LA MUSICA E F DELL’ITALIA
FESTIVAL III EDIZIONE
concerti | incontri 26-27-28-29 MARZO 2014
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Direttore generale
Marco Parri
Direttore servizi musicali
Paolo Frassinelli
Direttore comunicazione
fondazione orchestra regionale toscana
Riccardo Basile
Ufficio sviluppo e fundraising
Elisa Bonini
Amministrazione
Simone Grifagni Cristina Ottanelli
Ufficio del personale
Patrizia Brogioni Andrea Gianfaldoni Segreteria
Consiglio di Amministrazione Claudio Martini Presidente Daniela Misul Vicepresidente Marco Bertini Marta Blasi Stefanelli Ricciotti Corradini Rita Cucè Alda Giannetti Giancarlo Nutini Giulio Cesare Ricci Adriano Tintori Riccardo Zucconi Collegio dei Revisori dei Conti Roberto Giacinti Presidente Rino Cacciamani Paolo Formichi
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Stefania Tombelli | Direzione Generale Tiziana Goretti | Direzione Artistica Ambra Greco | Area Comunicazione Simona Capristo | Play It! Servizi tecnici Orchestra
Francesco Vensi Angelo Del Rosso
OspitalitĂ e sala Teatro Verdi
Fulvio Palmieri Paolo Malvini
Palcoscenico Teatro Verdi
Alfredo Ridi Walter Sica Carmelo Meli Sandro Russo Alessandro Goretti
LA MUSICA E F DELL’ITALIA
Festival III edizione
concerti | incontri 26-27-28-29 MARZO 2014
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L’Orchestra della Toscana con il suo Festival Play It! intende presentarsi soprattutto e semplicemente come un terreno libero della musica, un percorso indipendente che attraversa e lega l'Italia, uno scorcio sul futuro che al tempo stesso suona in controtempo, in un Paese sempre più in balia di una spettacolarità inseguita a tutti i costi. Queste le caratteristiche di una manifestazione che vuole offrire spazio, visibilità e ascolto alle realtà musicali attuali italiane, un osservatorio sui migliori giovani talenti e un punto a capo nella pagina dedicata ai grandi protagonisti di oggi. Un cimento rivolto a chiunque desideri allenare le proprie abitudini d'ascolto, esperti, professionisti, ma anche semplici curiosi, pronti a mordere la musica d'arte di oggi.
Per l'entusiasmo, la convinzione, lo sguardo coraggiosamente rivolto avanti, ringrazio gli artisti coinvolti in questa partita, gli interpreti, i professori che sono l’anima dell'Orchestra della Toscana e tutto il personale che lavora con passione quotidiana per l’ORT. Grazie infine alle istituzioni pubbliche per il loro sostegno, ai lungimiranti mecenati privati e alla Fondazione ORT, che ha creduto sin dal primo istante in questo progetto, commissionando anche la scrittura di numerose partiture. Senza la visione illuminata di tutti questi amici, la musica di domani sarebbe muta. Giorgio Battistelli
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Albo d’Oro PLAY IT!
I edizione (ottobre 2011)
II edizione (ottobre 2012)
Riccardo Panfili premio sezione musica da camera con il brano Mappe immaginarie per ensemble (2011) Carla Rebora premio sezione musica sinfonica con il brano Quimeras (Chimere) suite per orchestra (2011) Sylvano Bussotti premio alla carriera
Matteo Franceschini premio sezione musica da camera con il brano Middle eight per ensemble (2012) Paolo Marchettini premio sezione musica sinfonica con il brano Mercy per orchestra (2012) Giacomo Manzoni premio alla carriera
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premio playit! 2014
Per onorare il percorso musicale di Azio Corghi, già collaboratore del Premio Nobel José Saramago per diverse opere musicali (Blimunda 1989, Divara 1993, Il Dissoluto Assolto 2005), l’ORT chiuderà le quattro giornate del festival con l’esecuzione del brano … Her Death! (Ritratto di Sarah) scritto da Corghi nel 2005 e accompagnato dalla drammaturgia poetica di Quirino Principe, e con la consegna al maestro del Premio PLAY IT! 2014 alla carriera. Per la terza edizione è previsto il premio Play It! al compositore che risulterà il vincitore dalla selezione fatta dai Professori dell’Orchestra della Toscana e dai Direttori d’orchestra.
I premi sono realizzati dal maestro orafo Paolo Penko 7
calendario concerti
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Mercoledì 26 marzo
Fabio Maestri direttore Mario Marzi saxofono Alda Caiello soprano Francesco Giomi
LFO # 1 improvvisazione creativa per ensemble (2014)
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
Federico Gardella
Ossessioni di Pontormo per due gruppi strumentali e percussioni (2014)
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
Fabio Nieder
The Water Flow On their Way Prima Assoluta commissione per orchestra e voce femminile Fondazione ORT piangente (vers. 2014)
Luca Francesconi
Trama per saxofono e orchestra (1987)
Prima Italiana
Carmine Emanuele Cella
The Manhattan distance per orchestra (2010 rev.2014)
Prima Italiana
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Giovedì 27 marzo
Carlo Rizzari direttore Alda Caiello soprano
Daniele Ghisi
Próxima per voce femminile ed ensemble (2011-12) su testi di Gustavo Adolfo Bécquer
Marco Lena
In the dark (2014)
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
Daniela Terranova
Stasis in Darkness. Then the Blue (2013-14)
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
Girolamo Deraco
Taci minimodramma per voce e orchestra (2013)
Paolo Marchettini
The Months have ends per soprano e orchestra (2014) su cinque poesie di Emily Dickinson
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Prima Italiana
Prima Italiana
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
calendario concerti
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Venerdì 28 marzo
Tonino Battista direttore Francesco Dillon violoncello Giovanni Verrando
Travelling icon on rabbit-skin glue per ensemble (2013-14)
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
Andrea Manzoli
Blooming per 9 strumenti (2013-14)
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
Matteo Franceschini
Voce concerto per violoncello e orchestra (2012)
Prima Italiana
Francesco Filidei
Finito ogni gesto per sei strumenti (2010)
Prima Italiana
Alessandra Ravera
L’impeto come acqua sgorga Prima Assoluta per orchestra (2013)
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Sabato 29 marzo
Francesco Lanzillotta direttore Lorna Windsor voce Gilberto Bosco
Dal deserto per otto esecutori (2003)
Emanuele Casale
Allegro con bocca per ensemble e elettronica (2011)
Prima Italiana
Marcello Filotei
Dov’è la vittoria? per quartetto d’archi ed elettronica (2014)
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
Riccardo Nova
Harivamśa compendium per orchestra (2013-14)
Prima Assoluta commissione Fondazione ORT
Azio Corghi
…Her Death! (ritratto di Sarah) Drammaturgia poetica di Quirino Principe per attrice-cantante e orchestra (2005)
Prima Assoluta
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Programma incontri Play It 2014 Play It! propone un ciclo di incontri dal titolo ‘LA CREATIVITÀ SOSTENIBILE’
Il tema verrà sviluppato sotto diverse angolazioni, in sedi e contesti differenti
■ martedì 18 marzo ore 15:00
Conservatorio Luigi Cherubini, piazza delle Belle Arti, 2 - Sala del Buonumore GIORGIO BATTISTELLI
Firenze e le musiche possibili
■ martedì 18 marzo ore 18:00
Libreria Feltrinelli, via Cerretani 30/32 r
GIORGIO BATTISTELLI ALESSANDRA RAVERA, MARCO LENA
Play it! 2014 – Un incontro con il pubblico
■ martedì 25 marzo ore 15:00
Università di Firenze, via Gino Capponi 9 - Dipartimento Sagas, primo piano - Aula 12 GIORGIO BATTISTELLI e MAURIZIO AGAMENNONE
Firenze, la musica e il mondo
Quattro conversazioni coordinate da GIORGIO BATTISTELLI Teatro Verdi via Ghibellina 99
■ mercoledì 26 marzo ore 11:00
GIANLUIGI MATTIETTI - Ecosistemi della nuova musica con Elisabetta Torselli
■ giovedì 27 marzo ore 11:00
MARCO MAZZOLINI - Musicabilità del mondo con Michele Manzotti
■ venerdì 28 marzo ore 11:00
PAOLO PETAZZI - Uno spazio per il pensiero musicale di oggi con Francesco Ermini Polacci
■ sabato 29 marzo ore 11:00
QUIRINO PRINCIPE - Musica forte, musica debole con Eleonora negri
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direttori Fabio Maestri
Terni, 1956
Compositore formatosi alla scuola di Franco Donatoni, ha studiato direzione d’orchestra con Franco Ferrara alla Chigiana di Siena. È invitato sul podio di numerose formazioni, da camera e sinfoniche, in Italia e in Francia. Ha diretto più volte alla Biennale di Venezia, al Festival Musica d’Oggi, al Sinopoli Festival, e alla Rai Nuova Musica di Torino. Fra le prime esecuzioni assolute citiamo Alfred, Alfred di Donatoni, Lighea e Jehyll di Sbordoni, Dannata Epicurea di D’Amico, Studio 2012 di Manzoni, Sinfonia terza di Solbiati. Attualmente é direttore artistico del Festival Operaincanto (Narni).
Carlo Rizzari
Catania, 1964
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Dirige regolarmente l’Orchestra dell’Accademia di S.Cecilia, chiamato come assistente musicale di Antonio Pappano. Invitato da Abbado per una serie di concerti dell’Orchestra Mozart a Bologna e Lucerna, si è esibito con le più prestigiose orchestre e in Italia al San Carlo di Napoli, con i Pomeriggi Musicali, e l’ORT. Ha diretto la Sinfonica di Montréal al Festival Knowlton con Fontane di Roma, Pini di Roma di Respighi e Il Campanello di Donizetti, il Gianni Schicchi di Puccini, l’Heure Espagnole di Ravel, l’Adina di Rossini al Reate Festival, e una nuova produzione del Rigoletto a Bari e a Genova.
direttori Tonino Battista
Gaeta, 1960
Compositore cresciuto alla scuola di Sciarrino, Stockhausen, Nono, Donatoni, nel 1985 inizia la carriera di direttore. Dopo gli insegnamenti di Daniele Gatti, ha collaborato con Péter Eötvös e ha raggiunto traguardi prestigiosi: sul podio dell’Ensemble Modern di Francoforte, al Teatro di Spoleto per Satyricon di Maderna, la prima di Orfeo cantando… tolse di Adriano Guarnieri al Cantiere d’arte di Montepulciano, Hommage a Berio a Tolone. Direttore del Parco della Musica Contemporanea Ensemble, esegue un repertorio moderno e contemporaneo, tra cui A Floresta è jovem di Nono e Laborintus II di Berio.
Francesco Lanzillotta
Roma, 1977
Tra i più i giovani direttori emergenti nel panorama musicale italiano, Francesco Lanzillotta ha diretto al Teatro San Carlo di Napoli, alla Fenice di Venezia, al Teatro Filarmonico di Verona, al Verdi di Trieste. Vincitore del primo premio al concorso “Valentino Bucchi” e al concorso “Nino Rota”, ha debuttato recentemente sul podio dell’Orchestra Sinfonica della RAI con una serie di concerti dedicati a Stravinskij e Berlioz, nonché ha diretto Historie du soldat e La fuga in maschera al San Carlo, Il Maestro di cappella all’Opera de Nancy e Il piccolo spazzacamino di Britten al Comunale di Treviso.
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solisti Mario Marzi
San Giovanni in Marignano (RN), 1964
saxofono
Vincitore di numerosi concorsi, si esibisce nelle sale più prestigiose al mondo con importanti orchestre internazionali e nei maggiori festival tra cui la Biennale di Venezia, Salisburgo e Ravenna Festival. Ventennale la sua collaborazione con la Scala di Milano sotto la direzione di Muti, Berio, de Burgos, Sinopoli, Abbado, Chung, Harding, Dudamel ecc. Ha inciso per BMG, Sony Classic, EMI, Edipan, Stradivarius, Agorà e Amadeus. Docente di saxofono al Verdi di Milano, tiene corsi di perfezionamento e masterclass ad Oporto, Amsterdam, Lisbona, Francoforte, Pechino, Washington, Londra, Vienna e Caracas.
Alda Caiello
Orvieto, 1965
soprano
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Diplomata in pianoforte e in canto al Conservatorio di Perugia, e cantante prediletta da Luciano Berio per le sue Folksongs, si è esibita sotto la guida di direttori quali Brüggen, Chung, Gergiev, Renzetti, Ausbury, Rundel, Angius. È invitata regolarmente nei maggiori teatri e festival musicali europei. Con un repertorio che spazia da Monteverdi, Bach, Mozart, Rossini, fino ai contemporanei Berio, Schönberg, Poulenc, Mosca, Nono, Bussotti, Sciarrino, Dallapiccola, Boulez, Castiglioni, Maderna, è una delle maggiori interpreti nel panorama europeo per versatilità, raffinatezza e capacità espressive.
solisti Francesco Dillon
Torino, 1973
violoncello
Formatosi prima sotto la guida di Andrea Nannoni a Firenze, e dopo con Bijlsma, Brunello, Geringas e Rostropovich, studia composizione con Salvatore Sciarrino. Con una brillante carriera internazionale caratterizzata da un repertorio vario e originale, ha un profondo interesse per la contemporaneità, collaborando con Ivan Fedele, Luca Francesconi, Philip Glass, Sofija Gubaidulina, Toshio Hosokawa, Arvo Pärt e con musicisti sperimentali come Matmos, Pansonic, William Basinsky, e John Zorn. Recenti le registrazioni di Variazioni di Sciarrino e della Ballata di Giacinto Scelsi, con l’Orchestra della RAI.
Lorna Windsor
Orpington (UK), 1956
soprano
Britannica d’adozione italiana, soprano, liederista, chanteuse, attrice, è da sempre impegnata come interprete di musica italiana e musica d’oggi. In scena come Donna Anna (Glyndebourne), Euridice (TMP Châtelet, Parigi), Norina (Verona), Despina (Piccolo Teatro di Milano), e nel Pierrot Lunaire al Covent Garden di Londra, collabora con Abbado, Bruggen, Leonhardt. È interprete di opere dei compositori del Novecento quali Messiaen, Dallapiccola, Berio, Cage, Kurtág, Crumb, Tzortzis. Il suo approccio libero, e rigoroso le consente di interpretare, insieme a Palumbo, anche pagine di musica jazz.
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Francesco Giomi
Mercoledì 26 | ore 21.00
Firenze, 1963
Tutto quello che si ascolta nasce all’istante in maniera completamente spontanea grazie al contributo dei musicisti e di un “conductor”. Il progetto riprende alcuni concetti sviluppati dal grande improvvisatore Butch Morris (recentemente scomparso) integrandoli in maniera originale con una serie di esperienze derivate dalla musica elettroacustica e modulandoli in schemi creativi completamente personali. Il conductor insegna agli interpreti, attraverso una serie di incontri operativi, un vocabolario di segni ideografici e simboli che permettono di costruire insieme un lavoro musicale in tempo reale, sviluppando e trasformando singoli elementi timbrici, melodici, armonici, così come strutture più organizzate come ripetizioni, frasi e soli. Una musica che ancora maggiormente può essere inquadrata come espressione collettiva, in cui la sensibilità creativa dei partecipanti incontra la spontaneità dell’improvvisazione, alla ricerca di nuove forme linguistiche.
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LFO come Low Frequency Oscillator. Nei sintetizzatori elettronici è uno strumento che serve a modulare il suono conferendogli un andamento nel tempo: così anche il conductor apre e chiude il suono dei musicisti, lo cambia, lo trasforma guidando il discorso musicale in un percorso estemporaneo. LFO come Light Freedom Orchestra. Un nuovo modo di intendere l’orchestra e il suonare dal vivo insieme agli altri: non seguire una partitura scritta ma una composizione che nasce e si sviluppa nel momento stesso in cui viene suonata. Una libertà “leggera” che sollecita l’espressività dei singoli musicisti, la lega a quella del “conductor” e la veicola in maniera estemporanea verso un percorso drammaturgico stabilito dal conductor insieme a loro.
LFO # 1
improvvisazione creativa per ensemble (2014)
prima assoluta commissione Fondazione ORT durata 12 minuti
direttore Francesco Giomi
Federico Gardella
Milano, 1979
Tra il 1554 e il 1556 Jacopo Carucci, detto il Pontormo, tenne un diario. Non si tratta di un diario inteso in senso letterario, quanto piuttosto di un resoconto, minuziosamente dettagliato, delle sue ossessioni: in queste pagine, accurate descrizioni delle sue abitudini alimentari (annotate in relazione a considerazioni di carattere medico) trovano posto al fianco degli studi per gli affreschi del Coro della Basilica di San Lorenzo a Firenze, il capolavoro a cui Pontormo stava lavorando in quegli anni e che non riuscì a portare a termine. La pittura di Pontormo è un’arte abitata dalle proprie ossessioni ed è in questo che risiede la sua modernità; ho iniziato a comporre queste Ossessioni di Pontormo, per due gruppi strumentali e percussioni, con in mente queste riflessioni: come immaginare una musica capace di riverberare quelle ossessioni? Come rendere invisibili le “figure” dando corpo ai loro sguardi? Ho pensato, allora, di dividere l’ensemble in due gruppi strumentali, senza però arrivare a definirli attraverso una dialettica delle parti; al contrario, i due
Mercoledì 26 | ore 21.00
gruppi “dicono” quasi la stessa musica, si conformano quasi attraverso gli stessi “gesti”, ma è proprio in questa sottile alterità che prende forma il carattere ossessivo di una musica pensata in analogia con la pittura di Pontormo.
Ossessioni di Pontormo
per due gruppi strumentali e percussioni (2014)
prima assoluta commissione Fondazione ORT Edizioni Suvini Zerboni durata 11 minuti
direttore Fabio Maestri
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Fabio Nieder
Trieste, 1957
“E’ una composizione femminile. Il suono dell’orchestra è emanazione della donna piangente. Per questo motivo le frequenze basse sono quasi assenti. Si sentono e si vedono le lacrime della donna. E’ tutto questo ironico? Non posso rispondere. La composizione ha una struttura rigorosa incentrata su sette isole sonore. I gongs thailandesi ne segnalano ogni volta la presenza. Le isole nella seconda parte del lavoro si sovrappongono formando delle super-strutture. Nella terza parte della makroforma la voce femminile s’inabissa e si allontana dal suono dell’orchestra. Alla fine rimane sono il rumore dell’acqua.”
Mercoledì 26 | ore 21.00
Testo (trad. Fabio Nieder) “The tender Blossom is gone... I cry! I wish I could melt...turn into Water to be one with Rivers´huge Wawes...go upstream to the source of the Rivers”
The Water Flow On their Way
per orchestra e voce femminile piangente (vers. 2014)
fusione di testi tradizionali armeni e azeri prima assoluta commissione Fondazione ORT Casa Ricordi durata 15 minuti voce femminile Alda Caiello direttore Fabio Maestri
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Luca Francesconi
Mercoledì 26 | ore 21.00
Milano, 1956
Perché trama? Trama significa ordito, filigrana, ma anche complotto, macchinazione. Non solo, in teatro è il filo narrativo stesso del racconto. E questo filo lo insinuo in un contesto astratto e complesso quale il linguaggio contemporaneo. Anzi la struttura linguistica ne diviene il tramite e il mezzo, come in realtà dovrebbe sempre essere. Sembrava non fosse più possibile raccontare storie. Come se fossimo privati di una facoltà che sembrava inalienabile, la più certa e sicura di tutte: la capacità di scambiare esperienze. La nostra generazione non è d’accordo. O meglio, la storia va avanti e un nuovo impulso vitale rende indispensabile come l’aria l’invenzione di un filo narrativo, la ricomposizione di una unità interiore che riesca a parlare con altri individui. Dunque questa “trama”, questo fil rouge è importantissimo ora, inteso come trasparenza, chiarezza formale, capacità di controllare e comunicare un pensiero musicale, equilibrio tra energia e risultato. Vi è però una condizione ineliminabile affinché si riesca a tracciare questa linea chiara nell’aria. E’ la capacità di elaborare
un linguaggio sufficientemente articolato e profondo per interpretare una realtà così complessa. Altrimenti non si hanno neppure i vocaboli per raccontare. La nostra foresta di simboli quotidiani è intricatissima, molto ricca e stimolante; ma anche caotica e crudele, a volte terrificante. Un filo però c’ è, o dobbiamo inventarlo: è indispensabile trovare una “trama”.
Trama
per saxofono e orchestra (1987)
prima italiana Casa Ricordi durata 20 minuti
saxofono Mario Marzi direttore Fabio Maestri
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CARMINE EMANUELE CELLA
Monteciccardo (PU), 1976
Il prende ispirazione dalla geometria. Nel quotidiano siamo portati a pensare che sia una soltanto la strada più breve tra due luoghi. Da un punto di vista matematico, tuttavia, ciò si è dimostrato falso: seguendo alcune speciali regole è possibile infatti definire più strade “brevi” per collegare dei luoghi. Tali strade si chiamano “distanze” e la “distanza di Manhattan” è appunto una di essere. Utilizzando questo tipo di distanza, si trovano sempre almeno due strade più brevi per collegare due punti. Questo pezzo cerca di creare un equivalente musicale della geometria di Manhattan: anche qui c’ è sempre la possibilità di raggiungere la meta attraverso due strade vi sono cioè due soluzioni per lo stesso problema. Sul piano formale il pezzo è organizzato in due sezioni che rappresentano le strade che collegano i due punti: ciascuna sezione costituisce lo sviluppo musicale di queste idee. Non vi è un unico modo di guardare alla realtà: questo pezzo tenta di esprimere l’idea che è sempre possibile trovare almeno due prospettive diverse per guardare la realtà.
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Mercoledì 26 | ore 21.00
The Manhattan distance
per orchestra (2010 rev. 2014)
prima italiana Edizioni Suvini Zerboni durata 12 minuti
direttore Fabio Maestri
Daniele Ghisi
Giovedì 27 | ore 21.00
Trescore Balneario (BG), 1984
Prendendo le mosse dalle Rimas di Gustavo Adolfo Bécquer, il brano si costruisce intorno a tre sostantivi più ricorrenti nell’opera del poeta sivigliano: “luz”, “ojos” e “mundo” (luce, occhi e mondo). Ogni termine identifica una delle tre sezioni in cui il brano è suddiviso: in ognuna di queste sezioni il testo è ottenuto attraverso un ricamo che cuce, annullando la distanza spaziale, frammenti di poesie differenti, accomunati da una vicinanza sintattica, semantica o fonetica in relazione ai tre termini chiave. Ognuno di questi termini-chiave è esplorato musicalmente in relazione al concetto di vicinanza, e di percezione della distanza (nello spazio e nel tempo): la luce (“próxima a expirar”) nella sua vicinanza agli occhi per vedere e mettere a fuoco, gli occhi come primo mezzo per un “approssimarsi” al mondo, e il mondo stesso come rappresentazione fattuale di spazio e tempo. Il testo è spesso trattato per risonanza fonetica, con un’attenzione particolare alle /z/ e le /j/, o per sottrazione semantica, dove parole,
come per esempio “mondo” vengono “fagocitate” da immagini musicali, che rimandano al tempo stesso a un altrove, un non-luogo in cui i gesti sonori diventano simboli.
Próxima
per voce femminile, flauto, clarinetto, pianoforte, viola e violoncello (2011-12)
su testi di Gustavo Adolfo Bécquer prima italiana Casa Ricordi durata 12 minuti voce femminile Alda Caiello direttore Carlo Rizzari
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Próxima testo di Gustavo Adolfo Bécquer
( 1) luz luz que en cercos temblorosos brilla, próxima a expirar nevada cumbre en que el día su postrera luz refleja fantasma de niebla y luz (2) yo, que a tus ojos en mi agonía los ojos vuelvo ante mis ojos, la imagen de tus ojos se quedó como la mas no te encuentro a ti, que es tu mirada: unos ojos, los tuyos ojos negros, por ver cuando se clavan tus ojos en un invisible objeto si alguna vez tus labios rojos quema invisible atmósfera abrasada
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porque son, niña, tus ojos verdes como el verdes los tienen y sin unos ojos que reflejen los ojos que los miran; mientras tus ojos húmedos (3) soy yo, que al acaso cruzo el mundo, sin pensar mientras haya yo soy el invisible anillo que sujeta el mundo de la forma al mundo de la idea. por una por
Marco Lena
Giovedì 27 | ore 21.00
Casalmaggiore (CR), 1974
“La sintesi del tempo costituisce il presente nel tempo, anche se il presente non è una dimensione del tempo: solo il presente esiste. La sintesi costituisce quindi il tempo come presente vivente, e il passato e futuro come dimensioni di tale presente” Gilles Deleuze In the dark è uno studio sull’ultima scena di Othellosexmachine, opera scritta nel 2013 da una riscrittura dell’Othello di Shakespeare insieme allo scrittore Cristian Ceresoli. La scena è collocata nella città di Famagosta, laddove tra il 1506 e il 1508 il governatore di Cipro uccide la moglie Desdemona. Oggi la città di Famagosta è considerata una città fantasma, da quando gli abitanti grecociprioti furono convinti ad abbandonare pacificamente le proprie case dall’esercito turco in seguito alla minaccia di invasione del 1974. Tuttora Famagosta e il quartiere turistico esclusivo di Varosha sono zone inaccessibili: ogni cosa è rimasta congelata nel tempo esattamente come era quarant’anni fa, con i soli segni degli agenti atmosferici,
delle piante e degli animali a segnarne la differenza. In questo ambiente si svolge l’ultima parte di Othellosexmachine. Qui si ritrovano i personaggi in una macabra rappresentazione del rito di Othello e Desdemona, nascosti da maschere che escono dal punto di congiunzione tra la rappresentazione della tragedia greca e una festa in maschera come poteva accadere nel quartiere turistico di Varosha prima del 1974. La versione per strumenti a fiato, strumenti a percussione e pianoforte si articola in tre parti su un materiale armonico omogeneo. La prima parte è una reiterazione ossessiva di un modello ritmico su un lontano lamento, la seconda parte è caratterizzata dal registro grave e scuro degli strumenti a fiato mentre la terza ripete un modello di moto obliquo tra l’andamento discendente del pianoforte e l’andamento orizzontale degli strumenti a fiato che determina una separazione ma con il punto di distacco sempre presente. In the dark nasce anche da una mia personale riflessione sul concetto di ripetizione come categoria estetica.
In the dark
(2014)
prima assoluta commissione Fondazione ORT durata 8 minuti
direttore Carlo Rizzari
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Daniela Terranova
Giovedì 27 | ore 21.00
Udine, 1977
Nel titolo si nasconde una citazione dei primi versi della poesia Ariel, un testo che, per ricchezza di significati e difficoltà interpretative, è considerato tra i più controversi dell’opera visionaria di Sylvia Plath (grande voce poetica del Novecento anglofono, vincitrice post mortem del Pulitzer Prize 1982, nata a Boston, ma naturalizzata inglese, morta suicida a soli trent’anni nel 1963). Vi si racconta una folle corsa a cavallo: metafora della vita stessa, della corsa che ci accomuna in quanto uomini e che ha come meta la morte. La “stasi” è un’immobilità apparente, culla di un’inquietudine interiore. La ricchezza polisemica del testo è tale da apparire a tratti, in una visione metapoetica, una riflessione stessa sull’atto creativo, di qualsiasi natura esso sia. La stasi è dunque anche il silenzio, l’introversa riflessione dalla quale prende forma la materia sonora, seguendo direzioni e ragioni insite al suono stesso. Il primo gesto orchestrale riproduce un soffio, assimilabile al respiro umano, che viene inghiottito, rimanendo quasi soffocato, da una strappata lacerante
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degli archi che apre uno squarcio nel buio, dal quale ci si stacca lentamente per costruire un ultimo grande slancio verso la luce.
Stasis in Darkness. Then the Blue (2013-14)
prima assoluta commissione Fondazione ORT Edizioni Suvini Zerboni durata 13 minuti
direttore Carlo Rizzari
Girolamo Deraco
Giovedì 27 | ore 21.00
Cittanova (RC), 1976
Si può con un “gesto musicale assoluto” comporre l’opera lirica più corta della storia della musica? Taci. Il monito (termine e gesto, usato ed abusato in tutta la storia musicale dell’opera che canta italiano) a chi è rivolto ... ad una persona? Ad un pensiero? Ad una emozione? Al pubblico? A se stessi? Nell’era del “frammento” esprimere un respiro che è circondato dal vuoto che lo contiene è la massima espressione “umana” che possa rappresentare l’uomo nel “momento”, nel suo “ora”, che inevitabilmente diventa un’intuizione: colpo di faro. Come Sant’Agostino descrive nei suoi scritti “... l’intuizione (il presente) è racchiusa tra un tempo passato (memoria) e un tempo futuro (l’infinito avvenire)”, entrambi i punti sono inesistenti, questo fa si che il momento-frammento possa racchiude in sè l’intuizione, rendendola viva, percettiva ... oggettivamente soggettiva e di conseguenza nell’espressione del teatro musicale, una soggettività collettiva racchiusa tra rimandi sonori del passato
e aspettativa d’un futuro: intuizione dell’essere ora: tutti verso uno, il Teatro; universo. Quindi, se la superficie intatta di uno specchio rappresenta un unicum (il pubblico), l’azione che la deflagra, il gesto, minima frazione temporale, apre l’opera ai molteplici spazi possibili contenuti all’interno del suo essere unicum; l’oggettività umana diventa soggettiva, rifrange. Racchiudendo tutto in un “gesto”, dalla parola all’orchestra, alla gestualità, al teatro ... si crea l’occasione e l’opportunità di raggiunge il massimo concept nel minimo possibile spazio-dramma: il titolo, che è libretto, musica, azione, tutto ... è minimodramma. Una forma spiroidale che si alimenta e si sviluppa a mo’ di frattale sonoro. Diventa infinita c corale. Visione. Teatro del silenzio. Libretto: : Taci. : ...
Taci
minimonodramma per voce e orchestra (2013)
prima italiana Edizioni Sconfinarte durata 8 secondi
voce femminile Alda Caiello direttore Carlo Rizzari
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Paolo Marchettini
Roma, 1974
The Months have ends per soprano e orchestra, su cinque poesie di Emily Dickinson, è un lavoro intriso di nostalgia, di senso di caducità dell’esperienza umana, fisica e spirituale. Qualora si riscontri una certa aggressiva passionalità o vigore emozionale (Wild night!), queste sono frutto di un’idealizzazione più che di un reale vissuto. Il senso d’inadeguatezza e di triste meccanicità che segue un evento doloroso (After great pain), il canto di un uccello che rende l’estremo saluto agli uomini (a Tain went through a burial Gate) è seguito dal desiderio umano di celebrare la vita attraverso il canto stesso (I shall keep singing!). La fine dei giorni è vista come dolce riposo dalle sofferenze umane (The Months have ends); gli uomini, come bambini, che pur stanchi del giorno trascorso, non vogliono lasciare da soli i loro rumorosi giochi della vita.
Giovedì 27 | ore 21.00
The Months have ends
per soprano e orchestra (2014)
su cinque poesie di Emily Dickinson prima assoluta commissione Fondazione ORT durata 15 minuti soprano Alda Caiello direttore Carlo Rizzari
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Cinque poesie di Emily Dickinson (1830 – 1886) traduzione di Giuseppe Ierolli
I Wild nights - Wild nights! Were I with thee Wild nights should be Our luxury!
I Notti selvagge - Notti selvagge! Fossi io con te Notti selvagge sarebbero La nostra voluttà!
Futile ‐ the winds To a Heart in port Done with the Compass Done with the Chart!
Futili - i venti Per un Cuore in porto Via il Compasso Via la Mappa!
Rowing in Eden Ah, the Sea! Might I but moor - tonight In thee!
Vogare nell'Eden Ah, il Mare! Potessi soltanto ormeggiare - stanotte In te!
II After great pain, a formal feeling comes The Nerves sit ceremonious, like Tombs The stiff Heart questions "was it He, that bore," And "Yesterday, or Centuries before"?
II Dopo una grande pena, un sentimento formale subentra I Nervi siedono cerimoniosi, come Tombe Il Cuore irrigidito si chiede "fu proprio Lui, che soffrì," E "Ieri, o Secoli fa?"
The Feet, mechanical, go round A Wooden way Of Ground, or Air, or Ought Regardless grown, A Quartz contentment, like a stone
I Piedi, meccanicamente, vanno tutt'intorno Un Legnoso percorso Di Terra, o Aria, o Altro Incuranti del divenire, Un appagamento di Quarzo, come una pietra -
This is the Hour of Lead Remembered, if outlived, As Freezing persons, recollect the Snow First - Chill - then Stupor - then the letting go -
Questa è l'Ora Plumbea Ricordata, se si sopravvive, Come un Assiderato, rammenta la Neve Prima - il Freddo poi lo Stupore - poi il lasciarsi andare -
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III A train went through a burial gate, A bird broke forth and sang, And trilled, and quivered, and shook his throat Till all the churchyard rang;
III Un corteo attraversava un funebre cancello, Un uccello venne improvviso e cantò, E trillò, e vibrò, e si agitò la sua gola Finché tutto il camposanto ne risuonò;
And then adjusted his little notes, And bowed and sang again. Doubtless, he thought it meet of him To say good bye to men.
E poi aggiustò le sue piccole note, E s'inchinò e cantò ancora. Senza dubbio, riteneva suo dovere Dire addio agli uomini.
IV I shall keep singing! Birds will pass me On their way to Yellower Climes Each - with a Robin's expectation I ‐ with my Redbreast And my Rhymes -
IV Terrò in serbo il canto! Gli uccelli mi oltrepasseranno Nel loro cammino verso Climi più Gialli Ciascuno - con le aspettative di un Tordo Io - col mio Pettirosso E le mie Rime -
Late ‐ when I take my place in summer But ‐ I shall bring a fuller tune Vespers ‐ are sweeter than matins - Signor Morning - only the seed - of noon -
Più tardi - quando prenderò posto nell'estate Allora - produrrò una più piena melodia I vespri - sono più dolci dei mattutini Signore Il mattino - solo il seme - del meriggio -
V The Months have ends - the Years ‐ a knot No Power can untie To stretch a little further A Skein of Misery -
V I Mesi hanno termine - gli Anni - un nodo Che nessuna Forza può sciogliere Per allungare un poco più oltre Il Groviglio della Sofferenza -
The Earth lays back these tired lives In her mysterious Drawers Too tenderly, that any doubt An ultimate Repose -
La Terra ripone queste stanche vite Nei suoi misteriosi Cassetti Troppo teneramente, perché qualcuno dubiti Un definitivo Riposo -
The manner of the Children Who weary of the Day Themselves - the noisy Plaything They cannot put away -
Alla maniera dei Bambini Che si stancano del Giorno Da sé - il rumoroso Giocattolo Non possono mettere via -
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Giovanni Verrando
Sanremo, 1965
Nella storia dell’iconografia sacra, esiste una tradizione, innanzitutto Russa, che offriva al credente la possibilità di un contatto costante con i propri protettori spirituali. E’ la tradizione dell’icona da viaggio, spesso un dittico o trittico che conteneva immagini di santi, angeli, divinità, concepito in modo tale che il credente potesse non separarsi mai dall’immagine venerata, sviluppando anzi un contatto fisico e quasi carnale con essa. Caratteristica delle icone da viaggio è frequentemente la vivacità dei colori, accecanti, forzati, luminosi: esse sono racchiuse da due valve che ne proteggono il contenuto, quasi a svelare un mondo al tempo stesso privato per il rito e iridescente per il contenuto. “Travelling icon on rabbit-skin glue” (Icona da viaggio su colla di coniglio) è una miniatura di due movimenti del mio brano “Multiplicity” per percussioni e orchestra, trascritti qui per ensemble da camera, con quell’intenzione di svelarne la parte più rilucente, accecante, affrescata. In uno spazio più piccolo, ho cambiato la struttura e l’orchestrazione, esplorando da vicino
Venerdì 28 | ore 21.00
(in modo corporeo) le caratteristiche timbriche degli strumenti tradizionali e di quelli aggiunti per l’occasione, per sostituire la ponderosità della massa con l’eccezionalità dei singoli suoni.
Travelling icon on rabbit-skin glue
per ensemble (2013-14)
prima assoluta commissione Fondazione ORT Edizioni Suvini Zerboni durata 9 minuti
direttore Tonino Battista
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Andrea Manzoli
Atri (TE), 1977
Una delle tecniche musicali di proliferazione materica che più mi hanno interessato fin dai primi studi compositivi è la variazione (intesa come elemento nuovo e rigeneratore piuttosto che come artificio virtuosistico/decorativo). In Blooming, attraverso il concetto di variazione cerco di riappropriarmi, di rileggere e di riscrive un’idea musicale lievemente appuntata diverso tempo fa, ma mai formalizzata. L’idea centrale del brano è quella di raccogliere all’interno di un’unica arcata narrativa diverse immagini musicali tutte riconducibili ad una successione accordale rappresentante il materiale “primordiale”. Momenti sincronici (accordi “armonici – inarmonici”secondo l’accezione spettralista) e momenti diacronici (linee e profili melodici) vengono messi in continua relazione dialettica attraverso i parametri dell’eterofonia (ritmica ed armonica) e della risonanza (integrale o selettiva).
Venerdì 28 | ore 21.00
Blooming
per 9 strumenti (2013-14)
prima assoluta commissione Fondazione ORT Edizioni Suvini Zerboni durata 10 minuti
direttore Tonino Battista
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Matteo Franceschini
Venerdì 28 | ore 21.00
Trento, 1979
Il violoncello è senza dubbio lo strumento che più possiamo accostare alla voce umana. La profondità del suono, la sua ricchezza, versatilità ed energia, producono sensazioni e vibrazioni molto fisiche, umane, dove la percezione può trascendere ciò che più è ovvio, logico, naturale. Nel percorso di composizione, la “voce” del violoncello è dunque il nucleo generatore, la scintilla creativa. Il brano è composto da episodi che studiano, approfondiscono ed interpretano le diverse componenti che caratterizzano la voce (intensità, altezza, timbro, estensione). Mi interessava lavorare su un percorso in divenire, sulla tensione e la necessità di arrivare ad un punto focale, necessario, risolutivo: far cantare il violoncello. Voce è dunque costruito su una graduale e consapevole scoperta della propria identità, un percorso di conoscenza e sviluppo che il violoncello compie in quanto entità. Il solista scopre in principio la fisicità del proprio strumento, la sua fisionomia; al tatto ne riconosce la materia inaugurando così un personale viaggio di crescita e mutazione. In un percorso dinamico e cangiante che inizialmente va dal “parlato”
al “cantato”, la “voce” del violoncello tocca le innumerevoli sfaccettature e possibilità che lo caratterizzano: grida, sussurra, si trasforma in verso animale, in manifestazione della natura, diventa attore, personaggio, protagonista di una scena d’opera, voce intima della coscienza, per infine esplodere in un canto, in un flusso pulsante e dinamico che coinvolge l’orchestra come una sorta di trascinante coro monodico, di “polifonico” monologo. La profondità del suo essere, la ritualità e l’aura quasi sacrale che avvolge lo strumento, nella sezione conclusiva lo proiettano in una dimensione eterea, sognante, sospesa, come a tenere per sé in dolce segreto le molteplici metamorfosi del suo essere “voce”.
Voce
concerto per violoncello e orchestra (2012)
prima italiana Casa Ricordi durata 16 minuti
violoncello Francesco Dillon direttore Tonino Battista
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Francesco Filidei
Pisa, 1973
“Quando è finito ogni gesto d’amore”: un verso del Novissimum Testamentum di Edoardo Sanguineti quanto mai efficace nel confrontare l’amore alla sua morte. Da esso avevo già fatto nascere il titolo di un concerto per violoncello ed orchestra: “Ogni gesto d’amore”, una lenta discesa agli inferi intessuta sulla scala cromatica, con uno spiraglio di luce finale. Sanguineti moriva improvvisamente per un aneurisma il 18 maggio 2010 pochi giorni dopo la prima del pezzo, lasciando un vuoto incolmabile nel disastrato panorama culturale italiano. Dopo inutili tentativi di fuggire dal solco che aveva scavato in me “Ogni gesto d’amore”, ho deciso di seguirne lo stesso cammino, costruendo la forma e le melodie sulla scala cromatica discendente, fino al bivio vicino al quale, la prima volta, avevo indugiato.
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Finito ogni gesto
per sei strumenti (2010)
prima italiana Edizioni Musicali Rai Trade durata 12 minuti
Poi ho seguito l’altra direzione.
direttore Tonino Battista
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Alessandra Ravera
Roma, 1977
“L’impeto poetico è grande, forte come l’istinto primigenio; esso ha in sé il proprio ritmo inflessibile e sgorga come acqua dalle montagne.” (Rainer Maria Rilke) L’impeto creativo è la sostanza dell’arte, consente di elevare l’uomo in quella dimensione spirituale più alta rispetto all’ esistenza materiale. Il brano è l’ esaltazione musicale di questo istinto umano, l’impeto poetico, un’irrinunciabile forza vitale che porta l’uomo ad uno stato di fervore e sommovimento dell’anima. Sarà l’istinto poetico a definire lo spazio sonoro nel momento stesso in cui propone l’immagine, l’idea timbrica o gestuale attorno alla quale si articola il brano. Dal punto di vista formale, il lavoro si presenta come un’unica grande arcata ascendente distinta in sei episodi, pur nella continuità del discorso musicale, come una sorta di metamorfosi costante dell’idea originaria. L’ arcata iniziale è animata da rapidi profili ascendenti, che creano picchi di frequenza e intensità, lasciando una traccia all’ascolto che descrive nella microforma l’arcata complessiva del brano. La ripetitività della struttura, la
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riconoscibilità degli elementi musicali in gioco e l’ omogeneità dei gesti, sottolineano l’idea di flusso che sgorga; le diverse linee, cangianti e dinamiche, si svelano scorrendo su un’unica trama che si dilata e restringe coinvolgendo l’ orchestra in un processo continuo di rigenerazione degli eventi. Gli episodi sono caratterizzati da una duplicità di energie, lirismo e vigore, che vivono in un’ alternanza fra momenti di tensione e calma apparente con una spinta direzionale continua fino al climax del brano che chiude il movimento a “ondate” che lo caratterizza. Un percorso di energie teso alla ricerca di un’unità spaziale cui si giunge solo alla fine. La gestualità strumentale è accompagnata da evidenti contrasti dinamici: i rapidi movimenti ascendenti, i climax intensi o i contrappunti orientati verso punti culminanti, costituiscono un’idea di forza, energia e brillantezza, unita alla voglia di oltrepassare un limite impenetrabile. Il processo creativo discostandosi dal tempo quotidiano, mette in evidenza tutto ciò che brama dentro di noi per essere conosciuto. Credo che l’arte sia un modo di sublimare l’ esperienza umana e la rappresentazione simbolica di momenti della nostra esistenza.
L’impeto come acqua sgorga
per orchestra (2013)
prima assoluta Edizioni Sconfinarte durata 9 minuti
direttore Tonino Battista
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Gilberto Bosco
Torino, 1946
Sabato 29 | ore 21.00
Alcuni frammenti, quasi dei “paesaggi musicali”, si susseguono senza soluzione di continuità. La lontananza temporale dal viaggio qui forse ripercorso, la suggestione di una serie di opere pittoriche e di immagini fotografiche sovrapposte ai ricordi, provocano un’ operazione che vuole collegare insieme astrazione e realtà, esperienza vissuta e finzione.
Dal deserto
per otto esecutori (2003)
prima assoluta Edizioni Suvini Zerboni durata 6 minuti
direttore Francesco Lanzillotta
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Emanuele Casale
Catania, 1974
Nella ricerca musicale di Emanuele Casale, Allegro con bocca rientra tra i pezzi di carattere ludico ed è caratterizzato da una scrittura essenziale e immediata, dall’elevata valenza comunicativa. Nelle prime battute è esposta una figurazione ad arco riconoscibile distintamente e intorno alla quale si sviluppa l’intera composizione. Tale figurazione simboleggia la ricerca di una comunicazione diretta e veloce, che non indugia o temporeggia: così il gioco contrappuntistico nel quale viene inserita si fa via via stringente e la sua ridondante presenza ne sfoca i tratti, sino alla comparsa di nuovi elementi sonori frammentati e distribuiti tra i vari strumenti; tecnicamente si parlerebbe di “puntillismo ritmico” e, per rimanere nello spirito della composizione, si può pure parlare di “groove”, nella sua accezione di coinvolgente gioco ritmico ed anche di ludico divertimento. Il titolo di questo brano può essere considerato parte integrante del processo compositivo. Allegro con bocca e altri titoli come Esistere lago,
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nulla e un tempo (2007) e Buongiorno stanza audace (2009) fanno pensare a scritti dadaisti che, discostandosi dalle consuetudini grammaticali, enfatizzano il significante – la forma poetica – rispetto al significato – un contenuto vago e allusivo. Allegro con bocca è stato commissionato da Ny Musikk per la Oslo Sinfonietta. Roberta Milanaccio
Allegro con bocca
per ensemble e elettronica (2011)
prima italiana Casa Ricordi durata 11 minuti
direttore Francesco Lanzillotta
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Marcello Filotei
Roma, 1966
Una delle lingue meno parlate dagli italiani è l’italiano. Quando vogliamo dire qualcosa che ci appartiene emotivamente usiamo il dialetto. Per questo ho deciso di far tradurre in romanesco, napoletano, perugino, veneziano, romagnolo siciliano e salentino, alcune idee che ci dovrebbero stare a cuore: i primi dodici articoli della Costituzione. Ma i nuovi italiani ormai usano anche altre lingue: rumeno, cinese, inglese, arabo o spagnolo, mentre francese e tedesco si parlano da sempre in alcune zone. Grazie all’elettronica le voci che leggono gli articoli in 7 lingue e in 7 dialetti possono diventare puro suono o mantenere il significato originario. L’ obiettivo è tenere tutto insieme. E in musica stare insieme si traduce: “quartetto d’archi”, il luogo dove ognuno può farsi sentire senza prevaricare. Elettronica e quartetto sono fusi perché “A Repubbrica, è una e nun se po’ spartì”, urlano che “Nuje schifamme ‘a guerra pe’ se mettere a coppa all’ata gente”, e ricordano che “Ognun e po prighè e su dio” anche se “U Statu e a Chiesa cattolica cumanninu
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Sabato 29 | ore 21.00
ppi cuntu so”. Il risultato è un contrappunto timbrico fitto, sostenuto, agli archi, dalla rielaborazione lentissima dell’inno nazionale, che qua e là diventa riconoscibile (è una sorpresa, non diffondete la voce). P.S. Quando cantiamo “siam pronti alla morte” intendiamo la nostra, non quella degli altri.
Dov’è la vittoria?
per quartetto d’archi ed elettronica (2014)
prima assoluta commissione Fondazione ORT Edizioni Musicali Rai Trade durata 13 minuti
direttore Francesco Lanzillotta
La Costituzione Italiana Principi fondamentali Art. 1 L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Art. 5 La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.[1] Art. 8 Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. [2] Art. 9 La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Art. 10 L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici. [3]
Art. 6 La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
Art. 11 L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Art.7 Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.
Art. 12 La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
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Riccardo Nova
Milano, 1960
L’Harivamśa (la stirpe di Hari) è il 19mo ed ultimo libro del Mahābhārata ed è a tutti gli effetti il suo antefatto. Le prime strofe raccontano di come la “terra” pregò gli dèi di liberarla dal peso eccessivo degli umani che con le loro lotte, la loro sete di potere ed il loro consumo eccessivo la stavano distruggendo. Il ritmo solenne ed ipnotico di questi stupefacenti ed attualissimi versi, composti circa duemila anni fa sul metro shloka di 32 sillabe, mi ha guidato durante tutta la stesura di questo brano. Nella cultura vedica i metri poetici erano considerati vere e proprie divinità e spesso, sia nei veda che nei poemi epici successivi, agiscono come entità reali modificando il corso degli eventi. In questo brano orchestrale, che farà parte di un progetto video/coreografico basato sui 19 libri del Mahābhārata ed interamente cantato in sanscrito, ho utilizzato un metro di 38 unità. Un “personaggio” ritmico presente a tutti i livelli, una sorta di demiurgo che determina, anche quando non appare, tutti gli eventi musicali.
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Harivamśa compendium
per orchestra (2013-14)
prima assoluta commissione Fondazione ORT Casa Ricordi durata 16 minuti
direttore Francesco Lanzillotta
Azio Corghi
Cirié (TO), 1937
La shakespeariana figura di Ophelia, godette di vasta popolarità soprattutto nel tardo Ottocento poiché costituiva l’esempio della donna folle d’amore che si sacrifica e dimostra la sua venerazione per l’uomo che ama. Ophelia si adorna di fiori, per evidenziarne il simbolico parallelo con il proprio corpo, abbandonandosi alla follia e affidandosi all’acqua per trovarvi la morte. Fra le numerose opere letterarie, pittoriche e musicali che si riferiscono al concetto ottocentesco del culto dell’infermità femminile, è interessante riportare l’interpretazione del personaggio di Ophelia offerta da Sarah Bernhardt. L’ attrice si rendeva perfettamente conto di quanto fascino esercitasse sugli uomini il tema della donna morente con la mente offuscata dalla pazzia. Ella ne fece uso in ogni occasione per rendere oggetto di culto l’eccentricità della propria immagine portandosi dietro, nelle tournées, ciò che lei definiva la sua bara. Fotografie che la ritraevano mentre giaceva in quello stato di quasi perfetta beatitudine circolavano fra i suoi ammiratori. Il caso di Sarah Bernhardt prova quanto il culto dell’infermità
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fosse intimamente connesso al bisogno della donna di attirare l’attenzione su di sé, al fine di essere riconosciuta come un’ entità a sé stante e non come un anonimo “fiore di virtù”. Ophelia, è un personaggio che non trova collocazione in un determinato periodo storico: la sua ombra si proietta dal secolo immaginato da Shakespeare fino al
…Her Death! (ritratto di Sarah)
per attrice-cantante e orchestra (2005)
drammaturgia poetica di Quirino Principe Casa Ricordi durata 20 minuti voce Lorna Windsor direttore Francesco Lanzillotta
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diciannovesimo ma… la sua “polvere” può arrivare fino a noi. Nella drammaturgia poetica di Quirino Principe i suoi interlocutori non hanno alcun motivo di sussistere realmente poiché il dialogo di Ophelia avviene con la musica. Rimane l’alternanza fra parola cantata e parola recitata, affidate alla stessa interprete, che fa parte del suo interrogarsi. Le citazioni, sia di carattere testuale che musicale, riguardano alcuni frammenti di HAMLET (nell’originale inglese di William Shakespeare) e un “masque” di William Lawes (1602-1645) compositore di teatro, attivo presso la corte inglese, che fece parte dei King’s Men Players. L’ orchestra è formata da Flauto, Armonica a bocca cromatica (oppure Fisarmonica con registrazione “Musette”) Percussioni e Archi. Delle Percussioni fa parte anche la Glassarmonica (sostituibile eccezionalmente con una serie di Bicchieri musicali). La scelta dell’organico è frutto di un’ osservazione musicologica attinente la scena della pazzia dalla Lucia di Lammermoor donizettiana. Nell’autografo dell’opera, invece della tradizionale parte del Flauto obbligato (probabilmente d’altro autore), in origine era indicato uno strumento definito “armonico”. Facilmente si può dedurre che si trattasse di una Glassarmonica o di un gruppo di Bicchieri musicali. L’idea di affiancare alla Voce femminile un timbro puro, nitido e trasparente, prodotto da un “movimento rotante”, la dice lunga sul genio teatrale e sull’intuizione di Donizetti. Ancor più si può apprezzare la scelta dell’autore se si pensa che, a cavallo fra Sette e Ottocento, gli esecutori dell’Armonica a cristalli rotanti erano donne e che l’uso dello strumento (inventato da Benjamin Franklin nel
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1762) iniziò a decadere intorno al 1830 perché si riteneva che lo sfregamento dei bordi di cristallo avesse effetti negativi sul sistema nervoso dell’interprete. Di qui l’idea di contrappuntare il testo drammaturgico di …HER DEATH! con timbri strumentali (Glassarmonica e Flauto) caratterizzanti le vicende della suddetta scena della Lucia. La successione degli eventi si produce come un fantasmatico flash-back. Vi si intrecciano il racconto di W.G.Robertson, relativo alla foto di Sarah Bernhardt, la lettura di alcuni frammenti tratti dal shakespeariano HAMLET e la rilettura “in chiave di attualità” della scena della pazzia di Ophelia. La descrizione della fotografia pubblicitaria che ritrae Sarah Bernhardt nella bara, avvia e chiude il dramma.
…Her Death! (ritratto di Sarah) drammaturgia poetica di Quirino Principe Improvvisamente lui apparve chiedendo: La conoscete, vero? No, sussurrai.
INTRODUZIONE (ansimando) …Her death! (canticchiando) …trarallerì-lerà… (provando a recitare) …Her death was…doubtful… (raccontando) Un giorno, cercando fra gli oggetti curiosi stipati in quelle stanze, mi capitò di trovare, in una piccola cornice nera, una fotografia che ritraeva una fanciulla morta in una bara. (recitando) …Her death was doubtful; and, but that great command o’ersways the order, she should in ground unsanctified have lodged, till the Last Trumpet. For charitable prayers, shards, flints, and pebbles should be thrown on her. Yet here she is allow’d her virgin crants, her maiden strewments, and the bringing home of bell and burial. No more be done: we should profane the service of the dead to sing a requiem…
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(raccontando) Non c’era niente di angoscioso in quella fotografia, solo una dolcezza commovente, e mi resi conto, mentre mi affrettavo a riporla, d’aver scoperto qualche tragico segreto.
(recitando) …Lay her in the earth…and from her fair and unpolluted flesh may violets spring ! Flowers to flower… I thought thy bride-bed to have deck’d, sweet maid, and not have strew’d thy grave ! Hold off the earth awhile, till I have caught her once more in mine arms. O fair Ophelia !
(2)
(raccontando) E lei, l’avevo mai conosciuta? Avrei potuto conoscerla da viva? Osservate attentamente la fotografia… Non è morta, disse lui sorridendo. PRIMA PARTE (nervosa) E lui, l’avete visto? (ambigua, fingendo di incipriarsi il viso) Un prodotto di bellezza… “fin de siècle”! (irritata) L’avete visto? No? Ma sì, alto così… (infuriata) Sì, piccolo, vi dico! (tagliente) Che scoperta: un bambino! (interrogativa e perplessa) Oggi, è San Valentino?
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(cantando) Tu Valentino, e io Valentina alla finestra, col nastro in testa… Lui, l’avete visto? (in tono confidenziale) Lui è quello che mi molesta e mi ha piantata laggiù, in cantina… (gridando, con orrore) Oh, quanta polvere là… su quelle casse! (continuando a fingere di incipriarsi il viso) Avete visto? (cantando) Alto così… non camminava, le prime notti un po’ piangeva, ma poi, silenzio; in fondo, era bravo. (sottovoce, come ricordando) Ma poi, silenzio… chi mi diceva: «Il resto… il resto… il resto è silenzio?» (divertita) Questa io l’ho già sentita! (amabile) Voi, l’avete sentita? (insinuante e ansiosa) E voi… lui, l’avete visto? (tagliente) Che scoperta: un bambino! (cantando) Alto così… capelli bianchi, la barba candida, gli occhi stanchi. E gli gridava: «No! Metti giù!» (in tono distaccato e didattico) Mi difendeva… ma non c’è più. (con voce “normale” e ragionevole) …è probabile che sia morto, anzi, è morto del tutto, e… me ne sono accorta. (stupita) Oh, quanta polvere su quella bara! (assente) …quanta polvere!
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INTERMEZZO I (ansimando) …Her death! (raccontando) Un giorno, cercando fra gli oggetti curiosi stipati in quelle stanze… (3) (recitando) …My lord, I have remembrances of yours, that I have longed long to redeliver: I pray you, now, receive them. You know right well you did, and, with them, words of so sweet breath composed as made the things more rich. Their perfume lost, take these again, for to the noble mind rich gifts wax poor when givers prove unkind. There, my lord…
(riprendendo a raccontare) …fra gli oggetti curiosi stipati in quelle stanze, mi capitò di trovare una piccola fotografia in una cornice nera… (ansimando) …Her death! (recitando) …What means your lordship? SECONDA PARTE (canticchiando) …trarallerì-lerà… (narrando) Mi suonano alla porta; io, che sono un po’ pazza... gli apro… (ricordando) Giù l’hanno messo, il posto è umido;
c’erano lumi, un po’ d’incenso e tanto fumo, cani randagi… È tutto quanto c’è da sapere. C’è un’ombra densa con gocce nere sopra le croci. Passano i giorni, giornate buie, notti tagliate da strane luci. Lo penso spesso: passano i giorni, cani randagi rodono l’osso, a volte immagino che lui ritorni. Ve l’ho già domandato? Oggi, è San Valentino? (cantando) Tu Valentino, e io Valentina alla finestra, col nastro in testa… (canticchiando) …trarallerì-lerà… (riprendendo a narrare) Mi suonano alla porta; io, che sono un po’ pazza, gli apro… (mutando tono) e lui… lui apre la porta, entra nella stanza, e… quel che è fatto è fatto. L’avete visto, voi, ancora? Sapete, voi, chi c’è laggiù? (cantando) Chi c’è laggiù, in cantina? Ma sì, un bambino
alto così… …capelli candidi, barba di neve… …mi difendeva… e poi cadeva… (timorosa) Forse confondo… …è l’altro… è lui? Non so… non so… Negli occhi ho gocce grigie, come nebbia, non so, non so più nulla. (ride singhiozzando sommessamente) INTERMEZZO II (recitando) …Oh, what a noble mind is here o’erthrown! The courtier’s, soldier’s, scholar’s, eye, tongue, sword; the expectancy and rose of the fair state, the glass of fashion, and the mould of form, the observed of all observers, quite, quite down! Oh, woe is me, to have seen what I have seen, see what I see! (4)
(raccontando) …non c’era niente di angoscioso in quella fotografia, solo una dolcezza commovente… (recitando) And I, of ladies most deject and wretched, that suck’d the honey of his music vows, now see that noble and most sovereign reason, like sweet bells jangled out of tune, and harsh; that unmatch’d form and feature of
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blown youth blasted with ecstasy. Oh, woe is me, to have seen what I have seen, see what I see! (raccontando) …e mi resi conto d'aver scoperto un tragico segreto. TERZA PARTE Chi c’è laggiù? I giorni passano, e sotto l’erba la terra ingrassa. Non c’era culla: solo una barba, barba di neve giù giù nel fondo. Passano i giorni, cani randagi, e a volte immagino che lui ritorni. Ma cado subito, nell’ansia, e dubito che sia difficile. Ho poca fede, però credetemi: ce n’era uno che entrò quel giorno (tempo che fu!), c’era il secondo caduto a picco, (ecco, ora vedo…!!!) e l’altro, piccolo, andato a fondo: erano tre, e li ho perduti. Ora è inutile darmi conforto. Chi è morto, è morto, non torna più. Io come polvere… E lui? L’avete visto?
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…l’acqua corrente mi trascina lontano… E lui… trarallerìmprovvisamente, traralleràpparve… e mi chiese: la conoscete vero? (raccontando) Osservai attentamente la fotografia… (divertita) …Her death was doubtful… (raccontando) Non è morta, finge! dissi sorridendo. E' un ritratto di Sarah Bernhardt.
FINALE (canta il "masque" di Lawes) In Envye of te night That keeps her Revells here, With my unwelcome Light Thus I invade her sphere, Proclaiming Warre to Cinthia and all her starrs, That like so many spangles dresse her Azure Tresse Because I cannot a Guest Ile rise, Ile rise to shame Moone and put out all her Eyes. (5)
(canticchiando) …trarallerì-lerà… (ansimante si allontana e scompare) …Her death!
NOTE Traduzione italiana e indicazione dei luoghi dai quali sono tratti i passi shakespeariani di HAMLET (riprodotti in grassetto nella drammaturgia poetica) (1) …Her death was doubtful… (…Una morte dubbiosa…) Atto V, scena I …una morte dubbiosa la sua e, se non fosse prevalso un gran comando sulla regola, ella avrebbe dovuto albergare in terreno non consacrato; in luogo di caritatevoli preghiere… cocci, selci e ciottoli dovrebbero esser gettati su di lei; pure, qui le si concedono la sua ghirlanda virginale, la sua infiorata veste da fanciulla e l'accompagnamento al cimitero con campana e funerale. In questo momento, il canto del requiem risuonerebbe come profanazione dell'ufficio dei morti…
…Lay her in the earth… (… deponetela nella terra…) Atto V, scena I …deponetela nella terra… e dalla sua incontaminata carne possano spuntare le viole! Fiori ad un fiore… Pensavo che avrei adornato il tuo letto di sposa, non la tua tomba! Trattenete la terra finché io la possa ancora abbracciare. Oh, vaga Ofelia! (2)
(3) …My lord, I have remembrances … (…mio buon signore…) Atto III, scena I …Mio buon signore, io ho certi vostri ricordi che da tempo desidero restituire: ora vi prego, accoglieteli. Voi sapete benissimo che me li avete dati; e con essi parole composte da così dolci fiati che resero questi oggetti più preziosi. Svanito il loro profumo, siano essi di nuovo vostri, poiché per l'animo nobile
i ricchi doni divengon poveri quando i donatori si mostrano crudeli. Ecco, mio signore. …Che significa questo, mio signore? (4) …Oh, what a noble mind… (…oh, quale nobile animo…) Atto III, scena I …oh, quale nobile animo è qui sconvolto! L'occhio, la lingua, la spada del cortigiano, del soldato, del dotto, lo specchio della moda e il modello delle creanze, osservato da quanti fanno osservanza, del tutto, del tutto caduto! E io, la più afflitta e infelice delle donne, che ho succhiato il miele delle sue musicali promesse, ora vedo quella nobile e veramente sovrana ragione, stonata e stridula come dolci campane sbatacchiate; quella impareggiabile forma e figura di fiorente giovinezza annichilita dalla follia, oh, misera me, che ho visto quel che ho visto, che vedo quel che vedo!
Traduzione italiana del "masque" di William Lawes (5)
Mossa da invidia per la notte, che tiene qui le sue baldorie, con la mia luce non gradita così io invado la sua sfera, proclamando guerra a Cinzia e a tutte le sue stelle, che adornano la sua treccia azzurra con il loro luccichio. Poiché non posso essere ospite, mi leverò per gettare vergogna sulla luna e per spegnere tutti i suoi sguardi.
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VIOLINI
OBOI
PIANOFORTE/CELESTA
Andrea Tacchi * Daniele Giorgi * Chiara Morandi * Paolo Gaiani ** Marco Pistelli (** 26 e 27) Marcello D’Angelo (** 28 e 29) Patrizia Bettotti Stefano Bianchi Gabriella Colombo Francesco Di Cuonzo Marian Elleman Chiara Foletto Alessandro Giani Susanna Pasquariello
Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *
Sara Danti (26, 27 e 29)
VIOLE
Stefano Zanobini * Pier Paolo Ricci (** 26 e 28) Caterina Cioli (** 27 e 29) Alessandro Franconi VIOLONCELLI
Luca Provenzani * (**29) Augusto Gasbarri ** (*29) Stefano Battistini Giovanni Simeone
ARPA CLARINETTI
Marco Ortolani * Giuseppe Gentile
Gianpietro Zampella * Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** FLAUTI
Michele Marasco * Michele Ruggeri *
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FISARMONICA/BAJAN
Igor Zobin * (26 e 29)
FAGOTTI
Paolo Carlini * Umberto Codecà *
SINTETIZZATORE
Salavatore Mele * (26)
CORNI
Andrea Albori * Paolo Faggi * TROMBE
Donato De Sena * Guido Guidarelli * TROMBONI
Stefano Bellucci * Marcello Angeli (28) Roberto Basile (28) BASSO TUBA
Riccardo Tarlini * (26 e 27) TIMPANI
CONTRABBASSI
Cinzia Conte * (26 e 27)
Morgan M.Tortelli *
*prime parti **concertino
PERCUSSIONI
Sebastiano Nidi Andrea Bindi (28 e 29) Matteo Scarpettini (26)
Ispettore d’orcheStra e archivista
Alfredo Vignoli
Fondata nel 1980, l’ORT ha sede a Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre in Italia. È formata da 45 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio Nacional de Musica di Madrid alla Carnegie Hall di New York. Collabora con musicisti illustri: da Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Giorgio Battistelli, a Luciano Berio, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel Harding,
Eliahu Inbal, Yo-Yo Ma e Uto Ughi. Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei l’Orchestra riserva un particolare spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi, sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. In questa direzione l'Orchestra ha incontrato musicisti come Franco Battiato, Stefano Bollani, Richard Galliano, Heiner Goebbels, Butch Morris, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto. Incide per Emi, Ricordi, Agorà, Dreyfus. 47
playit! 2012
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i prossimi appuntamenti
paolo carignani direttore laura polverelli mezzosoprano musiche di Beethoven Berio Schubert
8 aprile
Prevendita
Biglietteria del Teatro Verdi via Ghibellina 97 | Firenze tel. 055 212320
martedì ore 21.00
16 aprile
mercoledì ore 21.00
daniel smith direttore chloË hanslip violino
musiche di Beethoven, Adams, Ives
25 aprile
venerdì ore 21.00
L’ORT e CHAPLIN proiezione dei film con musica dal vivo
Tymothy Brock direttore
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Crediamo che la cultura rappresenti un volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione. La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa. Il tuo contributo potrà arricchire l’attività e i progetti di formazione e di educazione all’ascolto rivolti ai più giovani.
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Daniel Berio Foto
Marco Borrelli (11, 12 alto, 47, 48, 50) C. Gaiaschi (14 alto) Bottesi (15 alto) Graziano Fantuzzi (15 basso) Andrea Padovani (17) Ostrouska (18) Roberto Masotti - Ricordi (5, 7, 19, 39) Carla Felotti (21) Eva ĂŠder (25) William Monaco (29) Maurizio Marini (30) Marine Drovard (31) Paride Galeone (33) Melina Mulas (38) stampa
Nuova Grafica Fiorentina (Firenze)
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