La rivista di Tolkieniano Collection

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La rivista di

Foglio gratuito on line con le ultime notizie dal mondo tolkieniano

Da diversi anni curo un blog sul collezionismo tolkieniano, una vetrina per la mia passione quasi ventennale per la vita e le opere del professo J.R.R. Tolkien. Uno spazio virtuale che mi ha donato grandi gioie e fatto conoscere tantissimi altri appassionati sparsi in ogni angolo del pianeta. Ho pensato di produrre un foglio on line dove poter ripor-

In questo numero: J.R.R. Tolkien e il movimento esperantista inglese 1958: la registrazione inedita del discorso di Tolkien a Rotterdam

tare le ultime notizie inserite e le ricerche sull’opera e la

Le edizioni italiane di Tolkien: quanto vale...?

vita di Tolkien da me condotte, pubblicate negli ultimi

Tolkieniano consiglia

mesi. Una sorta di compendio per chi non ha avuto modo di leggerle sul mio blog. Nulla di particolare, ma un modo semplice per raggiungere altri lettori appassionati di Tolkien e magari avvicinare qualche curioso che non si è ancora perso per le strade della Terra di Mezzo. Mi auguro possa risultare una piacevole lettura. Salutandovi, rimando tutti al mio blog http://tolkieniano.blogspot.com Oronzo Cilli

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Ex Libris di Tolkieniano Collection disegnato dal maestro Piero Crida

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Un album con disegni originali di Pauline Baynes del 1941

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Letture Tolkieniane... alcuni consigli

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Curiosità Tolkieniane. Sapevi che‌

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J.R.R. Tolkien e il movimento esperantista inglese Dopo 81 anni riemerge l’appello sul valore educativo dell’Esperanto firmato anche da J.R.R. Tolkien Un ritrovamento tutto italiano

Fino a oggi la cerniera tra Tolkien e l’esperanto era uno stralcio di lettera pubblicata nel maggio 1932 sulla rivista “The British Esperantist”. In realtà, il meraviglioso mensile della Esperanto Association of Britain, nasconde almeno altre due informazioni utili a ricostruire il rapporto tra il futuro autore de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli e la lingua artificiale inventata da Ludwik Lejzer Zamenhof. Qui si presentano i risultati di una ricerca condotta sulla rivista esperantista britannica, la quale ha rivelato due episodi che vedono coinvolto direttamente J.R.R. Tolkien: il XXIV British Esperanto Congress dell’aprile 1933 e l’appello The Educational Value of Esperanto firmato da venti personalità inglesi nel maggio dello stesso anno e tra questi anche John Ronald Reuel Tolkien.

L’Esperanto L’esperanto nasce tra il 1872 e il 1887 come lingua pianificata, sviluppata da Ludwik Lejzer Zamenhof, oftalmologo polacco di origini ebraiche. Il Primo Libro, Unua Libro, del 1887, la presenta come Lingvo Internacia (tr. “lingua internazionale”), ma presto diventa esperanto (tr. “colui che spera”, “sperante”) dallo pseudonimo Doktoro Esperanto utilizzato dallo stesso Zamenhof. La nuova lingua nasce con l’intento di far dialogare i diversi popoli e sviluppare comprensione e pace con una seconda lingua appartenente all’umanità e non a un popolo. Un progetto linguistico che trova fondamento nella Dichiarazione di Boulogne, alla fine del primo Congresso Universale di Esperanto celebrato appunto a Boulogne-sur-Mer, in Francia, nel 1905 e promosso dall’avvocato francese Alfred Michaux; e nel Manifesto di Praga del 1996. Dal 1905, ogni anno, l’Associazione Universale Esperanto (Universala Esperanto-Asocio o UEA) celebra il Congresso Universale (in esperanto Universala Kongreso de Esperanto o

UK), solitamente nei mesi di luglio o agosto, e al quale partecipano gli esperantofoni e i componenti della comunità esperantista. L’ultimo Congresso è stato quello di Reykjavík in Islanda nel 2013 e i prossimi si terranno a Buenos Aires in Argentina, nel 2014, e a Lille in Francia nel 2015 che sarà anche il centesimo dalla sua istituzione. L’UEA, fondata nel 1908 dal giornalista svizzero Hector Hodler, è la principale organizzazione internazionale di esperantofoni con sede ufficiale a Rotterdam con sedi anche presso le Nazioni Unite a New York. L’UEA conta associati in centoventi paesi e mantiene relazioni ufficiali con le Nazioni Unite e l’UNESCO, vantando circa cento strutture nazionali in tutto il mondo. Tra le organizzazioni nazionali, la più antica è quella britannica, la Esperanto-Asocio de Britio (BEA), fondata nel 1904 e diventata sezione nazionale nel 1933, che fin da subito lancia un suo periodico “The British Esperantist”. Con sede a Londra[1], è la massima associazione esperantista del Regno Unito e lo rappresenta all’interno dell’UEA. Come accade in altri paesi, anche nel Regno Unito, ben presto nascono associazioni esperantiste in altre città e in quella dove vive e insegna Tolkien, Oxford, la data di fondazione è il 23 gennaio 1930.

1930: Oxford ospita il Congresso Universale di Esperanto Nel 1930, la sede scelta per ospitare il 22° Congresso Universale di Esperanto è proprio la città universi-


Tolkieniano Collection n. 1/2014 taria di Oxford[2]. Il periodo scelto, è la settimana dal 2 al 9 agosto, ed è proprio nel gennaio di quest’anno, come scrive il mensile “International Language” nel numero di marzo, che la “Oxford University ha seguito l’esempio. Il 23 gennaio, la Oxford University Esperanto Society è stata fondata con una classe formata da quindici studenti provenienti da diversi collegi. La Società ha ricevuto il riconoscimento ufficiale da parte delle autorità universitarie”[3].

Il Congresso Universale è presieduto Bernard Long, Bachelor of Arts e consigliere del B.E.A. e come Vice, W.E. Collinson, professore di tedesco e Buchanan Lecturer di Esperanto all’Università di Liverpool. Il programma della settimana congressuale prevede per il pomeriggio di sabato 2 agosto, la sessione del Comitato Centrale Internazionale e a seguire la sessione del Consiglio Generale e in serata, i congressisti sono ospiti del Sindaco di Oxford, William Stobie. La domenica mattina, dopo la Messa[4], è il momento delle fotografie. La più famosa di questo congresso è al gruppo di partecipanti al Congresso di Cambridge del 1907[5]. Nel pomeriggio una sessione con serata libera. Lunedì mattina si apre la prima sessione di lavoro; nel pomeriggio si dà l’avvio alla Summer University con la prima lezione, poi le riunioni tecniche e infine la serata danzante nei costumi nazionali. Il martedì mattina si apre con l’incontro dell’U.E.A e nel pomeriggio ancora la Summer University e le riunioni tecniche. La serata è dedicata alla riunione di propaganda pubblica. Mercoledì mattina s’inizia con la seconda sessione di lavoro; nel pomeriggio ancora Summer University e riunioni tecniche. La serata vede metà dei partecipanti impegnati in alcuni giochi e l’altra metà a un concerto. Il giovedì mattina è tutto dedicato alle escursioni. I congressisti possono scegliere tra: a) la visita al castello reale di Windsor, e un viaggio sul Tamigi con delle navi speciali; b) Un’escursione con le automobili a Banbury, Kenilworth, Warwick, Stratford-on-Avon e Broadway; c) Un’escursione in auto a Newbury, Andover, Salisbury, Stonehege, Marlborough e Wantage. E infine, un’escursione in auto a Cirencester, Stroud, Gloucester, Cheltenham, Nord Leach e colline Costwold. La serata vede i congressisti che sono stati al concerto impegnarsi nei giochi, e quelli dei giochi assistere al concerto. Venerdì mattina si apre con la

3 terza sessione di lavoro e la serata termina con un ballo. Sabato mattina il congresso si chiude con l’ultima sessione. Al XXII Congresso di Oxford partecipano 1211 partecipanti da 29 paesi differenti. La parte da leone, ovviamente, la ricopre l’Inghilterra con 623 partecipanti ma arrivano anche sei dall’Australia e nove dal Giappone mentre dall’Italia sono solo otto[6]. I delegati ricevono anche la Spilla ufficiale, prodotta in occasione del Congresso, a forma pentagonale a simboleggiare i cinque continenti. All’interno il simbolo della comunità esperantista, una smaltata Verda Stelo (Stella verde), con il verde a simboleggiare la speranza e la stella i cinque continenti. Nella parte superiore che sovrasta l’incisione a sbalzo dell’Università di Oxford compare la scritta XXIIA Universala Kongreso de Esperanto sul lato basso, e con sfondo verde smaltato, Oxford 2-9 August 1930.

1930: e J.R.R. Tolkien? Alla luce di quanto fin qui riportato, è naturale chiedersi se tra i partecipanti ci fosse anche il professor J.R.R. Tolkien. Ebbene, dalla personale consultazione dell’elenco dei 1211 partecipanti pubblicato sul mensile “International Language” dal numero di gennaio 1930 a quello di ottobre dello stesso anno[7] – fatto salvo il numero di settembre – e curato da Cecil Charles Goldsmith, segretario della BEA, così come dalla consultazione degli Atti del Congresso pubblicati lo stesso anno[8], il nome di J.R.R. Tolkien non compare. Questo però non vuol dire che Tolkien non vi prende parte ma è possibile che partecipi solo ad alcune attività anziché a tutta la settimana congressuale. Il settimanale cattolico “The Tablet” scrive che “in concomitanza con il Congresso Internazionale di Esperanto di Oxford, un sermone in quella lingua è stato predicato ai delegati cattolici nel convento domenicano dei Blackfriars, da padre Gaffney O.P. [irlandese]”[9]. È possibile che la Fede, l’interesse per questa lingua e, non ultimo, il convento domenicano dei Blackfriars, lo portino a presenziare alla funzione religiosa. Il convento domenicano dei Blackfriars non gli è estraneo. Sabato 19 maggio 1945, Tolkien serve Messa proprio in quel convento e questo lo si apprende da una lettera inviata il 15 maggio alla signora Michal Williams, lo stesso giorno della morte di suo marito Charles in seguito ad un’operazione. Charles Williams è stato uno scrittore e poeta inglese e membro storico degli Inklings assieme a C.S. Lewis e allo stesso J.R.R. Tolkien. Le scrive “[…] Fratello Gervase Mathew[10] dirà messa sabato alle 8 del mattino aiBlackfriars[11], e io la servirò; ma naturalmente Lei sarà nelle mie preghiere da subito e per sempre


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[…]”[12]. Anche sulla partecipazione alla funzione religiosa del 9 agosto 1930, purtroppo, non si ha conferma in nessun volume pubblicato o in lettere dello stesso autore inglese. L’unica certezza è data dal fatto che Tolkien è sicuramente a conoscenza del Congresso in quanto ne parla in apertura di Un vizio segreto (A Secret Vice), presente nella raccolta curata dal figlio Christopher, Il Medioevo e il Fantastico (The Monsters and the Critics and other Essay). Un testo nel quale Tolkien disquisisce brillantemente sulle lingue artificiali e sulla loro presunta “inutilità”, soprattutto sul gusto particolare che lascia agli ideatori e a quei pochi “iniziati” che l’apprendono. Com’è noto, però, il testo non è datato e le ipotesi sull’anno di stesura si dividono in chi lo fa risalire presumibilmente al 1931, per via dell’incipit, e in chi sostiene sia stato scritto poco dopo il Congresso del 1930 e poi riveduto in alcune sue parti per una successiva conferenza. Scrive il professor Tolkien in apertura del suo discorso: “Forse alcuni di voi sapranno che un anno fa, o più, a Oxford si è tenuto un convegno sull’esperanto; o forse no, non lo sapete affatto. Personalmente, mi ritengo un entusiasta delle lingue “artificiali”, quantomeno per l’Europa; vale a dire, sostengo la loro intrinseca auspicabilità come presupposto possibile e necessario all’unificazione dell’Europa prima che venga fagocitata dalla non-Europa, oltre che per numerose altre ottime ragioni. Ne sostengo l’auspicabilità perché, a quanto mi è dato sapere, la storia del mondo sembra rivelare sia l’incremento progressivo del controllo (o dell’influenza) da parte umana sull’incontrollabile, sia l’espansione graduale di una gamma di linguaggi più o meno uniformi. Inoltre, ho una particolare predilezione per l’esperanto, anche perché si tratta in ultima analisi della creazione di un solo uomo, un non fìlologo, e di conseguenza mi appare come un “linguaggio umano scevro delle complicazioni dovute all’opera dei troppi cuochi che rovinano la minestra”: e questa è per me la miglior descrizione della lingua artificiale ideale. Non c’è dubbio che la propaganda esperantista abbia fatto leva su tutte queste considerazioni. Non saprei. Ma non ha grande importanza, perché non è di questa particolare lingua artificiale che voglio parlarvi stasera”[13].

Al momento, in mancanza di documenti, ogni ipotesi resta plausibile anche se il legame tra Tolkien e l’Esperanto non termina qui.

1932: Il Tolkien “esperantista” Se della sua partecipazione al Congresso del 1930 non vi è conferma, anche se chi scrive propende più per la presenza anche se episodica, esiste uno scritto sul suo “impegno” per la lingua esperantista a molti noto. Si tratta di una lettera dello stesso Tolkien inviata al segretario del Comitato per l’Educazione della British Esperantist Association dopo che questa l’ha nominato nel Board dei Consiglieri Onorari. L’estratto di questa lettera trova pubblicazione sul numero di “The British Esperantist”, del maggio 1932 sotto il titolo Un filologo sull’Esperanto[14]. Tolkien scrive di aver mostrato interesse per la lingua internazionale dell’esperanto “come filologo, e come ogni filologo dovrebbe”, considerandola “un fenomeno linguistico importante e interessante” con la quale si trova in sintonia. Scrive di non esser un pratico esperantista[15] come, a suo avviso, dovrebbe essere un consigliere, riferendosi al suo “nuovo” incarico. Ammette di conoscerla, “come direbbe un filologo”, poiché l’ha imparata nel 1907 – scrive “venticinque anni fa” – e non ha dimenticato la grammatica e la struttura e, visto che a suo tempo ha letto una buone dose di testi, ha una certa familiarità con questo genere di linguaggi e perciò si sente “competente nel dare un parere riguardante pregi e difetti”. Premesso questo, però, ritiene di non poter dare un contributo utile se non come filologo e critico. Per l’idea che Tolkien ha sulla situazione della lingua internazionale, simili servizi, per quanto buoni in teoria, in pratica non sono desiderati, e l’essere tecnico della filologia diventa “un ostacolo e un impiccio”. Ma proprio per questo, che ritiene un forte motivo, si sente di sostenere l’Esperanto. L’Esperanto, continua Tolkien, sembra per lui senza dubbio, nel complesso, superiore a tutti i suoi concorrenti, risultando già al primo posto e raggiungendo ampi e reali


Tolkieniano Collection n. 1/2014 consensi oltre ad aver sviluppato la più avanzata organizzazione. Tolkien la paragona a una chiesa ortodossa che si trova di fronte i non credenti, ma anche scismatici ed eretici. E questa ritiene sia una situazione che il filologo aveva previsto. Per lui, l’Esperanto ha superato il problema più importante che si ritrova ad affrontare un’aspirante lingua internazionale, quella della diffusione universale, in quanto ha raggiunto “un certo indispensabile grado di semplicità, internazionalità e (aggiungerei) di individualità ed eufonia”. Uno strumento che abbia la possibilità di raggiungere tale obiettivo, secondo Tolkien, ne vale cento teoricamente più perfetti. Per il filologo di Oxford, nell’invenzione e nel gusto linguistici non c’è nulla di definitivo e la bellezza dell’invenzione nei dettagli risulta d’importanza relativamente modesta oltre il minimo necessario, e i teorici e gl’inventori – e tra questi, scrive, sarebbe felice di entravi - non fanno altro che ritardare il movimento, “se sono disposti a sacrificare l’unanimità per il “miglioramento”. Tolkien ammette anche che il miglioramento tecnico dell’impianto, finalizzato a una maggiore semplicità e chiarezza della struttura o a una maggiore internazionalità, tenda a distruggere l’aspetto “umano” o estetico dell’idioma inventato. Ritiene che quest’aspetto, all’apparenza poco pratico, sia notevolmente trascurato dai teorici, anche se il professore inglese pensa non sia proprio secondario, e che alla fine avrà una grande influenza sulla questione basilare dell’accettazione universale. Tolkien, verso la fine, cita con N**, probabilmente il Novial[16], un altro progetto linguistico come ingegnoso e più semplice dell’Esperanto, ma lo ritiene orrendo in quanto, ci vede scritto sopra “prodotto di fabbrica”, o meglio, “fatto con pezzi di ricambio”. Una lingua, il progetto alternativo all’esperanto, che per lui “non ha quel barlume d’individualità, coerenza e bellezza che appaiono nei grandi idiomi naturali, e che sembrano di un livello considerevole (probabilmente il più alto livello possibile per un idioma artificiale) in Esperanto - una prova originale del genio dell’autore”. La conclusione, è un consiglio a tutti coloro i quali hanno tempo o voglia di occuparsi del movimento per la lingua internazionale: “Sostenete lealmente l’Esperanto”. Fin qui ciò che di Tolkien esperantista si conosce e che trova approfondimento nel più completo ed esauriente saggio scritto sull’argomento da Arden R. Smith e Patrick Wynne “Tolkien and Esperanto” (Seven: An AngloAmerican Literary Review, n. 17, 2000, pp. 27-46). Ma da un’attenta e approfondita ricerca sulla rivista mensile della BEA, vengono fuori due nuove notizie inedite di sicuro interesse per studiosi e appassionati tolkieniani ed esperantisti.

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1933: Tolkien esperantista e protagonista L’attività esperantista di Tolkien non si chiude nel 1932 e a dirlo è ancora il mensile “The British Esperantist” su

due numeri del 1933. Il nome del futuro autore de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, lo ritroviamo sul numero di gennaio 1933 citato nell’annuncio del XXIV British Esperanto Congress, che si tiene lo stesso anno nel periodo di Pasqua ancora nella città di Oxford. Nella pagina del mensile esperantista si legge: 24th BRITISH ESPERANTO CONGRESS Oxford—Easter, 1933. Patrons: H.R.H. The Duke of Connaught, K.G.; His Worship the Mayor of Oxford (Alderman G. H. Brown); Sir Michael Sadler, K.C.S.I., C.B.; Professor Braun Holtz; Councillor Rev. John Carter, Dr. A. D. Lindsay, C.B.E., Master of Balliol College, Professor J.R. Tolkien, and A. Baratt Brown, Principal of Ruskin College[17]. Tolkien, di fatti, risulta essere tra i sostenitori di questo Congresso assieme ad altre personalità oxoniensi dell’epoca. Il Congresso si celebra al Randolph Hotel, in Braumont Street a Oxford, e per tale occasione si organizzano anche dei corsi di Esperanto come quello riportato dal “The Tablet” il 25 marzo 1933: “A seguito del British Esperanto Congress che si terrà a Oxford nella settimana di Pasqua, Padre Andrew Cseh, della English League of Catholic Esperantists annuncia l’intenzione di dare un breve corso di istruzione in Esperanto. Padre Cseh è un ungherese, il cui sistema d’insegnamento ha riscosso un notevole successo”[18]. Il programma del Congresso prevede per venerdì 14 aprile, alle 9, l’apertura delle iscrizioni, nella mattinata e nel pomeriggio una passeggiata per Oxford e la sera una lezione di prova di esperanto. Sabato 15 aprile, la mattina, c’è la riunione annuale della B.E.A.; il pomeriggio un incontro degli insegnanti e altri soggetti interessati


6 all’esperanto e all’istruzione dal tema: “La posizione attuale dell’Esperanto nelle scuole della Gran Bretagna”. Relatore dell’incontro: Montagu Christie Butler [19], Presidente della BEA, e a presiedere, Novell Smith, M.A. (già Preside della Scuola Sherborne). Domenica 16 aprile, dopo la Messa nella Cappella del New College guidata da W. Severn, la fotografia ai Congressisti. Nel pomeriggio l’incontro compartimentale e la sera un concerto. L’ultimo giorno, lunedì 17 aprile, per tutto il giorno escursioni a Kenilworth , Warwick e Stratford. Sono previsti anche gli esami per i diplomi I.B.E.A. e L.B.E.A. La segreteria del Congresso è affidata a J.F. Brendel, 89 Dene Road, Headington a Oxford. Tutte le serate congressuali sono organizzate dall’Oxford Esperanto Society. Non sappiamo se Tolkien interviene al Congresso, e in questo il mensile esperantista non ci aiuta, ma se lo avesse fatto, nulla ci vieterebbe d’ipotizzare che il testo utilizzato per il discorso possa essere stato proprio Un vizio segreto. Ma questa è solo un’altra delle tante ipotesi. Il secondo riferimento a Tolkien è, a mio avviso, forse più importante della stessa nota pubblicata nel 1932, e lo si trova nel numero di maggio del 1933, sempre sul “The British Esperantist”, e che con molta probabilità ha uno stretto legame con il Congresso tenutosi nell’aprile precedente. Sul numero di maggio, in prima pagina, è presente un testo redatto nell’aprile 1933 dal titolo “Il valore educativo dell’Esperanto”. È probabile che sia stato redatto alla fine del XXIV Congresso del quale si è fatto cenno giacché, nella giornata di sabato, era in programma l’incontro “La posizione attuale dell’Esperanto nelle scuole della Gran Bretagna”. E questo confermerebbe la presenza di Tolkien e il ruolo attivo ai lavori congressuali. Il testo recita “in considerazione della grande necessità, nelle condizioni attuali, di una semplice ma adeguata lingua ausiliaria internazionale che può essere appresa in tutte le terre civilizzate, e liberamente impiegato nello scritto e nel parlato in tutte le fasi della vita, vogliamo richiamare l’attenzione sui meriti dell’Esperanto e il suo posto nella formazione”. “Questo linguaggio” continua “ha superato la prova dei quarantacinque anni di uso pratico. Il suo successo è stato dimostrato a non meno di ventiquattro Congressi Internazionali, comunemente frequentati da oltre mille persone, in rappresentanza di trenta o quaranta nazionalità. Non sono necessari gli interpreti in questi incontri, o durante le riunioni locali degli esperti che si svolgono in collaborazione con loro o in altri momenti”. “Non solo vi è un diffuso e fluente uso della lingua per i viaggi, i rapporti culturali e di amicizia personale, ma le sue realizzazioni per scopi tecnici e professionali sono già considerevoli”. Ma anche “docenze di Esperanto sono state

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stabilite presso le Università di Liverpool, Ginevra e Cracovia; opere in lingua originale sono state pubblicate tra l’altro dal Prof. Baudouin sull’Auto-suggestione, dal Prof. Bovet in Psicoanalisi, e dal Prof. Collinson sulla Lingua”. Cosi come “molte questioni scientifiche e tecniche sono apparse, particolarmente in Giappone, dove sono stati inclusi documenti e trattati temi diversi come la resistenza dei materiali, chimica inorganica e organica, e la meteorologia, e nello stesso paese, è stato rilasciato un vocabolario farmaceutico in Esperanto, e vari dizionari tecnici in lingua sono stati pubblicati in Europa, tra cui uno di quasi quattro mila termini rilasciati dalla Società Internazionale di Medici Esperantisti. Durante il solo 1931, 1.204 discussioni in Esperanto e 514 lezioni sono state trasmesse da stazioni senza fili in 21 paesi, incluso il Giappone”. Il documento prosegue sostenendo che “la Società Internazionale di Insegnanti Esperantistiha un elenco di quasi sette mila docenti (in sessanta paesi) che conoscono la lingua e oltre mille scuole (in trentadue paesi) dove sono state istituite le classi di Esperanto. Queste includono le scuole elementari e secondarie in Gran Bretagna, ed è interessante ricordare che il Board of Education per l’Inghilterra e il Galles ha per molti anni concesso corsi serali in Esperanto a scuole che hanno presentato richiesta per la loro istituzione”. I sottoscrittori scrivono che “noi sosteniamo l’adozione di Esperanto come prima lingua da studiare, dopo la lingua madre, nelle scuole di tutti i paesi, sia per motivi generali che per le seguenti ragioni specifiche” E passano ad elencare che: «1. Una conoscenza dell’Esperanto può essere ottenuta in un tempo straordinariamente breve rispetto a quello richiesto per le lingue nazionali che abbondano in difficoltà di grammatica, linguaggio, e pronuncia: così, studiarlo è vantaggioso anche per gli alunni che non hanno il tempo o le capacità di imparare una lingua straniera abbastanza bene da essere in grado di usarle. 2. Si verifica la capacità linguistica e aiuta l’insegnante a individuare più rapidamente gli alunni che possono proficuamente affrontare lo studio di altre lingue, per cui è un’eccellente introduzione. 3. La sua logica grammaticale, e il fatto che il suo metodo di espressione è lucido e inequivocabile, tendono a sviluppare l’accuratezza nell’uso delle parole. 4. La conoscenza dell’Esperanto non solo agisce come stimo-


Tolkieniano Collection n. 1/2014 lo per l’apprendimento di altre lingue, ma porta anche ad uno studio più efficace della geografia, compreso l’interesse, acquisita attraverso la corrispondenza, per la vita degli altri paesi in tutte le parti del mondo civilizzato. 5. La letteratura esperantista, sia originale che tradotta, è in costante crescita, ed è già sufficiente a giustificare uno studio della lingua».

La conclusione recita “siamo lieti di unirci agli sforzi che sono stati fatti per introdurre l’Esperanto come un normale materia d’insegnamento, e per incoraggiarne l’uso nelle scuole di tutto il mondo”.

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Conclusioni Questo viaggio nella Oxford d’inizio anni trenta, tra Congressi ed esperantisti, non è chiaramente un punto di arrivo sul rapporto tra Tolkien e l’Esperanto al contrario, è da considerarsi un punto di partenza per nuove e più approfondite ricerche su un aspetto bibliografico e linguistico di un certo interesse. Si potrebbero cercare informazioni o notizie sul Congresso di Oxford del 1933 e magari scoprire altri collegamenti tra Tolkien, che al Congresso 1933 di Oxford avrebbe preso parte, e la lingua inventata da Zamenhof.

A seguire le venti firme autorevoli e l’ultima, a sorpresa, è di J.R.R. TOLKIEN, M.A., Rawlinson and Bosworth Professor of Anglo-Saxon[20], University of Oxford. L’appello, a quanto pare, è diventato un vero e proprio manifesto e questo lo apprendiamo in occasione dell’Australian Esperanto Congress del dicembre 1951, tenutosi a Sidney, durate il quale Herbert Koppel di Melbourne, segretario della Australian Esperanto Association, ad un giornalista mostra “un manifesto stampato in favore della lingua, firmato da una ventina di scrittori e studiosi inglesi, tra i quali G.P. Gooch, lo storico, e il Professor J.R.R. Tolkien, professore di anglosassone a Oxford”[21].

Oggi sappiamo che l’interesse di Tolkien per questa lingua inizia nel 1907, con una pagina del suo taccuino The Book of Foxrook, oggi conservato nella Bodleian Library, prosegue nel periodo su descritto e, successivamente, passa alla fase del ripensamento. Quest’ultima è testimoniata dall’annotazione scritta proprio sulla bozza del paragrafo di apertura di Un vizio segreto, o più probabilmente sulla bozza di revisione. Suo figlio Christopher, in una nota al testo, scrive che suo padre annota di non essere “più tanto convinto che [una lingua artificiale] sia cosa buona”, continuando che “al momento secondo me sarebbe auspicabile un linguaggio non umano, del tutto scevro di cuochi di sorta, sostituiti da esperti in tecnica nutrizionale e liofìlizzatori professionisti”[22]. E alcuni anni dopo matura l’idea che le leggende e le storie dipendono dalla lingua a cui appartengono con un


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riferimento anche all’esperanto. Scriveva ad un lettore, il Sig. Thompson, il 14 gennaio 1956: «Fu proprio allo scoppio della guerra del 1914 che scoprii che le “leggende” dipendono dalla lingua a cui appartengono; ma un linguaggio vivo dipende in egual misura dalle “leggende” che la tradizione ha conservato. (Per esempio, la gente non riesce a realizzare che la mitologia greca dipende molto più dalla meravigliosa estetica della sua lingua e dai nomi di persone e posti che dal suo contenuto, benché naturalmente dipenda da entrambi. E viceversa. Volapuek, esperanto, ido, novial, eec. eec. sono morti, molto più morti di altre antiche lingue non più usate, perché i loro autori non hanno mai inventato delle leggende in esperanto)»[23].

Leggendo quanto scritto, è possibile ipotizzare che Tolkien abbia cominciato ad avere un ruolo, o a essere riconosciuto come punto di riferimento, a partire dal 1932 e che poco dopo, abbia “abbandonato” la comunità esperantista per coltivare la sua passione principale. Anche l’appello del 1933 lo confermerebbe. Infatti, nel 1931, il nome di Tolkien non compare in un altro appello sull’Esperanto nella formazione mondiale accanto alle otto personalità che firmeranno con lui quello del 1933 (T. Grame Bailey, C. B. Fawcett, J. J. Findlay, Alexandra Fisher, J. C. Flugel, S. Margery Fry, C. W. Kimmins e Nowell Smith)[24]. Dopo il 1933, del Tolkien esperantista non si conoscono altri documenti o notizie e questo credo possa essere un buon punto di partenza… Di seguito i firmatari dell’appello dell’aprile 1933. THE EDUCATIONAL VALUE OF ESPERANTO [...] We heartily associate ourselves with the efforts that are being made to introduce Esperanto as a regular subject of instruction, and to encourage its use in the schools of the world. T. GRAHAME BAILEY, M.A . B.D., D.Litt., Reader in Urdu and Hindustani, University of London; T. C. BAILLE, M.A., D.Sc., Principal, West Ham Municipal College; W. E. COLLINSON, M.A., Ph.D., Prof. of German and Buchanan Lecturer in Esperanto, University of Liverpool; CHAS. W. COWEN, M.A., President, National Union Teachers, 1929; C. B. FAWCETT, B.Litt., D.Sc., Prof. of Economic and Regional Geography, University of London; J. J. FINDLAY, M.A., Ph.D., M.Ed., Honorary Professor of Education, University of Manchester; ALEXANDRA FISHER, M.A., D.Litt., Headmistress. Girls’ County School, Bishop Auckland; J. C. FLUGEL, B.A., D.Sc., Assistant Professor in the Dept. of Psychology, University College, London ; S. MARGERY FRY, M.A., LL.D., Late Principal of Somerville College, Oxford; G. P. GOOCH, M.A., D.Litt., Fellow of the British Academy; G. H. GREEN, M.A., Ph.D., Lecturer in Education, University College of Wales, Aberystwyth; T.

GWYNN JONES, M.A., Prof. of Welsh Literature, University College of Wales, Aberystwyth; N. B. JOPSON, M.A., Reader in Comparative Slavonic Philology, King’s College, London; C. W. KIMMINS, M.A., D.Sc., Lots Chief Inspector, Education Dept.. L.C.C. (1904-23); JOHN A. PEART, M.A., Director of Education, City of Winchester; EMILY PHIPPS. B.A., BARRISTBRAT-LAW, Late Headmistress, Municipal Secondary Girls’ School, Swansea. Late Editor of “The Woman Teacher”; W. RAMSDEN, D.M., Fellow of Pembroke College, Oxford. Emeritus Professor of Bio-Chemistry, University of Liverpool; NOWELL SMITH, M.A., Formerly Headmaster of Sherbone; G. A. SUTHERLAND, M.A., Principal of Dalton Hall, University of Manchester e J. R. R. TOLKIEN, M.A., Rawlinson and Bosworth Professor of Anglo-Saxon, University of Oxford. April 1933.

NOTE [1] Dal 2001 ha spostato la propria sede a Stoke-on-Trent, nello Staffordshire, presso il Wedgwood Memorial College di Barlaston, e dove ha anche sede la Biblioteca Montagu Butler, tra le più importanti biblioteche di esperanto al mondo. [2] Nel 1929 si tiene a Budapest, in Ungheria, e nel 1931 a Cracovia in Polonia. [3] Esperanto in the Universities, in «International Language», London, vol. VII, March 1930, p. 52. [4] I contatti tra gli esperantisti e la Chiesa cattolica si sono avuti sin dal principio. Nel 1906, il 2 giugno, Pio X accolse in udienza il gruppo esperantista romano fondato da mons. Luigi Giambene, scherzosamente ribattezzato Mons. Esperanto. I rapporti si consolidano dalla fine del secondo dopoguerra quando Pio XII, nel 1950, saluta nella loro lingua gli esperantisti convenuti in un’udienza generale nella basilica di San Pietro. [5] La foto del Congresso di Oxford pubblicata in questo articolo è visibile sul sito dell’Österreichische Nationalbibliothek. [6] Listo de Kongresanoj, in «International Language», London, vol. VII, October 1930, p. 236. [7] La lista dei partecipanti, che prevede Cognome e Nome appuntato, titolo accademico o associativo, indirizzo personale, Città di provenienza e nazionalità, è così suddivisa: January, n. 161; February, n. 62-126; March, n. 127-239; April, n. 240-319; May, n. 320-428; June, n. 429-521; July, n. 522-646; August, n. 647-1097; October, n. 1098-1211. In «Internbational Language», London, vol. VII, January-October 1930. [8] Dudekdua Universala Kongreso de Esperanto, Internacia Centra Komitato de la Esperanto-Movado, Geneve, 1930, pp. 140. Per la consultazione di questo volume si ringrazia la Biblioteca nazionale di esperanto. Fondata nel 1972 e oggi istituzione pubblica di grande valore e pregio tra le più importanti biblioteche di esperanto al mondo per numero e valore dei volumi archiviati. Fa capo all’Archivio di Stato di Massa, curata dallaFederazione esperantista italiana, è a disposizione di studiosi, appassionati, ricercatori e linguisti. [9] Orbis Terrarum, in «The Tablet», Londra, 9 agosto 1930, p. 192. [10] Gervase Mathew, classe 1905, amico di Tolkien sin dall’in fan zia, entra nell’ordine dei do menicani dei Blackfriars nel 1934 e ci resta all’anno della sua scomparsa,


Tolkieniano Collection n. 1/2014 il 1976. [11] Nel convento domenicano ci tornerà il 26 ottobre 1966, per leggere il suo Smith of Wootton Major durante un evento organizzato dal Priore del convento domenicano, Fr. Bede Baylei, e da Fr. Hugh Maycock, Direttore dell’Istituto religioso Pusey House che si trova accanto al convento domenicano e sullo stesso marciapiede del pub Eagle and Child. Come ricordano Hammond e Scull “anche se era una serata molto umida, parteciparono oltre 800 persone, più di quelle che il Refettorio poteva contenere con gente persino nel corridoio esterno [W. Hammond; C. Scull, The J.R.R. Tolkien Companon e Guide, vol. I, Chronology, 2006, p. 678-79]. L’evento è citato in Il Fabbro di Wootton Major nella nuova edizione inglese curata da Verlyn Flieger e tradotto in italiano da Lorenzo Gammarelli per i tipi di Bompiani. [12] Humprhey Carpenter; Christopher Tolkien, J.R.R. Tolkien. La realtà in trasparenza, Bompiani, n. 99. [13] J.R.R. Tolkien, Un vizio segreto, in Il medioevo e il fantastico, Bompiani, 2013, pp. 283-84. [14] J.R.R. Tolkien, A Philologist on Esperanto, in «The British Esperantist», London, vol.XXVIII, n. 325, May 1932, p. 182. [15] In realtà, la Bodleian Library di Oxford conserva un taccuino di Tolkien, Book of the Foxrook, con diverse annotazioni scritte all’età di 17 anni, che mostrano la conoscenza e l’interesse del filologo verso l’Esperanto considerevolmente maggiori di quanto si legge in questa lettera. [16] Lingua artificiale, creata dal linguista danese Otto Jespersen, pubblicata inizialmente nel 1928 con un vocabolario basato su quello delle lingue germaniche e romanze, la grammatica su quella dell’inglese con una forte influenza anche dell’esperanto e dell’Ido. [17] «The British Esperantist», London, vol. XXIX, n. 333, January 1933, p. 3. [18] Orbis Terrarum, in «The Tablet», Londra, 25 marzo 1933, p. 384. [19] Montagu Christie Butler (Londra, 25 gennaio 1884 – 5 maggio 1970) è stato un accademico, musicista ed esperantista britannico. Butler entrò a far parte del Lingva Komitato, l’organismo allora preposto a sovrintendere all’evoluzione della lingua (il ruolo è oggi svolto dalla Akademio de Esperanto) e ricoprì dal 1916 al 1934 il ruolo di segretario della Brita Esperanto-Asocio. [20] Tolkien riceve la cattedra di anglosassone Rawlinson e Bosworth - dal nome dei due benefattori Richard Rawlinson, che dopo la sua morte, nel 1755, donò dei fondi per costituirla e Joseph Bosworth che nel 1858 ricoprì quell’incarico e volle aggiungere anche il proprio nome – nel 1925 e la mantiene fino al 1945, anno in cui diviene Professore al Merton College. [21] Esperanto Enthusiasts To Hold Conference, in «The Sidney Morning Herald», 1 gennaio 1952, p. 2. [22] Christopher Tolkien, Un vizio segreto, in Il medioevo e il fantastico, Bompiani, 2013, p. 283. [23] Humprhey Carpenter; Christopher Tolkien, J.R.R. Tolkien. La realtà in trasparenza, Bompiani, n. 180. [24] AA.VV., Esperanto in the Educational World, in «International Language», London, vol.VIII, May 1931, p. 87.

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L’articolo accolto da esperantisti e tolkieniani Numerosi gli apprezzamenti che provengono dal mondo tolkieniano ed esperantista. Arden R. Smith, che con Patrick H. Wynne ha scritto il più importante saggio sull’argomento, “Tolkien and Esperanto” («SEVEN: An Anglo-American Literary Review», Vol. 17, 2000, pp. 27-46), scrive che «Cilli ha scoperto delle informazioni per lungo tempo ignorate sul rapporto tra Tolkien il movimento esperantista, e il suo articolo sul tema sarà d’interesse per i tolkieniani e gli esperantisti. Ed io lo sono entrambi». Apprezzamenti arrivano anche dal Società Tolkieniana italiana rappresentata dal suo presidente Domenico Dimichino e da Renato Corsetti, Vice Presidente della Federazione Esperantista Italiana arrivano le «congratulazioni e un grazie in nome degli Esperantisti italiani». Infine, Tim Owen, Segretario dell’ Esperanto Association of Britain, dopo che sul profilo istituzionale dell’associazione britannica ha ritwittato l’articolo, scrive «grazie per questo articolo affascinante. Ero consapevole del fatto che Tolkien aveva mostrato un interesse per l’Esperanto, quando era giovane, ma non avevo idea che il suo coinvolgimento sia arrivato a sostenere la sua presenza nelle scuole. Su questa base, sono sicuro che sarebbe stato contento di sapere che diverse scuole elementari in Inghilterra hanno introdotto l’esperanto come modello per aiutare i bambini a sviluppare le competenze con le altre lingue. Grazie ancora per il vostro duro lavoro nel mettere insieme quest’articolo, che ho apprezzato molto. Se i tuoi lettori sono interessati all’Esperanto e desiderano, possono consultare il nostro corso online». Christina Scull e Wayne G. Hammond, studiosi e autori di important libri come J.R.R. Tolkien: Artist and Illustrator; Roverandom; The Lord of the Rings: A Reader's Companion; J.R.R. Tolkien: Companion and Guide; The Art of The Hobbit, sul loro sito web scrivono: Tolkien e l’Esperanto Nel suo articolo 'Il Valore Educativo dell'Esperanto, parola di Tolkien in «The British Esperantist» 1933', Oronzo Cilli discute gli estratti da una lettera di Tolkien pubblicata su The British Esperantist nel 1932, ma anche nuove informazioni su Tolkien, la British Esperanto Association, e i congressi esperantisti a Oxford del 1930 e 1933. Abbiamo inserito alcune di queste nel nostro ultimo (quasi pronto) addenda e corrigenda. Il sito di Oronzo Cilli include altre risorse correlate a Tolkieni, e ha stampato una bibliografia sulle opere di Tolkien pubblicate in Italia: “J.R.R. Tolkien: La bibliografia italiana dal 1967 ad oggi” (Bari: L'Arco e la Corte , 2013). Un altro libro di Oronzo, Tolkien in Italia, è imminente.

Ad oggi, è stato pubblicato sulla rivista esperantista «Il Foglio Volante - La Flugfolio» (5/2014). Sono previsti articoli e traduzioni in diverse lingue. Una traduzione in spagnolo che uscirà sulla rivista della Sociedad Tolkien Española; una traduzione in esperanto per la rivista della Federazione Esperantista Italiana «L' Esperanto»; la versione inglese su «La Brita Esperantisto» (già «The British Esperantist»), la rivista della Esperanto Association of Britain; la traduzione in francese per il sito Tolkiendil.com e in portoghese per il sito Tolkien Brasil.


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Tolkieniano Collection n. 1/2014

1958: la registrazione inedita del discorso di Tolkien a Rotterdam La ricostruzione di quella giornata olandese e l’intervista al suo scopritore, René van Rossénberg

È quasi impossibile non entusiasmarsi alla notizia

Un lavoro di ricerca, collazione e cura che vede

del ritrovamento di un qualcosa che sia legata a John Ro-

Christopher riportare alla luce scritti e appunti del padre.

nald Reuel Tolkien. L’emozione e l’attesa accomuna tutti

Chi sostiene che tutto sia fatto per meri interessi economici

i tipi di appassionati tolkieniani: dal lettore assiduo

è in commentabile perché volutamente non considera l’età

del Signore degli Anelli, a chi lo ha scoperto grazie ai film

di Christopher è soprattutto l’ingente patrimonio derivante

di Peter Jackson, dagli studiosi delle sue opere accademi-

dai soli Signore degli Anelli e Lo Hobbit e che garantisco-

che e filologiche al collezionista che non vede l’ora di po-

no alla famiglia Tolkien la serenità economica per non

terlo annoverare nella sua libreria.

sappiamo quante future generazioni.

In qualche modo il primo inedito è stato il Silmarillion,

La pubblicazione dei cosiddetti inediti è fondamentale per

con il suo autore ancora in vita, che lontano ancora dalla

gli studiosi dell’autore inglese così come per chi studia e fa

pubblicazione, trovava anticipazione sui fogli promoziona-

ricerca sul lavoro accademico di Tolkien. E nulla è più

li inglesi che anticipavano l’uscita dello Smith of Wootton

appagante del conoscere il percorso compiuto da Tolkien

Major del Natale 1967. Come noto, il libro vede la luce

su alcuni testi in medio inglese.

solo alcuni anni dopo la sua morte, nel 1977, curato da suo figlio Christopher. Da allora è stato un vero fiume in piena.

Il lavoro di ricerca degli inediti però non coinvolge

Per rinfrescare la memoria ricordiamo I testi che il figlio

solo il figlio Christopher - che comunque custodisce il

Christopher ha curato dopo la scomparsa del padre il 3

99% degli scritti del padre – ma anche diversi studiosi –

settembre 1973: Sir Gawain and the Green Knight, Pearl

non molti per la verità - che durante i loro studi e ricerche

and Sir Orfeo (1975); The Silmarillion (1977); Pictures

alcune volte portano alla luce documenti, pezzi di vita,

by J.R.R. Tolkien (1979); Unfinished Tales of Númenor

scritti o collegamenti interessanti e sconosciuti ai più. Solo

and

J.R.R.

per citarne alcuni Christina Scull e Wayne G. Hammond,

Tolkien (1981, with Humphrey Carpenter); The Monsters

Michael D.C. Drout, Michël Devaux e, se mi è consentito,

and the Critics and Other Essays (1983); The Book of

il sottoscritto con il ritrovamento di un appello firmato da

Lost Tales Part One (1983); The Book of Lost Tales Part

Tolkien nel 1933, fino ad oggi inedito, a favore

Two (1984); The Lays of Beleriand (1985); The Shaping

dell’Esperanto.

of Middle-earth (1986); The Lost Road and Other Writ-

Ultima delle scoperte in senso cronologico è la scoperta

ings (1987); Tree and Leaf (1988); The Return of the

della registrazione audio del discorso che tenne Tolkien a

Shadow (1988); The Treason of Isengard (1989); The

Rotterdam durante la sua partecipazione, prima e unica,

War

De-

alla Hobbit-cena promossa dalla più importante libreria

feated (1992); Morgoth's Ring(1993); The War of the

della città, la Voorhoeve and Dietrich e su spinta

Jewels (1994); The Peoples of Middle-earth (1996); The

dell’editore olandese Het Spectrum e quello inglese Allen

Children of Húrin (2007); The Legend of Sigurd and

and Unwin.

Middle-earth (1980); The

of

the

Ring

Letters

(1990);

of

Sauro n

Gudrún (2009); The Fall of Arthur (2013) e l’ultimo Beowulf: A Translation and Commentary (2014).

Autore della scoperta, l’olandese René van Ros-


Tolkieniano Collection n. 1/2014

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sénberg, che dal 1986 ha aperto a Leiden, Olanda, la più

«Mostrò un grande interesse per la vegetazione e una certa

importante e meravigliosa libreria, Tolkienshop, intera-

conoscenza della stessa: ne conosceva i nomi latini e inglesi e

mente dedicata a J.R.R. Tolkien al cui interno trovano po-

di continuo chiedeva a Rosmalen i nomi in olandese di alberi

sto oltre a centinaia di libri e oggetti anche la sua collezione privata che da sola vale il lungo viaggio fino ai Paesi Bassi. Ma René è stato anche ex assistente” presso

e fiori; e se Rosmalen non li conosceva, Tolkien gli traduceva in olandese i nomi dal latino e dall’inglese per vedere se così gli dicevano qualcosa. Tolkien aveva una certa conoscenza dell’olandese» (R. van Rossénberg, 1992)

l’Università di Leiden e per molti anni Presidente della Società Tolkieniana Olandese “Unquendor”, oltre ad essere oggi un importante studioso delle opere e della vita di Tolkien.

All’ora di pranzo passarono dalla libreria e dopo aver scambiato alcune parole con i dipendenti e i clienti, Tolkien chiese di andare in albergo per riposare. Dopo la pausa in albergo, van Rosmalen accompagnò Tolkien an-

Prima di parlare del ritrovamento del nastro, che in realtà è avvenuto nel 1993 ma solo oggi è stata reso pubblico, è bene fare un breve cenno alla visita olandese del

cora per Rotterdam e alle 17 raggiunsero il luogo dell’incontro della Hobbit-cena, in olandese Hobbitmaaltijd: il ristorante Flev di Rotterdam.

professor Tolkien. È bene ricordare che la prima traduzione di The Lord of the Rings si è avuta nel 1956 in Olanda con la pubblicazione in tre volumi con The Fellowship of the Ring tradotto in De Reisgenoten per i tipi della Het Spectrum di Utrecht. L’anno successivo, verso la fine di novembre

1957,

un

dipendente

del-

la Voorhoeve and Dietrich, Cees Ouboter, attraverso la casa editrice olandese scrive a Tolkien chiedendogli di partecipare a un evento in suo onore a Rotterdam nel mese di gennaio 1958. La corrispondenza tra i due continua e la data,

per

ragioni

legate

all’organizzazione

e

per

l’indisponibilità di Tolkien a causa di un problema familiare, fu fissata per il 28 marzo 1958. Tolkien riceve i biglietti da Rayner Unwin il 19 marzo e il 28 marzo arriva con la nave Duke of York la mattina presto. All’arrivo trova Ouboter, che sventola una copia della Compagnia dell’Anello, che lo affida aJo van Rosmalen, il responsabile del dipartimento pubblicitario della Het Spectrum. Van Rosmalen lo accompagna prima in un ristorante e poi in giro per Rotterdam restando colpito dai segni visibili dell’appena terminato secondo conflitto mondiale e dai tanti parchi. Scrive René van Rossénberg nel suo saggio Tolkien’s Exceptional Visit to Holland: A Reconstinction(d’ora in poi R. van Rossénberg, 1992) pubblicato nel 1992 in Proceedings of the J.R.R. Tolkien Centenaiy Conference e tradotto in italiano da Sabrina Giuriceo per «Minas Tirith», la rivista della Società Tolkieniana Italiana (n. 22, 2008, pp. 125140) che:

All’incontro presero parte circa duecento persone, ma come racconta Réne nel suo lavoro, le richieste furono molte di più, e un Comitato d’onore composto dal sindaco di Rotterdam, Gerard van Walsum, il suo assessore alla cultura, due rappresentanti dell’ambasciata britannica e cinque docenti, tra i quali un amico e collega di Tolkien


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dell’Università di Amsterdam, il Prof. Piet Harting.

al professor H.W. Lambers, uno dei clienti della Voorhoeve & Dietrich, che riferendosi alla:

A introdurre i lavori Gus Sötemann (che più avanti diventerà Professore di Lingua e letteratura olandese

«All’emozionante scena ai confini di Mordor, quando Gollum

all’Università di Utrecht), che convinse l’editore olandese

si piega su Frodo che dorme, lacerato tra l’amore di Gollum

a pubblicare l’opera di Tolkien. Il primo a parlare fu Cees

per l’Anello e la parola d’onore di non prenderlo data da

Baars,

l’amministratore

delegato

della

Voorhoe-

ve andDietrich, a seguire la nota autrice olandese Hella Haasse, il direttore dell’Het Spectrum Daniël de Lan-

Sméagol a Frodo. L’elemento cruciale in questa scena, secondo Lambers, è la “diffidenza” che fa sì che il Bene agisca come Male: Gollum è addolcito dalla vulnerabilità dello hobbit dormiente ed è sul punto di redimersi; ma Sam, fuorviato

ge,poi il professor Pier Harting e Cees Ouboter. Dopo

dall’amore per il suo padrone, interviene e impedisce così la

alcuni interventi dal pubblico. L’intenzione era quello di

rinascita di Sméagol. La bontà di Sam rende impossibile

parlare mentre si cenava, ma nessuno seguì questa indica-

quella di Gollum. E Tolkien rispose: “Ho pianto mentre la

zione tranne Tolkien che: «Si buttò immediatamente su ciò

scrivevo”». (R. van Rossénberg, 1992)

che gli era stato messo davanti e così provò di essere un vero hobbit».(R. van Rossénberg, 1992). La cena Hobbit

L’intervista a René van Rossénberg

prevedeva “l’insalata con uova all’Omorzo Cactaceo”, “Verdure di Baccador”, “Gelato con frutta di Gildor” e

Di quella serata, sembrava solo restare il ricordo dei pre-

la “Zuppa alla Maggot”. Non poteva mancare tabacchi

senti. Poi finalmente la grande notizia: esisteva una regi-

olandesi offerti dalla Van Rossem che l’offrì in bellissimi

strazione. Su questo ho chiesto direttamente a chi ha sco-

vasetti di porcellana blu Delft e pipe d’argilla vecchio stile.

perto il nastro, René van Rossénberg, che è anche un gran-

Arrivò poi il turno del tanto atteso ospite.

de amico e collezionista, e qui trovate le sue risposte.

«Tolkien sorprese il suo pubblico iniziando con un saluto in

O.C.: Come è nata la tua ricerca?

olandese “beste luitjes” (cara gente). Il discorso che tenne fu

R.v.R: Nei primi anni Novanta ero presidente della Un-

una parodia del discorso d’addio di Bilbo Baggins all’inizio

quendor, la Società Tolkieniana Olandese, e pensai di

de II Signore degli Anelli, con l’aggiunta qua e là di celie e un po’ d’olandese ed elfico, che piacque molto all’audience di Rotterdam» (R. van Rossénberg, 1992).

scrivere un intervento sul legame tra Tolkien e i Paesi Bassi al Tolkien Centenary Conference al Keeble College di Oxford del 1992. La ricostruzione fatta da Humphrey

E concluse dicendo:

Carpenter nella sua biografia, era un buon punto di partenza. Ho intervistato gli organizzatori di quella sera del

«Sono passati esattamente vent’anni da quando ho comincia-

marzo 1958 e alcune delle persone presenti, rintracciato

to a completare la storia dei nostri riveriti antenati Hobbit

alcuni testi dei discorsi, ho trovato ritagli di giornale e le

della Terza Età. Guardo a est, a ovest, a nord e a sud e non

fotografie scattate durante l'evento. Io mi sono formato

vedo Sauron, ma vedo che Saruman ha molti discendenti. Noi

come storico, quindi so come fare questo tipo di ricerche.

Hobbit non abbiamo contro di loro alcuna arma magica. E

Per quanto riguarda il discorso tenuto da Tolkien, in un

tuttavia, miei gentili hobbit, brindo a voi rivolgendovi

primo momento ho avuto solo cattive notizie; il testo andò

quest’augurio: agli Hobbit! Possano sopravvivere ai Saruman

perso e chi partecipò non aveva una chiara idea di che

e vedere di nuovo la primavera tra gli alberi». (H. Carpenter, La vita di J.R.R. Tolkien).

Moltissimi gli aneddoti raccontati da René van Rossenberg con riferimento alle domande del pubblico ma tra quelle che più colpiscono, la risposta che Tolkien diede

cosa esattamente parlò. “E ' stato divertente” è stata di solito tutto quello che ho sentito da loro. Eppure, venne fuori che esisteva una registrazione su nastro, ma non era chiaro se quel nastro fosse sopravvissuto e dove potesse essere. Ho dovuto cercare abbastanza, ma alla fine ci sono riuscito».


Tolkieniano Collection n. 1/2014 O.C.: Perché solo oggi la notizia? R.v.R.: Il nastro è abbastanza vecchio e ha bisogno di essere restaurato in maniera professionale e conservato affinché possa sopravvivere. Attendere ancora sarebbe stato poco saggio e ho pensato che questo fosse il momento giusto.

O.C.: In tutto questo che ruolo ha avuto la Tolkien Estate? R.v.R: Il nastro è un vecchio formato a bobina. Quando l’ho sentito per la prima volta è stato difficile ascoltare ciò che Tolkien stava dicendo. Un vecchio nastro dove si sentivano dei rumori e poi Tolkien non parlava sempre direttamente nel microfono. Ho preparato un file digitale e ho inviato una copia a Christopher Tolkien per sapere se poteva darmi un aiuto a trascrivere il discorso del padre. Su mia richiesta aveva già cercato gli appunti di suo padre con il testo del discorso, ma non riuscì a trovarlo. Christopher Tolkien è stato gentilmente e mi ha aiutato moltissimo con questo progetto dandomi il permesso di renderlo pubblico.

O.C.: E ora cosa accadrà? R.v.R: Si tratta di un progetto congiunto tra me, Jay Johnstone e lo staff di Legendarium. Dalla base del 1993 a oggi, la qualità del suono è migliorata notevolmente. Poiché il progetto è in progress vi informeremo su tutto ciò che accade. Basta tenere d'occhio il mio sito web www.tolkienshop.com, e quello di Legendarium, http:// legendarium.mymiddleearth.com/. Grazie a René… non ci resta che attendere.

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Le edizioni italiane di Tolkien: quanto vale...? Tolkieniano consiglia Negli ultimi anni, grazie anche alla spinta delle trilogie di Peter Jackson, il numero degli appassionati lettori e collezionisti tolkieniani è cresciuto in modo esponenziale. E questo è un gran bene! Gli spettatori son diventati lettori e, un buon numero di loro son diventati collezionisti delle diverse edizioni italiane del nostro professore di Oxford. Numerose sono le richieste che ricevo da amici all’inizio della loro carriera di collezionisti che vanno dal semplice consiglio su quale opera acquistare o pareri sul valore di un’edizione. Per me è sempre un piacere rispondere e vedere come cresce il nostro mondo collezionistico. Non a caso ho creato un gruppo su facebook interamente dedicato ai Collezionisti Tolkieniani Italiani che cresce in numero e qualità e dov’è possibile scambiarsi opinioni, link e consigli su libri e oggetti legati all’opera di Tolkien. Dopo aver pubblicato la prima bibliografia italiana delle opere di Tolkien “J.R.R. Tolkien. La bibliografia italiana dal 1967 ad oggi” (L’Arco e la Corte, Bari, 2013), ho pensato di creare una sezione nel mio blog con l’indicazione del valore per ognuna delle edizioni italiane. Chiaramente sono valutazioni personali e indicative e non sono da considerarsi in termini assoluti. Il valore di un’opera è determinato dalla richiesta e dall’offerta. Se oggi un’edizione che ha un valore di 10 euro dovesse, per ragioni diverse, esaurirsi sul mercato e di contro la richiesta da parte dei collezionisti dovesse aumentare è chiaro che il prezzo possa aumentare esponenzialmente. Il valore di un’opera è dato dal numero di copie sul mercato; dal numero delle richieste; dallo stato dell’opera; dall’eventuale appartenenza a un protagonista della storia tolkieniana italiana. I fattori sono molteplici e possono influire negativamente o positivamente sul valore finale. Ho perciò voluto indicare solo valori di massima anche perché, soprattutto su internet, girano edizioni a prezzi da incunaboli! Aggiornerò spesso le valutazioni perciò non vi limitate a una sola visita. Sul mio sito http://tolkieniano.blogspot.com, trovate i link alle edizioni con le copertine; l’anno di prima edizione; il valore minimo e massimo ed eventuali note.

Potete cliccare sulle copertine per avere maggiori informazioni. Ci sono proprio tutte, quindi è anche un modo per verificare quale edizione manca alla vostra collezione che vi auguro un giorno possa essere completa per passare alle edizioni straniere! Per ogni cosa, continuate a scrivirmi a tolkieniano@gmail.com per me sarà sempre un piacere conoscere nuovi appassionati tolkieniani. Oronzo Cilli e René van Rossénber, Tolkienshop, Leiden


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Ex Libris di Tolkieniano Collection disegnato dal maestro Piero Crida Un pensiero che pervade ogni buon serio collezionista è: “in che modo è possibile rendere unica la propria collezione e far sì che sì che si leghi, nel tempo, al nome del proprietario?” Le risposte possono essere due: in modo semplice con la propria firma oppure in maniera più colta, con un ex libris. Quando, nel lontano 1996, ho cominciato a collezionare i libri di e su Tolkien non avevo idea di quello che poi sarebbe nel tempo diventata. Il primo libro (o meglio tre) mi fu regalato dalla mia fidanzata, oggi madre dei miei due figli. Un dono che mi spalancò una finestra su un mondo che ancora oggi sa regalarmi forti emozioni. Tutto è partito da quel Natale e oggi, dopo diciotto anni, nella mia libreria trovano posto circa milleduecento libri di e su Tolkien. Edizioni di ogni tipo e provenienti da oltre quaranta paesi; testi accademici di Tolkien; libri appartenuti a membri della famiglia Tolkien ed edizioni italiane provenienti direttamente da Oxford. Una collezione che merita attenzioni quotidiane e che ritengo ormai parte fondamentale della mia. Un “membro” della mia famiglia che mi ha permesso di aprire questo blog, scrivere la prima bibliografia italiana delle opere tolkieniane, che mi ha fatto conoscere moltissimi appassionati tolkieniani e che tra loro, e non solo, non suoni nuovo il nome di “Tolkieniano Collection”. A un certo punto è cresciuta anche in me il pensiero posto all’inizio. Come posso rafforzare il rapporto con la mia collezione? La risposta è stata una sola: creare un proprio ex libris.

Ma cosa sono gli ex libris? Moltissimi di noi hanno incrociato nella propria vita libri che presentavano sulla controguardia incollato un “foglietto” con un disegno, un nome e la scritta ex libris capace di raccontare la storia del precedente proprietario e di trasformare un libro “comune” in qualcosa di molto personale. Ex libris, cioè “dai libri di” è un modo speciale di legare un libro alla propria collezione, alla propria passione, alla propria vita. Sono principalmente a stampa xilografica o tipografica ma ce ne sono anche in lino, stoffa o su timbri a fuoco, inchiostro o a lacca.

Il più antico, dopo l’invenzione di Johann Gutemberg della stampa a caratteri mobili (1455), è quello del cappellano bavarese della famiglia Schonstett, Hans Knabensberg, soprannominato “Igler” dal tedesco “riccio” (1470). Il suo ex libris, con incisione xilografica, delle misure 143x210 mm e rappresenta proprio un riccio su un prato fiorito e sopra l’animale, una banda con scritto in Fraktur, il tipico carattere gotico, “Hanns Igler das dich ein Igel Küss” (Hans Igler che il riccio possa baciarti) che allude forse al carattere del proprietario oppure al rischio che correvano il male intenzionato. Se quello di Igler è forse il più antico, il primo datato è del 1516 realizzato dal pittore e incisore tedesco Albrecht Dürer per Gerolamo Ebner. Ben presto questo modo di “marcare” il libro - che per motivi di alfabetizzazione e costi era un bene raro – si sviluppò in tutta Europa. Del 1530 sono i primi ex libris italiani creati per il teologo francescano di Ferrara, Gerolamo Veratti, e il triestino principevescovo, Bernardo Clesio. Entrambi xilografici e recanti stemmi araldici. Fino al 1750, gli ex libris rappresentano spesso temi araldici per poi arricchirsi, dopo la Rivoluzione Francese con immagini più creative. Nell’Ottocento si rinnova l’interesse per questo "marchio" di proprietà creati dai più importanti grafici e incisori del tempo daAlexandre De Riquer a Aubrey Vincent Beardsley a Giulio Aristide Sartòrio a Emil Orlik e Adolfo De Càrolis. Il primo testo dedicato interamente a questa bellissima arte è del 1902, “Gli ex libris italiani”, firmato da Achille Bertarelli e David-Henry Prior per Ulrico Hoepli mentre del 1908 il volume di Jacopo Gelli, “3500 Ex libris italiani” sempre per Hoepli. Gli ex libris sono diventati opere d’arte ricercati da collezionisti e tanto più importante è il proprietario o l’artista che l’ha realizzato, tanto più alto è il suo valore di mercato. Un semplice foglietto capace di raccontare storie, passioni di chi, attraverso un libro, vuol lasciare un segno del suo


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passaggio e tramandarlo a chi, si spera, continui questa passione. Una sorta di marcatura artistica capace di appassionare bibliofili che ogni qual volta si ritrovano tra le mani, un libro sono capaci di andare oltre ciò che stato scritto dall’autore. E così quell’oggetto diventa un passaggio, una porta, una finestra che racconta luoghi, storie, aneddoti, segreti, trame che solo in pochi sanno apprezzare.

15 Giusto per ricordare, Piero Crida ha illustrato le copertine Rusconi de: 1. Il Signore degli Anelli, 1970 2. Il Signore degli Anelli (trilogia), 1974 3. Il Signore degli Anelli, 1977 4. Albero e Foglia, 1976 5. Il Silmarillion, 1977 6. Le avventure di Tom Bombadil, 1978 7. Racconti incompiuti, 1986 8. Racconti ritrovati, 1986 9. Racconti perduti, 1987 10. La realtà in trasparenza. Lettere, 1990 11. Racconti incompiuti, 1992

E così è nata l’idea del mio ex libris disegnato dal maestro Crida.

Il mio ex libris tolkieniano Il professor Tolkien non aveva un suo vero e proprio ex libris ma amava firmare i libri nella sua biblioteca come ho avuto modo d’illustrare in un precedente articolo. Ma in Italia, in occasione del centenario della nascita dell’autore inglese, nel 1992 si tenne il primo concorso internazionale per autori di ex libris ispirati a Tolkien raccolti in un volume “Il mondo di J.R.R. Tolkien negli ex libris” edito da Keltia editrice. Come scrivevo poco fa, anch’io, a un certo punto, ho sentito il bisogno di rendere più personale la mia collezione e di farlo apponendo a tutti i miei volumi, un ex libris. La decisione è stata davvero meditata e valutata per lungo tempo. Il dilemma era tra lasciarli così come li ho trovati o “marchiarli” per sempre in modo da segnare in perpetuo la proprietà. Il secondo passaggio è stato quello di cosa rappresentare su un “foglietto”, una specie di tatuaggio librario, che non potrà più essere rimosso. Le idee e i dubbi sono stati davvero tanti ma alla fine, in maniera davvero inaspettata, è giunta la migliore delle soluzioni. Ne ho discusso con un caro amico che, oltre ad essere una persona meravigliosa, è anche un grande artista e con Tolkien ha molto a che fare giacché ha illustrato le più belle copertine dei libri di Tolkien pubblicati da Rusconi: Piero Crida.

L’ex libris presenta al centro un rosone (non svelo da cosa è composto ma ringrazio per il suggerimento l’amico Roberto Fontana, tra i massimi esperti di calligrafia elfica) e le scritte in alto “ex libris”, il mio nome e in basso “TOLKIENIANO COLLECTION”. Il tutto è racchiuso in una cornice tanto cara ai tolkieniani perché utilizzata da Piero Crida per la famosa copertina de Il Signore degli Anelli edita da Rusconi dal 1977. Il risultato è un ex libris che raccoglie in sé tutto ciò che mi riguarda con l’aggiunta di esser stato realizzato da un importante artista che legato il suo nome a quello di Tolkien grazie a delle meravigliose ed evocative copertine. Ho provveduto a stamparlo in tipografia e così segnerà per sempre la mia collezione. L’ex libris è anche presente sul sito del maestro Piero Crida dov’è possibile anche ammirare altri suoi lavori tolkieniani e no. P.S. L’originale che troverà posto nella retroguardia dei miei libri, ha un particolare che nell’immagine non è stato riprodotto e che perciò lo rende ancora più unico. Piero Crida Nasce a Torino e compie i suoi studi presso l'Accademia


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Albertina di Belle Arti. Ha insegnato Storia dell’Arte ed Estetica al Museo di Arte Moderna di Torino e alla Fondazione dei Centri di Studi Europei della stessa città. Ha disegnato collezioni di tessuti per Missoni, Etro, eBenetton, e gioielli di Pomellato e Sicard, piastrelle in ceramica per Opificio Umbro e illustrazioni per Rusconi, Franco Maria Ricci e tanti altri. Le sue illustrazioni si trovano su Vogue, Harper Bazaar e Vanity e mentre i suoi librioggetto, pezzi unici, su testi di Evelina Schatz, sono esposti alla Biblioteca dell’Accademia delle Scienze di San Pietroburgo. I suoi acquerelli sono stati esposti in Europa, Sri Lanka e Stati Uniti e sono stati in asta da Sotheby.

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Un album con disegni originali di Pauline Baynes del 1941 L’arte della illustratrice di J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis

Agli appassionati di J.R.R. Tolkien e di C.S. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia, il nome di Pauline Diana Baynes (1922-2008) suonerà familiare in quanto per i due autori inglesi, e membri del gruppo degli Inklings, ha disegnato e illustrato alcune delle loro più conosciuti libri. L'album che qui presento è firmato e datato da Pauline Bayne al 1941.

Nel 1940, in seguito allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il Woman's Voluntary Service inviò le due sorelle Baynes a lavorare come assistenti modelliste del Royal Engineers (i genieri) nella sezione Sviluppo e Formazione del Camouflage nel Castello di Farnham. La sezione curava il “camuffamento” dei mezzi militari e già durante la Prima Guerra Mondiale aveva visto artisti come il pittore surrealista Roland Penrose in veste di docente. È a questo periodo che corrisponde questo album di disegno della Baynes dove compaiono moltissimi stemmi e insegne militari. Dopo quest’incarico passarono a disegnare mappe e carte nautiche l'Ammiragliato inglese a Bath e nello stesso periodo, grazie a Powell Perry, che stampava libri illustrati per bambini, la Baynes ottenne il suo primo incarico, illustrando il Question Mark. Nel 1942, la Baynes stava disegnando grafici per il Dipartimento Idrografico dell’Ammiragliato inglese a Bath, mentre illustrava libri per bambini, questa volta per Country Life. Il suo debutto, come scrittrice e illustratrice è stato nel 1948 con Victoria and the Golden Bird, e nello stesso anno arrivò anche la commissione che l’avrebbe legata al nome di J.R.R. Tolkien dopo aver consegnato all’editore Allen and Unwin il suo portfolio.


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Letture Tolkieniane... alcuni consigli

Diversi lettori mi chiedono consigli su cosa leggere

Testi fondamentali

per meglio conoscere il Tolkien Autore e soprattutto il Tolkien Professore. Come spesso accade, consiglio testi

La Realtà in trasparenza. Lettere

che personalmente ritengo utili e appaganti e che rappre-

A cura di H. Carpenter e C. Tolkien

sentino per me fonte d’informazioni utili e preziose.

Bompiani, 2001, pp. 517

Quella che segue non è una classifica ma solo

Brossura con sovraccoperta

un’elencazione dei testi, in italiano e in inglese, che ritengo indispensabili e meritevoli di attenzione. Ogni testo qui presentato soddisfa appetiti letterari differenti: dalla semplice introduzione allo studio più approfondito. Qualcuno mi perdonerà se in elenco non figurano opere di approfon-

Francia, fronte della Somme, marzo 1916. Truppe

dimento scritte da autori italiani.

britanniche sono acquartierate fra casematte e trincee fan-

Purtroppo, e lo dico con rammarico, i testi o gli articoli su

gose. A intervalli imprevedibili fischiano le granate, im-

Tolkien e la sua opera pubblicati nel nostro paese negli

perversano i proiettili. È un triste pomeriggio pioviggino-

ultimi anni del professore di Oxford, o della sua Terra di

so; un ventiquattrenne ufficiale dell'11° fucilieri del Lanca-

Mezzo, quasi sempre hanno solo il nome sulla copertina.

shire ha letto vecchi appunti di lezioni militari, ed è già stufo dopo un'ora e mezza. Tralasciata quell'occupazione

In conclusione, fermo restando il consiglio di leggere i

frivola, si dedica a qualcosa di serio: ritocca e perfeziona

testi di e su Tolkien nella lingua originale, mi sento di indi-

un linguaggio di sua invenzione, la lingua delle fate.

care alcuni autori che non deludono mai: Christina Scull,

Dell'evento, più importante dei proiettili d'artiglieria, dà

Wayne G. Hammond, John Garth, Tom Shippey, Ar-

notizia in una lettera alla fidanzata.

den R. Smith, Patrick Wynne e Verlyn Flieger.

Quell'ufficiale segnalatore è, naturalmente, John Ronald Reuel Tolkien, e della saggezza che lo spinge continuamente a lasciare da parte le faccende puerili e un po' goffe, la politica, gli affari, la vita mondana, per tornare a realtà autentiche e perenni, gli elfi, le fate, gli alfabeti fantastici, i poemi d'amore, queste pagine sono inesauribile testimonianza. Eccolo nel 1914, durante una visita molto noiosa al rettore dell'Exeter College di Oxford, fuggir via nella piog-


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gia e correre a casa, ai suoi libri; rieccolo nel 1938, al tem-

Questo libro nasce innanzitutto dalla lettura di quei testi, in

po dei patti di Monaco, quando in Inghilterra d'altro non si

gran parte inediti, cui Humphrey Carpenter ha avuto acces-

parla se non di Hitler e del ben riuscito appeasement, pre-

so grazie alla generosità dei quattro figli di Tolkien, oltre

occupatissimo per l'effigie mal riuscita di Mr. Baggins in

che dai ricordi delle tante persone che lo hanno conosciuto

un'illustrazione per Lo Hobbit. E qui rinasce il solito inter-

da vicino. È quindi lecito sperare che il risultato non sia

rogativo. Si crede abitualmente che gli inventori di mondi

lontano da ciò che lo scrittore aveva in mente. Carpenter

paralleli siano tanto più distinti signori normalissimi e un

ricostruisce con grande ricchezza di dettagli il contesto

po' grigi quanto più il mondo nato dalla loro fantasia è

storico e culturale in cui Tolkien si formò e lavorò, rievoca

eccentrico. Tolkien no: leggiamo queste sue lettere (scritte

l’ambiente familiare e la cerchia delle amicizie (su tutte, il

tra il 1914 e il 1973), e ci accorgeremo che nella sua vita di

gruppo degli Inklings, con C.S. Lewis), si sofferma sulla

professore gentile e sereno, di accademico coltissimo e

genesi dei suoi capolavori e sottolinea la valenza religiosa

puntuale, di gentleman refrigerante, di nonno delizioso, si

della sua opera.

nasconde un segreto. Leggiamo e vedremo, forse in traspa-

Il ritratto a tutto tondo che, pagina dopo pagina, prende

renza, che ogni pagina, ogni riga può essere decifrata in

forma è straordinariamente suggestivo e per molti versi

vista di quel segreto. Sbaglia però chi pensa a J.R.R. perso-

sorprendente, specie se si pensa che nella storia della lette-

naggio della Terra di Mezzo: quello è il porto della fantasi-

ratura moderna pochissimi scrittori hanno creato un uni-

a, e come ogni porto finisce per essere autonomo. «Io in

verso fantastico così complesso e ricco, e in grado di eser-

realtà» scrive Tolkien ad Amy Ronald nel 1969 «non ap-

citare una così irresistibile attrazione su diverse generazio-

partengo alla storia che ho inventato né voglio appartener-

ni di lettori. È come «se uno strano spirito avesse assunto

vi». Il suo è un altro mondo, dunque, pur se non è il no-

le sembianze di un professore di una certa età», scrive

stro. Ma quale? (Quirino Principe)

Humphrey Carpenter.

J.R.R. Tolkien la Biografia

Il medioevo e il fantastico

di Humphrey Carpenter

di J.R.R. Tolkien

Lindau, Torino, 2009 pagine 432

A cura di Gianfranco De Turris

Brossura

Bompiani, Milano, 2013 Brossura

Tolkien non apprezzava del tutto le biografie. O,

John Ronald Reuel Tolkien, il

meglio, non gli piaceva l’uso di questo genere letterario

professore che amava i draghi, filo-

come strumento critico. «Una delle mie più radicate con-

logo insigne ed estroso, subcreatore della Terra di Mezzo e

vinzioni», disse una volta, «è che investigare sulla vita di

dei suoi miti cosmogonici, conservatore, cattolico tradizio-

un autore sia un modo inutile e sbagliato di accostarsi alle

nalista, antimoderno al punto tale da preferire i fulmini ai

sue opere». Ma era senza dubbio consapevole che visto

lampioni, i cavalli alle automobili, ha insegnato ormai a

l’enorme successo dei suoi romanzi qualcuno dopo la sua

diverse generazioni ad amare il medioevo e il fantastico e a

morte ne avrebbe pubblicata una su di lui. Negli ultimi

non considerarli entrambi come qualcosa di negativo, di

anni

qualche

cui vergognarsi o addirittura di 'pericoloso'. Tolkien, della

«preparativo», annotando con spiegazioni e commenti vec-

Evasione del Prigioniero dal carcere della Modernità, ne ha

chie lettere e documenti, e scrivendo anche qualche pagina

fatto un atteggiamento positivo e costruttivo, indispensabi-

sulla sua infanzia.

le per uscire indenni mentre si superano tutti gli ostacoli

della

sua

esistenza

fece

dunque


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che si frappongono alla libertà". Così dice Gianfranco de

The J.R.R. Tolkien Companion and

Turris nell'Introduzione ed è grazie a questo testo che fi-

Guide: Chronology

nalmente è venuto il momento di conoscere e apprezzare il

A cura di Christina Scull e Wayne G.

Tolkien medievista, linguista e filologo, grazie al quale si

Hammond

riesce a comprendere meglio il Tolkien narratore e subcre-

HarperCollins Publishers, 2006, pp. 656

atore di quella Terra di Mezzo, di quel "Mondo Seconda-

Rilegato, sovraccoperta con cofanetto

rio" (per usare le sue stesse parole) che lo accompagnò per mezzo secolo.

La maggior parte di questo libro consiste in un resoconto cronologico della vita di Tolkien. Esso comprende

Gli Inklings: Tolkien, Lewis Williams & Co.

un gran numero di citazioni di lettere scritte da Tolkien

di Humphrey Carpenter

con estratti da alcuni dei suoi diari e documenti presenti in

Jaca Book, 1985, pp. 320

vari archivi e biblioteche, e da altre fonti inedite o di diffi-

Brossura

cile reperimento. Sono incluse anche alcuni utili elenchi di scritti di Tolkien, disegni e poesie.

Un recensore del «Sunday Telegraph» commentando questo libro all'epo-

The J.R.R. Tolkien Companion and Guide: Reader's Guide

ca della sua pubblicazione in Inghilterra scriveva:

di Christina Scull and Wayne G.

«Dev'essere tecnicamente molto difficile scrivere la bio-

Hammond

grafia di varie persone contemporaneamente, ed è ancora

HarperCollins, 2006, pp.

più difficile catturare l'atmosfera di un gruppo... Carpenter

Rilegato, sovraccoperta e in cofanetto

è riuscito ad ottenere ambedue le cose in modo ammirevole». Nello scenario oxfordiano degli anni della seconda

Questo libro è una combinazione di “Chi è Chi”,

guerra mondiale e dell'immediato dopoguerra il gruppo di

“Cosa è cosa” e ”Dove” su tutto ciò che riguarda Tolkien.

C.S. Lewis e dei suoi amici era un'istituzione. Li si poteva

Il volume comprende un gran numero di citazioni di lettere

vedere ogni martedì in un locale chiamato «Bird and

scritte da Tolkien con estratti da alcuni dei suoi diari, do-

Baby» discutere davanti a un bicchiere di birra e andare al

cumenti in vari archivi e biblioteche, e da altre fonti inedite

giovedì da Lewis al Magdalen College per scambiarsi let-

o difficili da trovare.

ture a voce alta dei libri che ciascuno stava scrivendo. In quel contesto Il Signore degli Anelli di Tolkien ebbe il suo

Testi consigliati

primo pubblico, Lewis presentò agli amici il suo Le lettere di Berlicche e Charls Williams sottoponeva al gruppo i

J.R.R. Tolkien. La bibliografia ita-

suoi «thriller metafisici». Si erano scherzosamente battez-

liana dal 1967 ad oggi

zati «Gli Inklings», un'espressione che evoca un'idea im-

Oronzo Cilli

palpabile, un sentore, e che rende bene il clima di improv-

L’Arco e la Corte, 2013, pp. 160

visazione cordiale e di reciproco stimolo che quell'amicizia

Brossura

era per ciascuno. Questo libro ci accompagna all'interno di un'esperienza rara e affascinante e ci fa conoscere delle grandi personalità di un mondo letterario penetrando nello stesso tempo il legame che le univa.

Una guida per appassionati e collezionisti scritta da un appassionato collezionista. Una panoramica su tutte le edizioni italiane delle opere di J.R.R. Tolkien pubblicate in Italia dal 1967 ad oggi. Una raccolta di informazioni su


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editori, traduttori, curatori e illustratori che negli anni han-

Tolkien: il mito e la grazia

no legato il proprio nome a quello del professore di O-

Paolo Gulisano

xford. Una guida per chi vuole avvicinarsi al mondo del

Ancora, 2007, pp. 224

collezionismo tolkieniano italiano o per chi semplicemente ama il mondo del creatore della Terra di Mezzo.

Si tratta di una rilettura dei temi cristiani nell'opera di J. R. R. Tolkien, autore uni-

J.R.R. Tolkien: la via per la Terra di mezzo

versalmante noto. L'elemento religioso, fortemente radica-

Tom Shippey

to nelle storie di Tolkien e nel loro simbolismo, nasce dal

Marietti, 2005, pp. 546

desiderio di comunicare la Verità. Con una trattazione piuttosto agile, il volume presenta una visuale ampia sugli aspetti biografici di Tolkien e fornisce un aiuto alla com-

J.R.R. Tolkien: la via per la Terra di Mezzo è la più affascinante esplorazione della creatività di Tolkien e del

prensione del mondo simbolico da lui creato. Edizione ampliata rispetto alla prima.

ruolo fondamentale rivestito dallo studio delle lingue all'interno della subcreazione tolkieniana. Shippey mostra

J. R. R. Tolkien. Tradizione e moderni-

dettagliatamente come la vastissima conoscenza della ma-

tà nel Signore degli Anelli

teria di cui si Tolkien occupava come filologo lo abbia

Stefano Giuliano

portato a scrivere Lo Hobbit e l'intero corpus del suo vasto

Bietti, 2013, pp. 346

Legendarium, un incanto senza tempo per milioni di lettori di ogni età. Il nucleo centrale del saggio si concentra tuttavia sul Signore degli Anelli, considerato come una mappa

Nell'attuale società occidentale, "liquida" e disin-

linguistica e culturale, un'intricata rete di rimandi testuali,

cantata, hanno ancora senso i miti e le storie di eroi? Il

che disvela al lettore moderno il più autentico significato

grande successo di Tolkien sembra dimostrarlo. Le avven-

del mito e della poesia.

ture di Elfi e Hobbit richiamano antichi modelli di comportamento, ripensati però per il presente, come risposte ai

La Compagnia, l'Anello il Potere -

problemi dell'età contemporanea. I rapporti fra individuo e

J.R.R. Tolkien creatore di mondi

potere, i limiti del sapere scientifico e tecnologico, gli ef-

A cura di Bologna T. - De Turris G. - Giu-

fetti dell'industrializzazione sulla natura: questi alcuni de-

liano S. - Gulisano P. - Morganti A. - Ne-

gli argomenti dello studio di Stefano Giuliano. Il percorso

jrotti C. - Pezzi D. - Polia M

di Frodo, fragile Hobbit, diventa metafora della condizione

Il Cerchio, Rimini, pp. 224

dell'uomo di oggi, preda di spinte contrastanti che ne mina-

Un volume collettaneo che analizza l'opera di Tolkien sotto l'aspetto simbolico, filologico, letterario e come

no le certezze e le convinzioni. Un uomo, forse, inevitabilmente destinato alla sconfitta.

fenomeno sociale e politico, con una sezione dedicata ai continuatori (e imitatori) del Signore degli Anelli. Gli Au-

Tolkien e la grande guerra. La soglia

tori, tra i primi e piu' qualificati studiosi italiani di Tolkien,

della Terra di Mezzo

sono garanzia di originalità e profondità di indagine.

Garth John Curato da Lorenzo Gammarelli Marietti, 2007, pp. 464

Questa biografia su J.R.R. Tolkien rivela l'orrore e l'eroismo che egli ha realmente vissuto come ufficiale nella


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Tolkieniano Collection n. 1/2014

Battaglia della Somme e descrive il suo rapporto col

Hanno contribuito a questo volume firmandone le

TCBS, il primo circolo di amici intimi di Tolkien, che in

varie parti: Fiorenzo Delle Rupi, Franco Manni, Paolo Bar-

quegli anni lo spinsero a scrivere la sua mitologia. Con

biano di Belgiojoso, Agostino Maiello, Carlo Stagnaro,

questo testo, sui primi anni della vita di Tolkien, John

Tom Shippey, Filippo Rossi, Edoardo Vitto, Andrea Albe-

Garth vuole anche mostrare che l'esperienza della Prima

rici, Walter Scolese, Riccardo Moretti, Ruth Lacon, Wayne

Guerra Mondiale è una delle chiavi principali per capire il

Hammond, Enrico Imperatori, Michele Ballarini, Beppe

perenne fascino delle storie della Terra di Mezzo. Il volu-

Roncari, Elena Grecchi, Roberto Di Scala, Alex Lewis,

me, vista l'accuratezza documentale nella ricostruzione

Gianni Cavallari, Catherine Thorn, Denis Collins, Alberto

storica di quegli anni, risulterà di interesse anche a coloro

Quagliaroli, Nancy Martsch, Jessica Yates, Lorenzo Da-

che non hanno mai letto Il Signore degli Anelli.

niele, Massimo Renaldini, Nicola Farinelli, Edoardo Sbaffi,

Introduzione a Tolkien

Francesco

Mazzotti,

Gregorio

Trebucchi.

Disegni di Lorenzo G.Daniele Tolkien Society Member

A cura di Franco Manni Simonelli, 2002, pp. 496 Brossura

Curiosità Tolkieniane. Sapevi che…



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