Eco Amici di S. Angela

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Desenzano 12 -14 ottobre 2012

Eco Amici di S.Angela

PROSSIMO APPUNTAMENTO ROMA 8 - 10 marzo 2013

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SUOR CARLA

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DIDATTICA DI GESù Comandamenti didattici

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AMICI DI S.ANGELA Risonanze

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L’ANGOLO DI LAURETTA Natale di speranza

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EVENTO Anno della Fede 2012 - 2013 • Indulgenza plenaria • La professio fidei


Suor Carla 

Q

uesto è il tempo che il Signore ci dona per “affilare l’ascia”, o meglio il tempo in cui lo Spirito Santo affila la nostra ascia.

 Dio Padre ha un piano, un sogno: far conoscere all’uomo l’infinito Suo Amore, farsi conoscere, riportare l’uomo all’amicizia originale con Lui.  Per realizzare questo progetto, questo sogno, il Padre manda Gesù.  Gesù ha una strategia: fare dei discepoli. Il suo metodo è: • scegliere i discepoli • formare i discepoli • mandare i discepoli perché formino altri discepoli

 Gesù vuole realizzare questo anche oggi. Vuole renderci più discepoli, darci i suoi tratti, renderci simili a Lui. Come?

 Con la Sua Parola. •

La Parola trasforma il mio cuore, cambia la mia vita? I primi cristiani erano assidui nell’ascoltare la Parola. Io ho questa assiduità? La Parola custodisce i miei pensieri? Sono capace di sostituire i miei pensieri inutili, futili, vani, pericolosi, con la Parola? Per fare questo prima devo essere consapevole del turbinio dei miei pensieri, del frastuono che causano nella mia testa, nel mio cuore. (Mc 7,21)

 Gesù ci invia perché a nostra volta formiamo altri discepoli. (ricordiamo che questa è la sua strategia)

 Con la preghiera. • •

Il mio agire, operare è la conseguenza, il frutto dell’intimità con Gesù durante la preghiera? Sono quindi contemplaattiva/o? se le cose stanno così la mia attività è il frutto della mia comunione incessante con Gesù. Il discepolo è colui che assomiglia a Gesù. Che cosa c’è in me che riproduce i lineamenti di Gesù? Che cosa invece in me non assomiglia a Gesù?

Come è la mia preghiera? È una relazione d’intimità con Gesù, con il Papà Dio, con Maria e i Santi? Oppure è una ripetizione meccanica di formule?

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• Come possiamo realizzare questo? Con l’esempio e la testimonianza della nostra vita. • Sono sempre lieta/o, positiva/o, propositiva/o? • Il mio volto, il mio sguardo, riflette la luce, l’amore del volto, dello sguardo di Gesù? • Le mie parole, i miei gesti, le mie scelte sono quelle di Gesù? Educano? Formano? • Ho l’attenzione per essere di esempio con il mio comportamento? • Sono “formatore” con l’attenzione alla “comunicazione” che porta alla comunione? • Caratteristiche di Gesù formatore sono la pazienza e la gradualità. Cerco di farle mie? • Quali le motivazioni di fondo che mi


muovono, mi fanno agire? Quale l’obiettivo chiaro che mi spinge a fare mio questo impegno di formatore?

• Sono convinta/o che è bello sostare nell’intimità con Dio, ma che il mio posto “..è la, la in mezzo a loro”?

 Conosco la didattica di Gesù’, l’approfondisco?

 Questo cammino, che ci propone Gesù, non è altro che il cammino che ci porta alla SANTITA’. A questa meta è chiamato ciascuno di noi perché battezzata/o, Amica/o di S. Angela, discepola/o di Gesù. Non abbiamo timore di non essere all’altezza, Lui è con noi e ci dona tutte le grazie e gli aiuti che ci sono necessari, importante è “non staccare mai la spina”, cioè vivere in intimità con Lui .

Gesù ha un progetto: quello del Padre. • Gesù chiama e stabilisce un rapporto.

 Ora lasciamoLo fare in questa adorazione. Guardiamo a Lui e lasciamoci guardare da Lui.

• Gesù vive con i discepoli, li istruisce, li educa. • Gesù ha dei • comandamenti didattici.  I discepoli erano consapevoli di essere inviati. • Quali motivazioni mi fanno agire? • Sono consapevole che entro, faccio parte, del progetto di Dio?

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Didattica di Gesù

Comandamenti Didattici a. Partire dalla realtà: Dal concreto all’astratto Gesù, per trasmettere il suo messaggio, utilizza elementi concreti, più che idee astratte. Esempio: L’obolo della vedova, gli invitati alla festa, la torre di Siloe, un amministratore ingiusto o i grandi filatteri dei farisei. Quando poi accadeva di imbattersi in queste realtà il discepolo, per associazione di idee, si riconnetteva agli insegnamenti del Maestro, non solo ricordandoli, ma incidendoli, così, ancor più nella memoria. Gesù, invece di imporre la sua verità, preferiva porre domande, per indurre a riflettere e portare il discepolo a ricercare la risposta dentro di sé (Mc 8, 16-21). Gesù e-ducava (ex-ducere): Sapeva, cioè, estrarre la ricchezza che è nelle persone. Anche oggi, se vogliamo educare dobbiamo fare domande per far riflettere. Anche la vita di Gesù poneva tanti interrogativi (Mt 8, 27; 13, 55-56; 21, 10). c. Utilizzare frasi chiave che sintetizzino il messaggio

• Il giudizio finale: Gesù ripete tre volte la lista delle opere di misericordia (Mt 25, 31-46). • Racconto delle due case (Mt 7, 24-27). Possiamo così scoprire, per mezzo delle cose che egli predicava più frequentemente, ciò che Gesù portava nel suo cuore. Ripetere per far si che uno si ricordi, che quella cosa gli rimanga per sempre, che non se la dimentichi.

David Ausbel, nel suo apprendimento significativo, indica l’utilità di partire da ciò che già si conosce per costruire nuove conoscenze. Allo stesso modo Gesù fa riferimento a personaggi dell’Antico Testamento, come Davide, Mosè, Giona, ecc., o si riferisce ad avvenimenti della Storia della Salvezza, come il serpente di bronzo, la Pasqua, ecc. Gesù utilizza l’Antico Testamento per mostrare che il nuovo ne è il culmine e lo porta a compimento. Perdo un po’ di tempo per spiegarti quello che è stato, quello che è la storia, per dirti la novità. f. Esagerare i contrasti, perché non si possa dimenticare

Le esagerazioni sono un metodo pedagogico per non dimenticare.

Molti insegnamenti, molte parabole, possiedono una frase centrale o sono incentrate su una frase chiave capace di sintetizzare tutto il contenuto. anche

Esempio:

Esempio: 10.000 talenti, la trave nell’occhio, il cammello e la cruna dell’ago, ecc.

Gesù ha utilizzato slogan che sintetizzano un messaggio e che creano ancore di apprendimento.

favoriscono

I grandi pedagoghi ripetono costantemente i temi essenziali.

e. Citare e superare l’Antico Testamento (Mc 5, 1 = Mt 2, 6)

b. Dialogare per mezzo di domande

Esse, inoltre, ne memorizzazione.

d. Ripetere per registrare nella memoria

g. Utilizzare immagini e paragoni capaci di avvicinarci al mistero

la

Gesù fa ricorso a paragoni con immagini come risorsa utile alla comunicazione, per far comprendere il mistero del Regno. Paragona il mistero del Regno a determinati elementi. Egli interessa prima l’emisfero destro del cervello (l’immaginazione e gli aspetti emotivi), e poi il sinistro (l’aspetto logico-concettuale).

Ogni volta che Gesù introduce il suo discorso con le parole : “In verità vi dico...”, dichiara che si tratta di una frase importantissima. Anche lo slogan è molto moderno, utilizzato nella pubblicità per colpire E’ molto usato con i giovani per i cartelloni, i temi.

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Gesù va a sollecitare le corde profonde dell’emotività, per stimolare le persone attraverso quelle che riesce a toccare. Coinvolgere l’affettività è una risorsa meravigliosa per l’insegnamento e l’apprendimento. Egli abbraccia i bambini, chiama Simon Pietro per nome, valorizza la risposta della samaritana.

“Cristo è il «testimone» per eccellenza e il modello della testimonianza cristiana.” Redemptoris Missio 42. Gesù insegna più col suo Esempio che con le parole; e noi? “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri.” Evangelii Nuntiandi 41.

h. Operare segni profetici Azioni che parlano da se stesse:

Sintesi

• Lavanda dei piedi. • Guarire di sabato. • Dare la vita (La più significativa).

Gesù non è soltanto un Maestro; egli è anche Maestro di maestri. Gesù, inoltre, è un grande maestro, se consideriamo che ha saputo trovare risorse pedagogiche atte a far sì che i suoi insegnamenti fossero capiti, ritenuti nella memoria e, poi, vissuti.

i. Farsi bambino Il modello per eccellenza per indicare il Regno è un bambino. Non si può essere discepoli senza acquistare le sue disposizioni.

Gesù ha costituito una comunità di apprendimento con i suoi discepoli. Nella comunità, insegnava. La sua educazione era personalizzata e personalizzante, nel contesto di una comunità di persone nella quale ciascuna di esse era fattore di apprendimento per gli altri.

l. Fare le cose: Ajarai I capi dell’esercito israelita non ordinano mai: “All’attacco”; essi dicono: “Ajarai”, che vuol dire: “Dietro di me”. Per primi essi fanno ciò che poi chiedono ai subalterni di compiere. Anche Gesù ci ha detto Ajarai: Non possiamo pretendere nell’educazione (in casa, coi figli, con i ragazzi) delle cose se noi poi non siamo i primi a farle. I Ragazzi poi in questo sono esigenti, non puoi permetterti di sbagliare.

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Risonanze degli Amici di S.Angela

A

rrivando alla casa Mericiana il nostro cuore si è subito rallegrato e la commovente accoglienza ci ha reso subito felici.

Il primo scritto che ci ha colpito è stato: FARE QUELLO CHE LUI TI DIRA’; questo è stato un impegnativo inizio e per confermare ciò fin dal venerdì sera si è subito entrati nel vivo della sacra atmosfera.

Per realizzare tali impegni dobbiamo chiedere aiuto, sincero, allo Spirito Santo in quanto con la LAMA dell’ascia che rappresenta Gesù ci deve sgrossare il cuore per renderlo capace di esternare tutto quell’amore che LUI ci dona per renderci discepoli credenti come certamente è il sogno di Gesù. Seguendo il SUO esempio dobbiamo essere come dei dirigenti di una grande ditta: essere sempre presenti, primi ad arrivare sul posto di lavoro e ultimi ad andare via, ascoltare tutti e prima di rispondere ponderare bene, col cuore, i vari consigli, per far comprendere che si è capaci ed essere all’altezza del lavoro da svolgere dimostrare con i fatti e non solo a parole. Cosa buona è stata la stesura dei COMANDAMENTI DIDATTICI in quanto rafforza la tesi del fare con ogni mezzo tenendo presente di essere sinceri, accoglienti, buoni ascoltatori, sicuri, decisi nel proprio credo ed avere cuore gioioso e sorriso luminoso; essere così si aprono tutte le porte anche le più ostinate.

Il versamento della sabbia nel contenitore generale mi ha dato l’idea di versare tutti i nostri pensieri, affanni e occupazioni (come ci avevano suggerito) nel cuore di Gesù e da quel momento essere alla completa accoglienza nell’ascolto della parola del buon Gesù. La parola di Dio ci istruisce, ci conduce,ci aiuta ad essere suoi testimoni in quanto lascia una traccia indelebile nel nostro cuore e ci dona la forza di affrontare ogni situazione nel mondo caotico, esigente e contrario della quotidianità. Essere in unione con Dio e in comunione con tutti questi meravigliosi amici di S. Angela mi carica di tanta convinzione, sicurezza e desiderio di portare, con forza, la parola e gli esempi di Gesu’ non solo di ( cercare ) di viverli ma portarli con l’esempio della vita quotidiana a tutti coloro che mi circondano ed incontro.

Sant’Angela è stata veggente regalandoci queste 5 parole che sono la strada maestra per camminare nella luce e sono: MUOVETEVI-CREDETE-SPERATE-AMATE e SERVITE. Tutti gli insegnamenti sono motivo di riflessione e macerazione nel nostro cuore. I ringraziamenti sono doverosi, con tanto affetto, a Padre Raymond, Adriana, Liana, il simpatico ciclista del Sorriso, a Gerardo ed Elide, Carlo e Gabriella instancabili lavoratori, alla carissima suora fotografa che ci immortala ed a tutti coloro che con la loro testimonianza mi hanno arricchito non solo nello spirito ma anche sul lato umano. Con gioia e convinzione un particolare plauso alle nostre due sorelline suore che nelle retrovie tirano tutti i fili dei nostri incontri e sono resi sempre maggiormente interessanti e gioiosi con le vulcaniche e reali idee di Jessica, Federico, Assunta completando la cornice con la presenza dei due sposini chitarristi e cantanti. In verità vi confido che con VOI ed il Buon GESU’ il

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mezzo a noi. Chiama tutti alla sua sequela, chiama me ad essere suo discepolo per poi a mia volta formare altri discepoli. Certo è un incarico molto importante che capovolge la vita è una chiamata a non stare fermo ma di fare, operare, andare come faceva S. Angela e i miei timori sono di non essere pronto alla sua chiamata, di avere ancora addosso delle scorie che vanno tolte con l’ascia, però ho anche la certezza che se mi ha chiamato non mi lascia solo e sarà sempre al mio fianco e mi fornirà tutto ciò che mi necessita per camminare. Lui è luce che mi guida, il maestro che m’indottrina e m’invita a seguirlo e sento che mi dice:“Vieni….e vedrai”. Nel suo progetto d’amore Gesù ha una sua e non nostra strategia per formare nuovi discepoli e per applicarla anche noi dobbiamo ricorrere alla preghiera e ai dieci comandamenti dinamici tempo vola ma nei nostri cuori si costruisce in solididel discepolo indicatici e prendere come esempio S. tà con materiale di prima qualità. Un sincero abbracAngela come aveva cura delle sue figlioline. cio a tutti. Termino con un ringraziamento speciale a Gesù e a Alberto S.Angela per la loro presenza nei nostri cuori, a tutti i fratelli e sorelle che hanno collaborato per la riuscita di questo incontro, alle colonnelle che ci guidano con pazienza, a Pere Raymond guida spirituale tanto cara esenzano meta del nostro incontro, la compaa tutti noi. gnia si è riunita per volere del Signore e di S. Angela, la gioia provata nel ritrovarci, la pace Carlo interiore che abbiamo ricevuto subito appena arrivati è stato un dono grande per ognuno di noi.

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Il tema del nostro incontro è un proseguo del corso di Giovanni avuto a Montefelcino sulla chiamata per ognuno di noi a essere discepolo di Gesù. Dio Padre ha mandato suo figlio in terra per riscattare i nostri peccati e donarci la vita eterna, ha fatto cose strabilianti perché la gente credesse alla sua parola, ma la gente non ha creduto in Lui e anche chi gli era vicino nei momenti finali della sua presenza prima della croce ha dubitato. Lui sapeva da prima ciò che sarebbe successo e anche che i suoi non avrebbero capito il motivo della sua venuta.

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Li aveva scelti con amore, li aveva istruiti sapendo che dopo il suo ritorno al Padre lo Spirito sceso su di loro li avrebbe trasformati in annunciatori della buona novella. Ecco il compito che Gesù ha dato loro, annunciare la sua parola e ancora oggi Gesù ha bisogno di operai alla sua vigna, ha bisogno di discepoli che credono al suo amore, alla sua presenza viva in

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urante il ritiro di Desenzano sono stati ripresi e approfonditi i primi tre capitoli del Corso “Giovanni” sul discepolato. Tra gli interro-


gativi presentati da Adriana, mi sono soffermata sul seguente:

aver condiviso il brano della Prima Lettera ai Corinzi e pregato, a ogni gruppo degli Amici di Sant’Angela erano state assegnate le diverse membra del corpo. …….se vogliamo che Dio sia sempre in mezzo a noi Al gruppo di cui facevo parte, era stato assegnato il dobbiamo CERCARE “INSIEME” LA COMUNIONE SU- piede PERANDO LE DIFFICOLTA’ CONCRETE DEL NOSTRO CARATTERE, APPREZZANDO LE NOSTRE SORELLE E I Scrivevo sull’Eco: NOSTRI FRATELLI, AIUTANDOCI E SUPPORTANDOCI L’insegnamento di Padre Raymond, gli interventi di NELLE DIFFICOLTA’….. Suor Carla e Suor Giuseppina, ma soprattutto l’invoMi sono chiesta: cazione allo Spirito Santo ci hanno aiutato a capire cosa potevamo fare concretamente per la nostra coobbedisco a quello che mi è chiesto di fare nel grup- munità degli Amici di Sant’Angela: po degli Amici? “essere di sostegno ai fratelli di Desenzano e MonCredo e metto in pratica quello che la PAROLA “mi” tefelcino facendo loro visita, in determinati momenti, per condividere gioie e sofferenze e pregare con loro”. Così come ci raccomanda nostra Madre Angela nel Suo V e Ultimo Ricordo: “Vogliate spesso (secondo che avrete tempo e possibilità) specialmente nei giorni di festa, andare a trovare le vostre care figlie e sorelle; e salutarle, vedere come stanno, confortarle, animarle a perseverare nella vita intrapresa. L’ultima raccomandazione mia che vi faccio, e con la quale fin col sangue vi prego, è che siate concordi, unite insieme tutte d’un cuore e d’un volere.

propone ogni giorno, oppure faccio quello che mi è più semplice? Ho la carità di rispettare i tempi di chi mi sta accanto, o devo essere sempre io il centro dell’attenzione? Di che cosa vivo? Gratificazione, affetto, ecc. Perché non alzo lo sguardo per vedere di che cosa hanno bisogno gli altri? Vivo l’amicizia con amore, delicatezza, discrezione, senza giudicare? Trovo il tempo per gli altri o antepongo le cose che interessano a me? In verità vorrei “camminare” con più concretezza e impegno e a questo proposito mi ricordo che, durante il nostro Incontro Plenario del 2009, dopo

Siate legate l’una all’altra col legame della carità, apprezzandovi, aiutandovi, sopportandovi in Gesù Cristo.” Con l’aiuto di Gesù e Sant’Angela confido di mettere in pratica quanto a suo tempo mi è stato chiesto ed ho promesso di fare.

Elide

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on posso esimermi dallo scrivere per rendere grazie al Signore per ciò che ha operato in mezzo a noi in questi giorni di grazia.

Una grande lode voglio innalzarla a Lui Gesù che ha intrapreso un cammino di grande potenza con noi povere e misere creature. Lui ci ha colmato di gioia perché sta rendendo sempre più visibile il Suo progetto di amore con questo gruppo di “Amici”.

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La prima sera abbiamo versato nel contenitore comune il nostro piccolo vasetto colmo di sabbia che rappresentava il nostro peccato, le nostre angosce, le nostre pene, i nostri pesi.

rà in tutti i modi di fermare la nostra crescita personale con difficoltà e sofferenze. Tanto più il cammino è vero e autentico più saranno le tentazioni e gli scoraggiamenti.

Forse abbiamo compiuto questo gesto in modo un poco superficiale, anche se con cuore sincero. Lui Gesù ha operato in noi un vero e proprio svuotamento attraverso i vari momenti dell’incontro e soprattutto attraverso l’Eucarestia e il grande momento dell’adorazione.

Fin da ora prepariamoci al grande giorno dell’ “OPEN DAY” con preghiere e momenti di adorazione perché la potenza di Dio possa raggiungere tanti fratelli in questo anno della fede.

Un grazie grande a Gessica e Federico che nonostante la loro stanchezza e tensione nel gestire le due piccole si sono lasciati lavorare dal Signore per dare all’incontro un timbro di freschezza, di giovinezza e di calore umano. Un grazie a Maddalena e Nicola che hanno reso bello l’incontro con il canto e la musica. Un grazie a Elena che con la sua presenza ha colmato il nostro cuore di gioia Non posso dimenticare la nostra carissima e grande Sara che con il suo carisma giovanile ha accudito i bimbi con cuore aperto e con grande disponibilità e soprattutto con gioia. GRAZIE SARA! Un grazie a tutti, tutti per essersi resi aperti e disponibili all’azione dello Spirito in modo che il progetto di Dio sul gruppo possa continuare il cammino e possa rendersi sempre più visibile. Rimaniamo fermi nel cammino intrapreso e non lasciamoci turbare dall’azione del maligno che cerche-

I vostri volti pieni di gioia e ricchi di grazia del Signore mi infondono coraggio e forza. A tutti il mio grazie e un forte abbraccio

Sr. Giuseppina

E

’ lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità. (Efesini 4, 11-16)” L’esperienza dell’unione durante l’incontro di Desenzano è stata palpabile, ora inizia l’epoca della “NUOVA” Missione. Chiediamo luce al Signore e continuiamo a rimanere ben compaginati tramite il vincolo della preghiera. Grazie Signore Gesù.

Federico

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Il vasetto di vetro

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orse la caratteristica più evidente di questo incontro è stata l’atmosfera di gioiosa amicizia che si è creata tra i partecipanti; certo ogni incontro porta gioia, ma questa a Desenzano è particolare. Perché? Per prima cosa è un dono di S. Angela par-

tenuto” del nostro cuore il Signore rigirava e rimestava con le Sue dita misericordiose la nostra sabbia per trovarvi nascosti piccoli frammenti colorati, piccole schegge di opere buone fatte; tutto questo per conservarle con amore per noi quando saremo da Lui giudicati. Noi tendiamo ad “umanizzare” Dio ma questa immagine del Suo fedele amore per noi mi ha consolato tanto. Ora tornato a casa nei miei soliti problemi (come tanti di noi) cerco di non disperdere quel poco di pazienza che Gesù ha seminato nel mio cuore ed ogni sera prima di addormentarmi nella preghiera cerco se ho raccolto almeno qualche piccola pietruzza colorata.

Franco

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RAZIE!!!!!!!!

“in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.” 1° Tess. 5,18” Rendo grazie al Signore per questi tre giorni passati al Mericianum: ticolarmente forte nei “suoi” luoghi, poi a mio giudizio nei due ultimi incontri l’arrivo di tanti nuovi amici è stata una ventata di freschezza, stimolo e gioia per tutti. Abbiamo ormai esperienza che se un gruppo si richiude egoisticamente in se stesso, prima o poi muore .

GRAZIE per l’accoglienza riservata a tutti e a ciascuno

Penso che per creare questa fraternità sia stato fondamentale quel gesto iniziale (grazie Gessica) di dare ad ognuno di noi un vasetto di vetro pieno più o meno pieno di sabbia da versare in un grande contenitore davanti ad un quadro della Santa Trinità. Il vetro era trasparente; il nostro cuore non è così purtroppo, ma per Dio non ci sono segreti. La sabbia rappresentava tutto ciò che appesantisce ed inquina il nostro cuore, ecco quindi la necessità di ripulire il nostro cuore, farlo vuoto, per poter ricevere tutto quello che il Signore voleva darci GRAZIE per la generosità, la fantasia, la bellezza, la durante l’incontro. A questo proposito era possibile cura con cui è stato preparato e condotto l’incontro mettere nel vasetto ormai vuoto bigliettini con scritto GRAZIE per averci rinfrescato il significato di essere ciò che ci colpiva particolarmente ogni giorno. Suoi discepoli Io ho immaginato che mentre noi versavamo il “con-

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GRAZIE per averci ricordato che il Signore ha bisogno GRAZIE perché siamo tornati a casa, al nostro quotidi noi per realizzare il Suo progetto di amore e di sal- diano, rinnovati con il desiderio forte di fare “comuvezza per tutti nione” con Lui e con i fratelli. GRAZIE per averci ricordato i “quattro pilastri” della GRAZIE a tutti voi cari fratelli e sorelle i cui nomi porprima comunità cristiana: “erano assidui nell’ascolta- to nel cuore per presentarli ogni mattina al Signore. re l’insegnamento degli apostoli e nell’unione frater- GRAZIE!!!! na, nella frazione del pane e nelle preghiere At. 2,42” GRAZIE per averci ricordato che per essere discepoli bisogna mettersi ai suoi piedi e ascoltarLo, leggere e meditare la Sua parola: “la preghiera è il respiro dell’anima” GRAZIE per averci ricordato che bisogna “ajarai” andare “all’attacco”, “dietro di me” “stare davanti” : dare l’esempio, testimoniare con la vita, come dice sant’Angela “Voi dovete vivere e comportarvi in tal modo che le vostre figlioline si specchino in voi. E quel che voi volete che facciano, fatelo voi prima.” GRAZIE per averci fatto deporre ai piedi di Gesù la nostra “sabbia”: Lui ci dice ”il mio giogo è dolce, il mio carico leggero Mt. 11,30” GRAZIE per averci fatto camminare nel deserto senza morire di sete, attraversare il fuoco senza bruciarsi,

Gabriella

H

o molto apprezzato gli insegnamenti di Adriana, Liana e Lino per la ripresa dei temi trattati nel corso Giovanni tenuto a Montefelcino e che, date le esigenze di concentrare il tutto in due giorni, non avevano consentito una riflessione assolutamente necessaria per l’approfondimento e soprattutto per la consapevolezza di tutti i punti trattati. Come avevo espresso brevemente nel momento della condivisione uno dei punti che mi avevano particolarmente colpito è stata l’affermazione della comunione in cui consiste la forza del cristiano: comunione innanzitutto con Dio perché poi da questa deriva la comunione tra tutti noi. Per poter trovare la comunione con Dio è necessaria la preghiera che ci unisce a Lui unitamente ai sacramenti soprattutto la Santissima Eucarestia. Mi è poi molto piaciuto il tema della didattica che era stato solo accennato, sempre per motivi di tempo, a Montefelcino e che si è sviluppato nei “dieci comandamenti didattici” che mi hanno fatto rivivere tutti i momenti della vita di Gesù e il modo in cui ha chiamato i suoi discepoli perché diventassero apostoli. Ringrazio il Signore per questi pochi giorni che hanno ritemprato il mio spirito e grazie a tutti coloro che hanno lavorato per la riuscita di questo incontro.

Italo attraversare i fiumi senza essere sommersi, ed arrivare innanzi a Lui per sentirci dire: “tu sei prezioso ai miei occhi vali più del più grande dei tesori, Io sarò con te dovunque andrai” GRAZIE per averci incoronato “regine” come dice Sant’Angela “da diventare regine in cielo.”

I

l soggiorno al Mericianum di Desenzano per gli incontri plenari è sempre stato per me foriero di pace, serenità e allegrezza, unito al piacere di incontrarmi nuovamente con il gruppo degli amici. Anche questa volta tutti questi aspetti positivi si sono

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puntualmente manifestati. Si vede che Sant’Angela, nei luoghi della sua vita, ci vuole vedere felici e gioiosi e ci aiuta a dimenticare, almeno provvisoriamente, i problemi che ognuno di noi porta con sé. Con il suo insegnamento/intervento Adriana ci ha riportati al tema del discepolato sviluppato durante il nostro ultimo indimenticabile incontro di Montefelcino, sottoponendoci una serie di domande alle quali ognuno di noi era chiamato a dare una risposta personale al Signore.

taglio…………..” Bastano questi esempi (ce ne sono numerosi altri nei Vangeli) per riaffermare che la Parola ci deve sempre accompagnare e istruire lungo tutto il nostro pellegrinaggio terreno, essendo certi che la misericordia

La domanda che mi è rimasta particolarmente impressa e che mi da’ lo spunto per queste mie riflessioni è: “Come ci lasciamo istruire dalla parola di Dio?” In uno dei miei primi incontri con il nostro gruppo mi era stata data questa eloquente Parola: “Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”. Inoltre noi amici di Sant’Angela ci siamo dati una regola e uno dei suoi punti stabilisce testualmente un compito: “Lettura quotidiana della Parola di Dio offertaci dalla Chiesa per l’Eucaristia giornaliera”, seguita da una preghiera e da una pausa di meditazione. Non avevo quindi bisogno di ulteriori esortazioni, inviti o conferme del fatto che la Parola è nutrimento essenziale e insostituibile per la nostra anima e la nostra fede, oltre a trasmetterci gli insegnamenti del nostro Maestro, ai quali possiamo fare riferimento per affrontare i nostri problemi giornalieri. Nonostante che gli impegni quotidiani e il diavolo cerchino sempre di distogliermi da questo “pane quotidiano”, mi sforzo di essere coerente, fedele e perseverante nel cercare di comprendere che cosa la Parola mi vuol dire in quel determinato momento o giorno. Anche durante le Sante Messe celebrate da Padre Raymond durante il nostro ritiro, ho avuto altre citazioni e conferme dalla Sacra Scrittura. In Luca 11,2728 ci viene ricordato: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano”. Nella lettera agli Ebrei 4,12-13 ci viene detto “la Parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri di cuore. E’ viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio

e l’amore di nostro Signore non verranno mai meno, come Giovanni ci ricorda: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21) Con questa promessa di amore e di personale sostegno, rendo grazie al Signore e prego affinché lo Spirito Santo mi dia la forza e la perseveranza di continuare a credere fedelmente nell’efficacia e nella verità della Parola del nostro unico Maestro e Salvatore Gesù Cristo.

Gerardo

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tringimi, con il tuo amore riempimi, portami, più vicino a te se spero in Te arriverò più in alto e volerò con Te,

e tu mi guiderai col potente Tuo Amore” Le parole di questo canto riassumono l’esperienza fatta a Desenzano. Prima di tutto voglio ringraziare: Padre Raymond per la sua presenza, il suo sostegno

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e le sue parole sempre ispirate dallo Spirito Santo; Adriana, Liana e Lino per la chiarezza, la saggezza e la semplicità dei loro insegnamenti; le Suore per la loro testimonianza di comunione. Le frasi chiave di questo incontro, sulle quali dovrò lavorare, per me sono: sono consapevole che la Parola di Dio mi farà fare vita nuova? i discepoli imparano dagli sguardi di Gesù farsi bambini essere sulla terra il cuore di Gesù essere la collaboratrice del sogno di Dio Volevo condividere con voi tutti l’esperienza intima che ho vissuto a Desenzano. Sono arrivata stanchissima sia fisicamente che psicologicamente. Ero molto preoccupata per i due momenti che dovevo presentare. Venerdì sera ero ancora abbastanza tranquilla e in forza, ma sono arrivata a sabato sera che a cena non sentivo neppure quello che mi dicevano a tavola. Ero sfinita e non sapevo proprio come fare perché mi sembrava di non avere la forza neanche di stare in piedi. Beh! Forse è la prima volta che non ho messo niente di mio ( a parte la preparazione della scenografia) in tutto quello che ho detto. Posso dire con certezza che il Signore e Sant’Angela hanno fatto tutto quello che volevano. Abbandonarmi nelle mani di Dio è stato sempre difficile per me, ma sabato sera ho vissuto un momento di piena grazia… ho vissuto quello che avevo scritto nell’eco dell’incontro di giugno: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”.

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e riflessioni sarebbero tante, mi limito all’essenziale per me. Il segno del vasetto svuotato mi ha fatto riflettere molto; lo Spirito Santo l’ha ripulito ben bene togliendo tutto ciò che mi ostacolava. Il cammino è lungo e pieno di ostacoli ma voglio impegnarmi a riempire il mio vasetto con tanto amore, tanta perseveranza e vera gioia affinché la mia vita possa testimoniare la gioia del Risorto anche senza parole. Amandoci gli uni gli altri di sincero amore diventiamo primizia di una umanità nuova portando frutti di santità e di pace. “ Luce vera ai nostri passi è la tua Parola o Signore, gioia e pace ai nostri cuori: fa’ che illuminati dal tuo Spirito l’accogliamo con fede viva per scorgere nel buio delle vicende umane i segni della tua presenza”.

Iride

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esù Maestro e Angela maestra

L’ incontro di Desenzano è stato per me un momento di grande riflessione. Un’ occasione per fare il punto della situazione. Tante sono le domande che mi sono nate dentro e che sono arrivate al cuore e alla mente. Gesù chiama anche me, con tutti i miei limiti e debolezze, anche per me vuole essere Maestro e anche a me chiede di fare altri discepoli. E’ lui che prende l’iniziativa, sceglie e chiama, ma io come collaboro a questo progetto d’amore per l’uo-

Non posso fare altro che lodare il Signore, ringraziare tutte le persone che mi hanno sostenuta con la preghiera e la mia famiglia che mi ha accompagnata in questo viaggio. Il Signore ci ricolmi di ogni bene. Sant’Angela interceda per noi. Un abbraccio

Gessica

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mo? Probabilmente, al suo posto, avrei scelto altre persone più “raccomandabili”. Come riesco a comunicare con questi compagni di cammino che Gesù mi ha messo accanto?

testimoni credibili, a sforzarci di essere Sua immagine, ad avere il suo cuore capace d’amare senza aver paura di puntare alla santità perché è l’unica strada per fare altri discepoli. Nell’ enciclica Evangeli Nunziandi si legge: “Una Chiesa non la si organizza, ma la si genera con la fecondità dei carismi. E, fra tutti i carismi, quello della santità è il più fecondo. Al vigore del linguaggio, alla forza degli argomenti, alla efficienza della strutture, la sensibilità dell’uomo contemporaneo può anche opporre resistenza, ma si arrende facilmente ai segni della santità”.

Liana

P

er me è stato molto bello perché ho potuto riflettere su ciò che era stato annunciato.

Mi ha colpito la domanda fatta da Adriana: “che cosa significa per te affilare l’ascia?” Per me affilare l’ascia è avere la capacità di stare davanti a Gesù vuota spoglia da ogni peccato, da ogni speSono testimone coerente? Immagine di Gesù. ranza di ogni desiderio di cosa creata per avere in Lui ogni mio bene per dare a Lui il possesso completo del Sento nel cuore l’urgenza di partecipare al progetto mio cuore se il mio cuore è pieno di tante infedeltà, di salvezza di Dio o mi preoccupo di più dei miei pro- di tante preoccupazioni come può lo Spirito agire ligetti? beramente? ……..veramente tante sono le domande che mi sono fatta, ma mi sono resa conto, strada facendo, che, oltre al Maestro, abbiamo una grande Maestra: S. Angela. Nei suoi scritti, soprattutto nei Ricordi e nei Legati, posso trovare tanti insegnamenti che mi aiutano in questo compito tanto più grande di me, ma anche entusiasmante capace di mettere il fuoco nel cuore. Gesù dice:

L’altra domanda: “qual’ è la qualità della vostra preghiera? Io non so dire di quale qualità sia la mia preghiera, perché tante volte mi pare di non saper pregare come desidero, eppure ogni giorno il Signore mi dona la sua parola “attraverso” la liturgia delle ore, della messa, ma non sempre dal mio cuore sgorgano parole. Il mio atteggiamento è di cercare di posare il mio cuore, la mia testa sul petto di Gesù e dico: Tu “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come che sai parlare al Padre, Tu sai cosa dire, parla tu per vorrei che fosse già acceso”. Spetta a noi lasciarci ac- me prega tu per me, prega tu in me. Penso che l’importante sia stare con Lui, lasciarmi educare da Lui, cendere! lasciar fare a Lui. Vorrei che il suo sogno si realizzasse E assieme alla maestra ho trovato tanti Amici che de- in me. siderano far parte di questo progetto e sentono l’urgenza di far conoscere Gesù ed il suo amore. Compa- Prendo le parole di S. Colombano abate “Degnati, gni di strada con cui condividere le gioie e le difficoltà mio amato Salvatore, di mostrarti a me che busso, che si incontrano: gli Amici di S. Angela ed ogni volta perché conoscendoti, ami solo te, te solo desidero, che ci troviamo cresce l’affetto tra noi e la consapevo- a te solo penso continuamente, e meditando giorno lezza che Gesù ci ha scelto e chiamato ad essere suoi e notte le tue parole. Degnati di infondere un amore collaboratori e, per aiutarci, ci ha dato una grande grande, quale si conviene a te che sei Dio e quale memaestra. S. Angela ci insegna ad essere veri discepoli, riti che ti sia reso, perché il tuo amore pervada tutto il

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mio essere interiore e mi faccia completamente tua”. gnificative, ma scrivere di sè non è mai facile e sconPossa questo avverarsi in me per tua grazia o Signore. tato. Prima di tutto sono stato coinvolto nel primo “ripasso” del corso Giovanni e, non essendo né un Ringrazio Adriana, Liana, Lino e M. Provinciale per oratore né abituato a parlare in pubblico, davanti ad quello che mi hanno donato in questo incontro, attraverso di loro il Signore mi ha parlato ci sono molte domande ancora sospese con l’aiuto di Dio cercherò di approfondirle per essere sempre più come Lui desidera.

Suor Rosangela

A

ppena giunta al Mericiano per l’incontro plenario “Amici di Sant’Angela, ho detto a Padre Raymond: “Qui si respira aria di spiritualità!” e, aggiungo ora, di grande gioia, quale ci viene trasmessa dall’accoglienza festosa di Suor Carla e di Suor Giuseppina. Come è bello ed edificante notare quanto numerosi sono gli amici che collaborano al progetto della nostra Santa!

una platea così importante e preparata, sono già partito preoccupato ed agitato. L’agitazione è aumentata La cara Gessica ha ben introdotto gli argomenti spi- quando ho sentito le esposizioni di Adriana e Liana, rituali e, con sapienza, ci ha guidati alla meditazione così precise e preparate, ma ormai non potevo più e alla preghiera iniziando con un gesto simbolico: ci tirarmi indietro. ha presentato un vasetto colmo di sabbia che è stato svuotato per essere in grado di accogliere altro. Così, Così è andata, ringrazio tutti per avermi sopportain questi nostri incontri, noi ci dobbiamo presentare to/supportato, speriamo che rimasticare il corso sia “svuotati”, mente e cuore, da ogni preoccupazione e stato positivo. Personalmente penso che nel monte pensiero per accogliere, come buon terreo, il seme ore di un ritiro, inserire un pezzo di corso ed il suo della parola divina ed assecondare il progetto d’amo- approfondimento, sia una cosa molto positiva e che re che Gesù ha per noi. si sposa a meraviglia con il clima di preghiera, silenzio, riflessione, vissuti in modo molto famigliare ed in Desidero tanto rispondere alla “chiamata” del Padre amicizia. Se poi pensiamo al fatto che tutti non c’erache invita a lavorare nella sua Vigna e chiedo l’aiuto no al corso, o a come è stato vissuto da quelli che di Sant’Angela, ripetendo la preghiera letta alle Grez- c’erano, e cioè molto tirato per via della sua durata ze dove Lei nacque. naturale, un po’ più lunga di un ritiro, ecco che averlo “O mio Signore, illumina il mio cuore e riempilo del ripreso e continuare a farlo nei prossimi ritiri credo tuo amore! Fai scoprire a tutti coloro che non Ti co- sia buona cosa. E poi da parte di tutti mi è sembrato di intuire che, escludendo la parte emotiva di Monnoscono quanto li ami.” tefelcino (è stato bello, interessante, Sofia e Chiara Lina bravissime), riguardo alla memoria dei dettagli eravamo abbastanza confusi nel ricordare in modo preciso quello che il corso ci ha passato, in concreto. Così a Roma si fa il bis, e volentieri starò seduto attento alle arissimi amici, doveva essere semplice stavol- esposizioni degli amici, che saranno meravigliosi al ta condividere le impressioni del ritiro, avendo pari di Adriana e Liana, senza il patema di dover sasul piccolo notes già appuntato le frasi più si- lire in cattedra. Ma ritornando a Desenzano ed ai tre

C

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giorni vissuti insieme, che non sono stati solo il corso, ho in mente un clima di serenità e di amicizia che ci fa bene vivere ogni tanto. Lasciare davvero a casa tutte le corse e le preoccupazioni, che facciamo per dovere, che ci toccano, e che sono il nostro modo di tentare di vivere il Vangelo, per fermarci e fare il punto della situazione. Così io Patrizia ed i figli ci sentiamo molto fortunati ad avere questa opportunità e questo “giro” di amici con cui stiamo bene. E ci sentiamo altrettanto fortunati ad avere amici con un cammino così profondo a cui guardare come esempio. Non ultimo infine la fortuna di avere un padre spirituale e delle suore così speciali, pronti a darci le dritte, sottolineare i passaggi e tirare le fila di tutto quello che viviamo assieme. Grazie Signore degli amici che ci metti sulla strada. E per finire, ecco alcuni appunti, annotati al ritiro, quelli che preferisco, non so chi li abbia detti, speriamo di non fare torto a nessuno: “Usare le cose materiali solo come mezzo per fare la volontà di Dio” “Sostituire i miei pensieri, con la parola (di Gesù)” “Che cosa in me non assomiglia a Gesù?” “Il mio comportamento è di esempio sempre?” “Faceva quello che diceva e diceva quello che faceva” Buon apostolato a tutti, un caro saluto,

Lino, Patrizia e figli

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ungi da me Satana! Tu mi sei scandalo, perché non pensi secondo DIO ma secondo gli uomini.

Come diceva padre Raymond il maligno esiste ed è molto furbo quindi ce lo troviamo presente nel quotidiano; ma il buon Gesù ci ha donato la fede che ci permette, ogni volta che cadiamo, di rialzarci e come ci dice il navigatore RICALCOLO la strada per riprendere quella esatta. Di strada ne devo percorrere molta ma grazie a questi incontri mi ricarico nella Fede e continuo con forza e fiducia per ritrovare nella luce la strada principale. Ringrazio tutti, per prima cosa, per la gioiosa e sorprendente accoglienza; ma in particolare tutti per la loro testimonianza e gli insegnamenti che mi permettono di meditare e correggere le varie deviazioni per ritrovare, anche con molta fatica, la diritta via. Un caro saluto a tutti ed al buon Gesù.

Maria Teresa

V

oglio fare una lode infinita al Signore che mi ha permesso ancora una volta di stare con gli Amici con gioia e letizia. Ho veramente avuto una bella impressione nel vedere, nonostante tutto, la felicità e la trasparenza negli occhi di tutti. Non più il gruppo di… il gruppo di Capriolo… di Montefelcino… ma una fusione unica. Abbiamo finalmente imparato a pensare in maniera comu-

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nitaria mettendo da parte individualismi e tornaconti personali. Dio agisce ed entra nella nostra storia a volte piena di problemi usando le sue vie comprese quelle delle persone che stanno intorno a noi. Io, questo, l’ho percepito tantissimo e ringrazio veramente tutti. Se siamo figli di S. Angela dobbiamo fare riferimento a lei che letizia, semplicità di cuore e solidarietà non le mancavano di certo (…dovete conoscere e avere in mente tutte le loro necessità)

ta: Signore come puoi avermi scelto, con tutte le mie mancanze, il mio peccato, ma Gesù sceglie con il suo grande amore che riversa nelle sue creature perché il suo progetto è quello di chiamarci a operare per il suo Regno e di poter fare di noi suoi veri discepoli, di formarci e mandarci in missione come S. Angela vera discepola innamorata di Gesù. Adriana nell’insegnamento che ci ha fatto, ci ha posto la domanda: che cosa significa affilare l’ascia.

Per me come avevo già detto è la preghiera e l’aiuto dello Spirito Santo che si dona e permette a questa Si è parlato di “ascia”. Che cosa è l’ascia per me? ascia di lavorare su di noi per togliere la corteccia e L’ascia per me è la preghiera. Io mi sono coniata una le scorie che abbiamo per poter essere veri discepoli. frase che ripeto spesso: “Affilare le armi”. L’ascia è Infatti S. Angela nel cap.5 vers.5 dice che bisogna preun’arma da tenere sempre ben affilata attraverso gare sempre con lo spirito e con la mente. Mi torna tutti gli strumenti che conosciamo: preghiere, Paro- alla mente quel canto molto bello che dice “Mio Dio la, sacramenti, adorazione… E’ l’arma vincente quella come vasaio modellami, trasformami, cambiami all’ più potente. Si è parlato anche di didattica di Gesù. immagine tua”. Io parto dall’ ultimo comandamento che è la testi- Sono sua creatura e la certezza è di essere nelle sue monianza. mani e che giorno dopo giorno con la sua pazienza il L’essere testimoni, modelli che gli altri possono seguire. Non “l’ armiamoci e partite” ma” l’armiamoci e partiamo”. Io devo essere il primo a prendere l’iniziativa e a partire se voglio che gli altri seguano le mie orme. Devo essere innanzitutto credibile. Non posso insegnare quello che io stessa non faccio. Bisogna azzardare anche a costo di essere derisi, additati e andare contro corrente. C’è in giro tanta sapienza e scienza che se fosse supportata dalla fede potremmo vedere dei miracoli. Sarebbero i veri educatori!

suo amore opera per farmi diventare”.

Come tu mi vuoi io sarò, dove tu mi vuoi io andrò”. Grazie dal profondo del mio cuore ai nostri fratelli, alle nostre Suore e Père Raymond che con tanto amore hanno preparato questo incontro.

C

Grazie a tutti e arrivederci

Maria

E

’ sempre emozionante tornare nei luoghi cari a S. Angela, dove lei ha vissuto, luogo che dona pace e gioia nel cuore. E’ bello incontrarsi condividendo le nostre gioie e anche le nostre tribolazioni, proprio come una grande famiglia e il frutto del nostro incontro ci porta a riprendere il nostro cammino con più vigore. Mi ha fatto riflettere molto la frase che dice “Non voi avete scelto me, io ho scelto voi ” mi sono det-

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Marinella iao a tutti, questo è il nostro primo eco che facciamo. Vogliamo iniziare con la frase che ci siamo detti non appena siamo ritornati a


casa: “questi tre giorni ci volevano proprio!”. Le prime cose che hanno da subito riempito i nostri cuori sono state la famigliarità con tutti e l’accoglienza. Da subito ci siamo sentiti come a casa, ci sentivamo legati a tutti da un filo invisibile che congiungeva i nostri cuori. Questo filo è l’amore di S.Angela, l’amore di Dio. I momenti di preghiera, le celebrazioni eucaristiche, le relazioni dei nostri amici e i momenti di condivisione hanno alimentato in noi il fuoco dello Spirito Santo e delle Fede. La Parola di Dio ci deve guidare ogni giorno e dobbiamo continuamente testimoniare e mettere in pratica, con letizia e semplicità di cuore, quello che essa ci dice, perché “una Chiesa non la si organizza, ma la si genera con la messa in opera dei carismi”. Tutto questo rappresenta la roccia sulla quale vogliamo edificare la nostra nuova famiglia (Mt 7, 2427)

Maddalena e Nicola

L

’incontro di Desenzano è trascorso in un clima di fraternità e serenità particolari, che mi hanno fatto respirare l’atmosfera della prima Comunità cristiana, come pure una presenza viva di S,Angela, culminata nella mattina di domenica trascorsa alle Grezze, nella pace della sua casa, sulla terra che l’ha vista in diverse fasi della sua vita. Vuotare il proprio vasetto è stato l’inizio dell’incontro, gesto semplice, ma di profondo significato: il cuore doveva essere libero da ogni affanno, vuoto per diventare capace di essere colmato dallo luce dello Spirito. Sembrava un gioco da bambini, ma è proprio dei bambini entrare nel Regno di Gesù. La liberazione del cuore si è concretizzata con l’altro segno: “l’ascia”, che la lettera agli Ebrei di domenica ce l’ha presentata in quella “spada a doppio taglio che è la Parola di Dio viva ed efficace” (Eb. 4,13) E’ proprio la Parola che purifica e risana il nostro cuore.

Anche l’altra Parola “ erano un cuor solo e un’anima sola” ha forgiato il pensiero e lo stile di Angela, infatti nei suoi scritti compare più volte la parola “insieme” e nell’ultimo Ricordo “fin col sangue” ci chiede di essere “concordi, unite insieme tutte d’un cuore e d’un volere”. Così pure “vivevano in letizia e semplicità di cuore” trova un’eco profonda nella sua vita, per cui nella Regola invita a essere “lieta e sempre piena di carità”. Con sorpresa ho imparato a conoscere i 10 comandamenti didattici, ossia il metodo usato da Gesù nel suo insegnamento; un argomento molto interessante e di valido aiuto per la catechesi. La parola che più mi ha colpito e che porto con me è che i discepoli imparavano più per quello che Gesù era, perché vivevano in comunione con Lui. Questo è il segreto della nostra fecondità: essere sempre “in Cristo Gesù” (come più volte ripete S. Paolo), qualunque sia il genere della nostra vita, sia nel convento, come nella propria casa.

Suor Annunziata

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bbiamo iniziato questo nostro ncontro a DeMi è particolarmente piaciuto l’accostamento fatto senzano con un gesto simbolico, inventato da tra la Parola di At. 2 e la spiritualità mericiana. AngeGessica, svuotando un vasetto pieno di sabbia la si è lasciata modellare da questa Parola vivendola come svuotamento di noi stessi. Per me non poteva alla lettera, infatti era veramente “assidua nell’ascolinventare un gesto più appropriato! Grazie Gessica, tare e nel pregare “ e così è per noi, Orsoline e Amigrazie Signore per la delicatezza con la quale ci accoci, esempio di vita contemplativa pur nelle attività.

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gli per avvicinarci a Te. E’ incredibile che ogni volta sia toccato l’argomento di cui in quel momento ho maggiormente bisogno. Svuotarsi dalle cose inutili, specialmente dalle paure, come se il Signore non sapesse di che cosa abbiamo veramente bisogno. Mi rendo conto quanto sto accumulando detriti di questo mondo e non Lo metto al primo posto, anche se tutti giorni cerco di partecipare alla Santa messa, e qui che capisco l’importanza di questi ritiri per potersi fermare in silenzio senza le stimolazioni esterne per essere con Lui, amata, accettata così come sono. Davanti al Santissimo è recitato un salmo che dice – tu sei il mio unico bene, all’aurora cerco Te, ha sete di te l’anima mia deserta. Vengono a galla tutte le inquietudini, dubbi e tentazioni. Dico con San Agostino – perché l’anima mia è così irrequieta, sembra che basterebbe poco per rimanere nel Signore, invece non è così. Mi consola S. Angela che ha sempre una risposta a ogni male, e dice: “e considerate che il demonio non dorme mai, ma in mille modi cerca la nostra rovina (X leg, 5). Vorrei ringraziare le nostre care suore che sempre si prendono una grande cura di noi per farci sentire, almeno per un po’, più vicini al paradiso.

Nina

C

oncludevo cosi l’articolo dei tre giorni di fraternità a Montefelcino:”Poiché amandoci, si apre in noi, uno “spazio nuovo” che ci consente, di accogliere gli altri, per amarli….. ” Ripensando a quello che avevo scritto, nella risonanza, mi sono chiesto:” Ma che cos’è questo spazio, che avevo espresso, nel mio pensiero? ma che solo oggi mi è chiaro, dopo aver approfondito il pensiero, di Edith Stein sull’empatia! Leggendo questo libro che ha per titolo: “Per amore di altro”. È la sintesi, in cui l’autore contemporaneo analizza il pensiero nell’opera di Edith Stein, nel suo significato e valore, dell’atto di empatia..”. Empatia vuol dire “fare spazio cioè allargare la mia esperienza, e rendermi conto di accogliere la realtà dell’altro: che sia dolore o gioia, pur non essendo io che soffro o che gioisco. Conta entrare in relazione.. comprendere che è viversi come non autosufficienti, come limitati e aperti a qualcosa d’altro.. Io “so” ha valore cognitivo, che mi consente d’essere in relazione”. Del resto anche la battuta di Suor Giu-

seppina, … ci ha richiamati all’attenzione, nell’ avere una maggior relazione tra di noi, dopo l’intervento di Gabriella, con la successiva esortazione di Adriana “a dire di noi….cioè a far sapere”. Gabriella dicendo di sè con semplicità e commozione ha fatto trasparire ciò che sentiva dentro. Credo che sia stato giusto, che Lei ci abbia fatto sentire i suoi pesi come ci ha fatto sapere col suo modo … senza dire di più. Si può sapere dell’altro, se, si è in relazione con Lui. Soltanto, se vuole. Spetta a Lui spalancare la soglia, che conduce al suo cuore. Come sempre si deve fare tesoro della grazia che il Signore, elargisce ad ogni incontro tra di noi. L’amorevolezza con cui Adriana ci ha trattenuto col suo insegnamento, e Lino con la semplicità della sua esposizione, entrambi, insegnamenti fruttuosi di fede. Ma per non dilungarmi troppo, mi concentro solo su un aspetto, che aveva citato Lino:” Fare le cose: essere i primi, per essere credibili a chi è dietro di me. E’ il principio questo non tanto del fare ma piuttosto quello dell’essere. Se sei, puoi fare, se dai, hai già ricevuto..il di più … e cosi via.. per ogni cosa che facciamo. Ero in Cammino verso Santiago, alla metà di Luglio, quando mi sono fermato a Corrion de los Condes. In questo paese, c’è un albergo di pellegrini, gestito dalle Suore Agostiniane. Conosco bene Suor Caroline, la madre superiora, per averla già incontrata gli anni precedenti. Al mio arrivo, era verso mezzogiorno, dopo esserci calorosamente abbracciati e salutati, in confidenza, mi dice.” Pensaci tu, F. con l’ospitaliero che era italiano, per la cena comunitaria di stasera:”Ho gioito tra me che me lo dicesse.” In questo caso, l’esperienza che ho vissuta, non è stata quella di mettersi per primi, ma quello di mettermi a disposizione. (In un certo senso, dire

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di fare a noi, da altri, è mettersi per secondi).Tutte le ore del pomeriggio, le ho passate per la preparazione del sugo, nel tenere sotto controllo le pentole per la bollitura dell’acqua. Andare al supermercato per cercare la pasta italiana Barilla ( non scuoce come quella spagnola). E acquistare della carne per il ragù, per rendere più gustosa la pasta. Nel tardo pomeriggio, una giovane suora, mette sul tavolo della cucina un cartoncino con scritto:”chi desidera può mettere ciò che vuole per la cena comunitaria. Ciascuno ha messo le proprie cose chi il vino, chi la frutta, chi l’acqua, etc.. Si è riempito il tavolo di ogni cosa. Anche delle pellegrine si sono offerte per tagliare le verdure, il pane … Dopo la messa ci siamo contati: eravamo quasi una cinquantina tra pellegrini e suore della comunità, con calcolo, avevo provveduto a buttare nelle due pentole 5 Kg. di pasta, sperando che bastasse, per tutti. E’ stata una cena ottima, in allegria e soprattutto condivisa, tra di noi pellegrini, nello spirito del Cammino. Quando mi sono seduto al tavolo delle suore, per mangiare insieme a loro, ho chiesto a Suor Caroline che non invitasse i pellegrini presenti a ringraziarmi. E, Suor Caroline con intelligenza, comprende, che sono schivo ai complimenti per come sono. Era una cena preparata con generosità da tutti, in semplicità e fraternità. Dopo aver finito di mangiare, Suor Caroline si complimenta con me, del buon sugo. Ma le faccio intendere semplicemente che mi sono limitato a fare come sapevo fare. Mi guarda persuasiva negli occhi. Per scuotermi dalla mia modestia, penso, sottintendo qualcosa che non comprendo subito. Le dico che avrei potuto fare meglio. Invece, come risposta insiste ancora col suo sguardo. Come a dire. Ma non capisci? Non capivo. Resta fisso in me l’insistenza del suo sguardo. Senza più insistere che capisca. L’ ho compreso più avanti nel Cammino. Quando, verso la fine di Luglio arrivo a Melide. Lì incontro nei pressi della chiesa dove stavo per entrare all’adorazione, due suore, che parlano tra loro italiano. Mi faccio riconoscere che sono italiano e parliamo di tante cose. L’argomento, tra italiani per eccellenza, cade nel parlare di cucina e di sughi all’ita-

liana. La più anziana mi dice che a volte a Lei le tocca cucinare. Ma non le viene bene il sugo. Mentre penso a quello che mi dice, si verbalizza lo sguardo di Suor Caroline alla cena a Corrion.. Comprendo con mio grande stupore, cosa Suor Caroline, intendesse, esprimere insistentemente, col suo sguardo. Come a dire:” Ma non hai capito che cos’è l’ingrediente che volevi aggiungere per fare bene? Lei voleva farmi comprendere:“Che c’è un ingrediente non visibile quando facciamo bene le cose, pur sapendole fare con gli ingredienti naturali ,occorrenti, che siano buoni e altro. Quello che dona bellezza alla comunione, il suo ingrediente perfetto, è quello di mettere l’amore di altro, in ciò che fai. Cosi mi si è svelato lo sguardo di Suor Caroline. Non desidero aggiungere altro. Al ritiro Suor Carla, dice che scrivo molto: è vero. (Per me trascrivere appunti é un modo per memorizzare mentalmente ciò che viene detto, concentrarmi a stare attento al relatore che parla). E quindi si rivolge a me perché dica qualcosa. Intervengo nel dire che. “Affilare l’ascia, è fare per amore di Altro. Di per sè, l’ascia è un utensile usato per tagliare. E il filo (in greco è amore) è la linea tagliente, affilata, dalla mola, che è una pietra abrasiva.” Si può configurare forse la SS. Trinità: “Dove, l’Ascia è Dio, il Filo è Gesù la Mola è lo Spirito Santo”. Con quest’ultima immagine, che è stato il tema della scenetta rappresentata a Montefelcino da Suor Rosangela e Assunta, concludo la mia riflessione. E’ tutto!

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Ferruccio


L’angolo di Lauretta

fia pulita e regolare che Azzurra non conosce. Incuriosita, incomincia a leggere quella lunga lettera che dice così: Ci sarà una volta, figlia mia (una buona volta!) una creatura che mi darà ragione. Oh, io stesso che vedo lontano e so come andranno a finire le cose, devo fare un grande atto di fede, per crederci. Perché me ne sta dando di filo da torcere! La colpa è anche un po’ mia, lo ammetto. Di quella libertà, di quella intelligenza che le ho dato. Due grandi doni che spesso si ritorcono contro di me. Ma cosa ci vuoi fare, ormai è troppo tardi per pentirsi. Così, ogni volta che voglio forgiare un’anima, devo fare i conti con una materia ben dura da plasmare.

Natale di Speranza

Allora sono costretto a lavorare con mar-

Azzurra sta camminando frettolosa verso casa, tello e punteruolo. Fa male, lo so, ma dopo essere stata alla messa di mezzanotte. Le dimmi tu se conosci un altro modo per strade sono gelate, come il suo cuore. “Gesù Bambino è nato per tutti - pensa - ma non per me”. Giunta a casa, dove vive sola, trova una busta infilata sotto la porta.

far saltare via quei blocchi di orgoglio, di egoismo, di arroganza, che tengono prigioniera l’opera che voglio portare alla luce. Io, in tanti anni, un altro modo non l’ho trovato. Così, quella che devo ingaggiare con

“Un bigliettino di auguri - sbuffa - così mi tocche- l’anima che mi sono scelto è una vera e rà anche rispondere! “. propria lotta. Una lotta nella quale, apDalla busta, esce un foglio, scritto con una gra-

parentemente, sono io che soccombo. Per fortuna ho le spalle larghe e robuste, per-

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ché mi tocca incassarne di colpi! Come quelli di quel mio figlio, Giobbe, al quale volevo un gran bene e che mi diceva: “Che cosa ti ho fatto? Perché mi hai preso a bersaglio? Perché vuoi distruggermi?”. E tante altre cose che, per fortuna, ho dimenticato. Perché parlava senza sapere quello che diceva. Dopo di lui, ne ho conosciuti tanti, si vede che ha fatto scuola! Nessuno meglio di me può comprendere quei genitori che soffrono per le ribellioni dei figli. Ma non voglio fermarmi a pensare a queste cose, altrimenti perdo la speranza. E questo sarebbe un grosso guaio. Tu puoi permetterti di perderla, io no. Voglio guardare avanti perché oggi è Natale, è la festa della speranza. Guardo con gli occhi della fede a quel giorno in cui l’ opera che mi è costata tanta fatica sarà ultimata. Ne ho viste tante di opere finite, messe in bella mostra nei giardini del Paradiso, eppure non mi sono ancora abituato. Mi stupiscono sempre. Perché non le produco in serie. Non faccio per vantarmi, ma ogni opera è un pezzo unico. L’unica cosa che hanno in comune è un gioiello che rifulge sul loro petto: l’ umiltà. È naturale. Dopo che i miei colpi hanno per così dire scoperchiato il tetto di un’anima, ne hanno portato alla luce tutti i lati oscuri e le miserie, non resta più niente di cui inorgoglirsi. È allora che l’anima torna bambina, tra le mie braccia. Valgono anche per te, queste parole. Dobbiamo crederci insieme, per non lasciarci cadere le braccia. E Dio sa se non c’è chi lo vorrebbe! È lì in un angolo che ci spia, che non aspetta altro. Ma noi ce la faremo! “We shall overcome!”, dice un canto che mi piace tanto. Dobbiamo crederci, nel profondo del cuore. E quando sarà troppo difficile per te, ti prometto che lo farò io, per tutti e due. Ti presto i miei occhi, per guardare avanti. Vedi? Ci sarà un giorno, finalmente, la pace. Vaste, tranquille praterie di

pace. Ci sarà la gioia, un limpido firmamento di gioia. Ci sarà la luce. Un oceano trasparente di luce. È il lieto fine di una favola divina: ci sarà una volta. E, quella volta, sarà per sempre. Buon Natale, figlia mia! Da tuo Padre

Con questa lettera sul cuore, con una lacrima che ancora brilla tra le ciglia, Azzurra si è addormentata, la notte di Natale.

DALLA FAVOLA ALLA VITA: PER RIFLETTERE E PREGARE * “La santità somiglia alla scultura. Michelangelo ha definito la scultura: «l’arte di levare». Tutte le altre arti consistono nel mettere qualcosa: colore sulla tela nella pittura, pietra su pietra nell’architettura, nota su nota nella musica. Solo la scultura consiste nel levare: levare i pezzi di marmo che sono di troppo per far emergere la figura che si ha in mente. Anche la perfezione cristiana si ottiene così: levando, facendo cadere i pezzi inutili cioè desideri, ambizioni, progetti e tendenze carnali che ci disperdono da tutte le parti e non ci permettono di concludere nulla. Un giorno Michelangelo, passeggiando in un giardino di Firenze, vide un blocco di marmo che sporgeva da sottoterra, mezzo ricoperto d’erba e di fango. Si fermò di scatto, come se avesse visto qualcuno e, agli amici che erano con lui, disse: “In quel blocco di marmo c’è racchiuso un angelo, debbo tirarlo fuori!”. Anche Dio ci guarda e ci vede così: come dei blocchi di pietra ancora informi e dice tra sé: «Lì dentro c’è nascosta una creatura bella e nuova che aspetta di venire alla luce. Di più! Lì dentro c’è nascosta l’immagine del mio Figlio Gesù Cristo, voglio tirarla fuori!». Noi infatti siamo destinati ad essere “conformi all’immagine del Figlio suo” (Rm. 8,29). E allora Dio, che fa? Prende lo scalpello che è la croce e incomincia a lavorarci; prende le forbici del vignaiolo e incomincia a potare. Non dobbiamo pensare necessariamente a chissà quali croci terribili. Ordinariamente, egli non aggiunge nulla a quello che la vita da sola presenta: sofferenza fisica, tribolazioni, insuccessi, incomprensioni,

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solitudine. Soltanto fa servire queste cose alla nostra purificazione. Ci aiuta a non sciuparle. È una grazia grande saper riconoscere, nel tempo della croce, la mano amorosa del Padre e non imprecare, ribellarsi, reagire disordinatamente. Certo non è facile per nessuno sopportare i colpi dello scalpello divino. Tutti gemiamo sotto la croce e ciò è naturale. Ma insieme al lamento e alla tristezza non dovrebbe mancare al credente la speranza: tutto questo non è senza uno scopo! Una cosa soprattutto ci deve sorreggere quando sentiamo su di noi la mano dello scultore: Dio soffre con noi nel vederci soffrire, egli colpisce con mano tremante”. (Padre R. Cantalamessa, Di sabato insegnava, edizioni Piemme).

* Preghiamo con le parole di San Nicolao di Flue: O Signore, dammi tutto quello che mi unisce a Te. O Signore, toglimi tutto quello che mi separa da Te. O Signore, strappa anche me da me e dammi tutto a Te!

* Per i bambini. Nella favola si parla di un gioiello: il gioiello dell’umiltà. La parola umiltà deriva dal latino “humus” che significa “terra”: un bambino (e un adulto!) umile è dunque un bambino che non si dà delle arie, che non crede di sapere tutto, che non si ritiene più bravo degli altri, che * “Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora do- sa riconoscere con sincerità i suoi difetti e i suoi vete essere un po’ afflitti da varie prove, perché sbagli, che non si arrabbia se gli altri glieli fanno il valore della vostra fede, molto più preziosa notare. Pensi di essere umile? dell’oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e ono- In una bellissima preghiera Maria Santissima re nella manifestazione di Gesù Cristo” (1 Pt. 1, dice: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore perché ha 6-7). guardato l’umiltà della sua serva”. In questa preghiera Maria riconosce la sua umiltà, cioè la sua piccolezza, la sua debolezza, la sua fragilità, la sua incapacità e Dio che ama la sincerità del cuore ha fatto di lei la più grande, la più bella delle creature umane! Gesù assomigliava alla sua Mamma: era umile! Un giorno disse ai suoi discepoli (e dunque anche a noi!): “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt. 11,29). Se ti pare di essere poco umile, prega Gesù così: “Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo!” Insieme a mamma e papà, leggi la preghiera di Maria nel Vangelo di Luca (1,46-55), poi scegli le parole che ti sono piaciute di più e prova a illustrarle in un bel disegno! A proposito di umiltà, Sant’Angela dice: - Umiliatevi sotto ………….. - Soprattutto, siamo umili e ……….. Con l’aiuto di mamma e papà, completa le due frasi, cercandole negli Scritti di Sant’Angela. Soluzione nel prossimo numero!

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Evento: ANNO DELLA FEDE - Indulgenza plenaria almeno tre lezioni sugli Atti del Concilio Vaticano II e sugli Articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica, in qualsiasi chiesa o luogo idoneo;

Città del Vaticano, 5 ottobre 2012 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI concederà ai fedeli l’indulgenza plenaria nell’Anno della Fede che sarà valida dalla data di apertura (11 ottobre 2012 fino alla data di chiusura, il 24 novembre 2013), come si legge in un decreto reso pubblico oggi, a firma del Cardinale Manuel Monteiro de Castro, Penitenziere Maggiore e del Vescovo Krzysztof Nykiel, Reggente della Penitenziera Apostolica. “Nel giorno del cinquantesimo anniversario dalla solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II - si legge nel Decreto - il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha stabilito l’inizio di un Anno particolarmente dedicato alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione, con la lettura, o meglio, la pia meditazione degli Atti del Concilio e degli Articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica”. “Poiché si tratta anzitutto di sviluppare in sommo grado – per quanto è possibile su questa terra – la santità di vita e di ottenere, quindi, nel grado più alto la purezza dell’anima, sarà molto utile il grande dono delle Indulgenze, che la Chiesa, in virtù del potere conferitole da Cristo, offre a tutti coloro che con le dovute disposizioni adempiono le speciali prescrizioni per conseguirle”. “Durante tutto l’arco dell’Anno della fede, indetto dall’11 Ottobre 2012 fino all’intero 24 Novembre 2013, potranno acquisire l’Indulgenza plenaria della pena temporale per i propri peccati impartita per la misericordia di Dio, applicabile in suffragio alle anime dei fedeli defunti, tutti i singoli fedeli veramente pentiti, debitamente confessati, comunicati sacramentalmente, e che preghino secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. a.- Ogniqualvolta parteciperanno ad almeno tre momenti di predicazione durante le Sacre Missioni, oppure ad

b.- Ogniqualvolta visiteranno in forma di pellegrinaggio una Basilica Papale, una catacomba cristiana, una Chiesa Cattedrale, un luogo sacro designato dall’Ordinario del luogo per l’Anno della fede (ad es. tra le Basiliche Minori ed i Santuari dedicati alla Beata Vergine Maria, ai Santi Apostoli ed ai Santi Patroni) e lì parteciperanno a qualche sacra funzione o almeno si soffermeranno per un congruo tempo di raccoglimento con pie meditazioni, concludendo con la recita del Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima, le invocazioni alla Beata Vergine Maria e, secondo il caso, ai Santi Apostoli o Patroni; c.- Ogniqualvolta, nei giorni determinati dall’Ordinario del luogo per l’Anno della fede (ad es. nelle solennità del Signore, della Beata Vergine Maria, nelle feste dei Santi Apostoli e Patroni, nella Cattedra di San Pietro), in qualunque luogo sacro parteciperanno ad una solenne celebrazione eucaristica o alla liturgia delle ore, aggiungendo la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima; d.- un giorno liberamente scelto, durante l’Anno della fede, per la pia visita del battistero o altro luogo, nel quale ricevettero il sacramento del Battesimo, se rinnoveranno le promesse battesimali in qualsiasi formula legittima. I Vescovi Diocesani o Eparchiali, e coloro che nel diritto sono ad essi equiparati, nel giorno più opportuno di questo tempo, in occasione della principale celebrazione (ad es. il 24 Novembre 2013, nella solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo, con la quale si chiuderà l’Anno della fede) potranno impartire la Benedizione Papale con l’Indulgenza plenaria, lucrabile da parte di tutti fedeli che riceveranno tale Benedizione devotamente. Il Decreto si conclude ricordando che tutti i fedeli che “per malattia o gravi motivi” non possono uscire di casa, potranno ottenere l’indulgenza plenaria “se, uniti con lo spirito e con il pensiero ai fedeli presenti, particolarmente nei momenti in cui le Parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi Diocesani verranno trasmesse per televisione e radio, reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima, e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno della fede, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita.

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7 ITINERARI PER ROMA NELL’ANNO DELLA FEDE Roma: La professio fidei “ … Pietro e Paolo insieme sono i fondatori della nuova Roma cristiana … per il loro martirio fanno adesso parte di Roma … mediante la loro fede ed il loro amore, i due Apostoli indicano dove sta la vera speranza e sono fondatori di un nuovo genere di città, che deve fermarsi sempre di nuovo in mezzo alla città umana … Pietro e Paolo sono in reciproco rapporto per sempre: nella testimonianza per cui danno la vita sono una cosa sola” (S.S. Benedetto XVI – Omelia Cappella papale nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo – 29 Giugno 2008) Roma è la città che ha ricevuto la testimonianza offerta da grandi santi, primi fra tutti i Santi Pietro e Paolo, ed è stata eletta a sede della Cattedra di Pietro e custode della Tradizione Apostolica. La proposta di pellegrinaggio a Roma è rappresentata da una serie di percorsi esperienziali in 4 tappe: 1. La preghiera e la riflessione sul tema della fede come preparazione prossima alla via da percorrere; 2. La celebrazione del sacramento della Penitenza e la celebrazione del Sacramento dell’Eucarestia;

Seconda tappa: la Fede celebrata “Credo in un solo Signore Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati” Terza tappa: la Fede vissuta “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita ... Credo la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica” Quarta tappa: la Fede professata “Amen” I luoghi e gli itinerari Queste tappe saranno vissute presso Chiese e Basiliche prescelte per il messaggio spirituale che le caratterizza e per la storia e la tradizione di vita cristiana che incarnano. Data la ricchezza e abbondanza di luoghi sacri a Roma, abbiamo individuato sette itinerari alternativi - articolati ognuno in 4 tappe - attraverso i quali seguire il Cammino del Credo. Questi itinerari, si svolgono in diverse aree di Roma ma convergono tutti nella quarta e ultima tappa: la Basilica di San Pietro. Ogni itinerario è stato concepito in una determinata area per permettere ai pellegrini di compiere a piedi il percorso e craggiungere le specifiche basiliche e chiese prescelte. I 7 itinerari convergono tutti alla Basilica di San Pietro.

4. La Solenne Professione di Fede nella Basilica di San Pietro e l’ascolto della parola del Successore di Pietro.

Tutti i luoghi saranno segnalati in maniera appropriata. In funzione delle varie tappe saranno disponibili sussidi a stampa per permettere ai fedeli di scoprire e vivere il momento specifico in pienezza. Si potrà così scoprire tutta la bellezza dei luoghi visitati, segno e testimonianza della fede di tante generazioni di cristiani che hanno vissuto o si sono recate a Roma.

In cammino con il Credo verso Pietro: le tappe

La Credenziale del Pellegrino

7 cammini in quattro tappe porteranno i fedeli, secondo l’invito del Papa, a riscoprire i contenuti della fede pregata e meditata, celebrata, vissuta e professata.

Come nella tradizione dei grandi Cammini dell’Europa cristiana quali ad esempio quello di Santiago di Compostela, il raggiungimento delle varie tappe sarà confermato per ogni pellegrino da un piccolo ma importante segno, un timbro e un adesivo. Questi segni verranno applicati su un libretto, la Credenziale del Pellegrino, che sarà consegnato ad ogni fedele all’inizio del cammino. Sarà un memoriale semplice ma importante di questa breve ma intensa esperienza vissuta a Roma nell’Anno della fede

3. L’incontro con i Santi, testimoni della fede, e la loro spiritualità;

E il Credo, il simbolo nel quale la Chiesa ha raccolto il nucleo delle verità fondamentali della propria fede guiderà i fedeli attraverso diversi momenti di meditazione e di celebrazione in varie Chiese e Basiliche romane sino a riconfermare la propria fede, seguendo la tradizione della redditio symboli delle prime comunità cristiane, con la professione pubblica di fede sulla tomba di Pietro. Prima tappa: la Fede pregata “Credo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”

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FOTO DI COPERTINA: Angela pellegrina è arrivata alla fine del suo viaggio e desidera una sola cosa: condividere con Gesù il suo Mistero pasquale. La luce, la croce e i piedi di Gesù si trovano al centro del ritratto. Il bastone del pellegrino, la parola e Angela stessa si appoggiano alla croce e sono da essi sostenuti. La luce dell’AMORE DIVINO li avvolge. Angela non piange; non si mette in ginocchio. Tiene compagnia a Gesù nella sua Missione. È la vera e verginale sposa del Figlio di Dio. Contempla; sa ciò che fa e ciò che vuol essere. È lì che realizza il suo sogno ed è lì che vuole anche noi. Ancora oggi, ella ci invita a non aver altro rifugio che ai piedi di Gesù Cristo e là supplicarlo per tante creature che non lo conoscono, né si curano di essere partecipi dei meriti della sua santissima passione.



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