Programma Pehlivanian_Carbonare | Stagione 17_18

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STAGIONE CONCERTISTICA 2017 / 18

GEORGE PEHLIVANIAN

direttore

ALESSANDRO CARBONARE clarinetto


FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

UFFICIO SVILUPPO E FUNDRAISING

Maurizio Frittelli - Presidente Francesca Bardelli - Vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini

Elisa Bonini

REVISORE UNICO

Andrea Gianfaldoni

Vittorio Quarta

AMMINISTRAZIONE

Simone Grifagni, Cristina Ottanelli UFFICIO DEL PERSONALE

SEGRETERIA

Stefania Tombelli (dir.Generale) Tiziana Goretti (dir.Artistica) Ambra Greco (Comunicazione) DIRETTORE ARTISTICO

Giorgio Battistelli DIRETTORE PRINCIPALE

Daniele Rustioni DIRETTORE ONORARIO

Thomas Dausgaard

DIRETTORE GENERALE

Marco Parri DIRETTORE SERVIZI MUSICALI

Paolo Frassinelli DIRETTORE COMUNICAZIONE

Riccardo Basile

SERVIZI TECNICI ORCHESTRA

Angelo Del Rosso OSPITALITÀ E SALA TEATRO VERDI

Fulvio Palmieri, Paolo Malvini PALCOSCENICO TEATRO VERDI

Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo Alessandro Goretti, Sara Bonaccorso PERSONALE DI SALA

Lisa Baldi, Giovannella Berardengo Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini Lorenzo Del Mastio, Alice Guerrini Enrico Guerrini, Alessandro Iachino Michele Leccese, Pasquale Matarrese Andrea Nigro, Vieri Ulivi Valoriani Mario Venneri, Sara Vivoli


CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE

XXXVII STAGIONE CONCERTISTICA 2017 - 2018

con il contributo di

partner


GEORGE PEHLIVANIAN direttore

ALESSANDRO CARBONARE clarinetto

CHARLES IVES The Unanswered Question (1930-35)

AARON COPLAND Concerto per clarinetto e orchestra (1948) Slowly and expressively Rather fast

FRANZ SCHUBERT Sinfonia n.3 in re maggiore D.200 Adagio maestoso – Allegro con brio Allegretto Menuetto: Vivace – Trio Presto vivace

POGGIBONSI, TEATRO POLITEAMA

FIGLINE V.NO, TEATRO GARIBALDI

FIRENZE, TEATRO VERDI

SIENA, TEATRO DEI ROZZI

lunedì 16 aprile 2018 ore 21.00

martedì 17 aprile 2018 ore 21.00

giovedì 19 aprile 2018 ore 21.00

venerdì 20 aprile 2018 ore 21.00

MILANO, SALA DEL CONSERVATORIO

mercoledì 18 aprile 2018 ore 21.00 concerto fiorentino trasmesso in differita da Rai Radio 3

Rai Radio

Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService


GEORGE PEHLIVANIAN Americano d'adozione, George Pehlivanian si è trasferito con la sua famiglia a Los Angeles nel 1975, dove ha studiato direzione d'orchestra con Pierre Boulez, Lorin Maazel e Ferdinand Leitner. Si è imposto all'attenzione internazionale conseguendo, a soli 27 anni, il Primo Premio al Concorso Internazionale per Direttori d'orchestra di Besançon, primo artista americano in assoluto ad aggiudicarsi un riconoscimento di tale prestigio. A partire da quel momento, Pehlivanian ha definitivamente consolidato la propria fama imponendosi come uno dei direttori più coinvolgenti della propria generazione. Ha debuttato alla Long Beach Opera di Los Angeles con la direzione di Carmen e in seguito, su invito di Valerij Gergiev, ha diretto Traviata all'Opera di San Pietroburgo. A partire dal 2005 ricopre il ruolo di direttore artistico e musicale dell'Orchestra Filarmonica Slovena. Successivamente è stato nominato direttore ospite della Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz e direttore stabile dell'Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, affiancando al contempo prestigiose collaborazioni con la Israel Philharmonic Orchestra. Notevoli sono le collaborazioni in ambito italiano: ha diretto l'Orchestra Filarmonica della Scala di Milano, l'Orchestra dell'Accade-

mia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, l'Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, l'Orchestra Nazionale della Rai di Torino, e l'Orchestra I Pomeriggi Musicali. Ha inoltre preso parte a prestigiosi festival, tra cui il Festival del Maggio Musicale Fiorentino, il Festival Verdi di Parma e il Ravenna Festival. Tra le più recenti esperienze, nell'estate 2008 la partecipazione al Festival di Ljubljana e il concerto di chiusura con la Israel Philharmonic. Ha lavorato a fianco di solisti di prestigio internazionale quali Maxim Vengerov, Leonidas Kavakos, Vadim Repin, Joshua Bell, Emanuel Ax, Mischa Maisky, Evelyn Glennie. Numerose le sue incisioni discografiche per BMG, EMI/Virgin Classics, Chandos e Studio SM. Lo scorso dicembre è uscito il suo nuovo disco con l'incisione della Sinfonia n.7 di Šostakovič detta Leningrado, sul podio della Spanish National Youth Orchestra. Il cd ha ottenuto fin da subito grande successo dalla critica internazionale: è la prima volta nella storia della registrazione che un'orchestra spagnola registra questa sinfonia ed è la prima volta per l'etichetta IBS Classical Records.


ALESSANDRO CARBONARE Primo Clarinetto dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di S.Cecilia dal 2003, ha vissuto a Parigi, dove per quindici anni ha ricoperto la stessa carica per l'Orchestre National de France. Sempre nel medesimo ruolo ha collaborato anche con i Berliner Philarmoniker, la Sinfonica di Chicago e la Filarmonica di New York. Dal suo debutto con l'Orchestra della Suisse Romande di Ginevra è stato solista ospite di orchestre quali la Nazionale di Spagna, Filarmonica di Oslo, Orchestra della Radio Bavarese di Monaco, Wien Sinfonietta, Orchestra della Radio di Berlino, Tokyo Metropolitan Orchestra e di tutte le più importanti orchestre italiane. Appassionato cultore della musica da camera è da sempre membro del Quintetto Bibiena e suona regolarmente con artisti ed amici del calibro di Mario Brunello, Marco Rizzi, Pinkas Zukerman, Alexander Lonquich, Emmanuel Pahud, Andrea Lucchesini, Wolfram Christ, Trio di Parma, Enrico Dindo, Massimo Quarta, Luis Sclavis e molti altri. Da sempre attratto dalla musica non solo "classica", si esibisce anche in programmi jazz e klezmer; di rilievo sono state le collaborazioni con Paquito D'Rivera, Enrico Pieranunzi e Stefano Bollani. Nominato "Guest Professor" in alcuni tra i più prestigiosi Conservatori di tutto il mondo (Londra, New York, Parigi, Tokyo ecc.), ha fatto

parte delle giurie di tutti i più importanti concorsi internazionali per il suo strumento (Ginevra, Monaco di Baviera, Praga, Pechino, il «K. Nielsen» in Danimarca ed il «B. Crusell» in Finlandia). Su invito di Claudio Abbado, ha accettato il ruolo di Primo Clarinetto all'Orchestra del Festival di Lucerna e all'Orchestra Mozart, con la quale, sempre sotto la direzione di Abbado, ha registrato il Concerto K.622 al clarinetto di bassetto (DG), lavoro che ha vinto il Grammy Award nel 2013. Il suo impegno sociale lo vede attivo nel sostegno di progetti che hanno come obiettivo la crescita culturale collettiva attraverso l'educazione musicale: ad esempio i progetti sociali dell'Orchestra Simon Bolivar e delle orchestre infantili del Venezuela, con cui ha lavorato al fianco dello stesso Abbado. Ha inciso gran parte del repertorio per Harmonia Mundi e JVC Victor dando anche grande impulso alla nuova musica per clarinetto con apposite commissioni affidate a Ivan Fedele, Salvatore Sciarrino, Luis De Pablo e Claude Bolling; grande successo ha ottenuto il cd per Decca The Art of the Clarinet. Il canale satellitare Sky Classica ha dedicato a Carbonare un ritratto nella serie I Notevoli. È professore di Clarinetto all'Accademia Musicale Chigiana di Siena.


note di sala a cura di Elisabetta Torselli

CHARLES IVES

(Danbury, Connecticut 1874 – New York 1954)

The Unanswered Question (1930-35) durata: 8 minuti circa

Nella produzione musicale di Charles Ives rivestono una notevole importanza lavori che, più che rifarsi all'usurato concetto ottocentesco di "musica a pro­gramma" (a cui sono comunque riferibili pagine come la Concord Sonata per pianoforte, i cui quattro movi­menti sono dedicati rispettivamente a Emerson, Hawthor­ne, gli Alcott e Thoreau), rappresentano la sublima­zione nel processo artistico degli stimoli culturali, spi­rituali e comunque extra-musicali che li hanno gene­ rati; pezzi in cui "il programma estetico non suggeri­sce solamente l'intonazione espressiva dei vari movi­menti, ma condiziona la struttura musicale a tal punto da divenirne parte integrante" (Gianfranco Vinay). Più che al concetto di musica a programma converrà dun­que rifarsi a quello più ampio e sofisticato di simboli­smo per inquadrare correttamente le cose di Ives in cui l'invenzione e l'organizzazione è condizionata dalla creazione di figure musicali e icone sonore che vi assol­vono una precisa funzione rappresentativa. Ciò non succede solo in songs - quali Like a sick Eagle, Soliloquy, On the Antipodes, The Cage, Mayority - all'inter­no di un genere che comunque è condizionato dalla semanticità autonoma della parola poetica che ne costi­ tuisce il testo (tanto che Gianfranco Vinay parla al riguardo di "neomadrigalismo"): lo stesso atteggia­mento è alla base di brani


esclusivamente strumentali come questa non lunga ma bellissima pagina del 1906 (la cui partitura però fu edita solo nel 1941). Anche ad ignorarne il "programma", o per meglio dire l'ordi­tura allegorica, essa suona non meno misteriosamen­te e cosmicamente evocatrice, colma di un appello inde­cifrabile e che tuttavia non si lascia ignorare. È lo stes­ so Ives a illustrarne il contenuto programmatico in una nota di commento: le quattro parti degli archi (che suo­nano in pianissimo da cima a fondo un misterioso e lento corale accordale, appena animato da sottili dise­gni di semiminime tra viole e bassi) rappresentano "il silenzio dei Druidi che sanno, vedono e non odono nul­la", la tromba (o corno inglese, o oboe, o clarinetto), che espone ripetutamente ma distanziatamente lo stes­so soggetto (si bemolle - do diesis - mi naturale - mi bemolle - do naturale o si naturale), intona "l'eterna domanda sull'esistenza", ma la ricerca dell'"invisibile risposta" intrapresa dagli strumentini (quartetto di flau­ti oppure due flauti, oboe e clarinetto), in un "conve­gno segreto" che diventa una zuffa crescendo gra­dualmente di volume e di andamento, introduce un ele­mento discordante di beffa, fino a che la domanda risuona per l'ultima volta e lascia soli gli archi, "il suo­no dell'indisturbata solitudine". È abbastanza facile per l'ascoltatore ravvisare le matrici della cultura

musi­cale ivesiana: in quei lentissimi accordi degli archi che suonano come una trasfigurazione dell'innodica pro­testante religiosa e civile (che Ives aveva ben presente fin dai tempi della sua infanzia e giovinezza a Dan­ bury) nata da antichissimi stilemi di mottetto cinquecentesco; nel motto della tromba, la cui struttura inter­vallare potrebbe ricordare certi precocissimi esperi­menti ivesiani su strade più sistematicamente battute dalla seconda scuola viennese (ma siamo appena nel 1906!). Altrettanto interessante è notare come que­sta pagina - che pone, tra il vitalismo senza senso degli strumentini-folla e l'inattingibile e forse inutile sapien­za degli archi-druidi, una voce isolata di eroe-supe­ruomo - sia cifra di un'America spiritualista che oggi sappiamo condannata alla sconfitta culturale, ma che allora poggiava sull'insegnamento di Thoreau e Emer­son e aveva trovato il suo bardo in Walt Whitman (mor­to da pochi anni quando The Unaswered Question fu scritta), alla cui alta e sonante misura americana di simbolismo questa pagina sembra rinviare.


AARON COPLAND (New York 1900 - 1990)

Concerto per clarinetto e orchestra (1948) durata: 18 minuti circa

Assieme a Charles Ives, Aaron Copland è uno dei padri della musica colta americana, e con questo intendiamo oramai un vero e proprio carattere compositivo, sorretto, sì, da un interesse profondo per ciò che succedeva nella musica in Europa, ma anche dalla determinazione a non lasciarsi ingabbiare in recinti linguistici elitari o escludenti, per ritrovare sempre un rapporto vivo con la musica tradizionale e di consumo, e con i miti fondativi della storia e dell'identità statunitense (basti pensare a Lincoln Portrait di Copland o ai numerosissimi riferimenti al trascendentalismo americano disseminati nelle pagine di Ives). Gli splendori dell'innodica protestante americana, la malinconia e l'aggressività della musica nera, il jazz in tutte le sue tendenze, l'industria musicale di Tin Pan Alley e di Broadway con i successi di Berlin, Gershwin, Porter & C., la ballata country, gli echi della musica popolare dei discendenti dei primi coloni – o schiavi – confinati nelle zone rurali, fluviali, suburbane, dagli Appalachi al Delta del Mississippi, l'influenza latina negli stati del Sud Ovest, tutto questo si è fuso nei maestri americani con una formazione accademica di matrice europea, che però questi compositori non hanno mai subito passivamente, cercando strade proprie, fino alle avventure relativamente più recenti, rimbalzate con successo e miriadi di imitatori dall'altra

parte dell'Atlantico, come il minimalismo di Riley, Glass, Reich, Adams. Chi potrebbe più concepire una storia della musica del Novecento, anche ricondotta in ambiti rigorosi di musica colta, senza pezzi epocali come The Unanswered Question di Ives, o Fanfare for the Common Man di Copland, o Rothko Chapel di Morton Feldman, o In C di Terry Riley, o, se è per questo, senza l'azione musicale di John Cage, e le tante questioni di fondo circa la creazione artistica da lui poste? Anche le loro strade hanno subito spesso delle svolte significative. È così per Copland, che dopo una formazione all'insegna dell'accademismo di stampo tedesco del suo primo maestro di composizione, Rubin Goldmark, andò giustamente a respirare aria nuova a Parigi con Nadia Boulanger, e, tornato in patria, fece parecchio parlare di sé con l'esecuzione alla Carnegie Hall di New York con i ritmi jazzistici e i sapori armonici blues di Music for the Theater (1925); a ciò seguì una fase più austera, astratta e aforistica, a cui risalgono pezzi come le Piano Variations del 1930, e una nuova svolta, coincidente con l'adesione, condivisa con molti intellettuali e artisti americani dell'epoca, al New Deal di Roosevelt, il che si tradusse in un bisogno rinnovato di comunicare con un pubblico più ampio. Ed è a quest'epoca, tra gli anni Trenta e Quaranta, che risalgono i


suoi lavori più famosi, come Billy the Kid, Rodeo, Appalachian Spring, Lincoln Portrait. Copland in seguito avrebbe cercato anche altre vie, dalla serialità allo scabro e antivirtuosistico approccio alla vocalità dei songs su testi di Emily Dickinson. Nella sua carriera, il Concerto per clarinetto segna un ritorno agli amori jazzistici degli anni Venti propiziato dall'incontro con una stella di prima grandezza del jazz, colui che gli commissionò il concerto: Benny Goodman (1909 -1986). Goodman è stato speciale per tanti motivi. Una delle poche stelle bianche del jazz, intanto: figlio di poveri immigrati ebrei russi, si ha spesso l'impressione, a riascoltarlo, che trasfondesse nelle sue esecuzioni qualcosa del tocco ironico-fantastico e sgargiante del clarinetto klezmer. Il primo jazzista, lui e la sua band, alla Carnegie Hall, nel 1938, trascinando all'entusiasmo un pubblico inizialmente tiepido. Un grande promotore di musica: fu lui che commissionò a Bartók quella splendida pagina che è Contrasts e che fu eseguita alla Carnegie Hall nel 1940 con Goodman, il compositore ungherese al pianoforte e Joseph Szigeti al violino. Anche il Concerto per clarinetto di Copland fu scritto su invito di Goodman ed ebbe la sua prima alla Carnegie Hall il 6 novembre del 1950. Come dicevamo, segna un ritorno al jazz, ma non mancano da parte

di Copland altre memorie, com'è evidente fin dall'inizio del dipanarsi del lento e magico movimento introduttivo, Slowly and expressively, uno dei gioielli della melodia del Novecento nel suo formularsi lento, suadente, notturno, ma anche, nelle note basse pizzicate dell'arpa, nelle concatenazioni armoniche, una sorta di reinvenzione impressionista, che fa pensare a Debussy e Ravel rivisti a distanza, ma anche al giovane Varèse, e magari, in certe combinazioni di arpa e pianoforte, persino a Bartók, che aveva trascorso negli Stati Uniti l'ultima parte della sua vita travagliata. Il clima cambia bruscamente con la vivace cadenza solistica caratterizzata da figure ritmiche e sincopate che annunciano il movimento conclusivo, Rather fast, una sorta di libero rondò all'insegna del vitalismo jazz, in cui l'omaggio al virtuosismo di Goodman e alle modalità esecutive jazz (è richiesta ad esempio ai contrabbassisti di pizzicare in slap bass style) si congiunge con suggestioni di temi popolari latini (Copland lavorò infatti al concerto nel 1947 - 48, e in questo periodo i suoi impegni musicali lo portarono anche a Rio de Janeiro). La conclusione, con il glissando che conclude l'ascesa veloce e vertiginosa verso l'acuto del solista, richiama ad un tempo l'effetto più caratteristico del clarinetto jazz, e l'incancellabile ricordo lasciato nella musica americana da George Gershwin.


FRANZ SCHUBERT

(Lichtenthal, Vienna 1797 – Vienna 1828)

Sinfonia n.3 in re maggiore D.200 durata: 23 minuti circa

Nel 1815, a Vienna, ideale capitale d'Europa giacché vi si svolgeva il famoso Congresso della Restaurazione, mentre il ruvido Beethoven si godeva finalmente il suo trionfo (giacché pare che tutti i congressisti e relativo seguito, per prima cosa, arrivando in città, cercassero di essergli presentati), un ragazzo di diciotto anni, Franz Schubert, doveva contentarsi di guardarlo da lontano nelle sue solitarie passeggiate, e casomai salutarlo ossequiosamente, assieme agli altri giovani musicisti di Vienna per cui il Titano era un mito vivente. E intanto, però, questo ragazzo si apprestava a prendere delle decisioni importanti per il suo futuro. Maestro di scuola, sulle orme del padre? Anche in questo caso, il suo talento avrebbe avuto qualche occasione di esprimersi, giacché a Vienna l'esercizio musicale, nelle scuole, collegi e convitti, e più in generale nel tessuto sociale, era diffusissimo, ed erano molte le occasioni compositive ed esecutive, dal rito religioso, alle serate nelle case patrizie, alle accademie patrocinate dai cittadini più eminenti, alle celebrazioni più varie per feste e autorità. La musica era materia importante, e chi studiava, per l'insegnamento o per una professione, studiava anche la musica, e bene. E così l'educazione musicale di Schubert era cominciata assai presto sotto la guida del padre, nel sobborgo viennese di Lichtenthal dove la famiglia

viveva, ed ebbe modo di svilupparsi ulteriormente dal 1808, dunque dagli undici anni, in seguito all'ammissione nel coro dell'Imperiale e Regia Cappella di Corte e nello Stadtkonvikt, apprezzato collegio viennese. Passò poi nel 1813 ad un collegio dove si formavano i maestri di scuola, e nel 1815, l'anno della Terza Sinfonia, lo troviamo, in effetti, maestro di scuola a fianco del padre. In questo periodo Schubert aveva già composto molto, perché lo Stadtkonvikt aveva una sua orchestra e, come si è detto, le occasioni esecutive non mancavano: musica sacra fra cui le prime tre messe compiute, le tre prime sinfonie, intonazioni di testi di Metastasio (il suo maestro, Antonio Salieri, aveva imposto questo esercizio anche al meno metastasiano dei suoi allievi: Beethoven!), la prima opera, Des Teufels Lustschloss, musica da camera, musica pianistica. E naturalmente Lieder, giacché il Lied, espressione fra le più perfette del Romanticismo musicale, si andava imponendo in questa Vienna pur così moderatamente romantica, come espressione di sogni, vaghe sensazioni, inesprimibili slanci e desideri, ombre notturne e lunari, nostalgie, inquietudini, paure, sotto l'insegna di poeti grandi e piccoli. Ed è in questo campo che in Schubert matura qualcosa che va ben oltre il fresco esercizio haydniano/mozartiano delle sinfonie, della musica sacra e della mu-


sica da camera dei suoi primi anni da compositore, giacché già nel 1814 e 1815 due Lieder stupendi e notissimi, Gretchen am Spinnrade e Erlkoenig, ambedue su testi di Goethe, attirano l'attenzione su di lui, e il 1815, mentre lavora come maestro elementare a fianco del padre, scrive moltissimi Lieder, molti dei quali già pienamente all'altezza dei capolavori della maturità. Insomma, uno Schubert a due velocità, che per ora, nelle tre prime sinfonie, sembra una continuazione un po' epigonale del fiume haydniano/mozartiano quasi aggirando la roccia Beethoven e le rapide che le ribollono intorno (o meglio prendendo da Beethoven quello, e non era poco, che era assimilabile a questa tradizione), mentre nel Lied è già grande, è già Schubert. Ma il lievito inquieto della Romantik influirà forse sulle sue scelte di vita, e alla fine del 1816 Schubert lascerà la scuola e la casa del padre per trasferirsi come ospite della madre dell'amico Franz von Schober, e dedicarsi completamente alla composizione. Epigonali, queste sinfonie, abbiamo detto, e lo sono nell'organico settecentesco con i fiati a coppie, nella struttura, nella forma, e anche in parte nello materia, nella sostanza, sulle tracce di Haydn e Mozart e anche del primo Beethoven. Ma in parte la strategia compositiva è già diversa e adombra certi caratteri schubertiani ben definiti e suoi propri, come

la tendenza, più che allo sviluppo, alla divagazione e ripetizione arricchita da spostamenti peregrini di tonalità e dalle alternanze modali maggiore-minore, e infatti su queste sinfonie, e in particolare sulla Terza, si è riaccesa da tempo l'attenzione dei grandi interpreti. La Terza Sinfonia in re maggiore D.200 comincia com'è la regola nelle ultime sinfonie haydniane e come si trova sovente anche in Mozart e Beethoven, con un Adagio maestoso che svolge le sue figurazioni di semicrome per introdurre poi il primo tema dell'Allegro con brio, su un ritmo puntato, vivacemente espresso dal clarinetto, a cui si contrappone un secondo tema più robusto e alla marcia, introdotto dall'oboe. L'Allegretto che segue, in sol maggiore, è limpidamente tripartito, ed è già in parte originale, perché fra la sorniona arietta haydniana e la sua ripresa si frappone un episodio più mosso e variegato, in cui cogliamo un presagio dei passi erranti dello Schubert che verrà. Il Menuetto di nuovo in re maggiore è di fatto, sull'esempio beethoveniano, già un robusto Scherzo ritmicamente molto marcato e scandito, impreziosito dal delizioso Laendler del Trio con la sua grazia di danza popolare stilizzata, in cui il gioco è condotto dall'oboe e fagotto che suonano insieme all'ottava. Il Presto vivace conclusivo, sempre in re maggiore, è


una sorta di Rondò sonatizzato che, sotto le spoglie dell'imitazione dei finali haydniani e l'impepatura rossiniana (a Vienna stava cominciando infatti una fase di rossinite acuta), presenta quel ritmo di tarantella che poi troveremo cosÏ spesso nei finali vorticosi dell'ultimo Schubert, pur se in forma innocente, senza i bagliori demoniaci che quel ritmo assumerà nei finali di sonata e di quartetto che verranno tanti anni dopo. Come molte sinfonie di Schubert, anche questa fu presentata al pubblico molti anni dopo la morte dell'autore, a Londra nel 1881, anche se il movimento finale era stato già eseguito a Vienna nel 1865 nel contesto di un omaggio monografico a Schubert.


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Marco Bianchi 0 1 7 7 4 6 2 04 8 6


VIOLINI PRIMI

VIOLONCELLI

CORNI

Daniele Giorgi * Virginia Ceri * Paolo Gaiani ** Angela Asioli Gabriella Colombo Francesco Di Cuonzo Marian Elleman Susanna Pasquariello Marco Pistelli

Luca Provenzani * Augusto Gasbarri * Andrea Landi ** Simone Centauro Giovanni Simeone

Andrea Albori * Paolo Faggi

VIOLINI SECONDI

Chiara Morandi * Marcello D'Angelo ** Stefano Bianchi Clarice Curradi Chiara Foletto Alessandro Giani Camilla De Giovanni VIOLE

Stefano Zanobini * Pier Paolo Ricci ** Caterina Cioli Elena Favilla Alessandro Franconi

CONTRABBASSI

TROMBE

Donato De Sena * Stefano Benedetti *

Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Giuseppe Blanco

TIMPANI

FLAUTI

Anna Cognetta *

Fabio Fabbrizzi * Michele Marasco * OBOI

Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani * CLARINETTI

Morgan M.Tortelli * PIANOFORTE

ARPA

Cinzia Conte *

* prime parti ** concertino

Marco Ortolani * Francesco Darmanin FAGOTTI

Paolo Carlini * Umberto Codecà

ISPETTORE D’ORCHESTRA E ARCHIVISTA

Alfredo Vignoli


L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Composta da 44 musicisti, che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche, l’Orchestra realizza le prove e i concerti, distribuiti poi in tutta la Toscana, nello storico Teatro Verdi di sua proprietà. Le esecuzioni fiorentine sono trasmesse su territorio nazionale da RadioRai Tre e in Regione da Rete Toscana Classica.

TRA BAROCCO E MUSICA D’OGGI Fin dagli esordi, sotto la direzione artistica di Luciano Berio, l'ORT ha avuto un occhio di riguardo per la musica del nostro tempo ed i suoi interpreti, facendone quasi una propria specializzazione; tale tradizione si è mantenuta negli anni fino a giungere al festival "Play It! La musica fORTe dell'Italia", eloquente manifesto di tale attitudine, che nel 2014 ha ricevuto il XXXIII Premio della Critica Musicale "Franco Abbiati" per la migliore iniziativa 2013. Ma già dal suo debutto nel 1980, sotto la direzione di Massimo de Bernart, la piccola Orchestra si impose per la sua versatilità e l'altissimo livello professionale che ne fecero in poco tempo una raffinata interprete del Barocco e del Classicismo come della musica del '900, con una particolare vocazione per i capolavori rossiniani ed un'attenzione alle partiture più rare e poco eseguite. Negli anni a seguire, cedendo alla tentazione di affrontare l'affascinante repertorio sinfonico destinato ad organici più nutriti (anche grazie alla collaborazione con l'OGI e gli studenti dei Conservatori della Toscana), l'ORT si è spinta oltre i confini della musica da camera, affrontando con successo i capolavori del sinfonismo romantico e tardo-romantico, da Brahms e Schumann a Čajkovskij, Mahler, Sibelius.

OSPITALITÀ & TOURNÉE Ospite delle più importanti Società di Concerti italiane, si è esibita con grande successo al Teatro alla Scala di Milano, al Maggio Musicale Fiorentino, al Comunale di Bologna, al Carlo Felice di Genova, all’Auditorium del Lingotto di Torino, all’Accademia di S.Cecilia di Roma, alla Settimana Musicale Senese, al Ravenna Festival, al Rossini Opera Festival e alla Biennale di Venezia. Numerose le sue apparizioni all’estero a partire dal 1992 tra cui: Salisburgo, Cannes,


Strasburgo, New York, Edimburgo, Madrid, Hong Kong, Tokyo per la rassegna “ItaliaGiappone 2001-2002”. Negli ultimi anni il concerto al Konzertsaal di Lucerna con Daniele Rustioni sul podio e Sergej Krylov al violino (maggio 2013); la doppia tappa in Germania (Münster e Hannover) con Francesco Lanzillotta e Benedetto Lupo solista al piano nel novembre 2014, e nel giugno 2016 la trasferta in Sudamerica per una tournée di 6 concerti in Ecuador, Perù, Cile Argentina sempre guidati dal direttore principale Rustioni, con Francesca Dego al violino.

DISCOGRAFIA Musiche di Schubert e di Cherubini con Donato Renzetti (Europa Musica), Pierino e il lupo e L’Histoire de Babar con Paolo Poli e Alessandro Pinzauti (Caroman), Cavalleria rusticana con Bruno Bartoletti (Foné), Il barbiere di Siviglia con Gianluigi Gelmetti (EMI Classics), Omaggio a Mina e Orfeo cantando tolse di Adriano Guarnieri con Pietro Borgonovo (Ricordi) e lo Stabat Mater di Rossini con Gianluigi Gelmetti (Agorà), Tancredi con Gianluigi Gelmetti (Foné), Holy Sea con Butch Morris (Splasch), Richard Galliano e I Solisti dell’Ort (dreyfus), Le Congiurate di Schubert con Gérard Korsten per la regia di Denis Krief, Concertone con Stefano Bollani (Blue Label), Omaggio a Puccini con Fiorenza Cedolins (Bongiovanni), il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti, Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce di Haydn, concertatore Andrea Tacchi; Play it! (2011) con musiche di Sylvano Bussotti, Carla Rebora, Riccardo Panfili per VdM Records; Giorgio Federico Ghedini con Daniele Rustioni (Sony Classical 2016). Sono già stati realizzati in sala di incisione altri due cd (sempre su etichetta Sony) dedicati rispettivamente a Alfredo Casella e Goffredo Petrassi; la loro uscita è prevista nel 2018.


I PROSSIMI APPUNTAMENTI

DONATO RENZETTI direttore

FRANCESCA DEGO violino

GIOVEDÌ

3

maggio ore 21.00

musiche di Wolf-Ferrari, Čajkovskij

DANIELE RUSTIONI direttore

BEATRICE RANA pianoforte musiche di Brahms, Beethoven

GIOVEDÌ

17

maggio

ore 21.00


LA NUOVA STAGIONE 18_19 È GIÀ PRONTA

La presentazione della nuova stagione è un appuntamento molto atteso per il pubblico dei nostri abbonati. Quest'anno la Fondazione ORT lo proporra con largo anticipo rispetto al calendario tradizionale. Vi aspettiamo dunque lunedì 14 maggio ore 12.00 sul palcoscenico del Teatro Verdi (ingresso da via Ghibellina 99). A presentare al pubblico e alla stampa il nuovo Cartellone 2018/2019 sarà il direttore artistico Giorgio Battistelli. Interverranno la vice presidente e assessore alla cultura della Regione Toscana Monica Barni, il presidente della Fondazione ORT Maurizio Frittelli e il direttore principale Daniele Rustioni, impegnato proprio in quei giorni con l'ultima produzione della stagione in corso. Molte le novità artistiche: faremo la conoscenza di volti nuovi che inizieranno un percorso di collaborazione continuativo con l'Orchestra della Toscana; non mancherà una dedica al genio musicale beethoviano, ma chiaramente con un tocco di originalità; continueremo a sorprendere il pubblico anche con piccoli interventi dedicati al repertorio contemporaneo. Torna e si conferma protagonista l'iniziativa di grande successo "Realtà aumentata" che amplierà l'esperienza sensoriale e percettiva, aggiungendo all'ascolto anche altre percezioni sensoriali. Molte le proposte ed i caratteri nuovi che vi aspettano alla presentazione della 38.ma Stagione Concertistica dell'Orchestra della Toscana. Non mancate il 14 maggio al Teatro Verdi!


COMUNICAZIONI AL PUBBLICO

DICHIARAZIONE REDDITI 2017: dona il 5 per mille all'ORT

L’ORT festeggia il 25 aprile: "sognando un mondo migliore"

Mancano pochi giorni al tradizionale appuntamento per la Festa della Liberazione, il 25 aprile in concerto, evento promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione Toscana, che quest'anno si intitola: PACE & LOVE sognando un mondo migliore. Mercoledì 25 aprile ore 21.00 al Teatro Verdi di Firenze, occasione da non perdere per rivivere tra suoni e parole la liberazione, nelle realtà che caratterizzarono la fine della guerra (1945) e l’inizio della rivoluzione sociale più significativa dello scorso secolo (1968). Le parole saranno quelle di Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Robert Kennedy, Martin Luther King interpretate da Gabriele Lavia e Vinicio Marchioni. Le musiche saranno quelle delle sinfonie di Gian Francesco Malipiero e Ludwig van Beethoven eseguite dall’ORT diretta da Fabrizio Ventura. L'invito gratuito all'evento si ritira presso la biglietteria o sul sito www.orchestradellatoscana.it

Il 5 per mille è una misura fiscale che permette a ogni cittadino contribuente di destinare una quota dell’IRPEF (equivalente al 5x1000 dell’imposta sul reddito delle persone fisiche) a enti del terzo settore che operano in ambito, sociale, scientifico, sanitario e culturale. Quest'anno scegli di destinare il tuo 5 per mille all’ORT: è facile e veloce! Nella tua dichiarazione dei redditi (CUD, 730, UNICO) firma nell'apposito riquadro e indica il codice fiscale della Fondazione Orchestra Regionale Toscana - 01774620486. Scegli di donare il tuo 5 per mille alla Fondazione ORT: desideriamo che la nostra musica raggiunga ancora più persone e che sia utile a far crescere generazioni più attente e consapevoli. Vogliamo nutrire le persone con la cultura e tu in questo ci puoi davvero aiutare. Un piccolo gesto per te … un grande contributo per noi! Info su www.orchestradellatoscana.it

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25 aprile in concerto

PACE & LOVE sognando un mondo migliore

Orchestra della Toscana direttore Fabrizio Ventura con Gabriele Lavia e Vinicio Marchioni parole di Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Robert Kennedy, Martin Luther King musiche di Gian Francesco Malipiero e Ludwig van Beethoven in collaborazione con

mercoledĂŹ 25 APRILE 2018 ore 21.00

ingresso libero con invito fino ad esaurimento posti Inviti disponibili presso la biglietteria del teatro e on line sul sito dell’ORT

www.orchestradellatoscana.it


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Direzione Generale Marco Parri Stefania Tombelli segreteria direzionegenerale@orchestradellatoscana.it

Amministrazione Simone Grifagni Cristina Ottanelli direzioneamministrativa@orchestradellatoscana.it

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Area Comunicazione Riccardo Basile Ambra Greco ortstampa@orchestradellatoscana.it Ufficio Sviluppo Elisa Bonini sviluppo@orchestradellatoscana.it

Teatro e Servizi di sala Fulvio Palmieri teatro@orchestradellatoscana.it Ispettore d'orchestra Alfredo Vignoli archiviomusicale@orchestradellatoscana.it

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Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze (dal lunedĂŹ al sabato 10-13 e 16-19) tel. (+39) 055 21 23 20 www.teatroverdifirenze info@teatroverdionline.it



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