Gli Orologiai Indipendenti

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Gli Orologiai Indipendenti Un ebook gratuito di Orologi di Classe - Il portale dell’orologio di lusso

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Introduzione Una vita dedicata a inseguire una visione Contaminuti

Può il mondo esterno interferire con la propria visione? Non quando c’è una passione che la sostiene. Gli orologiai indipendenti sono uno degli ultimi baluardi delle antiche professioni che poco hanno a spartire con grafici, report e marketing delle multinazionali. Spesso passano l’intera giornata ad ascoltare quella voce che a volte indica loro un piccolo particolare per ottenere lo stesso risultato che qualcuno inventò Secoli prima, altre a buttarsi nell’ignoto per scrivere la loro pagina nell’immensa cultura dell’orologio meccanico. A volte la loro manifattura si trova nella taverna del casolare dove abitano: la moglie fa da segretaria, si occupa delle pubbliche relazioni e dell’ufficio stampa. Alla sera prima di dedicarsi alla famiglia parlano al telefono con i loro amici-clienti, aggiornano la loro pagina di Facebook, rispondono con cortesia e umiltà a qualsiasi richiesta uno sconosciuto blogger ponga loro. E’ naturale: sono i portatori sani del virus della “passione per l’orologeria meccanica”. Questa è una selezione degli articoli pubblicati sul portale web Orologi di Classe in uno spazio a loro dedicato che cresce di settimana in settimana. Buona lettura.

LICENZA D’USO Tutti i testi sono © Orologi di Classe - Tutte le immagini sono di proprietà dei rispettivi individui/marchi che ne detengono i diritti in esclusiva. Questo ebook è gratuito e può essere condiviso liberamente a patto che non venga modificato e sia sempre citata la fonte.

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Pita: un orologiaio indipendente di Barcellona Contaminuti - 6 febbraio 2009

Puoi prendere 1000 aerei, fare 100 volte il giro del mondo, travestirti come Diabolik, cambiare nome, alterare la voce, attraversare di nascosto l’Alaska o la Foresta Amazzonica, che nei posti più impensati e dove meno te l’aspetti ne incontrerai uno: non sto parlando “degli italiani sparsi per il mondo”… Mi riferisco invece, ai maestri orologiai indipendenti: coloro che modificano, progettano e realizzano opere uniche. Checché se ne dica oggi a proposito dell’ora che viene letta oramai solo sui cellulari, c’è un mondo sotterraneo che continua a pulsare, come la vita delle api in un alveare…

Aniceto Pita

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Non voglio dire che ce ne siano così tanti, ma sono ovunque: Anicèto Jimènez Pita fa parte di questa razza e non è nè lontano da noi geograficamente (Barcellona), né tantomeno dal cuore di un qualsiasi appassionato grazie alle sue creature. Andiamo a conoscerlo. Aniceto ha iniziato la sua attività nel 1971 e dopo pochi anni grazie al passaparola, (che è tuttora la miglior forma di pubblicità ndr), il suo nome incominciava a varcare i confini della Catalunya. La sua passione per gli orologi da polso, lo costringe ad iniziare questo lavoro da autodidatta: un percorso che seppur più difficile e tortuoso, oltre alla manualità nutre la mente speculativa. Nel 2002, dopo aver acquisito un esperienza personale impressionante e aver contribuito ad avviare molti orologiai con i suoi insegnamenti, decide che con il suo marchio Pita era giunta l’ora di occuparsi di una piccola produzione artigianale. La filosofia è che tutto debba prendersi il tempo necessario; l’obiettivo, è il sorriso del cliente che è intervenuto nelle fasi di costruzione e personalizzazione del segnatempo che ha scelto, esattamente al pari del sorriso di chi l’ha potuto accontentare. Potremmo definirlo un sarto di alto livello? Ma forse non ci sono dei paragoni che possono calzare al 100% sul lavoro che fa Pita. La scelta dei materiali, la manualità nel lavorarli, la cura nel personalizzarli è già tanto… Ma Aniceto non è un semplice assemblatore: egli costruisce i SUOI movimenti meccanici che sono anche coperti da brevetti, come il Pita-TSM (Time Setting Mechanism), una soluzione per la carica di un movimento meccanico davvero particolare, la cui conseguenza ha anche un “impatto sull’estetica”: l’assenza della corona di carica…

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Anicèto Jimènez Pita e suo figlio Daniel Jimènez Pastor sono rispettivamente le mani ed il management di questa piccola manifattura completata nell’organico da due orologiai, un tecnico CAD-3D e un gioielliere. Daniel che si occupa della parte gestionale e manageriale dell’azienda, mi spiega che partendo da due diverse tipologie di clienti, la Pita ha sviluppato due linee di prodotto con diverse filosofie: - Clienti legati al lusso: sono quelli che apprezzano l’unicità di un prodotto, la sua esclusività e la gioia per il lusso che l’oggetto stesso trasmette. Sono quelli che chiedono una completa personalizzazione e i materiali più preziosi. - Clienti Appassionati: l’innovazione prima di tutto, vivere la scelta delle soluzioni tecniche a fianco dell’orologiaio che le suggerisce. Solitamente investono molto in proporzione ai loro guadagni negli orologi. Le personalizzazioni possono essere ripetitive, seppur realizzate con cura e in serie limitata.

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URWERK UR-103: un progetto, una storia… Contaminuti - 12 aprile 2010

Il 10 Marzo scorso avevo recensito l’ultimo atto, e anche quello conclusivo, della collezione UR-103 di URWERK con le due serie limitate Mexican Fireleg e Shining T. Ma questo progetto, oltre alle sue interessanti caratteristiche, ha anche una storia tutta sua da raccontare…

Quando fu presentato a Baselworld 2003 lasciò tutti a bocca aperta con qualche critica: in quegl’anni forse il mondo dell’Alta Orologeria non era ancora pronto ad accettare la sua unica complicazione meccanica che indicava il tempo in maniera anticonvenzionale grazie a quattro satelliti che sostituivano le lancette. Ancor oggi c’è una corrente di pensiero che crede che questo mondo micro-meccanico debba essere solo ancorato al passato. Personalmente non sono di quest’avviso: secondo voi una vera complicazione è oggi da ritenersi tale, come spesso © Orologi di Classe 2010 • www.orologidiclasse.com • Il portale dell’orologio di lusso! 36


molti brand non perdono mai l’occasione per dichiararlo, solo perchè la base di partenza appartiene al passato? Meglio lasciar perdere… Ecco invece tre momenti particolari ed emotivi che sono accaduti intorno a a UR-103 dalle parole di Felix Baumgartner: Ginevra – 10 Gennaio 2002 « Siamo seduti intorno ad un tavolo. Il foglio della banca relativo alla situazione finanziaria di Urwerk è sul tavolo. Sopra una cifra, 100’000 CHF. Questo è tutto quello che abbiamo dopo cinque anni di lavoro accanito, cinque anni di battaglie per dare vita al nostro sogno, ottenendo però ben pochi risultati. Siamo stati vicini alla fine più volte, a causa di ordini cancellati il giorno prima della consegna, prezzi dei componenti troppo elevati per noi. Ci sentiamo come in un circolo vizioso fatto di euforia un giorno seguita a ruota dalla depressione del giorno successivo. Siamo in un vicolo cieco: abbiamo finito il progetto del nuovo orologio ma non abbastanza fondi per metterlo in produzione. Siamo come giocatori seduti a un tavolo di poker. Possiamo rischiare tutte le nostre fiches e lanciarci all’ultimo combattimento prima di arrenderci, oppure riconoscerci vinti e prendere il largo. Centomila franchi sono una grossa somma da dividere se molliamo tutto, ma può essere anche una piccola somma come base per rilanciare il nostro brand. Dobbiamo prendere una decisione. Primo voto, secondo voto. Urwerk è clinicamente morto, continuare sarebbe troppo stupido. Ci guardiamo, terzo voto, non può finire tutto così. Dobbiamo andare avanti fino alla fine, dobbiamo crederci. “Urwerk non è morto”. Urwerk vivrà !». Basilea 3 aprile 2003 “Ecco fatto, ci siamo, sono le 9 e noi siamo in piedi accanto alle nostre vetrine allo stand di AHCI. O la va o la spacca, ne siamo coscienti. Noi crediamo nella nostra creazione, UR-103: una complicazione inedita con indicazione delle ore su un satellite, un’opera tridimensionale con una prima mondiale per la prima volta sul retro dell’orologio, il “Pannello di Controllo”, una cassa quasi come una scultura. Quello che è certo è che abbiamo dato il meglio di noi stessi in questa creazione. Unica concessione: la cassa in acciaio, per mancanza dei mezzi economici necessari ad acquistare l’oro. Il modello però ora è una realtà concreta ed è bello sia tecnicamente che esteticamente. E’ un orologio realizzato per collezionisti esperti, ne siamo coscienti, ed è con quest’ottica che noi lo abbiamo creato. Ma lo capiranno? Ore 16 ecco il primo ordine. Dall’alto dei miei 28 anni mi sento come se fossi il Re dell’universo”. Ginevra 6 gennaio 2010 “Abbiamo ultimato il primo modello UR-103T “The Shining T”. E’ il primo esemplare della nostra ultima collezione. Difficile immaginare che il capitolo finale della collezione 103 venga © Orologi di Classe 2010 • www.orologidiclasse.com • Il portale dell’orologio di lusso! 37


Roger W. Smith e l'altro mondo… orologiero inglese Contaminuti - 21 dicembre 2009

“Anche la passione segna i suoi limiti quando la si segue osservandola da un solo punto di vista.” Questa mia riflessione serve per confessarvi che ho sempre pensato agli orologi che amo cercandoli con lo sguardo rivolto alla Svizzera. Non è proprio l’unica scelta se consideriamo quanto per esempio ci riporta la storia di circa trecento anni fa, quando l’orologeria inglese era la prima del mondo.

A darmi l’occasione di accorgermi di quanto potesse essere stretta la mia visuale è stato proprio Roger W. Smith, Orologiaio Indipendente inglese, “sorry…” dell’Isola di Man. Oggi vi racconterò di quello che reputo appartenga “ad un altro mondo”. Tutto incominciò quando Smith – al tempo ventenne – rimase colpito dai libri di George Daniels, un orologiaio acclamato dagli esperti come il più illustre tra quelli oggi viventi. Smith spese sette anni della sua vita a perfezionare la conoscenza della trentina di discipline che sono © Orologi di Classe 2010 • www.orologidiclasse.com • Il portale dell’orologio di lusso! 43


coinvolte nella creazione di un orologio da tasca, naturalmente fatto a mano. Daniels giudicò il suo primo esemplare essere “sulla buona strada”, ma non attese che fu terminato il secondo per dare al giovane artigiano la sua completa approvazione. Roger Smith aprì il suo laboratorio nella famosa isola britannica nel 1990.

Le tradizioni da sempre impongono che la formazione di un orologiaio, da qualunque parte del mondo provenga, si svolga interamente o parzialmente nel paese elvetico. Smith è tra i pochi che sono fuori da questi preconcetti: egli ha praticato la “Manchester School of Horology” ed è in grado di costruire oggi un segnatempo in ogni suo minimo particolare. Series 2 non è l’unico orologio artigianale ad essere stato progettato e costruito in Gran Bretagna: è però forse il solo al mondo ad essere realizzato con una cura dei dettagli soprannaturale. Vediamolo insieme. Dentro a questo segnatempo ritroviamo “l’anima del maestro”: lo scappamento co-assiale. Questi è l’elemento che rilascia la forza della molla di carica attraverso la ruota del bilanciere; secondo Smith, l’interpretazione di Daniels è niente po’ di meno che la soluzione tecnicamente più avanzata apparsa negli ultimi 250 anni. “Ogni orologio ben costruito – continua Smith – dovrebbe essere sempre provvisto di uno scappamento co-assiale: se ben mantenuto durerebbe in eterno…”

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Un brivido mi attraversa la schiena! Uno strumento che misura il tempo è in grado di durare quanto il tempo stesso? Forse… Intanto per un Series 2 ci vuole molta calma: i suoi 225 componenti – per un voto fatto dal suo creatore – sono tutti fatti a mano, uno per uno, nel laboratorio di Ramsey. Sono disponibili 3 edizioni di Series 2 che permettono al cliente di scegliere quale combinazione meglio lo aggrada oltre ad anche naturalmente, la totale scelta dei particolare da parte del cliente. Pensate che i quadranti sono realizzati ciascuno con 7 parti diverse nei quali l’oro e l’argento possono creare degli effetti strabilianti, specialmente quando Roger può partire da uno sfondo decorato a mano per creare un quadrante davvero unico. Negli esemplari su commissione è inclusa la possibilità della cassa in platino.

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Thomas Prescher:“Mai perdere la tua visione!” Contaminuti - 27 settembre 2010

Oggi voglio scrivere della linfa che scorre dentro un orologiaio indipendente. Un’intervista telefonica fatta un tardo pomeriggio della scorsa settimana a chi è sempre disponibile a parlare di orologi, ma solo quando intesi come opere d’arte.

E' lui! il Triple Axis Tourbillon di Thomas Prescher

contaminuti: Di quale tuo orologio ti ricordi maggiormente quando eri un ragazzo? Fu un regalo? Thomas Prescher: Erano gli anni ’70 e possedevo un orologio che indicava il tempo tramite un disco visualizzandolo in una finestrella. Oggi ammiro tutti i segnatempo innovativi. Se tutti gli orologiai lavorassero con i materiali appropriati, le loro creazioni potrebbero durare in teoria per centinaia di anni.

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cm: Prima che tu diventassi un orologiaio sei stato per lungo tempo un ufficiale della Marina. Nelle tue opere si possono trovare i frammenti di questa tua esperienza? TP: Per realizzare un orologio, a partire dalla prima idea abbozzata fino ad arrivare ad un’opera d’arte finita e perfettamente funzionante, c’è una lunga strada da percorrere che a volta dura persino anni. Credo che l’esperienza in Marina abbia incrementato dentro di me la forza di non perdere la strada della mia visione. cm: Quale orologio realizzato dai tuoi colleghi avresti voluto costruire al posto loro? TP: Ammiro molti di loro. Ce ne sono così tanti che non sarei obiettivo se ne citassi solo alcuni. Ciò che ammiro è l’innovazione, la cura per i dettagli, l’amore per le finiture e il coraggio di provare nuove strade per esprimere la propria personalità. cm: I nuovi materiali nei movimenti meccanici significano – io credo (ma non sono un orologiaio) – maggiori vantaggi. Un orologiaio indipendente come te potrebbe rifiutare di utilizzarli per amore della tradizione? Se si spiega perchè. TP: Un orologio meccanico non è oggi un po’ un anacronismo? Abbiamo macchine che sanno indicare meglio il tempo. Così mettiamo caso che l’orologio meccanico abbia perso ai nostri giorni almeno un po’ del suo senso, ma gli orologiai lo usano come mezzo per poter realizzare la loro visione, per esprimere se stessi. Se consulti un qualsiasi dizionario (ciò che riporta ad esempio Wikipedia per il termine anacronismo), troverai che il suo significato coincide esattamente con la definizione di ‘arte’. Quello che sono i tratti per un pittore è il segnatempo per un orologiaio: espressione di sè e pure emozioni. Siccome queste opere d’arte hanno ancora un po’ di senso nell’indicare l’ora e sono comunque delle macchine penso che possano poter essere mantenute in funzione per molto tempo; per questo motivo provo a non usare materiali come i seleni o le ceramiche. cm: Quale sarà la sfida dei prossimi anni a venire per l’Alta Orologeria? TP: Dopo che la distribuzione e il marketing negli orologi è stata abbastanza statica per un lungo periodo di anni, penso da una parte che l’intera catena distributiva diventerà più diretta e personale specialmente grazie alle nuove forme di media, comunicazione e logistica. Dall’altra parte penso che i clienti diventereranno più ambiziosi e maggiormente esigenti. Trovare la via in questa nuovo mondo così veloce nei suoi cambiamenti decreterà il successo o persino la sopravvivenza di un marchio.

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