Ollikainen | Stagione 18_19

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Stagione Concertistica 2018_19

EVA OLLIKAINEN direttore

AMELIA JAKOBSSON soprano


FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Maurizio Frittelli - Presidente Francesca Bardelli - Vice presidente Elisabetta Bardelli Ricci Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi REVISORE UNICO Vittorio Quarta

DIRETTORE ARTISTICO Giorgio Battistelli DIRETTORE PRINCIPALE Daniele Rustioni DIRETTORE ONORARIO Thomas Dausgaard

UFFICIO SVILUPPO E FUNDRAISING Ermanno Martignetti AMMINISTRAZIONE Simone Grifagni, Cristina Ottanelli UFFICIO DEL PERSONALE Andrea Gianfaldoni SEGRETERIA direzione Generale Stefania Tombelli direzione Artistica Tiziana Goretti, Giuseppe Loprete Corso Yo-Yo Chandra Ughi SERVIZI TECNICI ORCHESTRA Angelo Del Rosso OSPITALITÀ E SALA TEATRO VERDI Fulvio Palmieri Paolo Malvini PALCOSCENICO TEATRO VERDI Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo Alessandro Goretti, Sara Bonaccorso

DIRETTORE GENERALE Marco Parri DIRETTORE SERVIZI MUSICALI Paolo Frassinelli AREA COMUNICAZIONE Riccardo Basile | Ambra Greco

PERSONALE DI SALA Lisa Baldi, Anastasiya Byshlyaha, Pietro Carnera, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Elena Fabbrucci, Alice Guerrini, Enrico Guerrini, Alessandro Iachino, Pasquale Matarrese, Andrea Nigro, Vieri Ulivi Valoriani, Sara Vivoli


XXXVIII STAGIONE CONCERTISTICA 2018 - 2019

Si ringrazia la Fondazione CR Firenze per le donazioni Art Bonus a favore della Stagione ORT 2018/19

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EVA OLLIKAINEN direttore

AMELIA JAKOBSSON soprano

PRIMA PARTE

SECONDA PARTE

GUSTAV MAHLER

FRANZ SCHUBERT

“Adagietto” dalla Sinfonia n.5

RICHARD WAGNER

Wesendonck Lieder Cinque poesie per voce femminile WWV 91

Sinfonia n.4 in do minore D.417 Tragica Adagio molto - Allegro vivace Andante Menuetto (Allegro vivace) - Trio Allegro

orchestrazione di Felix Mottl 1. Der Engel 2. Stehe still! 3. Im Treibhaus 4. Schmerzen 5. Träume

FIRENZE, TEATRO VERDI

Concerto scelto per PassTeatri 2019

venerdì 25 gennaio 2019 ore 21.00 POGGIBONSI, TEATRO POLITEAMA

lunedì 28 gennaio 2019 ore 21.00 EMPOLI, TEATRO EXCELSIOR

martedì 29 gennaio 2019 ore 21.00 FIGLINE VALDARNO, TEATRO GARIBALDI

mercoledì 30 gennaio 2019 ore 21.00

Rai Radio

Concerto fiorentino trasmesso in differita da Rai Radio Tre Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService


EVA OLLIKAINEN Sia dirigendo il repertorio concertistico che alle prese con l'opera, la giovane finlandese Eva Ollikainen si fa notare per la sua naturale autorità, per il suo contagioso entusiasmo, così come per la tecnica raffinata e articolata. Nella stagione in corso ha fatto il suo debutto alla Helsinki Philharmonic Orchestra dirigendo la Nona Sinfonia di Beethoven, e qualche giorno fa alla Royal Danish Opera con la Turandot di Puccini, per salire oggi per la prima volta sul podio dell'ORT. Torna anche alla Iceland Symphony Orchestra, continua il ciclo della Nona con la Jönköping Sinfonietta, e dirige i balletti Lo schiaccianoci e Il lago dei cigni per la Semperoper. Come direttore principale della Nordic Chamber Orchestra, per la stagione 18/19 ha unito il repertorio tedesco classico e romantico con i compositori del Mar Baltico come Jean Sibelius, Galina Ustvolskaya e Peteris Vasks. Ha capito di voler diventare direttore d’orchestra quando era studentessa della Sibelius Academy, dove è stata seguita da Leif Segerstam e Jorma Panula e dove si è formata anche come pianista. A 21 anni ha vinto la Jorma Panula Conducting Competition e successivamente ha lavorato per la London Philharmonic Orchestra e Kurt Masur, oltre che per la Philharmonia Orchestra e Christoph von

Dohnànyi come parte della Conducting Academy della Allianz Cultural Foundation. Importante è stata anche l’istruzione che ha ricevuto da Bernard Haitink e Herbert Blomstedt come direttore associato del Tanglewood Music Center. In seguito ha sviluppato un repertorio completo con un focus sulle grandi Sinfonie tedesche, e continua a lavorare con le più importanti orchestre scandinave come la Royal Stockholm Philharmonic, la Swedish Radio Symphony, la Copenhagen Philharmonic, la Turku Philharmonic e la Lhati Symphony. Inoltre, è spesso direttore ospite dello Staatskapelle Dresden e ha ricevuto inviti da Wiener Sumphoniker, Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra, Deutsches Symphonie-Orchester Berlin, Brussels Philharmonic e Kennedy Center Opera House Orchestra. Ha anche recentemente diretto Il flauto magico per la Royal Swedish Opera e la Carmen per la Gothenburg Opera.


AMELIA JAKOBSSON Svedese, nata in una famiglia di musicisti, ha iniziato la sua carriera in principio come violoncellista. Dopo aver vinto numerosi premi e competizioni, nazionali e internazionali, ha deciso di dedicarsi alla sua grande passione, quella per la voce e per l’opera. È andata a studiare al Malmö College of Music e alla University Collage of Opera di Stoccolma, con gli insegnanti Britta Johansson, Gitta-Maria Sjöberg, Kerstin Meyer, Edda Moser e Anna Larsson. Ha fatto il suo debutto ufficiale alla prima mondiale di Kärlekskriget (Guerra e amore) di Paula af Malmborg Ward, per cui ha ricevuto molte lodi per la virtuosistica e drammaticamente convincente interpretazione di "Ivona". Ha anche cantato nel ruolo di "Micaela" in Carmen di Bizet per diverse produzioni, e si è dedicata alle produzioni di giovani compositori contemporanei tra cui Dags di Johan Blixt nel ruolo di "Mrs FitzPatrick", Sen Packar Jag Aldrig Mer di Zacharias Ehnvall nel ruolo della madre (Mamman). e Coco Chanel di Martyna Kaiser. Recentemente ha cantato nei Vier letzte Lieder, nella Sinfonia n.14 di Šostakovič, così come nel Gloria di Poulenc, nel Requiem di Mozart, nello Stabat Mater di Pergolesi, nel Requiem di Karl Jenkins, in Förklädd Gud di Lars Erik Larssons (suite lirica composta nel 1940 dal compositore

svedese). Esperta in campo concertistico, trova particolarmente interessante dedicarsi al repertorio vocale da camera, a partire dall’epoca romantica fino ai lavori scritti appositamente per lei. Dall’inizio della sua carriera come cantante, si è perfezionata in Svezia, Danimarca, Italia, Francia, Algeria, Polonia, Germania, USA e Regno Unito.


GUSTAV MAHLER

(Kaliště 1860 - Vienna 1911)

“Adagietto” dalla Sinfonia n.5 durata: 12 minuti circa

NOTE DI SALA

nota a cura di Francesco Ermini Polacci Se la Quinta è ancora oggi la sinfonia più nota di Gustav Mahler, ciò si deve anche a Luchino Visconti, che ne utilizzò il quarto movimento, l’Adagietto, come commento musicale alle atmosfere struggenti e morbose vissute dallo scrittore Ascenbach e dall’adolescente Tadzio in Morte a Venezia, la sua celebre pellicola del 1971 tratta dall’omonimo romanzo di Thomas Mann. Scelta azzeccata, perché la Sinfonia n.5 di Mahler gronda del malessere, degli umori decadenti, delle inquietudini nevrotiche che appartennero alla temperie culturale di Mann e che furono tipiche della Vienna fra la fine del secolo e i primi anni del Novecento: la Vienna vissuta da Mahler come direttore d’orchestra e responsabile di quella che oggi è la Wiener Staatsoper, ma conosciuta anche grazie alla futura moglie, Alma Schindler, e al cenacolo di artisti (fra i quali il pittore Gustav Klimt) che intorno a lei orbitavano. Nata dopo una gestazione creativa particolarmente lunga e tormentata, la Sinfonia n.5 conobbe la sua prima esecuzione, diretta dallo stesso autore, il 18 ottobre 1904 a Colonia, incontrando esiti fortemente contrastanti. L’Adagietto ne è l’oasi lirica, purissima e dolente. Ai soli archi, con il discreto accompagnamento dell’arpa, è affidato il compito di evocare un idillio, per quanto idillio increspato da malinconia, solcato da dolcezza e lacrime.

Eloquente la scelta, da parte di Mahler, di affidare l’origine del tema principale alla parte conclusiva del Lied Ich bin der Welt abhanden gekommen (Io sono perduto per il mondo), composto nell’estate del 1901: come a voler comunicare il desiderio tormentato di un distacco dal mondo e l’anelito all’illusione di un rifugio, al di là dello spazio e del tempo, in una dimensione immobile e dolcissima. Come quella evocata da questa pagina, giustamente divenuta fra le più celebri di Mahler.


RICHARD WAGNER

(Lipsia 1813 - Venezia 1883)

Wesendonck Lieder Cinque poesie per voce femminile WWV 91 orchestrazione di Felix Mottl durata: 23 minuti circa

nota a cura di Francesco Ermini Polacci Nel 1849 Wagner era fra i capi rivolta dell’insurrezione popolare che mise a ferro e fuoco Dresda, ma riuscì a sfuggire al carcere, trovando asilo in Svizzera. Fu qui, a Zurigo, che nel 1852 conobbe i coniugi Wesendonck: Otto, ricco commerciante di tessuti, e la moglie, Mathilde, nata Luckenmeyer, donna sensibile e amante delle arti, allora ventiquattrenne. Wagner trovò in Otto generose soddisfazioni alla sua cronica fame di denaro, ricevendo da lui un consistente sostegno economico e un alloggio nei pressi della villa che i Wesendonck possedevano sul lago di Zurigo; e in Mathilde una musa ispiratrice, che non mancò di accendere in lui, trentanovenne già sposato con Minna Planer, la fiamma dell’infatuazione più cocente. Mathilde, a sua volta, subì tutto il fascino soggiogante della personalità di Wagner, e quell’attrazione reciproca si trascinò fra le difficoltà e i condizionamenti dell’ambiente in cui fu più o meno segretamente vissuta; fino a quando Wagner, nel 1858, non fu costretto a lasciare definitivamente Zurigo per ritirarsi a Venezia, dopo aver suscitato le ire della moglie che aveva intercettato una lettera abbastanza esplicita da lui indirizzata a Mathilde. Ma la passione aveva già acceso la miccia della creatività, perché nel 1857 Wagner aveva interrotto la composizione di Sigfrido per dedicarsi anima e corpo a una nuova

opera, Tristano e Isotta: dove il tema dell’amore è centrale, ed è vissuto come passione totalizzante che travalica ogni limite, trovando la sua più completa sublimazione nella morte. E la prima a leggere l’abbozzo in prosa del Tristano era stata proprio Mathilde: «ora non ho più niente da desiderare», avrebbe detto nel riceverlo dalle mani dello stesso Wagner. In questa dirompente simbiosi di corrispondenze fra il vissuto personale e l’esperienza artistica, acquistano un loro significato e una loro ragione anche i Fünf Gedichte für eine Frauenstimme (Cinque poesie per voce femminile), che Wagner compose con accompagnamento di pianoforte fra il novembre del 1857 e il maggio del 1858, e dunque nel momento più ardente e drammatico di quella relazione. Ancora oggi sono noti come Wesendonck Lieder, perché a scriverne i testi e ad ispirarne la musica era stata proprio Mathilde. Anche se Wagner non rese mai nota la paternità di quei versi, che venne rivelata solo dopo la morte di Mathilde. Cinque Lieder che racchiudono in unità poetica le emozioni personali di quei giorni, ma che vengono come nobilitate nei toni di un dolcissimo idillio; sono il frutto della passione fra Wagner e la signora Wesendonck, ma allo stesso tempo si propongono come un primo stadio di quei contenuti emotivi e di quelle idee musicali che troveranno completo sviluppo nel Tristano e Isotta. L’attinenza a quel


mondo musicale venne del resto dichiarata dallo stesso Wagner, che indicò espressamente due Lieder del ciclo come «studi per Tristano e Isotta»: Im Treibhaus (Nella serra), il terzo, e Träume (Sogni), l’ultimo, così come li troviamo nella successione definitiva voluta da lui stesso per la pubblicazione, nel 1862. Il primo dei Wesendonck Lieder s’intitola Der Engel (L’angelo), ed è la delicata ma vibrante evocazione di una figura angelica, memoria onirica dell’infanzia, che conduce lo spirito umano lontano da ogni dolore terreno, verso il cielo; la linea melodica del canto possiede uno slancio radioso, eppur venato di tenerezze. Il successivo Stehe still! (Fermati!) si affida a una scrittura più appassionata e inquieta: accompagna la richiesta ansiosa che il tempo fermi il suo procedere incessante (il vorticoso ritmo che si ascolta all’inizio), e lasci il posto all’oblio più dolce, la dimensione ideale perché due amanti conoscano l’eternità nella comunione dei reciproci sguardi. Le parole di Im Treibhaus (Nella serra), il primo degli «studi per Tristano e Isotta», tracciano una similitudine esistenziale fra il destino delle piante rinchiuse in una serra e quello, altrettanto infelice, dell’essere umano recluso sulla terra: l’inizio, pervaso dalla desolazione più cupa e sommessa, annuncia a chiare lettere l’inquieto serpeggiare del Preludio all’atto III del Tristano, con le sue rarefatte tensioni che qui si contorcono nel lento morire della pagina. Una brusca dissonanza apre

Schmerzen (Dolori), un gesto disperato che musicalmente accompagna l’immagine del sole che piange quando, tramontando, ogni giorno muore; ma a quella morte fa sempre seguito una rinascita, e qui il sorgere del sole ha il motivo fiero del “tema della spada” che percorre L’anello del Nibelungo. Un’evanescente atmosfera notturna avvolge Träume (Sogni), l’altro «studio per Tristano» e suggello dei Wesendonck Lieder. Il tema romantico del sogno, anelito alla vita e all’oblio eterno, è qui svolto secondo idee musicali che si ritroveranno, trasformate, nel celebre duetto d’amore nel secondo atto del Tristano e Isotta: una linea di canto sottilmente inquieta e misteriosa, che lentamente si dissolve nel silenzio eterno della conclusione. Träume fu l’unico dei Wesendonck Lieder ad essere per intero strumentato (per piccola orchestra e violino) da Wagner: versione che risuonò, come regalo di compleanno per la ventinovenne Mathilde, il 23 dicembre 1857, grazie a una piccola orchestra appositamente allestita da Wagner davanti a una finestra di villa Wesendonck, mentre Otto era fuori per un viaggio d’affari. Gli altri Lieder vennero orchestrati da Felix Mottl (1856-1911), direttore d’orchestra e amico di Wagner, ed è soprattutto grazie a questa diffusa veste orchestrale che hanno conosciuto la loro popolarità.


Wesendonck Lieder

di Mathilde Wesendonck (1828 - 1902) Traduzione dal tedesco © 2007 Ferdinando Albeggiani testi da www.lieder.net

1. Der Engel

1. L’Angelo

In der Kindheit frühen Tagen Hört ich oft von Engeln sagen, Die des Himmels hehre Wonne Tauschen mit der Erdensonne,

Nei giorni primi della mia infanzia Ho udito spesso raccontare di angeli Che rinunciavano alle sublimi gioie celesti Per cambiarle con il sole terreno

Daß, wo bang ein Herz in Sorgen Schmachtet vor der Welt verborgen, Daß, wo still es will verbluten, Und vergehn in Tränenfluten,

E che là dove un cuore angosciato languisce, al mondo nascosto, che là dove si dissangua in silenzio sciogliendosi in un mare di lacrime,

Daß, wo brünstig sein Gebet Einzig um Erlösung fleht, Da der Engel niederschwebt, Und es sanft gen Himmel hebt.

che là dove fervido prega implorando soltanto salvezza, scende allora l’angelo in volo e dolcemente lo porta in cielo.

Ja, es stieg auch mir ein Engel nieder, Und auf leuchtendem Gefieder Führt er, ferne jedem Schmerz, Meinen Geist nun himmelwärts!

E così anche a me un angelo discende, e sulle sue lucenti piume, lontano da ogni dolore, solleva la mia anima in alto, nel cielo!

2. Stehe still!

2. Fermati!

Sausendes, brausendes Rad der Zeit, Messer du der Ewigkeit; Leuchtende Sphären im weiten All, Die ihr umringt den Weltenball; Urewige Schöpfung, halte doch ein, Genug des Werdens, laß mich sein!

Ruota del Tempo, che con fragore sibili, falce affilata dell’Eternità; Sfere luminose del Cosmo immenso Che circondate la sfera terrestre; Creazione incessante: fermatevi, basta divenire, voglio solo essere!

Halte an dich, zeugende Kraft, Urgedanke, der ewig schafft! Hemmet den Atem, stillet den Drang, Schweiget nur eine Sekunde lang! Schwellende Pulse, fesselt den Schlag; Ende, des Wollens ew’ger Tag! Daß in selig süßem Vergessen Ich mög alle Wonnen ermessen!

Arrestati, potenza creatrice, Volontà prima, che eternamente genera! Fermate il respiro, l’impulso placate, e, per un solo attimo, restate mute! Arterie pulsanti soffocate il battito; sia posta fine al giorno eterno del volere! Che io possa, beato e in dolce oblio, Di ogni delizia fare esperienza!

Wenn Aug’ in Auge wonnig trinken, Seele ganz in Seele versinken; Wesen in Wesen sich wiederfindet, Und alles Hoffens Ende sich kündet, Die Lippe verstummt in staunendem Schweigen,

Quando, in estasi, si incrociano gli sguardi Per dissetarsi insieme anima con anima; Quando un essere si ritrova nell’altro E ogni speranza trova compimento, Le labbra si chiudono in muto stupore, il cuore non sente più desideri:


Keinen Wunsch mehr will das Innre zeugen: Erkennt der Mensch des Ew’gen Spur, Und löst dein Rätsel, heil’ge Natur!

e l’uomo avverte la traccia dell’Eterno, e tu, sacra Natura, riveli il tuo mistero!

3. Im Treibhaus

3. Nella serra

Hochgewölbte Blätterkronen, Baldachine von Smaragd, Kinder ihr aus fernen Zonen, Saget mir, warum ihr klagt?

Volte elevate di frondose chiome, padiglioni di smeraldo, Figlie di lontani paesi, ditemi, perché siete in pianto?

Schweigend neiget ihr die Zweige, Malet Zeichen in die Luft, Und der Leiden stummer Zeuge Steiget aufwärts, süßer Duft.

Chinate i rami in silenzio, descrivete segni nell’aria, e in alto si sparge un dolce profumo, muto testimone del vostro soffrire.

Weit in sehnendem Verlangen Breitet ihr die Arme aus, Und umschlinget wahnbefangen Öder Leere nicht’gen Graus.

In un impeto di desiderio struggente Spalancate le braccia, per serrare, catturati da un’ illusione, il vacuo orrore di un desolato nulla.

Wohl, ich weiß es, arme Pflanze; Ein Geschicke teilen wir, Ob umstrahlt von Licht und Glanze, Unsre Heimat ist nicht hier!

Povere piante, bene vi comprendo; un’eguale sorte ci accomuna: Anche se radiosa di luce e splendore, non è questa la nostra vera casa!

Und wie froh die Sonne scheidet Von des Tages leerem Schein, Hüllet der, der wahrhaft leidet, Sich in Schweigens Dunkel ein.

E come il sole prende, lieto, congedo Dal vuoto chiarore del giorno, Colui che veramente prova pena In una oscurità muta tutto si avvolge.

Stille wird’s, ein säuselnd Weben Füllet bang den dunklen Raum: Schwere Tropfen seh ich schweben An der Blätter grünem Saum.

Tace ogni cosa, un lieve stormire Timido riempie il buio d’intorno; pesanti gocce vedo scivolare sul verde margine del fogliame.

4. Schmerzen

4. Dolori

Sonne, weinest jeden Abend Dir die schönen Augen rot, Wenn im Meeresspiegel badend Dich erreicht der frühe Tod;

Sole, ogni sera tu piangi E i tuoi begli occhi si fanno rossi, quando ti immergi nello specchio del mare sorpreso da a una morte precoce;

Doch erstehst in alter Pracht, Glorie der düstren Welt, Du am Morgen neu erwacht,

Ma risorgi al tuo antico splendore, Gloria del tetro mondo, risvegliandoti a ogni nuovo mattino,


Wie ein stolzer Siegesheld!

come un eroe vittorioso e fiero!

Ach, wie sollte ich da klagen, Wie, mein Herz, so schwer dich sehn, Muß die Sonne selbst verzagen, Muß die Sonne untergehn?

Come allora potrei lamentarmi, come, mio cuore, avvertirti pesante, se il sole stesso deve disperare, se anche a lui tocca tramontare?

Und gebieret Tod nur Leben, Geben Schmerzen Wonne nur: O wie dank ich, daß gegeben Solche Schmerzen mir Natur!

È proprio dalla morte che nasce la vita, ed è il dolore che genera la gioia: oh, come ringrazio la Natura per i dolori che ha voluto darmi!

5. Träume

5. Sogni

Sag, welch wunderbare Träume Halten meinen Sinn umfangen, Daß sie nicht wie leere Schäume Sind in ödes Nichts vergangen?

Dimmi, perché visioni meravigliose Circondano dappertutto il mio spirito Senza svanire nel vuoto nulla Come impalpabile spuma?

Träume, die in jeder Stunde, Jedem Tage schöner blühn, Und mit ihrer Himmelskunde Selig durchs Gemüte ziehn!

Sogni che fioriscono sempre più belli, in ogni momento, in ogni giorno, e che mi attraversano l’anima con le loro celesti beatitudini!

Träume, die wie hehre Strahlen In die Seele sich versenken, Dort ein ewig Bild zu malen: Allvergessen, Eingedenken!

Sogni che come raggi sublimi affondano nel mio cuore iscrivendovi una immagine eterna, che tutto fa obliare, sola memoria!

Träume, wie wenn Frühlingssonne Aus dem Schnee die Blüten küßt, Daß zu nie geahnter Wonne Sie der neue Tag begrüßt,

Sogni come il sole della primavera, quando bacia i fiori, sciogliendo la neve, affinché a gioie mai immaginate li inviti il giorno che nasce

Daß sie wachsen, daß sie blühen, Träumend spenden ihren Duft, Sanft an deiner Brust verglühen, Und dann sinken in die Gruft.

affinché crescano e fioriscano, spandendo in estasi il loro profumo, per poi appassire sul tuo seno e sprofondare infine nella tomba.


FRANZ SCHUBERT (Vienna 1797 - 1828)

Sinfonia n.4 in do minore D.417 "Tragica" durata: 35 minuti circa

nota a cura di Francesco Ermini Polacci Schubert aveva sedici anni quando iniziò a confrontarsi con le forme della sinfonia. Fra il 1813 ed il 1818 dalla sua penna erano già uscite le sue prime sei sinfonie, ossia la parte più consistente di un lascito che conta sette lavori finiti e uno giunto sotto forma di torso (la celebre Sinfonia Incompiuta). In quel primo compatto blocco giovanile, dove evidente è la volontà di assimilare la lezione di Haydn e Mozart, si è soliti individuare una sinfonia che si propone come una prima prova di maturità, segnale tangibile di una nuova via espressiva che vuole andare al di là della mera adesione ai modelli classici: è la Sinfonia n.4 in do minore, completata nell’aprile del 1816 da uno Schubert diciannovenne, ma eseguita per la prima volta in pubblico solo nel 1849, molti anni la morte dell’autore. Da sempre la partitura della Quarta Sinfonia è accompagnata dall’appellativo di “Tragica”, forse posto sul manoscritto dalla mano dello stesso Schubert: indicazione che annuncia una temperie espressiva fatta di toni cupi e tristezze, o comunque indice di valori emotivi ben forti nel loro manifestarsi attraverso il linguaggio sinfonico. In realtà, le atmosfere espressive che rivela sono più che altro riconducibili a una drammaticità rovente, a un’inquietudine a fior di pelle. Uno stato d’animo suggerito anche dall’uso della tonalità di do minore, che

richiama subito alla mente la Quinta Sinfonia di Beethoven, modello venerato e temuto anche da Schubert; solo che poi Schubert rinuncia al piglio eroico di Beethoven, preferendo esplorare pieghe più sinistre, affidarsi a gesti più irrequieti. L’avvio della Sinfonia evoca il nome di Haydn, perché lo scossone dell’accordo a piena voce che lo inaugura, nell’Adagio molto, giunge come un’eco dall’incipit dell’oratorio La Creazione; e da quell’affermazione risoluta, pronunciata con profondo tono cupo, a farsi strada sono idee dal profilo tortuoso, negli archi, a loro volta accompagnate da sinistre apparizioni dei legni. Nell’Allegro vivace che completa questo primo movimento, ecco poi far irruzione i due temi guida, scattante e nervosissimo il primo, incalzante e quasi spaurito il secondo, che Schubert affianca ma senza in realtà mai contrapporli, anzi saldandoli in un solo principio motore: è un corto circuito inarrestabile quanto drammaticissimo, che procede lungo percorsi spesso insoliti, ed è interrotto soltanto dalla risolutiva conclusione. Ad inaugurare il successivo Andante è invece una melodia piana e teneramente cantabile, distesa dal lento incedere di archi e legni, ma che viene presto turbata dall’apparire improvviso di un nuovo motivo: un gesto tempestoso, che ripetuto due volte sconvolge l’atmosfera romanticamente sognante dell’inizio e stabilisce così un collegamento emotivo diretto con le


inquietudini corrusche del primo movimento. Una sensazione che non sparisce neppure innanzi al graduale riproporsi, nella conclusione del movimento, del tenero episodio iniziale. Un minuetto è il terzo tempo della Sinfonia, secondo la tradizione di Haydn e del primo Beethoven: ma la cerimoniosa forma di danza settecentesca conosce qui una nuova baldanza, robusta sì ma segnata da nervose distorsioni nel disegno ritmico e che si muove ad un passo squisitamente popolare da danza contadina austriaca, quello di un Ländler. La sezione centrale, il Trio, sviluppa invece con leggerezza spunti più bucolici, anche se spesso dai risvolti insolitamente irrequieti. Ampie proporzioni riserva infine Schubert al movimento conclusivo (Allegro), da cima a fondo animato da un’irrefrenabile energia ritmica: tutto nasce da un’idea fulminea, sbigottito e vorticoso moto che circola fra i violini, che introduce, sostenendoli, due temi altrettanto frenetici. Ne nasce uno sviluppo esteso, dove quei due temi si ripetono e si spingono fino a lidi lontani, in un caleidoscopio senza sosta: ed è come una corsa eccitata dalla disperazione verso l’abisso, non dissimile da quella che s’imprime nei finali del Quartetto La morte e la fanciulla e della Sonata D 958, e che i tre perentori accordi finali solo apparentemente risolvono in termini positivi.


VIOLINI PRIMI

Daniele Giorgi * Eleonora Matsuno * Paolo Gaiani ** Gabriella Colombo Marcello D’Angelo Chiara Foletto Alessandro Giani Marco Pistelli Susanna Pasquariello

VIOLINI SECONDI

Chiara Morandi * Angela Asioli ** Damiano Babbini Patrizia Bettotti Stefano Bianchi Francesco Di Cuonzo Marian Elleman

VIOLE

CONTRABBASSI

ARPA

FLAUTI

* prime parti ** concertino

Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Giovanni Ludovisi Fabio Fabbrizzi * Claudia Bucchini

OBOI

Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *

CLARINETTI

Marco Ortolani * Francesco Darmanin

FAGOTTI

Paolo Carlini * Umberto Codecà *

Francesco Venga * Pier Paolo Ricci ** Caterina Cioli Alessandro Franconi Sabrina Giuliani

CORNI

VIOLONCELLI

TROMBE

Luca Provenzani * Augusto Gasbarri * Camilla Patria Ilaria Sarchini Giovanni Simeone

Andrea Albori * Paolo Faggi * Alberto Bertoni Debora Maffeis Donato De Sena * Stefano Benedetti *

TIMPANI

Tommaso Ferrieri Caputi *

Cinzia Conte *

ISPETTORE D’ORCHESTRA E ARCHIVISTA Alfredo Vignoli


L'Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Composta da 44 musicisti, che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche, l'Orchestra realizza le prove e i concerti, distribuiti poi in tutta la Toscana, nello storico Teatro Verdi di sua proprietà. Le esecuzioni fiorentine sono trasmesse su territorio nazionale da RadioRai Tre e in Regione da Rete Toscana Classica.

TRA BAROCCO E MUSICA D’OGGI Fin dagli esordi, sotto la direzione artistica di Luciano Berio, l'ORT ha avuto un occhio di riguardo per la musica del nostro tempo ed i suoi interpreti, facendone quasi una propria specializzazione; tale tradizione si è mantenuta negli anni fino a giungere al festival "Play It! La musica fORTe dell'Italia", eloquente manifesto di tale attitudine, che nel 2014 ha ricevuto il XXXIII Premio della Critica Musicale "Franco Abbiati" per la migliore iniziativa 2013. Ma già dal suo debutto nel 1980, sotto la direzione di Massimo de Bernart, la piccola Orchestra si impose per la sua versatilità e l'altissimo livello professionale che ne fecero in poco tempo una raffinata interprete del Barocco e del Classicismo come della musica del '900, con una particolare vocazione per i capolavori rossiniani ed un'attenzione alle partiture più rare e poco eseguite. Negli anni a seguire, cedendo alla tentazione di affrontare l'affascinante repertorio sinfonico destinato a organici più nutriti (anche grazie alla collaborazione con l'OGI e gli studenti dei Conservatori della

Toscana), l'ORT si è spinta oltre i confini della musica da camera, affrontando con successo i capolavori del sinfonismo romantico e tardo-romantico, da Brahms e Schumann a Čajkovskij, Mahler, Sibelius.

OSPITALITÀ & TOURNÉE Ospite delle più importanti Società di Concerti italiane, si è esibita con grande successo al Teatro alla Scala di Milano, al Maggio Musicale Fiorentino, al Comunale di Bologna, al Carlo Felice di Genova, all’Auditorium del Lingotto di Torino, all’Accademia di S.Cecilia di Roma, alla Settimana Musicale Senese, al Ravenna Festival, al Rossini Opera Festival e alla Biennale di Venezia. Numerose le sue apparizioni all’estero a partire dal 1992 tra cui: Salisburgo, Cannes, Strasburgo, New York, Edimburgo, Madrid, Hong Kong, Tokyo per la rassegna “ItaliaGiappone 2001- 2002”, Lucerna, Münster, Hannover, nel giugno 2016 la trasferta in Sudamerica per una tournée di 6 concerti in Ecuador, Perù, Cile, Argentina guidati dal direttore principale Rustioni con Francesca Dego al violino e recentemente la trasferta a Villach con Martin Sieghart sul podio e il violinista Emmanuel Tjeknavorian.


DISCOGRAFIA Musiche di Schubert e di Cherubini con Donato Renzetti (Europa Musica), Pierino e il lupo e L’Histoire de Babar con Paolo Poli e Alessandro Pinzauti (Caroman), Cavalleria rusticana con Bruno Bartoletti (Foné), Il barbiere di Siviglia con Gianluigi Gelmetti (EMI Classics), Omaggio a Mina e Orfeo cantando tolse di Adriano Guarnieri con Pietro Borgonovo (Ricordi) e lo Stabat Mater di Rossini con Gianluigi Gelmetti (Agorà), Tancredi con Gianluigi Gelmetti (Foné), Holy Sea con Butch Morris (Splasch), Richard Galliano e I Solisti dell’Ort (dreyfus), Le Congiurate di Schubert con Gérard Korsten per la regia di Denis Krief, Concertone con Stefano Bollani (Blue Label), Omaggio a Puccini con Fiorenza Cedolins (Bongiovanni), il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti, Le sette ultime parole del nostro Redentore

in croce di Haydn, concertatore Andrea Tacchi; Play it! (2011) con musiche di Sylvano Bussotti, Carla Rebora, Riccardo Panfili per VdM Records; Giorgio Federico Ghedini con Daniele Rustioni (Sony Classical 2016), Goffredo Petrassi con Daniele Rustioni (Sony Classical 2018). È ormai imminente anche la pubblicazione del terzo disco della trilogia sul Novecento storico italiano, dedicato questa volta al compositore Alfredo Casella.


I PROS SIMI APPUN TAMEN TI

GIORDANO BELLICAMPI Stagione Concertistica 2018_19 direttore

PIETRO DE MARIA

pianoforte

07

WEBERN Langsamer Satz (versione per orchestra d'archi)

GIOVEDÌ ore 21.00

BEETHOVEN Sinfonia n.4 op.60

FEBBRAIO

CHOPIN Concerto n.2 per pianoforte e orchestra op.21

EDUARDO STRAUSSER direttore JAN LISIECKI pianoforte musiche di Beethoven

FEDERICO MARIA SARDELLI direttore ERICA PICCOTTI violoncello musiche di Rigel, Haydn, Beethoven

14 GIOVEDÌ

FEBBRAIO ore 21.00

26 MARTEDÌ

FEBBRAIO ore 21.00


I CONCERTI APERITIVO 2019 LA DOMENICA MATTINA AL RELAIS SANTA CROCE Tornano i Concerti aperitivo! Per 5 domeniche consecutive, programmate da febbraio a marzo 2019, l’accogliente e preziosa Sala della Musica dell’Hotel Relais Santa Croce (via Ghibellina, 87), ospiterà in concerto i Gruppi da Camera formati dai professori d’orchestra dell’ORT e dagli studenti di YoYo.

La suggestiva Sala della Musica si conferma prestigiosa cornice di eventi musicali privati. Situata al piano nobile del settecentesco Palazzo Jacometti Ciofi sapientemente ristrutturato, nel centro storico di Firenze a due passi dal Teatro Verdi, è una sala delle feste maestosa e ricca di suggestione, che può ricevere fino a 100 spettatori. Protetto come un tempo da pareti mobili, fa capolino un palcoscenico utilizzato ancora oggi per l’acustica perfetta che regala.

In programma cinque concerti con i Gruppi dell’ORT: 10 febbraio I FIATI ALL’OPERA 17 febbraio A TUTTA DANZA 24 febbraio TRIO D’ARCHI DELL’ORT 3 marzo ENSEMBLE YO-YO 10 marzo OCEANO ... nella vita di J.S. Bach Inizio concerti ore 11.00 / Concerto + Aperitivo € 10,00 (posto unico)

Biglietti acquistabili presso la Biglietteria del Teatro Verdi, gli sportelli del Circuito BoxOffice (+ € 2,50 di prevendita); online su www.ticketone.it (+ € 1,00 di commissioni) Maggiori info su www.orchestradellatoscana.it/i-concerti-aperitivo-2019/

I CONCERTI APERITIVO 2019 al


Mario Castelnuovo-Tedesco

Daniele Rustioni - Francesca Dego

IL 5 MARZO UN PROGRAMMA ALL'INSEGNA DELLA SPIRITUALITÀ AL VERDI CON GLI EREDI DI CASTELNUOVO-TEDESCO Il 5 marzo torna a dirigere al Teatro Verdi il nostro direttore principale Daniele Rustioni. L'occasione è importante per il programma scelto, quasi tutto a tema religioso (a parte la sinfonia al Mitridate, re di Ponto di un Mozart appena adolescente). Assoluta rarità sono I profeti del fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore scomparso nel 1968. Si tratta di un concerto commissionato dal leggendario violinista Jascha Heifetz (che lo battezzò nel 1933 a New York, direttore Arturo Toscanini) come risposta al montante antisemitismo europeo. Lo suona Francesca Dego, oggi intenta a riportare alla luce partiture dimenticate dei primi decenni del Novecento. La notizia è che in occasione di questo concerto saranno presenti a Firenze tutti e quattro gli eredi di Castelnuovo Tedesco compresa la nipote Diana, insieme ad altri parenti americani. Dalla tradizione luterana derivano invece i Tre Corali organistici di Bach resi orchestrali da Respighi e la Sinfonia “della Riforma” di Felix Mendelssohn, concepita nel 1830 per celebrare il terzo centenario della Confessione di Augusta, la dichiarazione dottrinaria che pose le basi del protestantesimo. Il carattere fortemente spirituale del programma è occasione per promuovere un'iniziativa che i Ricostruttori stanno portando avanti per la creazione di un

“hospice” per malati terminali vicino a Prato, che vede l’appoggio della Regione Toscana. Il concerto sarà preceduto alle 19.00 nel foyer del teatro, da un incontro con il pubblico dedicato al tema "musica e spiritualità". Coordinato dal giornalista Armando Torno vedrà la partecipazione dei protagonisti Rustioni e Dego, e di Padre Guidalberto Bormolini. I posti sono limitati, la presenza va prenotata via mail a

ortstampa@orchestradellatoscana.it

La Missione dei Ricostruttori nella preghiera è farsi testimoni di una cristianità capace di venire incontro al bisogno di preghiera e ricerca interiore, spesso inconsapevole, dell’uomo contemporaneo. Per la Fondazione ORT è un piacere contribuire alla promozione dell'iniziativa. Per saperne di più si può consultare il nostro sito, o meglio ancora andare su quello dell'Hospice: www.tuttovita.it

Guidalberto Bormolini


PROSSIMAMENTE 25 APRILE IN CONCERTO La Fondazione ORT si è sempre distinta negli anni per le numerose e qualificate produzioni esclusive. Il 25 aprile in Concerto è diventato un’imperdibile tradizione che dal 2004 celebra la Festa della Liberazione grazie alla collaborazione e il contributo della Presidenza della Giunta Regionale Toscana. L’alta qualità delle scelte artistiche ha determinato per questo appuntamento un grande e costante successo di pubblico. La manifestazione rappresenta da sempre la fusione e incontro tra forme d'arte musicali variegate: dai suoni di Luciano Berio, Ludovico Einaudi, Stefano Bollani alle vocalità di Noa e Battiato. La sala del Teatro Verdi si è trasformata in officina di mestieri con i suoni degli artigiani di "Experimentum Mundi"; in cinema accompagnando in musica le pellicole di Lang, Keaton, Chaplin e dallo scorso anno si è fatto auditorium delle lettere di Pasolini, Elsa Morante e Kennedy per le voci narranti di Gabriele Lavia e Vinicio Marchioni.

Per il 25 aprile 2019 l’ORT continua con il teatro musicale portando sul palco la voce di SIMONE CRISTICCHI nello spettacolo Mio nonno è morto in guerra. Il cantautore romano, alternando registri vocali e stilistici, darà vita a 14 personaggi, piccoli eroi quotidiani che sono stati attraversati dalla 2° Guerra Mondiale. Parole narrate, cantate che raccontano l’umanità nascosta tra le macerie. Racconti come schegge di vita, aneddoti fulminanti, parole a volte delicate come cristallo, a volte taglienti come lame affilate. Voci autentiche che raccontano la stupidità, l’assurdità della guerra. Di una guerra che non è mai finita. Lo spettacolo, debuttato nel 2013 al Teatro Rossetti di Trieste, arriva al Verdi per la prima volta con l’Orchestra.

GIOVEDÌ 25 APRILE 2019 ORE 21.00 / FIRENZE, TEATRO VERDI ingresso libero ad invito prossimamente in distribuzione

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