Festa della Toscana | Stagione 2017_18

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STAGIONE CONCERTISTICA 2017 / 18

FRÉDÉRIC CHASLIN direttore

GILE BAE pianoforte

Festa della Toscana


FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

UFFICIO SVILUPPO E FUNDRAISING

Maurizio Frittelli - Presidente Francesca Bardelli - Vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini

Elisa Bonini

REVISORE UNICO

Andrea Gianfaldoni

Vittorio Quarta

DIRETTORE ARTISTICO

Giorgio Battistelli DIRETTORE PRINCIPALE

Daniele Rustioni DIRETTORE ONORARIO

Thomas Dausgaard

AMMINISTRAZIONE

Simone Grifagni, Cristina Ottanelli UFFICIO DEL PERSONALE

SEGRETERIA

Stefania Tombelli (dir.Generale) Tiziana Goretti (dir.Artistica) Ambra Greco (Comunicazione) Chandra Ughi (corso Yo-Yo) SERVIZI TECNICI ORCHESTRA

Angelo Del Rosso OSPITALITÀ E SALA TEATRO VERDI

Fulvio Palmieri, Paolo Malvini PALCOSCENICO TEATRO VERDI

Alfredo Ridi, Alessandro Goretti Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo DIRETTORE GENERALE

PERSONALE DI SALA

Marco Parri

Lisa Baldi, Giovannella Berardengo, Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Alice Guerrini, Enrico Guerrini, Michele Leccese, Pasquale Matarrese, Andrea Nigro, Vieri Ulivi Valoriani, Mario Venneri, Sara Vivoli

DIRETTORE SERVIZI MUSICALI

Paolo Frassinelli DIRETTORE COMUNICAZIONE

Riccardo Basile


CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE

XXXVII STAGIONE CONCERTISTICA 2017 - 2018 Festa della Toscana

con il contributo di

partner


FESTA DELLA TOSCANA

FRÉDÉRIC CHASLIN direttore

GILE BAE pianoforte

FRYDERYK CHOPIN Concerto n.1 in mi minore per pianoforte e orchestra op.11 Allegro maestoso Romanza: Larghetto Rondò: Vivace

FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY Sinfonia n.3 in la minore op.56 Scozzese I. Introduzione. Andante con moto - Allegro un poco agitato - Assai animato - Andante come I II. Scherzo. Vivace non troppo III. Adagio cantabile IV Finale guerriero. Allegro vivacissimo - Allegro maestoso assai

FIRENZE, TEATRO VERDI

giovedì 30 novembre 2017 ore 21.00 MASSA, TEATRO GUGLIELMI

venerdì 1 dicembre 2017 ore 21.00 in collaborazione con concerto trasmesso in differita da Rete Toscana Classica

Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService


FRÉDÉRIC CHASLIN Direttore d’orchestra, compositore, pianista e scrittore, Frédéric Chaslin è nato a Parigi dove ha studiato al Conservatorio per poi perfezionarsi al Mozarteum di Salisburgo. Inizia la sua carriera di direttore come assistente di Daniel Barenboim a Parigi e Bayreuth e nel 1991 di Pierre Boulez all’Ensemble Intercontemporain a Parigi. Negli anni a seguire è direttore musicale all’Opera di Rouen, presso la Jerusalem Symphony Orchestra, al Nationaltheater di Mannheim, all’Opera di Santa Fe e di nuovo alla Jerusalem Symphony (dal 2011 ad oggi). Attivo sia sul versante operistico sia in quello sinfonico, Chaslin ha diretto nei più prestigiosi teatri del panorama lirico internazionale: Metropolitan di New York, Opera di Los Angeles, Deutsche Oper a Berlino, Bayerische Staatsoper a Monaco così come nei teatri di Lipsia, Dresda, Madrid, Bologna, Roma, Venezia, Torino, Tokyo, Oslo, Copenaghen. Debutta nel 1993 al Bregenzer Festspiele con Nabucco e successivamente Fidelio, avviando così un'interessante collaborazione coi teatri austriaci, in particolare con la Wiener Staatsoper dove dal 1997 ha diretto più di 200 recite. Per quanto riguarda la sua attività in ambito sinfonico oltre ad aver diretto le maggiori orchestre francesi (Orchestre de Paris, Orchestra National, Radio-France Philharmonic, Paris Opera Orchestra), ha collaborato con la Filarmonica della Scala, l’Orchestra Rai di

Torino, la London Symphony e la London Filharmonic, alla Manchester Hallé, alla Vienna Symphony e Philharmonic, The Orquesta Nacional de España, Orquestra Gulbenkian, con la Israel Philharmonic Orchestra e la Filarmonia di Nagoya. Si è inoltre esibito nella doppia veste di pianista-direttore; tra i concerti di maggior successo ricordiamo il Concerto per pianoforte e orchestra di Ravel e il Concerto n.5 per pianoforte e orchestra di Beethoven con la Vienna Philharmonic alla Wiener Staatsoper. Ha scritto 3 opere e oltre 50 composizioni per soprano, mezzosoprano e baritono. Estratti delle sue opere sono state cantate e incise da importanti artisti come Netrebko, Dessay, Peretyatko, e Damrau. Tra le composizioni sinfoniche ricordiamo Gipsy Dance per violino e orchestra oltre al concerto per violoncello. In veste di scrittore ha pubblicato un saggio Music in Every Sense e in autunno 2017 verrà pubblicato un suo romanzo sulla vita di Gustav Mahler, insieme alla sua orchestrazione della Sinfonia n.20 di Mahler. Tra gli impegni futuri Faust, Andrea Chénier, Manon, Samson et Dalila, L’Elisir d’Amore, Turandot, Carmen, Werther alla Staatsoper di Vienna; La damnation de Faust a Lisbona; Les contes d’Hoffmann a Dresda; la Sinfonia n.4 di Mahler con Wurth Philarmoniker; e una serie di concerti in Israele sul podio della Jerusalem Symphony Orchestra.


GILE BAE Nata nel 1994 a Capelle aan den IJssel in Olanda, Gile Bae ha iniziato gli studi musicali a cinque anni rivelando subito eccezionali doti pianistiche che in brevissimo tempo l’hanno portata a debuttare come solista con orchestra in Sud Corea e successivamente in Inghilterra, Austria, Germania, Olanda, Svizzera, Spagna, Portogallo e Italia. Nello stesso periodo, numerose le presenze radiofoniche e televisive soprattutto nei paesi nordici. A sei anni entra al Conservatorio Reale dell’Aia studiando sotto la guida di Marlies van Gent. Vince i primi premi al Concorso Internazionale Steinway & Sons suonando al Concertgebouw di Amsterdam, all’EPTA International Piano Competition in Belgio e al Concorso Internazionale ‘Maria Campina’ in Portogallo. Nel 2009, a quindici anni, vince il primo premio al Prinses Christina Competition in Olanda e anche il primo premio nella massima categoria dello Steinway & Sons International Piano Competition venendo poi scelta in rappresentanza dell’Olanda all’International Steinway & Sons Festival, esibendosi nella Laeiszhalle di Amburgo. Fin dai suoi primi anni ha suonato per la famiglia Reale Olandese e, nel 2013, per il premio Nobel per la pace Aung San Su Kyi all’Alma Mater Studiorum di Bologna.

Nel 2014, in occasione del 25esimo anniversario della Fondazione dell’Accademia Pianistica di Imola, ha tenuto il concerto inaugurale assieme a Vladimir Ashkenazy. Nello stesso anno ha partecipato al Festival Internazionale MITO Settembre Musica con un programma brahmsiano. Ha seguito numerose Masterclass tra cui quelle con Naum Grubert, Elza Kolodin, Ruth Nye, Tatiana Zelikman, Boris Petrushansky e Jean Ives Thibaudet. Attualmente prosegue gli studi, iniziati dodici anni fa all’Accademia Pianistica di Imola, sempre sotto la guida diretta del maestro Franco Scala, fondatore della scuola di alto perfezionamento. Nel maggio 2016 ha eseguito e inciso le variazioni Goldberg di J.S.Bach nella sala cinquecentesca del Teatro Olimpico di Vicenza.


FRYDERYK CHOPIN (Żelazowa Wola, Polonia 1810 - Parigi 1849)

Concerto n.1 in mi minore per pianoforte e orchestra op.11 durata: 40 minuti circa

L'11 ottobre 1830 Fryderyk Chopin presentò a Varsavia il suo nuovo Concerto in mi minore: fu l'ultima volta che suonò in Polonia. Il 2 novembre partì per Vienna alla ricerca di un successo che non avrebbe trovato. Dopo nemmeno un anno sbarcò a Parigi, ma anche la capitale francese, assediata da compositori e strumentisti che da tutto il continente vi cercavano fortuna, non si accorse subito di lui. Friedrich Kalkbrenner, per Chopin "il primo pianista d'Europa", dopo averlo sentito suonare gli disse che il talento c'era, ma la sua tecnica pianistica era anomala e sottosopra: ci sarebbero voluti tre anni di studio con lui per rimetterla a posto. Apprezzò il Concerto in mi minore, anche se lo trovò troppo lungo e ne cancellò alcune parti. Chopin non poteva permettersi di passare altri tre anni da allievo: da Kalkbrenner si fece sentire qualche volta e poi di lezioni non se ne parlò più. I due rimasero in rapporti cordiali, tanto che nel febbraio 1832 Kalkbrenner gli organizzò il concerto di debutto a Parigi. Quando nel 1833 l'editore parigino Schlesinger pubblicò il Concerto come op.11, la dedica fu per "Monsieur Fr. Kalkbrenner" che ricambiò con quella delle Variations brillantes op.120. Il Concerto in mi minore, composto fra la primavera e l'estate del 1830, segue di qualche mese quello in fa minore (pubblicato

poi nel 1836 come Concerto n.2 op.21). In questi anni il giovane Chopin si stava preparando alla carriera di virtuoso e come ogni pianista-compositore della sua generazione si era fatto un corredo di concerti e pezzi di bravura per pianoforte e orchestra. Ma i modelli a cui si rifaceva, i concerti di Kalkbrenner, di Johann Nepomuk Hummel, dell'inglese John Field, erano ormai poco smerciabili nel circuito concertistico internazionale (ecco anche spiegata la causa degli insuccessi appena fuor di patria). D'altronde proprio questi - e non, per esempio, i concerti di Beethoven, l'ultimo dei quali risaliva a vent'anni prima - aveva potuto conoscere in una Varsavia certo culturalmente vivace, ma periferica rispetto alle nuove tendenze della musica europea. Così la sua idea di questo genere è ancora quella di Biedermeier, con il solista in netto risalto su un’orchestra che si limita a fare perlopiù da tappezzeria. Per la debolezza del tessuto sinfonico, anche su questa, come su tutte le sue composizioni per pianoforte e orchestra, si sono appuntate le critiche di molti studiosi e musicisti; qualcuno ha pure pensato di riorchestrare i due concerti: Karl Klindworth e Alfred Cortot ci hanno provato con l'op.21, Cari Tausig con l'op.11. Biedermeier è anche la scelta di non lasciare spazio alla cadenza del pianoforte nel primo tempo e di scrivere un finale


popolaresco (luogo comune poi anche in molti altri concerti pianistici dell’Ottocento: si pensi a quello di Grieg o al Primo di Čajkovskij). Il primo tempo è costruito in una forma-sonata tonalmente inusuale: il secondo tema viene presentato nell'esposizione con la tonalità che dovrebbe essere della ripresa, e viceversa. I due temi (il primo, a cui deve essere riferito il 'maestoso' che appare nell'indicazione di movimento, vigoroso e affermativo a piena orchestra; il secondo, un cantabile affidato agli archi) vengono esposti, com'è prassi, dall'orchestra - l'unico momento di tutto il concerto in cui sia veramente protagonista – per essere ripresi poi dal pianoforte. Le sezioni di passaggio e lo sviluppo richiedono un esecutore che giochi sulle nuances di una scrittura pianistica che allenta il rigore virtuosistico dei contemporanei Studi op.10, a cui si richiama in modo evidente, in un disegno fantasioso al limite dell'improvvisazione. Scriveva Chopin a proposito del secondo tempo: "ha il carattere di una romanza, calma, melanconica; deve dare l'impressione di un dolce sguardo rivolto a un luogo che ci suscita nel pensiero mille piacevoli ricordi. Si tratta di una fantasticheria, al bel tempo di primavera, ma con la luna". La frequentazione assidua delle opere di Rossini, l'aver ascoltato Giuditta Pasta: qui si sente tutto,

ed è come trasfigurato in questa forma-sonata senza sviluppo nella quale gli archi con la sordina fanno da sfondo alle evoluzioni belcantisti-che del pianoforte che continuano pure nella coda, quando è l'orchestra a enunciare finalmente il tema. Il terzo tempo (un rondò con temi polacchi in ritmo di krakowiak) richiede al solista una tecnica brillante e trasparente che gli permetta di districarsi con la necessaria non curanza nelle agilità di una trama pianistica intessuta di abbellimenti piccanti e screziature timbriche. Le difficoltà tecniche di questa pagina mettevano in apprensione lo stesso compositore che venti giorni prima del debutto scriveva: "È troppo originale, e alla fine non riuscirò nemmeno a impararlo". Ma nel concerto solistico, all’altezza del 1830, questo pianismo era già démodé. Gregorio Moppi


FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY (Amburgo 1809 - Lipsia 1847)

Sinfonia n.3 in la minore op.56 Scozzese durata: 40 minuti circa

Nel 1829, all'età di vent'anni, Mendelssohn abbandonava Berlino per affrontare un lungo viaggio europeo che completasse la sua formazione musicale e consolidasse la sua notorietà al di fuori della sua città di residenza; prima tappa fu la Gran Bretagna; conquistata Londra con l'esecuzione della sua Sinfonia in do minore, il compositore si concesse un periodo di vacanza in Scozia, in compagnia dello scrittore Carl Klingemann. L'itinerario del viaggio condusse i due amici a Edimburgo, dove giunsero il 28 luglio e dove rimasero particolarmente impressionati dall'Holyrood Palace. Il giovane Mendelssohn, ammiratore del teatro di Schiller, non poteva mancare di visitare i luoghi storici legati a Maria Stuarda, fra cui le rovine della cappella dove era stata incoronata la sventurata regina. Il 30 luglio il compositore poteva scrivere ai suoi familiari: "Oggi, in questa antica cappella, credo di avere trovato l'inizio della Sinfonia scozzese". Mendelssohn avrebbe poi abbozzato il primo tempo della Scozzese nel corso del suo soggiorno romano del 1831, pressoché simultaneamente allo schizzo della Sinfonia Italiana, ma quell'abbozzo doveva rimanere per il momento nel cassetto. L'ambiente romano rendeva incapace il compositore "di ritornare indietro coi sentimenti nel brumoso paesaggio scozzese". Quel germe

originato dalla prima tappa del viaggio del 1829 avrebbe dovuto aspettare oltre un decennio per essere completamente sviluppato; sì che la Schottische Symphonie sarebbe rimasta, in realtà, l'ultimo dei cinque lavori sinfonici del compositore - anche se le complesse vicende editoriali delle differenti sinfonie hanno poi portato a un ordine di pubblicazione differente da quello di composizione, da cui una numerazione svincolata dalla cronologia. La Scozzese è nota infatti impropriamente come la terza delle cinque Sinfonie. Di fatto la futura Sinfonia op.56 sarebbe stata ripresa solamente nel 1841, in un momento di intensissima attività. Dal 1835 Mendelssohn era a Lipsia quale direttore del Gewandhaus, e proprio nel 1841 accettò parallelamente l'incarico di direttore della cappella di Federico di Prussia, dividendosi fra Lipsia e Berlino; si aggiungano la direzione di diversi festival musicali, le tournée a Londra, la fondazione di un istituto musicale a Lipsia, l'attività didattica, la rielaborazione di opere del passato; e si avrà il quadro di una operosità frenetica e instancabile, destinata a consumare precocemente la fibra del compositore. Conclusa nel gennaio 1842 la Scozzese venne dedicata alla regina Vittoria ed eseguita in estate presso la Società Filarmonica di Londra, sotto la direzione dello stesso autore.


Colpisce, nella ricostruzione della lunga gestazione della partitura, la nitidezza dell'idea primigenia, la precoce e precisa determinazione di comporre una sinfonia scozzese. Per un giovane compositore della nuova leva romantica l'approccio con il genere sinfonico comportava certamente delle difficoltà che la precedente generazione di autori non aveva conosciuto. Difficoltà di ordine innanzitutto concettuale. Se il genere sinfonico era stato per Haydn, Mozart, il giovane Beethoven, ancora un genere di intrattenimento, i capolavori sinfonici beethoveniani avevano donato al genere uno spessore intellettuale per cui la forma in quattro movimenti doveva essere veicolo di forti tensioni ideali. Le nove Sinfonie, considerate esempi di inattingibile perfezione, costituivano anche delle pietre di paragone difficilmente emulabili. Lo stesso Schubert si era dibattuto per anni nella creazione di una grande Sinfonia, che poi proprio Mendelssohn avrebbe portato alla prima esecuzione postuma nel 1839 a Lipsia. Di qui la necessità di rendere il genere sinfonico l'espressione di un percorso ideale, i cui contenuti erano però tutti da definire. La sensibilità romantica di Mendelssohn doveva portare il compositore a trovare anche in una tipologia paesaggistica, naturalistica, la giusta risoluzione del problema.

Di qui l'idea di una Sinfonia Scozzese, come di una Italiana, i cui obiettivi non sono però certo descrittivi, i cui esiti non sono folkloristici. Non a caso nel corso del suo viaggio scozzese Mendelssohn guardò con sufficienza e quasi con astio alle melodie popolari e alla musica etnica con cui ebbe occasione di venire in contatto - nonostante poi la Scozzese ricrei a suo modo degli echi popolari. Piuttosto la finalità era quella di rievocare atmosfere e impressioni del viaggio giovanile in modo da donare unità concettuale e continuità narrativa ai quattro movimenti della forma sinfonica - ed è indicativo che l'autore volesse i quattro movimenti eseguiti senza soluzione di continuità. Ecco dunque che la Sinfonia Scozzese si presenza come fortemente unitaria e insieme diversificata al suo interno. Il primo tempo è introdotto da un Andante con moto di impostazione grave e solenne, in cui la sinuosità del fraseggio e la tonalità minore si riallacciano alle impressioni della cappella di Maria Stuarda. La stessa atmosfera si proietta sull'Allegro un poco agitato che completa il primo movimento, in cui si impongono l'intonazione drammatica, l'orchestrazione massiccia; non viene mai meno tuttavia il ferreo dominio della forma, e infatti questo primo tempo appare frutto


di una complessa scrittura; i temi principali sbocciano l'uno dall'altro in continuità, donando varietà coloristica all'idea di base, e la sezione dello sviluppo procede secondo una complessa elaborazione che avvicenda plasticamente situazioni differenti ma coerenti. Una procella sembra venire evocata nella lunga coda, ricca di passaggi cromatici e di forti contrasti. Rispetto ai consueti canoni sinfonici Mendelssohn inverte i due tempi centrali, premettendo lo Scherzo al tempo lento. E lo Scherzo - che inconsuetamente segue la forma sonata - è uno dei tipici movimenti magici di Mendelssohn, filiazione diretta di quello del Sogno di una notte di mezza estate, nella agitazione perpetua come nella scrittura sussurrata, trasparente, nell'intreccio delle voci strumentali. Caratteristico è il motivo pentatonico del clarinetto, all'inizio, come anche la conclusione in pianissimo. Una sorta di recitativo dei violini immette nel tempo lento, in forma di Lied, un Adagio dove la melodia innodica, intensa e plastica, viene accompagnata da pizzicati e trova un netto contrasto nella seconda idea, in minore, esposta dai fiati, quasi marcia funebre. La riprese del tema vedono poi una veste strumentale impreziosita dall'aggiunta di voci secondarie e dal passaggio del tema alle voci gravi o ai fiati.

Aperto da uno scoppio folgorante, il finale, Allegro vivacissimo, è un movimento di grande forza drammatica, internamente percorso da una straordinaria energia ritmica, che lascia comunque spazio alla seconda idea, nitidamente scandita dai fiati. Lo sviluppo appare assai variegato, con elaborazioni fugate del materiale, preziosi giochi strumentali, improvvisi contrasti strumentali, e sfocia in una ripresa abbreviata, che prende l'avvio dal secondo tema. Interessante è che questo movimento subisce una subitanea conversione nella conclusione; subentra infatti un Allegro maestoso assai, con un tema innodico in maggiore che si eleva in apoteosi, ottenendo il doppio risultato di offrire una chiusa di grande effetto e di riaffermare quella logica di varietà nella continuità che è una delle principali ragioni d'essere della mirabile partitura. Arrigo Quattrocchi


I PROSSIMI APPUNTAMENTI

TUTTI AL TEATRO VERDI

Gli spettacoli del sabato pomeriggio per bambini, ragazzi e famiglie

NEL GIARDINO DEGLI ARCHI con Gregorio Mazzarese

CONCERTO DI NATALE DANIELE RUSTIONI direttore

ALESSANDRO TAVERNA

pianoforte

musiche di Beethoven

SABATO

9

dicembre ore

16.30

DOMENICA

24

dicembre ore

17.00


in corsivo (yo) allievi corso Yo-Yo

VIOLINI PRIMI

VIOLONCELLI

CORNI

Daniele Giorgi * Virginia Ceri ** Angela Asioli Stefano Bianchi Gabriella Colombo Marcello D'Angelo Camilla De Giovanni (yo) Alessandro Giani Emma Lanza (yo) Susanna Pasquariello

Luca Provenzani * Augusto Gasbarri * Stefano Battistini Leonardo Giovannini (yo) Matilde Michelozzi (yo) Giovanni Simeone

Andrea Albori * Paolo Faggi * Alberto Bertoni Gabriele Galluzzo

VIOLINI SECONDI

Chiara Morandi * Marco Pistelli ** Colomba Betti (yo) Patrizia Bettotti Francesco Di Cuonzo Marian Elleman Chiara Foletto Elena Gori (yo)

CONTRABBASSI

Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Mattia Riva (yo) Margherita Vezzani (yo)

TROMBE

Donato De Sena * William Castaldi TROMBONI

Paolo Masi * TIMPANI

FLAUTI

Fabio Fabbrizzi * Michele Marasco *

Morgan M.Tortelli *

OBOI

Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *

VIOLE

CLARINETTI

Stefano Zanobini * Pier Paolo Ricci ** Caterina Cioli Alessandro Franconi Khulan Ganzorig (yo) Tommaso Morano (yo)

Marco Ortolani * Alfredo Vena * FAGOTTI

Paolo Carlini * Umberto Codecà *

* prime parti ** concertino ISPETTORE D’ORCHESTRA E ARCHIVISTA

Alfredo Vignoli


L'ORT COMUNICA | IL NUOVO SITO

È online il nuovo sito dell'Orchestra della Toscana La nuova stagione dell'ORT si è aperta con un grande successo e anche con una nuova veste grafica del sito www.orchestradellatoscana.it. Adesso è ancora più facile essere aggiornati su tutti gli eventi che ci riguardano, a Firenze e in regione: ci trovate i concerti della Stagione, gli appuntamenti dei Gruppi da Camera, la partecipazione nelle Stagioni d'Opera di Lucca, Pisa, Livorno. Da segnalare gli scatti di Marco Borrelli visibili nella nuova Photogallery. E poi ancora notizie sulla Fondazione, corsi di formazione orchestrale, iniziative dedicate agli studenti, progetti speciali, e una sezione dedicata al Fondo Tacchi: un archivio online con le partiture, tratte dal repertorio della nostra Orchestra, contenente lo spartito del primo leggio dei Violini Primi, Andrea Tacchi.


CONTATTI FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

Via Verdi, 5 - 50122 Firenze | tel. (+39) 055 2342722 - 2340710 | fax (+39) 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it | info@orchestradellatoscana.it Presidenza Maurizio Frittelli presidenza@orchestradellatoscana.it

Ufficio del Personale Andrea Gianfaldoni ufficiopersonale@orchestradellatoscana.it

Direzione Generale Marco Parri Stefania Tombelli segreteria direzionegenerale@orchestradellatoscana.it

Amministrazione Simone Grifagni Cristina Ottanelli direzioneamministrativa@orchestradellatoscana.it

Direzione Artistica Giorgio Battistelli Paolo Frassinelli servizi musicali Tiziana Goretti segreteria direzioneartistica@orchestradellatoscana.it

Servizi Tecnici Angelo Del Rosso ufficiotecnico@orchestradellatoscana.it

Area Comunicazione Riccardo Basile Ambra Greco ortstampa@orchestradellatoscana.it Ufficio Sviluppo Elisa Bonini sviluppo@orchestradellatoscana.it

Teatro e Servizi di sala Fulvio Palmieri teatro@orchestradellatoscana.it Archivio musicale Alfredo Vignoli archiviomusicale@orchestradellatoscana.it Corso Yo-Yo Chandra Ughi concorsi@orchestradellatoscana.it

TEATRO VERDI Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze

BIGLIETTERIA

PROGETTO GRAFICO ORT Mallet Studio IMPAGINAZIONE PROGRAMMA DI SALA Ambra Greco FOTO & ILLUSTRAZIONI Gian Luca Liverani (copertina, 6) Bernard Martinez (5), Mallet Studio (12), anomie (16) STAMPA Grafiche Martinelli (Firenze)

Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze (dal lunedĂŹ al sabato 10-13 e 16-19) tel. (+39) 055 21 23 20 www.teatroverdifirenze info@teatroverdionline.it


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