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Introduzione Da ormai quasi 20 anni mi occupo di tecniche ad alta Intensità. Iniziai ad interessarmi a queste metodologie nel lontano 1993, quando, ancora agonista, mi resi conto che le normali metodiche di allenamento ad alto volume ( o Weider che dir si voglia ) portavano sistematicamente al sovrallenamento, da cui la necessità di una continua ciclicizzazione dei programmi. Il 1993 per me fu un anno molto importante, in quanto, nonostante avessi solo 22 anni e mi fossi allenato per i campionati italiani di quellʼanno dedicandomi letteralmente mattina e sera, attraverso double split routine interminabili, al miglioramento del mio fisico, i risultati ottenuti furono a dir poco deludenti rispetto a quello che ero riuscito a fare negli anni precedenti. Quellʼanno mi presentai in gara con un solo chilo in più rispetto allʼanno precedente, piazzandomi terzo. Incomincia quindi a domandarmi quali errori avessi fatto nella mia preparazione. Come mai a soli 22 anni non riuscivo a migliorare nonostante tutti i miei sforzi fossero finalizzati al Body Building agonistico? Dovevo forse aumentare ulteriormente volume e frequenza? Solo a pensare a questa ultima opzione mi veniva la nausea dei pesi tanto mi ero allenato e tanto probabilmente mi trovavo in una situazione di profondo sovrallenamento. Mi ricordo che più di una volta alzandomi dal letto la mattina e pensando che avevo davanti a me un allenamento in mattinata e uno la sera mi sentivo già stanco e demotivato. 2
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Nonostante queste sensazioni continuavo a ripetermi che, se i campioni di cui leggevo sempre sulle varie riviste del settore, così come la maggior parte dei tecnici, dicevano che la chiave del successo stava nel volume, dovevo per forza essere io a non fare abbastanza. Fortunatamente, in quel periodo, un amico mi parlò di Mike Mentzer ( che già conoscevo come grande campione, ma non come tecnico ) il quale sosteneva lʼesatto contrario dellʼalto Volume: lʼalta Intensità. Allora non esisteva ancora Internet così come lo conosciamo oggi, per avere un libro dagli Stati Uniti bisognava attendere molto tempo, tuttavia dopo 3 mesi riuscii ad avere una copia autografata del suo primo libro: Heavy Duty. Lo lessi in un giorno ( forse sarebbe meglio dire che lo divorai ), ad ogni riga ritrovavo perfettamente la mia condizione psico/fisica descritta nei particolari, la logica stringente usata da Mike non lasciava nessuno spazio alla reinterpretazione o speculativo...avevo sbagliato tutto. Da allora sono passati quasi 20 anni durante i quali mi sono dedicato anima e corpo allo studio, pratica e divulgazione dellʼHD in Italia ( e non solo ), così come allo studio e alla conoscenza di tutti i processi fisiologici che regolano la crescita muscolare. Nel 2009 incappai per caso nei lavori di un altro tecnico, questa volta canadese, ma anche lui residente negli Stati Uniti, proveniente dalla stessa scuola di Mike Mentzer: Brian D. Johnston. Anche Johnston, come Mike, conobbe e crebbe intellettualmente abbeverandosi dalla fonte di colui che fu il precursore assoluto del concetto di alta intensità: Arthur Jones ( il famoso magnate statunitense creatore delle macchine Nautilus ). Johnston è lʼideatore della tecnica Zone Training ( che viene anche chiamata J-reps ) la quale, seppur differente nella messa in pratica, può però annoverarsi a pieno diritto tra le tecniche H.I.T. Dal 2009 al 2010 iniziai varie sperimentazioni personali e su molti atleti con questa tecnica che me ne confermò la validità come metodologia alternativa allʼHD. A mano a mano che i miei studi continuavano, mentre stavo scrivendo il libro sulla metodologia alimentare da me messa appunto per lʼaumento di massa muscolare riducendo al minimo 3
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lʼaccumulo di grasso corporeo ( la Dieta Fasica ), iniziai a ripensare le due tecniche ( HD e ZT ) non solo come alternative lʼuna allʼaltra, ma complementari. I motivi di questa mia ipotesi di lavoro stavano sia nelle premesse stesse delle due metodologie ( così come nella diversa attivazione spaziale delle unità motorie componenti i muscoli allenati ) sia nelle motivazioni a supporto alla crescita muscolare argomentate da Johnston e Mentzer. Nacque così il protocollo ibrido HD/ZT. Con questo libro intendo rivisitare le due metodologie: HD e ZT ripercorrendo tramite esempi pratici e ragionamento logico le tappe che mi hanno condotto allo sviluppo di questo interessantissimo protocollo di allenamento H.I.T.
Brescia, 20-03-2012
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