STAGIONE CONCERTISTICA 2017 / 18
DMITRY SITKOVETSKY direttore e violino
FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
UFFICIO SVILUPPO E FUNDRAISING
Maurizio Frittelli - Presidente Francesca Bardelli - Vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini
Elisa Bonini
REVISORE UNICO
Andrea Gianfaldoni
Vittorio Quarta
AMMINISTRAZIONE
Simone Grifagni, Cristina Ottanelli UFFICIO DEL PERSONALE
SEGRETERIA
Stefania Tombelli (dir.Generale) Tiziana Goretti (dir.Artistica) Ambra Greco (Comunicazione) DIRETTORE ARTISTICO
Giorgio Battistelli DIRETTORE PRINCIPALE
Daniele Rustioni DIRETTORE ONORARIO
Thomas Dausgaard
DIRETTORE GENERALE
Marco Parri DIRETTORE SERVIZI MUSICALI
Paolo Frassinelli DIRETTORE COMUNICAZIONE
Riccardo Basile
SERVIZI TECNICI ORCHESTRA
Angelo Del Rosso OSPITALITÀ E SALA TEATRO VERDI
Fulvio Palmieri, Paolo Malvini PALCOSCENICO TEATRO VERDI
Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo Alessandro Goretti, Sara Bonaccorso PERSONALE DI SALA
Lisa Baldi, Giovannella Berardengo Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini Lorenzo Del Mastio, Alice Guerrini Enrico Guerrini, Alessandro Iachino Michele Leccese, Pasquale Matarrese Andrea Nigro, Vieri Ulivi Valoriani Mario Venneri, Sara Vivoli
CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE
XXXVII STAGIONE CONCERTISTICA 2017 - 2018
con il contributo di
partner
DMITRY SITKOVETSKY direttore e violino
JOHANN SEBASTIAN BACH Variazioni Goldberg BWV 988 (trascrizione per orchestra d'archi di Dmitry Sitkovetsky) Aria Variazione I Variazione II Variazione III - Canone all’unisono Variazione IV Variazione V Variazione VI - Canone alla seconda Variazione VII (al tempo di Giga) Variazione VIII Variazione IX - Canone alla terza Variazione X - Fughetta Variazione XI Variazione XII - Canone alla quarta Variazione XIII Variazione XIV Variazione XV - Canone alla quinta (Andante)
Variazione XVI - Ouverture Variazione XVII Variazione XVIII - Canone alla sesta Variazione XIX Variazione XX Variazione XXI - Canone alla settima Variazione XXII (Alla breve) Variazione XXIII Variazione XXIV - Canone all’ottava Variazione XXV (Adagio) Variazione XXVI Variazione XXVII - Canone alla nona Variazione XXVIII Variazione XXIX Variazione XXX - Quodlibet Aria
PËTR IL'IC ČAJKOVSKIJ Serenata in do maggiore per archi op.48 Pezzo in forma di sonatina (Andante non troppo, Allegro moderato) Valse (Moderato, Tempo di Valse) Elegia (Larghetto elegiatico) Finale - Tema Russo (Andante, Allegro con spirito)
EMPOLI, TEATRO SHALOM
venerdì 9 marzo 2018 ore 21.00
PISA, TEATRO VERDI
martedì 13 marzo 2018 ore 21.00
FIRENZE, TEATRO VERDI
sabato 10 marzo 2018 ore 21.00 concerto fiorentino trasmesso in differita da Rete Toscana Classica
Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService
DMITRY SITKOVETSKY Uomo poliedrico e dalla magnetica forza creativa, Dmitry Sitkovetsky si è distinto come esecutore e compositore di successo dedicando la sua vita musicale ad una pluralità di generi. La sua invidiabile carriera come violinista è documentata da decine di registrazioni di tutti i suoi più importanti concerti e da un'ampia selezione del repertorio da camera. Tra le uscite più recenti troviamo tutte le Sonate per violino di Mozart diretto da Antonio Pappano e accompagnato al piano da Konstantin Lifschitz (Hänssler Classic) e L'arbre des Songes di Dutilleux con la Concertgebouw Orchestra e Mariss Jansons sul podio. La passata estate lo ha visto impegnato in collaborazioni con solisti del calibro di Evgeny Kissin, Mischa Maisku ed altri al Festival Verbier, Barry Douglas a Clandeboye (Irlanda) e in due programmi per orchestra da camera a Lubiana; a settembre il ritorno all'Enescu Festival con brani di compositori contemporanei come Arvo Pärt, Rodion Shchedrin, Iain Bell e George Balint. La sua dedizione per tale repertorio lo ha condotto, sempre a settembre, su un palco speciale allestito all'interno della vecchia miniera di carbone di Zabrze (Polonia), per un'esibizione del Penderecki String Trio al Penderecki Festival. Per festeggiare i suoi quindici anni come direttore musicale alla Greensboro Symphony
Orchestra apre la stagione con la prima mondiale di Not So Classical, un progetto che unisce film ed esecuzioni dal vivo in un nuovo format pensato per coinvolgere il pubblico in un'esperienza di narrazione digitale. Lavorando a stretto contatto con il regista David Donnelly, autore del documentario Maestro su Paavo Järvi, pellicola distribuita in 14 paesi, Sitkovetsky ha creato un programma che racconta la storia di Greensboro (città del North Carolina) e l'impatto positivo che l'Orchestra ha avuto sulla qualità della vita dei suoi abitanti. Questo evento accompagna l'inizio della costruzione del tanto atteso Tanger Arts Center, la nuova casa della Greensboro Symphony Orchestra. Alcuni dei momenti salienti della scorsa stagione includono l'inaugurazione di un nuovo ciclo di concerti di musica da camera a New York, presentati alla Columbia University dalla Aspect Foundation for Music and Arts, un tour di un mese in Giappone, il debutto su TEDtalk (piattaforma online di conferenze multitematiche), il lancio del suo primo libro "Dmitry Sitkovetsky. Dialogues", una collaborazione con i musicisti della Staatskapelle di Dresda al Festival Šostakovič di Gohrisch e nel maggio 2017 la prima mondiale della sua performance multimediale ispirata a Histoire du Soldat di Stravinskij
alla Čajkovskij Hall di Mosca, con musica dal vivo, street dance, teatro fisico, poesia ed animazione. Negli anni il nome Dmitry Sitkovetsky è diventato sinonimo di arte della trascrizione: le sue versioni per orchestra e trio d'archi delle Variazioni Goldberg sono dotate di vita propria, godendo di esibizioni regolari e di acclamate registrazioni da parte dei migliori musicisti al mondo. Ispirato dal suo grande successo, ha continuato ad arrangiare oltre 50 composizioni tra brani di Haydn, Beethoven, Brahms, Bartók, Čajkovskij, Šostakovič, Stravinskij e Schnittke. Nel 2013, in migliaia hanno apprezzato la messa in onda su Medici.tv (piattaforma online per lo streaming di video di eventi di musica classica) dei suoi arrangiamenti dei Preludi di Chopin, commissionati dal Festival Verbier in occasione della ventesima edizione, ed eseguiti da Yuri Bashmet, Leonidas Kavakos, Gautier Capuçon e altre celebrità del mondo della musica. Nel dicembre 2015, Sitkovetsky ha reso pubblica la sua trascrizione di Le baiser de la Fée di Stravinskij, commissionata dalla Orpheus Chamber Orchestra ed eseguita per la prima volta da Augustin Hadelich alla Carnegie Hall, aggiungendo con efficacia un nuovo brano per violino ed orchestra all'eredità di Stravinskij. Guidato dal desiderio di condividere il
fascino della musica con un pubblico il più ampio possibile, Sitkovestky ha realizzato una coinvolgente serie di 11 episodi per la televisione nazionale russa, tracciando un profilo di alcuni dei migliori musicisti al mondo: Evgeny Kissin, Barbara Hendricks, Mischa Maisky, Bella Davidovich, Sir Neville Marriner, Yefim Bronfman, Gary Graffman, Antonio Pappano e molti altri. Rivolgendosi a loro con la confidenza di un amico di una vita e come collaboratore musicale, ha raggiunto in queste interviste un candore ed una intimità mai visti prima (la serie è disponibile in tutto il mondo sempre su Medici.tv). L'obiettivo di restituire alla musica classica l'importanza culturale nel vivere il quotidiano è ciò che lo ha spinto ad avviare collaborazioni eterogenee con ballerini, scrittori e attori (tra cui Peter Coyote, vincitore di vari Emmy) per le opere di Copland (Lincoln Portrait), Britten (Young Person's Guide to the Orchestra) e Grieg (Peer Gynt). In veste di direttore ha ricoperto il ruolo di direttore artistico della Ulster Orchestra, dell'Orchestra di Stato russa e dell'Orquesta Sinfónica de Castilla y León. Nel 1990 ha fondato la New European String Orchestra (NES) riunendo i più illustri archi dai migliori ensemble europei, per tour speciali e progetti di registrazione. Come direttore ospite,
ha recentemente collaborato con la San Francisco Symphony, Minnesota Orchestra, la London e la Royal Philharmonic Orchestra, NDR Hannover, Ensemble Orchestral de Paris, Moscow Philharmonic, Tokyo Metropolitan Orchestra, China Philharmonic, Shangai Symphony. Data la sua abilità di trasformare ogni progetto in un evento artistico attesissimo, durante i suoi 40 anni di carriera è stato invitato a creare, sviluppare e guidare numerosi festival, tra cui il Korsholm Music Festival in Finlandia negli anni '80, il Seattle International Music Festival e il Silk Route of Music Festival a Baku negli anni '90 e il Festival del Sole in Toscana, per il quale la sua Orchestra NES è stata scelta come orchestra in residence dal 2003 al 2006. Nel corso di questa stagione, grazie anche all'invito dell'Orchestra della Toscana, Sitkovetsky riesce finalmente a celebrare a pieno il suo amore per l'Italia con una tournée che lo vede protagonista a Verona, Siena, Firenze e in Toscana con l'esecuzione del suo leggendario arrangiamento delle Variazioni Goldberg.
JOHANN SEBASTIAN BACH (Eisenach1685 - Lipsia 1750)
Variazioni Goldberg BWV 988
(trascrizione per orchestra d'archi di Dmitry Sitkovetsky) durata: 60 minuti circa
Narra la storia, avvolta dalle nebbie della leggenda, che il conte Hermann Carl von Keyserling, ambasciatore russo a Dresda, si fosse rivolto a Johann Sebastian Bach perché questi gli scrivesse una serie di brani da far eseguire a Johann Gottlieb Goldberg, giovane e valente clavicembalista al suo servizio: pezzi dal carattere delicato e vivace, la cui esecuzione avrebbe permesso al conte di ingannare le lunghe notti in bianco alle quali lo costringeva l'insonnia. Fu così che Bach gli consegnò una composizione intitolata Aria mit verschiedenen Veränderungen ("Aria con diversi cambiamenti"), diventata poi celeberrima come Variazioni Goldberg dal nome, appunto, del clavicembalista destinatario e probabile esecutore. Keyserling ne rimase entusiasta, se è vero che ricompensò Bach con un calice ricolmo di cento luigi d'oro. E quel titolo apocrifo arriverebbe a caricarsi, oltretutto, di significati simbolici: "Gold Berg" in tedesco significa infatti "montagna d’oro". Le "Variazioni della montagna d'oro". Sulla genesi delle Goldberg così com’è stata tramandata – a cominciare dal primo biografo bachiano, Johann Nikolaus Forkel – più di uno studioso ha espresso perplessità: vuoi perché la partitura, edita nel 1742, manca della dedica al committente che le consuetudini del tempo esigevano, vuoi perché Goldberg sarà stato pure un eccezionale clavicembalista ma
all'epoca era anche troppo giovane, non avendo neppure quindici anni. Spinto da pulsioni romanzesche, il Forkel si sarebbe inventato tutto questo? Per gli amanti del vero, più lecito supporre che Bach, durante un suo viaggio a Dresda, avesse presentato il suo nuovo lavoro a Keyserling, che oltretutto ben conosceva; e magari il giovane Godlberg le avrà pur suonate queste Variazioni, per accontentare l'insonne protettore. A parte le questioni legate alla loro origine, le Variazioni Goldberg rappresentano uno dei frutti più compiuti e straordinari della piena maturità di Bach. Non è un caso che occupino, nella stampa, la quarta e ultima parte della Clavier-Űbung (Esercizio per tastiera), monumentale raccolta di composizioni destinate a sfruttare tutte le risorse del clavicembalo, dell'organo e del clavicordo; quasi un suggello a quello che si rivela essere un variegatissimo percorso di sperimentazioni e di invenzioni, di scienza compositiva, di abilità strumentale e fantasia creativa. La pietra angolare di quest'immensa cattedrale che sono le Variazioni Goldberg è data dall'Aria che si ascolta all'inizio, un'idea melodica pacata e dall'andamento regolare che in parte Bach riprese, modificandolo, dal tema della Ciaccona con sessantadue variazioni di Georg Friedrich Händel, pubblicata una decina d'anni prima. Da lì scaturisce una sorprenden-
te serie di trenta variazioni, di trasformazioni non solo sul piano della melodia, dell'armonia e del ritmo, ma anche su quello del carattere puramente espressivo. Le forme nelle quali si concretizzano sono quelle rigorose del canone e della fuga, accanto a quelle più libere basate sull'imitazione e su tipici passi di danza. Il tutto finalizzato ad erigere un'architettura fittissima di simmetrie, di corrispondenze, di simbologie, numeriche e cristiane: 32 sono le battute dell'Aria, così come 32 sono le sezioni che formano le Goldberg, date dalle 30 variazioni e dalle 2 proposte, all'inizio e alla fine, dell'Aria; in 10 gruppi di 3 sono suddivisibili le variazioni, 10 come i Comandamenti e 3 come simbolo della Trinità. Il discorso potrebbe andare avanti all'infinito, fiumi d'inchiostro sono stati versati sull'argomento. Così come si possono individuare dei punti fermi in questo continuo, preciso quanto fantasiosissimo, trascolorare di metamorfosi. A metà del percorso si trova, ad esempio, la Variazione XVI, indicata come Ouverture, con il suo passo solenne e un po’ pomposo, di gusto francese; suona qui come una nuova alzata di sipario, per introdurre le altre variazioni che verranno. La Variazione XXV, la più estesa, si propone invece come momento di intensa introspezione: è un Adagio, assorto, solcato da inquietudini, perfino drammatico. Se qui pare parlare il Bach uomo, con i suoi
dubbi e le sue incertezze, nella Variazione XXX spunta fuori il sorriso, lo spirito umoristico di Bach. In maniera del tutto inaspettata, si concretizza infatti a questo punto un quodlibet, sorta di burla in musica che la tradizione affidava a melodie popolari spesso intonate durante occasioni conviviali: qui sono le canzoni: Ich bin so lange nicht bei dir gewest (Da tanto tempo non sto con te) e Kraut und Rüben haben mich vertrieben (Cavoli e rape rosse mi hanno fatto fuggir via), che appaiono avvinte l'una all'altra dal contrappunto più stretto e con tutto il loro andamento spensierato. Il cammino delle Goldberg si arresta qui, su questa sorta di simpatico e bonario sberleffo. Perché subito dopo riappare l'Aria d'inizio, quieta e rassicurante; non una conclusione, ma quello che pare essere l'avvio di un nuovo inizio. Il riproporsi di un ciclo vitale senza fine, lo spalancarsi di nuovi, inesplorati orizzonti. Non c’è forse al mondo una composizione musicale che riunisca, in maniera così compiuta e al contempo sfaccettata, ragione e cuore, severità e immaginazione, umanità e spiritualità, come le Variazioni Goldberg. E questo spiega anche come un simile universo si sia prestato ad essere esplorato attraverso le più diverse combinazioni strumentali. Le abbiamo ascoltate al clavicembalo e al pianoforte, su due pianoforti, per quar-
PËTR IL'IC ČAJKOVSKIJ
(Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893)
Serenata in do maggiore per archi op.48 durata: 32 minuti circa
tetto di fiati, per organo, per chitarra, per trio jazz, perfino al sintetizzatore. Il violinista Dmitry Sitkovetsky ne ha realizzato, nel 1984, una trascrizione per trio d'archi che è presto diventata un classico. Al 1992 risale una sua nuova versione, stavolta per orchestra d'archi, la stessa proposta nel concerto di oggi. Nel rispetto dell'originale, Sitkovetsky trasferisce ed esalta nei timbri severi eppur duttili degli archi le tante voci della densa polifonia delle Goldberg, ricorrendo anche a soluzioni (come l'uso del pizzicato) particolarmente efficaci. E nella coralità degli strumenti ad arco si amplifica così il fascino davvero senza tempo di un capolavoro che, proprio in questa veste sonora, suona ancor più vicino alle nostre orecchie di ascoltatori di oggi. Francesco Ermini Polacci
La Serenata per archi di Čajkovskij vide la luce in una fase di sostanziale stasi creativa. Il compositore usciva allora dal terribile periodo, iniziato nel 1877, l'anno della Quarta sinfonia: a segnarlo era stato il fallimentare matrimonio con un'allieva del conservatorio. Pur conscio ormai della propria omosessualità, il compositore aveva ceduto alle pressioni della ragazza, ma il tutto si era risolto in un tentativo di suicidio e nell'internamento di lei in un manicomio. Fu il fratello di Čajkovskij, Modest, a sostenerlo in questi momenti: un viaggio in Europa, con una tappa in Svizzera allo scopo di effettuare delle cure, fu quanto occorreva al musicista per riaversi. Durante questa tormentata vicenda avevano visto la luce lavori poi divenuti celeberrimi, come Evgenij Oneghin, opera rappresentata per la prima volta a Mosca nel 1879, e il Concerto per violino, composto nel 1878 in Svizzera. Fu tuttavia un'altra donna a determinare la svolta decisiva nella vita di Čajkovskij, la ricca vedova Nadežda von Meck, innamorata della sua musica, offrì al compositore un rendita, purché egli evitasse sempre di incontrarla. Grazie all'elargizione, Čajkovskij poté lasciare l'insegnamento e dedicarsi unicamente alla composizione; ma per alcuni anni la sua produzione ristagnò, e la Serenata è tra le poche cose significative
di quel periodo. Si tratta del lavoro migliore fra quelli generati dalla grande passione mozartiana del musicista: "... il primo tempo deve essere considerato il frutto della mia venerazione per Mozart; ho imitato intenzionalmente il suo stile e potrei dirmi felice se mi fossi accostato anche di poco al modello", scriveva Čajkovskij alla von Meck a proposito della Serenata. In realtà, come del caso di altri grandi musicisti romantici (Brahms, Dvořák), la scelta di richiamarsi al carattere settecentesco della serenata non offusca minimamente lo stile dell'autore, che non manca, nel finale, di attingere addirittura al folklore della propria terra. Aperto da una solenne introduzione lenta (in realtà, più händeliana che mozartiana), il "pezzo in forma di sonatina" iniziale deve il proprio titolo al suo richiamare in versione semplificata la formasonata: l'allegro moderato è infatti un movimento articolato su due temi, ma totalmente privo di una sezione di sviluppo; in compenso, al termine della ripresa torna, a mo' di coda, il tema dell'introduzione lenta. La scelta di un tenero valzer come primo dei due movimenti centrali dimostra la volontà di Čajkovskij di non rifuggire dal clima stilistico del proprio tempo. A richiamare il settecentesco minuetto, tuttavia, è ancora una volta la forma: una disposizione tripartita, nella quale la più animata sezione cen-
trale funge da "trio". Con l'Élegie, veniamo riportati al clima dell'Oneghin: incorniciato da un motivo scalare che riecheggia indirettamente l'introduzione del primo movimento (e che in conclusione di brano conosce un certo ampliamento), si dipana un tema cantabile dal respiro arioso, che viene esposto, sviluppato e quindi riesposto in modo variato. Il tema russo dell'andante introduce finalmente il conclusivo allegro con spirito: si tratta di una forma-sonata in piena regola (con tanto di sviluppo, questa volta), il cui primo tema è ancora un esplicito richiamo alla tradizione popolare. Con un procedimento non dissimile da quello adottato da Dvořák nella Serenata op.22, al termine della ripresa Čajkovskij ripropone il tema dell'introduzione del primo movimento, trasformandolo magistralmente, a poco a poco, in una brillante coda basata sul primo tema del finale. Marco Mangani
L'Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Composta da ottimi musicisti, che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche, l’orchestra realizza le prove e i concerti, distribuiti poi in tutta la Toscana, nello storico Teatro Verdi di sua proprietà, situato nel centro di Firenze. Le esecuzioni fiorentine sono trasmesse da Radio Rai Tre e da Rete Toscana Classica.
Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’orchestra riserva ampio spazio a Haydn, Mozart, tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale, con una particolare attenzione alla letteratura meno eseguita. Cedendo alla tentazione di aprire la strada all'affascinante repertorio sinfonico destinato ad organici più nutriti (anche grazie alla collaborazione con l'OGI e gli studenti dei Conservatori della Toscana), l'ORT si è spinta oltre i confini della musica da camera, affrontando con successo i capolavori del sinfonismo romantico e tardo-romantico, da Brahms e Schumann a Čajkovskij, Mahler, Sibelius. Una precisa vocazione per il novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play it! la musica forte dell’Italia” - a firma del direttore artistico Giorigo Battistelli - è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità, premiato nel 2014 con il XXXIII Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati” come migliore iniziativa 2013. Ospite delle più importanti società di concerti italiane, si è esibita con grande successo alla Scala di Milano, al Maggio Musicale Fiorentino, al Comunale di Bologna, al Carlo Felice di Genova, all’Auditorium Agnelli del Lingotto di Torino, all’Accademia di S.Cecilia di Roma, alla Settimana Musicale Senese, al Ravenna Festival, al Rossini Opera Festival e alla Biennale di Venezia. Numerose le sue apparizioni all’estero a partire dal 1992: Salisburgo, Cannes, Strasburgo, New York, Edimburgo, Madrid, Hong Kong, Tokyo, Buenos Aires, Santiago, Lima solo per ricordarne alcune. Incide per Emi, Ricordi, Agorà, Dreyfus. Nel 2016 è uscito su etichetta Sony Classical un nuovo disco dell'ORT con il direttore principale Daniele Rustioni e dedicato alle musiche di Giorgio Federico Ghedini. Sono già stati realizzati altri due cd (sempre su etichetta Sony) dedicati rispettivamente a Alfredo Casella e Goffredo Petrassi; la loro uscita è prevista nel 2018.
VIOLINI PRIMI
VIOLE
Daniele Giorgi * Chiara Morandi * Paolo Gaiani ** Gabriella Colombo ** Marian Elleman ** Angela Asioli Patrizia Bettotti Stefano Bianchi Marcello D'Angelo Francesco Di Cuonzo Chiara Foletto Alessandro Giani Susanna Pasquariello Marco Pistelli
Stefano Zanobini * Pier Paolo Ricci ** Caterina Cioli Alessandro Franconi
ISPETTORE D’ORCHESTRA E ARCHIVISTA
Alfredo Vignoli
VIOLONCELLI
Luca Provenzani * Augusto Gasbarri * Matteo Parisi Giovanni Simeone CONTRABBASSI
Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** CLAVICEMBALO
Francesco Dilaghi *
* prime parti ** concertino
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
TUTTI AL TEATRO VERDI IL FAGIOLO MAGICO una produzione ORT Gli spettacoli del sabato pomeriggio per bambini, ragazzi e famiglie
I CONCERTI APERITIVO
STRUMENTISTI ALL'OPERA ... OPERISTI ALLO STRUMENTO Ensemble d'archi dell'ORT Chiara Morandi violino concertatore al Relais Santa Croce | Sala della Musica
SABATO
17
marzo
ore 16.30
DOMENICA
18 marzo
ore 11.00
CONTATTI FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA
Via Verdi, 5 - 50122 Firenze | tel. (+39) 055 2342722 - 2340710 | fax (+39) 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it | info@orchestradellatoscana.it Presidenza Maurizio Frittelli presidenza@orchestradellatoscana.it
Ufficio del Personale Andrea Gianfaldoni ufficiopersonale@orchestradellatoscana.it
Direzione Generale Marco Parri Stefania Tombelli segreteria direzionegenerale@orchestradellatoscana.it
Amministrazione Simone Grifagni Cristina Ottanelli direzioneamministrativa@orchestradellatoscana.it
Direzione Artistica Giorgio Battistelli Paolo Frassinelli servizi musicali Tiziana Goretti segreteria direzioneartistica@orchestradellatoscana.it
Servizi Tecnici Angelo Del Rosso ufficiotecnico@orchestradellatoscana.it
Area Comunicazione Riccardo Basile Ambra Greco ortstampa@orchestradellatoscana.it Ufficio Sviluppo Elisa Bonini sviluppo@orchestradellatoscana.it
Teatro e Servizi di sala Fulvio Palmieri teatro@orchestradellatoscana.it Ispettore d'orchestra Alfredo Vignoli archiviomusicale@orchestradellatoscana.it
TEATRO VERDI Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze
BIGLIETTERIA
PROGETTO GRAFICO ORT Mallet Studio IMPAGINAZIONE PROGRAMMA DI SALA Ambra Greco FOTO & ILLUSTRAZIONI William Kelley (copertina), Marco Borrelli (13) Matilde Gori (14) STAMPA Grafiche Martinelli (Firenze)
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