(1962)Oriente cristiano3

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ruclto ^ stîI;AAtnE!9ún

CATTOTICAITALIANAPER T'ORIENTECRISTIANO P A I E R A AO


Onmre0msmo

ANNO II LUGLIII.SETTÎ}IBIE I 982

TRIMESTRALE

RMSTA

COlfl?ATO Mcnctalè Rgsollno Prot.

DELLA ASSOCIAZIONE

IT, pcn

CATT.

DI DIREZIONE: MoD!. Arcblm. Mrrco - Mon!. Csn. Cluseppc Petralla - OD. Dr. - Dr. Papas Matteo Petrotta Sclambra

P. GlusepDe

DIREî:rORE

VsleDtlnl

RESPONSABILET

C.RISTTANO

PAIER,YTO ?IAZZA BELLINI,3

g. J. Papà3 Damt3no

L'ORIENTE

Como

SOMMARIO Pagltls Domande Concilio

del Lettorl

1 (G. Petralia)

Ecumeni,co e attesa unlonistice

Poenitentlam nt xxIII

agere. Lettera

Enciclica

dl S. S. GlovanI

Cosclenza unlonistlca

{Papùs Ma,rco Mandd,Ià')

L'unloqe delle Chlese e 1l Conclllo Vatlcano vlsta di Gheorghios A. Maorakis) Travagll e speranze ne (d. c.) Dlrcz. - Redaz. - Amm.Àe:

Il Petriarcato netlo)

5

della

Chlesa

II

10 (Inter17

ortodossa

rome29

greco-orbodosso di Gerusalerrme

(A. Bru3A

ASSOCIAZ. CATT. IT. PER L'ORIENTE Palermo

CNTSTTENO -

c.c.p. ?-8000 Palermo Abbonamento Italla

t -

Plazza Bellhl, -

orcllnarlo :

L. 1.200 &nnue

Estero L. 2.000 ennue Sostenltore

L. 3.000 rnnu.

La Llturgi& vincolo dl uuiorte tra OFlente ed Occldente (Papds Daniano , Corno)

40

Pionierl dell'apostolato ta,r (r. p.)

5r

Come pregano i nostrl

unlonlstico: frateUl

L'Abate

cristlani

Mechi-

d'Orleute

54

II Card. G, Acaclo Coussa nella pace del Signore (d. c,)

à5

NOTIZIARIO NeUa S. Congregazlone

D I

Mons. P. Baclle, nostro Vescovo Statistiche tlceno lI

rel&tive

sl

per la Chiesa Orientale delegato ACIOC eletto

57 Conclllo

Ecumenlco

Blbllografla

S P E D I Z I O N EI N A B B O N A M E N T O P O S T A L E

Va58 69

G R U P P O IV


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n:,.,:,.

liiiiiiiii:Ìiii:i

Raccomandiamo sempre ai nostri lettori di esserebrevi e chiari nelle loro domande e di scusarci se esigenze varie dovesserocostringerci talvolta a rimandare ad altro numero la risposta ai loro quesiti.

l- Nella rubfica <<DonLond'ed'ei Let' tori>, Atuno II, n. 2, pd'g. 3 d'elle Vostrù' RíDista ho letto Io, risposta d'ata o,l quesito <<Quali sono Ie lingue liturgiche>. L'esa,uriente spiegazione nti ha sod'di' slatto. Desiderei però s@tr)ere- se è pos' síbile - quando e col\Le si è pa'ssctti dal greco al, ta,tino nella preghiera pubblica a Roîna. A. B. - Torino Al riguardo gli studiosi non sono consi afierma, come cordi. Comunemente giià. abbiamo risposto nel numero precedente, cbe il passaggio è avvenuto nel secolo IV e for.se dopo. Stabilire una data preclsa è lmpossibile. Alcunl attrlbuiscono a Papa Damaso (366-384) la del latino nella Liturgla introduzione romana, essendo quel PaPa un uomo dotato di partlcolare energia sl da imporre un tale cambiamento; altri, fnvece, afiermano che S, Ambroglio, Vescovo dl Milano, sia stato colui che abbla ispirato Papa Damaso, introducerrdo degll inni latini nella liturgia. Questa seconda ipotesi ci sembra piì) verosimile, anche ge essa non esclude Ia prlma. S. Ambrogio, infatti, rifacendosi al prlncipio degli orientali di adottare per Ie popolazioni delle lingue da queste comprensibili, e in vista di mantenere a piu immedlata conoscenza 1l pensiero origlnale crlstiano in modo da constituire un lega,me plù intimo fra I crlstlani di nnitlme regloni, ha potuto neua sua sede di Milano, ereditata da un Vescovo dl Cappadocla, Aussenzfo, fntrodurre la ( Ilngua volgare > del tempo nella ilturgia. Cosl mentre a Papa Da-

maso, per l'autorità, deua Sede ApostoIica, resta il merito di avere assicurato ll successo, a S. Amblogio va data la paternità, di questo camblamento. A Roma 1a .lineiua greca lnlziò il suo 1l decllno, m&n mano che aumentava numero del fedeli di lingua latlna. Ora, solamente tra I'anno 250 e it 300, nella Città, vi fu un notevole progresso nual merico dei cristlani. Mentre, lnfatti, tempo di Papa Cornello (251-253) si contavano a ltoma appena 30.000 crlstianl su una popolazione di circa 1 mig1à, verso l'anno 300, lione di abitanti, i cristlanl aumentarono a circa 80-100 mita. Per cui possiamo stabilire una epo@, del cambiamento tra gU annÍ 380 e 430. Come poi si passò dal greco at latino nella liturgia a Roma? Ciò awenne sicurameD.te per gradi. Le due lingue saranno state per un periodo di tempo usate simultaneamente. Ce ne danno anche conferma gli epitafl cristiani di questi tempi, per es., nel Cimitero di San Cauisto, dove troviamo iscrizioni tanto greche che latine. E non andiamo slcuramente errati se osiamo aggiungere al motivi su esposti che molto peso ebbe nel camblamento della llngua anche la traduzione latlna deUa Bibbia, fatta da S. Girolamo. Da notare cfre fu sotto Papa Damaso che inlzia acl affermarsi questa versione latlna, anche sulle altre che esistevano già a Roma e alúfove e circolavano assleme ad altre traduzionl ali preghlere care alla pletà del fedeli. Tuttavia la tradlzlone romana - sebbene in poche festività eal occasioni rlmase per moìtl secoli bl-


I I

liogue. Fino aII'VIII secolo, a Ftoma, le lezionl del Sabato Santo venivano lette e in greco e in latino' e cèrti salmi vennero cantati ln greeo flno a tarda epoca' Ce lo attestano I'Ordo Romano e il Sacramentario Gelasiano. Quest'uitlmo adcl dlce clae iI simbolo baîiedirlttura simale poteva essere recitato a scelta' greo ln greco o in latino. Le influenze che tuttavia dmasero per lungo tempo' La litanla e il Kyrie eleison vennero rnromana neua liturgia inÎatti trodotte sotto Papa Gelasio (492-496)' E sebbene persiste la litania sia quasi scomparsa' I'invocazione greca: è I'attuale tuttora Kyrle eleison della Mess romana'

e 2. La Chiesa ortod'ossa i'rl Alba'nia uffrCllieso' d,utocefala? Esiste un atto eíele che l,q, costituisce tele? (Palermo) N. B. - Piana degli Albanesi piir che motivÍ Ctîcostanze politiche Ia costidi indole religlosa favorirono tuzione della Chiesa ortodossa albanese la in Chtesa, autocefala- Siamo dopo alguerra dei 1915-18, e i naziùnalisti anche aIúanesi che si erano battuti libera ed indil'estero per un'Albania Denalente, cominciarono a sostenele andi una àn" t'td.u della costituzione Chiesa ortodossa nazlonale albanese clìe fosse sottratta alf influsso del Fanar' da e cul dipendeva, e dal Sinodo di Atene dalle altre Chiese balcaniche, dicfriarate nemiche delle aspirazionl di libertà deg11 albanesi e del loro risorgjmento presto telQuesta idea guadagnò ben eili ortodossi albanesi e reno fra tutti trovò nel Vescovo ortodosso Fan Noli' albanese, uno deputato aI Parlamento strenuo fautore, che gfÈì,,nn da quando si trovava a Boston in America, I'aveva caldeggiatq, con Ia parola e con Ia stampa presso la colonia albanese colà resldente. Si venne così al Congresso di Berat del 13 settembte 1922, deciso in seguito ad. una circolare spealita al Clero e al popolo dall'Esarc& patriarcale d'Albania' 33 delegati del Ieroteo. Vi intervennero Clelo e del lalcato delle diverse comunità oúodosse d'Albania, i quali < precome si legge sa ln consfderazlone ) <(cíe dell'aalunanza nel protocollo Ie da tutte fu rlconosciuta I'Albania e soPotenze quale Stato indlpendente vra,no; prenalendo ad esempio le varie

)

ed ln Chiese autocefale... all'unanimitÈr nome di tutto il Clero e popolo ortodosso d'Albania proclamarono in nome della SS. Trinltà,, una ed indivisibile, Ia autocefalia della Chiesa ortodossa nazionale d'Albania de facto. essendo de jure autocefala dal giorno della proclamazlone della indipendenza potitica deÌ10 Stato albanese; conservando perÒ la unione spirituale, dommatica ed apostolica colla Santa Maclre Cb.iesa patríafe con cale ecumenica e coi Patriarchi le altre Chiese ortodosse autocefale del affatto mondo, rna amministrativamente indipendente >. 11 goveÎno albanese oralinò che tale proclamazione venisse salutata in tutte ie Città. d'Albanla con tre col.pi d.i cannone e i.oll'issare ovunque la bandiera nazionale albanese' Nelto stesso Congresso venne pure apche provvisorlo, provato uno Statuto porta Ia atata del 19 settembre 1922' e si compendia in 14 articoli. Venne pure elaborato ed approvato, in 9 articoli, un Regolamento della Chiesa ortodossa nazionale albanese. Finalmente nel 193?, in occasione del 25o dell'indipendenza nazionale, il Governo albanese riusci ad ottenere da'I Patriarcato di Costantinopoll il ( tomo ) con dell'autocefalia d.el riconoscimento relativa costituzione cli una gerarchia dj Durazzocon a capo iI Metropolita Tirana-Elbasan e i Vescovi di Berati. Korea e Argirocastro.

3. ,So7roun Írancese che da tetlLpo ri'p1asied,o a Roma. e mi interesso con d,eí riti orientdli. Ac7 un collega nott cere 'ho saputo esaurientetnente spiegare co' nte mai net rito bizantino il segno della Croce si, fa a roaescio ossia portan'do la nleno da,Ilct spalld destrd cllla sinistra' Vorrei dncora sq,pereaome si tengono Ie ditd, nel Íd,re it segno della Crace nel rito biz,cbntino, e Perchè? J. D. - Roma GiÈr a Pag. 3 del n. 1, Anno II, della nostra Rivista, cÍ siamo occupati della questione che ci viene da Lei riproposta. A quanto detto aggiungiamo: dipend.e anche dalla formula. In latlno si dice: ...et Spi'ritus Sancti', e quindi in italiano: ...e d,eltroSpirito Santo; !î greco si dice: ... e cIeI Santo Spi'rito. C'è da pensare ch.e secondo un antico simbolismo il nome proprlo dello Splrlto dlvino venisse fatto colncidere col lato sinistro dei petto, che è considerato iI


lato del cuore, perchè 10 Spirlto Santo ha per sua Proprietà l'amore. Quel che non si capisce è Perchè mai i francesl non se ne síano accoi'tl e dicano: ,..d'u Sai'nt Esprit, ftl.fîe movendo 1a mano da slnistra a destra. Gli unici a sbagliare sarebbero loro! AIIa sua seconda domanda rispondiamo che le prime tre dlta sl tengono distese e unite îra loro pel le punte. le altre dué piegate. Si dice ctre ciò vogtia signlflcare le tre Persone della SS. Trinità e le due nature di Nostro Signore Gesù Cristo. Invece il sacerdote per benedire tiene distesi ma leggermente curvati ]'lndice e il medio, piegati iI pouice, I'anulare e il mignolo; facendo in modo che il polliee e I'anuIare si tocchino per Ie punte. Anche qui si vuol ved.ere il. simbolo della TrinitÈr e dell'unione delle due nature nella second& Persona, ma è alquanto dimclle. Invece il teorico detla pittura bizantlna, Dionlgi di Furnà, lo spiega come il monogramma di Gesù Cristo: I(HCOY)C X(PICTO)C (Jesus Christos). Le inizlali come e le f,na1i scritte aua bizantina, Ie abbiamo riprodotte, sarebbero 1'amgurate dalle dita e cioè: I dall'indice, la piima C finale dal medio, X dal polliee e dall'anulare cb.e, propriamente secohdo Dionigi, dovrebbero un po' incrociarsl fra loro, l'ultima C dal mlgnolo.

di San 4. Quand,o ricorre Id Í6td Giuseppe nel ri,to biad,ntino? Mi è benuto lrd, ma,no un calendolio ortodosso, ed, ho notato che aua d,atcL d,el 79 marzo si celebra, i,nuece ld rrLemoria ilei Smti Martiri, Crisomzio e Do.ria. Ing. A. S. - Adria

(Rovigo)

si hanno ben due NeI rito bizantlno feste di S. Giuseppe. Una si celebra alta vigilia del Nata]e (unitamente a tutti gll antenati di Gesù), l'altra nella domenica dopo Ia festa di Natale (unitamente a quelle di Davide e di Giacomo, cueiino del slgnore). E' proprio del riÚo del festeggiare, all'indomani bizantlno giorno ln cui si è solennizzato un mistero, 1I personaeiglo che ha avuto una parte eminente nel ricordo delie festa. che ridell'Epifania, Cosl, all'indomani il battesimo di Gesù corda soprattutto da pa,rte di Giovanni il Battista, si ceIebra ]a festa dÍ questo santo; il giorno seguente alla, festa della Pulif,cazione (che vlene ehiamata dagli orientalÌ

(Ineontro)), sl festeggiano S- Simeone ed deII'AnAnna profetessa; all'indomanl si commemora I'Arcangelo nunciazione. Gabriete, che fu il latore del lieto annunzio: il giorno dopo Ia nativltà della Madonna (8 settembre), si festeggiano I Santl suol Genitorl, Gioacchino ed Anna; 11 gilorno seguente al Natale' si celebra la festa della Madonna, Madre di Dio, e qulnCti, come ebbiamo detto, nella vigilia dL Natale 'e nella Domenica immed.iatamente seguente, quella di San Giuseppe, sposo dl Maria. Benchè il culto di S. Giuseppe sÍa stato messo in secondo ordine dalla necesslta di difendere iI doeima della nain scita verglnale di Crlsto, tuttavia e precede Orlente esso è antichissimo cti atcuni secoli I'occidente, se ne trov6 lnfatti memorla nel sinassari, a pariire dal secolo VI; mentre ln Occidente, locali verco iI si ricord.a nel martirologl secolo IX. Solo dal sec. xv, al tempo di Sisto IV (1471-1484) la festa dt S. GiuIa chlesaseppe viene estesa a tutta si potrà, osservare che Ia festività di san Giuseppe non è considerata nel rito bizantino come dl precetto, ma anche ln Occidente la sua inserzione come festa di precetto è di data molto recente. Fu Papa Gregorlo XV a proclamarinfatti la tale. cor! decreto dell'8 maggio 1621; e fu Papa Pio IX a flssarne Ia data deaI 19 marzo, con decreto delflnitiva 1'8 Clicembre 18?0. Soppiessa come festa dl precetto da s. Pio x, venne restituita come tale dal Codlce di Diritto Canonico al canone 1247 E 1.

5. K Perchè i cristi(ini orientd'li s, chialnano ortodossi, e perchè noi ci chíd'nxiamo cattolici )> ci doÌnand'q', trd' I'a'Itro' un nostro lettore. S. B. - Agrigento ( Ortodosso ) signiflca che segue Ia retta fede; ( cattotico ) che segue la fede comune di tutta la chiesa e non d'un gruppo o conventicola a parte (eresira). i terminl si usarono anticaEntrambi che mente per indicare quei cristianl dei Constavano fedell aUe deflnizioni ossla generall, della ecumenlci, clli Chlesa. Anche oggi, Ia Chiesa cattolica rivendlca ii titolo di oîtodossa, benchè non sia un titolo dl uso popolare, e sl dlce ortodossa ogni persona che stÈ! alla dottrina ufficlale; così pure tutti glt ortodossi orientali, anche non in comunlo-


di far Parte ne con ltoma, lntendono della Chiesa cattollca, cloè unlversale, e dl essere quindl cattolici. però, il titolo di ortoStoricamente d.ossl rimase a designare quei cristiani orlentall cbe, alopo i grandi Concili dell'antichltà, non si staccàrono dalla cl.lesa, come gll Arianl, i Nestoriani' i Monofi.slti e stmlli, ancfre se poi ammisero qualcbe dottrina menorxetta, o non accettarono qualche def,nlzione del ConConcilio ecumenico. cili, dopo iMl In pratica, ln Oriente, per ortodosso ' sl lntende ogini crietiaoo di rito orlentatale che sla rlmasto fedele ai 7 primi Concllt, e alla proprla Chlesa, ossia Comunita eccleslastlca. Perclò ancbe si nega iI tltolo dl ortodossi al cristianl di rlto orientale. che sl sono staccati dai per rientrare ln copropri patrlarcati munione con ltoma, chlamandoli invece (unitlD al contratio chiao (uniatlD; mano ( ortodossi cattollci ) quei cristianl di rito orlentale che, per tradizione delle proprle Comunltà,, sono state sempre unite con Roma. Non usauo per sè il titolo dl cattolici, benchè credano ed intendano di esserlo. In Occidente, umcialmente si riserverebbe il titolo dl ortodossi al cristiaDi dl qualsiasi iito che seguono la dottrina i Concili ecumenicÍ e deflnita da tutti però sl preferÍdai Papl: praticardente per non far sce il titolo di" cattoiicl, confusione. Tutti i cattotÍcl dl rito orientale però usano per sè, a giusto titolo' dl ortodossi, o dl ortodosI'appellativo quello, divenuto sl cattolicÍ, riflutando sprezzante, di uniati. Per quanto riguarda i cristiani ofienè tali non unitl a Roma, praticamente ortodossi, prevalso l'uso di chiamarll dando a questo titolo un signiflcato so10 convezionale.

anche il presente quesito. A quesil' come al numerosi altrl lettori che cl hanno posto domande slmlli, rispondiamo è assai dlfreile poter dire che anzltutto che gli oÉodossi siano in mala fede'

Essl sono fratelli che vedono come nor' con raccapriccio, lo scandalo della disunlone d.ei cristiani. La dlmcoltà sta nel fatto che non conceplscono come noi l'unità. In altre iI modo cti rlcostituire parole, essi non cencepiscono come noi Cblesa. Per un deila L'orgaîlzzù,zioîe cattolico è D.ormale pensare che tutti i separati devoD.o ritornare nell'unità' cattollca. Ma cosa dire se essl rlspondono che non se ne sono mai separati, che conservano la fetta fede? Certo, non sarebbe esatto accusarll, su due piedi' ctl mala fede, senza aver Prima consldereto 1 loro argomentÍ. Noi crediaPonche iì sommo mo fermamente teflce ba ricevuto da Crlsto la suprema giurisdlzione su tutta Ia Chiesa, ma è non evidente che questa giúrisdizione poteva essele esercitata nei secoli passatl cosl come ai nostri giorni. Le Chiealcune delle quali rimonse orientall, agli Apostoli, godettano direttamente tero sempre cli autonomia tale, cb.e possodall'indipendenza siamo distinguerla Io in virtù di quel casi nel quali Roma, primato, inteiper 11 suo riconoscluto veniva nelte questloni di fede, e, benchè piri raramente, anche in quelle dlscipensando d'Oriente, plinarl. I fratetli di conservare questa antlca tradizione delle loro Chiese e vedendo come ftoma ci esercita adesso Ia sua giurlsdizlone, di aspiraÎe alla domlnarimproverano zione. ( Non basterà protestare che questo rimprovero non è ionclato e appoggiare questa protesta con argomenti teologici a favore tlel Primato del Papa, r1gorosi per quanto possano essele. Come in tutto, bisoeina distinguere iI diritto e iI fatto. Notare clò che neIl'attitudine della Chiesa, che esercita le sue diverse 6. Dato che le d'íuergen'èè d'ogmatiche può sembrare agll occhi responsabilltà, tra cattolici ed' ortodossi' norl sono n1'ol' dei fratellt separatl cli dare anche Ia mlte, conxe si d'euono spiegare Ie diÎficoltd. nima apparenza di fondamento a questo all'uni'tù' a ritorndre d,í questi' ultirni rimprovero, è senza ctubblo iI primo pÀscattollca? so capace di aprire, per quanto sta i]1 S. B. - Agrigento not, la via dell'unità >. (P. Crlstoforo XXXV - 1962' in . Irénikon Dumont E' sempre 1I nostro lJettore di egrieenpaB,.212). to cÌìe, nella sua lunga lettera, cl pone

4


concilio ecumenÌco

e attesa uníonistica

a quand,o S. S. Giooanni XXIII annunzio. con animo grande,, Ia conoocazione det Concilio Ecumenico, o,nzi dal lausto giorno in cui tu assunto alla cattedra di Pietro, non fua hsciato occasione per inuitare paternamente i lratelli cristiani se,parati a riprend,ere ta óia d,et ritorno Derso la Casa cornune. Anche nell'ultimo radiomessaggio aI mondo d,ell't[ settembre, il Santo Padre ha toccato questo motiuo dominante: << I preziosi anelli della catena d'amore, che gia fi.n dai primi seco,li dell'era cristiana la grazia del Signore aueud distesa sui uari Paesi d'Europa e d'el mondo allora conosciuto a perlezione di crútolica unitd, s che per aarie circostanze pzlvero in seguito ralle'ntarsi e di, Íatto furono spezzati, si ripresentano ora all'attenzione di,quanti non sono insensibili al soJfio rluooo che il progetto del Concilio solleDa.qucl e lù, in ansiosa aspirazione di Íraterno ricongiungimento nelle braccia delta comune antica Madre, "sahcta et uniaersalis Mater Ecclesia" >>. Il Concilio Ecumenico, come si deduce dai lauori preparatori di cui è stata data notizia, attrauerso


la stampa, nan ha specificamente uno scopo unionistico, quale lo ebbero il second.oConcitio d,i Lione d,et 1274e il Concilio di Ferrara-Firen?e d,eglianni 1438-43. Ma indztbbiarnente il Concilio Vaticano II aara presentissimo il problema dell'Unione e ne porra tutte le premesse, ne getteriL le basi, ne proTnuouera Lo slancio, ne solleciterd. I'attuazione. Il < soÍfro nlto'ùo >> di <<ansiosaaspirazione>>di cui parla iI Santo Padre nel Suo rndiomessaggio, è destinato a dilatarsi e a potenziarsi attrauerso il prossimo Concilio Ecumenico, acciochè più raTtid,amentecad,ano tutte te barrie,re psicologiche e dogmatiche clue ancora si ergono tra la Chiesa Cattolìca e Oriente ortodosso. Purtroppo quelle barriere lncord sussistono; e ai sara bisogno di molta conoscenza.e di rnolto d:rnore perchè d. pocÒ a. poco si polaerizzino e apra.no il passo al <<lraterno ricongiungimento nelle braccia della coTrTuneantics, Madre >>. NeL corpo di questo lascicolo è contenuta la risposta del metropolita Damaskinos all'i,ndagine promossa,dalla nostra Riuista pr6so gli esponenti delle Chiese ortodosse. E' lLno scritto d'alto interesse, che riaela, con rude chiarezza, quali e quanti siuno ancor,a gli ostacoli che I'Oriente crede di incontrare sul suo cam.?ninoaerso la riunifi,cazione. Molte preaenzioni d'indole psicologica eaidentemente sono cnd'ute: il metropolita Damaskinos nutre una sincercl e,'proÍonda passione unionistica. Eppure si ueda come anche lui oggi, dopo mLlle anni, (161Chiesa Ortotema che << dosso) debba cambiare la sua organizzazione esteriore eiL,accettare di e'ssereinquadrata come parte della Cltiesa occidentatre>>.E' uero iI contrario. Tanto Pio XII qwanto Giouanni XXIII hunno esplicitamente dichidrato che ta Ch,iesa Cattolica rLspetta e intende nra,ntenere in uita i riti, Ie liturgie, l'organizzazione e tutti i caratteri pecutiari d.elle Chiese orienteli. E, del resto, ne lta dato chiara dimostrazione col suo con'Lpor-


tamento, cosi ampio ed aperto, Derso gli Orientati tornati all'unita o ch,e giammai se ne sono allontanati. Ma nel signifi.catiuo scritto del metropolita u,è, a parer nostro, un piu graDe preconcetto, e questa aolta di natura teologica. Egli ritiene clte Ia Chies,a Ortodossa <<al mo'rnento del distacco d,alla Ch.iesa Romana aoeDa una su& organizzazione ecclesiastica che non riconosceua aI Papa di Roma che una sua giurisdizione sull'Occidente, di cui era Patriarca>>. Se il metropolita Damaskinos e quanti sentono con lui approChiesa d,ei sette fondissero meglio il pensiero della << Concili >>ossia dei Padri Orientali anteriori alla separazione (si pensi soprattutto a aabedonia e, ai rapporti tra S. Leone Magno s I'Orient,e!), rettifich,erebbero iL proprio atteggia.mento teologico. Nè, infi.ne, il Primato del Vescoao di Roma può eEsere sostituito, come suggerisce l'illustre ra,ppresentante della Chiesa ortodosso.,dd, <<'unorECLnodi coordinamento ecclesiastico, 0. c'ui tutte le Chiese deuono lar capo>>.Sifratto org(rno stabilirebbe solo una unita. amministratiaa e pratica, non ristabilirebbe Ia aera unita, clLe è d,ogmatica, gerarchica e liturgica, sotto un Capo aisibile, Vic,ario d.i Colui che gti d,isse, nella persona di Pietro: << Pasci i miei úgnelli... pasci le mie pecorelle >>. V'è dunque bisogno di Lungo studio, di molto anxore e di intensa preghiera per accorciare e fr.nslmente annullare le distanze. Questa che nai uiuiamo è La grande uigilia unionistica. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, in cui splendera il Corpo mistico nella sua unitz. organica e neila sua splendente uniùersalitd, dirù parole e aprird prospettiue che diLateranno i cuori e illumineranno Ie menti di tutti i fratelli separati d'Oriente e d'Occidente. E la uigilia unionistica non tarderd. a slociare nella. grande lesta dell'Unione. Giuseppe Petralia


AGERE POENITENTIAM di S. S. Giovanni XXlllin preparazione al Concilio [cumenico Lellera[nciclica Il Santo Padre Gioaanni XXIII con la nuova Letterc Enciclica << Poenitentiam agere>>del to Luglio s., festa del Preziosissimo sangue d,i N.S.G.C.,ha riuolto a,lt'Episcopato un nuouo inuito d promuouereferuenti preghiere e salutari penitenze per ottenere da Dio ch,eiI prossimo Concilio Ecumenico Vaticano II, dia proooidi e lelici risultati. << Far penilenza dei propri peccati, secondo I'esplicito insegnamento di N.S.G.C.,costituisce per I'uomo peccatore il mezzo per ottenere il perdono e per giungere alla salvezza eterna. Appare quindi evidente quanto sia giustificato l'atteggiamento della Chiesa Cattolica, dispensatrice dei tesori della divina Redenzione, Ia quale ha sempre considerato la penitenza come condizione indispensabile per il perfezionamento della vita dei suoi figli e per il suo miglior avvenire. Per questo motivo, nella Costituzione Apostolica di indizione del Cgncilio Ecumenico Vaticano II, abbiamo voluto rivolgere ai fedeli I'invito a prepararsi degnamente al grande avvenirnento non solo con la preghiera e con Ia pratica ordinaria delle virtù cristiane. ma altresi con la volontaria mortificazione. ...Seinterroghiamo i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento, vediamo che ogni gesto di più solenne incontro tra Dio e l'umanità - per esprimerci con linguaggio umano è stato sempre preceduto da un pio suadente richiamo alla preghiera e alla penitenza... Tati inviti si fanno piit solenni con Ia venuta del Figlio d.i Dio sulla terra... Uguale richiamo risuona nella predicazione degli Apostoli... Il richiamo alla penitenza, come strumento di puriflcazione e di spirituale rinnovamento, non deve risuonare come voce nuova all'orecchio del cristiano, ma come invito di Gesu stesso, che è stato sovente ripetuto dalla Chiesa attraverso la voce delia S. Liturgia, dei SS. Padri e dei Concili>. Quindi iI Santo Padre, seguendoI'esempiodei Predeces8


sori da opportuni suggerimenti nell'imminenza del Concilio Ecumenico. << A questo scopo esortiamo voi, o Venerabili Fratelii, a indire in ogni parrocchia delle diocesi a ciascuno di voi affidate, nella immediata vicinanza del Concilio stesso,una solenne novena in onore dello Spirito Santo per invocare sui Padri del Concilio I'abbondanza dei celesti lumi e delle divine gtazíe. A tale riguardo, vogiiamo mettere a disposizione dei fedeli i beni, tesoro spirituale della Chiesa, e perciò a tutti coloro che prenderanno parte alla novena suddetta verrà concessaI'Indulgenza Plenaria, da lucrarsi secondoie consuete condizioni. Sarà opportuno anche indire nelle singole diocesi una funzione penitenziale propiziatoria. Questa funzione dovrà essereun fervido invito, accompagnato con un particolare corso di furedicazione,ad opere di misericordia e di penitenza, con cui tutti i fedeli cerchino di propiziare Dio Onnipotente e di implorare da Lui quel vero rinnovamento dello spirito cristiano, che è uno degli scopi precipui del Concilio >. L'augusto Pontefi.ceparla poi della penitenza interiore, cioè iI pentimento e la purificazione dei propri peccati, esortando alla Conlessiones alla Comunione, e della penitenza esteriore: <La pt'ima penitenza esteriore che tutti dobbiamo fare, è quella di accettare da Dio con animo rassegnato e flducioso tutti i dolori e le sofferenze che incontriamo nella vita, e tutto cio che importa f.atiea e molestia nell'adempimento esatto degli obblighi det nostro stato, nel nostro lavoro quotidiano e nell'esercizio delle virtu cristiane >. << Esorta quindi alla penitenza uo'[.onta.ria.: O]tre le penitenze che dobbiamo necessariamenteafrrontare per i dolori inevitabili di questa vita mortale, bisogna che i cristiani siano cosi generosi da offrire a Dio anche mortiflcazioni volontarie, ad imitazione del nostro Divin Redentore, il quale, secondo I'espressionedel Principe degli Apostoli: "Una volta per tutte mori per i peccati, Lui giusto per gli ingiusti, allo scopo di condurci a Dio, messo a morte nella carne, ma reso alla vita nello spirito" (1 Petr. 3, 18) >. II Santo Pad,reconclude' < Se tutto cio avverra come è nei Nostri desideri, ...si potrà tegittimamente sperare che sorga una nuova e più fausta era per la Chiesa Cattolica>.


Cot"ie nza'7/-nio nistica La preghiera dell'<<unità>,sgorgata dal cuore divino di Cristo Signore, ha sempre formato, nel corso d.ei secoli, un costante assillo in seno alla cristianità; ma forse mai come in questi momenti essa vi risuona insistente e flduciosa sia in un risveglio fatto di cocente desiderio della riunione delie Chiese, sia in un'auspicabile realizzazione di fattivi incontri di menti e di cuori, che riescano a diradare e sperdere il grigiore di nubi ed ombre, per lasciare iI posto ad un nuovo splendore di luce, che avvolga I'intera cristianità in perfetta gioia e pace per il bene del genere umano. fn questo alone di euforia preconciliare sono quanto mai signiflcative le numerose interviste di cattolici e di ortodossi, che presentano una gamma varia di pensiero intorno aii'idea unionistica; forse non c'è rivista, che non tratti, in un modo o in un altro, il problema dell'unione delle Chiese; ora fra queste si inserisce anche modestamente, quella dello <Oriente Cristiano>>,che, sia per la capacità rappresentativa di coloro che vi collaborano sia per Ia comunità rappresentata, ser4bra voler e poter dare un contributo, umile quanto si voglia, ma significativo, giacchè riveste un peculiare interesse per la trattazione di problemi, che sono profondamente sentiti e vissuti dalle comunità cattoliche di rito bizantino in Italia: queste infatti con le loro tradizioni storiche orientali, con la loro liturgia, con il loro senso spiccatamente psicoiogiconei riguardi dell'Oriente, presentano un monumento vivo di considerevole attenzione. E la S. Sede, possedendonelle mani un argomento così vitale di fronte alla Chiesa Ortodossa, è stata sempre sollecita nel curare l'aff.ermàzione e it riflorimento delle tradizioni religiose di dette comunità, sì da costituirvi due Epar10


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chie (o diocesi), queila di Lungro in carabria e quella di Piana degli Albanesi in sicilia, offrendo grandi possibitità di vita e di sviluppo nel quadro di un lavoro di aecostamento con I'Oriente. rn realtà queste comunità cattoliche di rito bizantino in rtalia costituiscono una evidente dimostrazione dei lavoro penetrativo, che essesono andate compiendo,particolarmente attraverso I'opera liturgica, nell'animo occidentale con lo sco_ po manifesto di richiamare cuori e menti ad uno sforzo di formazione di una coscienza veramente unionistica. rnfatti, non ci si deve stancare dal ripetere costantemente che lavori positivi in riferimento all'unione possono.avereun buon suc_ cesso,qualora vengano preceduti da un serio sforzo nell,attuare una << coscienza> dell'unione. E questa deve formarsi, non tacendo o sottovarutando situazioni penose che hanno un'esistenza plurisecolare, ma cercando di presentare tali situazioni cosi come sono, senza polemiche e senza richiami a colpevolezzéo meno, con fintento di toglierne tutte le sovrastrutture, piu che altro accidentali, che, con l'andare del tempo, si sono dimostrate d.annose, e riuscire quindi a metter serenamente a fuoco i vari problemi con la ferma volontà di andare incontro al volere di Cristo: <<utunum sint>>. rn altra sede mi permettevo esprimermi in questi termini: <<Bisogna esserechiari: I'unità rerigiosanon puÒ esistere, se non e preceduta dall'unità di fede, la quale fonda le sue basi sul dogma, sulra gerarchia, surla d.isciprina, sur curto: vi possonoesseredifferenze nell'espressionedel eulto, nei metodi diciplinari, ner concetto d.el sistema gerarchico; vi possono essereidee che rispecchino un dogma sotto'aspetti ac_ cidentalmente diversi; ma giammai si potrà sosteneie di voier giungere all'unità attraverso lacerazioni del dogma sotto pretesto di concessionio di'diminuzioni di esigenze:il dogma, ossia le verità deflnite dall'alto magistero della chiesa sono quelle che sono: integre, indivisibili e quindi interamente da accettare: ciÒ è necessario,se si vuol mantenere I'unità del_ la Chiesa>. ora, le nostre comunità di rito bizantino in rtaria, ancorate a questi fondamentali ed indiscussi principii, hanno saputo, possiamo dire, maturare una felice attitudine mentale riguardo all'unione, per cui, attraverso (<settimane orien-

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tali >>,attraverso incontri particolarmente in campo liturgico, attraverso questa giovane rivista << Oriente Cristiano > ecc.. hanno cercato raggiungere una loro principale flnalità che e stata quella di far maturare una profonda coscienzaunionistica, che già di per sè potrebbe sgombrare ii terreno da tante difficoltà, superando ostacoli e facendo dileguare i molteplici equivoci, che ancora esistono in atto. Ed allora? Allora, anche a costo di ripetermi, maturata cosi una coscienzaunionistica, fatta di generosi d.esideri,di seria volontà, di trasformazione mentale reciproca, se necessaria, vien ben naturale insistere sulla necessità di conoscersi scambievolmente,giacchè la vicendevoleignoranza è una delle cause profonde di divisione e di separazione, ed insistere. anche sulla necessità di servirsi di uno spirito irenico nello affrontare i vari aspetti del grande attuale problema, qual'è quello dell'unione. Ora, a proposito dello spirito irenico da osservare in questo annoso irroblema, piace sottolineare di questa nostra Rivista <Oriente Cristiano > il tono, sereno e costruttivo, che ha intesso ed intende usare nel suo cammino, per cui sia lecito indicare particolarmente un triplice principio basilare, che rimarrà sempre utiie a poter lavorare di comune accordo nel vasto e nobilissimo campo della riunione delle Chiese. 1. Conoscenza ambientale. - Credo sia superfluo dire che primissima necessita per un buon esito nel lavoro unionistico, è 1o studio e la conoscerLzadell'ambiente storico, in cui lo scisma produsse disgraziatamente la iniziale Taeerazione del Corpo mistico del Cristo, lacerazione, che, lungo i secoli, si è andata ancor più estendendo praticame4te per le cattive disposizioni di spiriti spesso intransigenti intorno a dei problemi, che storicamente non hanno mai costituito it fulcro della disunione, ma che intanto per la pervicacia degli uomini hanno formato delle barriere a tanti auspicati incontri. Chiunque comprende che non è certamente facile cambiare in un batter d'occhio ambienti, in cui mentalità secolare ha spinto ie sue radici in profondità, alimentando costantemente uno spiribo di animosità, e quindi di discordia e di disunione. Noi, che abbiamo vissuto e viviamo nel grembo della splendente luce della verità cattolica, non riusciamo forse a

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comprendere le lotte intime che debbono sosteneretante anime di separati di fronte allo straziante dilemma: rimanere nella fede dei miei padri, dei miei antenati oppure, nonostante I'ambiente in cui sono.flnora vissuto, nonostante l'attaccamentoalla mia gente ecc.r-tuttorivedere? Ed ecco appunto l'amabile Giovanni XXUI che, conoscitore dell'ambiente e dell'animo orientale ha fatto ben comprendere che non si tratta di un Concilio dell'Unione, ma di un Concilio che metta dinnanzi allo sguardo anche dell'orientale una Chiesa beila e vitale per la sua verità, per Ia sua carità, per la sua santità, per la sua unità. Si spiega quindi chiaramente, quasi ad indicare un metodo di lavoro, il penOriente il ravvicinasiero del Papa quando afierma: <<.....in poi mento prima, iI riaccostamento e la riunione perfetta di tanti fratelli separati con I'antica Madre comune >). Questo suppone una profonda conosceruzad'ambiente. 2. Comprensione psicologica. - Studiato e conosciuto, in certo senso, I'ambiente storico, ne consegue che bisogna soffermarsi a quello che costituisce un metodo ottimo e tra i più decisivi ed efficaci in merito aI nostro problema: esso è il metodo psicologico: per non dilungarci in materia tanto nota, diciamo subito ehe la eoncretezzadell'uso di tale metodo si ha particolarmente nello studio costante di capire Ie tendenze dei popoli, occidentali od orientali che siano, le loro mentalità, i loro caratteri, le loro indoli, affinchè, con scritti e con discorsi, anche senza volerlo, non si facciano salti nel buio e, per malintesi o per sconsiderato zelo, non si acuisca io stato di disagio spirituale e d'incomprensione. Non è forse vero che, in uttima analisi, molteplici divergenzetra orientali ed occidentali sono da attribuirsi, piu che altro, e come ormai è stato dimostrato da vari scrittori e confermato da non poche personalità sia del mondo ortodosso che di quello cattolico, a mancanze di tatto e forse di delicatezza?Ecco perche dunque è sommamente necessariopenetrare nella psicologia di un popolo, prima di iniziare una qualunque polemica, e prevedere quindi quatri comprensibili reazioni potranno suscitare certe incomposte espressioni che poi, più che risolvere, non fanno che aumentare e moltiplicare le difficoltà. Chi realmente possiedela verità, non ha bisogno di sconcertanti polemiche, ma di una chiara, piana e prudente esposizione di prineipii, ricordando sempre che nelle varie polel4

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miche, sempre umanamente possibili a sorgere, la soluzione più sicura e nel caso nostro, vorrei dire, più meritoria è indubbiamente lasciata alla carità, che costituirà essenzialmente iI metodo principe nel problema risolutivo dell'unione delle Chiese. 3. Amore profondarnente cristiano. - II ricordo della fraterna solidarietà in Cristo prima che avvenisse la dolorosa scissione,il pensiero costante quindi della Chiesa Madre di Roma verso tutti i lontani da Lei, la gioia di una preghiera fraterna che può unire tutti i cristiani in sacro legame ai piedi dello stesso Cristo Redentore, lo sforzo ininterrotto di nobili anime nella ricerca della verità cattolica, gli incontri a basso o ad alto livello, sempre più tendenti a sgombrare il terreno da ostacoli vari, tutto ciò d.eveessereindice di un fraterno amore profondamente eristiano nella stupenda visione deli'unità della Chiesa. Oh iI ricordo dei tempi anteriori alle separazioni come intimamente commuove! La carità vicendevole,spazzati via ogni astio e ogni incriminazione, sarà il punto di incontro tra le due mentalità, l'occidentale e la orientale, che, nonostante tutto, hanno sentito battere nel proprio seno una medesima voce di pace e di unità; hanno visto scorrere nelle proprie vene la stessa linfa vitale di cattolicità, hannó collaborato alacremente al mantenimento del Regno di Dio fra le anime, hanno sofferto le medesime persecuzioni per l'idea cristiana, hanno inflne lottato insieme, per secoli, per la difesa dei diritti di Dio, per la gloria della Chiesa, per Ia salvezzadelle anime. Evidentemente quest'amorecristiano non puo esserefatto di semplici parole e frasi, ma di una reale ed intensa collaborazione, che sia permeata di una comune volontà, rivolta ad un esito felice e duraturo di quella che domani potrà essere la tanto desiderata riunione delle Chiese nell'auspicio di una perfetta concordia di pensiero e di volere. Sovente si legge in qualche rivista che qualcosa di posil'azione chiariflcatrice sivo in merito si potrà vedere dopo << del prossimo Concilio >. Si, è vero: però nessuno ei vieta, considerato il tono generale che si tiene attualmente in seno alle varie cristianità, tono preponderantemente irenico, di potere affermare che anche le circostanze possono avere tutto un loro speciflco peso e valore; e tra le circostanze di buon auspicio è da annoverare indubbiamente I'anelito, reso più uni-

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versale, ad una maggiore comprensione di termini e di principi, ad una più sentita necessità di unione salda e duratura, ad un evidente sforzo di superamento di viete posizioni, ad un costante e snellito sgombero di difficoltà ed ostacoli, dovuti, particolarmente, a visioni meno larghe quanto a fattori psicologici, che alle volte possono costituire le determinanti impreviste di soluzioni, da tempo attese. << Certo - come ho scritto altra volta - non bisogna attendersi a breve scadenzadegli efietti miracolistici dalle premesse, che si possono creare con la convocazione,la preparazione e la celebrazionedel Concilio: pero una cosa è certa: I'atmosfera che, al giorno d'oggi, si respira, non è più quella di vari decenni addietro, ma è impregnata di fiduciosa spetaruza,perchè le idee di una riunione tra i cristiani si sono più chiarite e riaffermate; i rapporti stessi, in linea di massima, sono divenuti ben più cordiali e più comprensivi, sebbene le posizioni di non pochi studiosi ecclesiasticie laici permangano fortemente attaccate alle tradizionali manifestazioni di pensiero bene note, mentre al contrario la mente ed il cuore dei popoli guardano con ansiosa flducia ad un ritorno all'unità dei cristiani tutti nel seno della Chiesa>. Ora, ciascuno di noi, concludendo, anche se in materia problemi unionistici e loro soluzioni nulla veramente di sidi puo afiermare, di certo si trova già nella felice poscuro si sibilità di offrire buon materiale unionistico, qualora, in umiità e flducia, bandendo toni polemici e sgradevoli, si dia ad uno studio, sereno e pacato, della conoscenzadelle situazioni storiehe, delle mentalità dei rispettivi ambienti, ad una attuazione di carità profondamente cristiana, flde5rte che tale trinomio <conoscenza - comprensione - carità > potrà formare una salda base di lrenismo ai flni dell'unione. Papas Marco Mandah.

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delleChiese L'Unione Vuticuno Ecumenico 2' edil Concilio presso delleChiese 0rtodosse 0rientuli vuri esponenti Un'indagine . SM [ V B [ I ( I S G H E O N G H I[O

L'indagine prornossl. dalln Nostra Rioista presso aari esponenti non cattolici delle Chiese Ori,entali, sul problema oggi cosi tsiuo e'd interessante d'elt'unione delle Chiese e del Concilio ecumenico Vaticano 2o, lld. incontrato il più tsiuo interesse non solo da parte dei nostri Lettori, ma anclue da parte di uari organi della stampa cat'hanna riportato largh,i brani e ci.tolica, che ne tazioni. , Tutto ciÒ dimostra, con'Lesia aiuo negli Occidentali it desiderio di conoscere iL pensiero e il concetto che gti. Orientati non cattotici hanno in questo particolare momento sul più importante aaaenime'nto clt e La Ch,iesa Cattolica si prepara a celebrare. Era questo appunto lo scopo che cz,eraudnl'o proposti nel pubblicare i risultati di questa nostra indagine e siamo li.eti di constatare come questo nostro scopo sia stato effettiuumente raggiunto. L'interuista riportata in questo Numero ha un'importanza tutta particolare perchè per la prim4 aolta abbiu:rno aauto la fortuna di poter au' uicinars ed, interrogare su questo argoTnento un membro effe'tti.uo dell'episcopato ortodosso della Clúesa di Grecia, metropolits d,i und. delle sedi più importanti, e, dal 7o Ottobre prossimo, anch'e membro del S. Sinodo.

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Senza ambctgi, senza tergioersazioni, senza sottigliezz e, con assolut a f r anchezza, a,pert amen _ te e lealmente ci ha esposto it suo pensiero. ci lta detto quello che ha fatto e quetto che intend,e Ía_ re, orcl che diaerrd. anche rnembro d,et S. Sinod,o, per credle un'atmosfera più distesu ed. un ctima più cordiale lrela Sua e Ia Nostra Chiesa. Nel Maggio scorso Egli è uenuto apposita_ mentg 61Rotna per,,questo ed, lta auuto un'udienza di oltre un'ora, e rnez,?ocon iI S. pad,rs Gioaanni XXIII. Ora Egli si appresta a ritornarai in occasione del Concilio Ecumenico. Spera d.i poter uenir come inuiato uf fi.ciale d,et S. Sinod,o d,el_ la Chiesa ortodossa di Grecia, nin(rse cosi non sarù possibile, egli aerca ugualmente, & titolo personale. InJormato che in ltalia esiste un'Associazione Cuttolicd per I'Oriente Cristiano, che d,a oltre 30 anni laaora per far conoscere ai cattolici itaIiani Ia uita, Ie. liturgie e I'anima d,ell'Orlente Cristiano, ha concepito subito I'id,ea d,i Íond,are qualcosa di simile in Grecia per Jar conoscere aEli ortodossi la uita, Is attiuitd, e te opere d.etta , ClLiesd^cattolica. Ha grad.ito t,omaggio clte gti ab_ biamo fatto di dlcuni numeri d,i questa nostra Ri_ aista ed ha espresso il desid,erio,per la prossima aolta che aerrù. in Italia d,i rfare una aisita alLq Eparchia di Piana d,egli Albanesi, per conoscere più d,u aicino questi fratelli che Laaorano con tan_ to feruore per iI riauuicinamento e ,la riunion,e con gli altri fratelli d,'oltre spond,ú. Noi siamo grati all'illustre Metropotita Da_ maschinos per I'interuista concess$ci, s pur non potendone condiuidere tutti i punti d,i aista, au_ spichiamo che iI suo e il nostro d,esid,eriod"i unione si fondano e si uniscano in un(r sota preghiera e in un comune sÍorzo clte ne affretti it compimento e trasformi il desid,erio in una letifi.cante realtd.. .

LA REDAZIONE

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DAiIASKINOS Metropolita tríade.

ortodosso dí Dímí-

- Mcmbro

dcl S, Sínodo

dellq Chíesc- ortod,osco di Grecía.

Nato in Tessaglia nel 1909, fece i suoi prlmi studlaLarissaequindi passò nell'UnlversitÈì di Atene, dove conseguÌ La laurea in Lettere e rn Ieorogla. sacerdote Ordinato nel 1934, fu insaricato relidelf insegnamento gioso nelle scuole statali ln varie città, deua Grecia. Rlchlamato alle armi nel 1940 fu destinato al fronte greco deU'Epiro, d.ove venne :fatto Prigioniero e condotto in ItaIia. Quivl rimase internato per circa un anno e quindi, caduto in mano ai tedeschl, venne dèpodato in Germania e rinchiuso nel famlgetato campo dl concentramento dl Dachau. Fu qui che ebbe modo di e dl fare incontrarsi a/Jj.icízIa con numerosl altri sacerdoti e religiosi, sia cattolici che pro-

Egli mi ricevette in una saia della Pen149 in Roma, sione Tea, in Via Sardegna -a Roma per dove alioggiava. Era venuto partecipare al raduno degli ufficiali in congedo dell'esercito greco e quando arrivai, era appena sceso dall'aereo che nella mattinata I'aveva portato a Rimini per una visita di omaggio ai caduti dell'esercito greco che avevano combattuto sul fronte italiano e che sl trovano sepolti nel cimitero greco di Riccione. Era spiacente che quella visita gli avesse impedito di partecipare al mattino alla soienne udienza 'concessadal S. Padre ai partecipanti al convegno e mi ricordava con placere I'incontro avuto la domenlca precedente con I'Ordinario Militare per l'ftalia, Mons. Pintonello, che aveva pubblicamente abbracciato subito dopo la Messa al campo, suscltando una certa meraviglia tra i suoi connazlonali, ai quali aveva dovuto spiegare che non c'era nessun male per un metropolita ortodosso abbracciare un arcivescovo cattolico. Alla mia domanda: <<Che cosa pensa I' Eccellenea V ostra del pr oblema dell' union.e delle Chì.esee corne Dede Id gerarchia or-

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testanti, dei quali conserva tuttora vivo 1l ricordo e l'affetto. Ritornato in Grecia alla flne della guerra nel 1945, riprese nuovamente iI suo posto di insegnante di religione nelle scuole greche e si fece subito not€,rq per la sua cultura non comune e per la sua molteplice attività culturale e p,astorale. Nel 1948 si recò a Mosca Ín occasione del delle Chiese Concilio ortodosse, aI seguito della missiorre ortodossa di Grecia, ed in questa occasione ebbe modo di avere vari concon i principali tatti esponenti deue varie chiese ortodosse. In particolare egli ricorda 1o incontro avuto coll'attuale Patriarca Giustiniano ali Romania, di cui conserva un'ottima impressione, e coll'atturale P.atriarca Germanos di BetgraOo in Jugoslavia. I1 24 settemb:e 1950 dal S. Sinodo di Atene egli venne eletto vescovo e nominato metropolita della sede di Dimitriade con residenza neua cittèr di Volo in Tessaglia. Si tratta di una sede fra Ie piîi importanti deua Chlesa ortodossa di Grecia. Secondo le statistiche da lui forniteci essa eonta attualmente 131 parrocchie, 145 sacerdoti, 2b0 chiese, 1?0 scuole ca,techistlche, 2 monasterl maschili ed ha una rivista mensile, dal titolo ( Paolo l'apostolo delle gentÍ ). Nel 1961 partecipò aI Slnodo panortodosso di Rodi ed ebbe contatti e colloqui impol.tantis-

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todossa,di Grecia il, prossimo Concitio Ecu_ men:.coVaticqno II ? >, EgIi rni rispose cosl:

La Chiesa Ortodossa, come ia Chiesa Cattolica, desidera certamente risolvere il problema dell,unione delle Chiese e prega ed opera in tal senso. L'una e i,altra sono convinte dell'importanza che assume nell'ora attuale la soluzione di questo problema, dell'urgenza che vi ha di risol_ verlo, delle necessitàche tutte le forze dei bene si uniscano per contrapporre una diga alla marea montante dell'ateismo, del lnaterialismo, dello indifrerentismo. Dove pero la Chiesaortodossae la Chiesacattolica non sono d'accor_ do per ora, è nel modo con cui que_ sta unione possa tealizzarsi e su quali basi essa possa costruirsi e riaffer_ marsi. La Chiesa cattolica ha dell,unio_ ne un concetto tutto particolare e di_ rei quasi semplicista. partendo dal presuppostoche essa sola è la vera Chiesa e che tutte le altre sono nel_ I'errore, per unione intende il rinne_ gamento di questo errore e la sot_ tomissione pura e semplice di ogni chiesa o confessione cristiana non cattolica all'autorità del papa di Ro_ ma. Ora, a parte il fatto che la no_ stra Chiesa non si sente in errore perchè in nessunConcilio Ecumenico la sua dottrina è stata mai condan_ nata e questa dottrina è la dottrina da essa stessa difesa nei primi sette Concili Ecumenici, così d.apotersi an_ che oggi fregiare degnamentedel ti_ tolo di << Ortodossa> e di <Chiesa dei


sette Concili Ecumenici >; rimane il fatto della sottomissionepura e semplice al Papa di Roma che viene richiesta come condizione pregiud_iziale alla rcalizzazione dell,unione. Tutto quesfonon puo essereaccettato sic et simpliciter dalla chiesa ortodossa,la quale al momento del dÍstacco della chiesa romana aveva una sua organizzazioneecclesiasticache non riconoscevaal Papa di Roma che una sua giurisdizione sulI'Occidente, di cui era patriarca. pretendere che oggi, dopo mille anni, essa debba cambiare la sua organizzazioneesteriore ed accettare di essereinquadrata come parte integrante della chiesa occidentale, uniformand.osi alla mentalità, alle direttive ed alla concezioneamministrativa di una chiesa che ha avuto una sua evoluzione storica ben diversa da quella della nostra, mi pare che questo sia un errore uniologico fondamentale, da parte degli unionisti cattolici. La Chiesa Ortodossa d,altra.parte pecca anch,essadi un errore fondamentale quando pone I'unione sulla base di una sua concezioneecclesiologicagià sorpassata e non piu ricostruibile dopo i grandi mutamenti storici, politici, sociali ed etnici avvenuti nello stessotempo in oriente. La pentarchia, I'autocefalia, iI flletismo devono essere abbandonati, perchè ormai superati. La necessità di un Primato nella Chiesa non puo piu essereesclusa a priori e in linea di principio. Il mondo an_ che politico tende alla uniflcazione ed alla creazione di sempre nuovi organi centrali (ONU, UNESCO,MEC, ecc.),occorre quindi che anche la Chiesa ortodossa si orienti verso l,idea di un organo centrale di coordinamento ecclesiastico,a cui tutte le Chiese devono fare capo. Un Concilio Ecumenico, al quaie parteciperanno tutte le Chiese cristiane, fisserà in norme e in canoni, i limiti e la portata dell,autorità di questo centro, prevederà i casi in cui potrà intervenire nelle questioni interne delle singole Chiese e i casi in cui si dovrà invece fare appello al Concilio universale. Ora poichè la Sede Romana esercita già fln d'ora questa funzione coordinatrice e regolatrice sulle comunità cattoliche da essadipendenti, nulla vieta che aI primato d'onore che ha sempre avuto nella Chiesa universale. le possa esslmi con i principali esponentl delle chiese ortodosse a proposito del problema deua unione delle chiese.

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r sere riconosciuto anche un primato di giurisdizione, non sulla Cltjes?.lm.anelta Chiesa e per la Chiesa. Queste idee che io re vengo esponendosull'unione deiie chiese non posso dire che siano condivise integralmente da tutti i miei confrateli nel|Episcopato derla chiesa ortodossa' Abbiamo anche noi un gruppo di tenaci conservatori che si oppongonoper principio ad ogni unione con la Chiesa ro.' mana è che guardano Òon diffidenza ad. ogni appello alla unione che venga da questa chiesa. E' radicata in essi l,idea che unendosi alla chiesa romana essi verranno a perdere tutto e che ogni vescovonon sarà piu considerato come un successoredegli apostoli, ma come un semplice delegato o rappresentante del papa di Roma. Devo dire pero che si tratta di un gruppo che va semprepiu assottigliandosi,perche com_ posto in gran parte di anziani. I vescovimeno vecchi, ai quali mi onoro anch,io di ap_ partenere, anche se ho già superato la cinquantina, hanno su questo punto idee molto più rarghe e non dissimili da quelle ehe io Le ho esposto.si tratta di idee personali, giacchè la chiesa ortodossa ner suo con:plessonon le ha ancora fatte sue, ma cred.o che un po' alla volta queste flniranno per prevalere. Con il 1" ottobre prossimo io passero a far parte del s. sinodo, che, come Ella sa, è l,organo centrare e direttivo della chiesa ortodossa di Grecia e mi propongo in que'a sede di battermi accesamenteper far prevalere queste idee per un riavvicinamento con la chiesa romana. ro sono der parere che in via di massima non mi sarà difficile guadagnare I'assensodi artri autorevoli membri del s. sinod.o, ma sarà necessario lavorare molto per dissipare con pazienza i non pochi pregiudizi che ancora sopravvivono nei riguardi della chiesa cattorica e creare un clima nuovo di fiducia, di rispetto e di reciproca comprensione. Sento con piacere che voi in Italia avete creato un,As_ sociazioneche ha come scopo queno di far conoscereaí cat. tolici italiani le chiese orientali e cio che essehanno di buo_ no, in modo da far nascere un sentimento di simpatia e di ammirazione verso queste venerande cristianità. Ecco noi dobbiamo creare quarcosa di simile anche in Grecia per far conoscereai nostri fedeli ortodossi queilo che ha di buono e

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Atene - ClLies& de.i S,S. Aposúori

di venerando la Chiesa cattolica. Noi ci conosciamo ancora troppo poco per amarci e per unirci. Io ho avuto Ia fortuna di conoscereabbastanza bene la Chiesa cattolica e i cattolici italiani, durante il mio lungo periodo di permanenza in ltalia, come prigioniero di guerra, tanto che conservo tuttora un gratissimo ed indimenticabiie ricordo di questo mio forzato soggiorno.Forse è da allora che è nato in me iI d.esideriodi lavorare perchè queste due Chiese venerande, quella a cui appartenete voi e quella a cui appartengo io, si incontrino e si uniscano, mettendo in comune i magniflci doni e i grandi tesori di cui ambedue sono ricche. Un'altra occasione di conosceremeglio la Chiesa cattolica mi è venuta nel campo di concentramento di Dachau in Germania. dove sono stato rinchiuso per oltre due anni. Ella avrà sentito parlare di questo campo, uno dei piu efferati da cui pochi sono usciti vivi. Orbene proprio li ho avuto modo

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di convivere con numerosi sacerdoti cattolici francesi, polacchi, belgi e italiani oltre a non pochi pastori protestanti. La comunanza del dolore ha creato subito una comunanza di carità, di simpatia, di mutuo rispetto che ha portato lentamente anche ad una comunanza di idee. Le lunghe conversazioni religiose, culturali, dottrinali hanno avuto come effetto la dissipazione di molte posizioni. Da quelli incontri siamo usciti tutti più cattolici, cioe più preparati ad una concezionepiù universale della Chiesa e più infervorati a dedicarci ad un riavvicinamento deiie varie Chiese cristiane. D'altra parte anche i tempi sono cambiati ed un bisogno nuovo s'è diffuso nel mondo: un bisogno di pace, d.i carità, di concordia e di collaborazione.Noi non possiamo rimanere nelle nostre divisioni, mentre il mondo tende ad unirsi. Noi non possiamo esseremessaggeridi pace e di carità, se questa pace e questa carità non la instauriamo prima fra di noi. Sono questele"ragioni che hanno portato le varie Chiesecristlane a ricercarsi per un'intesa comune. Io ho assistito al Sinodo panortodosso di Rodi, nel settembre dello scorso anno, e subito dopo sono stato anche al Convegno pancristiano di Nuova Delhi. DaII'uno e dall'altro ho riportato I'impressione che i dirigenti delle varie Chiese cristiane vogliono arrivare a sanare questo dissidio fra i cristiani. Forte di queste impressioni ed animato da sinceri sentimenti, nel maggio del corrente anno sono venuto a Roma per parlare direttamente con il Santo Padre. Sono venuto a titolo personale,ma portavo con me i voti e i desideri di vari altri confratelli ortodossi nell'Episcopato. Ho potuto parlare a lungo e liberamente con il S. Padre ed ho riportato la più lusinghiera delle impressioni. Ho trovato in Lui non solo un grande conoscitore delle cose e delle questioni orientali, ma sopratutto un Uomo di una grande latghezza di vedute, che contrasta in pieno con la grettezza di molti. Ho sentito che con Lui non sarebbe difflcile intendersi ed infatti nella lunga conversazioneabbiamo toccato tanti punti ed è mirabile la semplicità e ta serenità con cui Egli ha saputo affrontarli e chiarirli. Vorei che tutti i vescòvi ortodossi potessero avere I'occasione di incontrarlo e di parlargli cosi francamente e liberamente come sli ho parlato io.

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Ho pariato anche con il Card. Bea e ne ho riportato la medesima impressione di onestà, di sincerità, di compren_ sione e di carità. Devo dire pero, a conclusione di questa mia iunga ri_ sposta alra sua domanda, che la aifficotià principate ata soruzione det problema det'unione delle chiese è e rimane sem_ pre ra diversa concezioneche di questa unione ha ra chiesa cattorica nei confronti deta chiesa ortodossa. E bacti bene che non si tratta di una diversa concezione teorogica,perchè I'una e l,altra hanno in comune la dottrina che iI Cristo, in_ carnandosi e divenendo uomo visibile, ha voruto sulla terra I'esistenzadi una comunità visibile _ così visibile-come la sua propria umanità _ alla quale Egli ha promesso uno Spi_ rito che l'avrebbe guidata ne'a verità; ma si tratta di una concezioneper cosi dire amministrativa o burocratica cli que_ sta comunità visib'e. per superarla occorre che da parte degri organi centrali detla chiesa cattolica, si cessi aatt,iaentincate la Chiesa romana con la Chiesa universale e non si abbia paura che crolli ra chiesa, se in oriente, secondo la sua antica tradizione apostorica,si nominerà un vescovosenza I'intervento diretto dena curia Romana o si continuera a so_ stenere che i patriarchi orientali dovranno avere ra precedenza sui cardinali, che sono un'istituzione tutta propria . della Chiesalatina. Non veda in queste mie parole un senso di disistima verso yotganizzazione attuale della chiesa romana, chè anzi essa gode in tutto 'oriente der massimo prestigio e viene spesso citata ad esempio e modello, ma solo un desiderio étre gfi esponenti di essa,i preposti ai massimi suoi Dicasteri, si sve_ stano un pochino della loro mentalità non sempre ecume_ nica, tengano nel giusto conto le esigenze di chiese e di fedeli che hanno un'organizzazioneparimenti veneranda e pur essa risalente alre tradizioni apostoliche e non frappongano con inutili e gravose imposizioni, ostacoli e remore Àtt,opera oetl'unione che per me considero già iniziata e che ro spirito santo non mancherà di affrettare e di compiere ne*ora rra Lui segnata. Quanto al Concilio Ecumenico Vaticano secondo, le spe_ tanze suscitate fra gri ortodossi sin dal suo primo ann'ncio sono state morte, e morti avevano creduto efiettivamente che

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esso avrebbe trattato principalmente dell'unione delle varie Chiesecristiane. Purtroppo le precisazioni venute dopo hanno smorzato molte di queste speranze ed hanno prodotto non poche d.elusioni. S'è difiusa in molti la sensazioneche il magnifico disegno concepito dal Papa sia stato volutamente osLeggiatr da altri membri influenti'della Chiesa cattolica sino a ridurre la celebrazione di questo Concilio ad una riunione, sia pure straordinaria ed eccezionale,di vescovidella Chiesa cattolica. a scopi puramente interni. E' chiaro che nelle condizioni in cui attualmente è ridotta la portata di questo Concilio, anche la sua importanza e diminuita.di molto per noi ortodossi. Non si meravigli quindi se la Chiesa ortodossa, che inizialmente per bocca di molti dei suoi principali e piu i,utorevoli esponenti, avevano lasciato intendere che, se invitata, avrebbe iriviato dei suoi rappresentanti ufficiali, ultimamente abbia in deflnitiva declinato I'invito. Non si vede, infatti, perchè essa avrebbe dovuto parteciparvi, sia pure con Cegli csservatori ufficiali, quando si è continuato a dire ed a ripetere che questo Concilio non aveva alcuna intenzione di trattare anche del problema della riunione delle Chiese. Ci sonb state poi anche altre ragioni che hanno indotto ia Chiesaortodossaad assumerenei riguardi del Concilio un 'atteggiamento molto diverso da quello iniziale. Fra quesr,e gliene posso rivelare alcune: a) l'errore osicologicodi avere voluto porre sullo stessopiano degli osservatori ufficiaii deile Chiese protestanti, gli inviati delle Chiese ortodosse.Si credeva che nell'indire un Concilio di portata ecumenica si sarebbe dovuto riservare un posto tutto particolare ai rappresentanti delle Chiese ortodosse,per il fatto che molti di essi rivestivano la dignità di vescovi e di metropoliti; b) altro errore psicologico e tattico di aver creduto che fosse bastato trattare con iI Patriarca Atenagora di Costantinopoli conte fosse il capo effettivo di tutta la gerarchia ortodossa, trascurando di avvicinare i Capi di tutte e singole le Chieseortodosse, anche delle piu piccole, ignorando il fatto che ogni Chiesa ortodossa ha un suo Sinodo ed una sua gerarchia e che ii Patriarca di Costantinopoli nulia puo fare se non d'ar:cordo e con il consensodi tutti; c) l'errore discriminatorio di aver dichiarato non gradito, per ragioni contingenti di natura po-

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Iitica, l,intervento di rappresentanti delle chiese ortodosse d'oltre cortina, ignorando ancora una volta il fatto che se è vero che ogni Chiesa ortodossa è autonoma per quanto riguarda la sua amministrazione interna, tutte pero si sentono unite dal vincolo della stessa santa fed.e ortodoss?ie quindi Ia mancanza"di rappresentanti di un gruppo di Chrese cosi qualiflcate, automaticamente obbligava le altre a.non inviare alcun rappresentante,anche per non dare l'irnpressione di una frattura nella chiesa ortodossa e per un senso di solidarietà che tutte e sempre le unisce; d) la dissonanza riscontrata spessodall'opinione pubblica ortodossafra Ie espressioni e gii inviti veramente paterni espressidal santo Padre Glovanni XXIfi e I'eco d.i certa stampa cattolica, che in un momento cosi delicato aveva creduto opportuno riesumare vecchie accuse e non poche falsità storiche, alterando spesso parole e dichiarazioni fatte in perfetta buona fede da rap-

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presentanti dena gerarchia ortodossa e creand.o quindi un clima di diffidenza, di imbarazzo e di forzata cautela. ciononostante 'interesse dela chiesa ortodossa f", q,.r"sto concilio rimane sempre grande e viva rimane l,atiesa per tutto cio che in esso verrà ttattato, per le conclusioni teo_ logiche che in esso verranno prese, per le decisioni disciprinari che da essoverranno emanate e soprattutto per il nuovo atteggiamento che da esso verrà ass'nto nei riguardi delle chiese cristiane non cattoliche e sur problema delra roro riunione in un,unica e sola Chiesa. Personalmente credo che vi potro partecipare, se non co_ me rappresentante ufficiate der s. sinodo deua chiesa orto_ dossadi Grecia, eèrtamente a titolo personale,mosso dal fatto che, nonostante tutto, io sento che l'ora dellunione e già suonata e che essa deve assorutamentecompiersi. sta a tutti noi, cattolici e non cattorici, ortodossi e piotestanti, unirci assieme in una grande universaie preghiera, per ottenere da Dio la cessazionedi queste tristi divisioni, e ta ricomposizione della fraternità cristiana neil'unità, nella carità e netia verità.

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. La Chiesa ortodossa romena, dopo l'ultima guerra, ha attraversato dei momenti estremamente ,critici in seguito ai quali ha subito profondi sconvolgimenti interni, essendorisultati compromessi alcuni membri della Sua Getarchia ool Governo che condusse la lotta contro i Russi e contro altri partiti potitici. Cosi, dopo l'invasione della Romania da parte dei sovietici e I'installazione di un Governo fllo-comunista' la Chiesa ortodossa cominciÒ a subire le prime conseguenze dell'attività da essa svolta durante la guerra e tutta la sua organizzazione ne fu profondamente sconvolta: venne ridotto il numero delle Diocesi' parecchi Vescovi vennero messi forzatamente a riposo. Qualcuno di essi subì anche i rigori del nuovo 'clima politico e venne costretto al domicilio coatto o subi altre oppressioni. Nei 1946,la stessd morte del Patriarca Nicodemo avvenne in circostanze assai oscure, L'attuale Capo della Chiesa, il Patriarca Giustiniano Marina, fu eletto sotto la pressione di ambienti politici ben individuabili e mediante I'ingerenza di noti membri del Governo f.lo-sovietico, essendoEgli ben conosciuto per le sue idee progressiste. L'ingerenza del Governo negli afiari interni della Chiesa ortodossa è divenuta man mano sempre più insistente ed indiscreta al punto di lasciare la Gerarchia ecclesiastica priva di ogni sostegno esterno e di ogni 'difesa della propria libertà. Nel 1948, alcuni membri delia Gerarchia ortodossa, con a capo Io stesso Patriarca Giustiniano, presi da vecchÍ rancori contro la Chiesa cattolica romena di rito orientale' collaborarono col Governo comunista per la sua soppressione, accettando nella Chiesa ortodossa i cattoliei che vennero iscritti d'ufficio,

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come ortodossi, dagli organl ammlnistrativi, e prendendo in proprio uso le chiese cattoliche ed appropriandosi di una parte dei loro beni. Non molto dopo, però, qualche Vescovo ortodosso, che si era prestato a questa nefanda operazione, subi egli stesso i rigori deli'o pressione comunista. Tuttavia la Chiesa ortodossa romena ha dovuto condurre una lotta sorda contro il Governo comunista, lotta che si è alternata a fasi drammatiche e a periodi di distensione. Il Governo ha cercato di dimostrare fln da principio di sostenere la Chiesa: non ne ha intralciato I'attività, anzl, in certi campi, l'ha favorita e l'ha aiutata. Cosl, a ripr'ova del suo presunto appoggio, iI Governo, tra I'altro, ha fornito carta per le pubblicazioni e,cclesiastlche,ha continuato a sostenere iI Clero con salario flsso, concedendo un certo numero di borse di studio agli studenti di teologia, ha cooperato in alcuni casi alle rlparazioni delle Chiese e del Monasteri, ha accolto con entuslasmo i membri della Gerarchia ortodossa o protestante di altre nazioni che si sono recati a visitare la Chiesa romena. Fte'centementesi è mostrato mo to generoso nell'aiutare i Patriarchi orientali di Alessandria, di Antiochia e Gerusalemme. ofirendo loro ricchi doni in suppellettili destinate alle Chiese povere dei Paesi arabi. E qui dobbiamo rilevare come questi aiuti del Governo comunista sono stati poi pagati a caro ptezzo dalla Chiesa romena che, senza dubbio, avrebbe rinunciato volentieri in cambio della libertà perduta' La mancanza di questa libertà trova, espressione nelf imposizione che il Governo comunista esercita sulla Chiesa ortod.ossa perchè rinirnci alf insegnamento della religione nelle scuole e in qualunque altro luogo. Il Governo fra poi cura di allontanare i bambini, specialmente durante la S. Messa domenicale, per non farli partecipare aIIe cerimonie sacre assieme ai loro genitori. Gli stessi adulti, specialmente gli impiegati di Stato (che sono poi la maggioranza del cittadini) riscNano di 'perdere 1l loro impiego e i mezzi di sostentamento quando vengono segnalati come frequentatori della Chiesa. I grandi seminari, che formano i futurl sacerdoti della Chiesa ortodossa, sono stati ridotti a due, quello d.i Bucarest e quello di Sibiu, coslcchè ogni anno il numero dei sacerdoti novelll si aggira appena sui 30-40 su una Xropolazione'di oltre sedici mllionl di fedeli. La mancanza del Clero si fa sentire ogni giorno di più in tutto il Paese e non si può ricorrere ad alcun rimedio a causa della sorvegllanza spietata esercitata dal Governo e dal parfito comunista che cercano cosi di annullare del tutto I'influsso della Chiesa e della retigione nella massa dei fedeli. L'attuale Patriarca, Giustiniano' aveva intrapreso nel 1952 una seria e profonda riforma della Chiesa ortodossa, cereando di centralizzarne il governo e diffondendo una maggiore vitalità ai suoi organi per afirontare le particolari circostanze storlco-sociail, createsi con I'avvento del regime comunÍsta. Venne imposto così al sacerdoti da parte del Patriar'ca un indirizzo più realista sulla situazione da afirontare e venrie loro incuicata la necessità dl assumere una poslzione più attiva di fronte ai prdblemi sociali. A questo flne tutti I sacerdoti della Chiesa ortodossa dovettero seguire del corsi speeiali su questioni sociali e politiche. Udattenzlone partlcoJU


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alto:

Monastero

basso: Caratteristica

Chiesa romena'

di Vla'd'imdresti

larefudedieatadalPatriarcaalmonachesimo.SubitodopolagueÎra alla . si registrò, un risv€giio di vita spirituale ed un affiusso di vocazioni spepersone adulte' di sia universitari, vita,]etiàigsa, sia ài eiovani phg: riflutando di collaborare con un , gialroe4te tra gii inteilettuati, pace o nel raccogliGoverno comunista preferivano ritirarsi o nella mento dei monasteri. giunsero così ad annoverare nno a tre,, , $-l,qunidi 'ques-tlùonasteri rispondente a cento-quattrocento reiigiosi. ta riforma del Patriarca' nuovo alla impulso un dare a riusci ;.c€rt€ 4spirazipni Opeli o;toOsssi, di alcuni santitèr. di fama La religiose. attività : pregrriera. ed alle oi quefedeli: di moltitudine "il.u di questi luoghi di vita religiosa attiro una ogni dove Vladimaresti' di monastero sto fg il caso, per esempio, del fedeli' di migliaia di decine , domenica accorrevano non poteva tolMa, come era ;da prevedere, il Governo comunista questo per religioso, riehiamo .'cui leraró un luogo oi cosi importante .''conventofusopplesso.fln.dallgSS:fuilpreludioadun'azionepiù più attivi e di maguàrt* condotta eontro t conventi ed i religiosi ..:.l , gior fama. Alcunimonacifuronosenz'altroimprigionatisottovari'pretestl' romeno flno a altri vennero altonlanati dai conventi: il monacheslmo per vita spirituale più florente ,due anni pli4a it'più numeroso ed il parte del Governo grazla da di il colBo cosÌ ,, nel mondo ortgeossó, subi comunista. . : ; L a m a g g i o r p a r t e d e i m o n a s t e r i f u r o n o c h i u s l ' i m o n a c i . p i ad ù g iabbanovani . , tnno ai 50 anni) yennero eipulsi dai monasteri ed. obbligati varl nei pane lavorando guadag-narsi il . . dgnar-e-.la:vita religiosa e a della ufficiali gli o-rgani ciò' << Colhoz > o industrie deilo Stato' Malgrado Chiesaortodossad'ovetteroinneggiareallalibertàreligiosa,allacom,prensioneedall'aiutocheilGovernoprestavaallaChiesa,sostenendo tutteleiniziativedelGovernoincamposociale.LaChiesalomena

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infatti parla tuttora di libertà rellgiosa e dl benessere che il Governo porta al popolo, sostlene i movimenti per la pace, secondo le direttive dl Mosca, ed è obbligata a non proferir mai parola sull'oppressione che sofire e sull'awenire fosco che le si proflla dinanzi. Ma bisogna tener presente che la Chiesa romena fa tutto questo per poter ancota salvare il salvabile, per poter rlmanere almeno presente in mezzo aI mondo ateo e comunista, per poter stare ancora a disposizione di coloro che chiedono i sacramenti e che abbisognano di un eonsiglio morale o di un conforto religioso. Nei pochi libri, che è loro permesso di stampare, e nelle riviste, destinate specialmente al Clero, i teologi ortodossl romeni si preoccupano dei temi fondamentali della fede cristiana. Solo da ciÒ sl vede che la Chiesa non rinuncia a nessuno dei suoi dogmi nè alla sua tradizione o al magistero. Dobbiamo riconoscere perÒ che il suo atteggiamento pratico, la natura della sua attività, nel campo sociale e i suoi compromessi col Governo comunista, sono senz'altro sconcertanti e, sotto alcuni aspetti, anche incomprensibill. La situazione di questa Chiesa è quella di una vittima profondamente ferita ed umlliata e pertanto obbligata a mostrare un volto sereno ed a mostrarsi grata verso coloro che in realtà sono I suoi sbiui e carneflci. Quale potrebbe essere il nostro atteggiamento verso di essa? Prima di tutto dobbiamo rinuneiare a giudicarla e ,condannarla, per-' chè non la conosciamo esaurientemente sotto nessun aspetto. CiÒ ehe è certo è che essa sofire più di quanto noi possiamo supporre e che soffle per la sua fede in Cristo. Questa sola ragione basterebbe perchè essa meriti la nostra ammirazione e la nostra preghiera sincera e fraterna. Nel membri della Chiesa ortodossa romena infatti vi è lo sùessoCristo che sofire, e noi siamo certi che queste sofierenze produrranno frutti di santità e di fratellanza tra tutti coloro che amano sinceramente Crtsto e frutti di unione nella carità e nella fede. Ancora, noÍ abbtamo il dovere dl aiutarla. La Chiesa ortodossa romena nel mondo ateo e comunista svolge quella azione misslonarla che noi cattolici, assenti, non possiamo compiere. Malgrado alcuni sbagli e forse anche gravi errori, essa dà una testimonianza di Dio, di Cristo, della vita soprannaturale. Il tributo che paga per glt errorl e le manchevolezzeforse commesse è moito grande, ma altrettanto grandi sono i frutti spirituali e religiosi dell'operare di Dio manifestantesi in ciÒ che vi è di meglio tra i suoi membri migliori e santi. Siamo certi che alla fine saranno questi, gli umill e I buoni, i confessori ed i martiri della fede di Cristo, che prepareranno la via delI'unione tra tutti 1 cristiani. Nelle carceri della Romania ci Sono cattolici ed ortodossi e Cristo sofire ugualmente negli uni come negli altri, per cui tra essi non vi è più separazione, ma fede ed unlone nella carità: perciò nelle nostre pr,eghiere dobbiamo ineludere gli uni e gli altri affinchè insieme rimangano forti nella fede e fedell allo stesso Cristo che è nostro e loro. d. c.

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diGerusalemme greco-orlodosso Palriarcalo 1. - STORIA. Gerusalemtne, prlr aaendo goduto fi'n da prìncipio di una posizione prioilegio per essere stata la culla della prim.a cornunitù particolare d,i cristi,ana e per gti innurnereuoli ricord.i che la' legauano a'lla predicezíone dei primi apostoli, dal punto di rsista gerarchico non aveu& god.uto perÒ di pa.îticoteri. d.isti'neioni ed ere rimasta, fi.no aI secolo V, nulla píù che una sem.plicesed'euescotsilesufrraganea, di,pendente datla sede principa.le di Antiochia. Fu íI uescooo Gíottenale, lontano successore d'i S. Giacorno apostolo suUa sede aescouile d.í Gerusalernme, che, nel Concilio di Calcedonia d,et 45L, chi.ese eil ottenne che Gerusalernme Íosse separata da Antiochia e dichi.arata patriarcato indipendente. In quell'occasione la posieione gerarchica detla Cittd. Santa penne noteoofunente rafroreata, perchè I'inter& prouìneia d,elta Palestina, con 58 sedi uescotsili,oenne & far parte d,et nuouo patriarcato, che penne ín tutto e per tutto equiparato aglì al,tri, esìstenti, occupando il quarto posto, dopo quello di Costantinopoli, rii Alessandria e di Antiochia. Rafi oreata ger ar chicaimente e territorìalment e, Gerusalemme godett e nei secoli vI e vII di un periodo di paîticolare splendore e oide i. luoghi, ittustrati d.atta uita e d"alla morte del Salttatore, coprirsi di basiliche e di chiese magnifi.che, ed' il |uo territorio dioeni,re meta prelerita di pellegrini e d.i eremití che díed.eto un'impulso meraaiglioscÍ al rnonachesimo palestinese. Purtroppo con I'i'naasíone dei Persiani nel 6L4, e pi'ù ancora con quelta ilegli Arabí d,el 636, at period.o d,i prosperitù' seguì un periodo d,i i,mrnenseroaine e dì dOtOrOseperSecuzioní.Durante I'inaasi,one dei prìmí, iI suo patriarca Zaccaría aenne deportato i'n Persia'e migli'aia di cristiani uccisi e rnolte chiese d,istrutte; durante I'occupazi'one dei' second,i (636-1099),dopo un perioito inìziale abbastanza tollerante, per 6g ,anni, Ia sed,epatriarcate lu priue di un titolare e molti Íurono í cristianì che apostatarono e passarono all'islamismo. Liberata d.aàcroci.ati net 1099,Gerusalemme p&rue di nuooo rinascere a nuoaa uita e per quasi L00 anni, quanti ne d.urò il regno latino d.i Gerusalemrne G099-118?),i cristiani godettero delle più umpí'e Iibertd. Purtroppo la costituzione d,i urt patri.arcato latino e I'assogget)J


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tamento d.ella gerarclLia greca a quella latina ebbero corne efretto I'aLIontunamento d.et pstriarco, greco clle si,riÍugiÒ a costantinopoii; e Ju 0,ppunto questa lorzata perma'nenz&det putriarca gerosolimitano a Costantznopoli,che lo portò a seguire iI putrl&rcq,bizantino nello scisme e nel distqcco d.elta chiesa ortodossa di Geru.sulemme dalla chiesa Rorng,na. cad,uto iL regno Latino d.i Gerusalemme nel LLBTe ritornati i mupatriarsulmq,na,anch,e z patriarchi ui recero ritorno, nxq,d,q,allora íl piit d,ell'appoggio' bisogno cu,to ortod.ossoper soprauoiuere ebbe sempre quali fr.ni ler seguìre e protezione d.ei.patriarchi d.i costo.ntinopoli, d.ei pa' Le alterne uicend.e.Fu cosi che sull'esempio d'i Costantinopoli, il aI triarca Giaq,ccllino d'i Gerusq,tenlrneinDiò un suo rappresentante subito ma unione, L'atto d.i quate fi.rm.Ò concitio d,i Firenee (1439), iL qued,opo:t suo ritorno in sed,e,sull'esempio d,i costantinopoli, rinnegÒ del t443' qtto, Gerusalemme di SinoC"o nel srro slo 'patriarcato dt can ltr, conqulsta turca, deltq. Palestina net t5t7, iI q'utonorno e per qu'asi 4 seGerusulemme cessòpratieartente di essere gera,rchlia, Allq, !:reca d,í costantitt'osottomessa ccmpletq,rnente cali fu poli. In segu1to Ad. un proD\eùinlento d,el pa,triq,rca Germano del t56'7 questo stato d.'. cose d.iDentÒregolare e de s,Llora tutti, i' patriq'rehi ed grectl. 4 i Srincipq.Ii esponenti clel patriarcqto furono tutti di r0?2a del << confraternita ta questo priuitegio uenne istituita ss,',!1)q,guq,rdqre pur corne quale, aDendo greci, La di .5. Sepolcro>>,interamente composta e Ia d,iÍesadei surúuari' cristiani della' Ps.lestina' ccclJ ;1 conserúo,z'one il res.'.tùsi g,ilribui ogni. d,ecisioneclte rigaardasse il gouerno'e I'a'miell'a Cit'iesa ortodossa tíi Gerusalemme. nzl:tí.st:;,n,.:cn: orabo T t t e s t a ; - o7 . i c o s e ,n o n o s t a n t ei t e n i a t i u i Í a t t i d . a l l ' e l e m e n t a quando per poter Îa,r parte d,ella gerarcltia ortoclossú,d,urÒfino al 1908, in sl:eluito$ile riDolu?ione dei gio'ssni tuîclLi, i' cristiani ortodossi d'i patriarcato' arigine .rraba, che casiituiuano lg' magg.oranzaassoluta del costituaione Ia e Greci prit;ilegi, ai riseraeti d.ei t,q,balizione reclq;z.arono pet.riercq' e di un consigl,,omisto cti arabi e di greci, per I'elezione del " , 1j o r e r n o d e ; ' P a t r i a r c a l a . île segui un period.o d,i lotte intestine clte degenerq,rono in risse .popoltlzioneínd,igena.It 'i;q,triarca Dasqnguinose tra Tnonq,cigrecí e Ia pront| a concessioni,fu d'epostodq,l s. simiuno, che si eru mostrato ltita per mantenersi in caricb.'Altq Iq |uq, tutta lottare nodo e douette si ri'acsua morte, iL 14 agostÒt93L, ta totta trq. Ia gerarchiq, ed i fedel'i un ,uedargl.i qudttro imaossibile per anni fu cese piii 1)i\a, tq,nto clle persona Timoteo di patriarca nelld nuauo iI Lg35 4 tugtio cessore.Eletto it 't}ollero riconoscere Thenzetis, nuoaamente greco, i fed,eli arubi nan To per metteîe q.d, interDenire e iL gouerno mq,ndatefio ingtese Îu costretto pacefraicristianid'iorigine&rabd,equellid'''originegreca. It2l,tuglio|g3B,supropostaelelgoternonxandqtq'rioinglese;oenne clle conteneua importanti, conceselaboratL,unq nuoDq,<<costitueione>> ct'raba,ma questi Ia dichis'rqrono d'i ort'gi'ne sioni ai d,es;'d'erid'ei Jed'e\i g,d, aI riconoscimento del pq'triqrca' op:corsi e continua'rona ilt.suffr'ciente d'al' Timoteo. a,nclLed,opo clze questi era stqt7 uÍfi'cialnente riconasciato 1939' ' 29 settembre il Gouerno mqndqturio ingtese

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Morto il patriarca Ti,moteo iI 3l dicembre 1955,La contraaersia per I'ele?ionedel successoresz riaccesedi nuouo e si protrasse per oltre un anno, tanto che solo iL 2l gennaio 1957Íu possibile'nominq'reiI nuaao patriarca'Bened.etto,clte è tuttora in cq.rica. II t" giugno 1958 aenne fi.nalmente a\tproaato e pubblicato sullq '<<GazeettaUfficiele>>delio Stato Giordano, iI nuouo Regolamento del Pstriarcato Greca-Ortodossodi Gerusalemme che andÒ in ttigore iI L" gennaio L959 e che porta pdleccllie innooazioni q, Ía.Doredell'elemento indigeno. 2. - ORDINAMENTO

ATTUALE.

Il patriarcato ortodosso di Gerusalemme è retto, in base al regolamento del 1" giugno 1958,da un Patriarca, da un S. Sinodo e da un Consiglio misto: a) II Patriqrca potta il titolo di < Patriarca della Città Santa di Gerusalernme e di tutta 1a Palestina, la Siria, I'Arabia, ia Transgiordania, di Cana di Galilea e della Santa Sion >. EgIi risiede normalmente presso la Basillca del S. Sepolcro, nel monastero dei Santi Costantino ed Elena. La sua nomina viene fatta da un'assembleadi elettori, composta di ecclesiastici e iaici, i quali propongono una terna di nomi. Fra questi, i Vescovi membri effettlvi del S. Slnodo, eleggonoii patriarca (art. 3). b) fl Santo Sinodo si compone attualmente di 18 memlori, di cui 11 melropoìiti, 7 archimandriti e due elettorl. I1 patliarca ne è Fresidente di diritto. I metropoliti sono attualmente quasi tutti tiloLari, essendosolo due oggi le Eparchie, con vescovi residenziaii. GIi, archimandriti vengono rinnovati ogni due anni. 11 S. Sincdo si raduna normalmente clue volte la settimana, iI Lunedi ed il Giovedi, e tratta tutte le questioni 'concernenti Ia normale ecclesiasticadel patriarcato (art. 4). a:nr'ninisi::azione c) I1 Consiglio misto venne istituiio nel 1911,in seguito alle rivend:cazioni dei cristiani di origine araba. In esso i laisi hanno un volo di più degii eccÌesiastici. Suo compito è di sorvegliare I'amministrazione economica del patriarcato, provvedere aI funzionamento del1e s'cuoleconfessionali,al sostentaniento dei sacerdoti, ecc. Fresidente e il patriarca; Vicepresidenteun laico; membri: 5 del clero e B del laicato' Oltre a questi organi ufficiali del p'atriarcato, occorre rieordare la Confraternita delsa.nto Sepolcro>>,che gode di prlvilegi molto Ven. << e che in deflnitiva puÒ considerarsi praticamente l'organo diriampi gente della Chiesa Ortodossa di Gerusalemme. Di essa ne fanno parte: iI Patriarca in qualità di Presidente, i Metropoliti residenti in Gerusalemme e circa 150 membri, fra Archimandriti, Ieromonaci, Diaconi, Monaci, tutti viventi in comunità, nel Monastero dei Ss. Costantino ed Eiena, presso 1a Basilica del S. Sepolcro di Gerusalemme. La confraternita possiede 18 monasteri maschlli e 4 femminili in Gerusalemmee 22 monasteri fuori Gerusalemme. Pousiedeinoltre: gran parte del Santuario del S. Sepolcro, metà di

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quello del Calvario, il Santuario della Nativita, a Betlemme e la Tomba della SS. Vergine al Getsemani, oltre ad altre 3 chiese nell'interno di Gerusalemme. Fuori della Palestina, la Confraternita aveva possedimenti a Costantinopoli, a Mosca, ad Atene, a Creta, a Cipro, a Samo ecc. GIi UÍrt.ci patri.arcali si trovano tutti presso la residenza patriarcale e comprendono: o) la Cancelleria.patriarcale con distinte sezioni per la lingua greca e la lingua araba; b) gU umci amministrativi; c) il Tribunale ecclesiastico; d) la Direzione delle scuole confessionali; e) la Biblioteca patriarcale, ricca di preziosi manoscritti. Dal patriarcato diDendono inoltre: o) una Scuola Ecclesiastica superiore, con due sezioni per la llngua greca e per la lingua araba, con 13 insegnanti e ?0 alunni; b) una Scuola superiore femminile con 6 insegnanti e 65 alunne; c) 31 Scuole confessionali, di cui 25 miste, con 13? insegnanti e 2454 alunni. NEA SION >, che esce Organo uÍfrciale del Patriarcato è la Rivista << ogni due mesi e che ha la sua redazione a Gerusalemme (Giordania) P. O. Box 4074,Yia Amman.

3. - GERARCHIA

I tî

OR,TODOSSA.

Attualmente il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme comprende: o) una sede patriarcale; b) 2 sedi metropolitane; c) una sede arcivescovile; d) 2 Amministrazioni patriarcali; e) 4 esarcati patriarcali. a) in Giordafria: 1) PATRIARCATO DI GERUSALEMME, con sede a Gerusalemme P. O. B. 4074 (Giordania). Patriarca: S. B. Benedetto. ArciDesco'Di. titolari: Bessarione, arciv. tit. di Tabor; Ehifanio, arciv. tit. di Filadelfla; Atenagora, arciv. tit. di Sebaste; Bartolomeo, arciv. tit. di Madaba; Claudio, arciv. tit. di Pella; ,Stefano, arciv. tit. di Gaza; Simone, arciv. tit. di Gerasa. Sacerdoti: 50. Parrocchie e chiese: 10. Fedeli: 30.000.Monasteri: 18 maschili e 4 femminili con circa 60 monaci e 30 monache. b) in Isr,aele: 1) METROPOLI DI TOLEMAIDE, con residenza a San Giovanni d'Acri Metropolita: vacante. Sacerdoti: 10. Parrocchie: 14. Fedeli: 10.000. 2) METROPOLI DI NAZARETH, con resLdenzaa Nazareth, Convento greco-ortodosso. Metropolital Isidoro. Sacerdoti: 10. Parrocchie: ?. Fedeli: 10.000.

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c) in Egitto: 1) ARCIVE$COVADO DEL MONTE SINAI, con ,sede al Convento Sinai (Cairo). Monte d.ei Arciaescouo: Porflrio III. Monaci: 30. Monasteri: 10. Fedeli: 100. Nora: Fino a qualche tempo fa I'Arcivescovado del sinai era comunemente considèrato come una chiesa autocefala e come tale occupava iI ?. posto nella gerarchia delle chiese ortodosse.La sua autonomia era stata riconosciuta dal patriarca di Costantinopoli nel 15?5' Attualmente dai greci suole essere considerato come un arcivescovado dipendente dal patriarcato ortodosso di Gerusalemme. La ragione sta nel fatto che fln datl'antichità il suo atcivescovo doveva per obbligo farsi ordinare a Gerusalemme e nominare nella Liturgia il Patriarca della Città Santa. Altri invece contlnuano a considerarlo come più una chiesa autocefala o indipendente ed in questo caso sarebbe la piccola delle chiese bizantine. In realtà, infatti, I'autoritÈr dell'Arcivescovo si restringe al Monastero di s. caterina, di cui è egumeno e ad altri centri monastici dispersi a Faran, Suez, Cairo, Asmara, Costantinopoli, in R'uséia,in Grecia ed a Cipro. Fuori di questi centri, l'autoritÈr dell'Arcivescovo si estende su una pressl trentina di famiglie ortodosse,abitanti nel villaggio di Raitho' nei del Mar Ftosso. Importantissima è la Biblioteca del convento di s. caterina, ricca georgiani;41 d i 2 2 B gm a n o s c r i t t i g r e c i ; 5 8 0 a r a b i c i ; 2 7 6 s i r i a c i ; 9 8 slavi;5 pàlestinesi;6 etiopici oltre a numeloso altro materiale iconografico e documentario. 4. - AMMINISTRAZIONI

PATRIARCALI'

DAmministrazionePatriarcaled'ellaGiordania''orientale-Amtit. di man: P.o. Box ?M. Amministr. Patriar.c.: Aristobulo, Arciv. Kiriakopoli. al con2) Ammi.nistrazione patriarcale di Beth,lemme, cotr sede tlt. di Arc. Artemio,r Patrlarc.: Amministr. greco Bethlemme. di vento Napoli. 5. - ESARCATI

PATRIARCALI.

L) Esarcato patri,a.rculed.i Atene, con sede ad Atene tGrecia) od. Erectheos 18. Esarca: Anatolio, Arciv. tit. di Tiberiade' 2)Esarcqtopatriarcaled,iCostantinopoli',consedealstanbnl (Turchia) - Kudus Serif Patrikhanesi - Monastero di San Giorgio Heybeliada. Esarca: Archim' Giovanni Oikonomidis' 3)EsarcatopatriarcaleinCi,pro,consedeaNicosia(Cipro)-Vla Crisostomo. Esarca: Archim. Onofrio Moustakis' 4) Esarci patriarcali in Mosca, Ti'fi's, Creta, Samos' ecc' Esarca; vacanti.

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J


S T A T - I S T I C A Vescovi SacerdotiP arrocchie Fedeli

D t o c E s l Gerusalemrne (Giordania) ., . . (S. Giovanni d'Aqri To:l.emaid,e - Israele)

11

50

10

30.000

10

L4

10.000

r

10.000

Nazareth, (Israele)

1

10

Monte Sinai

t

30

13

100

100

31

50.100

BIBLIOGRAF'IA PALAMAs:PApaDopouLos,, {''a.Chìesa d,i Gerusal,ernrnedurante gli' ultimi 4 secolí Q5l7-1900) (in greco), Atene 1900, DowLrNc T. 8., The patrí,a,rcat of Jerusalem. London 1909. Varr,nÈ 5., Formation itu patriarcat de Jérusalem, in Echos d'Orient, XIII (1910),pp. 325-336. ._ Ctt", La storia d,,ellaCft'iesa di Gerusaiemme (in greco), PApADopouLos Alessandria 1910. BsnrneM A., Th,e Orthodote Patriarcat o! Jerusalem, London 1926. Report oÎ the Orthodot Patriurcut oÍ Jerusalem, OxBERTRAM-Lur<v, ford 1921. PRrppRK. Dte Kirch.e Palestinas bis zurn Jahre L35; KoIn 1938. R4nrrrroT,,, Le rnònastère ile Ia Sainte Cath'erinè d'u Mont: Si'nai, Le Caire 1938. H.orzur.r'N., Kirchengesch'iehte Palestinas .uon der Urhirche bis zum'gegenwart, Koln 1940. Pen4n5J., {.History ol Patestina lrom t935 to modern tynxe,LorLdon 1949. S. C. F., -,The latt BRÈNDoN London 1951.

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BR,UNELLO

39


PnEssillTE nlcHrÀu0

Dnn cmEslillmr E SEt'{nE X00Yt

Q^ Qiturgta Tricerlo d'argento Caiteitrate di PidnL il.egli Al,banesi

víncolo.di uníonetra

@ríenteed @ccídente

Nell'Encicllca < Mediator Dei > Papa Pio XII cosi definiva la Liturgia: < La sacra Lfturgia è il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre come eapo della Chiesa; ed è il culto ..che la società dei fedeli rende al Suo fondatore e per mezzo dl Lui all'eterno Padre; ed è, in breve, il cuito pubblico integrale del corpo mistico di Gesù Cristo, cioè del suo Capo e dei suoi membri>. Con questa deflnizione I'Enciclica non ha lnteso dirtmere la questione discussa tra i teologi sulla deflnizione tecnica e perfetta della Liturgla, tanto più che la stessa Enciclica presenta, in altri passi, altre deflnizioni o altri abbszzi di 'deflnizione <...altro non essendo la Llturgia - rÌportd le parole testuali - che I'esercizio del Sacerdote di Gesù Cristo >. E in altra parte, la stessa Enciclica rileva, in maniera speciale, I'aspetto della santiflcazione, dando questa deflnizlone: < Tale è la natura della Liturgia: essa riguarda il sacrlficio, i sacramenti e la lode di Dio; essa riguarda ancora I'unione delle nostre anime con Cristo e la nostra santincazione per mezzo del Divin Redentore perchè sia onorato Cristo e, per Lui ed in Lui, la santisslma Trinità >.

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In questi ultlmi anni c'è stato e c'è addirittura una euforia derivata principalmente dal vasto movimento liturgico, in seguito alle riforme auspicate o già eonseguite.Tutto questo è dovuto al vivo desiderio che si ha di riportare il popolo cristiano alla llturgia e la liturgia al popolo crlstiano, profondamente convinti di cogliere in essa il frutto di dottrina e di fermento di vita spirituale tanto necessario all'ambiente in cui oggidl vivlamo e che è pervaso di materialismo e di ignoranza religiosa. Dl qui lo sforzo dl conoscere megllo Ie origini storiche della liturgia, I'anellto di gercarne ll pensiero telogico, di aiutare - in una parola I fedeli a dlssetarsi più facilmente alla grande fonte della liturgia: Cristo, fonte d'acqua viva che zampilla flno alla vita eterna. E, tra le vie che conducono a questo flne, ml sembra quanto mal utile quella della conoscenza della liturgia bizantina. Purtroppo nel corso dei secoli, oriente ed occidente sono stati troppo spesso contrapposti come due mondi quasl inconciltabili, mutuamente incomprensibili: risultanza ineluttabile non solo dl due diverse tradizioni storiche, ma aîche, e plù, di due strutture psicologiche difierenti. Per ricomporre perÒ la rottura dell'unità liturgica, dovuta alla varletà delle condizioni di ambiente nella quale si è sviluppato il cristianesimo in tempi, luoghi e popoli dlversi, e quindi alla difficoltà dl mantenere stabill e re'golari rapporti fra le varie chiese, data la loro lontananza e gli sconvolgimenti ,che di frequente erano cagionati dalI'inflerire delle persecuzioni, non dobbiamo portarci al desiderio di ricondurre tutti i cristiani ad un unico rito, il latino. Purtroppo, per gran parte di cattolici ed anche per molti ecclesiastlci, la Chlesa cattolica spesso si identiflca con Ia Chiesa latina d'occidente. In generale molti cattolici hanno un'ldea vaga e confusa, per esempio, che esista qualche diverso gruppo di orientali uniti a Roma, i quall celebrano ln un rito proprio e posseggono costumi propri. fnoltre si cred€ che essi non abbiano una reale imlrortanza e che l'ideale sarebbe fare loro assumere la stessa liturgia e la lingua della Chiesa latina. Si ,pensa ,che tutt'al più è opportuno lasciar loro le particolari forme liturgiche, poichè non è possibile fare altrimenti, ed è ancor questo il minor male. Anche tale eoneezione è una trlste conseguenzadello scisma. Ci si è talmente abituati ad ldentiflcare, per principio, latino con cattolico da ritenere tale sltuazlone una cosa normale. E tuttavia, una volta, tutti i popoll orientall, con la loro multiforme varietà di ritl e di lingua e con il loro ricchissimo patrimonio liturgico, hanno potuto trovare, ciascuno, un posto in seno alla Chiesa cattolica ed ancor oggi debbono poterlo trovare nell'anelito di riprendere ll loro posto nella comune Casa paterna del Vicario di Cristo. Quindi questa tliversltà, di riti, lungi da essere un ostacolo all'unione, fa meglio risaltare e rinsalda I'universalità della Chiesa. Siamo tutti fratelll e nella Chlesa cattolica nessun rito è < praestantior >, poichè tutte le forme esterne di culto approvate, benedette e difese dalla Sede apostolica, cantano la gloria del Signore. Nel rlspetto reclproco delle tradizionl, dobblamo quindi afirontare e

4l


: penetrarè il.problema dell'unione dei cristiàni, iniziando 'eon lo studio delle corrispondenze tra occidente ed oriente, esaminando innanzi tutto i punti di incontro. E punti contuni ne troviamo'in ogni campo, notevolmehte Ín quelto Iiturgico che è chiaramente permeato dal medesimo spirito informatole. ' Orbene questo spirito, pur con diverse gradazioni'e sfumature, è I'autentico spirito deiia Chiesa antica e sèmpre nuova. Conoscerlo signiflca dissipare dalla nostra mente tante incompren'amaf e i nostri fratelli stoni, signiflca aprire la mente e.il cuore e quindi separati, signiflca anche apprezzare di più te bellezz"erdi"inestimabitevaIore contenute nell'immenso tesoro delte ufficiature liturgiche bizantine e latine. * I

L" Liturgiarblzantina trae origine da Bisanzio. E' bene pérù premetterè che, prima che a Bisanzlo, esistevano,i.n a-ttre metlopoli, ricchi riti1iturgici,formatisiintempiaposto1ici.. Antiochia, Cesarea e'd Alessandria, all'epoca de..1lgncilio di Ni'cea (325), costituivanó per I'orlente Ie tre grapdi prov.i4clg metropolitane. ' Possiamo dire che Antiochia fu la tinfa da cui si irradiÒ una rigogliosa vita religlosa penetrando nella Siria del Nord, a Cipror in $si3 Mtqore' nella Mésopotamia, nella Persia e inclUdendo nella sua sfera d'infiUenza la slcssa (ierusalemme. cesarea di cappadocia, invece, estese il suo :delle frontiere ragglo di penetrazione nel Ponto e neli'Armehia, al di là della Tebaide, di Libia, di Cirenaica e della Fentapoli libjìc'a' Solo più tardi, nella prima metà del secolo V, compare Costantinopoll che, assieme ad un'azione politica, svolge-un'efficacé e pfeponderante influenza liturgica, si da imporsi sulle antiche sedi metlopolltane. E mentre il V secolo portÒ per Roma il declino deflnitivo della pot,enza lmperiale, per Bisanzto segnò l',aurora deL suo fastigio reu.gloso politico. Infatti iI rlto bizanttno sviluppatosi a Bisanzio, giovandosi dell.a-su' premazia rellgiosa e civile della metropoti imperiale, ben prèsto assorbi nella proprla orbita, sotto una vigorosa pressione, gli altri riti di Antlochia, Gerusalemme ,ed Alessandria. Essi soplavvisselo in parte nelle chiese sclsmatiche monofisite (Gjacobiti, coptl, Nestoriani) perchè sostenuti dall'elemento popolale indigeno; mentre le Chiese ortodosse' costituite da elementl greci o ellenizzanti, si ind:irizzavano, anche per ragioni politiche, al rito di Bisanzio. A4 Antiochia gli antíchi riti propri, a Gerusalemme la liturgia di s. Giacomo, ad Alessandria quella di san Marco, decaddero deflnitivamente intorno al secolo XII, uniformand.osi completamente all'uso bizantino. rl dominio della liturgia bizantina è oggi il più vasto, dopo quello :criromano. Esso abbraccia tutto l'Oriente cristiano e cioè ll 90oh dei più nei solo quali troYano si oggidi non stiani separati d'oriente, i paesi comunemente denominatÍ < orièntali >, dato che una buona parte ài essi ha emigrato anche in Occidente, dando vita a non poche comunità di rito bizantino, sia cattoliche che non cattoliche.

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un trattato fragmentario attribuito a Proclo (î 446), Patriarca di Costantinopoli, sebbele la sua autenticità sia riessa in dubbio dagli studiosi, costituisce tuttavia una delle fonti prinCipali per conoscere come Padri e Dottori deila Chiesa hanno attinto per la composizione plesso deile opere liturgiche. Dei testi titurgici, quelli ancor oggi in uso quella Giodi s. Basilio, di s. Liturgia le comunità bizantine sono la quella Presantiflcati. dei e vanni Criscstomo

'

La Liturgia di S. Bo'silio (f 379) va efiettivamente attribuita a lui' almeno nella parte anaforale. Essa rappresenta I'antica liturgia di Cesarea, riformata dal Santo Vesco'vo e adattata con qualche variante a Costantinopoli. Pietro diacono, nel 512, ne attesta Ia grande diffustone in quasi tutto I'Oriente' Oggi viene celebrata Presso Ie comunità di rito bizantino solamente in poche festivitÈr.: nelle domeniche della grande quaresÍma (eccetto in quela delle Palme), nel giovedi e sabato santo, nelle vigitie di Natale e dell'Epifania e nel giorno della fesba di San Basilio: 1" gennaio. Ls, Liturgia d,i S' Giouanni Crisostomo (! 40?) è somigliante in tutto alla pre,cedente,ad eccezione delle preghiere segrete del celebrante, che sono costltuite da un testo assai piu breve. Quale sia stata la parte di San Giovanni Crisostomo in questa liturgia è assai difficile dirlo. Lo Pseudo Proclo - sopra citato - ci dice soltanto che Ia tradizione vuole che iI Crisostomo, per rendere più agevole aI popolo I'osservanza religiosa, abbia considerevolmente accorciato le Preghiere segrete .del c,elebrante.E' sicuro infatti che il testo primitÍvo ha subì.to non pochi ritocchi e qualche aggiunta. Questa liturgia si può dividere in tre parti: a) preparatori'a, rl-

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guardante la materia (il pane e il vino), e la preparazione degli animi (Antifoneàeg1i assistenti, mediante letture dell'Antico Testamento prokimeni) e del Nuovo Tes'bamento (Epistola-vangelo); b) centr1'Le(Cosacrifr.cale(Introito Grande, Anafora, Consacrazione); c) conclusiua Giovans. di munione, ringraziamento, benedizlone flnale). La Liturgia nf Crisostcmo è attualmente quelta d''uso quotidiano presso i fedeli di rito bizantino. La Liturgia d,ei Presantifi.cati. secondo la disciplina antica della Chiesa bizantina, i. giorni di digiuno del periodo della grande quaresima erano giorni aliturgici, cioè che non comportavano la celebrazione permetdella sacra Liturgia' e ciò in segno di penitenza' Tuttavia' per venivano domeniea della liturgia tere ai fèdeli di comunicarsi, nella consacrate le sacre specie, che, conservate, erano distribuite ai fedeli la sera del giorno di digiuno dopo i vesprl, nel corso di una liturgia' la Liturgia dei Presantiflcati. Questa liturgia, che consiste più esattamente in una uflciatura vespertina di letture e di preghiere litaniche seguita dalla comunione, non comporta quindi la consacrazione eucaristica. La Liturgia del Presantificati, già attestata dal Chronicon Paschale del 645, viene attribuita, senza alcun fondamento, a s. Gregorio Magno. * r t Assistendo ad una liturgia blzantina cl colpisce maggiormente iI fatto che essa è rimasta pressocchè nel ìuo stato primitivo e che si è conservata meglio che nel rito romano. ciò può essere spiegato dal carattere del popolo orientale: esso, in genere' non ama i cambiamenti' ed è ,con riluttanza che apporta modiflche al suo modo di vivere. La tavola del sa'criflcio in forma quadrata, la concelebrazione,il ministero pensielo diaconale, la comunione sotto le due specie, rtportano il nostro pace a]la la quand.o diede Costantino lontani, verso dei secoli ormai Chiesa e trasferi la sua residenza a Bisanzio' Ancora, ciò che desta ia nostra meraviglia, è il simbolismo della liturgia bizantina più sviluppato che nel rito latino. Ammiriamo iI vemani scovo bened.icente,rivestito dei paramenti pontificali, con ne1le-11 triil dikirion (dicerio), che rappresenta le due nature del Cristo, e kirion(tricerio),ehesimboleggialaSs.Trinità!Eiconcelebranti' eome incedono maestosi nella liturgia pontiflcale quando, interrotto dal coro I'inno lento e penetrante dei ,cherubini, sfllano processionalmente, recando oggetti liturgici e i doni che dovranno essere'cosacrati e invoeando dal s,ignore che si ricordi di tutti nel suo regno, ota e nei secoli dei Secolil E che dire del velo che viene agitato mentre si lecita il credo per simboleggiare la discesa dello Spirito Santo o il terremoto che accomagnÒ la . morte del Redentore ? Quale simbolismo traspare quandoidiaeoniagitanoilripidion(piccoloflabelloeondueflguredi I'asangeli a sei ali) sulla sacra Mensa, quasi a fare associare tutta per suil'alscendele che sta Salvatore del semblea dei fedeli all'attesa artare? Tutti questi simboli, questi paragoni alla portata di tutti' si anche resto Del monizzano felicemente col carattere degli orientali. Gesù, durante la sua vlta terrena, ci ha ofierto più di un esempio.

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Catt,edrale dl Piana degli Albanesi LiturgicL Pontifica,te - Il Vescouo Íra i Did,coni e i Concelebrdnti

La

proiissità

poi

delia.

iiturgÍa

bizantina

è spiegata

dal

fatto

che

gli orientali sono assai attaccati alla tradizione. rmporta ben poco Ia ripetizione che si ha nella liturgia di lunghe formule litaniche, purchè i fedeli siano Sempre occupati a parteciparvi, anche con la semplice ma quanto mai signifi.cativa preghiera del Kirie eleison, (Signore, abbÍ pietà). D'altra parte questa monotonia permette di gustare meglio la dolcezza e I'arrnonia della liturgia bizantina. Non posso chiudere questa breve rassegna di impressioni che si riportano nell'assistere ad una Liturgia bizantina, senza almeno accennare ad uno dei più bei titoti di gloria delia Chiesa bizantina, quello costituito dalla sua profonda venerazione verso la santa vergine. Già I'appellativo di Theotokos (Genitriee - Madre di Dio), con cui gii orientali usano invocare la Vergine, colpisce la nostra attenzione. Dovunque nelÌ'ufficiatura bizantina troviamo cantici di flliale affetto a Lei rivolti. senza parlare del1e meravigliose composizioni dell'rnno Akathisto-s e della Paraklisis, intieramente a Lei dedicate e che costituiscono le due più belle gemme del patrimonio eucologico marlano orientale, voglio farvi sentire f inno che quotidianamente viene cantato in suo onore nella liturgÍa bizantina; << E' veramente gÍusto chiamar loeata,Te, .sempre benavventurata e tutta immacolata, Madre del nostro Dio. Te, piu onorabile dei Cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei Serafini, che senza ombra di corruzione partoristi il Verbo Dio, noi magniflchiamo quale vera Madre di Dio >. Tutti noi abbiamo ammirato il panorama della Città di Napoti, con in fondo il Vesuvio che, dominatore e maestoso, sbarra ai nostri occhi

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|orlzzonte, e ci è sembrato d.i trovarci di fronte ad uno scenario quanto mai incantevole. una analoga constatazione ci viene spontanea farla quando, penetrando in una chiesa bizantina, avendo attraversato il nartece (vestibolo della chiesa, riservato anticamente al catecumeni), ed entrati nel tempio, brllla subito ai nostri occhi, per gli ori sfavillantl delle iconi che lo compongono, I'iconostasi. si, esso sbarra e limita ia nostra visuale, ma ci porta subito a pensare ,ehe dietro c'è qualche cosa di mlstero, rche noi, con timore riverenziale e con fede ed amore. venerÍamo: l1 santo dei santi. L'lconostasi cosutuisce lo scenario più bello, più incantevole ché abbia potuto costruire la fede dei popoli orientali. Lo splendore dei rlti, la tLcchezza decorativa delle iconi che incontriamo dovunque nelle pareti del tempio e nei proskinitari .(specie di leggio con sopra delle trconi),la profusione dt luci che emanano i policeri, gli incensi che salgono assleme alle melodie tipicamente orientali, I'atteggiamento ieratico dei concelebranti, tutto produce in noi una impressione armoniosa e celestiale, che eserclta nelle nostre anime una influenza tale che, uscendo dalla chiesa, cl sentiamo estasiati e meravigliati di sentirci rinnovati. * * *

li

i i

Esaminando adessoIo schema liturgico dei principali riti, ci accorgiamo che esso originariamente si è esercitato su uno, uniforme, di origine apostolica o lmmediatamente posteriore, connesso con la venerazione dei luoghi santi. Gli scambi tra una chiesa e l,altra, e quindi tra Oriente ed Occidente di riti, di feste e perflno di formulari già artisticamente elaborati, furono frequenii nel primo millennio cristiano. Lo schema ofigtnariamente uniforme appare specialmente nei riti più antichi e complicati come il battesimo e la S. Messa. euanto al batteslmo, gli esorclsml, la rinunzia a Satana, la professione di fede, la 'unzione del catecumeno, ia vestlzione del neo-battezzato sono elementi che si trovano in tutti i riti. Ecco, per esempio, come suona la formula di rinunzia nel rito bizantino: <<Rinunci a Satana e a tutte le sue opére e a tutti i suoi angeli e a tutto il suo culto e a tutta la sua pompa? >>. << Rinuncio )>.Vi è però una difierenza nella preparazione deil,acqua battesimale e dell'olio dei catecumeni che, secondo il cerimoniale bizantino, yengono santificati immediatamente prima di ogni amministrazione del battesimo, mentre in Occidente si preparano rispettivamente il Sabato e il Giovedi Santo. Quanto al battesimo per tripiice immersione, si tratta di una soprawivenza in Oriente d'un uso anticamente comune a tutta la ,Chiesa.fn questo, come nel caso d.ella comunione sotto una sola Specie,I'usanza è dovuta alla tendenza occidentale verso una maggiore comodità e praticità, favorita da una minore sensibilità per ii valore simbolÍco delle cerimonie. La secra Liturgia possiede in tutti i riti questi elementi comuni: ingresso all'altare, epistola, vangelo, azione dell'ofiertorio, dialogo. delI'anafora col Sanctus, .istituzione, anamnesi, epiclest, preghiere d,intercessione (memento), Padre nostro,. azloni manuali preparatorie alla S. Comunione: elevazione, frazione, commistione; bacio di pace, comu-

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nione, ringraziamento e rinvio. L'ordine in cui si susseguonoalcuni di questi elementi costituisce la più antica differenziazione delle famiglÍe liturgiche: il bacio di pace dato immediatamente prima della Comunione è una caratteristica di Roma, in Oriente precede I'anafora. Più determinante è la posizione delf intercessione: connessa con I'offertorio dà il tipo liturgico galllcano, ancora superstite nell'uso mozarabico; lntercalata tra il Prefatio e il Sanctus, caratterizza il rito alessandrino; intercalata tra il Sanctus e f istituzione, caratterizza il rito romano; posta dopo la consactazione e I'epielesi, determina la successionemirabile per linearitÈr.dei riti di tipo antiocheno, compresovÍ il bizantino. Un'altra caratteristica è il posto della frazione, prima o 'dopo il Padre nostro: ma questa difierenza esiste tanto fra le liturgie occidentali che fra quelle orientali. I1 Credo non è un elemento antico nella liturgia. A Roma vi entrò solo nel secolo XI-XII, e fu posto dopo ii Vangelo, mentre in Oriente, dove entrò quando ancora vigeva la disciplina del catecumenato, si trova nella liturgia dei fedeii, dopo l'ofiertorio. Non si deve vedere un elemento determinante nella proskimidi o preparazione della materia dei sacriflcio anticipata in Oriente prima della sacra Liturgia propriamente detta. Per quanto appariscente possa essere questa differenza, essa non è reale: infatti nel rito pontifi.cale bizantino 7a prepatazione, iniziata prima della sacra Liturgia, viene sospesa ed ultimata poi dal Vescovo prima del grande fngresso, cioè al posto dell'offertorio latino. D'altra parte nell'ambiente latino una preparazione prima della LÍturgia non è deÌ tutto nuova: la troviamo per

Cclnto det Vdngeto

durI,nte

una, Liturgia

ponti'ficale

nelld

Catted,rclle d'i Pa,Iermo

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esempio nei rito domenieano e carmelitano. piuttosto si puÒ vedere una differenza tra oriente e'd oecidente nel carattere rispettivamente nsso e mobile della parte eucologica, cioè delie preghiere sacerdotali. E infatti in oriente tutta la parte eucologica costituisce una cornice flssa che non varia col variare delle feste, mentre il tipo occidentale è for_ mato, per cosi dire, di pezzi smontabili, variabili secondo le feste: le stesse parti essenziali dell'anafora .(esclusat'istituzione) sono costituite da preghiere variabili. Gravida di ,controversie dogmatiche è Ia presenza in tutti i riti orlentali dell'Epielesi, dopo Ie parole consacratorie delf istituzione dell'Eucaristia. La preghiera che vi corrisponde per il tenore generaie e per la posizione nell'anafora è nel rito romano i1 < supplices Te rogamus >, da cui è assente ogni accenno ad una pre_ ghiera per ottenere la .transustanziazione,mentre sembra essere proprio questo Io scopo della corrispondente epiclesi orientale. Eccone il testo insieme'con quello dell'anamnesi nella liturgia bizantina di s. Giovanni crisostomo: < Memori adunque di questo eomandamento salutare e di tutto ciò che è stato fatto per noi, della croce, della tomloa, delia resurrezione al terzo giorno, dell'ascensione al cielo, della sede alla destra del Padre, del secondo e glorioso avvento, le cose tue tra quelle che son tue a te ofiriamo in tutto e per tutto. Ancora ti ofiriamo questo culto spirituale ed incruento e t'invochlamo e ti preghlamo e ti supplichiamo. Manda il tuo spirito santo sopra 'di noi e sopra questi doni qui sull'altare, e fa di questo pane il prezioso Corpo d.el tuo Cristo,. e d-i cio 'che è in questo calice il prezioso sangue del tuo cristo, trasmutandoli per virtù del tuo santo spirito, acciocchè per coloro che si comunicano siano puriflcazione dell'anima, remissione dei peccati, comunicazione dello spirito santo, adempimento del regno dei cieli, titolo a iibera confldenza davanti a Te, non cagione di giuciizio o di condanna >. Nel rito romano, alla consacrazione 'dell'acqua battesimale, abbiamo lo stesso schema dell'anafora, con una chiara epiclesi. Dorpole parole dell'istituzione del battesimo: <<Ite,docete omnes gentes, baptizantes..., abbiamo I'anamnesi: Haec nobis praeeepta servantibus, tu Deus omnipotens, cle_ mens adesto... e l'invocazione dello Spirito Santo: <<Descendatin hanc plenitudinem fontis virtus spiritus sancti >. Non vogliamo ora giustiflcare questo fatto liturgico, solamente nella soluzione della spinosa questione, pensiamo che bisogna bandire ogni contrapposiztone,tra oriente ed Occidente, perchè si tratta di un fatto liturgico antico, anche se non primitivo, e pressocchè universale nella Chiesa. * * * E per concludere permettetemi delle considerasioni. Nonostante Io scisma, nelle chlese orientali si è sempre conservata una parte,cipazione attiva dei fedeli nelle ufficiature liturgiche. La struttura stessa di queste porta necessariamente ad un dialogo continuo tra il sacerdore celebrante ed il popolo, attraverso il diacono che fa da intermediario. Pertanto non c'è affatto da meravigliarsi se, nonostante Ie persecuzioni comuniste che hanno ridotto ia libertà al solo ufficio divino, proibendo la spiegazione dell'evangelo, il 'catechismo ecc., anche oitre cortina è rimasta sempre viva, fra i fedeli, ta fede in Cristo Salvatore.

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Ord,inaaione sacerdatale d,urante una Liturgia

pontificale

Un altro fattore, senza dubbio, vÍ ha influito, ed è la iingua. Nelle cerimonie Ínfatti i fedeli seguono i testi liturgici, pieni di insegnamenti dogmatici, morali, ascetici e misticl, in quanto la lingua liturgica è da loro compresa'.Le proibizioni quindi, le restrizionÍ e tutte gueile vessazioni che le autorità atee e comuniste hanno voluto imporre aile chiese bizantine hanno a.vuto si il loro peso, ma relativo. Pensiamo un po' cosa sarebbe successoqui in Occidente, dove ancor oggi tanti vanno a Messa senza seguire minimamente il celebrante, senza capire niente delle cerimonie che si svolgono, se ci si fosse trovati in quelle stesse condizioni! L'identità delle ufflciature, e speciaimmte quella tra l,a liturgia latina e quella bizantina, è veramente provvidenziale; e il valore apologetico di questi riti venerandi ne fa aumentare l'importanza. Nonostante i capovolgimenti, dovuti all'azione dei tempi e degli uominl, rimane, da una parte e dall'altra deiia barricata, un punto di contatto manifesto ad ogni intelligenza. Mai lo studio di una iiturgia conduce a conclusioni cosi vaste e così elevate, se non quando dimostra I'universalità e l'unità primitiva della Chiesa di Cristo. Occidentali ed Orientali hanno dunque un'origlne comune, ed è la liturgia e I'insieme delle ufficiature che ne forniscono la dimostrazione più semplice e più facile. Queste ufficiature liturgiche sono una testimonianza per il passato e, ai gforni d'oggi, costituiscono un segno di riallacciamento per coloro che cercano I'unità dei Cristiant.

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< Purtroppo la tunica inconsutile di Cristo, più voite nel corso dei secoli stracciata, 1o è ancora >>,cosi si esprÍmeva l'allora Card. Roncalli, oggi Papa ,Giovanni XXIII, felicemente regnante, quando il 18 settembre 1957, tenne a Palermo il discorso di apertura alla VII Settimana di preghiere e di studj. per l'Oriente Cristiano. Egli, in quella circostanza eosi continuava: << La responsabilità è tutta dei nostri frateili separati? E' in parte loro, ma in gran parte è nostra. Coloro che soffrono nello scisma non avranno che uno zelo amaro. Sta a noi di raddolcirlo col tratto, con la parola; con l'esempio detla nostra umittà e della nostra ,carità. La defi.cienzaprincipale del lavoro unionistico de1I'ora attuale è che esso è ancora poco esteso fra Ie masse che pur sarebbero capaci di apprezzarÌo>>. Da queste parole, sempre attuali, da quest'invito, reso più pressante dall'odierna contingenza delfimminente Concilio Ecumenico, possiamo trarre f incitamento per un più profondo lavoro unionistico di divulgazione e di formazione fra i cattolici, che, partendo da una illuminata conoscenzaliturgica, possa aprire l'otizzonte ad una coscienzaveramente e consapevoimente universalistica. Sarebbe veramente un grave peccato se non ci rendessimo conto di tutto ciÒ o se, senza rispondenza in una efficienza reale ed operante, rimanessimo sordi alle parole che già., nell'Eneiclica < Ad Petri Cathedram >, iI regnante Ponteflce, Giovanni XXIII, così accoratamente rivolgeva ai cristiani separati d'Oriente: <<Permetteteche Noi con ardente desiderio vi chiamiamo fratelli e fi.gli: lasciateci nutrire la speranza del vostro ritorno che coltiviamo con paterno affetto... Considerate, ve ne preghiamo, che il Nostro amoroso invito all'unità della Chiesa non vi chiama in,casa forestiera, ma nella propria e comune casa paterna!... fo sono Giuseppe, vostro fratello; venite, comprendeteci, nient'altro vogliamo, nient'altro desideriamo, nient'altro domandiamo a Dio, se non Ia vostra salute, la vostra eterna felicità. Venite: da questa sospirata unità, e concordia, che deve essere aiimentata dalla carità fraterna, sgorgherà una grande paee >>. PAPAS

ConÍerenza

tenutd, nelld, s OttaDo, Settinxdna Cristi,o,no>, d,i Napolì, (U-24 sett. 1961).

50

DAMIANO

COMO

d,i preghi,ere e di stud,i per I'Oriertte


F

UNIONISTICO PIONIERI DEL['APOSTOTATCI

Q'dltnte %ilechttnr Tra I pionieri dell'apostolato unionistico primeggia, senza dubbio, it Venerabile Servo di DÌo Abate Pletro Mechitar, lnsigne fi.gura di religioso per santitàr,, per dottrina, per tenacia missionaria Egti nacque iI 7 febbraio 1676 a Sebaste, famlglia da una Mirlore, dell'Almenia clttà, di batprofonclamenté Ebbe nome cristiana. tesimo Manouch. La sua inclinazione per la preghiera e per Io studio venne rafforzata dall'esempio dei suol primi educatori, un sacerdote prima e poscia due Pie rellgÍose. Ancora tagazzo, entra nel Mona,stero della S. Croce ed inizia la sua vita monastica assetato desiderio della dl sapere e spinto dall'ardente avuti con missionari occidenapprese molte cose sopl'a la Chiesa deue Con8ireeiazloni monastiehe latine' di Roma e sopra gli ordinamenti gÍà' diacono 1l glovane monaco armeno Da questi incontri provvidenziali eominciò ad ard.ere di zelo per la propagazione della fede cattollca a 16 anni e per iI rltorno deeìli Armenl alla unlta, cattolica. I"a plesto La professione di fede per racattollca, nelle marf del misslonario gesuita P. Beauvolller; tenta [invano' gionidisalute)direcatsian,omapergliulterioristudi;dentranelsuoMonaverltà. tali

In

lncontri

cattolici

sterodÍsebaste,.loveriprendegltstudiecclesiasticleallaetàdi20anniè della verità catiI suo apostolato con la predicazione giÈù sacerdote, iniziando tolÍca, prima a Sebaste e subito dopo a Costantinopoli' sorretto dalla sua grande fede e dall'immenso Qui iI giovane Mechitar tla addirittula insuperablli tra ostacoll umanamente spirito dÍ sacriflzio suscltata cattouci d1 una vlotenta persecuzione contro gli armeni f infuriale tl Siiorno 8 settembre 1?01 da, vlta alla sua dal patriarca armeno alissidente <<Fi,gLí ad,ottiui al'ella vefgine e Pre' intitolata congregazione monastica armena, la fedeltà degli armenl ca'ttolici rlnsaldare dl col complto d,i Penitenad,) d.icdtori sepalati alla Cattedra di Pietro, dl richiamsre atl'untta, cattolica i fratelli armeni e leligiosl riti a,i cultula, alla llngua, alla e di risvegliare tra essl I'attaccamento alle tradizioni

nazionali.

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I1 Papa Leone XIII cosi ha detto di Lui: <<L'armeno Pietro Mechitar, sotto I'impulso d,ello spirito d,el Signore e d,el, I anlore per iI suo popclo, si dssociò pdrecclli coTnpagni per conÍermd,rsi insienze nelld, fede co,ttoli:ca e per ottenere da Dio iI ritorno dei Zoro îratelli drrtueni alld Derit(r e a,lld, luce d,el Vangelo dd,gli errori e d,a,lle tenebre nelle quali si troDctudno ]tliser cLlnente inoolti >. II grande Ponteflce

della ( Orientalium dignitas ) allude chiaramente a1 capolavoro di questo grande Apostolo del]'Unione, a1la fondazione cioè di questa Congregazione, cfi.e, nota oggi in tutto il mondo come ( mechitarista ), lavora nello spir'lto del suo santo Fondatore

e delle Costituzioni

da Lui

dettate, nella

due florenti

Congregazionl di Venezia e di Vienna, irradiando il suo apostolato, con istÍtuti di istruzione e di educazione, con la predicazione e con Ia stampa, ín Íiezzo agli armeni dispersl nel mondo, in Occidente ed in Oriente, in Sirla, Libano, Pe.rsia, Egitto, in Addis Abeba, a Costantinopoli, Rumania,

i.n Grecia, in

Turchia,

in

Francia,

negli

aI Cairo, in Bulgaria. in UnÍti, in Argentina,

Stati

Brasile, ecc... pur tra Ìoro L'a,Bostolato dei ( Mechitaristi ) delle due Congregazioni ( scfriettamente armena e sj.nceraI'impronta conserva immutata

indipendenti

mente cattolica ) conforme agli ideaii del Venerabile Fondatore e ai dettami delle Costituzioni da Lui compilate nello spirito della regola benedettina, avendo aggiunto ai tre voti di -povertà, castità ed obbedienza un quarto voto, quello di ,perseùerd,re e, bhognd,nd,o, d,i, spargere o,ncora il sangue nella unione nelld Nd,zione artnena,. (( Questo quarto ne1 chiederne

voto I'approvazione

scriveva -

Io stesso Abate Mechitar il principale costituire

doveva

aLla Santa Sede del suo

oggetto

). llstituto Cosl iI giovane Mechitar dà vlta alla nuova Congregazione monastica armena ArmeD'i catEsarca degli formata scrive S. E. iI Vèscovo G. Amaduni, ( di monacl attivi, corale all'umcio votati alla plegbiera, tolici in Francia cluotidlano, agli studi e all'apostolato sotto la triplice forma della pred.icazione, della gioventr:r )). nemici della fede cattolica, rendono I'ambÍente di Coostile, infldo e poco sicuro alla giovane Congregazione monastica sta,ntlnopoli armena, e ai suoi primi religlosl, spiati, sorvegliati e perseguitati. se Mechitar in qud'nto <<Perchè scrlve il Card. Patriarca Agagianian pred,iccrtore d,ella, d,ottrinn cattolica ueniDa perseguitdto dai Patriarehi e daí suoi' della buona stampa

e dell'educazione

Ma i suoi avversaii,

compatrioti, tatino

non-cdttolíci,

egli incontrdùd'

anche Ia opposizione

dei cattolici

di rito

e o,nclLe arnxeno.

qua.IclLe difreren"ú nellq' K LcL sud operl, ero, und noÙitù; aueÙo' introdotto maniera d,i r)red'icare e d,i cetebra're la Liturgia. Le principalì' cd'use d.i questa op' e dltri nTotiDi I(1' gelosiq,, I'inconlprensione, posi?io1le erano d,í carattere ulndno: gente di Mechiter I'opera pretesti, d,i rendere desiderosa, a d,ttd criticd ofrriaano che sospetta agli occhi d,ellct,S. Sed'er>. grand.i difficoltà, gli vengono Difatti

create presso la S. Sede per l'spprovasuperate dal Fondatore, con pafelicemente monastiche, Costituzioni zione delle zier,za e prudenza di santo. L'Abate Mechitar e i suoi pfimi monaci rÍescono a sfuggire in Costantinopoli ai pericoli de]Ia persecuzione e, nel 1703, si trasferiscono a Modone, nel Peloponneso, allora

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sotto

la domlnazione

della Repubblica

di venezia,

erigendovi


ad abbanannl un Mona,stero e la chiesa, che presto sono costretti 1 ottomano, tra Venezia e l'Impero scoppiata a causa d.ella guerra i suol e Mechitar Dl Nuovo Peloponneso. il occupano e saccheggÍano cul eserciti monaci vengono spinti alla ricerca di più sereno asilo, in terra cattolica, che trovaDo generoso e pronto a venezia, clove iI senato dl quella nobile Iìepubblica concede in perpetuo alla Congregazione mechltarista l'Isola di S' Lazzalo. Finalmente I'opera dell'Abate Mechitar trova Ia sua sede degna e permain

brevl

donare

nente

di cui

prend.e possesso l'8 settembre

dl

1?1?, festa della

Natività

della

Madonna. i lavorl per la A S. LazzaÍo iI santo Abate inlzia e dirige personalmente di rito e singolare Casa monastica ollentale costruzione di questa importante e qui EgIi muole a 73 anni, il 27 aprlle florentissima armeno cattolico, tuttora 1?49, dopo ben altri 32 annl dl apostolato, di sacriflzi, di studi, lasciando detto nel suo testamento: <io d,esiil,ero ch,e le oeritù d'elld Chiesd Cdttolicd, d'i Roma sit;no difruse nella mia Po,trio., e fr,ncllè sono uitso to Íarò senza esit&zione, secondo Ie tníe Íorae. AItd rniL morte io lascio questo d,esiderio mio persondle conLe ere' i miei d,isce'poli e su,pccessori, d,omandando loro che dncll,e essi, f,nclLè sono DiDi, Iaùorino per Ia d,iîusione d,elia Íede cattolica, non tacendo cdso d,elle percecuzioni che essi potrd,nno incontrare dai nemiei della Dero, fed,e e anche da coloro che ta possied,ono; e clle, tLIIa loro morte, essi tro,sînettano questo reto,ggio ai loro successori con le med'esime ìngiunzioni>. il Servo di Dio Mechitar nei suol Monacl ( mechitaristi ) i Vive, difatti, ditù a tutti

quali, da ottre due secoli, tenendo fede alla eredità, del loro Foudatore e Padre, rre continuarÌo e ne perpetuano l'opera e l'apostolato. Il corpo de1 santo Abate riposa nella serena pace della Chiesa deu'isola i cats. Lazzs"to circonclato d.alla venelazione nliale dei suoi l.ellgiosi e di tutti tolÍci armeni, i quali grati e riconoscenti attendono con viva ansj.a e pregano perchè il signore atrretti il giorno felice della glolifi.cazione del ( consolatore ) e ( Padre ) della Nazione armena. Ai flgti del Venerabile Mecbitaî delie due fi.orenti Congregazioni Mechitariste di venezia e di vienna auguriamo che, camminando sulle orme gloriose del lol.o gll Almenl ancora seFordatore, possano preparare ed affrettare l'unità di tutti parati

con la Chiesa Cattolica,

r. p.

II 5 dgosto !962, nel Mondstero drrneno d'ell'Isols' d'i S- Ll'azaro, in Venezia' 'nlonulnento bronzeo in onore del è stato solennemetute dnauguro,to il m,agnifi,co uenerd,bile Fond,atore, qui sopro, riprocl,otto, operq, prege'Ùole del proÎ, A. Baggio' AIta solenne cerilnonia sono std,ti presenti gtí Eminenti.ssimi PorporLti card. di veneeia, iL Petriarca urbani, pietro Gregori,o agd,gianian e cerd,. Gioudnni iI Sind,aco e nulnerose Autoritù nonchè túttq, la Comunltù' Mecllitdrista e lq,rgd, rd,ppresent(rnza cl'i' armeni conuenuti dd' ogni parte di Europa per Ia le-

PreÍetto, Iice

circosta'nèa.

It d,iscorso inaugurale è stato pronunzi(Lto da s. E. Mons, Ga,rd,bed, an'Ld.d'ud'i Francia, Esd,rca Apostotico d'egti anneni cattolici inUiAtO Un pdterno 'rnessaggio d'i lLA xxilI GiOuAnni Pontefrce II Sornmo coînpiacimento e di spirituale partecipazione alla esultanza d'ella' Cotugregdzione ni,

Mecllitarista.

53


preguno Come i nostriFrutelliCristiuni d'0riente

v

'Anooróì.ov

to

xr1-

puy1-tq,xqì. t6v flcxtÉpc,:vtà òóypcxîcxrfr 'Exr<ì.qoig glav riv n[ottv èogpúytocxv'Íj xcÌ 1Lr6vc qopoOoo rîq cr).r1Oeícg, ròv

predicazione degli Apostoli e i dogmi dei Padri hanno suggellato I'unica fede per la Chiesa che, portando la

tunica delia verità tessuta con úgawòv Èx tflg dvr,r 0eoÀ.oy[cg, Ia scienza divina. distribuisce ópOotopreîxuÌ Eolú(er {q eu- e gllorifica il grande mistero oepeíaqto péycxpuotrlptov. della pietà.

eî,Xpr- ffi"t M-roòeòo{copévos orè ó Oeòq fìU6v, ó qootflpcg èni yfrq toùg flcxtépcxgqpr6v 0egeì.1óoag, xcxÌ òt'cút6v npòq t4v dì.40rv4v níotrv rróvtag nFAq é6qyrloag' noì.ueúonì.qyXve, òólcr oot.

ortreognidiregro-

rioso, Cristo Dio nostro, Tu che ci hai dati i SS. Padri luminari sulla terra e che per Ínezzo loro hai condotto noi tutti alla vera fede. Dio misericordioso, gloria a Te.

Dalla Liturgla bizantlna. Preghiere in onore dei Santi Padri dei Primi sette Concì,\Í,Ecurnenì,cí.

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II

i

E I :

M N H M H N

A I Q N I O N

ACACIO COUSSA I CARD. GABRIELE PACE DELSIGNORE NELLA Dopo breve malattia, confortato dai Ss. Sacramenti della Chiesa e dalla .particolare Benedizione Apostolica personalmente recata da sua Santità. GiovAnni XXIII, si è spento in Roma il 29 iuglio 1962 il Cardinale Gabriele Acacio Coussa. Già nel n. 1 - 1962 della nostra Rivista avevamo pubblicato un prezioso autografo che f illustre Porporato ci aveva rilasciato per i << benemeriti Redattorl, abbonati e lettori della Rivista Oriente Cristiano >, assieme ad una Sua fotografi.a. Nello stesso numero è stata pubblicata un'ampia biografla del Card. Coussa. t fI S. Padre, nell'apprendere il mesto annunzio della pia morte, ha voluto cosi esprimere la Sua viva commozione: <<...Rammentiamoora tutti i particolari dell'ultimo incontro presso iI suo letto di dolore quando con cuore sacerdotale e paterno abbiamo potuto conversare con lui della grande finale aspettazlone che il Signore sa ailietare in augurio et incoraggÍamento con 1e soavi parole risonanti di arcana consolazione. Euge serve bone et fldells... intra in gaudium Domini tui (Mt. 25, 21). Nell'ora estrema quell'accoglienza devotissima ed afiettuosa che 11 Cardinale Ci riservava faceva rivivere i momenti emozionanti ed indimenticablli della consacrazione eplscopale che Noi stessi g11conferimmo nella Cappella Sistina il 16 aprile 1961 con cerimonia

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solenne che difiuse nel mondo feliclsstme impressloni. Figliolo autentico dell'oriente, che nella molúeplicità dei suoi riti Noi portiamo nel cuore con uguale intensità di afietto, il cardinale coussa ha ben meritato delle care sue popolazioni che onorò con la sua intelligenza perspicua, con la sua saggia prudenza, con l'amabile comprensione di uominl, amIoienti, istituzioni, e con i servigi resi all'Ordine basiliano aleppino dei Melchiti che lo educÒ, alla Curia Romana che seppe apprezzàrlo, alla Sacra Congregazione per la Chiesa Orientale di cui fu Segretario, alla preparazione del Concilio ECumenico Vaticano II, e alta redazione del Codice di Diritto Canonico per i fratelli e flgli dell'Oriente...>. Dapertutto, nell'esercizio del sacro . ministero. il Cardinale Coussa ispirÒ costantemente la propria multiforme attività. oltre che ad una competenza spiccatamente universale per la sua profonda dottrina specie sulle questioni orientali anche ad un senso di paternità sincera e sentita; e le sue operose giornate furono sempre quelle caratteristiche della vita monastica, tutte dedite alla preghiera, aI lavoro e alla carità. I1 1" agosto 1962,in S. Pietro, si sono svolti alla presenza del Santo Padre, i solenni funerali cui presiedette, fra gli altri, S. E. R. Mons. Giuseppe Perniciaro, Direttore Nazionale della nostra AssociazioneCattolica Italiana per l'Oriente Cristiano; cosi come, per desiderio dell'Em. Card. Coussa, lo stesso Mons. Perniciaro aveva anche officlato d.a concelebrante nella storica data del 16 aprile 1961,quando Papa Giovanni XXIII aveva celebrato in rito bizantino greco per conferire Ia pienezza del sacerd.ozioal Cardinale di rito orientale. La famiglia di << Oriente Cristiano >>,che Io ebbe tanto ,caro come guida e maestro nell'apostolato per i fratelli d'Oriente. lo ricorda con la preghiera conclusiva della Liturgia bizantina che it S. padre, nel dare I'assoluzione alla salma, pronunziò in lingua greca: <<ODio delle anime e dei corpi, che sgominata la morte e soprafiatto il demonio hai dato la vita al mondo, accorda Tu, o Signore, il riposo all'anima del tuo servo defunto, I'Arcivescovo Gabriele Acacio; ponila nel luogo della luce, del refrigerio e del riposo dove non c'è dolore, nè afianno, nè gemito; perdonagli ogni mancarna ctre egll abbia commessocon pensiero, parola ed opere, per,chè Tu sei buono e ci ami. Perchè non c'è sulla terra essere vivente che non cada nel peccato. Tu solo, o Signore, sei senza macchia, la Tua giustizia è una giustizia eterna, e la Tua parola è verità. Perchè Tu sei la resurrezione, la vita e il riposo del Tuo servo, o Cristo Dio nostro, noi Ti rendiamo gloria asstere al Padre Tuo senza prinòipio e al Santissimo Spirito, buono e viviflcante, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Cosi sia >>. d. c.

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Il3agostoScorsoilsantoPadresidegnavadinominare segretario della sacra congregazione per la Chiesa orientale I'Eminentissimo e Reverendissimo signor cardinale Gustavo Testa. Alt'E.mo Sig. Card'. Testa, clúamato d'atla fiducia del Santo Pudre asucced'erealcompiantoCard'.Coussa,Ialami4liad'i<orienteCristiapiù Íeruido o"ugurio no>, nel rinnouare una fi'Iiate d'euozione,esprime iI Lui attil)i.td, cosi ta d.i ta,rgarnente bened,ire aoglia clte l,onnipotente i,n questo particolare momento storico' d,eci.si.ua

S.

é. -//torr.

Scapìnel1i

'Pzomosso :4zeìoeseoao

promuovere In data 29 agosto 1962 il Santo Padre si degnava di al Libano Laodicea di Atci\escovile Dice alla chiesa titolare xtro hac della Assgssore Leguigno, di scapinelli Battista Giovanni s. E. R. Mons. S. Congregazioneper la Chiesa Orientale. .1.s.8.Re').nxaMons,scapinelti,AssessoredellaSacraCongregaCard' ?,ioneper Ia Chiesa Orientate, preziosocottaboratore del compianto più più i Doti' e sinceri gti, a'uguri Coussa,< oriente Cristiano > f ormula apostoluto' feruidi per una sempre pi,ù lecond'a opera di

ln"-tln"rr"' e\etto '

,r-r- eeleqato 9,io"o'oot ACIOC

T)nt.ooo.

Colbasa' A S. E. R. Mons. Pasquate Bacile, eletto Vescouo tit. di pitt auguri giungano i nostri feruidi Acireale, di Ausiliare ilet Vescovo pastorale' ministero e lungo un di îecondo

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II VATICANO ECUMENiCO AL CONCILIO RETATIVE STÀ,TISTICHE Atla ai,gili,a d'e; Concilio Ecurnenico vatíeeno II, inÙece d'el solito notiziario ed, utite pubblico,re per i, lettori, dello nostra, abbidnlo cred,uto più opportuno pri.ncipdlÌnente Ia Gerarchia d'i rito orientale Riuista d,ei d.ati statistici riguardanti che prend,erù, pdrte dI Concllio. NeIIa prilna taaold (po,gg. 58-62) è riportato I'elenco nonTind,tiDo d,ei, Pdtriarehi, orietutalì, d,egli Ord,ínari, e Superiori ArciDescoui e Vescoùi, resid,enziali e titolari Generd\i,, seÌnpre d,ì, rito orientd,Ie, che prend,erdnno pdrte a,L concilio. Detto elenco c\ella Gerd,rchid, cattotica d,i rito orientale è compilato second'o I'anèianitù d'i nomind,, con I'dnno di nasci'ta e I'd'nno d,i ordina'zione e I'ind,icaz,ione d'el rito cui i 1)escoui appdrtengono e iI loro Paese d,'origine. CAme si ued'e, e$i sono conlplesVaticd,no I Jurono presenti solo 16 Vescol)i orientali' sitsamente 121. AI Concilb cattolici; ín questo concilio i,I loro numero è assai superiore, qu1.ntunque alcune Dacdnti e nxotti Vescoui i,nxped,iti perchè in prigione per Ia fed,e. Sed,i risuttino relatiÙi Dt sèguito (pass. 69-68) abbidnxo Doluto riportare dei. d,ati std,t*tici ai 1)0,ri PL,esi d,el mond,o e altd, ,Ger&rchia e popolazione cattolica itu essi $istente perchè i nostri lettori abbiuno un'idea ii piiL possibi[e completo' ed' esattu d'eud siaI Concilio. iuaeione d,i tuttí i, cattolici e (tì conxe essi sard,nno rdppresentati

Elenco nominaliyo della Gerarehia collolisa orienlale che prenderà parlc al concilio Ecumenico valicano ll Anno Anno NOME COGNOME E TITOLODEI.LASEDEATTUALE di l{asciiadi 0rdinaz, A. - Patriarchi 1) Card. Ignaaío G. Tappouni, Patriarca dei Siri 2) Maxi.mos IV Sai,gh,Patriarca di Antiochia dei Melchiti D Luigi Batanian, Patriar'ca di Cilicia degli Armeni 4) Paolo P. Meouch'ì' Patriarca di Antiochia dei Maroniti 5) Pa,olo II Cheihho, Patriarca di Babilonia dei Caldei 6) Stephanos I Sidarus, Patrlatca di Alessandria dei CoPti

18?9

I9L2

1B?8 1899

1919 1933

1894

1934

1906

L947

1904

1948

1887 1882 1895 1893

1933 1933 1936 1938

B. - Arcivescovi D 2) 3) 4)

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Gìorgio Stetè, Arciv' di Damasco dei Melchtti Agapi.os S. Nahoum, Arciv. di Tiro dei Melchiti Paoto Kì,red'iian, Arciv. di Instanbul degli Armeni Antonìo Toutond'i.i,Arciv. di Aleppo dei Melchiti


Anno Anno NOME COGNOME E TITOLODELLASEDEATTUALE di llascitadi 0rdinaz 5) Nerces Td,Vroydn,Arciv. di BabilonÍa degli Armeni 6) Ambrozai Senushan, Arciv. di Filadelfla degli Ucraini 7) Frencesco Ayoub, Arciv. di Aleppo dei Maroniti 8) Giuseppe Cheicho, Arciv. di Sehena dei Caldei 9) Pietro Chami, Arciv. di Bosra dei Melchiti IO) Gregorios B.V. Thangalathit, Arciv. di Trivandrum dei Siri It) Ignaei.o Zíad,è, Arciv. di Beirouth dei Maroniti t2) Michete /ssal, Arciv. di Petra e Filadelf'a dei Melchiti lù Fitippo Nabaa, Ar,civ. di Beirouth dei Melchiii L4) ZaUa Dachtou, Arciv. di Urmya dei Caldei l5) Mq.rim Hermaniuk, Ltciv. di Winnipeg degli Ucrainl 10 Giuseppe Parecattil, Arciv. di Ernakulan dei Malabaresi lD Gs,briel Abou-Saad'a. Arciv. di Cesarea in Pal. dei Melchitl 18) Atanasio G. D, Bakose, Arciv. di Babilonia dei Sirl 19) Giuseppe Goguè, Arciv. di Bassorah dei Caldei 2ù Matteo Kaoukatt, Arciv. di Canganacherry dei Malabaresi 2l) Rafraete Rabban, Arciv. di Kerkurk dei Caldei 22) Asrate MarAam Yemrneru, Ar'civ. di Addis Abbeba degli Etloplci 23) Gìorgìo Layek, Arciv. di Aleppo degli Armeni 2$ Círilto Emmanuele Benni, Arciv. di Mossul dei Slrl 25) Díonisio Antonio Hauek, Arciv. di Aleppo dei Siri 26) Paoto AclLkar, Atcív. di Laodicea di Siria 27) GioDanni Basíou/. Arciv. di Homs dei Siri 28) Neophìto Edelbv, Arctv. di Edessa in Osroene dei Melchiti

1895

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191? 1919 L926 1933 193?

C. - Vescovi Residenziali D. Giulio Hoss1t,Vesc. di Clui in Romania 2) Gì.ouanni Mele, Vesc. di Lungro (Cosenza) 3) Eîtimios Youaki.m, Vesc. di Zahletr dei Melchiti 4) Antonio Abed.,Vese.di Tripoli dei Maroniti 5) Gì,useppeMaaloul, Vesc. di Baalbek dei Melchiti

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NOME COGNOME E TITOTODELLASTDEATTUAIE 6) 7) B) 9)

Giuseppe Slipji, Yesc. di Leopoli degti Ucraini Gabriel Na,ano, Vesc. di Beirouth dei Caldei Giorgio Hakim, Vesc. di Akka dei MelchitÍ Ni.el Nich.olas Sauaryn, Vesc. di Edmonton degli Ucraini ID Gi.orgio Alapatt, Vesc. di Trichur dei Malabaresi lL)'Thomas TharaAI, Vesc. di Kottayam dei Malabaresi L2) Pietro Dib, Vesc. del Cairo dei Maroniti LB) Alessandro Scandar, Vesc. di Assiut dei Copti L4) Basilio Khourg, Vesc. di Saida dei Melchiti t5) Andrea Roborecki, Vesc. di Saskaaton degli Ucraini t6) Isid,oro Bor'ècky, Vesc. d.i Toronto degli Ucraini L7) Iss&c Ghattas, Vesc. di Tebe dei Copti tB) Sebastian VaEaliI, Vesc.'di Palai dei Malabaresi L9) Paolo Nousseír, Vesc. di Minya dei Copti 20) HaiIè Marùqm Cahsay, Vesc. di Adigrat degii Etiopi 2L) Antonio Khooeiche, Vesc. di Saida dei Maroniti 22) Abdallah Nujaim, Vesc. di Baalbek dei Maroniti 23) Atanasio .Ach-Chaer, Vesc. di Baniyas dei Melchiti 24) Matteo P,otanamuehi, Vesc. di Kothamangalbm dei Malabaresi 25) Atanasio Cheriyan Polachirakil, Vesc. di Tiruvalla dei Malabaresi 26) Giouanni Battista Apcar, Vesc. di Ispahan degli Armeni 27) Giuseppe Gennangi, Vesc. di Kamichliè degti Armeni 2ù EIia Farah, Vesc. di Cipro dei Maroniti 29) Mich,ael Doumith, Vesc. di Sarba dei Maroniti 3D Giuseppe Khourv, Vesc. di Tiro dei Maroniti 3l) Giuseppe Schornondiuk, Yesc. di Stanford degli Ucraini 32) Sebastian Vallappilly, Vesc. di Telich'erry dei Malabaresi 33) Andrea Sana, Yesc. di Aqra dei Caldel 3D Rafael Bìdawid, Vesc. di Amadia dei Caldei 35) Thomas Reis, Vesc. di Zakhou déi Caldei 36) Giouanni Karroom, Vesc. di Hassaké dei Siri 37) .Stefano Bello, Vesc. di Aleppo dei Caldei 3ù Ru,Íael BaAan, Vesc. di Iskanderiyeh deglt Armenl

60

Anno Anno di llascitadi 0rdinaz. 1892 1902 1908

1939 1939 1943

1905 1900

1943 1944

1899 1881 1895 1900

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1914

1960


Anno Anno N O M E C O G N O M EE T I T O L OD E T L AS E D EA T T U A L E di l{ascitadi 0rdinaz, 39) Francesco Abralla, Vesc. di Asmara degli Etiopi 4D Agostino Fqrah, Vesc. di Tripoli dei Melchiti 4L) Jaroslau Gabro, Vesc. di Saint Nicholas degli Ucraini 42) Enxma.nuelDad,d.i,Vesc. di Mossul dei Caldei

D. - Arcivescovi I

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1919 1894

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1952 1953 1959

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1900

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1909

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1914

1956

Titolari

l) Antonio Farage, Arciv. tit. di Damiata dei MeIchiti 2) Giuseppe Rabbani, Arciv. tit. di Nacolia 3) Gi.ouanni Bucko, Arciv. tit. di Leucade, Visit. degli Ucraini 4) Giuseppe Bakhche, Arciv. tit. di Edessa dei Siri 5) Pietro Medawar, .Lrciv. tit. di Pelusio dei Melchiti 6 ) Giulio Gi.orgio Kan.dela, Arciv. tit. di Seleucia dei Siri 7) Gubriel Bukatko, Arciv. tit. di Mocisso dei Bizantinl B) Pietro SÍ&iî, Arciv. tit. di Nisibi dei Maroniti 9) Gi.useppeTawil, Arciv. tit. di Mira dei Melchiti 10) Serapione tlluhogian, Arciv. tit. di Chersoneso degii Armeni It) Mesrop Habozian, Arciv. tit. di Camaco degli Armeni

E. - Vescovi Titolari D Ciri.Llo Kurtefr, Vesc. tit. di Briula, Esarca Bizant. Bulgari 2) Denis KfourA, Vesc. Tit. di Tarso, Cons. Patr. Melchita il Giuseppe Perniciaro, Vesc. tit. di Arbano, Aus. Piana degli Albanesi (Palermo) 4) Leontios Kilei, Yesc. t'it. di Patmira dei Melchiti 5) Gregorio E. Jarjour, Vesc. tÍt. di Larissa, Aus. del Patr. Siro il Saha Laurent Koguian, Vesc. tit. di Comana, Vic. Patr. Armeno 7) Ni,cold.sEZko, Vesc. tit. di Apolliniade, Esarca Podcarpati 8) .Iean Ched,idd',Vesc. tit. di Arca, Vicario Patr. Maronita

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NOME COGNOME E TITOLODELTASEDEATTUATE D Gabrie| Ganni, Vesc. tit. di cargara, Coad. di Beirouth Caldei 10) Gi,ouanni Nuer, Vesc. tit. di Fatano, Ausil. di Tebe dei Copti 1l) Stephan Kocisko, Vesc. tit. di Teveste, Aus. di Pittsburg Ucr. 12) Giouanni Prqsko, Vesc. tit. di Zigri, Esarca Ucr. Australia 73) Giacinto Gad, Vesc. tit. di Grazianopoli, Esarca Biz. Grecia L4) José Martenetz, Vesc. tit. di Sotdaia, Ausil. Ucr. Brasile Lb) Youhqnna Kabes, Vesc. tit. di Cleopatride, Aus. Patr. Copto 16) Plqton Kornyljak, Vesc. tit. di Castra, Esarca Ucr. Germania 1T Garabed Amqduni, Vesc. tit. di Amatunte, Esarca Armeni Franc. tù Basilio Cristea, Vesc. tit. di Lebedo, Visitat. Romeni Catt. 19) Vladimir Mq,la,nkuk,Vesc. tit. di Epifania, Esarca Ucr. Franc. 20) Andrea Sapelak, Vesc. tit. di Sebastopoli, Visitatore Ucr. Argentina 2t) Eti'us Óueter, Vesc. tit. di Tana, Aus. Melkiti Ín Brasile 22) Augustine E. Hornyak, Vesc. tit. di Ermontis, Aus. Ucr. fnghilterra 23) Nasrq,Ilah Sfeir, Vesc. tit. di Tarso, Vicario patr. Maronita F. - Ordinari

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1914

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1920

1961

e Superiori Generali Giuseppe Kantzian, Ordinario degli Armeni catt. di Grecia Domenico Caloyeras, Ammin. Apost. Esarcato greco Instanbul Luigi Bostani, Sup. Gen. Ordine Antoniano Aleppino Ignaeio Abi, Sleman, Sup. Gen. Ordine Antoniano Libanese Maroun Hariha, Sup. Gen. Ordine Anton. S. fsaia dei Maroniti P Emmanuel Ha.ddad,Sup. Gen. Ordine Antoniano di S. Ormisda dei Caldei 7) Paolo Myskìw, Sup. Gen. Ordine Basil. di San Giosafat B) P. Teodoro Mí,,niscì,Archimandrita Ordinario di Grottaferrata e Sup. Gen. Ordine Basiliani d'Itaiia 9) Youakim, Saba, Sup. Gen. Ordine Basiliano SS. Salvatore dei Melchiti t0) Atanasio Hage, Sup. Gen. Or'dine Basiliano dei Bataditi Ll) Ambroise Kq,ssÍs,Sup. Gen. OrdÍne Basiliano Aleppino dei Melchiti. l) 2) 3) 4) 5) 6)

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N., Kour,olczrNE N., ATANASSTEFF A. - .L0 J., SculvrrueNN MsvuNDonr primauté cle Píerre dans I'Eglise Orthadone.Neuchatel 1960,pp. 152. 11 presente volume fa Parte di una serie di pubblicazloni su1la Chiesa ortodossa, eclite a cura di alcuni professori ortodossl russi. dell'Istituto S. Sergio di Parlgi e del Seminarlo dl S. Vladimiro di New York. Si tratta in genere di pubblicazioni serle, interessantl ed utili ai. cattolici per conoscere il penslero e lo spirito dell'ortodossia contemporanea. Quello che abbiamo fra le mani è un volume di non vasta mole, ma i.nteressantissimo, sia per l'argomento trattato, per il fatto che da esso sla sopratutto esula oeinl spirito polemico ed I quattro di dimostrare si sono sforzatl Autorl ciascuno il proprio assunto, portando a prova della loro aÌ'gomentazione tutta una serie di dati e di testimonianze patristiche e storiche, di cui scritturali, ma si può discutere I'Ínterpretazione, che dimostrano in essi una perfetta e teobuona fede ed una preparazlone logica non comune. II primo autore è i] Prof. Nicold Atd, ÍLa$iefr, Docente dl teologia neU'Istltuto teologico di S. Sergio a Parigi; il quale tratta 1I tema: ( La, Chi6a, che ha la presidenza nell'amore ). Sviluppando a1cunl concetti che egli aveva già espostÌ in un altro suo studlo, dal titolo: ( La dottrina del pÌ'imato alla luce de1la EcclesiologÍa ), pubblicato nella Rivista <<Istina ) nel 1957, 1'.{. vuol provare che I'esistenza di un primato nella Chiesa non è essenziale, Ín quanto essa è una ( agape )) cioè una ( comunità nell'amore D per cui nessuna comunltà locale ha dlrltto di imporre Ia sua autorità, sulle altre. Solo nella concezione ec-

cleslologÍca occidentale, basata in gran parte sulle argomentazionl di San ciprlano, Ia Chiesa, considerata come un organismo unico che assorbe in sé tutte te chlese partlcolari, abbisogna di necesslta, di un primato. Il secondo autore è ll Ptof. Nicold, San Koulomzine, anch'egli dell'Istituto Sergio di Paligi, iI quale svolge 11 tema: <<IL posto d,i, Pietro nella Chiesa primitiua: contributo dd uno studio sul Primato di Pietro>>, La trattazione di questo tema sl svolge, a differenza di quella precedente, sul piano storico. L'4. individua nella storia dl Pietro tre periodi: 1) Pietro nella chiesra primltlva di GeÌusalemme (Atti I-V); 2) Pietro agu inizi del]a diffusione del Vangelo (Atti VI-XII); 3) Pietro dopo Ia sua par'tenza da Gerusalemme. Orbene, secondo I'i]lustre scrittore, ne] primo periodo il primato di Pietro è un primato sui Dodict, non sulla Chiesa; nel secondo periodo, esserÌdosi dÍsciolto il collegio apostolfco, anche il primato di Pietro sui Dodici viene a cessare ed egli diviene, come gli a1tri, un apostolo pellegrinante; nel terzo perlodo appare ancor meno Ia flgura di Pietro come primeggiante sulla Chlesa nascente, ln quanto, se mai è I'Apostolo Paolo che primeggia ne1l'apostolato nel mondo, ed è I'Apostolo Giacomo che primeggia come vescovo di Gerusalemme. venerata da tutti come Madre di tutte Ie Chiese_ Tl terzo autore è il famoso teologo Giooanni Meaend,orf, p1'ofessore nel Seminario S. Vladimlro dl New Yoxk ed autore di numerosi scrittl sulla Chiesa e sulla Teologia Ortodossa. Qui egli pai'la di ( Sen Paetro, iI suo pri,mato e ld suú successione nelld Teologid, biaclntina>>, tlptottando numerose citazioni di teologi e scrlttori ortodossi dal sec. fX al sec. XV. EgIi non nega che nella Teologia bizantina antecealente a FoZio

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passi ed asselzloni sul non manchino del primato di Pietro e riconoscimento d.e]la sua successione, ma, secondo l'4., dl asserzionl generlche, alle si tratta quali gli autori non intendevano dare un vero e proprio signiflcato teloglco, tanto vero che espressioni simili si trovano riferlte anche alle sedi d1 Alessandrla e di Antioclìia. Le espressioni lndopo Fozio vece del Teologi bizantini peccano anche queste di esagerazione, perchè sono dettate dalla polemica antilatina; tali sono quelle di un Nicolas Mesarltes, di un Giovanni Camateros, di Barlaam il Calabrese. di Nilo Cabasilas, di Simone di Tessalonlca e d* cennadio Schol8,rio. Oggi Ia Teologia bizan-tlIl.a si oppone aI primato di San Pietro ed al.la, sua successlone, non per ragioni teologiche, ma perchè esso cosi come viene presentato dai teologi cattolici, è frutto di deviazioni storiche, che franno fatto perdere I'equillbrio delle proporzioni a tutto danno della chiesa universale. Il quarto autore è i1 Prof. Alessand,ro Schmemdn?z, anch'egli del SemÍnario dl San Vladimiro di New York. il quale tratta de ( Z@ nozione di prima,to nellq, eeclesiologia ortodossa ). Dopo una lunga disquisizione stori.co-teologica suì concetto di primato in llnea teorica e su] fatto de1 primato nella sua attuale impostazlone pratica, il dotto autore arriva alla conclusione che la nozione di primato non è estranea alla ecclesiologia ortodossa in ]inea di principÍo, ma 1o è nella forma da esso assunto neÌ primato romano. Secondo la ecclesiologia ortodossa i1 primato ne]Ia Chiesa deve essel'e consldeÌato come un selvizio, non come un'autorità,; come un organo esecutivo del Concilio Ecumenico, non come una sostituzione ad esso: codella me un mezzo di coordinamento attività delle vaiie chiese locali nella carità, non come uD. assorbimento . delepiscopale ed una imposizloI'autorità ne di potere daU'alto. Si tratta come sÍ vede di quattro studi ben condotti, su un argornento ecclesiologico della piii grande lmportanza e dobbiamo essere vivaed attualità di averci mente grati ai dotti autori dato modo dl conoscere chiaramente il pensiero di alcuni esponenti della teosu una Iogia oltodossa contemporanea questione che in passato era sempre in tono polemico ed anstata trattata tilatlno. ARISTIDE

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BR,UNELLO

H.. Vor,x H., Dp VRrEsW. ScHr,ruR - tlnité d,e I'EgIise et tsche oecunxénique,Paris 1962,pp. 130. I testi che compongono questo volumetto sono stati scritti da tre teologi tedeschi e pubblicati nel.la loro lingua originale separatamente; qui, nell'ediziolle francese promossa dalta benemerita casa edltrice ( L'Orante ), sono stati raccolti in uno, perchè efiettivamente trattano di un terna unico, anche se diversi sono gli autori e dlveiso il punto di vÍsta da cul Io trattano. It primo è uno studio esegetico su: ( L'UnitA, dellct Cltiesa second'o iI Nuo'Do Testdlnento >. Ne è autore il P. Heí1Lrich Schlier, un convertito dal protestantesimo e noto esegeta, di cui è apparso lo scorso anno un altro suo libro molto interessante dal titolo: ( Il tempo della Chiesa ). In questo suo studÌo, esaminando i vari passi del N. T. che trattano della Chiesa, egli arrlva a conclusioni teologlche di una ehiafezza ctistallina, flssando su quali basi essa si iondi, su quali mezzi essa si adicoli, su quali fatti essa si realizzi. Il secondo è uno studio pratico dal titolo: ( L'Unitù della Chiesa e Ia d'iDisione d,el cristid,nesí'mo ). Ne è autoÌ'e 1l P- Herman Volk. rroto in Germania pei' il suo apostolato unionistico e per le innumeri conferenze tenute su questo argomento. Qui partendo dal fatto degli immensi danni portati aIla Chiesa daÌla divisione dei suoi fedeli e dau'imperativo de1l'unità, posto alla chiesa nell'ora attuale, egli É,fir'onta innanzitutto 1a realtà, cristiana tuttora operante anche nelle comunltà separate dalla chiesa cattolica ed auspica che questa realtà perchè vengE valorizzata, sarà, dalla somma di questa realtà operante che sl compirà nell'ora voluta da Dio I'unitÈr dei cledenti neU'unità della stessa Chiesa di Crlsto. Il ter:zo studio tratta in'/ece di un argomento che rientra più da vicino nei fi.ni di questa nostra Rivista: <<II ca,1nmino clell'unitù nelle prospettiue della Chi6a Orientdre). Esso ,è dovuto alla penna de1 P. Guglieln-Lo De Vries, professore del Pontifcio Istituto Orientale di Roma ed autore di numerosissimi studi ed articoli sulle Chiese Orientali. In esso I'iuustre autore, dopo di avet premesso che unità cattollca non vuoì dlre cattolicesimo latino, ricltiama quandelle chlese ti lavorano per I'unione


orientali a non dimenticare mai questa premessa e riporta testualmente le parole dette d.al Patriarca Maximos IV in una conversazione con I',On. La, Pira: ( Bisognerebbe comirrciare con il convertire I'Occidente latlno all'universalità del messaggio di Cristo... L'uniformità non è conclliabile con l'universalità cattolica ). E' necessario perciò chial'ile bene cosa si intend.a per unità di culto, unttà di regime ed unità dì fede. Non dobbiamo Ímporre i1 nostro modo latino dj. pensare su questl tre punti ai fedeli delle chiese orientali. Non abbiamo il egli conclude, di chiudere ad diritto, essi, per concezioni puramente umane' il cammino ctÌe mena a sa,'Ivezzo.>>. AR,ISTIDE

BRUNELLO

- Unitú ecDn SrrvroNrRAFFAELE nei culturale unitù. clesiastica e Conciti, Ecumeni'ci'.Prefaz. di S. E. Mons. Enrico Nico'derno - Roma 1 9 6 1 ,p p . 1 1 5 . I granati Concili della ChÍesa oltre che essere stati un'espiessione e una prova andi unità, religiosa banno costituito di popoli e che un incontro uniflcante di unità culdi civiltà ed un lattore turale e civile. Questo I'assunto che i] prof . De Sidi Storia Ecclesiastica nlone, Doceîte nel Pontiflcio Seminario Regionale di Molfetta, si è proposto di svolgere in questo suo studio, che con gesto di amabilità, ci ha voluto inviare in omagglo ( ...ricorClando I'lncoraggiamento da noi avuto negli studi unionistici ). Dopo una Premessa generale sulla Unità della Chiesa nei Conciii Ecumenici egli passa ad. esamj.nare l'apporto dei singoli concili e feligioso-culturale divide il suo studio in quattro parti' diche formano I'oggetto di altrettanti stinti capitoU. Nella prima parte (cap. II) egli esamina alta luce dei primi sette Concili IIr e EcumenÍci, del Costantinopolltano IV, del Lionese II e del Conciiio di Fitra Oriente ed Occirenze. l'lncontro dente; un incontto contrassegnato sempre da scontri vivaci, dù cozzo di idee, dau'urto di due mentalità, quasi sempre oppo8te e contrastanti. Eppure l'apporto

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dato da questi concili è incommensurabile non solo per la chiariflcazlone e flssazione del dogma, Íla anche Per Ia simbiosi d.i pensiero e di cultura fla la civiità occidentale e quella orientale. Nella seconala parte (cap. III) l'autore passa in rassegna i 4 Concili Lateranensi ed il I Concilio di Lione (1245) e trova come questi Concili abbiano avuto una parte preponderante nella fusione mediante l'unità delÌa fede cattoIÍca. della vecchia civiltà latina con la germanica, in un pegiovane cultura critico quale fu riodo particolarmente quella della lotta per Ie Investiture, concosÌ a preparare I'unità| eutribuendo ropea. Nelta terza parte (cap IV) il Concilio di Trento viene presentato come una forza unifi.catrice delle forze religiose e dell'Europa, già minata dalle culturali del nazionaliinterferenze disgregatrici smo nei Concili di Vienna, Qasta'rlza, Basilea e Lateranense V, e gbavemente prostrata della t'iforma dalla frattura protestante, dando un contributo decisivo alta unificazione dell'Europa pcr i iarîht

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Nella quarta parte I'A. si intrattiene pir:r a lungo a paÌ'lare del ConcilÍo Vaticano, mettendo in evidenza 1'apporto g andioso dato aI prestigio della Chiesa non meno importante e iL contributo dato aI formarsl o al consolial'arsl delmediante f inseri1a clviltà atlantica, mento dei popoli d'oltremare e delle gi.ovani nazioni ameri.cane. A conclusione della sua dotta dlsamina l'A. auspica che ( il Concilio VaI'esperienza dei ticano II, \tàIorizzaîdo preced.enti venti Concili Ecumeúici, sappia certamente ascoitare in pieno le esigenze eccLesiastlche e culturali. del nostro tempo ). L'argomenLo, come si vede, è quanto maÍ lnteressante ed attuale, ma qui esso in maniera sommarla è stato trattato e piir in forrna dl slntesi che di analisi. Se un desiderio ci è Iecito esprimere, vorremmo invitare il giovane autore ad approfondire l'argomento e ad a,mpliarlo. Gllene saranno grati non solo gli storicl e i docenti di storia ecclesiastica, ma anche quantl sentono ne1Ì.a sotuzione dell'angoscioso problema delpÍu 1'Unità deua Chlesa, i1 contrlbuto eff.cace e il presupposto indispensabile per offrire al mondo di oggi il piano di confluenza e Ia forza unlfi.cante per una unlversale civiltà cristiana. AR,ISTIDE

BR,UNELI,O

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Srurre Patavrre. Riuista di fi.loS" E. Mows. GoxreN. - La Chiesa e teotogia, ann. IX (1962)'n. 2 sofr,d Arnxenq. at Concilio di Firenee. maggio-agosto. Padova, Editrice Beirut, 1961. Gregoriana. S. E. Mons, Gokian, Vicarlo Generale del Patriarcato Armeno Cattolico, assai noto nel campo degll studl storici e letterari armeni, ha pubblic€,to questa poderosa opera in lingua armena con la quale controbatte, con sereno ma severo sost€esame critico, le tesi arbitrarie nute dal Patriarca ortodosso armeno di Costantinopoli, Malachia Ormanian nel 1911 neua sua opera dal titolo ( L'Eglise di odio antlimpregnata arménienne, cattolico, nella quale si sforza di pl'ovare, con troppo facile versatilità, che la Chlesa armena è stata fondata direttamente dagli Apostoli e che per questo motivo detta Chiesa è autocefala, s,utG' noma, indipendente. attiaverso seri stuMons. Gokian perviene di e vasta d.ocumentazlone alle seguenti conclusioni: o) Non v'è alcuna prova stol'jca vaIida di una fondazione a,postolica della Chiesa Armena. L'autore dimostra cfre L'Ormaniarr si create a partire dal fonda su tradlzioni sec. VI e su liste dÍ vescovi inventate dei nelf intento di rlempire I'interyallo priml' tre secoli flno alla predicazione di S. Gregolio l'Illuminatore. Le fonti armene, emendate daUe interpolazionl, e quelle straniere, non conoscono, flno a1 sec. Vf, che S' Gregomissionario cattolico, rio I'Illuminatore, come Apostolo dell'Armenla. La converha avuto luogo slone al crlstianesimo dopo iI 313, e secondo verosimiglianza nel 315. b) I Catholicos Armeni del IV secolo non hanno alcuna idea né alcuna pretesa d'essere autonomi. Essi sono sottodi Cesarea, hanno messi aI'Metropolita Ia consapevolezza d'esser membri della Chiesa Cattolica, e prendono parte ai Conciii cattolici regionali ed ecumenici. Quanto a1la dottrina della Chlesa Armena nel secoli IV e V, essa è in Per' fetto accordo con l'ortodossia cattolica, nicena, efesina, calcedonese. c) La storia della Chiesa armena è esposta Clall'Ormanian non secondo Ie fonti, ma secondo sue idee preconcette. I ,

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II movimento ecumenico, sorbo ormai da molti anni, si è in questi ultimi diffuso ed è penetempi notevolmente trato neila coscienza di un maggior numero di cristiani, Tuttavia ancora la ghi estranei al stratl di fedell rlmangono e nel clero stesso vi sono movimento ancora molti che non hanno una sufflclente coeFizione dei probleml da rfsolvere per la îeàLizza"zioîe deua sospiS'impone, del cristiani. rata unlone qulndi, 10 studio ali questl problemi per stabilire un proflcuo dtalogo con le vain Yista della crlstiane rle comunità unione, Ciò è queuo ch.e haillo Îatto I Teologi venett nel loro convegno annuale S. Pio x Dolomiti svoltosi nell'Istituto di Borca cti Cadore nei giorni 3-6 lugllo del 1961. Delf iniziativa non posslamo che rallegrarci, tanto piir Ín quanto sasarà proseguita. Quest'anno infatti rà trattato iI tema speciflco della ( Ecclesiologia degli Orientali separati )}, ma da vorremmo anche che fosse Ímitata altri gruppi di teologl. nel Convegno I1 problema aflrontato è stato il ( DiaÌogo ecumenico tenendo presente soprattutto la Chiesa dell'Orlente ortodosso t), iniziando 1o studio generale della ( Situazione attua,le della teoIogia ortodossa >. Nel fascicolo sopra descritto di ( Stualcune dia Patavina ) sono pubblicate delle relazioni tenute al Convegno. Le altre apparinanno nei prossimi numeri. Le trattazÍoni, pur nelta loro forma sctremati.ca, sono abbastanza precise e documentate. Qui di seguito presentiamo i titoli deue relazioni pubblicate: Pio della Valentina - Pre'Ìnesse sulla Possibilitù, d'el d'io'logo co'n Ia' e sutle condizioni Eldarov Chiesa ortod.ossa: Giorgio Aspetti e probteÌrli dell'unitd primo, d'elIo scism,a,; Fausto Longo - Caro'tteri .cl'elI'esegesi d'ette Chiese ortod'osse nei secoli e suoi rifl,essi nel presente; Guido Manesso - IL diritto d'egli orientali,' R. Roslni - Zo \i,bertù nel pensíero d'i Berd'iaeÙ, M. P.


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