R. Distilo, Parole al computer, Dal genere al motivo d'alba (per un'ignota «alba di malamata»)

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ROCCO DISTILO Università della Calabria

Parole al computer. Dal genere al motivo d’alba (per un’ignota «alba di malamata»)

La lessicografia medievale romanza in questo ultimo decennio, grazie anche al progresso tecnologico e alla costituzione di grandi corpora testuali, indubbiamente ha avuto un significativo sviluppo soprattutto dal punto di vista quantitativo: il lessico romanzo è ora raggiungibile da diverse strade informatiche e telematiche, in forma di concordanza integrata da tutti quei riferimenti alle edizioni critiche, alle fonti manoscritte, alla metrica e a molti altri dati necessari all’approfondimento filologico-letterario1. Certamente meno facile si è presentata la possibilità di ottenere, coi medesimi strumenti e analoga rapidità di procedure, notevoli risultati qualitativi, per un coinvolgimento conoscitivo delle strutture semantiche, a cui tuttavia si può pervenire con una più lenta scansione temporale2. L’obiettivo raggiunto fin qui dalla nostra Base-dati multimodulare per il lessico romanzo delle origini (per semplificare, BLR)3 è quello di un’indicizza-

1 Archivi lessicali in rete (internet) con queste caratteristiche sono dedicati, fin dal 1999, alla poesia profana galego-portoghese (a cura di M. Brea e del Centro Piñeiro di Santiago de Compostela) e alla lirica trobadorica (Trobvers, progetto filologico-informatico di R. Distilo, nell’ambito del programma MIUR 1998-1999, Università di Messina e della Calabria, in collaborazione con l’Università di Roma «La Sapienza», coordinatore nazionale R. Antonelli). Dopo quella data una maggiore diffusione di basi elettroniche si è avuta su CD-ROM (Trobadors 2001, 2004, COM 2001, 2004, ecc.). 2 Ne sono dimostrazione le grandi imprese come quelle dell’Atilf e di Frantext (Trésor de la langue française informatisé: http://atilf.atilf.fr/frantext.htm e http://atilf. atilf.fr/tlf.htm), delle CLPIO (Concordanze della lingua poetica italiana delle origini, direzione di Lino Leonardi: http://www.accademiadellacrusca.it/ progetti/progetto_ singolo.php?id=2568&ctg_id=27), del TLIO (Tesoro della lingua italiana delle origini, diretto da Pietro Beltrami), che da alcuni anni si è potuto cominciare a consultare (sono attualmente completi i lemmi A-B) grazie al web (http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO/). 3 Attualmente la base è data dall’elaborazione filologico-informatica di un corpus comprensivo di tre moduli – francese (Trouveors), curato da P. Canettieri, galego-portoghese (Trobadores), a c. di M. Brea, provenzale (Trobadors), a c. di R. Distilo –, ma prevede uno sviluppo con funzioni relazionali applicate ad altre tradizioni poetiche e ad altre banche-dati (a cominciare da quelle dell’italiano, dirette da P. Beltrami e L. Leonardi, e del catalano, diretta da C. Di Girolamo) . La consultabilità integrale è limitata provvisoriamente al Laboratorio di filologia informatica dell’Università della Calabria (Progetto MIUR 2004-2005) ma il repertorio lessicale è in par-


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zione che – attraverso il rilievo delle contiguità lessicali – porta a una fase di analisi che può indirizzare verso una molteplicità di percorsi metodologici e agevolare ogni scandaglio interpretativo4. In questa sede mostreremo alcune delle funzioni principali della base-dati per poi soffermarci brevemente sulle possibilità di usarla per il riconoscimento di un vettore lessicale specifico che faciliti l’esame tematico di un genere poetico. Nella BLR i lemmi della lirica trobadorica (da Guglielmo IX ai derniers troubadours) son distribuiti in nove periodi cronologici (dal 1100 al 1350):

Limitando il perimetro della ricerca ai primi quattro segmenti possiamo estrarre un sotto-corpus testuale comprendente i trovatori da Guglielmo IX a Raimbaut de Vaqueiras5. Scelto il terzo periodo come base di intersezione, l’elaboratore ha potuto rappresentare la globalità dei lemmi negli schemi grafici che qui si riportano6:

te pubblicato (cfr. http://www.textus.org) o pronto per gli usi esterni (su CD e/o Internet). 4 Naturalmente, riprendendo per analogia un pensiero di Pascal, «à mesure qu’on a plus d’esprit il y a plus des façons intelligentes d’utiliser les index». 5 Nella base-dati l’ordinamento cronologico tiene conto, dove possibile, alla successione proposta da MARTÍN DE RIQUER, Los trovadores. Historia literaria y textos, Barcelona 1975, tuttavia generalmente segue i suggerimenti contenuti nelle edizioni e negli studi dedicati ai singoli trovatori. 6 Per brevità si offrono soltanto i dati provenienti dalla ricerca per lemmi, senza il richiamo quantitativo delle forme e delle occorrenze. La selezione che qui si presenta comprende solo le parole “piene” (considerando “vuote” le congiunzioni, le preposizioni, le forme pronominali dimostrative, i numerali); si tralasciano inoltre i lemmi appartenenti all’onomastica. I lemmi mostrati nei due grafici corrispondono quantitativamente a quelli con rango di frequenza più alto (nel primo) e più basso (nel secondo), limitatamente alle prime lettere dell’alfabeto.


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Essi mostrano (con rango di frequenza discendente nel primo grafico, ascendente nel secondo) la distribuzione dei lemmi della lirica trobadorica nel primo secolo della sua storia. In particolare possiamo osservare: (nell’intersezione, delimitata dalla curva ovale) 1) al centro, una concentrazione di lemmi che appaiono attivi costantemente in tutti i 4 segmenti cronologici selezionati; 2) a sinistra, i lemmi la cui attività risulta interrotta nel terzo periodo; 3) a destra, i lemmi che cominciano la loro attività nel terzo periodo e restano vitali nei seguenti;


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(all’esterno dell’ovale) in alto a sinistra, i lemmi attivi solo in epoca anteriore al 3° periodo (ma che possono riapparire a partire dal quinto); in alto al centro, i lemmi esclusivi del 3° periodo (terminus ad quem 11511175); in alto a destra, i lemmi entrati nella tradizione lirica trobadorica dopo il 3° periodo (ultimo quarto del sec. XII). L’esperimento, come si può facilmente dedurre, può costituire da premessa per definire la ricchezza lessicale dei vari periodi cronologici e seguire le fasi formative della lingua dei trovatori, ma permette anche, quando si voglia ridurre la dimensione quantitativa del corpus testuale, di tentare ricerche incrociate per obiettivi più contenuti e immediati, come accade, per esempio, quando si voglia definire come oggetto d’intersezione la tipologia di un genere. Soffermiamoci sul vettore lessicale richiamato dal genere alba, col proposito di ottenere non tanto un’elaborazione statistica – che pur sarebbe possibile anche con un alto grado di attendibilità scientifica (quanto ovviamente di noiosità!) – ma di delimitare un’area noemica capace di rappresentare, pur in maniera grezza, la tipologia dell’alba: non la sua assoluta specificità – fin qui di non facile raggiungimento – ma la sua posizione dentro la tradizione romanza, come repertorio verbale contenente il tema complessivo e la varianza dei suoi motivi7. I più antichi compositori del genere (inteso in senso ampio e comprensivo sia del tipo profano che religioso) appartengono, com’è noto, al mondo trobadorico. La distribuzione temporale, nella BLR, corrisponde grosso modo a un segmento che va dal 4° al 9° periodo (fra l’ultimo quarto del sec. XII e la prima metà del XIV, ovviamente trascurando il caso remoto dell’alba bilingue): Giraut de Borneil, Bernart de Venzac e Raimbaut de Vaqueiras (periodo 4); Uc de la Bacalaria, Cadenet (per. 5); Raimon de las Salas, Falquet de Romans (per. 6); Bertran d’Alamanon, Guilhem d’Autpol (per. 7); Guiraut Riquier (per. 8); dopo il 1200 si inseriscono convenzionalmente anche le composizioni anonime8. Il corpus testuale occitanico è così rappresentato da 19 testi9:

Alla funzione di ricerca per forme grafiche la BLR aggiunge la possibilità di ricerca per lemmi, con cui si superano i molti limiti di dispersione propri della prima modalità. 8 Sulla diffusione dell’alba nella tradizione manoscritta provenzale e per i rilievi sulla sua quasi completa assenza nei canzonieri compilati in Italia basti qui il rinvio all’importante saggio di E. WILSON POE, La transmission de l’alba en ancien provençal, in «Cahiers de civilisation médiévale», 31 (1988), pp. 323-345. 9 In BLR la cronologia è segnata con riferimento al periodo di attività autoriale e, nei casi di anonimia, alle fonti manoscritte. Specialmente per la seconda sezione, com’è noto, si tratta di una datazione di grande relatività: non è improbabile che proprio qualche esemplare tramandato anonimamente, e fissato dalla scrittura in età recenziore, possa essere stato modello (non solo musicale) sottostante alle più antiche albe d’autore. Il corpus delle albas è dato da una bibliogra7


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ALBA PROFANA BdT

INCIPIT

242,64 392,16a 449,3 106,14 409,2 76,23 461b,3 248,3

Reis glorios, verais lums e clardatz, Gaita be, gaiteta del chastel, Per grazir la bona estrena S’anc fui belha ni prezada, Dieus, aydatz, Us cavaliers si jazia Gabriel, vai des ors ma fila desliar Ab plazen

461,113 461,203 461,25a 461,3 461,99a

En un vergier, sotz fuelha d’albespi Quan lo rossinhols escria Eras diray ço que·us dey dir Ab la genser que sia Drutç qui vol dreitament amar

AUTORE

PERIODO CRON.

EDIZIONE

GrBorn

4

Sharman 1989, 53

RbVaq

4

UcBach

5

Caden

5

Zemp 1978, 13

RmSal BtAlam

6 7

An.

8

GrRiq

8

Chambers 1970, 2 Mouzat 1965, 68 (D.A) Jeanroy 1931, p. 21, v. 469-474 Mahn 1846-1853, IV, p. 95 (Riquer 1944, 11)

An.

9

Mölk 1989, 5

An.

9

Appel 1930, 54 (Riquer 1975, 365)

An.

9

Riquer 1975, 366

An.

9

Gouiran 2005, 1

An.

9

Suchier 1883, p. 318

BnVenzac

4

Picchio Simonelli 1974, 6 (Riquer 1975, 270)

FqRom

6

Squillacioti 1999, 26

GlHautp

7

Paden - Armitage - Holmes - Kendris - LumsdenKouvel - O’Connell 1993, 1

PEsp

8

Ricketts 1993, p. 384

Cerv

8

Coromines 1988, 31

Linskill 1964, 25 (Riquer 1975, 166) Appel 1930, 57 (Riquer 1975, 211)

ALBA RELIGIOSA 71,2 156,15

206,1 342,1 434a,8

Lo Pair’e·l Filh e·l Sant Espirital Vers Dieus, el vostre nom e de sancta Maria, Esperansa de totz ferms esperans, Or levetz sus, francha corteza gans Axi com cel c’anan erra la via

fia recente che si può semplificare in J. ZEMP, Les poésies du troubadour Cadenet, Bern 1978, p. 107, E. WILSON POE, La transmission, cit., A. ALBERNI, Deux albas catalanes anonymes du XIVe siècle, in L’espace lyrique méditerranéen au Moyen Age. Nouvelles approches, sous la direction de D. Billy, F. Clément et Annie Combes, Montpellier 2005, pp. 265-290; un’accurata recensione delle anonime in F. GAMBINO, L’anonymat dans la tradition manuscrite de la lyrique trobadouresque, in «Cahiers de civilisation médiévale» 43 (2000), pp. 33-90; la più recente e completa raccolta dei testi si deve a G. GOUIRAN, Et ades sera l’Alba. Angoisse de l’aube, Montpellier 2005.


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461,101a

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E! quant m’es greu quan no remir

An.

9

Alberni 2006, p. 284

Partendo da questa selezione è possibile far rilevare e identificare: 1. i rapporti lessicali con altri sotto-corpora, definibili in base alle diverse esigenze di ricerca (genere, cronologia, metrica, ecc.); 2. la ricchezza lessicale del genere alba; 3. la specificità del lessico dell’alba «profana» rispetto a quella inventariata come «religiosa»; 4. l’intersezione fra i due tipi di alba. Se vogliamo confrontare il «vocabolario dell’alba» con un sotto-corpus rappresentato, per esempio, dai testi meglio associabili in quanto a genere (scegliamo canso/vers, canso-dansa, dansa) e appartenenti, ai primi quattro segmenti cronologici, la BLR costruisce le ripartizioni grafiche che seguono10:

10 I lemmi sono ordinati per rango di frequenza, in senso discendente nella prima immagine, ascendente nella seconda.


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A destra il grafico mostra una sezione rappresentativa del lessico di tutto il sotto-corpus esaminato (per motivi di spazio, i primi 50 lemmi su un totale di 3352, visualizzabili tuttavia tramite i relativi richiami elettronici); l’intersezione rappresenta il lessico (38 lemmi su 566) comune all’alba e ai generi selezionati per la nostra elaborazione; a sinistra è estratto il lessico specifico dell’alba (in evidenza 50 parole su 55). L’operazione può essere approfondita, naturalmente, anche all’interno dello stesso genere alba per distinguere le costanti lessicali dell’alba profana (a sinistra), i lemmi comuni (nell’intersezione), rispetto a quella religiosa (a destra)11:

11 Su 620 lemmi scrutinati 226 sono circoscritti nel tipo «profano», 168 nel settore comune, 226 nel «religioso».


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È evidente come questi sondaggi possano divenire più significativi e validi termini di comparazione solo se accompagnati da idonei approfondimenti; un’analisi della specificità (positiva e negativa) può, com’è noto, inoltrarsi ulteriormente per una definizione lessicometrica degli indici basata sulle frequenze statistiche del corpus integrale, ma ciò condurrebbe fuori dei limiti impostici in questa sede e dalle condizioni attuali della lemmatizzazione12. Ciò che si è voluto rappresentare qui è solo un campione d’indagine prevalentemente euristica, che però permette di seguire meglio, sul filo della ricerca lessicale, la geografia dell’irradiazione dell’alba fuori dal mondo occitanico, le sue capacità di coinvolgimento degli spazi letterari in contatto e il suo processo di semplificazione e atrofizzazione. Anche una semplice considerazione dei 226 lemmi caratterizzanti può aiutare al rilievo della tipicità del «profano»: ai più alti livelli di rango di frequenza stanno lessemi che rappresentano gli attanti erotici e il tempo angoscioso di chiusura della notte amorosa (gacha, companhon, drut, amiga, cavalier, gelos, lauzengier, leial, auzel, enoi, esmai, comjat, castel, ser, can, gachar, jazer, baizar, adormir, partir, cantar, apelar, ecc. ), ai quali sono coerentemente relazionati la maggioranza delle moltissime occorrenze a frequenza unica (abrasar, abrazar, afan, aura, amoros, ardimen, aizir, asajar, celar, cochar, colgar, cortezia, drudaria, rosinhol, dormilhos, enojos, envejos, sobin, ecc.). Si tratta di un vettore lessicale 12 La bibliografia sulle esperienze in filologia e linguistica informatica (compresa la lessicometria) è ormai ricchissima, basti ricordare qui l’ancora utile volume di AA.VV., Pratique de analyse des données. 3. Linguistique et lexicologie, Paris 1981 e i contributi raccolti in Les poids des mots. in Actes des 7es JADT, a cura di G. POURNELLE, C. FAIRON, A. DISTER, Louvainla- Neuve 2004.


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che, pur nella sua fluidità e frammentarietà, può sviluppare una proficua traccia tematico-concettuale dell’alba trobadorica, estendibile a più ampi spazi della lirica medievale romanza (ma non solo), con risultati interessanti sia sul piano linguistico che letterario.

Nei limiti dello stato attuale della BLR possiamo ora verificare in che misura le aree letterarie in contatto siano coinvolte nella tradizione di questo genere poetico. Appare subito chiaro che la ricchezza del vocabolario caratteristica dell’alba occitanica risulta difficilmente sovrapponibile, anzitutto per l’esiguità dei reperti testuali. Alla ricerca sul corpus trovierico13 la BLR risponde con 5 testi che sono fondamentalmente delle canzoni: LINKER

GENERE

INCIPIT

AUTORE

EDIZIONE

265,722

aube aube - mal mariée aube chanson de femme

gaite de la tor un petit devant lo jor

Anonimo Chapelain de Laon

Tischler 1997

cant voi l’ aube dou jor venir

Gace Brulé

l’ autrier gaitay une nuit jusque au jour

Petersen Dyggve 1951, p. 441

Philippe de Novare

Kohler 1913, p. 40

entre moi et mon ami

Anonimo

Bartsch 1870, p. 27

34,2 65,12 198,2

aube - serventois

265,665

aube chanson de femme

Tischler 1997

Il meno lontano dai modelli provenzali, pur con le sue specificità narrative, sembra essere soltanto il primo componimento, dov’è chiaramente rappresentata la tensione drammatica della separazione dalla notte e dalla chambre coie, a cui partecipano, nel dialogo lirico, gaite de la tor, dame e seignor 14. Se si lascia la geografia francese, per passare alle altre aree romanze d’irradiazione della letteratura trobadorica, la diffusione del genere appare ancor più gracile. La tradizione manoscritta galloromanza che raggiunge i territori iberoromanzi e italiani non sembra aver portato alcuna linfa o, comunque, sotto questo aspetto, ha trovato scarsissima accoglienza. Lo schema compositivo delle poche tracce qui riscontrabili aderisce maggiormente alla tipologia del-

Si tratta del modulo Trouveors, a cura di P. CANETTIERI, già consultabile anche in internet, tramite il portale Textus.org (http://www.textus.org). 14 Un quadro dei tratti costitutivi del genere e della sua stratigrafia letteraria francese nelle pagine di P. BEC, La lyrique française au Moyen Age (XII-XIII siècles). Contribution à une typologie des genres poétiques médiévaux, Paris 1977, pp. 90-101, a cui vanno allegate, proprio per una migliore interpretazione dell’alba su citata, le considerazioni di M. TYSSENS, Gaite de la tor, une aube atypique, in «Medioevo romanzo», XVII (1992), pp. 321-337. 13


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la cantiga d’amigo e della canzone di malmaritata15. Dell’alba come genere si sviluppano nei Trobadores solo alcuni motivi, prevalentemente enfatizzati o parodiati, fino allo scherno, in sede di refram. La ricerca della forma alva nel modulo galego-portoghese della BLR fa rilevare solo poche occorrenze, all’interno di 4 cantigas: 3 d’amigo e 1 di escarnio de amor16. In Italia l’unico esempio noto che si richiami specificamente all’alba è la ballata settentrionale Pàrtite amore adeo trasmessa dai Memoriali bolognesi17. Se però la struttura canonica è cambiata, alla luce del campo lessicale del topos, sopra evidenziato, assumono grande significato i motivi che vi appaiono sorprendentemente concentrati: il doloroso commiato al sopraggiungere del mattino (lo maitino è sonato), l’intensa e perfetta intimità (tropo ce se’ stato […] in sì fine cellata), il timore del geloso (mala celosia), i motivi erotico-sessuali e (diversamente che nella canso) la soddisfazione del desiderio d’amore, che si potrà rinnovare (nostra zoglia renovi)18. A quest’ «alba» è possibile ora avvicinare un altro reperto, che esibisce analoghe connotazioni lessicali e tematiche, pur in un ben diverso quadro sceCome osserva Giuseppe Tavani, «na tradición lírica galego-portuguesa o esquema tópico do xénero non aparece nunca, nin na súa modalidade completa nin nas variantes reductivas […]: existen efectivamente monólogos femininos que lamentan a ausencia do amado, e tamén diálogos entre os amantes no momento de separación; mais en ningún caso estes textos se refiren à hora en que ocorre o afastamento ou a un motivo de separación que non estea entre os canónicos de cantiga d’amigo, así como en nengún texto a ausencia de un dos amantes se atribúe á repentina chegada da luz do día». Per lo studioso non fanno peraltro eccezione – contro all’opinione di altri precedenti lettori, a partire dallo Jeanroy – i versi di Nuno Fernandez Torneol, che «utilice algúns elementos temáticos estraños ás outras poesías galego-portuguesas e comúns en cambio ás albas provenzais, estos elementos semellan totalmente marxinais, e aparecen polo xeral tratados con moita libertade e mergullados na atmosfera típica de cantiga d’amigo» (G. TAVANI, A poesía lírica galego-portuguesa, Vigo 1988, pp. 214-216). Un attento esame della terminologia relativa alle modalità dell’alva galego-portoghese si deve a M. BREA, Albas, albadas, alboradas, canciones de aurora... ¿Un problema terminológico en la lírica gallegoportuguesa?, in Amor, escarnio y linaje en la literatura gallego-portuguesa, a c. di E. LAKARRA LANZ – A. TEMPRANO FERREIRO, Zarauz-Bilbao 2002, pp. 25-45. 16 Trobadores, a c. di M. BREA (cfr. n. 3), con riferimento al Repertorio Tavani 25,31 (De que morredes, filha, a do corpo velido?), 25,43 (Levantou-s’a velida), 134,5 (Levou s’aa alva, levou s’a velida), 147,8 (Maria Genta de saya cintada), anche per la classificazione del genere. 17 L’edizione con commento in Rime dei Memoriali bolognesi, (1279-1300), a c. di S. ORLANDO, Torino 1981, pp. 28 29. 18 Nel genere alba – osserva Dietmar Rieger – viene superata l’irrisolta tensione fra desiderio e soddisfazione: «Questo stato di tensione che rappresenta il paradosso dell’amor cortese, costitutivo della nozione di fin’amor, è estraneo all’alba. La domna della canzone, desiderabile e costantemente desiderata, ma irraggiungibile, è diventata nell’alba l’amia innamorata che tutto concede; la sostanziale separazione degli amanti viene sostituita dallo stare insieme e dall’accordo altrimenti sempre solo agognato» (D. RIEGER, Zur Stellung des Tageliedes in der Trobadorlyrik, in «Zeitschrift für romanische Philologie», 87 (1971), pp. 223-232, trad. it. in La lirica, a c. di L. FORMISANO, Bologna 1990, pp. 158-169, da cui la citazione). 15


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nico. Ecco un’immagine della fonte (che presenta punti di non facile lettura e interpretazione)19:

19 Il testo, del tutto ignoto nella sua struttura poetica, si può leggere nel ms. (palinsesto) Laur. Plut. 57.36 della Biblioteca Mediceo-Laurenziana. Un’edizione diplomatica, ma essa stessa non priva di imprecisioni e senza alcun tentativo di definizione del contenuto, della lingua e delle caratteristiche letterarie della scrittura, si deve a C. Arnesano, in C. ARNESANO, D. BALDI, Il palinsesto Laur. Plut. 57.36. Una nota storica sull’assedio di Gallipoli e nuove testimonianze dialettali italo-meridionali, in «Rivista di studi bizantini e neoellenici», XLI (2004), pp. 113-139 (al § 4). Su questo e gli altri frustoli greco-romanzi (sempre salentini) del medesimo codice conto di tornare in altra sede. Sui più antichi testi greco-romanzi (anche poetici) di confezione salentina mi si permetta di rinviare a R. DISTILO, Salento, in Lexicon der Romanistischen Linguistik, a cura di G. HOLTUS, M. METZELTIN, CH. SCHMITT, vol. II.2, Tübingen 1995, pp. 220-227, e ID., Scripta letteraria greco-romanza. Appunti per due nuovi testi in quartine di alessandrini, in Miscellanea di studi in onore di Aurelio Roncaglia, Modena 1989, pp. 515-635, nonché alle osservazioni di R. COLUCCIA, Scripta manent. Studi sulla grafia dell’italiano, Galatina 2002.


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La prospettiva è antitetica a quella tradizionale, nella quale il nucleo tematico è l’alba come fine della notte d’amore: al posto dell’amador e del drut si inserisce un interlocutore di diversa conformazione erotica e la chambre coie è tutt’altro che de joie. Nella tradizione del canto cortese provenzale, quando compare l’allodola e l’alba par e ·l jorn vey clar de lonc la mar e l’alb’ e ·l jorn par20 il drutz è rabbiosamente trattenuto dalla donna e per essere svegliato dal dolce sonno è necessario il canto o il suono della gaita: drutz al levar! qu’ieu vey l’alba e ·l jorn clar21. Anche nei Memoriali il mattutino suona dopo un’intensa intimità (tropo ce se’ stato […] in sì fine cellata) e il piacere si potrà rinnovare (nostra zoglia renovi). Nel nuovo testo (scritto in grafia greca con assoluta certezza nel Salento, probabilmente nei primi decenni del 1300) diventa protagonista un non meglio precisato bellu missere che dalla donna non sembra meritare alcun riguardo: il lamento femminile si svolge secondo un registro stlistico e culturale ben diverso da quello proprio della grande tradizione galloromanza, ma il lessico si situa nella medesima isotopia lessico-semantica: bbevllou messevre, assavi dourmivsti, kou mmivkou non gaudivsti, zzo mæ iªnºkrivszi ka læ albouri appareisze. part(e)te, amouri, preªsºtou, a kourtesiva, e llæ albouri appareisze e kkoui no stare, onnei bbriga e doulenzia ti koubevne, non sivti amante de donna akouistavre ni nnæ a dæ azzire e ni dæ abirªeº. de poi ka nszi boulivªsºti adourmentarªeº sze mi szerkasti a mittarªeº... per ovmou szi tene ouna tale szogia

BdT 409,2, di Raimon de las Salas. BdT 461,203, di anonimo: una sola strofa, forse frammento di un componimento più esteso, tramandata unicamente dal canzoniere C, compilato a Narbona nel sec. XIV (ediz. C. APPEL, Provenzalische Chrestomathie, Leipzig, 1930). 20 21


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Rocco Distilo

sze lli annogia.

Possiamo riconoscervi una canzone di malamata, con una tipologia poco nota, che io sappia, alle letterature medievali romanze, certamente molto prossima al genere delle canzoni di malmaritata ma inserita nella cornice poetica dell’alba. Manca qui l’antitesi fra il motivo del mal marì (il tristo omo restio a far «quel che se convene»22) e il fin amador, usato dall’io femminile per cantare l’angoscia della sveglia separatrice, e pare del tutto remota la dolce prospettiva di una nuova notte: è un canto di «partenza» senza un prevedibile ritorno (se l’appellativo amuri è solo ironico), un rinvio dell’uomo (pàrtete, come nella precedente alba italiana: pàrtete, amuri, prestu, a curtesia) alle liti e alle preoccupazioni del giorno (ogni bbriga e dulenzia ti cu[n]vene). Lo stilema predominante (una traccia di refrain) è l’alburi apparisce (l’alba par di Fleury, il lucis ortus dell’innodia), ma a questo splendere dell’alba segue una dichiarazione di sconfitta: dopo una notte di noia, la donna congeda (sveglia?) il sonnolento missere (viene in mente, per contrasto, il dormilhos dell’alba di Giraut de Borneil23), incapace de donna acquistare e di cogliere tanta gioia, anziché noia24. Il lemma albure si intreccia con le più antiche fasi della poesia italiana e anzitutto con la canzone di Giacomino Pugliese, dove però è la donna stella d’albore25 e l’atmosfera è cortese (dolze amanza, dolze dia, dolze amore, dolze aita), una donna/albore/splendore da cui l’uomo conquiso non riesce a distaccarsi, secondo un leit-motiv che ha radici e ramificazioni molto ampie e remote, almeno da Petrarca a Chaucer, a Shakespeare e a Yeats26. Ancora con riferimento a una «cantio» dei Memoriali bolognesi (Apichè sia ‘l mal marì…, in G. CONTINI, Poeti del Duecento, Torino 1978 [1960], p. 21) 23 Come si è visto prima, dormilhos è lemma specifico dell’alba di Giraut: «bel companho, la foras als peiros | mi preyavatz qu’ ieu no fos dormilhos, | enans velhes tota nuech tro al dia; | ara no ·us platz mos chans ni ma paria, | et ades sera l’ alba!» (ed. Sharman 1989, 53, str. 6). Un altro esempio si ritrova soltanto in un sirventese di Bertran de Born (ed. Gouiran 1985, 44, v. 38). 24 Avverto che alcune difficoltà di lettura e di interpretazione permangono, ragione per cui si allega una (spero) ottima riproduzione che attragga l’attenzione e favorisca le esigenze degli studiosi, tuttavia sembra globalmente chiara la struttura tematica e linguistica del componimento: per quest’ultimo aspetto, rinviando ulteriori approfondimenti ad altra circostanza, osservo soltanto che la fenomenologia aderisce pienamente alla tradizione scrittoria grecoromanza del Salento (su cui cfr. nota 17). 25 Non vi è dubbio che le influenze occitaniche non siano mancate, ma per «stella d’albore» sarebbe riduttiva una catalogazione come sintagma di origine trobadorica, con riferimento a «estela d’albor»: alla consultazione della BLR, nella sezione di ricerca per prossimità lessicali, l’occorrenza risulta appartenere a una retroencha di Johan Esteve (ed. Vatteroni 1986, 5, v. 38), sicuramente attivo nel periodo 1270-1288, con tradizione manoscritta unica del cod. C, a cui si è già accennato sopra), e dunque di non poco posteriore alla composizione del libro di Giacomino Pugliese (datazione 1234/35 nel TLIO, sub albore, a cui si rinvia per la diffusione della parola negli antichi volgari d’Italia). 26 È ben noto l’importante motivo, con alba parola-rima interrelata fra le rime più sensua22


Parole al computer. Dal genere al motivo d’alba

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È evidente, a questo punto, che per sfruttare a pieno l’elaboratore elettronico sarebbe necessaria una grande quantità di dati, a cui la tradizione extra-occitanica del genere fin qui considerato risponde in maniera piuttosto inadeguata. Resta il fatto che, pur con brevi campioni e in presenza di una anche relativa omogeneità linguistica, i vantaggi esegetici e culturali non sembrano mancare. Essi si potranno indubbiamente potenziare quando si supererà del tutto l’esame atomistico delle parole e tutta l’attenzione della ricerca si incentrerà su un’organica segmentazione onomasiologica e tematica27.

li del Petrarca, sicuramente un calco trobadorico : «sol una nocte , et mai non fosse l’alba», RVF, XXII, v. 33; «qu’ieu no volgra mays fos alba ni iorn», Giraut de Borneil, BdT 242,64, v. 32 (sarà un caso la corrispondenza della strofe 7?), ed. Sharman 1989, 53. Anche per i riferimenti a Shakespeare (di cui ovviamente ognuno ricorda l’apassionato dialogo di Giulietta e Romeo). la ricerca può avviarsi a partire dal volume di JONATHAN SAVILLE, The medieval erotic Alba. Structure as meaning, New York-London 1972). 27 Quel faticoso lavoro che permetterebbe di debordare anche dal perimetro linguistico romanzo: in riferimento all’alba alludo anzitutto a una prosecuzione della ricerca nella tradizione mozarabica di Al-Andalus e nel Medioevo tedesco (da Dietmar von Aist, contemporaneo di Giraut, fino a Hugo von Montfort e Oswald von Wolken).


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