Ceccherini_Giorgi | Stagione 19_20

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TITO CECCHERINI direttore

DANIELE GIORGI violino

Stagione Concertistica 2019_20


XXXIX STAGIONE CONCERTISTICA 2019 - 2020

con il contributo di


TITO CECCHERINI

direttore

DANIELE GIORGI violino

ANTONÍN DVOŘÁK Suite ceca in re maggiore per orchestra op.39 Preludium (Pastorale) Polka Sousedská (Minuetto) Romanza Finale (Furiant)

registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService

Rai Radio concerto fiorentino trasmesso in differita su Rai Radio 3

MARCO LENA Concerto per violino e orchestra in memoria di Andrea Tacchi

...

* Classici di oggi

* opera commissionata con il sostegno di SIAE - Classici di oggi 2018-19

WOLFGANG AMADEUS MOZART Sinfonia n.38 in re maggiore K.504 Praga Adagio. Allegro Andante Presto

mar_21 gennaio 2020 / ore 21:00 AREZZO PIEVE DI SANTA MARIA mer_22 gennaio 2020 / ore 21:00 FIRENZE TEATRO VERDI


COSA ASCOLTEREMO QUESTA SERA “La mia orchestra è Praga.” W.A. Mozart

Due pagine della storia della musica, a circa un secolo di distanza, omaggiano la nazione Ceca contrapponendo la Praga settecentesca di Mozart alle peculiarità della tradizione musicale ceca che Dvořák fuse al suo stile compositivo. Avremo modo di conoscere una nazione profondamente ricca e variegata, satura di storia, che nel corso dei secoli ha raccolto una fucina di artisti lasciandoli innamorati di questa terra. I cechi hanno sempre amato la musica e Praga ha sempre dato il benvenuto a braccia aperte ai grandi musicisti che vi ci sono passati. Il caso più rappresentativo è sicuramente quello del grande Wolfgang Amadeus Mozart, il quale vi trovò la considerazione e il successo di pubblico che non riuscì ad ottenere altrove. Effettuò nel 1787 il suo primo viaggio a Praga, felice per le notizie che gli giunsero sull’entusiastica accoglienza praghese de Le nozze di Figaro. Come ringraziamento per il riconoscimento ricevuto organizzò due giorni dopo un’esecuzione della sua

Sinfonia n.38 ■, da allora denominata «di Praga». Eseguì anche, di persona, due recital per pianoforte e suonò delle improvvisazioni in occasione di molti altri avvenimenti mondani. Lasciò Praga progettando di realizzare una nuova opera da portare nell’affezionata città ceca ossia il Don Giovanni che ebbe poi un successo clamoroso. Mozart ricordò quest’esperienza con soddisfazione, dicendo: “Non rimpiansi né il lavoro, né il divertimento per aver scritto per Praga qualcosa di eccezionale (…) I miei praghesi mi capiscono”. La Sinfonia n.38 nasce in una fase difficile di Mozart, in quegli anni il suo sostentamento si basava essenzialmente sulle lezioni private e sulle accademie. In una lettera ad un amico che partiva per l’Italia scrisse: «Oh uomo fortunato! Come sarei felice di viaggiare con Lei! Guardi, devo ancora dare una lezione per guadagnare qualcosa!». Questa situazione però diede vita ad un’esplosione creativa ancora maggiore;

Timeline | La vita | Le opere 1700

1800


Praga, Kleinseitner Ring acquaforte in rame (1840 ca)

Joseph Axmann

(Brünn 1793 – Salisburgo 1873) Incisione stampata a Praga da Karl André.

come scrisse il biografo mozartiano, Hermann Abert: «Il lato passionale, “demoniaco” della sua natura prese il sopravvento». La Sinfonia dà compiutamente il segno della ricchezza musicale di Mozart, della sua appartata tristezza e della sua gioia che a volte erompe, ironica e irraggiungibile. Contrapposta a questa visione mozartiana della Praga settecentesca, troviamo Antonín Dvořák, grande compositore ceco, diventato celebre nella capitale boema nella seconda metà dell’Ottocento. Oggi vogliamo mostrarvi il lato più popolare e nazionalista della sua musica. La Suite Ceca in re maggiore per orchestra op.39 ■ fu eseguita per la prima volta a Praga nel maggio 1879. Non fu l’unica opera volta a raccogliere gli stilemi popolari più autentici. Dopo la suite scrisse due raccolte di Danze Slave, ispirate alle rinomate Danze Ungheresi di Brahms. Nel suo stile cercò di mescolare elementi della tradizione sinfonica classica e tradizioni musicali ceche, in

1900

particolare nei ritmi della Moravia e della sua nativa Boemia. L’elemento popolare nazionale, i canti di strada e di campagna, dominano nelle pagine più spontanee di Dvořák. Questi due brani ci guideranno alla scoperta di luoghi e di immagini. Chiudendo gli occhi durante l’ascolto della Sinfonia n.38 potremmo trovarci a passeggiare nella Praga settecentesca, ammirando la Moldava, passeggiando sul Ponte San Carlo o ammirando piazze, chiese e teatri: immaginarsi in quella meravigliosa città che vide il trionfo di Mozart un secolo prima. E durante la Suite Ceca invece ammirare le tradizioni ceche ancora incontaminate, nelle campagne più remote della nazione boema che avevano ispirato Dvořák nella scrittura di questa suite. In questa produzione è un piacere ospitare la prima esecuzione assoluta del Concerto per violino e orchestra ■ di Marco Lena, dedicato alla memoria del nostro Andrea Tacchi.

2000


ANTONÍN DVOŘÁK / Nelahozeves 1841 / Praga 1904

Suite ceca in re maggiore per orchestra op.39 durata: 22 minuti circa nota di Arrigo Quattrocchi La Suite ceca op.39, del 1879, rientra nell’ambito di quelle partiture ispirate alla musica popolare che hanno rivestito un ruolo fondamentale nel proiettare Antonín Dvořák, in precedenza considerato autore “promettente” all’interno di un circuito musicale illustre ma periferico, verso il grande successo internazionale. Proveniente da una famiglia di piccola borghesia, precocemente avviato alla musica, Dvořák aveva colto il suo primo vero successo nel 1873, a 31 anni, con un Inno patriottico che si inseriva compiutamente nella corrente irredentista propria degli ambienti culturali boemi. È dell’anno seguente un riconoscimento prestigioso, con la vittoria di una borsa di studio del governo austriaco, assegnata da una giuria composta, fra gli altri, da Eduard Hanslick e Johannes Brahms. Tali tappe della carriera di Dvořák seguivano da vicino anche la personale evoluzione dello stile del compositore. Se gli esordi creativi si erano svolti all’insegna della scuola neo tedesca di Liszt e Wagner, il cui modernismo sembrava più adatto a veicolare i contenuti nazionalistici peculiari della cultura cèca, è proprio intorno al 1873 che lo stile di Dvořák subisce una brusca virata verso il sinfonismo puro e gli ideali di classico equilibrio della forma, ideali che trovavano nuova linfa nelle melodie di ispirazione popolare. È appunto questa peculiare mistura fra equilibrio formale e melodiosità slava che portò a riconoscere in Dvořák un

musicista dalla personalità inconfondibile, né conservativa né radicale, capace di apparire alla borghesia boema come una incarnazione dell’identità nazionale, o anche di farsi ammirare di fronte all’intera Europa per la raffinatezza della scrittura e la solidità costruttiva delle sue opere. In questo processo di evoluzione ed affermazione, è noto come un ruolo non secondario fu giocato da Johannes Brahms, che presentò l’autore boemo all’editore Simrock di Berlino. Fu Brahms, nel 1877, a suggerire a Simrock di pubblicare i Duetti moravi di Dvořák, destinati ad incontrare un felicissimo successo editoriale; e Simrock intuì che il talento spiccatamente nazionalistico del compositore si sarebbe potuto tradurre in un ottimo affare per la sua ditta. Ecco dunque che fu lo stesso editore, nel 1878, a proporre a Dvořák di applicarsi ad una raccolta di danze per pianoforte a quattro mani, su temi “popolari”, raccolta che fosse in qualche modo ispirata alle Danze ungheresi di Brahms (1869), personali contributi del maestro di Amburgo alla nuova moda delle scuole nazionali. Dvořák aderì con entusiasmo alla proposta di Simrock; scrisse le Danze slave fra il marzo e il maggio del 1878, e immediatamente le orchestrò. Sulla scia del grande successo editoriale delle Danze slave si inserisce dunque anche la Suite ceca, che Dvořák scrisse direttamente in versione orchestrale completandola nell’aprile 1879. Tuttavia proprio questa partitura doveva essere all’origine di un conflitto fra il compositore e il suo editore. Infatti il successo ottenuto dalle Danze slave rendeva la musica di Dvořák estremamente appetibile anche per altri editori, disposti a corrispondere cifre più elevate di Simrock. D’altronde il contratto stipulato fra Simrock e Dvořák prevedeva che le opere di nuova composizione potessero essere pubblicate dal solo Simrock, che tuttavia non era molto interessato a pubblicare i più costosi e meno remunerativi lavori orchestrali. Dvořák, con una mossa certo discutibile sotto il profilo deontologico, riuscì ad


aggirare questa clausola di esclusiva con uno stratagemma semplicissimo: attribuì alla Suite ceca un numero d’opera più “vecchio”, l’op.39, e, facendo così passare la partitura come scritta prima del contratto con Simrock, la cedette lucrosamente ad un altro editore, Schlesinger. Eseguita per la prima volta a Praga il 6 maggio 1879, la Suite ceca si articola in cinque differenti movimenti, ciascuno dei quali ispirato a un diverso elemento o a una diversa danza della musica popolare boema. Troviamo in prima posizione un Preludio, di carattere pastorale, con una linea di bordone che riecheggia una cornamusa popolare; ma in realtà su questo stilema viene costruito un bozzetto di grande delicatezza, per il ritmo cullante e lo studio dei timbri. Segue una Polka, la più celebre fra le danze boeme, reinterpretata da Dvořák in una prospettiva malinconica, simile al valzer lento tzigano, con una sezione centrale contrastante e più animata. La danza successiva, la Sousedská, è una via di mezzo fra il minuetto e il Ländler. Assai più importante, tuttavia, nell’economia della raccolta, è la Romanza in quarta posizione; abbiamo qui, infatti, una sorta di “musica della notte”, in cui Dvořák fa cantare flauto e corno inglese come voci della natura, sul morbidissimo tappeto degli archi. Come finale troviamo un Furiant una danza ceca rapida in 3/4, su un ritmo che sovrappone schemi metrici differenti, dunque con accenti spostati e grandi impulsi ritmici; da questo stilema Dvořák parte per costruire un vero movimento sinfonico, che sfrutta l’organico contenuto per ottenere sonorità di grande spessore, che culminano in una stretta ad effetto.

MARCO LENA / Castelmaggiore 1974

Concerto per violino e orchestra in memoria di Andrea Tacchi Classici di oggi

durata: 18 minuti circa nota di Marco Lena Articolato in due movimenti, nel primo la parte solistica si sviluppa tra soluzioni timbriche fortemente contrastanti: gesti solistici che sviluppano una grande concentrazione di energia e vuoti che riverberano nello spazio acustico gli armonici generati. L’orchestra riprende ogni singolo gesto del solista e reagisce in modo del tutto simile, generando una sorta di amplificazione non solo dinamica, ma anche formale. A tal fine, come ho già fatto in precedenti lavori, ho preferito limitare l’estensione complessiva dell’orchestra, tagliando le frequenze poco utili al progetto compositivo e – trattandosi di concerto per violino – i suoni più gravi rispetto alla quarta corda (quindi fuori dall’estensione dello strumento) sono per lunghi tratti totalmente inutilizzati. In particolare, nella prima parte la concentrazione di tutti gli strumenti dell’orchestra in un intervallo che parte dalla terza minore e arriva a un intervallo poco più grande dell’ottava, produce un accrescimento di energia cinetica, di movimento, di densità senza però arrivare mai al caos. Il concerto vuole rendere omaggio alla spalla storica dell’ORT Andrea Tacchi, che ricoprì il ruolo di leader dalla fondazione dell’orchestra fino alla sua prematura scomparsa nel 2016. Andrea Tacchi, insieme ai musicisti dell’ORT, è stato un punto di riferimento per tutti i compositori italiani, promuovendo la creazione di molte opere contemporanee ed eseguendole con un’energia rara e un’interpretazione di altissimo livello.


WOLFGANG AMADEUS MOZART / Salisburgo 1756 / Vienna 1792

Sinfonia n.38 in re maggiore K.504 Praga durata: 30 minuti circa nota di Daniele Spini Mozart scrisse tante sinfonie, come si conveniva a un musicista del Settecento: quarantuno nel catalogo convenzionale, fino a cinquanta se contiamo anche le opere dubbie e quelle troppo smilze per esser catalogate come sinfonie vere e proprie. Quasi tutte però risalgono alla sua giovinezza poco men che vulcanica, costellata di viaggi per tutta Europa in un pullulare ininterrotto di occasioni e commissioni. Soltanto sei invece nascono nel periodo conclusivo e più importante della sua vita, quello trascorso a Vienna dal 1781 al 1791: la produzione sinfonica tende adesso a rarefarsi, e parallelamente il genere stesso della sinfonia sembra diventare per lui un’impresa sempre più impegnativa, e sempre meno una delle tante voci di una produzione abituale, anche se spesso e volentieri di qualità astrale. In pratica la transizione fra due concezioni della sinfonia: quella di Haydn, con le decine e decine di capolavori sfornati ancora dopo la morte di Mozart, e quella delle nove “opere uniche” di Ludwig van Beethoven. Nel decennio viennese le sinfonie di Mozart prendono proporzioni vaste, e si attestano definitivamente sulla struttura in quattro tempi. L’organico strumentale è ormai quasi sempre ampio, e integrato dal timbro sommamente espressivo dei clarinetti; corni, trombe e timpani concorrono a caratterizzare un ripieno orchestrale che contiene già in potenza la massa strumentale del

sinfonismo romantico. Ma è soprattutto la stessa scrittura a respirare una dimensione sinfonica nel senso ottocentesco del termine: la facilità decorativa del discorso melodico tipica del periodo galante lascia il posto a un’elaborazione tematica spesso densa di contrappunto, e l’itinerario armonico prende valenze espressive sempre più intense. Questo processo evolutivo tocca il punto più alto con la grande triade del 1788, ultima prova di Mozart in campo sinfonico: la Sinfonia K.543, quella in sol minore K.550, la K.551 Jupiter. Ma su un piano non certo inferiore si pone l’opera che precede direttamente quel grande sforzo creativo, la Sinfonia in re maggiore K.504, composta a Vienna e datata 6 dicembre 1786, che reca i connotati della maturità sinfonica di Mozart in misura senz’altro maggiore delle sinfonie che la precedono. A guardarla da fuori, sembrerebbe mancare una delle caratteristiche principali del grande modello viennese, la struttura in quattro tempi. Ma niente potrebbe essere più agli antipodi dello sbrigativo modello italiano Allegro- Adagio-Allegro di questa opera tanto felice e scorrevole quanto complessa, composta con una profondità e un impegno formale senz’altro eccezionali. Mozart aveva deciso di fare a meno del Minuetto tradizionalmente piazzato al terzo posto, se per sperimentare qualcosa di nuovo o se perché trovava l’opera completa anche così, è difficile stabilirlo. La percorre tutta il clima delle più grandi creazioni dell’ultimo periodo di Mozart. Quello delle opere teatrali italiane, anzitutto: il 1786 è l’anno delle Nozze di Figaro; e il progetto del Don Giovanni, pure destinato a Praga, prese forma proprio durante il viaggio di Mozart in una città come poche a lui favorevole, dove la Sinfonia K.504 fu eseguita per la prima volta nel gennaio del 1787, donde il soprannome Praga. Ma anche quello degli ultimi grandi Concerti per pianoforte, e forse quello stesso del Flauto magico, per quanto ancora lontano nel tempo (il primo tema dell’Allegro anticipa quasi alla lettera quello dell’ouverture dell’opera).


È un orizzonte di affetti nel quale è ben presente un’intenzione espressiva che forse è esagerato chiamare preromantica, e storicamente non corretto riferire alla esperienza dello Sturm und Drang; ma che perlomeno è profetica di alcuni modi linguistici dell’Ottocento tedesco. Basterebbe pensare a come l’impasto timbrico dei gruppi strumentali sa sottolineare il cammino oscuro e tortuoso delle armonie in certi squarci in modo minore, o alla capacità di creare zone di condensazione espressiva in attesa di dar sfogo all’energia del flusso ritmico. Il primo movimento si apre con un’introduzione in tempo lento: caso abbastanza raro in Mozart, che impiegò questa formula, oltre a qui, soltanto nella Sinfonia Linz e nella K.543. È un Adagio ampio e profondamente sviluppato, ondeggiante fra maggiore e minore, fra luce e oscurità, in un discorso armonico inquieto, sottolineato dagli interventi dei violini e dai ritmi severi del timpano, fino a una sospensione che prepara lo slancio liberatorio del primo tema, ricchissimo di idee, elaborato intensamente già prima del secondo tema, più cantabile, esposto dai violini. Lo sviluppo, secondo un percorso frequente nella maturità di Mozart. La sezione degli sviluppi si espande in un contrappunto che sa essere insieme complesso e agilissimo, dove i motivi si combinano l’un con l’altro e, in canone, con se stessi; la leggerezza della scrittura, la corsa inarrestabile del ritmo, la chiarezza adamantina dell’armonia dissimulano una sapienza tecnica assoluta. Poi tutto si calma gradualmente per dare spazio alla ripresa, seguita da una coda stringata e festosa. Al centro, un Andante con due temi principali, strettamente legati fra di loro, senza contrasto, da cui deriva una mobilità estrema dei fatti espressivi: cantabilità distesa alternata a sezioni più ritmate, un po’ come in un “Minuetto” (e anche per questo l’assenza di questo movimento non si fa certo sentire); mentre brusche impennate del “tutti” orchestrale sull’addensarsi delle armonie riportano a tratti l’atmosfera inquieta dell’introduzione,

interrompendo la serenità pastorale della cornice. Il movimento si conclude come in punta di piedi, in pianissimo. Come il primo movimento, il Finale arricchisce di contrappunto l’architettura della forma sonata. Già nell’esposizione i primi violini presentano il primo tema per farlo subito contrappuntare, quasi di rincorsa, dai secondi e dalle viole. La spinta ritmica della partenza impone a questo leggerissimo Presto un’andatura aerea, da vero pezzo di bravura, che non si inceppa nemmeno nel breve ma densissimo sviluppo. La tecnica usata è ancora quella del canone: il gioco delle imitazioni caratterizza ancora una volta la dottrina ad antica come gaia scienza, mai accademica e pedante. Il disegno vorticoso e luminosissimo dei violini che già aveva concluso l’esposizione introduce la coda, ancora una volta brevissima.


DISCOGRAFIA CONSIGLIATA

Gli amici di Dischi Fenice per questo concerto ci consigliano una bella raccolta delle ultime sinfonie di Wolfang Amadeus Mozart (n.29, 33, 35 “Haffner”, 38 “Praga”, 41 “Jupiter)incise da Claudio Abbado sul podio dell’Orchestra Mozart. Un box di 2 cd in offerta al prezzo di €15,00 (Archiv Produktion). Riguardo la musica di Dvořák da non perdere è il cofanetto che raccoglie l’integrale delle 9 sinfonie del compositore ceco, con l’ascolto anche di alcuni brani sinfonici. Sul podio il direttore Libor Pešek, connazionale di Dvořák, dirige l’Orchestra di Liverpool. 7 cd al prezzo speciale di €20,00 (Erato). Sono titoli che troverete in negozio in via S.Reparata 8/B e nella loro consueta postazione nel foyer del Teatro Verdi di Firenze. Non mancherà naturalmente anche la discografia ORT per Sony Classical diretta da Daniele Rustioni e l’ultimo disco di Beatrice Venezi (Warner Music Italia) che ci vede come esecutori.


MARCO LENA Compie gli studi musicali a Parma in pianoforte, composizione, direzione d’orchestra e musica elettronica. Si perfeziona con Azio Corghi presso l’Accademia di S.Cecilia e la Chigiana di Siena. Studia direzione d’orchestra con Paolo Arrivabeni, Gilberto Serembe e Sandro Gorli. Ha fondato il Farben Ensemble con cui ottiene numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra cui il primo premio al Concorso Orpheus Prijs di Anversa. Nel 2005 vince con il concorso di composizione Musica Europa con Capriccio per 11 archi soli. Nel 2009 scrive Für HKG eseguito dall’Orchestra Nazionale di S.Cecilia diretta da H.K. Gruber. In veste di autore e di direttore è stato presente alla Stephaniesaal di Graz, all’Auditorium di Roma, al Carlo Felice di Genova, all’Auditorium dell’Orchestra Haydn di Bolzano, al festival Traiettorie di Parma, Di Nuovo Musica di Reggio Emilia, Exitime di Bologna, Mantova Musica Contemporanea, Polincontri Classica di Torino. Collabora con l’orchestra dell’Accademia di S.Cecilia, del Teatro San Carlo di Napoli, del Teatro Comunale di Bologna, la Filarmonica di Torino, la Filarmonica di Sarajevo, e i Pomeriggi Musicali di Milano. Si aggiudica nel 2014 il premio Play It! assegnato dai professori dell’ORT con In the dark, diretto da Stanislav Kochanovsky. Per lo stesso festical scrive anche Cloud e Jousting.

@marcolena


TITO CECCHERINI

@titoceccherini

Direttore fra i più colti e profondi della sua generazione, è apprezzato per la lucidità delle sue interpretazioni e per la spiccata versatilità del suo approccio al repertorio. Acclamato interprete di composizioni moderne, ha approfondito l’opera dei classici del ‘900: da Bartók, Debussy e Ravel, a Schönberg, Webern, Ligeti. Il suo repertorio operistico testimonia altresì una profonda conoscenza del melodramma italiano e una particolare attenzione al belcanto, ove ha dimostrato di saper conciliare proprietà stilistica e sensibilità moderna. È inoltre apprezzato come interprete mozartiano, e per il suo talento nella creazione di opere nuove. Collabora con orchestre come la Philharmonique de Radio France, la Filarmonica della Scala, la BBC Symphony e la Philharmonia Orchestra di Londra, la WDR Sinfonieorchester di Colonia, la Radio Filharmonisch Orkest di Amsterdam, la HR-Sinfonieorchester di Francoforte, la Verdi di Milano, l’Orchestra del Teatro San Carlo e del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2012 ha debuttato al Festival di Lucerna partecipando al ciclo “Pollini Perspectives” con il Klangforum Wien e i Neue Vocalsolisten (progetto presentato poi anche a Tokyo, Parigi, Berlino e Milano), e inaugurato il nuovo Festspielhaus a Erl (Austria), con un’acclamata interpretazione del Castello di Barbablù di Bartók.


DANIELE GIORGI Direttore d’orchestra, compositore e violinista, considera una ricchezza irrinunciabile dedicarsi alla musica da più prospettive. Dal 2014 è direttore musicale dell’Orchestra Leonore e responsabile della programmazione artistica della Stagione Sinfonica Promusica. È ideatore e direttore artistico di Floema, progetto per un ecosistema musicale incentrato sullo sviluppo di un modello innovativo e sostenibile di interazione fra istituzione musicale e territorio. Spalla dell’ORT dal 1999, nel 2003 inizia a dedicarsi alla direzione d’orchstra sotto la guida di Piero Bellugi e Isaac Karabtchevsky. Nel 2004 vince il 2° premio assoluto all’8^ edizione del Concorso Internazionale “Antonio Pedrotti” di Trento. Collabora come direttore con numerose orchestre fra cui la Haydn di Trento e Bolzano, l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra di Padova e del Veneto, la Czech Chamber Philharmonic. Nel 2006 è stato invitato al Cantiere d’Arte di Montepulciano e alla Sagra Musicale Umbra con l’ORT per la prima esecuzione italiana di Die beiden Pedagogen di Mendelssohn. Appassionato e infaticabile servitore della musica, Daniele privilegia progetti di ampio respiro, convinto dell’importanza di un autentico rapporto umano come base dell’esperienza artistica.

danielegiorgi.com @danielegiorgi


@orchestradellatoscana Orchestra della Toscana @ort_insta pinterest.it/ortpin/

Violini Primi Daniele Giorgi * Virginia Ceri * Alice Costamagna ** Paolo Gaiani ** Marcello D’Angelo Chiara Foletto Alessandro Giani Annie Fang Yu Hsu Marco Pistelli

Violoncelli Luca Provenzani * Andrea Landi ** Matilde Michelozzi Ilaria Sarchini Giovanni Simeone

Violini Secondi Chiara Morandi * Susanna Pasquariello ** Angela Asioli Stefano Bianchi Gabriella Colombo Francesco Di Cuonzo Paolo Vuono

Flauti Fabio Fabbrizzi * Claudia Bucchini *

Viole Stefano Zanobini * Caterina Cioli ** Alessandro Franconi Sabrina Giuliani Pier Paolo Ricci

Contrabbassi Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Adriano Piccioni

Corni Andrea Albori * Paolo Faggi * Trombe Luca Betti * Donato De Sena * Trombone Matteo Musarra * Timpani Tommaso Ferrieri Caputi * Tastiere e Percussioni Claudia Foddai

Oboi Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani * Marco Del Cittadino Clarinetti Emilio Checchini * Marco Ortolani *

* prime parti ** concertino

Fagotti Paolo Carlini * Umberto Codecà *

Ispettore d’orchestra e archivista Alfredo Vignoli


Fondata a Firenze nel 1980, per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze, è considerata una tra le migliori orchestre in Italia. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. L’organico medio è di 44 musicisti che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche. L’Orchestra ha sede a Firenze nello storico Teatro Verdi, dove presenta la propria stagione di concerti ed è stata ospite delle più importanti Società di concerti italiane, tra cui il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dalla Carnegie Hall di New York al Teatro Coliseo di Buenos Aires, a Hong Kong e in Giappone. Il Direttore Artistico è Giorgio Battistelli e il Direttore Principale Daniele Rustioni. La sua storia artistica è segnata dalla presenza e dalla collaborazione con musicisti illustri come Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Frans Brüggen, Myung-Whun

Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel Harding, Eliahu Inbal, Yo-Yo Ma e Uto Ughi. L’ORT è interprete duttile di un ampio repertorio e si distingue per l’eccellenza dei musicisti di cui è composta. Proprio questa qualità artistica gli permette di poter interpretare musiche dal barocco al classico romantico, al Novecento storico, con una particolare attenzione alla musica contemporanea, partecipando a importanti manifestazioni tra cui Biennale Musica di Venezia e al Festival Musica di Strasburgo. L’ORT ha ideato e realizzato il Festival “Play It!” dedicato alla musica italiana del nostro tempo, e nel 2014 ha ricevuto il Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati” quale migliore iniziativa. I suoi concerti sono trasmessi su RadioRai Tre e su Rete Toscana Classica; incide per Emi, Ricordi, Agorà, VDM Records, Sony Classical e Warner Music Italia.


h. 16:30

sab 25 GENNAIO TUTTI AL TEATRO VERDI!

Gli spettacoli per bambini e famiglie

ROMEO E GIULIETTA musiche di Prokof’ev CARLOMORENO VOLPINI direttore ANNAMARIA GUERRINI voce recitante scenografia, luci, costumi, burattinai e marionette della COMPAGNIA PER POC di BARCELLONA

PROSSIMI APPUNTA MENTI

GIOVANNI SOLLIMA

direttore e violoncello

musiche di SOLLIMA, HAYDN, GENTLE GIANT, ČAJKOVSKIJ

h. 21:00

mer 12 FEBBRAIO


I CONCERTI APERITIVO

La musica da camera in un luogo unico Da domenica 9 febbraio quattro appuntamenti brindando con gli ensemble dell’ORT

Manca veramente poco alla nuova edizione dei Concerti aperitivo dell’ORT. Quattro domeniche dedicate alla musica da camera in un scenario unico, la Sala della Musica dell’Hotel Relais Santa Croce, a due passi dal Teatro Verdi (in via Ghibellina, 87). Gli appuntamenti in programma dal 9 febbraio al 1 marzo sono già in vendita. Quattro Gruppi da Camera dell’ORT che si presentano con produzioni nuove e originali: - Il Barocco in Italia e non solo ... - ORT Attack - Conversando con Ludwig - I Grandi Quintetti I Concerti sono fissati alle ore 11.00, e come sempre seguirà aperitivo. Tutto a soli € 10,00. Biglietti acquistabili presso la Biglietteria del Teatro Verdi (tel. 055 212320), gli sportelli del circuito Box Office, online su www.teatroverdifirenze.it e sul luogo prima del concerto se non esauriti in prevendita. Consigliamo l’acquisto dei biglietti in prevendita, data la limitata campienza della sala.


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FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel. (+39) 055 234 2722 - 0710 fax (+39) 055 2008035 orchestradellatoscana.it Consiglio di Amministrazione Maurizio Frittelli presidente Francesca Bardelli vice Elisabetta Bardelli Ricci Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Revisore unico Vittorio Quarta Direttore artistico Giorgio Battistelli Direttore principale Daniele Rustioni

Direttore generale Marco Parri Direttore servizi musicali Paolo Frassinelli Area Comunicazione Riccardo Basile Ambra Greco Claudia Arcari

TEATRO VERDI Via Ghibellina, 99 50122 Firenze BIGLIETTERIA Via Ghibellina, 97 50122 Firenze da lun a sab 10-13 e 16-19 tel. (+39) 055 21 23 20 www.teatroverdifirenze info@teatroverdionline.it

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stituzioni

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Sviluppo e fundraising Elisa Bonini Amministrazione Simone Grifagni Cristina Ottanelli Ufficio del personale Andrea Gianfaldoni Segreteria Stefania Tombelli dir generale Tiziana Goretti dir artistica Servizi tecnici orchestra Angelo Del Rosso

Personale di sala Lisa Baldi Francesco Bazzani Pietro Carnera Tommaso Cellini Gaia Cugini Lorenzo Del Mastio Elena Fabbrucci Enrico Guerrini Caterina Lupi Pasquale Matarrese Giulia Mazzoni Vieri Ulivi Alice Zanobini

OspitalitĂ e sala Teatro Verdi Fulvio Palmieri Paolo Malvini Palcoscenico Teatro Verdi Walter Sica Carmelo Meli Sandro Russo Alessandro Goretti Sara Bonaccorso

Progetto grafico e impaginazione Ambra Greco Ha collaborato ai testi Federica Paduano Foto e Illustrazioni Daniel Vass (cop, 12) Marco Borrelli (13, 15, 18b) Francesco Ferla 16b)

Stampa Grafiche Martinelli (Firenze)


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