte in terna del legno, il durame, è composto da fibre morte che conferiscono stabilità al l'albero. La parte viva, l'alburno, contiene canali per il trasporto della linfa ai rami e alle foglie. Questa parte, piuttosto sottile, si tro va direttamente sotto la corteccia. La corteccia è formata dal libro e dalla scorza, esterna e protettiva. Nel libro scor rono i canali per il trasporto di sostanze dall'alto verso il basso. Se attorno ad un albero si leva un anello di corteccia, se ne provoca la morte, perché si interrompe il trasporto di sostanze orga niche.


Come si riproducono alberi e arbusti

zione si sviluppa il seme. Il fiore rossastro si trasforma in ima vera pigna e lignifica len

Tutte le piante muoiono. Prima però è ne cessario che ci siano discendenti a suffi cienza per assicurare la continuazione della specie. Questo compito è assolto dal fiore. Dopo la fecondazione, dall'ovario, che si trova all'interno del fiore, si sviluppa il frutto, che a sua volta contiene i semi. Que sti semi servono alla moltiplicazione delle

tamente. Portiamo a casa una pigna chiusa e la

piante. Ognuno di noi, passeggiando per i boschi, ha trovato le pigne piccole e dure del pino, oppure quelle brune e a forma di candela dell'abete. In queste pigne sono raccolti i semi. Nel pino p. es. troviamo due tipi di fiori: il fiore maschile e il fiore femminile. In pri mavera possiamo osservare, in cima ai nuo vi ramoscelli verde-chiaro, le piccole pigne rossastre; sono i fiori femminili. I fiori ma schili sono gialli e crescono in grappolo alla base dei nuovi ramoscelli (vedi figura). Questi fiori producono quantità di polve re gialla: il polline. È piovuto zolfo! dice la gente. Quando il tempo è secco, le squame del fiore femminile si aprono leggermente; se soffia un leggero vento, i granelli di polline vengono trasportati sul fiore femminile e si introducono nell'ovario. Dopo la feconda

sciamola in un posto al caldo. Dopo un po' le squame si aprono e noi possiamo osserva re i piccoli semi bruni muniti di un'aletta chiara. Con l'aiuto di questa appendice, il seme può essere trasportato e sparpagliato dal vento. Se cade sul terreno adatto potrà germogliare. I semi sono racchiusi e protetti nelle pi gne. Se il tempo è freddo e umido, le pigne sono chiuse e si aprono solo se il tempo è secco e caldo. Questo fatto permette agli alberi di cercarsi nuovi spazi, visto che la semina avviene grazie al vento. Da noi il bosco viene curato e coltivato e si piantano pure alberi. Il rimboschimento naturale su superiici disboscate dura trop po a lungo; per questo i forestali piantano alberelli che sono stati allevati nei vivai. Nelle annate favorevoli vengono raccolte

migliaia di pigne delle più importanti spe cie forestali, dalle quali si ricavano i semi necessari. Molte piante producono frutti che, grazie alla loro polpa succosa, sono molto graditi da uomini e ammali. Possiamo suddividere i frutti in bacche, drupe (frutti a nocciolo) e falsi frutti. Tra le drupe conosciamo le prugne, le ciliege, le susine, le pesche, le mandorle e le prugne selvatiche. Tutte le drupe possiedono una parte esterna carnosa e, all'interno, un nocciolo duro e non commestibile, che contiene i semi. Le bacche, come i lamponi, le more, il ribes e l'uva spina, sono frutti carnosi. Essi contengono molti semi che vengono man giati assieme alla polpa. Le nostre fragole sono falsi frutti: infatti il frutto non si forma a partire dall'ova rio, ma bensì dal calice.


fiore femminile

In maggio, la maggior parte delle conifere mette i germogli, cosÏ an che il pino. Possiamo allora vedere, alla base dei nuovi ramoscelli, i grappolini gialli dei fiori maschili. I fiori femminili si trovano sem pre sulla punta dei germogli. I fiori maschili producono una quantità di polline giallo, ma per fecondare un ovulo nell'ovario, è sufficiente un solo granello di polline. Dall'o vulo fecondato si sviluppa il seme, il fiore femminile si trasforma in pigna che racchiude i semi. Nel pino questo procedimento dura 2 anni. pigna dell'anno precedente

pigna matura fiore maschile

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Molti frutti possiedono una colora zione evidente e un sapore grade vole. In questo modo attirano gli uccelli e altri animali che contri buiscono a disperdere i semi. Que sti passano incolumi il tubo dige rente e vengono sparpagliati con gli escrementi nei posti piĂš dispa rati. Le bacche del nespolo e del tasso contengono semi attaccaticci che restano appiccicati al becco degli uccelli e che cadono quando questi si puliscono il becco sui rami. Altri frutti, p.es. le noci, vengono raccolti e sepolti da picchi e scoiat toli. Ciò che non viene consumato in inverno può germinare. Anche il vento, oltre agli animali, serve alla propagazione dei semi. Questi se mi aerei sono provvisti di ali o di ombrellini che li aiutano a spostar si nell'aria. Alcune piante sono dotate di meccanismi di catapulta: il guscio del frutto si apre all'improvviso e i semi vengono lanciati nei dintorni. Ăˆ il caso p.es. della ginestra o del maggiociondolo. Nelle calde gior nate estive possiamo persino udire queste esplosioni.

Le pigne dell'abete rosso sono pen zolanti e raggiungono una lun ghezza di 12-15 cm. Dapprima so no verdi e poi in autunno si colora no di bruno.

Le pigne del lance crescono sem pre a gruppetti. Sono lunghe 23 cm e possono restare appese al l'albero anche per 10 anni dopo la loro morte.


Le bacche rosse del tasso attirano molti uccelli. Con la polpa vischiosa anche i semi restano appiccicati al becco e cadono quando questo

, la ro sa canina, è particolarmente gradi to a numerosi uccelli. La propaga zione avviene attraverso gli escre menti.

La fragola di bosco cresce nei bo schi e sotto le siepi ombreggiate. Rappresenta una leccornia per uc celli e ricci. Anche la fragola di bosco è un falso frutto.

articola re, con il loro co-I frutti del faggio (faggiole), bruni uasi nero. Questie triangolari, sono racchiusi in guno a volte tra-sci spessi e pelosi. In autunno l'inmali a chilometrivolucro si rompe e le faggiole ca dono sul terreno.


I rametti germogliano. L'innesto Per osservare la crescita delle piante anche in inverno è sufficiente raccogliere qualche ramoscello d'albero o d'arbusto e farlo ger mogliare nell'ambiente temperato di un lo cale. I ramoscelli vengono messi nell'acqua e posti in un luogo tiepido e alla luce. Le gemme sono ricoperte da spesse squa me, marroni o nere, che proteggono le tene re f ogliolme dal secco e dal freddo, ma anche dall'appetito di uccelli e insetti. Sotto le squame troviamo un piccolo stelo con delle f oglioline pieghettate e sovrappo ste, così che tutte trovano posto dentro la gemma. All'interno è situato il cono vegeta tivo con il tessuto d'accrescimento e l'ab bozzo fogliare. Oltre alle gemme fogliari, che producono rami e foglie, esistono le gemme fiorali, che

formate dalle foglie dell'anno precedente. I puntini sulle cicatrici indicano i canali at traverso i quali avviene il trasporto di so stanze e di acqua, tra la foglia e il ramo. Questi canali si sono chiusi prima che la foglia cadesse. Accanto a queste cicatrici ne esistono altre che circondano tutto il ramo. Sono state formate dalle squame delle gem me apicali degli anni scorsi e indicano la fine della vegetazione dell'anno. La distan za tra queste cicatrici anulari corrisponde all'accrescimento annuale del ramo. Per molte specie legnose, il metodo più semplice, più veloce e più a buon mercato per ottenere nuove piante e quello della riproduzione per mezzo di talea. In questo modo si sfrutta la capacità della pianta di

racchiudono i fiori. Osservando da vicino le gemme di un rametto, notiamo che ne esistono di due tipi: le gemme apicali sulla punta e le gem me ascellari ai lati. È grazie alle gemme apicali che gli alberi possono crescere in altezza, mentre dalle gemme ascellari na scono nuovi rami. Spesso, queste gemme laterali, possono restar chiuse per anni; si parla allora di gemme dormienti. Sia le gemme ascellari sia quelle apicali possono produrre foglie o fiori. Se una gem ma apicale da un fiore, allora la crescita si ferma, per poi riprendere l'anno seguente, a partire dalla gemma ascellare situata più in alto e la crescita proseguirà nella direzione del ramo principale. Questo si ripete conti nuamente, cosicché il ramo risulta compo sto da tanti ramoscelli laterali consecutivi. Se in inverno mettiamo dei rametti in acqua e al caldo, le gemme si risvegliano anticipatamente dal loro sonno invernale ed iniziano a germogliare, (vedi sotto). Osservando un ramoscello d'inverno, si nota che è pieno di cicatrici. Queste sono

Per osservare la schiu delle gemme, si presta un rametto di ippocas squame che ricoprono sono marroni e provvi resina appiccicosa, in giovani foglie risultin te da ferite e da fattori gici.


I rametti germogliano

Ufi generare un albero completo a partire da frammenti vegetativi. Si possono ottenere talee da qualunque parte della pianta: il tronco, le foglie, le radici. Partendo da un ramoscello dobbiamo controllare che lo stesso sia provvisto di gemme (occhi) che possono germogliare. Ceppi di rose e alberi fruttiferi si ottengo no anche con la tecnica dell'innesto, cioè inserendo un pezzo di marza su una specie selvatica che fungerà da portainnesto.

Esistono diverse possibilità di innesto: a spacco, a corona, a gemma. Questa pratica è tuttavia possibile solo tra piante della stes sa specie o comunque molto simili tra loro. Gli alberi fruttiferi e i cespugli di bacche si ottengono con l'innesto inserendo una marza provvista di gemme su di un por tainnesto selvatico.

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Innesto a gemma Ritagliare un occhio da una marza.

d Occhio con una gemma e il tessutoPĂŹtV circostante.

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I ramoscelli laterali staccati si la sciano riprodurre facilmente come talee.

Incisione della corteccia a forma di T. Si inserisce l'occhio.

Le talee vengono piantate in un vaso con della buona terra e posto in un letturino o avvolto in un sac chetto di plastica.

Ammorbidire un po' di rafia ed effettuare una legatura nel punto d'innesto.

Dopo 4 settimane tagliamo la rafia sulla parte poste riore. La primavera seguente potremo potare anche la pianta portinnesto.



Come fare il calco di una corteccia

Terminato il calco, si indicherà il nome dell'albero, la data e il luogo del rilevamen

Possiamo distinguere un albero non solo

to. Ulteriori dati possiamo sempre annotar li sul retro del foglio (p.es. altezza, età e forma della corona). Sarà importante indi

grazie alla sua forma, le sue foglie, i fiori e i frutti, ma anche grazie alla sua corteccia. Ogni albero possiede infatti una sua cortec cia tipica nel colore e nella forma. Negli alberi giovani essa appare liscia e sottile, ma col passare del tempo diventa più spessa. Presso molti alberi la corteccia si rompe, si screpola e forma dei disegni particolari. La parte più estema, priva di vita, si chiama scorza. Nei platani questa scorza si stacca a brandelli, mentre sui pini si formano delle squame spesse. La corteccia del faggio è invece completamente liscia. La raccolta di pezzi di corteccia non è molto raccomandabile poiché potrebbe danneggiare gli alberi e addirittura provo carne la morte. Possiamo sì prelevare la corteccia da un mozzicone d'albero, ma questa spesso non presenta caratteristiche tipiche e inoltre i pezzi di scorza o di cortec cia sono ingombranti e richiedono molto spazio. Più pratica è la collezione di modelli di corteccia ottenuti con il metodo dell'im pronta. Questo sistema è simile al calco di una moneta su carta. Scegliamo alberi la cui corteccia non sia ricoperta di muschi o licheni. Prendiamo un pezzo di carta abbastanza grande, resisten te ma non troppo spesso, e con questo av volgiamo il tronco legandolo, sopra e sotto, con uno spago, (vedi a destra). Potremmo fissare la carta anche con un paio di puntine. Per strofinare serve benis simo il lucido per le scarpe. Anche in pa stelli colorati si adattano allo scopo. Grazie ad essi possiamo persino realizzare delle impronte multicolori. Passiamo con cura la cera sopra la nostra carta tesa. Le decorazione della corteccia fatta di linee, avvallamenti, solchi e incisio ni viene riportata sulla carta: i rilievi ap paiono scuri, i solchi sbiaditi o senza colore.

care la posizione esatta dove abbiamo ese guito il calco, cioè l'altezza sopra il livello del terreno. La decorazione della corteccia cambia spesso con l'età e la crescita dell'al bero. Durante questo lavoro avremo la possibi lità di trovare dei pezzi di corteccia stacca ti; questa è l'opera del bostrico. Gli insetti e le larve rodono i più svariati labirinti nella corteccia e nel legno ed è molto interessante farne delle impronte. Spazzolare accurata mente gli intagli alfine di ottenere dei cal

chi puliti! Tra i coleotteri più pericolosi va citato il bostrico tipografo che si installa nella cor teccia degli abeti e provoca danni conside revoli. La femmina scava tra il legno e la corteccia un canale verticale dal quale si diramano molte gallerie laterali dove depo ne le uova. Anche lo scolito dell'olmo è un temibile insetto nocivo. Esso attacca la scorza di vecchi olmi ed erode numerosi canali. Per l'albero sono però più pericolose le malattie fungine tra smesse dall'insetto che le gallerie scavate dalle larve nella corteccia. Le impronte rac colte possiamo conservarle in un cassetto oppure stenderle su legno compensato e ap penderle alle pareti.



Calchi in gesso di parti di piante Sarebbe in fondo bello se alcuni esempi di corteccia non li avessimo solo come im pronta su carta, ma li potessimo vedere e soprattutto toccare. Ci accorgeremmo come la corteccia sia nodosa e scabrosa e come i diversi tipi si possano distinguere con il tatto. Ma poiché non possiamo staccare dei pezzi di corteccia, ne facciamo dei calchi. In un negozio di articoli per i lavori ma nuali ci procuriamo un pezzo di argilla, lo impastiamo ben bene così da ottenere una massa morbida e priva di bollicine d'aria. L'argilla viene ora stesa sul pezzo di cor teccia che vogliamo riprodurre su calco. Premere in modo omogeneo! Ora togliamo con cautela la maschera d'argilla e la deponiamo attentamente in una scatola. A casa pieghiamo l'argilla in modo da forma re un canale e con l'impronta della cortec cia verso l'interno. Se adesso chiudiamo le due estremità con dell'argilla, allora avre mo una forma chiusa (vedi disegno a de stra). Fisseremo la forma su un supporto in modo tale che non scivoli e non dondoli. Ora impastiamo un po' di gesso e riempia mo la forma fino all'orlo. Quando il gesso ha fatto presa ed è completamente secco, possiamo togliere la forma; prima le due estremità e poi la parte curva. Impressa nel gesso abbiamo ora la copia perfetta della corteccia; dobbiamo soltanto dipingerla con i colori appropriati. Oltre a quelli di cortecce possiamo però realizzare calchi in gesso anche di altre parti della pianta, p. es. di rami invernali, di gemme o di frutti. Per queste parti vegetali, che possiamo portare a casa, formiamo delle placche ret tangolari, dove lo spessore e le dimensioni variano in funzione del materiale da ripro durre. Nei calchi di rami, p. es., abbiamo la grandezza esatta e la forma naturale, il

punto d'inserimento delle gemme e la strut tura della superficie. Vogliamo fare qualco sa in più, possiamo eseguire dei quadri in gesso. Per fare questo ritagliamo una cornice di cartone rigido e la posiamo intorno alla lastra di argilla. Dovrebbe essere alta circa il doppio dello spessore della lastra! Si spalma l'argilla con vaselina o sapone liqui do e si versa il gesso nella forma. Quando il gesso è secco, togliamo la cornice e la lastra di argilla, e abbiamo un calco in rilievo del ramoscello o del frutto su una piastra di gesso. Dipingiamo i rilievi con i colori naturali del modello, fissiamo un gancio sul retro, indichiamo la data e il nome dell'oggetto e abbiamo pronto un bel quadro da appende re alle pareti.



mi^ Possiamo eseguire anche più calchi su una sola lastra, otterremo così un quadro più bello. Un'altra possibilità, per mostrare e fissare le caratteristiche di un albero o di un arbusto, consiste nella preparazione di una tavola espositiva, sulla quale figurino tutte le parti vegetali più importanti. Tra queste citiamo: un'impronta fedele della corteccia, una foglia (può essere pres sata, ricalcata su carta o stampata su ges so), dei frutti (veri o delle copie in gesso), fiori (secchi e pressati oppure anche come imronteeemmechiuse e leermente

sbocciate (possibilmente fare dei calchi in gesso). Le varie parti vegetali, rispettivamente i loro calchi, li montiamo su una tavola di sughero o su di un'assicella. Possiamo ap pendere questo quadro in camera come mo tivo decorativo oppure come tavola infor mativa e scientifica, corredata di notizie sui singoli oggetti. Maggiore sarà l'esperienza che raccoglieremo nell'eseguire i calchi in gesso, più numerosa e più complessa sarà la collezione di oggetti che potremo conserva re in questo modo. Anche la pittura saremo in grado di eseguirla in modo più preciso. E

da ultimo spruzziamo una lacca incolore sui nostri lavori così da poter levare la polvere senza rovinare o cancellare nulla. Naturalmente possiamo anche provare a fare degli esperimenti con altri materiali. Nei negozi di articoli per il passatempo possiamo trovare delle masse da modellare le quali, a seconda del tipo di lavorazione, diventano durissime oppure si possono cuo cere nel forno. Anche la ricostruzione di un ramo completo è possibile: il legno si con serva, il colore possiamo rinfrescarlo con la

pittura. Prepariamo dei calchi in gesso delle foglie, e più precisamente delle pagine su periore e inferiore. Se otteniamo due forme precise, abbiamo una foglia negativa, che dobbiamo soltanto riempire (inserendo pic coli pezzetti di legno). Introduciamo un pezzo di fil di ferro av volto nell'ovatta (per ottenere il picciolo della foglia), versiamo della cera calda e pressiamo la forma. La cera eccedente viene tolta e, con un po' di esercizio, saremo in grado di stampare foglie in quantità. Non resta altro che colorare e montare le foglie di cera.


Calchi in gesso

Come realizzare un quadro Una possibilità interessante e sti molante per mostrare la vita di un albero, è quella di realizzare un quadro (vedi a sinistra), sul quale sono raggnippate le diverse parti . della pianta, raccolte in periodi di versi e conservate secondo i vari metodi. Qui p. es. il quadro di un ippoca stano. Le foglie sono state pressa te, i frutti e i fiori seccati, la cor teccia è una copia in gesso colo rata. Ci sono però ancora molti altri sistemi per raccogliere e conserva re le varie parti di un albero.

Con il calco in argilla modelliamo una forma curva chiusa alle due estremità.

Riempiamo la forma con il gesso e aspettiamo che si rapprenda,

Quando il gesso è completamente secco, togliamo attentamente la forma di argilla; prima le estremi tà, poi la parte mediana.

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mìa Divertiamoci con il legno Durante le nostre passeggiate abbiamo spesso l'occasione di trovare degli alberi caduti, rami staccati dal vento o radici strappate. Con pazienza e abilità se ne possono rica vare delle bellissime figure. I pezzi di legno nodosi necessitano solo di piccoli intagli e, dopo averli puliti, smerigliati e ricoperti di una lacca incolore, otteniamo una figura bizzarra o un mostro orribile. Possiamo anche realizzare delle vere sculture in legno. Prima però è bene cono scere le diverse specie legnose e informarsi esattamente sulla loro utilizzazione. Non

II caprifoglio si avvinghia attorno al fusto e lo deforma.

tutti i tipi di legno sono idonei per tutti gli scopi! Non è comunque sempre facile di stinguere, tra di loro, i diversi tipi di legno. La caratteristica che più colpisce è senza dubbio la colorazione e per l'utilizzazione è importante sapere se il legno prescelto è duro o tenero. Tutte le conifere e tra le latifoglie il tiglio, l'ontano, il pioppo, il salice e l'ippocastano danno legni teneri. Tutte le altre specie più conosciute danno legni duri. Il legno di frassino p. es. è molto duro ed elastico, sopporta i colpi senza scheggiarsi. Per questo motivo lo si usa molto per fab bricare manici di utensili che sono sottopo sti a tensioni o colpi. Pure comici, remi, mote e sci si fabbricano con legno di fras sino. Anche il legno di olmo è duro e inoltre ha la proprietà di essere impermeabile, per cui si addice molto bene per la costruzione di

Ora tagliamo il bastone tornito nella lunghezza desiderata e sme rigliamo i rametti laterali. Sebbene i fiori del caprifoglio sia no bellissimi e profumati, questa pianta rappresenta un pericolo per giovani alberi e arbusti. Appena il caprifoglio trova un fusto al quale attoreigliarsi, lo avvolge con il suo stelo come un filo.


mobili da giardino. Il legno di olmo si pre

ri. Dal punto di taglio spuntano solitamente dei nuovi germogli. Nei secoli passati gli alberi venivano spesso capitozzati per far loro produrre nuovi e fitti virgulti che ser

sta pure per piccoli lavori artistici da fale gname e per sculture. Il miglior legno da scolpire è comunque quello di tiglio, molto tenero e facile da intagliare. Se però non abbiamo mai lavorato con il legno, allora dovremmo provare con qual cosa di più semplice. Per esempio con una

vivano per recinzioni o per bruciare. Oggi troviamo ancora, lungo i ruscelli, i salici che vengono potati per legare la vite o per intrecciare cestini. Se non abbiamo bi sogno immediatamente del nostro bastone e quindi possiamo aspettare un poco, abbia mo la possibilità di farne crescere uno con la curvatura naturale.

ramazza o con un solido bastone da pas seggio. Possiamo ritagliarci il bastone da qua lunque specie legnosa; l'importante è che cvViP^il i^S la questo modo il giovane albero ^^r^^kS^ viene ostacolato nella sua crescita ^l^ esideforma.

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unSb^ ^Jmv^ ^uestedeì J^^^^WyilJ^ formazioninatutt ||aH^V/7f^1'Ì S' Possono ritagliare ! wlwnrn^y ^\ ^^JM dei bellissimi bastoni da

Pifsr non sia troppo tenera e troppo fragile. An che 0 legno che si scheggia facilmente (fag gio!) non si presta per un bastone da pas seggio. Durante le nostre passeggiate teniamo d'occhio dove sono stati tagliati degli albe

Prendiamo un giovane virgulto che cresce a livello del terreno, lo pieghiamo orizzontalmente fissandolo con un gancio a forma di U (vedi sotto). Dopo alcuni mesi il nostro bastone è pronto. Il rametto è cresciuto con la piega, poiché tende sempre verso la luce.


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Chea a metĂ del pezzo di legno tagliamo la corteccia tutta attorno.

Picchiando alcuni colpi sulla cor teccia, cerchiamo di sfilarla atten tamente. Attenti a non lacerarla! Meglio lasciar seccare alcuni gior ni il pezzo di legno.


mettiamo di nuovo il pezzo di corteccia sul legno.


EKfi Stampe di foglie In natura esiste una quantità molto variata di forme e tipi di foglie. Questa molteplicità e la bellezza delle diverse foglie hanno sicu ramente invogliato ognuno di noi a racco gliere foglie, a pressarle o a disegnarle. In qualche modo vorremmo conservare la varietà di forme e la meraviglia di colori che caratterizzano le foglie, soprattutto in autunno. Il metodo più semplice per conser vare una foglia è quello di disegnarne il contorno su carta bianca. Con le dita teniamo ben fissa una foglia su un pezzo di carta da disegno. Con un pennello grosso intinto di colore passiamo sul bordo della foglia fin fuori sulla carta. Quando la leviamo, ci restano i bordi ester ni sulla carta, tutto il resto è bianco (vedi sotto). Possiamo però preparare anche un'im pronta di foglia, secondo il metodo dei cal-

mo anche tentare di scegliere i colori giusti per la nostra stampa. Se pennelliamo la pagina inferiore con colori ad olio, lucido per scarpe o fuliggine, possiamo utilizzare la foglia stessa come uno stampino. Se adoperiamo il nerofumo, teniamo un piatto di porcellana sopra la fiamma di una candela e poi grattiamo via la fuliggine. Prima dell'uso la mischiamo con un po' di olio di lino, in modo che il colore aderisca bene alla carta. Un risultato molto decorativo lo ottenia mo se prendiamo solo la nervatura della foglia e la incolliamo su un cartone colora to, oppure la posiamo su carta da fotografia e la illuminiamo. Per questo sistema si adattano meglio le foglie robuste, munite di nervature ben pronunciate. Mettiamo le foglie raccolte in un reci piente con circa un litro d'acqua e lasciamo bollire il tutto per mezz'ora. Le foglie ven gono lasciate nel decotto per alcuni giorni, voltandole un paio di volte. (È consigliabile di lasciare il recipiente sul balcone o in cantina, poiché il liquido marcisce presto e

mosranoenorme vareor me del margine. chi di corteccia. Posiamo una foglia sotto un pezzo di carta da disegno, bianco e spes so. Passiamo sopra attentamente e in modo uniforme con un pastello. Per questo metodo si adattano meglio le foglie autunnali, secche e più dure. Possia

puzza terribilmente! ) Dopo circa una setti mana il tessuto fogliare si è ammorbidito; leviamo le foglie e le risciacquiamo accura tamente sotto l'acqua corrente. Con un pen nellino togliamo il tessuto superfluo in mo do che resti solo il reticolo delle nervature. Talvolta capita di trovare reticoli simili an che in natura. Una volta liberata la nerva tura, la stendiamo su carta assorbente (o carta di giornale) e lasciamo asciugare len tamente in luogo tiepido. Le nervature asciutte hanno un colore marrone sporco. Per abbellirle possiamo sbiancarle o spruz zarle di colore. I fotografi per hobby possono ora utiliz zare a piacimento le nervature delle foglie. È in ogni caso consigliabile di sbiancarle. (Metterle alcune ore a macerare nell'acqua di Javelle. Ottenibile presso le farmacie e le drogherie - attenzione, corrosiva!) La mag-


Stampare una foglia: Posiamo una foglia secca e dura tra un cartone e carta da disegno.

Poi strofiniamo una matita sulla foglia, seguendo sempre la stessa


gior parte dei fotografi dilettanti possiede certamente anche l'attrezzatura per svilu pare e ingrandire i loro scatti, perciò anc le piccole nervature potranno essere ripro dotto in un formato chiaro ed evidente. Per fotografare le foglie abbiamo bisogn di soluzione per lo sviluppo, sostanza fissa va, carta da fotografia ed una lampada a lu rossa. Nella nostra camera oscura possiam ora sperimentare come illuminare e fotogr fare la nervatura delle foglie. Una simile raccolta di foglie possiamo sistemarla seco do diversi punti di vista. La tecnica è semp ce, dobbiamo solo seccare le foglie con cur Possiamo raccogliere foglie decorative, op pure mettere assieme foglie di diverse spec dello stesso genere, o ancora fare una colle zione di foglie con i differenti margini. Ci accorgeremo che esistono moltissime sfum ture e che le illustrazioni sui libri sono solo delle semplificazioni. Possiamo anche doc mentare lo sviluppo della foglia, raccoglie do e pressando ai diversi stadi.


Stampe di foglia Strofinare con cura ma energica mente, sulla carta assorbente. Le vare la foglia tenendola per il picciolo. Materiale necessario: carta da disegno bianca pastelli carta assorbente o giornali lucido per scarpe, colori a olio o una cande la e olio di lino un recipiente usato candeggiante una lampada inclinabile carta da fotografia soluzione di sviluppo soluzione di fissaggio lampada incandescente a luce rossa tre recipienti piatti in plastica me pure stampare piĂš foglie sullo stesso pezzo di carta.

Le nervature: Con la cottura delle foglie distrug giamo il tessuto fogliare, ottenen do solo lo scheletro composto di nervature. Per poterlo fotografare necessitiamo innanzitutto di un lo cale oscuro, che rischiareremo con la sola lampada rossa. Posiamo la nervatura della foglia sulla carta da fotografia e la illuminiamo per circa 8 secondi. Poi mettiamo la carta per 3 mi nuti nel bagno di sviluppo, fissia mo, risciacquiamo. La nervatura appare chiara sullo sfondo scuro. A seconda della sorgente luminosa dovremo variare il tempo di espo sizione. SarĂ necessario sperimen tare diverse volte prima di ottenere un risultato soddisfacente.


dìl

Piante erbacee

Un gruppo molto curioso è quello dei

Piante erbacee A differenza delle piante legnose, cioè albe ri e arbusti, i cui fusti lignificano completa mente, esistono piante senza o con poco tessuto legnoso, chiamate erbe. Alcune di queste erbe possiedono uno ste lo che lignifica nella tarda estate; questi steli non si conservano ma muoiono, e la pianta germoglia di nuovo ogni anno. Un bell'esempio ci viene dato dalle piante pe renni, come la verga d'oro, che in autunno perde tutte le parti aeree, per rispuntare di nuovo in primavera. Nei laghi, negli stagni e nelle pozzanghe re possiamo trovare d'estate degli ammassi ovattati di colore verde o bruno, che spesso ricoprono l'intera superficie acquatica. So no alghe. Anche se alcune di esse appaiono di color rosso o bruno, contengono tutte un pigmento verde, la clorofilla, con l'aiuto della quale producono il proprio nutrimen to, e cioè zucchero a partire da acqua, dios sido di carbonio contenuto nell'aria ed energia solare. Da questo procedimento, al quanto complesso, viene liberato dell'ossi geno, di importanza vitale per uomini e animali. Dal punto di vista chimico, questo processo che noi chiamiamo fotosintesi rap presenta l'opposto della respirazione, du

licheni, che spesso vediamo come un rive stimento giallo, grigio, bianco, bruno o nero su rocce, tronchi d'albero o rami. Osservan do queste piante al microscopio, si nota che sono formate da un fungo e da un'alga viventi in simbiosi. Questa vita in comune è talmente stretta che si può ben parlare di un solo organismo. In un intreccio di nume rosissimi filamenti funghii bicolori sono collocate le alghe verdi e tonde. Il fungo toglie all'alga sostanze nutritive che lui stesso non riesce a produrre. In compenso fornisce all'alghe l'acqua e le sostanze in essa disciolte, le protegge dall'essiccazione e le fissa ad un sostegno. Ancora alla fine del secolo scorso, i liche ni erano considerati piante indipendenti. Oggi sappiamo che la simbiosi di un'alga e un fungo è più efficiente che non la vita di ciascun organismo separato. I licheni sono tra i primi colonizzatoli di nuove isole (p. es. l'isola vulcanica di Surtsey) e occupa no spazi dove le altre piante non crescono (come pure i funghi e le alghe da soli): i licheni li troviamo nel deserto così come

rante la quale si consuma ossigeno e si pro duce diossido di carbonio. I funghi formano un altro gruppo di vege

sulle rocce, tra il ghiaccio e la neve. Il gruppo dei muschi è composto dai mu schi veri e propri e dalle piante epatiche. Assieme alle felci e alle piante da fiore formano il grande gruppo delle piante germoglianti, caratterizzate da un apparato radicale e da una parte aerea (che nelle piante a fiore è composta da stelo, foglie e

tali che si differenziano dalle altre piante per l'assenza di clorofilla: non sono cioè in grado di prodursi il nutrimento in modo autonomo. I funghi, ai quali appartengono i funghi commestibili e le muffe, possono fa

fiori). I muschi sono relativamente piccoli e suddivisi in stelo e f oglioline. Tutti si ripro ducono tramite spore. I muschi non possie dono vere e proprie radici per affrancarsi al

re a meno della luce del sole e crescere anche al buio (vedi il capitolo sui funghi a

suolo. Anche le felci, come i muschi, sono piante senza fiori, possiedono però delle radici vere e dei canali rigidi nello stelo. Perciò crescono più alte dei muschi. Anche

pag.45).

esse si riproducono con spore.


ufi Tra le piante più evolute figurano certa mente le piante da fiore che si riproducono tutte tramite i semi (chiamate per questo anche spermatofite). Queste vengono a loro volta suddivise in due gruppi: 1.Le monocotiledoni, alle quali appar tengono le graminacee, le orchidee e le piante da bulbo. Sono riconoscibili per le foglie strette e munite di nervature paralle le (ad eccezione del gigaro). Come lo dice il nome producono un solo cotiledone. 2.Le dicotiledoni, che sono in maggio ranza. Sviluppano due cotiledoni e possie dono - ad eccezione della piantaggine foglie larghe con una nervatura reticolata. Le spermatofite (o fanerogame) sono provviste di radici e di un fusto, ramificato o no, munito di foglie e fiori. I fiori sono gli

"Piante erbacee organi della riproduzione. Di solito sono composti di quattro parti: la parte esterna è formata dai sepali. Sono generalmente ver di e a forma di foglie o di squame e proteg gono i fiori allo stadio di gemma. I sepali possono essere liberi oppure racchiusi a formare un calice. La corolla è composta da petali colorati, i quali possono essere staccati o racchiusi in una corona. Il compito dei petali consiste principalmente nell'attirare gli insetti per l'impollinazione. Dopo i petali seguono i numerosi stami, gli organi maschili del fio re. All'interno troviamo i pistilli che, salvo poche eccezioni, sono raccolti in un ovario contenente gli ovuli. Affinchè si possa svi luppare il seme è necessario che si impollini il fiore, cioè che il polline giunga sullo stim ma e penetri nello stilo fino agli ovuli. L'impollinazione può essere diretta o in diretta; quest'ultima è effettuata dal vento i. Le piante anemofile sono di di fiori poco appariscenti, pro molto polline. Le piante entonvece munite di petali colorati, o attraente o di nettare dolcis di tutte e tre le cose assieme.


Piante erbacee

Frutti e semi di piante erbacee Sarà certamente già capitato a tutti di tor narsene a casa da una uscita nella natura con delle pappole appiccicate ai vestiti o di ritagliare le palline ribelli del caglio, dal pelo del cane. Osserviamo allora una volta da vicino, possibilmente con una lente, qualcuno di questi ciondoli. Potremo così vedere i pìccolissimi ganci, con i quali i semi di bardana si sono affrancati alla stof fa dei nostri abiti. Molte piante producono frutti o semi muniti di simili uncini, in modo da impigliarsi tra il pelo degli animali e farsi trasportare altrove. Una pianta riesce a conservare e a propa gare la propria specie grazie ai frutti e ai semi che essi contengono; anche se in molti casi è possibile la riproduzione asessuata sotto forma di stoloni, di radici, di tuberi e

Sii to il frutto si forma a partire dall'ovario, che contiene appunto anche i semi; altre parti del fiore possono però concorrere a formare il frutto. Ci sono perciò frutti diversi e svariati modi di propagare i semi. Presso le specie legnose abbiamo già visto le bacche che vengono solitamente disseminate dagli uc celli. Ci sono poi i frutti singoli, che si svilup pano da un solo ovario. Tra questi distin guiamo ancora frutti deiscenti e indeiscen ti. Abbiamo già visto i baccelli dei fagioli e dei piselli: questi appartengono al gruppo dei frutti deiscenti. La speronella possiede un altro tipo di frutto deiscente fatto d'un solo pezzo: il soffietto. Le capsule del papavero sono pure dei frutti deiscenti. Tutti questi frutti han no in comune il fatto di contenere sempre

di talee. Dopo la fecondazione, negli ovuli si svi

parecchi semi. Nei frutti indeiscenti i semi restano sem

luppano i semi. Contemporaneamente cre scono anche i frutti, che devono proteggere i semi fino alla completa maturazione e collaborare alla loro propagazione. Di soli

pre racchiusi. A questo gruppo appartengo no p. es. le bacche, le noci, le drupe. Sia gli animali che il vento hanno un ruolo impor tante nella diffusione dei semi. Tutti noi Parecchi semi, che a prima vista non sembrano dotati di un mecca nismo per propagarsi, diventano appiccicosi con l'umidità e restano attaccati alle zampe di uccelli e altri animali. Anche noi traspor tiamo certamente dei semi con il fango attaccato alle scarpe. Fac ciamo una prova: 1. Sterilizziamo un po' di terra in una bacinella nel forno, per essere certi che non vi siano semi in grado di germinare. 2. Grattiamo via il fango dalle scarpe e lo aggiungiamo alla terra sterilizzata. 3. Innaffiamobene, copriamo con una lastra di vetro e poniamo la bacinella in luogo tiepiedo. 4. Dopo 2-3 settimane sare mo meravigliati di quante piante crescono nella cassetta.


Frutto della garofanaia. I lunghi uncini crescono a partire dal fiore.

I frutti ovali della lappola sono tutti ricoperti di piccoli ganci.

I capolini ricoperti di gancetti della bardana sono composti anche dai sepali.

Le pareti del frutto del caglio sono ricoperte di minuscoli gancetti.

I lunghi e stretti frutti dell'epilobio liberano intere nuvole di semi piu-

I cardellini e altri uccelli mangiano una quantità di semi della pian taggine, ne disseminano però an che molti

abbiamo già soffiato sugli ombrellini del dente di leone, oppure visto volar via i semi lanosi del cardo. I semi di betulla creano inconvenienti ai proprietari di case poiché queste f oglioline brune e sottili riescono ad entrare dalle più piccole fessure negli appartamenti. I semi contenuti nei frutti carnosi, nelle bacche, nelle ciliege, nei pomodori, ecc,

sono ricoperti da un guscio resistente, poi ché devono spesso attraversare l'intestino di animali o dell'uomo prima di essere libe rati. Mentre alcuni semi devono la loro diffu sione a forze esterne, ci sono piante che hanno la facoltà di spargere loro stesse i propri semi. L'esempio più conosciuto è senza dubbio quello dell'impaziente noli-


Piante erbaceeGli ombrellini del dente di leone sono strutturati in modo così pre i per dei

tangere. Infatti sfiorando anche solo super ficialmente i frutti maturi, questi esplodono letteralmente lanciando i semi in tutte le direzioni. Questo meccanismo è dovuto al l'essiccazione del frutto le cui pareti si ten dono e poi scoppiano in un determinato posto. Seccando i baccelli di veccia, piselli o fagioli sul termosifone, possiamo osservare come l'involucro si rompe da due parti, sca gliando i semi con una certa pressione. Cerchiamo ora di sistemare una raccolta di frutti secchi e semi. Su un cartone incol liamo l'involucro vuoto e un paio di semi, annotiamo il modo di propagazione dei se mi, il tipo di frutto e di seme, quando e dove l'abbiamo trovato e, naturalmente, a quale pianta appartiene. Parecchi frutti secchi costituiscono moti vo di decorazione. I cardi secchi o le maler be dei campi munite di infruttescenze si possono conservare allo stato naturale op pure spruzzarle con dello spray colorato o dorato o argentato.

Sili Quando i baccelli seccano, le pare ti si tendono e i bordi scoppiano.

Per la nostra raccolta è importante che i semi siano assolutamente secchi altrimenti ammuffiscono facilmente. Dovremmo pure fare attenzione ad un possibile attacco da parte di parassiti. La cosa non è tanto grave se abbiamo solo pochi semi, ma se la raccolta è importante, potremmo constatare delle spiacevoli per dite. Per questo motivo, una vasta collezio ne di semi la conserviamo preferibilmente in provette di vetro ben chiuse.


Germinazione e crescita

Germinazione e crescita Una pianta verde, per crescere, necessita soprattutto di luce, acqua e diossido di car bonio che preleva dall'aria. A partire da questi tre elementi la pianta si fabbrica autonomamente il proprio nutrimento, sot to forma di zucchero e di amido. Oltre a queste sostanze ha bisogno naturalmente anche di alcuni minerali, che però preleva dal terreno assieme all'acqua. Il procedi mento con il quale la pianta si fabbrica il nutrimento utilizzando acqua e diossido di

carbonio e con l'aiuto dell'energia solare si chiama fotosintesi. Come prodotto di scar to si genera ossigeno che è vitale per uomi ni e animali! L'energia luminosa viene utilizzata dal pigmento verde che è la clorofilla e trasfor mata in energia chimica. Osservando le fo glie sotto questo aspetto, notiamo che esse si orientano sempre verso la luce e che non si ombreggiano a vicenda. Se una pianta è illuminata solo da una parte, ecco che cre sce in direzione della luce. Possiamo dimostrarlo con un semplice

Condizioni di crescita I semi non crescono sempre e do Per germin

di condizioni particolari. Ce lo di mostra un semplice esperimento.

1. Sulla stoffa asciuttai semi di

2. I semi non germogliano neppure 'acqua bollita.


Piante erbacee esperimento: seminiamo alcuni semi d'erba o di grano in una bacinella e la posiamo sul davanzale della finestra. Appena i germogli usciranno dal terreno, ci accorgeremo che sono rivolti verso la luce. Se giriamo la bacinella di 180, le piantine cresceranno ancora in direzione della luce e si raddriz

non può produrre la clorofilla e diventa pallida. Alla continua ricerca della luce, essa diventa sempre più lunga e sottile. Ma un'altra cosa possiamo ancora constatare: il fusto cresce sempre verso l'alto, la radice sempre verso il basso. Questi movimenti sono una reazione alla forza di gravita.

zeranno. A questo punto copriamo una parte delle piantine con un cappellino di carta alu. Le

Se corichiamo un vaso di fiori su di un fianco, la pianta continuerà la sua crescita verso l'alto, mentre le radici si piegheranno verso il basso. Questi movimenti li possia mo osservare molto bene mettendo a ger mogliare dei fagioli in un vaso della mar

piante coperte continueranno a crescere verso l'alto, mentre quelle scoperte si rivol geranno verso la luce. Questo esperimento prova che la crescita è regolata dalla punta della pianta. I movimenti di crescita in di rezione della luce (tropismi) sono causati dall'accrescimento più veloce della pianta nella parte illuminata. Se lasciamo germo gliare una pianta in assenza di luce, questa

mellata: le radici cresceranno sempre verso il basso, indipendentemente dalla posizione del fagiolo (vedi sotto). Un altro tipo di movimento è osservabile nella margheritina: i capolini si aprono o si chiudono a dipendenza del tempo. Questa Rivestiamo un vaso di marmellata con della carta assorbente. Tra le pareti e la carta mettiamo alcuni fagioli o piselli. Bagnamo la carta e poniamo il vaso in un posto caldo avendo cura di mantenere l'umidi tà. I semi germogliano presto e

possiamo osservare la crescita del le radici: queste si dirigono sempre verso il basso, indipendentemente dalla posizione del fagiolo o del pisello.


Iti reazione, che non è come il tropismo diretto verso lo stimolo, bensì è insito nella pianta, è chiamata nastia. I fiori della margheritina sbocciano a seconda dell'intensità della lu ce. I crocus aprono i loro calici soltanto a determinate temperature. I movimenti più curiosi sono quelli della mimosa pudica: al minimo contatto racchiude le f oglioline e piega lo stelo. L'acqua riveste per le piante un ruolo importantissimo: esse la usano co me materia prima per la fotosintesi e come elemento di sostegno per lo stelo, le foglie e i fiori. Con la traspirazione perdono anche una quantità di acqua. Tra le radici e le foglie esiste un flusso continuo di acqua attraverso i canali della linfa. Le radici assorbono l'acqua dal terre no e la mandano a tutte le parti della pianta grazie alla fitta rete dei vasi linfatici. Im mergendo una pianta in acqua colorata possiamo facilmente osservare il sistema dei canali. Il miglior risultato lo otteniamo con una pianta a fiori bianchi immersa in acqua tinta di rosso. Con la respirazione l'acqua fuoriesce sot toforma di vapore acqueo da minuscoli pori situati sulla pagina inferiore della foglia. Attraverso questi pori e stomi avviene pure lo scambio tra il diossido di carbonio dell'a ria e l'ossigeno prodotto con la fotosintesi. Le prove di germinazione si eseguono preferibilmente utilizzando semi di crescio ne. Ce li possiamo procurare facilmente e germogliano così in fretta che i risultati sono subito osservabili. Così possiamo met tere a mollo alcuni semi su una carta da filtro in un coperchio e osservare la crescita della radici. Nell'aria umida saranno visibi li sulla punta delle radici, come una raggie ra, i finissimi peli radicali.

Avvolgendo una pianta in un sac chetto di plastica trasparente, pos siamo notare la formazione di va pore acqueo condensato. Per meglio seguire il percorso dei canali della linfa, mettiamo le piante in soluzioni colorate. Se ta gliamo lo stelo e lo mettiamo in soluzioni di colore diversootre


lircmraaingsg

Prepariamo un erbario La tentazione di raccogliere e portarsi a casa dei fiori in piena fioritura è compren sibilmente grande, ma meglio sarebbe di lasciarli stare affinchè si possano ripro durre. Un amante della natura responsabile non arreca nessun danno se, occasionalmente, raccoglie un esemplare di specie diffuse per il suo erbario. È invece assolutamente vie tata e punibile la raccolta di piante pro tette! Sebbene oggigiorno la fotografia abbia in gran parte soppiantato la collezione di piante, qualcuno vorrà ugualmente prepa-

per non strappare le radici o rovinare la pianta. Lo stelo va tagliato il più vicino possibile al terreno, in modo da avere anche le foglie più basse. Per le piante che cresco no a forma di rosetta - come p. es. il dente di leone - abbiamo, dopo il taglio, parecchie parti vegetali che leghiamo assieme con un filo. Già al momento della raccolta dobbia mo marcare il nostro ritrovamento con da ta, luogo e altro. I metodi consueti per la conservazione delle erbe sono la pressatura e, per le piante grasse, la custodia nell'alcol. Per pressare le piante abbiamo bisogno di carta assorbente pulita e una pressa per levare l'acqua dal corpo della pianta. Le presse pronte consi-

petali

stami

Anche se pressati, i seguenti com ponenti del fiore dovrebbero esser riconoscibili: i sepali, la corolla,

rarsi un erbario, poiché alcune caratteristi che sono meglio visibili su piante secche o conservate in alcol, che non in fotografia. L'equipaggiamento più importante per un collezionista di erbe consiste nel contenito re per il trasporto delle piante raccolte. Una volta si utilizzava un vascolo apposta, oggi è sufficiente una scatola o un sacchetto di plastica. È importante che noi portiamo a casa le piante fresche e non appassite! Per questo il recipiente di trasporto non deve essere schiacciato né esposto al sole! La maggior parte delle erbe possiamo staccar le, altre invece le tagliamo con un coltello,

formata da petali colorati e l'ova rio, che spesso forma un carpello.

stono in una pesante grata d'acciaio, ma noi possiamo prepararcene una utilizzando due assicelle di legno impiallacciato delle di mensioni di circa 45x30 cm. Per permettere all'umidità di evaporare riempiamo le tavo le di piccoli buchi. Per esercitare una pres sione sufficiente stringiamo le due tavole con una cinghia di cuoio. Sulla tavola sottostante stendiamo alcuni strati di carta da giornale e sopra un paio di fogli di carta assorbente. Infine vi posiamo sopra i nostri esemplari raccolti, cercando di disporli nel modo più naturale possibile. Tagliamo a pezzi le erbe più grandi che


Ecco alcuni fiori di prato molto

Un vascolo, come era utilizzato unLe nostre piante secche le conserMateriale necessario: tempo.viamo preferibilmente in un grosso un recipiente per la raccolta ^s^^classatore, con il vantaggio dipocarta assorbente'^tervisistemarenuovepianteraccolte. molta carta di gi una pressa

Le piante vengono sistemate accu ratamente sulla carta assorbente pulita. Utilizzando la pressa a gra ta, l'umidità può sfuggire rapida mente e le piante seccano più vj cernente.

V

K ' ' *

Pressandole, le piante perdono ov viamente la loro forma naturale. Questa possiamo mantenerla se le secchiamo in un bagno di sabbia o nel gel blu. Purtroppo però con questo metodo si scolorano com pletamente.


Piante erbacee^ altrimenti non troverebbero posto nella pressa. Cerchiamo di ordinare le foglie in modo che di qualcuna si veda la pagina superiore e di qualcun'altra la pagina infe riore. I fiori più grandi, tubolari o ingom branti, come il cardo, li dimezziamo. Nel limite del possibile dovremmo poter vedere esattamente tutte le parti dalla pianta. Una volta disposte le nostre piante con ordine, le copriamo nuovamente con carta assorbente o di giornale e vi posiamo sopra la tavola superiore, stringendo la cinghia della pres sa. Possiamo anche pressare più piante per

li sono troppo grossolani possiamo frantu marli più finemente. Tagliamo i fiori in modo da lasciare poche foglie sullo stelo corto. Mettiamo un po' di silicato nell'essic catore, piantiamo lo stelo e ammucchiamo il resto del gel attorno al fiore, avendo cura di non deformarlo. I fiori a forma di imbuto devono naturalmente anche essere riempiti. A una temperatura di 30 C, la maggior parte dei fiori è asciutta dopo circa una settimana. Dopodiché possiamo toglierli con cautela e renderli impermeabili con uno spray fissativo.

volta, a condizione di inserire carta assor bente a sufficienza tra i diversi strati. A questo punto lasciamo la pressa per alcuni giorni in un locale temperato, avendo cura di controllare se dobbiamo cambiare la car ta. Questa non dovrebbe mai essere umida! La durata del procedimento dipente dal contenuto di acqua della pianta e dalla temperatura del locale. In generale le piante sono secche dopo circa tre settimane e possiamo sistemarle nella nostra collezione. Il mezzo migliore per conservarle è quello di incollarle su un cartone rigido con qualche seme o frutto in un sacchetto di plastica e di ordinarle in un grosso schedario. Anche qui è importante una descrizione esatta e possibilmente com pleta. Poiché con la pressatura le piante perdono molto del loro colore naturale, può essere utile farne un disegno a colori da aggiungere all'erbario. Lo schedario è da custodire in un luogo secco affinchè le pian te non ammuffiscano. Sono pure da proteg gere dai danni causati dagli insetti! Possiamo conservare i fiori nella loro for ma naturale. Per fare questo si adattano però solo i fiori poco carnosi, perché altri menti raggrinziscono. Per seccarli usiamo gel blu, un silicato granulato, provvisto di un indicatore a colore. Assorbendo man mano l'acqua, i cristalli azzurri si colorano di rosa. Il silicato può essere rigenerato riscaldandolo. Se i cristal

L la tr pr


- Piante senza terra

Piante senza terra Tutte le piante verdi si producono il proprio nutrimento di base, cioè lo zucchero, in modo autonomo partendo da diossido di carbonio e acqua. Per crescere e vivere ne cessitano però ancora di numerosi altri ele menti come azoto, fosforo, potassio e altri sali minerali. Queste sostanze, disciolte nell'acqua, vengono assorbite dal terreno tramite le radici. Per questo motivo, per lungo tempo si è creduto che la terra rap presentasse una condizione indispensabile per la crescita delle piante. Ora questo non è vero! Infatti esistono molte piante acquatiche che galleggiano liberamente sulla superfi cie dell'acqua e altre possono benissimo crescere senza terra, a condizione che siano rifornite con la giusta soluzione di sali mi nerali. Con l'aiuto di alcuni semplici esperi menti potremo noi stessi scoprire quali ele menti sono indispensabili per la crescita dei vegetali. Ogni elemento ha la sua funzione specifica. Lasciandone via uno qualunque dalla nostra soluzione nutritiva, potremo notare quali funzioni sono rimaste influen zate. Iniziamo la nostra serie di esperimenti con semi di fagiolo o di pisello avvolti in carta assorbente e fatti germinare in un vaso per la confettura. Quando i germogli sono sufficientemente grandi, li mettiamo in bicchieri con le diverse soluzioni nutri tive. Chiudiamo i bicchieri con un cartoncino incollato sul bordo o con un turacciolo. At traverso un foro nel coperchio introducia mo la pianta nel bicchiere e la fissiamo con un po' di ovatta. Per arieggiare l'ambiente pratichiamo un secondo foro, giacché le ra dici necessitano pure di ossigeno per respi rare. Attraverso questo foro pompiamo ogni giorno un po' d'aria nel bicchiere (vedi pa gina seg.). Non dobbiamo soffiare noi stessi nell'acqua poiché l'aria espirata contiene diossido di carbonio al posto dell'ossigeno!

Per far germogliare e fiorire un bulbo di giacinto è sufficiente l'ac qua del rubinetto, poiché la pianta si nutre delle sostanze immagazzi nate nel bulbo. Dopo la fioritura piantiamo il bulbo in giardino o in una soluzione nutritiva.


Infine ricopriamo i bicchieri con carta o alu, per evitare che la luce possa favorire lo sviluppo di alghe. Gli elementi principali che una pianta richiede per crescere e prosperare sono azo to, fosforo, potassio, magnesio, calcio, ferro e zolfo. Inoltre essa necessita di piccole

quantitĂ di cosiddetti microelementi quali molibdeno, manganese e boro. Uno dei nostri vasi di coltivazione deve contenere tutti questi elementi principali. Esso ci servirĂ come vaso di controllo. La pianta di questo bicchiere dovrebbe cresce re bene per tutta la durata dell'esperimen-


Senza ferro La pianta è misera e gialla. In as senza di ferro non può formarsi la

Senza fosforo Le foglie muoiono abbastanza pre sto e la pianta interrompe la cre

Senza potassio All'inizio la crescita non è pregiu dicata, poi però le foglie ingialli-

Senza azoto La crescita è quasi nulla: la man canza di azoto impedisce la forma zione delle proteine.

Senza zolfo La pianta è misera e pallida. Lo zolfo è un elemento di costruzione importante per molti tessuti.

Acqua del rubinetto Dapprima la pianta cresce bene, poi deperisce: mancanza di azoto.

to. (Non è necessario aggiungere i microele menti perché probabilmente sono presenti assieme agli altri elementi sotto forma di impurità.) La ricetta per la preparazione della soluzione nutritiva completa è indica ta più avanti. In ogni altro recipiente la sciamo via un elemento. Se abbiamo poco

spazio e tempo, non dobbiamo eseguire tut ti gli esperimenti; un paio o tre saranno sufficienti. Sciogliamo i sali minerali sempre in ac qua distillata (ottenibile in farmacia o pres so una stazione di benzina), poiché nell'ac qua del rubinetto sono già presenti dei sali


minerali disciolti, soprattutto calcari. Pos siamo anche provare una volta a coltivare una pianta solo in acqua corrente o solo in acqua distillata. Un altro metodo di coltivare piante senza terra è quello di tenerle in vasi con sabbia lavata. Queste coltivazioni in sabbia devo no stare immerse in una soluzione nutritiva completa oppure essere innaffiate con la

Tutte queste sostanze sono ottenibili nel commercio specializzato o presso una far macia. Sciogliamo il tutto in 4 litri di acqua distillata. Le quantità indicate sono molto piccole, per cui è necessario pesarle con una bilancia di precisione (magari ce le pesa il farmacista per noi!). Non è richiesta la pre cisione assoluta, ma nemmeno si può ab bondare, giacché il troppo di un elemento

stessa. I giardinieri e gli amanti dei fiori apprez zano l'allevamento di piante in assenza di terra. Le piante coltivate in idrocultura so no pù facili da curare, non è più necessario

impedisce alle radici di assorbirne a suffi cienza un altro. In generale le concentrazioni troppo elevate provocano la morte delle piante.

bagnarle e nemmeno rinvasarle. Nel com mercio specializzato troviamo vasi apposta per questo scopo e substrati particolari che fanno da sostegno alle piante. Per molte piante però il cambiamento dalla coltiva zione in terra all'idrocultura presenta dei problemi. Fondamentalmente dovremmo utilizzare solo piante giovani, con un apparato radi cale non troppo sviluppato, altrimenti si rovinerebbero troppe radici. Meglio ancora se acquistiamo piante provenienti da colti

Soluzione senza magnesio Prendiamo 0,5 g di solfato di potassio al posto del solfato di magnesio.

vazioni senza terra. Parecchie piante si adattano all'idrocul tura e gli amici dei cactus saranno sorpresi di constatare come prosperano bene queste piante spinose.

Soluzione senza zolfo Invece del solfato di calcio prendiamo 0,5 g di cloruro di calcio, invece del solfato di magnesio prendiamo 1 g di cloruro di ma gnesio.

Ricette per le varie soluzioni nutritive

Soluzione senza calcio Invece del solfato di calcio prendiamo 1 g di solfato di potassio, invece di fosfato di cal cio prendiamo 3 g di fosfato di sodio.

Soluzione completa per il vaso di controllo: 1 g di solfato di calcio 1 g di fosfato di calcio 1 g di solfato di magnesio 3 g di nitrato di potassio 0,02 g di cloruro di ferro II (un minuscolo pizzico) 0,2 g di cloruro di sodio (sale da cucina)

Soluzione senza ferro Lasciamo via semplicemente il pizzico di cloruro di ferro. Soluzione senza fosforo Usiamo 0,5 g di nitrato di potassio invece del fosfato di calcio.

Soluzione senza potassio Prendiamo 2 g di nitrato di sodio al posto del nitrato di potassio. Soluzione senza azoto Sostituiamo il nitrato di potassio con 2 g di cloruro di potassio.


I coloranti vegetali

Ili I coloranti vegetali Una volta, quando ancora non esistevano i colori artificiali, quasi tutti i coloranti ve nivano estratti da piante selvatiche. Pro prio per questo alcune piante furono addi rittura coltivate, come l'indaco e il guado. Siccome questi pigmenti naturali hanno un potere colorante molto intenso, venivano usati con parsimonia, per cui in generale erano sufficienti le piante selvatiche. Piante simili si trovano ancora oggi ovunque nei boschi e nei campi ed è sicuramente stimo lante, anche se molto dispendioso, prepa rarsi da soli i propri colori. Per chi fila e tesse la propria lana è poi qualcosa di parti colarmente bello. Tra i colori naturali esistono delle tinte molto vivaci, anche se non è possibile ripro durre l'intera gamma dei colori sintetici. Sia la seta sia il lino e il cotone si tingono molto bene e in modo individuale con i colori naturali. Si consiglia però ai princi pianti di provare dapprima con la lana. Le indicazioni date qui di seguito si riferiscono perciò alla tintura della lana. La lana non colorata la troviamo in qual che negozio d'artigianato o al mercatino. Prima di iniziare con la tintura dobbiamo ricoprire il posto di lavoro con dei giornali, indossare abiti vecchi e guanti di gomma. I colori naturali sono molto difficili da leva Cuocere il materiale vegetale nel l'acqua necessaria, rimestando continuamente.

re! Per la tintura della lana si adattano molto bene alcune specie di licheni, poiché non è necessario che la lana venga trattata precedentemente. Il lichene giallo, di un colore oro brillante, cresce ovunque sui mu ri e sulle cortecce e conferisce alla lana un colore giallo-bruno intenso.

Per 500 g di lana si prendono 500 g di licheni e si fanno cuocere per 2-3 ore in una grossa pentola usata. Si lascia raffreddare, si aggiunge la lana - ben inumidita - e si fa cuocere ancora il tutto fino ad ottenere la colorazione desiderata. Lasciamo raffred dare il liquido prima di togliere la lana. Dopo di che la risciacquiamo ben bene sotto l'acqua corrente fintante che l'acqua resta limpida. I licheni si lasciano staccare e raccogliere facilmente in inverno o dopo un temporale. Se utilizziamo altri coloranti vegetali, dob biamo dapprima trattare (mordenzare) la lana. Il mordente più usato è una miscela di allume e tartaro. Per 500 g di lana ci voglio no 100 g di allume e 25 g di tartaro. Entram bi li sciogliamo in acqua fredda dentro un pentolone. Poi scaldiamo la soluzione e vi immergiamo la lana. Si fa scaldare il tutto e si lascia bollire per circa un'ora; se la lana è fine si cuoce meno (sarà necessario anche meno allume). Togliamo la lana ancora cal da, la strizziamo accuratamente e la ponia mo in un altro recipiente. Potremmo già ora

Le pentola deve essere abbastanza grande per contenere anche la lana.

Immergere la lana mordenzata nella tintura e girarla ogni tanto con un bastone.




Piante erbaceeprocedere alla tintura, ma è meglio aspetta re alcuni giorni, così da permettere al mor dente di agire fino in fondo. Poi si passa alla tintura, che si svolge in modo analogo per tutti i coloranti vegetali: si versa il materia le vegetale nell'acqua fredda e si fa cuocere rimestando continuamente. Si lascia bollire per un certo tempo e poi si immerge la lana senza più rimestare, altrimenti si arruffa. La lana va lasciata cuocere fintante che otteniamo la colorazione desiderata. Atten zione: la lana bagnata appare sempre un po' più scura! Lasciamo raffreddare il liquido e togliamo la lana con un bastone. Strizziamo la soluzione colorata superflua e risciac quiamo nell'acqua corrente finché la stessa

1.Marrone scuro: 500 g di corteccia di quercia. 2.Giallo chiaro: 1 kg di foglie di betulla. 3.Giallo oro: Cuocere 500 g di corteccia di betulla per due ore, prima di immergervi la lana. Aggiungere 50 g di tartaro al mor dente. 4.Blu-grigio: 500 g di more. Aggiungere al mordente 25 g di sale da cucina e altri 25 g di tartaro. 5.Giallo-verde: 500 g di giovani ventagli di felce. Lasciar bollire due ore prima di met

non rimane limpida. Con le seguenti ricette possiamo noi stessi ottenere quei colori che

tervi la lana.

sono raffigurati nella pagina precedente. (Le quantità indicate valgono sempre per 500 di lana mordenzata.)

6.Giallo rossiccio: 750 g di strobili di pino spezzettati. Lasciar cuocere per parecchie ore. 7.Rosso: Radici secche di robbia. 8.Viola-lillà: 500 g di bacche di sambuco. La lana deve essere trattata con l'allume. Aggiungendo un po' di sale si ottiene una tonalità sul lillà (le foglie di sambuco danno invece un colore verde). 9.Giallo-verde: lkg di mercorella tritata. Cuocendo per lungo tempo, la lana si tinge di blu. 10.Azzurrognolo: 750 g di bacche di ligu stro. Attenzione perché sono velenose! 11.Giallo intenso: 500 g di senecio. 12.Giallo oliva: 1 kg di erica giovane in fiore. Cuocere le piante per parecchie ore e poi filtrare. Aggiungere alla tintura 50 g di tartaro, immergervi la lana e portare il tut to ad ebollizione. 13.Marrone scuro: Malli verdi delle noci.


ILE I funghi Passeggiando attraverso i boschi nella tar da estate o in autunno, avremo l'occasione di scoprire dei funghi che spingono il loro cappello attraverso il fogliame sul terreno, oppure si trovano ammucchiati sulle ceppaie o sui tronchi. Malgrado le apparenze, anche i funghi appartengono al regno vege tale. A loro manca però la clorofilla, per cui non sono in grado di fabbricarsi da soli il cibo ma devono far capo a sostanze prefor mate. In generale i funghi si nutrono di parti del terreno o di vegetali in decomposi zione. Per questo vengono chiamati organi smi decompositori. I cappelli che noi vediamo spuntare tra il fogliame sono solo una parte della pianta del fungo. La parte più importante è com posta da numerosi filamenti, le ife, che si trovano nel terreno e che servono ad assor bire il nutrimento. In certi funghi troviamo un cappello situato sopra un gambo. Cap pello e gambo formano il corpo fruttifero, il cui compito consiste nel produrre piccole spore che daranno vita a nuovi funghi. Se

aliTT7Ta^ sezioniamo un fungo e lo osserviamo al mi croscopio, notiamo che anche il gambo e il cappello sono formati da filamenti. Il mice lio sotterraneo ha il compito di nutrire l'in tero fungo; esso si espande come una ragna tela tra il fogliame e il terreno, rappresenta il vero corpo del fungo dal quale spuntano i corpi fruttiferi sopra il terreno, in modo che le spore possano venire trasportate e disse minate con il vento. Le spore di un fungo a cappello si forma no tra le lamelle disposte a raggiera oppure fra i pori tubuliformi. Quando sono mature, cadono e si lasciano trasportare dal vento. Il satirione rappresenta un caso particolare: qui le spore si trovano tra la mucillaggine color oliva e puzzolente, che ricopre il cap pello. L'odore fetido del muco attira le mo sche, che così trasportano le spore appicci cate alle loro zampe. Nella vescia il corpo fruttifero è chiuso. Le spore vengono libe rate quando l'involucro è maturo e scoppia. Allora però si formano delle vere nuvole di spore. In generale i funghi sono teneri e non si conservano; essi si addicono meglio quali ografare che da raccogliere. pre provare a conservarne r conservare la loro forma na hi vanno seccati in un bagno di re questo abbiamo bisogno di di metallo e di sabbia f inissiersiamo la sabbia sul fondo , posiamo i funghi e li rico-

Nel prataiolo le spore si trovano tra le lamelle disposte a raggiera sotto il cappello (a sinistra); nei boleti si trovano sulle pareti dei tubuli visibili sotto il cappello (a destra).


Piante erbaceepriamo attentamente con la sabbia che deve essere assolutamente asciutta! A questo punto mettiamo il recipiente nel forno cal do finché i funghi sono secchi. Probabil mente dovremo tentare alcune volte prima di trovare la temperatura e la durata giuste per il bagno di sabbia. I funghi secchi sono molto fragili: dovremo perciò prestare mol ta attenzione quando li liberiamo dalla sab bia. Per conservarli li teniamo in un vaso di plastica o di vetro. Il metodo della sabbia si addice meglio per funghi piccoli e delicati, che contengono poca acqua. I funghi duri e legnosi possiamo seccarli semplicemente all'aria. Mettendoli par alcune ore nel forno a 50 C, li proteggiamo dai danni causati

mo carta scura e viceversa. Proteggiamo il cappello coprendolo con una scodella o con un bicchiere. Dopo 1-2 ore leviamo il cap pello e troviamo sul foglio le spore cadute e disposte come la forma delle lamelle. Que sta impronta la spruzziamo un paio di volte con dello spray o della lacca e avremo così un'immagine durevole. La stessa cosa la possiamo ottenere con dei boleti. La biblio grafia è ricca di libri per la determinazione dei funghi. Per la raccolta è consigliable avvalersi dei consigli di un esperto o di seguire qualche corso.

dagli insetti. Per mantenere intatto l'aspetto esteriore possiamo immergerli in alcol e xilolo con paraffina. Abbiamo però anche bisogno di un armadietto riscaldato. La forma rimane intatta, ma il fungo deve essere dipinto se condo un modello originale. Un'altra cosa che possiamo fare è realizzare il calco di spore. Prendiamo un giovane prataiolo, con un cappello che si è appena aperto. Il con torno deve essere morbido e piatto. Taglia mo il cappello dal gambo e lo posiamo su un foglio di carta con le lamelle rivolte verso il basso. Se le lamelle sono bianche utilizzia

Le spore del satirione sono tra- La lingua di bue cresce sia sul lesportate dalle mosche.gno morto che vivo. Le russole si trovano facilmente nei boschi di faggio.



Š 1990 Edizioni svizzere per la gioventÚ, Zurigo Tutti i diritti riservati. Nessuna riproduzione, neppure parziale, può essere effettuata senza il consenso scritto della casa editrice.




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