Ti farò mia sposa per sempre (Osea 2,21)

Page 1


Collana “Alle sorgenti”

1


SUORE ORSOLINE DI MARIA VERGINE IMMACOLATA (di Gandino)

Ti farò mia sposa per sempre (Osea 2,21)

PROGETTO FORMATIVO

Bergamo 2006


PRESENTAZIONE

È per me una grande gioia presentare il Progetto Formativo di noi Orsoline di Maria Vergine Immacolata, frutto di un amoroso lavoro di studio e di approfondimento che ha visto coinvolte, in modi diversi, tutte le sorelle dell’Istituto nelle molteplici iniziative di questi anni. Il testo è la nostra risposta al sollecito invito di Giovanni Paolo II di «elaborare un progetto formativo completo e aggiornato ispirato al carisma istituzionale, nel quale sia presentato in forma chiara e dinamica il cammino da seguire per assimilare appieno la spiritualità del proprio istituto» (VC 68). Il Progetto Formativo rappresenta per l’Istituto un concreto sforzo progettuale che ci ha viste impegnate a considerare la nostra esperienza vocazionale inserita in una storia di alleanza d’amore, che generazioni di sorelle hanno realizzato attraverso modalità e tempi diversi e che oggi ci stimola a confrontarci con dinamiche di cambiamento, che continuamente ci sfidano e incidono profondamente sull’identità della persona consacrata. Questo testo costituisce per ciascuna Orsolina il quadro di riferimento, la prospettiva da cui interpretare i bisogni formativi e la trama di un dono che attraversa le varie stagioni della vita. Esso presenta i principi ispiratori che orientano alla comprensione della nostra vocazione; ci aiuta ad assumere insieme un progetto evangelico di vita, a costruirci come comunità fraterna che si lascia modellare da Cristo Gesù, Servo pieno di compassione, convergendo tutte verso la missione del prendersi cura della sorella e del fratello, per evangelizzare educando, secondo la consegna di padre Francesco e con il nostro essere profezia di comunione. Il titolo del testo «Ti farò mia sposa per sempre» (Os 2,21) richiama in modo forte la nostra identità di spose della nuova alleanza e ci ricorda il legame intimo di comunione, di unità fra due persone che si appartengono per sempre. La Parola evoca tutta la straordinaria storia d'amore di uno sposo che parla al cuore della sposa e le svela quel progetto d'amore che non sarà pienezza di vita solo per sé, ma sarà vita donata, rendendo la sposa sorella e madre di piccoli e grandi, di fratelli che lo sposo consegna alla sposa perché per loro, anche lei come lo sposo, ha consacrato se stessa (cfr. Gv 17, 19). L'immagine scelta per illustrare il titolo del nostro Progetto è un particolare del bassorilie-

5


vo del fondatore nella Cappella delle Beatitudini: la ragazza, seduta come una discepola tutta raccolta nell'ascolto, con un velo drappeggiato ai suoi piedi, guarda verso l'alto per accogliere il progetto d'amore di Dio, che la chiama ad essere sposa e madre come Maria di Nazareth. Mi auguro che il Progetto Formativo sia accolto con atteggiamenti di fede e di grande speranza e orienti ciascuna sorella e ogni comunità ad assumere la responsabilità della propria crescita vocazionale e a vivere cammini di fedeltà alla vita nello Spirito del Signore Risorto, che continua a guidarci lungo i sentieri della storia. Maria Immacolata, la donna nuova, ci aiuti a progredire giorno per giorno nella nostra umanità, nel nostro essere serve della Parola, serve della Croce, serve della Missione per una più profonda consapevolezza della nostra identità e della nostra missione nella Chiesa.

Bergamo, 8 settembre 2006 Sr M. Carlita Nicoli superiora generale

6


INTRODUZIONE

L’elaborazione del Progetto Formativo è una delle priorità evidenziate dal Capitolo generale del 2000, che aveva preso coscienza della necessità di una profonda e aggiornata formazione permanente e iniziale, per rispondere alle sfide del nostro tempo e valorizzare maggiormente la ricchezza carismatica dell’istituto oggi. L’attuale Progetto Formativo ha una lunga storia, che inizia nel clima del rinnovamento ecclesiale del Concilio Vaticano II.

1. I PRIMI PROGETTI FORMATIVI 1.1. La “Ratio per la Formazione Religiosa” del 1970 Dopo l’emanazione della Renovationis Causam (6 gennaio 1969), era stata costituita una commissione di suore1 che, soprattutto con l’apporto di madre Carmela Vanoli e suor Gilberta Rossoni, preparò un’ampia “Ratio per la formazione religiosa” dell’Orsolina. Il testo, presentato alla seconda sessione del Capitolo speciale del 1969-1970, fu approvato ad experimentum dalle capitolari ed inviato alla Congregazione dei Religiosi. Questa Ratio è interessante e ricca nei suoi contenuti.

1

Il 14 dicembre 1969 la superiora generale, madre Dositea Bottani, costituì quattro Commissioni di studio per preparare la seconda sessione del Capitolo speciale, indetto per il rinnovamento dell’istituto secondo le direttive del Motu Proprio “Ecclesiae Sanctae” (6 agosto 1966) di Paolo VI. La seconda Commissione, alla quale fu affidato il compito di preparare la Ratio per la Formazione religiosa, era formata da suor Aldina Seghezzi (Italia), suor Adleida Tomaselli (Eritrea), suor Gilberta Rossoni (Italia), suor Rosita Della Torre (Argentina), suor Danila Vitali (Eritrea), suor Ermengarda Riva (Italia), suor Benedicta Paruta (Argentina).

7


Introduzione

Essa è costituita da: – proemio: vi sono delineati il fine specifico dell’istituto, alcuni elementi della spiritualità di sant’Angela Merici e del fondatore don Francesco Della Madonna, l’indole (o spirito) della nostra Congregazione, la preghiera, la mortificazione e la penitenza. Le riflessioni sul carisma (non definito tale, ma con termini equivalenti: indole, spirito, fine specifico ecc...) fanno riferimento alla tradizione orale e scritta2, senza preoccupazioni storiche e senza precisi criteri teologici; – parte prima: Formazione in se stessa, ossia che cosa l’istituto intende per formazione, i principi e i criteri, il soggetto, la vocazione religiosa, le dimensioni umana, religiosa e spirituale, apostolica, dottrinale e professionale; – parte seconda: Strutturazione della formazione, ossia le tappe formative del prepostulato, postulato, noviziato, juniorato, periodo di perfezionamento, continuazione della formazione dopo la professione perpetua. L’impostazione della formazione in questa Ratio è profondamente rinnovata nei suoi contenuti, che rispecchiano un attento studio dei documenti del Concilio Vaticano II3 e del Magistero della Chiesa prima e dopo il Concilio4. Le maestre di formazione, negli anni successivi, non hanno praticamente utilizzato questa Ratio come punto di riferimento per la formazione iniziale, probabilmente perché non fu divulgata; ogni formatrice utilizzava gli orientamenti generali dei documenti del Magistero e le dispense che venivano consegnate durante gli specifici corsi di aggiornamento per formatrici. Questo studio attivato dal Capitolo speciale 1969/1970 è comunque servito ad un mutamento di mentalità ed è confluito nella Regola di vita approvata ad experimentum dalla Santa Sede il 15 agosto 1980, definitivamente approvata l’8 dicembre 1989.

2

3

4

La tradizione dell’istituto usata nella Ratio è quella orale delle suore anziane di Gandino e quella scritta nei 10 “quaderni” di madre Anna Bertacchi: Memorie edificanti del Sac. Don Francesco Della Madonna Parroco di Gandino Fondatore dell’Istituto delle Suore Orsoline e storia del medesimo,[Gandino] 1904 (prima redazione). I documenti del Concilio maggiormente citati sono: Lumen Gentium, Perfectae Caritatis, Optatam Totius, Gravissimum Educationis. I documenti del Magistero a cui si riferisce la Ratio sono: Sedes Sapientiae (1956), Statuti generali (1956), Ecclesiae Sanctae (1966), Renovationis Causam (1966).

8


Storia e struttura del Progetto

1.2. Il Progetto Formativo del 1988 Dopo la pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico (1983) e soprattutto del documento della SCRIS Elementi essenziali (1983) che puntualizzava la necessità di una seria e ben articolata formazione dei religiosi (nn. 44-48), le maestre di formazione d’Italia5 sentirono l’esigenza di elaborare un Progetto Formativo alla luce della teologia della vita consacrata, del carisma e delle scienze umane. Il lavoro fu seguito da padre Joseph Aubry, salesiano, autore di numerose pubblicazioni sulla teologia della vita consacrata apostolica. La novità di questo Progetto Formativo, che venne esaminato dal Capitolo generale del 1988 e da tutte le comunità dell’istituto nella programmazione annuale, era costituita dalla parte dedicata alla formazione permanente, assolutamente nuova, collocata dopo la formazione iniziale. Questo progetto, apprezzato dagli esperti per la chiarezza e ricchezza dei suoi contenuti, mancava però della dimensione carismatica, che doveva servire da “faro” e permeare tutti gli itinerari formativi dell’Orsolina di M.V.I. Le motivazioni di questa carenza sono varie: era in atto un forte dibattito teologico sul carisma della vita consacrata e sul carisma specifico dei fondatori e degli istituti6; non era chiara l’ermemeutica del carisma; gli studi storici sulle origini dell’istituto erano agli inizi e occorreva una biografia critica del fondatore. Il 2 febbraio 1990 fu emanata dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica l’istruzione Potissimum Institutioni, che tra l’altro sottolineava la necessità di formare le persone consacrate non in modo generico, ma secondo il carisma proprio del fondatore e delle origini, come era stato affermato da Mutuae Relationes (1978) e dal Codice di Diritto Canonico (c. 598). Si legge in Potissimum Institutioni: «Questa varietà [di istituti] si spiega con la diversità del “carisma del fondatori” che si rivela come un'esperienza dello Spirito, trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il Corpo di 5

6

Per lo juniorato suor Regina Mazzoleni e suor Raffaella Pedrini, per il noviziato suor Maria Rosa Cattaneo, che frequentavano i corsi per formatrici a Roma. Cfr. G. ROCCA, Il carisma del fondatore, Ancora, Milano 1998: il testo ripercorre i nodi più importanti e gli autori del dibattito teologico e dell’ermeneutica del carisma.

9


Introduzione

Cristo in perenne crescita. Per questo “la Chiesa difende e sostiene l'indole propria dei vari istituti religiosi”. Così non vi è un modo uniforme di osservare i consigli evangelici, ma ogni istituto deve stabilire il proprio modo “tenendo conto dell'indole e delle finalità proprie”. E questo non solo per quanto riguarda la pratica dei consigli evangelici, ma anche per tutto ciò che concerne lo stile di vita dei suoi membri, in vista di tendere alla perfezione del loro stato» (n. 16). Le maestre di formazione d’Italia utilizzarono questo Progetto Formativo del 1988 come sfondo della programmazione annuale per la formazione iniziale; così pure il Consiglio generale attuò con diverse iniziative la formazione permanente delineata in quel documento, attraverso la programmazione annuale che toccò varie dimensioni: – dimensione storico-carismatica, soprattutto dopo la pubblicazione della biografia critica del fondatore (1996) e del convegno di studi storici (1998); – dimensione umana, con il contributo di esperti su vari argomenti di formazione personale e comunitaria; – dimensione biblico-teologica, con l’intervento di esperti in esegesi e teologia spirituale.

10


Storia e struttura del Progetto

2. IL NUOVO PROGETTO FORMATIVO Come già si è detto, la stesura dell’attuale Progetto Formativo è una priorità indicata dal Capitolo generale del 2000, che ha fortemente sottolineato la necessità di elaborare un testo nel quale fosse delineata chiaramente l’identità carismatica per una formazione unitaria e convergente attorno a valori particolarmente capaci di dare senso alla vita dell’Orsolina. L’esortazione apostolica Vita Consecrata (1996) afferma la necessità di una Ratio institutionis ispirata al carisma proprio dell’istituto: «I Padri sinodali hanno caldamente sollecitato tutti gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ad elaborare quanto prima una ratio institutionis, cioè un progetto formativo ispirato al carisma istituzionale, nel quale sia presentato in forma chiara e dinamica il cammino da seguire per assimilare appieno la spiritualità del proprio Istituto. La ratio risponde oggi a una vera urgenza: da un lato essa indica il modo di trasmettere lo spirito dell'Istituto, perché sia vissuto nella sua genuinità dalle nuove generazioni, nella diversità delle culture e delle situazioni geografiche; dall'altro, illustra alle persone consacrate i mezzi per vivere il medesimo spirito nelle varie fasi dell'esistenza progredendo verso la piena maturità della fede in Cristo Gesù» (VC 68). Anche il documento Nuove vocazioni per una nuova Europa (In Verbo tuo)7 del 1997, dopo aver evidenziato le cause della crisi di vocazioni di speciale consacrazione in Occidente, sottolinea che è urgente oggi attivare una nuova e sapiente progettualità nell’orientamento vocazionale e nei cammini formativi (n.11). Nel 2002 l’istruzione Ripartire da Cristo (nn. 12-14) evidenzia con insistenza la necessità di ritrovare il senso e la qualità della vita consacrata attraverso un nuovo impegno nella formazione che dura per tutta la vita:

7

È il documento finale del Congresso sulle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, svolto a Roma nei giorni 5-10 maggio 1997, a cura delle Congregazioni per l’Educazione Cattolica, per le Chiese Orientali, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

11


Introduzione

«Il tempo in cui viviamo impone un ripensamento generale della formazione delle persone consacrate, non più limitata ad un periodo della vita. Non solo perché diventino sempre più capaci di inserirsi in una realtà che cambia con un ritmo spesso frenetico, ma perché, ancor prima, è la stessa vita consacrata che esige per natura sua una disponibilità costante in coloro che ad essa sono chiamati. Se, infatti, la vita consacrata è in se stessa una “progressiva assimilazione dei sentimenti di Cristo” (VC 65), sembra evidente che tale cammino non potrà che durare tutta l'esistenza, per coinvolgere tutta la persona, cuore, mente e forze (cfr. Mt 22, 37), e renderla simile al Figlio che si dona al Padre per l'umanità. Così concepita la formazione non è più solo tempo pedagogico di preparazione ai voti, ma rappresenta un modo teologico di pensare la vita consacrata stessa, che è in sé formazione mai terminata, “partecipazione all'azione del Padre che, mediante lo Spirito, plasma nel cuore (...) i sentimenti del Figlio” (VC 66). Sarà allora importante che ogni persona consacrata sia formata alla libertà d'imparare per tutta la vita, in ogni età e stagione, in ogni ambiente e contesto umano, da ogni persona e da ogni cultura» (n. 15).

2.1. La stesura del testo e le sue novità La redazione dell’attuale Progetto Formativo è iniziata nel giugno del 2003 con una commissione guidata da suor Pina del Core, Figlia di Maria Ausiliatrice, vicepreside e docente del Pontificio Ateneo Salesiano di Scienze dell’educazione “Auxilium”. In questi tre anni di intenso lavoro di elaborazione del testo e di sensibilizzazione dell’intero istituto, hanno rivestito particolare importanza: – i laboratori sul carisma alla luce dei documenti storici e della Parola di Dio; – la rilettura dei voti religiosi secondo la teo-antropologia attuale; – il Convegno internazionale di studio che ha riunito a Bergamo, nel febbraio-marzo 2005, la Madre generale e il Consiglio, le Superiore di Delegazione e le maestre di formazione delle sette parti dell’istituto per scrivere i capitoli del Progetto riguardanti: identità carismatica, bisogni for-

12


Storia e struttura del Progetto

mativi, strategie, modello formativo, formazione iniziale; il lavoro di 3 Commissioni sugli itinerari della formazione permanente.

Tutte le comunità dell’istituto, coinvolte attraverso la programmazione annuale, hanno dato un importante apporto di riflessioni e di osservazioni all’elaborazione del Progetto Formativo che risulta redatto, quindi, a più mani, come si rileva anche dallo stile letterario. Un ristretta Commissione ha infine curato l’armonizzazione dell’insieme, sia dal punto di vista formale sia da quello dei contenuti. La novità di questo nuovo Progetto Formativo sta – oltre che nel suo primo capitolo sulla identità carismatica – nel fatto che la formazione permanente è vista come l’orizzonte di tutta la formazione: «È all’interno della formazione permanente che trova la sua collocazione e la sua vitalità la formazione iniziale, perché è la vita che genera vita» (PF 71). Questa convinzione dà al Progetto una nuova struttura, nella quale la formazione permanente è posta prima della formazione iniziale. È una scelta redazionale che evidenzia un capovolgimento di prospettiva: dalla qualità di vita delle Orsoline adulte, impegnate continuamente ad elaborare una chiara identità carismatica, prende le mosse il dinamismo della formazione iniziale. 2.2. Struttura e contenuti del PF PARTE PRIMA:

LA FORMAZIONE DELL’ORSOLINA DI M.V.I.

1. Identità carismatica Questo importante capitolo è il frutto della riflessione di tutto l’istituto sui vari aspetti dell’identità carismatica, con il sussidio dei fascicoli “Insieme per un carisma educativo” della programmazione annuale 2003-2004. È stato un cammino impegnativo e interessante, che ci ha aiutate a dare sistematicità alle nostre frammentarie conoscenze ed esperienze del carisma. Importante è stata la scoperta del concetto di “identità carismatica”, che ci ha coinvolte profondamente. Abbiamo compreso che il carisma non è una storia da studiare o una serie di cose da fare, ma un’identità da assumere in

13


Introduzione

piena libertà e nella forza dello Spirito Santo, autore del carisma alle origini dell’istituto come oggi. Il carisma, infatti, con la sua ricchezza di valori (primo fra tutti “l’unico nostro tesoro”, Gesù Cristo) purifica e integra tutti gli aspetti della personalità, portando a maturazione la nostra identità personale come donne consacrate educatrici Orsoline. Il capitolo sull’identità carismatica sintetizza: – l’ispirazione carismatica, che è il momento fondante dell’istituto: lo Spirito Santo ha donato al nostro padre Francesco una particolare luce sulla parola evangelica della “compassione”, una particolare intuizione dei segni dei tempi e il coraggio di rischiare, per iniziare nella Chiesa una nuova famiglia religiosa di consacrate educatrici, destinata a dilatarsi nel tempo e nello spazio; – l’identità carismatica dell’Orsolina educatrice, il cui modello identificativo è Maria Vergine Immacolata, a cui l’Orsolina si “affida” per essere il prolungamento del suo “ecce...fiat...magnificat”; – la sapienza mericiana per l’Orsolina educatrice: Angela Merici, nella Regola, nei Ricordi e nel Testamento, indica la più alta realizzazione femminile nell’essere spose di Cristo, sorelle e madri spirituali; ella offre alla nostra missione educativa una ricchezza di sapienza evangelica concretizzata nella pedagogia dell’amore; – la forza rinnovatrice del carisma nel tempo e nelle culture: siamo convinte che il carisma mericiano è un dono dello Spirito alla Chiesa anche per il nostro tempo, segnato da rapidissimi mutamenti e da una complessità difficile da gestire; la realtà multiculturale che caratterizza oggi l’istituto è una grande sfida alla nostra creatività carismatica; – il volto della comunità educativa: abbiamo riscoperto la comunità come luogo teologico di crescita vocazionale e di appartenenza al carisma, una comunità di “serve della parola, della croce, della missione”; – i voti, cammino di liberazione: la riflessione sui voti religiosi – nella loro dimensione trinitaria, cristologica, antropologica, carismatica – è maturata nelle giornate formative proposte a tutte le sorelle nell’estate del 2004 ed è stata sintetizzata in tre intensi paragrafi: • il dono della verginità: libertà di un amore fecondo • il dono della povertà: libertà di affidarsi a “Dio solo” • il dono dell’obbedienza: libertà dell’amore filiale.

14


Storia e struttura del Progetto

2. La nostra formazione oggi: bisogni e strategie Questo secondo capitolo è stato elaborato sulla base della rilevazione dei bisogni formativi da parte delle partecipanti al Convegno internazionale di studio del febbraio 2005. a) Bisogni formativi: sono le attese profonde della persona e della comunità educativa nel suo insieme: il bisogno di realizzazione di sé, di appartenenza, di crescita, di sviluppo... Non sono quindi le spinte impulsive, ma ciò di cui l’Orsolina necessita per rispondere alla chiamata, per essere se stessa secondo il progetto di Dio e per realizzare una efficace missione educativa, ispirata ai valori evangelici e carismatici. I bisogni individuati in questo Progetto sono, quindi, obiettivi formativi che devono tradursi in itinerari lungo tutto l’arco della vita. I bisogni più veri e profondi vanno suscitati e coltivati, non sono frutti spontanei. Lo Spirito Santo li suscita in noi e nelle nostre comunità, per giungere ad “una misura alta della vita quotidiana” (NMI 31), e cioè alla santità. b) Strategie: permettono di rispondere concretamente ai bisogni formativi dell’Orsolina, nella propria realtà personale e nel contesto culturale, nella stagione della vita in cui si trova a vivere. Nel Convegno internazionale di studio del 2005 è stata data la priorità a tre strategie, considerate quasi i pilastri di tutti gli itinerari formativi: – la centralità della Parola di Dio – la formazione permanente come orizzonte della formazione iniziale – la profezia dell’«insieme»: strategia tipicamente mericiana. 3. Modello formativo Questo capitolo spiega come noi Orsoline intendiamo la formazione e quali fattori fattori fondamentali stanno alla base del nostro processo vitale di crescita: – la relazione: la formazione non può avvenire se non nella qualità della nostra relazione con noi stesse, con Dio, con le persone di cui ci prendiamo cura nella missione educativa, con il mondo che ci circonda; una particolare importanza assume per noi la comunità educativa, che è il luogo in cui si

15


Introduzione

attua il nostro continuo processo di crescita, attraverso l’accompagnamento reciproco, in un clima di discernimento e di progettazione; – il tempo: ha in sé una forte valenza formativa; è kairòs, tempo favorevole della salvezza, nella pasqua di Gesù; ogni tappa della vita è per noi kairòs; i ritmi della quotidianità sono occasioni di formazione profonda; – l’esperienza: non si tratta delle tante esperienze che consumiamo ogni giorno e non ci modificano; l’esperienza diventa “sapienza di vita” quando noi riflettiamo sulle esperienze e ne comprendiamo il senso profondo alla luce della parola di Dio, come Maria.

PARTE SECONDA: ITINERARI DI CRESCITA VOCAZIONALE 1. Formazione permanente Questo capitolo, che precede la formazione iniziale per i motivi già esposti, è stato preparato da tre commissioni formate dal Consiglio generale e da suore di varie fasce di età: prima età adulta, età adulta di mezzo, terza età adulta. Per ogni tappa sono descritte le caratteristiche, le risorse tipiche dell’età, le esperienze fondamentali da realizzare, i compiti di sviluppo e l’accompagnamento per la formazione. 2. Dimensione vocazionale della missione educativa È un capitolo collocato tra la formazione iniziale e quella permanente perché si parte dalla convinzione che la vita genera vita, che la testimonianza di chi vive con passione la propria vocazione è la prima forma di proposta vocazionale. Il fulcro di questa breve riflessione è la dimensione vocazionale intrinseca al processo educativo, tema che dovrà essere sviluppato nell’elaborazione del nuovo Progetto Educativo di istituto, previsto per l’anno 20092010. Nella cultura attuale, dominata da un modello antropologico di “uomo senza vocazione”, noi Orsoline vogliamo annunciare il senso forte della vita come vocazione, ricreando attraverso la nostra missione educativa una cultura favorevole alle diverse vocazioni. 3. Formazione iniziale Questo ampio capitolo è stato elaborato da quattro distinte commissioni durante il Convegno internazionale del 2005. Il lavoro è stato svolto con par-

16


Storia e struttura del Progetto

ticolare competenza, sia perché la formazione iniziale è sempre stata oggetto di riflessione e di progettazione nell’istituto anche nel passato, e quindi ha una tradizione consolidata, sia perché le incaricate per la formazione hanno partecipato, negli ultimi quattro anni, a corsi specifici per formatrici nelle pontificie Facoltà di Roma e nelle loro nazioni. La novità degli itinerari della formazione iniziale sta nel fatto che essi sono profondamente ancorati all’antropologia cristiana e ai recenti studi sull’identità carismatica. Per ogni tappa formativa sono descritte le caratteristiche, le esperienze fondamentali da realizzare, i compiti di sviluppo e l’accompagnamento per la formazione.

PARTE TERZA: COORDINAMENTO PER LA FORMAZIONE Esperienza di comunione nella formazione Parlando delle “strategie” si è accennato alla “profezia dell’insieme” tipica del carisma mericiano, che va applicata a tutti gli ambiti della vita dell’Orsolina ed ha una particolare efficacia nel coordinamento per la formazione. Il coordinamento è una strategia finalizzata al potenziamento di ogni persona; esso si attua attraverso l’azione convergente di tutte, in un impegno corresponsabile a vari livelli, dalla sorella chiamata ad un servizio di animazione e di governo a ciascun membro della comunità. Si tratta, quindi, di armonizzare e integrare le varie dimensioni della nostra vita di Orsoline, le strutture di animazione, i progetti, i mezzi, gli itinerari, applicando i principi di sussidiarietà8 e di partecipazione9. È una realtà ancora tutta da ripensare e da costruire, tenendo presenti le ricchezze e la complessità delle culture e delle esperienze presenti nell’istituto.

8

Il principio di sussidiarietà si fonda su precisi dati ontologici e morali: il valore della persona, destinata a vivere secondo libertà e responsabilità. Esso afferma che l’azione di animazione e di governo deve essere realizzata in modo che la persona e le comunità vengano rispettate nella loro sfera di azione e di competenza e, allo stesso tempo, incentivate a dare il massimo apporto al bene comune. Questo principio si attua in una gerarchizzazione di competenze e in una strategia di decentralizzazione (evitare frequenti e inutili ricorsi all’autorità superiore), nel riconoscimento teorico e pratico della relativa auto-

17


nomia che ogni persona possiede per lo svolgimento del suo servizio e ogni comunità nel rispettivo ambito della sua vita e missione. Ciò richiede, da parte dell’autorità, un atteggiamento di fiducia nei confronti delle capacità e dei doni altrui. Cfr. Identità, cultura e vocazione, a cura di PINA DEL CORE-ANA MARIA PORTA, LAS, Roma 2002, 305-306. 9

Il principio di partecipazione richiede che tutti i membri dell’istituto siano coinvolti in una iniziativa fin dalla progettazione, quindi fin dalla individuazione delle finalità e dei mezzi. Per vivere coerentemente l’oggi con una mentalità di cambio, bisogna dar voce alle persone, perché possano esprimersi, parlare, pensare, decidere insieme, partecipare, creando relazioni interpersonali che rendono possibili la reciproca comprensione e valorizzazione. Il coinvolgimento partecipativo è associato al concetto di responsabilità (da re-spondere), che esprime l’azione reciproca di compromettersi, di impegnarsi. Cfr. Identità, cultura e vocazione, a cura di PINA DEL CORE-ANA MARIA PORTA, LAS, Roma 2002, 306-307.

18


ABBREVIAZIONI

Regola di Angela Merici, in S. ANGELA MERICI, Gli scritti: Regola, Ricordi, Testamento. Testi antichi traslazione in italiano e divisione in versetti, a cura di Luciana Mariani e Elisa Tarolli, Brescia 1996 Ang. Ric Ricordi di Angela Merici (come sopra) Ang. Test. Testamento di Angela Merici (come sopra) DF Documento Finale del Capitolo generale 2000 Docc 2003 Documenti sulle origini e la spiritualità delle Suore Orsoline di M.V.I., Bergamo 2003 In Verbo tuo Documento finale del Congresso “Nuove vocazioni per una nuova Europa”, Roma 1997 LG Lumen Gentium, 1964 MD Mulieris Dignitatem, 1988 Memorie [A. BERTACCHI], Memorie edificanti del Sac. Don Francesco Della Madonna Parroco di Gandino Fondatore dell’Istituto delle Suore Orsoline e storia del medesimo,[Gandino] 1908, Bergamo 2003 MR Mutuae Relationes, 1978 NMI Novo Millennio Ineunte, 2001 PF Progetto Formativo dell’Orsolina di M.V.I. PI Potissimum institutioni, Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA), 1990 RdC Ripartire da Cristo, 2002 Reg. 1858 Regola della Religiosa Congregazione delle Vergini Orsoline approvata dall’Ill. Rev. Mgr. Pietro Luigi Speranza Vescovo di Bergamo, ms. 1858; tip. S. Alessandro, Bergamo 1889 VC Vita consecrata, 1996 VF Vita fraterna in comunità, 1994 Zanchi [G. ZANCHI], Don Francesco Della Madonna, Ed. Glossa, Milano 1996 Ang. Reg

19


PROGETTO FORMATlVO delle Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata

parte prima La formazione dell’Orsolina di M.V.I.


LA NOSTRA IDENTITÀ CARISMATICA

Alle sorgenti del carisma L’ispirazione carismatica delle origini

1. La formazione dell’Orsolina di Maria Vergine Immacolata ha il suo fondamentale punto di riferimento in Gesù Cristo, Servo (cfr. Is 49, 1-6; Fil 2, 5-11; DF 1-3) pieno di compassione per l’umanità (cfr. Mt 9, 36), contemplato attraverso l’esperienza carismatica che il nostro padre fondatore, Francesco Della Madonna, ha vissuto insieme alla prima comunità di giovani donne, riunite attorno a lui il 3 dicembre 1818 nella “più nuda povertà” della casa di Gandino.

La compassione di Gesù Servo nella nostra missione educativa

2. Lo Spirito del Signore, posandosi sul fondatore in preghiera, “mani e piedi legati” come Francesco Saverio (cfr. Memorie 44), gli ha aperto le Scritture, gli ha donato una comprensione nuova del mistero della compassione di Gesù Cristo e una nuova forza creativa per l’attualizzazione e il compimento della Parola nella storia. Questa esperienza originaria si è concretizzata nella missione educativa che don Francesco ha affidato a donne consacrate profondamente motivate dalla spiritualità mariana e dalla sapienza educativa mericiana. Tale missione è rivolta principalmente alla formazione integrale della donna fin dall’infanzia, strategia pastorale considerata dal padre fondatore come particolarmente efficace per il rinnovamento cristiano della famiglia e della società (cfr. Memorie 43-44; 61-64).

23


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

Fedeltà creativa al carisma

3. Noi oggi incarniamo l’eredità spirituale del fondatore e il patrimonio di cultura elaborato dall’istituto lungo quasi due secoli di “storia sacra” (DF 18). Consapevoli della creatività profetica che il carisma educativo sa sviluppare in ogni tempo e in ogni luogo, ci apriamo alla “promessa” di Dio nelle sfide della storia attuale, con il discernimento e l’audacia del nostro essere donne aperte allo Spirito (VC 48), nella Nazareth di ogni giorno, come Maria. Siamo quindi «libere nella continuità e fedeli nella novità».

Maria Immacolata nella vita dell’Orsolina 4. La nostra identità di donne consacrate ha il suo Maria Immacolata modello modello identificativo in Maria Vergine Immacolata, la identificativo donna nuova che, fin dalla sua concezione immacolata, più perfettamente riflette la divina bellezza (VC 28). Ella, la “tutta santa” (Immacolata), è la realizzazione totale e perfetta della persona umana che accoglie i doni di Dio senza opporre resistenze. Non si pone tuttavia come oggetto passivo di un privilegio dall’alto, ma assume il dono liberamente e consapevolmente, aprendosi a un cammino di fedeltà e di totale dedizione al Mistero divino. Ecce... fiat... magnificat

5. Maria, la serva del Signore, ha consegnato totalmente a Dio la sua vita nell’«ecce...fiat» e si è aperta alla lode del «magnificat», cantando le inesauribili sorprese dell’amore divino nella propria esistenza e nella storia umana. In lei, l’Orsolina scopre il modello più alto della realizzazione femminile, come sposa e madre che accoglie la parola di Dio e la genera all’umanità (LG 65). Secondo la nostra tradizione spirituale, siamo chiamate ad

24


Identità carismatica

“essere la presenza di Maria nella Chiesa”, piene di grazia – di Gesù – come lei, nell’umile quotidiano vissuto con le finezze dell’amore evangelico (cfr. M. Dositea, Natale 1964). Affidamento a Maria

6. Affidate da Gesù Crocifisso alla Madre (cfr. Gv 19,25-27), noi Orsoline accogliamo la sua maternità facendo dono del nostro cuore a lei, in una relazione (“patto”) di reciproca appartenenza, secondo l’esperienza dell’affidamento cara al nostro fondatore (cfr. Zanchi 558). «Il rapporto con Maria Santissima, che ogni fedele ha in conseguenza della sua unione con Cristo, risulta ancora più accentuato nella vita delle persone consacrate. [...] In tutti (gli Istituti di vita consacrata) vi è la convinzione che la presenza di Maria abbia un’importanza fondamentale sia per la vita spirituale di ogni singola anima consacrata, sia per la consistenza, l’unità, il progresso di tutta la comunità» (VC 28).

In cammino con le donne del nostro tempo

7. Proponiamo il cammino di santità con Maria Immacolata anche alle donne del nostro tempo, in modalità diverse secondo le età, le esigenze, le culture, per contribuire con il nostro carisma alla maturazione di una più chiara identità femminile nella Chiesa e nella società.

La spiritualità mericiana per l’Orsolina educatrice Angela Merici alle origini dell’istituto

8. Il nostro padre Francesco Della Madonna, ravvisando nella povertà di istruzione e di formazione della donna l’urgenza più profonda del suo tempo, scelse con la prima comunità la spiritualità di Angela Merici (cfr. Zanchi 578.583), santa bresciana che già da tre secoli, con i suoi scritti ricchi di sapienza evangelica, plasmava nel

25


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

mondo molte consacrate secolari e religiose, con una chiara identità femminile e impegnate nella formazione della donna fin dall’infanzia. Chiamate ad essere spose del Figlio di Dio

9. L’esperienza carismatica di Angela Merici ci aiuta a crescere nella gioiosa consapevolezza di essere chiamate da Dio Trinità a vivere “insieme” l’alleanza sponsale con Cristo, comunione d’amore che dà libertà autentica e pienezza di senso all’esistenza: «... sorelle mie, vi esorto, anzi vi prego e supplico tutte, affinché, essendo voi state così elette ad essere vere e intatte spose del Figliol di Dio, per primo vogliate conoscere che cosa comporta una tal elezione, e che nuova e stupenda dignità essa sia» (Ang.Reg., Prologo). L’identità di sposa di Cristo, propria della Chiesa e quindi di ogni battezzato, è da noi Orsoline vissuta nella verginità consacrata per il Regno, con umiltà e gratitudine, in comunione con tutte le altre vocazioni e in una dimensione profetica che preannuncia il compimento dell’alleanza di Dio con l’umanità nell’escatologia (VC 32).

10. L’alleanza sponsale con Gesù Cristo si apre alla Maternità nel prendersi cura maternità spirituale, grembo accogliente e pieno di compassione che si prende cura della crescita di ogni essere umano (cfr. MD 21), perché giunga «allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13). Attraverso la nostra dedizione, vissuta in pienezza e con gioia, possiamo essere un segno della tenerezza di Dio verso l’umanità ed una testimonianza credibile del mistero della Chiesa che è vergine, sposa e madre (cfr. VC 57). La sapienza educativa di Angela

11. Sebbene Angela non abbia mai direttamente insegnato o elaborato un sistema pedagogico, ha lasciato alle responsabili per la formazione spirituale dei membri

26


Identità carismatica

della Compagnia - nella Regola, nei Ricordi e nel Testamento - una ricchezza di sapienza evangelica alla quale hanno attinto le Orsoline educatrici di tutti i tempi, con un processo educativo flessibile, in situazione, nei vari contesti storici e culturali con una loro specifica spiritualità. Educatrici per grazia

12. Per la Madre Angela la missione educativa è un dono, un mandato sacro da ricevere con gratitudine: «...dovete ringraziare Dio sommamente che si sia degnato di mettervi nel numero di coloro che lui vuole che si affatichino a governare e custodire simile suo tesoro [le giovani da educare]. Grazia certamente grande e sorte inestimabile, se la vorrete riconoscere» (Ang.Ric., Prologo). È una missione talmente impegnativa che richiede «la fortezza ed il vero conforto dello Spirito Santo» (ibid.).

Pedagogia dell’amore

13. Lo stile educativo mericiano, che si configura come “pedagogia dell’amore”, è finalizzato all’educazione integrale: la persona, posta al centro dell’attenzione, stimata ed amata nella sua singolarità, è custodita con sollecitudine materna perché possa esprimere le proprie potenzialità e realizzare il progetto di Dio su di lei. L’educatrice mericiana ama singolarmente e senza distinzione tutte le sue "figlioline", le ha sempre presenti, "giorno e notte": «Vi supplico... d’aver scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliole, una per una, non solamente i loro nomi, ma anche la loro condizione e la loro natura, ogni loro situazione e tutto il loro essere» (Ang.Test. 2). Se c’è un’attenzione particolare, deve essere per le più fragili, "paurose o timide" (Ang.Ric. 2). L’educatrice non giudica, perché non è in grado di sapere "che cosa Dio voglia fare di loro" (Ang.Ric. 8), rispetta i ritmi di ciascuna, sa dosare dolcezza e fermezza, anche se è consapevole di ottenere di più con la benevolenza e l’affabilità

27


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

(Ang.Ric. 2), perché solo l’amore sviluppa tutte le forze affettive che rendono possibile l’educazione. Tutta la missione educativa tende a liberare la persona, attraverso relazioni di rispetto reciproco: «E sopra tutto guardatevi dal voler far fare per forza, perché Dio ha dato il libero arbitrio ad ognuno, e non vuol forzare nessuno, ma solamente dimostra, invita e consiglia» (Ang.Test. 3). Educare con l’esempio

14. L’esemplarità di vita dell’educatrice, traduzione concreta della carità teologale, favorisce l’elaborazione dell’identità della persona da educare: «Voi vivete e comportatevi in modo che le vostre figlioline possano specchiarsi in voi. E quel che volete che loro facciano, fatelo voi per prime» (Ang.Ric. 6).

La profezia dell’«insieme»

15. L’unità delle educatrici è per Angela la condizione necessaria per una efficace opera educativa: «L’ultima raccomandazione mia che vi faccio, e con la quale fin col sangue vi prego, è che siate concordi, unite insieme tutte d’un cuore e d’un volere» (Ang.Ultimo Ricordo). Negli scritti della Madre non c’è, forse, esortazione più reiterata e ispirata e vibrante di questa. La nostra dovrebbe essere la profezia dell’insieme, che non è solo una modalità d’azione, ma l’ambiente, la sostanza del nostro essere spose, madri, educatrici. Un insieme che è comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, con la nostra Madre, sant’Angela, con il padre Francesco, tra di noi e con tutti i fratelli.

28


Identità carismatica

Creatività carismatica nel tempo e nelle culture Fedeltà alle origini

16. Nella docilità allo Spirito Santo e attraverso il discenimento comunitario, viviamo con fedeltà creativa alle origini e con attenzione profonda alle sfide del nostro tempo per collaborare alla nuova evangelizzazione, in sintonia con il cammino della Chiesa locale. Il nostro carisma educativo, nel tempo e nella sua diffusione in varie aree geografiche, non si è limitato alla scuola, ai collegi e agli orfanotrofi, ma ha anche abbracciato gli ambiti dei servizi socio-assistenziali, quali: case di riposo, ambulatori... Tuttavia la priorità è sempre stata riconosciuta alla «cristiana educazione ed istruzione» della gioventù femminile (cfr. Memorie 61.85), criterio tenuto costantemente presente nell’assunzione di nuovi servizi.

Nella Chiesa per il mondo

17. La Chiesa locale rappresenta per noi quel “locus theologicus” dove far risuonare la parola di salvezza e dove favorire l’incontro dell’uomo con il Dio d’amore (cfr. DF 41). Ci inseriamo nel progetto pastorale della Chiesa con il nostro carisma educativo. Coltivare il “sensus ecclesiae” è per noi un impegno carismatico che comporta l’adesione di mente e di cuore al magistero del Papa e dei Vescovi, la comunione con i carismi antichi e nuovi (RdC 30) per contribuire a «fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione» (NMI 43; RdC 28).

Accanto ai giovani per una misura alta della vita

18. Come il fondatore e Angela Merici, l’Orsolina, madre amorevole, è chiamata a confrontarsi con le vecchie e nuove povertà, soprattutto a prendersi cura dei giovani di oggi con una pastorale organica che si sforza di interpretare le loro attese: il bisogno di relazioni, di giustizia e di pace, di valori evangelici che danno significato alla vita. Questo comporta la capacità di entrare in rela-

29


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

zione vera con loro, di decodificare i nuovi linguaggi e di coltivare in essi l’ideale della santità che è «la misura alta della vita cristiana ordinaria» (NMI 31). In aiuto alle famiglie

19. La nostra vocazione di spose e madri può diventare testimonianza per le famiglie di oggi, che sperimentano profonde difficoltà in ordine alla fedeltà, all’accoglienza della vita e all’educazione dei figli.

Nella missione ad gentes attente alla inculturazione

20. Partecipiamo con nuovo slancio alla missione evangelizzatrice della Chiesa, per annunciare Cristo alla moltitudine crescente di coloro che lo ignorano. «Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo» (NMI 40). La nostra missionarietà dovrà rispondere sempre meglio alle esigenze dell’inculturazione, attenta alle diverse culture in cui il messaggio cristiano viene calato, così che gli specifici valori di ogni popolo non siano rinnegati, ma purificati e portati alla loro pienezza (cfr. NMI 40; RdC 37). La nostra esperienza di istituto internazionale, caratterizzato dal volto di varie culture, può diventare una preziosa risorsa per la nuova evangelizzazione.

Sostegno alla causa dei poveri

21. L’amore preferenziale di Gesù per i poveri (Lc 4, 16-19) ci spinge ad una "compassione" speciale verso i fratelli che si trovano in situazione di maggiore debolezza, e quindi di più grave bisogno, nelle molteplici dimensioni della povertà (cfr. VC 82). Abbracciamo la causa dei poveri e ci impegniamo per la promozione della giustizia negli ambienti in cui operiamo, con il coraggio del nostro padre Fondatore che affermò di «non essersi mai pentito... di aver a tanto costo [di tanta sofferenza] sostenuto la causa dei poveri» (cfr. DF 27).

30


Identità carismatica

Il volto della comunità educativa Al centro la Parola e l’Eucaristia

22. Al centro delle nostre comunità è il pane dell’Eucaristia e della Parola, condivisi ogni giorno per ritrovare la verità e la forza della comunione fraterna: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Il mistero pasquale è il fondamento della nostra unità, modellata sull’unità trinitaria: “Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (Gv 17,21). Con la sua morte di croce, infatti, Gesù ha distrutto il muro di separazione tra i popoli, riconciliando tutti nell’unità (cfr. Ef 2, 14-16), insegnandoci così che la comunione e l’unità sono il frutto della condivisione del suo mistero di morte. E noi Orsoline, serve della croce, «scopriamo nel segno del pane e del vino, che celebriamo ogni giorno, la verità della comunione fraterna» (DF, preghiera).

Comunità formativa e formatrice

23. La comunità di vita è per noi luogo di crescita vocazionale e di appartenenza al carisma (cfr. PI 26-27) perché, nella concretezza del quotidiano, ci aiuta a scoprire e ad interiorizzare con sempre maggior profondità la nostra identità di Orsoline educatrici. Nelle relazioni interpersonali ricche di accoglienza, di rispetto e di valorizzazione dell’altro, si attua l’accompagnamento reciproco che favorisce una formazione continua, aperta e inculturata. Questo richiede che la comunità diventi soggetto e oggetto di discernimento e di progettazione.

In comunione con i laici

24. Come alle origini dell’istituto, il carisma è accolto e condiviso dalla comunità educativa in tutte le sue componenti: suore, collaboratori e destinatari. Le nostre comunità, con la vitalità sempre nuova del carisma, sono chiamate a diventare un centro di irradiazione di for-

31


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

za spirituale, di animazione che crea fraternità, comunione e collaborazione ecclesiale, ove i diversi carismi e ministeri contribuiscono alla costruzione del Corpo di Cristo che è la Chiesa. La sintesi tra i valori tipici della vocazione laicale e quelli della nostra famiglia religiosa diventa un fecondo scambio di doni che arricchisce la missione (cfr. VF 70). Questo richiede l’elaborazione di itinerari formativi da vivere insieme per l’assimilazione dei valori carismatici dell’istituto. Serve della Parola della Croce della Missione

25. Siamo chiamate ad esprimere questa ricchezza con la consapevolezza di essere serve, come la Vergine Maria che nel mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio si dichiara “serva del Signore”. Maria Immacolata, con Angela Merici e don Francesco Della Madonna, ci educano ad essere serve della Parola, serve della Croce, serve della Missione (cfr. DF). Nella misura in cui lasciamo che la kenosis di Dio in Cristo Gesù, servo del Padre e dell’umanità, diventi il nostro stile di vita quotidiano, la nostra esistenza si trasforma in vangelo vissuto, in eucaristia, in testimonianza di carità.

I consigli evangelici: dono e cammino di libertà Dono e riflesso della vita trinitaria

26. La vita consacrata è «una delle tracce concrete che la Trinità lascia nella storia perché gli uomini possano avvertire il fascino e la nostalgia della bellezza divina... Il riferimento dei consigli evangelici alla Trinità santa e santificante rivela il loro senso più profondo» (VC 20, 21).

Dimensione cristologica

27. I consigli evangelici hanno una dimensione cristologica. Gesù Cristo, chiamandoci alla sua sequela, ci

32


Identità carismatica

invita a condividere la sua esperienza di vergine, povero, obbediente. I voti religiosi favoriscono in noi la radicale configurazione al Signore Gesù, servo del Padre e dell’umanità, la progressiva assimilazione dei suoi sentimenti. e ci permettono di essere il prolungamento nella storia di una speciale presenza del Risorto (cfr. VC 19). Itinerario di libertà

28. La professione dei consigli evangelici, che emettiamo nella celebrazione eucaristica e viviamo quotidianamente sotto la guida dello Spirito Santo, è un esigente cammino pasquale e un gioioso itinerario di libertà liberata da Cristo. L’umano, in questa trasformazione e purificazione pasquale, non è disatteso, anzi, viene in luce in tutta la sua originaria bellezza. I voti religiosi, infatti, favoriscono la maturazione della persona, la libertà spirituale, la purificazione del cuore, il fervore della carità e ci aiutano a cooperare efficacemente alla costruzione della città terrena (cfr. PI 12).

Testimonianza di santità

29. La nostra vita consacrata, dono della Trinità alla Chiesa, è un invito per tutto il popolo di Dio a considerare il primato della grazia e l’esigenza di rispondere con una santità della vita in cui l’umano, mediante la purificazione e trasformazione pasquale, viene in luce in tutta la sua originaria bellezza.

Verginità: libertà di un amore fecondo

30. Accogliamo con gratitudine il dono della verginità consacrata, che plasma la nostra esistenza come «riflesso dell’amore infinito che lega le tre Persone divine nella profondità misteriosa della vita trinitaria» (VC 21). Lo Spirito Santo, riversato nei nostri cuori, ci conduce in un cammino di radicalità evangelica che prende la forma del "sì" sponsale: il donarsi per amore in modo totale e con cuore indiviso (cfr. MD 20-21).

33


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

Maria sposa e madre

31. In Maria Immacolata, particolarmente nella sua dedizione totale a Gesù Cristo, dall’annunciazione alla croce, l’Orsolina contempla il modello di sposa e di madre che è chiamata a far rivivere nella propria esistenza consacrata.

Spose del Figlio dell’Altissimo

32. Vivendo per “Dio solo” nella verginità, secondo la spiritualità di Angela Merici consegnataci dal padre Francesco Della Madonna, assumiamo sempre più autenticamente l’identità di "spose del Figlio dell’Altissimo", realtà stupenda che richiede una inculturazione attenta alla sensibilità dei diversi luoghi e tempi.

Maternità educativa

33. Dalla profondità di relazione d’amore con il Signore crocifisso impariamo a sentire e a condividere la compassione che abita il suo cuore per ciascuna di noi, per l’umanità, diventando madri feconde, sorelle ed educatrici attente ad ogni persona, con dolcezza e fortezza.

Rispetto per il mistero della persona

34. Il prendersi cura dei fratelli, secondo il nostro carisma educativo, è caratterizzato da un grande rispetto per il mistero della persona, che noi portiamo "scolpita nel nostro cuore" come unica e irrepetibile, amandola "con viva e sviscerata carità" come esorta Angela Merici. Nel prossimo contempliamo il volto dello «Sposo, diverso e unico in tutti e in ciascuno, secondo le sue stesse parole: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi (...), l’avete fatto a me" (Mt 25, 40)» (MD 21).

Amore e croce

35. Nella celebrazione quotidiana dell’Eucaristia attingiamo dal mistero pasquale energie sempre nuove, per condividere con Cristo la sua totale offerta sulla croce che alimenta il nostro amore oblativo verso i fratelli. Il nostro fondatore ha espresso questo progetto di vita nell’«anello con scolpito il crocifisso», segno della nostra

34


Identità carismatica

alleanza sponsale con Cristo nel supremo gesto del dono totale di sé per il mondo. Ricchezza di relazioni interpersonali

36. Dalla nostra apertura al mistero di Dio scaturisce la ricchezza di nuove relazioni libere, serene, accoglienti, improntate a gratuità e reciprocità. La vita comunitaria e l’accompagnamento di persone sagge e aperte allo Spirito, specialmente nei momenti di difficoltà, è un aiuto a tendere sempre più verso la verità di noi stesse e a discernere i cammini di liberazione che lo Spirito ci suggerisce.

Una proposta per l’uomo contemporaneo

37. La castità consacrata per il Regno, vissuta come cammino di liberazione per una pienezza d’amore, diventa una proposta leggibile per l’uomo e la donna d’oggi, una luce per i giovani nell’elaborazione del loro progetto di vita: donarsi a Dio e amare i fratelli in lui è cammino di libertà e di piena realizzazione umana. E questa è una sfida alla cultura edonistica ed egocentrica della società contemporanea (cfr. RdC 45).

Povertà: libertà di affidarsi a “Dio solo”

38. La povertà consacrata confessa che «l’unico nostro tesoro» è Gesù Cristo (Angela, VI Ricordo), il quale da ricco che era si fece povero (2Cor 8,9). L’Orsolina per amore di Cristo «spoglia il cuore da ogni affetto e da ogni speranza di cose create, e di se stessa. E in Dio ha ogni suo bene, e fuori di Dio si vede povera del tutto, e proprio un niente, mentre con Dio ha tutto» (Ang. Reg 10).

La vera ricchezza

39. Il padre Francesco Della Madonna, «uomo che in Dio confida», volle fondare l’istituto sulla «più nuda povertà» di cose e di spirito, riponendo la fiducia in «Dio solo». La comunità delle origini, alla scuola del Fondatore e di Angela Merici, si è educata ad «amare la santa povertà come la vera ricchezza dei servi del Signore»

35


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

(Reg. 1858, I, 4) e a configurarsi a Cristo Sposo nel mistero del suo spogliamento totale (cfr. Fil 2, 5-11). Le Memorie ci tramandano che le prime sorelle «fra tante strettezze e privazioni, erano così contente ed allegre, che non avrebbero cambiato il loro stato con quello di una regina» (Memorie 49). Maria la prima tra i poveri del Signore

40. Modello di povertà di spirito è per noi Maria Immacolata. Con lei, che «primeggia tra gli umili e i poveri del Signore» (LG 55), cantiamo il Magnificat in rendimento di grazie per le grande cose compiute dall’Onnipotente.

La kenosis del Servo

41. Nell’umile e docile ascolto della Parola del Maestro, lasciamo che lo Spirito ci riveli il mistero della sapienza divina nella follia della croce e ci configuri a Cristo, nella sua kenosis di servo del Padre e dell’umanità.

Sobrietà e condivisione

42. Accettiamo la nostra creaturalità aperta alla figliolanza di Dio per mezzo dello Spirito che grida in noi "Abbà, Padre". Alla sua provvidenza ci affidiamo senza riserve, senza preoccupazioni per la precarietà e per il domani, con una vita sobria ed essenziale. Nel rito della professione religiosa ci è detto che "tutto sarà in comune tra noi": condividiamo cordialmente con le sorelle i beni spirituali e materiali, i progetti della vita comune e della missione.

Povertà di spirito

43. Il nostro stile di servizio è caratterizzato dalla gioia semplice dell’umile che si dona con gratuità, dall’ospitalità di ogni persona, amata e rispettata nella sua diversità di doni, di cultura, di prospettive.

36


Identità carismatica

Studio e lavoro

44. L’operosità dell’Orsolina di M.V.I. è un aspetto significativo della povertà e, per il fondatore, si realizza nell’impegno dello studio per qualificarsi e del lavoro per il proprio sostentamento e per la condivisione dei beni con i poveri.

Le nuove povertà

45. Secondo il nostro carisma, siamo sensibili alle nuove povertà e ci prendiamo cura di quelle meno considerate nella società, quali la carenza di istruzione e di educazione dei giovani in ricerca di motivazioni di senso per la vita e la promozione della donna, la cui condizione è spesso precaria e discriminante. Come il nostro padre fondatore, sappiamo scoprire la fame più profonda dell’uomo: «la fame di ascoltare la parola di Dio» (lettera Serina, Zanchi 558), e ci rendiamo capaci, con lo studio e con l’esperienza di una fede autentica, di sfamare questo bisogno fondamentale e spesso inespresso dei destinatari della nostra missione educativa.

Educare la sensibilità per i poveri

46. La nostra presenza di Orsoline educatrici, caratterizzata dalla condivisione dei beni e dall’attenzione agli ultimi, contribuisce nella comunità educativa ad affinare la sensibilità di tutti per le povertà che anche oggi affliggono i giovani, le famiglie e interi popoli. Questa sensibilità può diventare fonte di profondi cambiamenti in senso evangelico, inducendo a trasformare le logiche di eccellenza e di superiorità in quelle del servizio, del prendersi cura degli altri e formando un cuore aperto alla solidarietà (cfr. Le persone consacrate e la loro missione nella scuola, 69).

Obbedienza: libertà dell’amore filiale

47. L’obbedienza consacrata ci introduce progressivamente nell’amorosa corrispondenza delle tre Persone divine e nel mistero della relazione filiale di Gesù Cristo (VC 21/c). Assumendo la forma di servo (Fil 2,7), il

37


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

Figlio di Dio, pieno di Spirito Santo, venne sulla terra per compiere la volontà del Padre e imparò l’obbedienza dai patimenti sofferti (Eb 5,8) fino alla consegna totale di sé sulla croce gloriosa. La sua pasqua è la rivelazione e la fonte del nostro cammino di autentica libertà nell’obbedienza, secondo il radicalismo evangelico. In simplicitate sacrificium

48. Vertice della libertà è l’offerta totale della vita. Lo stile di questo nostro donarci come Orsoline è stato sintetizzato dalla tradizione nella formula “in simplicitate sacrificium”.

Discepole della Parola

49. Il cammino di libertà realizzato dall’obbedienza si compie nella frequentazione quotidiana della Parola di Dio, punto di riferimento fondamentale per il discernimento individuale e comunitario della volontà di Dio. Nella preghiera assumiamo i sentimenti di Cristo obbediente al Padre e teniamo viva la consapevolezza del "sì" pronunciato nella professione religiosa, per concretizzarlo nella realtà quotidiana.

Nel “sì” di Maria

50. Nel "sì" umile e gioioso di Maria, noi Orsoline troviamo l’ispirazione e la forza per obbedire con totale disponibilità al progetto di Dio, per un servizio d’amore all’umanità.

Adorare e attuare la volontà di Dio

51. Il nostro padre fondatore, educato fin falla giovinezza a leggere i segni di Dio nella storia, fu totalmente disponibile al progetto divino, come il servo di Yhwh, anche nelle situazioni segnate dalla croce, considerando “caro e grato tutto quanto la Divina Provvidenza disporrà” e “adorando la volontà di Dio in tutto ciò che di amaro e umiliante mi è accaduto”. Nella preghiera, in totale disponibilità, egli ha ricevuto l’ispirazione carismatica per la fondazione del nostro istituto, impegnato ad “edu-

38


Identità carismatica

care e cristianamente e civilmente le fanciulle". Questo progetto ci inserisce nella missione educativa nella Chiesa, che ha il compito di promuovere pienezza di vita in Gesù, Uomo nuovo, e orientare la persona a vivere responsabilmente nella libertà la vocazione d’amore che Dio ha posto in ogni essere umano. Una grande luce

52. Per Sant’Angela Merici “l’obbedienza è nell’uomo come una grande luce che rende buona ed accetta ogni sua azione” (Angela, Reg. VIII). Essa ci dà la capacità di discernere la volontà di Dio nelle mediazioni della storia nella misura in cui siamo attente “ai consigli e alle ispirazioni che di continuo ci suscita nel cuore lo Spirito Santo” (Angela, Reg VIII). Questo discernimento è possibile nella misura in cui il cuore è purificato e si lascia guidare in un cammino di continua conversione e di adesione al progetto di Dio.

Obbedienza e croce

53. Nella sequela di Cristo “obbediente fino alla morte di croce” siamo chiamate a vivere sempre più profondamente l’evento pasquale: dalla croce del “perdere se stessi” alla risurrezione in Cristo come creature nuove e libere. Esperimentiamo quindi il rapporto misterioso che esiste tra la rinuncia di sé e la gioia, tra il sacrificio e la dilatazione del cuore, tra la disciplina e la libertà autentica. La croce, “follia” che ci rende sapienti, è per noi come per Cristo, la prova dell’amore più grande (cfr. ET 29).

Relazioni nuove nella comunità educativa

54. L’obbedienza crea relazioni nuove con le sorelle e i fratelli nella reciprocità, nella stima, nella collaborazione e nella valorizzazione dei doni di ciascuno, armonizzati al servizio del progetto comune per servire la causa del Regno di Dio, favorendo così la crescita del senso di appartenenza. La lettura della storia delle origini ci mette in guardia da atteggiamenti di protagonismo e indi-

39


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

vidualismo che creano disarmonia nella comunità e compromettono l’efficacia della missione. Autorità a servizio del discernimento

55. Un ruolo importante nel discernimento comunitario alla luce della parola di Dio è quello dell’autorità, madre e sorella, prima responsabile della comunità, guida nel cammino spirituale ed apostolico (cfr. VC 43). «L’autorità che si mette a servizio del discernimento comunitario acquista autorevolezza nella misura in cui è pervenuta a una lettura intelligente e coinvolgente delle Scritture, ovvero si è lasciata configurare a quel Gesù, servo di Yhwh, di cui le Scritture parlano» (DF 32).

Per la libertà della donna

56. L’obbedienza è per noi Orsoline anche una forza emancipatrice di libertà, che ci rende capaci di proporre e promuovere la libertà della donna del nostro tempo (DF 45).

40


ESIGENZE DELLA FORMAZIONE OGGI

Nuovi bisogni formativi

Di fronte alle sfide

57. I profondi mutamenti socioculturali in atto nel mondo contemporaneo ci interpellano come persone e come comunità, ed esigono una risposta adeguata, che si ispiri ai valori evangelici e carismatici. Essi diventano per noi delle sfide, di fronte alle quali prendiamo coscienza di nuovi bisogni formativi.

Identità personale

58. Un bisogno particolarmente emergente oggi è quello di potenziare la nostra capacità di vivere secondo gli ideali proposti da Cristo e secondo il carisma dell’istituto. Questo comporta che conosciamo noi stesse nel divenire delle varie tappe della vita, le nostre reali e concrete tendenze motivazionali per integrarle all’interno del progetto vocazionale. È il bisogno fondamentale di riappropriarci della nostra storia personale, rileggerla come luogo di salvezza, per pacificarci con ogni evento, per maturare una personalità liberata da Cristo. A partire da ciò che siamo e dal carisma educativo in cui ci riconosciamo, impariamo a porre dei limiti alla nostra persona, per appartenere ad un “tu” e riconoscerci in un “noi”. Questo cammino di continua crescita, orientato a vivere in pienezza l’esistenza, è favorito dall’elaborazione di un progetto personale di vita, semplice, concreto e aggiornato.

41


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

Esserci al femminile

59. È necessario per noi Orsoline recuperare, dal carisma mericiano, il nostro esserci al femminile, educandoci all’amore oblativo e corresponsabile, integrando la sessualità e l’affettività nella logica del dono e non del possesso (VC 88). In Maria Immacolata, la Donna nuova, riconosciamo il modello più alto della femminilità (cfr. MD). Avvertiamo il bisogno di qualificarci, con lo studio e l’esperienza, per accompagnare la donna nel cammino di liberazione e di promozione, soprattutto nei contesti in cui è discriminata ed ha scarse opportunità di formazione.

Assimilazione dei valori carismatici

60. In noi Orsoline di M.V.I. è forte il desiderio di conoscere e attualizzare, a partire dalla parola di Dio, il nostro carisma educativo con lo studio meditativo della sua storia, dell’ispirazione carismatica del fondatore, dello sviluppo dell’istituto nel tempo e nelle varie aree geografiche. Dobbiamo anche attingere alla spiritualità e sapienza pedagogica di Angela Merici i valori che arricchiscono l’identità personale e diventano le motivazioni profonde dei nostri vissuti quotidiani. Sentiamo l’urgenza di approfondire la spiritualità mariana, in particolare la teologia dell’affidamento a Maria nostra Madre (Gv 19, 25-27), per essere memoria vivente della sua fede e della sua maternità nella Chiesa e nel mondo oggi.

Integrazione fede-vita

61. In una società frammentata e disorientata, che ha emarginato Dio dall’esistenza, siamo chiamate a dare una testimonianza di profonda unità tra fede e vita. Continuamente rigenerate dalla pasqua di Cristo nella celebrazione dei sacramenti, in particolare dell’Eucaristia e della Riconciliazione, «occorre che dalla santità comunicata nei sacramenti [passiamo] alla santità della vita quotidiana... In tal modo la vita consacrata fa continuamente emergere nella coscienza del Popolo di Dio l’esigenza di

42


Esigenze della formazione

rispondere con la santità della vita all’amore di Dio riversato nei cuori dallo Spirito Santo» (VC 33). Ci impegniamo a elaborare, per noi e per i destinatari della nostra missione, itinerari di fede che aiutino a leggere la presenza di Dio nella storia e a vivere il quotidiano con motivazioni evangeliche. Unità vocazionale

62. Il nostro processo continuo di crescita e di maturazione come Orsoline educatrici tende all’unità vocazionale, superando la dicotomia consacrazione-missione. Infatti, secondo la nostra vocazione specifica (cfr. Memorie 51), le esigenze della sequela di Cristo Sposo si radicano profondamente nella missione educativa a servizio del progetto d’amore di Dio sull’umanità.

Accompagnamento

63. Nel cammino di elaborazione della nostra identità secondo il carisma, si rende sempre più urgente - in ogni periodo della vita e a vari livelli - l’accompagnamento, esperienza di relazione formativa. Esso illumina, sostiene e guida nel discernimento e nella realizzazione del progetto di vita personale, comunitario, apostolico.

Animatrice di comunità

64. I mutamenti di questi anni portano a privilegiare alcuni aspetti dell’autorità: essere animatrice spirituale, operatrice di unità, guida al discernimento comunitario, capace di prendere la decisione finale e assicurarne l’esecuzione. Si impone, quindi, la necessità di una preparazione sistematica e approfondita delle animatrici di comunità. Tutte le sorelle devono riconoscere le radici evangeliche del ruolo dell’autorità (1 Ts 5, 12, 13) e sentirla indispensabile per la crescita personale e comunitaria.

Stile evangelico della comunità

65. Ci sentiamo interpellate dalla radicalità evangelica che caratterizzò la prima comunità riunita attorno al padre Francesco Della Madonna (cfr. Memorie 49-50),

43


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

per trasformare le nostre comunità in fraternità dove la comunione ha il volto della semplicità, della gioia e della sobrietà. Discernimento comunitario e progettazione

66. È molto sentito il bisogno di educarci al discernimento comunitario, che richiede frequentazione della Parola di Dio e riflessione sulla storia con competenza umana, sapienza spirituale, distacco personale. Il discernimento aiuta la comunità a mantenere viva la tensione evangelica tra identità e inculturazione, tra fedeltà al carisma e fedeltà alla storia. La comunità è il luogo privilegiato del discernimento nella misura in cui ogni sorella lo assume nel suo progetto personale come responsabilità formativa e collabora in unità d’intenti alla progettazione comunitaria. Discernimento e progettazione restano aperti all’irruzione di Dio, che spesso va oltre i nostri progetti e li capovolge, perché è Lui il Signore della storia e noi siamo sue umili serve, come Maria.

Cultura dell’«insieme»

67. L’ “insieme” mericiano è, nel mondo contemporaneo, sfida e profezia che ci impegna a vivere una fraternità non imposta ma liberamente scelta e partecipata, nel rispetto della singolarità di ogni membro e nell’impegno collaborativo di ciascuna per alimentare la comunione nella concretezza del quotidiano, superando i rischi dell’individualismo e della omologazione.

Collaborazione con i laici nella missione educativa

68. È necessario un cambiamento di mentalità nella nostra relazione con i laici, che nei servizi socio-educativi ci offrono il prezioso contributo della loro specifica vocazione e delle loro competenze. Dobbiamo imparare a relazionarci e a collaborare condividendo con essi itinerari di conoscenza ed esperienza del carisma, per un reciproco arricchimento e una missione educativa più qualificata.

44


Esigenze della formazione

Dialogo tra culture e religioni

69. Il nostro carisma si è inculturato in varie aree geografiche e le nostre comunità educative sono oggi arricchite dalla presenza di culture e religioni diverse. È per noi necessario educarci al rispetto delle diversità con una adeguata conoscenza e un dialogo sincero e aperto.

Qualificazione per la missione educativa

70. Per la nostra consacrazione partecipiamo alla missione educativa della Chiesa offrendo uno specifico contributo all’evangelizzazione della cultura. Questo richiede un impegno assiduo di qualificazione professionale attraverso lo studio e l’aggiornamento per saper rispondere ai bisogni formativi dei destinatari con un chiaro Progetto educativo. In particolare dobbiamo prepararci per affrontare con competenza il mondo della comunicazione sociale.

Strategie della formazione Centralità della Parola di Dio

71. Nel nostro itinerario formativo siamo convinte che la Parola di Dio penetra ogni espressione del nostro vissuto, lo illumina, lo trasforma e porta a compimento il progetto che lo Spirito ha iniziato in ciascuna. Ci proponiamo, perciò, un cammino sistematico e assiduo di contatto con la Parola attraverso lo studio orante di essa, la vita liturgica attorno all’Eucaristia, una pedagogia relazionale che favorisce la maturazione di un cuore sapienziale capace di compassione. Lo studio orante della Parola libera il bisogno di ascoltare il Signore e di appassionarsi ai suoi desideri, alle sue vicende, alle sue sofferenze e al suo progetto educativo. Si cresce e si matura con il gusto e in compagnia della Parola. L’Eucaristia, celebrata e custodita nel quotidiano, forma in noi i lineamenti del Servo e ci fa diventare come lui serve di ogni uomo. La

45


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

Parola ci educa a divenire "spazio relazionale" all’interno della comunità e nel servizio. Genera in noi quella compassione che ci spinge a decentrarci per aprirci alle sorelle e ai fratelli; ci rende capaci di fare nostri i vissuti altrui, portando il dolore e il bisogno del prossimo. L’interiorizzazione della Parola rende il nostro cuore capace di leggere le vicende umane della vita alla sua luce e di leggere la Parola di Dio alla luce delle vicende umane. Ci educhiamo così al discernimento comunitario. Formazione permanente

72. Siamo consapevoli che la vita consacrata è una «progressiva configurazione al Signore Gesù e alla sua totale oblazione» (VC 65). La formazione ci aiuta a fare della scelta per Cristo e per il suo regno l’opzione fondamentale di tutta l’esistenza. Consideriamo la formazione permanente una strategia particolarmente efficace. È all’interno di essa che trova la sua collocazione e la sua vitalità la formazione iniziale, perché è la vita che genera vita. Infatti, la testimonianza gioiosa di una comunità che vive la sequela di Cristo apre le nuove generazioni al discernimento della vocazione personale. La formazione permanente è un cammino dinamico e progressivo (cfr. Fil 3, 12-26) ed esige che diveniamo capaci di assumere, integrare e risignificare ogni esperienza della vita attraverso i dinamismi propri dello sviluppo umano nelle sue varie tappe. Questo processo di formazione comporta una capacità di progettazione di itinerari a livello personale, comunitario, di istituto.

Profezia dell’«insieme»

73. In una cultura dominata dall’individualismo, diventa una grande sfida la “profezia dell’insieme” di Angela Merici (cfr. Ang.Ultimo Ricordo) fondata sulle parole di Gesù: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). La comunio-

46


Esigenze della formazione

ne fraterna è una condizione essenziale per la vita dell’istituto e per la sua missione nella Chiesa. La assumiamo come importante strategia per la formazione e la realizziamo in forme di coordinamento a diversi livelli. La comunità ha la possibilità di vivere il coordinamento come un mezzo di comunione attorno alla missione, elaborando il progetto comunitario. I progetti d’istituto (formativo, pastorale, educativo) stimolano la comunicazione e la collaborazione fra le varie realtà dell’istituto per un arricchimento reciproco, nello scambio di conoscenze e di esperienze.

47


IL NOSTRO MODELLO FORMATIVO

La formazione secondo il nostro carisma

74. La formazione dell'Orsolina di M.V.I. è un cammino di unificazione personale che dura tutta la vita e comporta la necessità di rielaborare progressivamente l'identità personale, leggendo la propria storia e quella comunitaria alla luce del mistero di Cristo, del cammino ecclesiale e delle sfide socioculturali del nostro tempo. In questo processo di crescita, ci lasciamo guidare dallo Spirito e ci apriamo alla progressiva scoperta e ristrutturazione di un nuovo e più vero io. Il nostro metodo formativo trae ispirazione dalla sapienza educativa del fondatore, padre Francesco Della Madonna, e dalla pedagogia dell’amore di Angela Merici. L'esperienza quotidiana dell'amore compassionevole di Dio per noi ci fa entrare nell'assimilazione progressiva dei sentimenti di Cristo, servo del Padre pieno di compassione per l'umanità. Come il nostro padre fondatore, “omnibus omnia factus” (1 Cor 9, 22; cfr. DF 26 ) ci educhiamo a prenderci cura delle sorelle e dei fratelli con totale dedizione, per incontrare Cristo, l'Uomo nuovo, pienezza della vita. Luogo normale della formazione è la quotidianità vissuta nel dono di sé, in risposta alle esigenze della sequela di Cristo, della vita fraterna, della missione educativa.

La relazione per crescere

75. La formazione è relazione che trova la sua sorgente e il suo modello nella reciprocità d'amore delle tre divine Persone, rivelata in Cristo e incarnata nella Chiesa «popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del

48


Modello formativo

Figlio e dello Spirito Santo» (LG 4). Il processo formativo, infatti, si colloca nella struttura relazionale dell'intera esistenza umana, attraverso la quale la persona diventa consapevole del proprio e dell'altrui valore e si educa alla reciprocità del dono e del prendersi cura. La prima responsabile della formazione è la persona stessa, chiamata “per nome” da Dio a realizzare il suo progetto nel dono di sé, come Maria nel "fiat". Nella consapevolezza che il rapporto con l’altro è la via di ogni vera crescita, ci impegniamo nella rielaborazione continua dell'identità personale attraverso la relazione con Dio, con noi stesse, con la comunità e con le persone di cui ci prendiamo cura nella missione. Educate dalla frequentazione della parola di Dio, ci lasciamo continuamente convertire il cuore e assumiamo un atteggiamento fondamentalmente positivo nei confronti della realtà, attente a cogliere le sfide della storia e a lasciarci istruire da ogni frammento di verità e bellezza. Nella concretezza della vita fraterna

76. La comunità educativa è il luogo in cui si attua il nostro continuo processo di crescita. Essa è costruita dall'ascolto della Parola che quotidianamente viviamo insieme, soprattutto nell'Eucaristia. La comunità diviene allora l'alveo materno che, accogliendo il seme della Parola, ci forma alla vita secondo lo Spirito, per cui impariamo “a vivere e leggere i progressi e i ritardi, le riuscite e i fallimenti, le positività e difficoltà in comunità nell'ottica della salvezza” (DF 29). “Serve della croce”, accettiamo con gioia e convinzione di ancorare il cammino di fede della comunità alla croce gloriosa e trasfigurata di Gesù Signore e impariamo ad essere come Maria - la Madre che sta ai piedi della croce - donne capaci di generare nei fratelli la vita nuova, attraverso la missione educativa.

49


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

Per noi la comunità è un apprendistato alla relazione: impariamo a conoscere noi stesse nella verità, a sentirci responsabili dell'altro, a portare i pesi le une delle altre, a consegnarci con libertà e amore alle sorelle e a Dio. Il cammino di formazione in comunità ci rende capaci di accompagnare le persone che incontriamo nella missione educativa, per camminare insieme in novità di vita e costruire la civiltà dell’amore. La comunità, mentre si lascia formare quotidianamente dallo spirito del Risorto, diventa una proposta vocazionale per le giovani alla ricerca del loro progetto di vita (cfr. Atti 2, 42-48). Animatrici di comunità

77. «Dio Padre, nel dono continuo di Cristo e dello Spirito, è il formatore per eccellenza di chi si consacra a Lui» (VC 66). La formazione è una realtà relazionale che si attua a livelli diversi e richiede un accompagnamento non solo nella fase iniziale ma in ogni tappa della vita. Le mediazioni formative favoriscono lo sviluppo personale, creando in noi la libertà di aprirci all’altro, senza presumere di noi stesse, lasciandoci guidare da una persona nelle vie dello Spirito; di apprendere la fiducia nella mediazione umana senza pretendere che sia perfetta (cfr. Ef 5, 21); di assumere un atteggiamento di accoglienza verso qualsiasi frammento di verità che ogni persona, a partire dalle sorelle della propria comunità, ci può offrire (cfr. RdC 15). L'animatrice è la sorella nel discepolato, che si pone accanto per condividere il pane del cammino, ossia la propria fede, l'esperienza della lotta, della ricerca, del servizio nello stile del “prendersi cura”, lasciandosi guidare dall'amore di Dio e dallo zelo per il bene delle sorelle. Sant'Angela ci ricorda che il mandato è da vivere - come ogni madre - nello spirito di servizio e nel rispetto che merita ogni sorella della comunità. Questo compito si

50


Modello formativo

esprime in una relazione ricca di stima, di fiducia reciproca, di libertà interiore, con amore limpido, vero e disinteressato (cfr. Ang. Ricordi). Relazione con la Chiesa il territorio le culture

78. Don Francesco ha vissuto nel cuore della Chiesa coltivando la “cura animarum” della sua parrocchia ed ha fondato il nostro istituto come risposta ai bisogni educativi della Chiesa locale. Fedeli a quest'eredità, le nostre comunità si radicano nel territorio, si impegnano a conoscere la realtà ecclesiale e territoriale e ad interagire con essa (cfr. DF 41-42). Il nostro cammino formativo si realizza nella Chiesa locale: condividiamo gli itinerari di fede del popolo di Dio, aperte all'ecumenismo e al dialogo interreligioso; offriamo, con la missione educativa, il nostro specifico contributo, perché la Chiesa compia sempre più efficacemente la sua missione di salvezza. Prendiamo coscienza delle ricchezze e dei limiti del territorio e della cultura in cui siamo inserite, impariamo ad essere solidali con i problemi e le speranze degli uomini e delle donne del nostro tempo, e ad essere disponibili a collaborare nei servizi educativi ed assistenziali inerenti alla nostra identità carismatica.

79. Nella formazione continua ci riappropriamo del Valenza formativa del tempo tempo, lo accogliamo come dono ed entriamo con sapienza nei ritmi della vita (quotidiano, settimanale, mensile, annuale) (cfr. RdC 15). Il tempo ha in sé una forte valenza formativa perché riceve la sua 'forma' dalla Pasqua di Gesù, per cui ogni spazio e tempo, situazione ed esperienza è kairòs. Ogni momento della giornata narra la novità generata dal mistero pasquale e si fa lode nella Liturgia delle Ore, che con i suoi ritmi celebrativi santifica il tempo. Il nostro cammino formativo ha il suo centro nell'Eucari-

51


La formazione dell’Orsolina di M.V.I.

stia, che plasma il cuore e genera relazioni nuove, anima e sostiene il nostro “andare là dove i fratelli attendono”. Il ritmo della vita ci forma: dove siamo chiamate a vivere ed operare c'è la grazia preparata per noi, lì sono nascoste le sfide proporzionate alla nostra persona; proprio nella imprevedibilità, e persino nella debolezza, agisce la potenza straordinaria della grazia e si compie per ciascuna il “tempo favorevole della salvezza”. Ci formiamo a contatto con le persone che non abbiamo scelto, nelle esperienze ordinarie della vita comunitaria e della missione, come pure nelle contraddizioni e nelle difficoltà. Ogni età della vita è luogo e occasione di crescita e favorisce la tensione di identificazione con il Figlio. Maria - Madre nella casa di Nazareth - ci educa a custodire gli eventi meravigliosi che Dio compie nell'ordinarietà e ci accompagna nella fedeltà della nostra risposta, a rivivere il suo “Ecce, Fiat, Magnificat”. Dall’esperienza alla sapienza

80. Come gli uomini e le donne del nostro tempo, soprattutto i giovani, siamo spinte a fare molteplici esperienze, che si consumano e si dimenticano rapidamente. Ma perché i nostri vissuti quotidiani si trasformino in esperienze formative, occorre che noi impariamo a riflettere su quanto avviene in noi e attorno a noi, a coglierne il senso profondo alla luce della parola di Dio, come Maria di Nazareth, che «serbava tutte le cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 51). Dall’esperienza scaturisce così la sapienza del cuore, accompagnata dai doni e dal frutto dello Spirito Santo (Gal 5,22). In questo senso parliamo dell'esperienza come di una coordinata della formazione. L'esperienza personale dell'incontro con Dio, con noi stesse e con gli altri deve essere continuamente riletta in atteggiamento di silenzioso ascolto nella profondità del cuore, per cogliere il dipanarsi del progetto di Dio nella

52


Modello formativo

nostra storia e per affidarci alla pedagogia del suo amore esigente e liberante. Nella relazione di accompagnamento siamo stimolate a superare il rischio dell'autoreferenzialità, a verificare e approfondire l'esperienza attraverso il confronto sereno e leale che arricchisce reciprocamente e aiuta a raggiungere una più chiara consapevolezza della propria identità. Le relazioni in comunità ci aiutano quotidianamente a condividere con semplicità le nostre esperienze di sequela di Cristo nelle gioie e nelle fatiche della missione educativa. Ci illuminiamo e ci sosteniamo a vicenda nel cammino di maturazione della nostra identità di Orsoline, in situazioni e in età diverse.

53


parte seconda Itinerari di crescita vocazionale

Nella prima parte del Progetto Formativo sono stati evidenziati i valori carismatici per la formazione dell’identità dell’Orsolina e i vari fattori che interagiscono nel processo formativo lungo tutto l’arco dell’esistenza. Questa seconda parte presenta gli itinerari della crescita vocazionale in tutto l’arco formativo: si parte dalla formazione permanente e, passando dalla dimensione vocazione della missione educativa, si giunge agli itinerari della formazione iniziale. La formazione iniziale, come abbiamo visto (cfr. n. 71), è intimamente legata alla formazione permanente, la quale manifesta la sua fecondità nella misura in cui accoglie e fa crescere altre vocazioni. Nel processo di formazione permanente sono state individuate tre tappe che scandiscono le stagioni della vita dell’Orsolina a partire dalla professione perpetua. La loro suddivisione è semplicemente indicativa dal punto di vista cronologico, sapendo che i ritmi di crescita sono personali. Alla dimensione vocazionale della missione educativa è dedicato un breve capitolo, che troverà il suo ampliamento nei Progetti Pastorale ed Educativo. La sua collocazione tra gli itinerari della formazione permanente e quelli della formazione iniziale vuole evidenziare una realtà fondamentale: solo da persone e comunità che vivono con gioia e in pienezza la vocazione può partire una proposta convincente e contagiosa a servizio di tutte le vocazioni nella Chiesa. Nel processo di formazione iniziale si parte dall’orientamento vocazionale specifico e si seguono le tre classiche fasi del postulato, noviziato, juniorato. Il passaggio da una tappa alla successiva avviene nel rispetto dei ritmi di crescita di ciascuna; dipende, infatti, non da un tempo cronologico prefissato, ma dal grado di maturazione della giovane e dal cammino percorso. Questi itinerari tracciano i percorsi nelle loro fondamentali linee, che

55


dovranno essere concretizzate nelle scelte di ogni giorno attraverso il Progetto personale e il Progetto comunitario, tenendo presente la propria realtà locale, con l’attenzione ai diversi contesti culturali e agli orientamenti ecclesiali.

56


FORMAZIONE PERMANENTE

PRIMA ETÀ ADULTA ETÀ ADULTA DI MEZZO TERZA ETÀ ADULTA


PRIMA ETÀ ADULTA

Caratteristiche Responsabilità e autonomia

81. In questa fase della vita si attua il passaggio dalla formazione iniziale a quella permanente e ciò richiede grande senso di responsabilità e autonomia. Noi prendiamo maggior consapevolezza del bisogno di dare senso alla nostra storia passata e presente, identificando meglio il “centro interiore” che unifica e motiva le forze vive – dell’affettività-sessualità – della realizzazione-affermazione – della creatività-produttività – della compagnia-amicizia-solitudine – della capacità di relazione-alterità – della radicalità e interiorità. È perciò il tempo della progressiva presa di coscienza della nostra identità di giovani consacrate. Docili ai suggerimenti «che di continuo detta nel cuore lo Spirito Santo» (Ang. Reg. cap. IX) e rimotivate continuamente dalla Parola di Dio, viviamo la sequela di Cristo con entusiasmo e consolidiamo un nostro stile di vita permeato dai valori carismatici, che rafforzano in noi il senso di appartenenza e la capacità di trovare una risposta evangelica nuova alle situazioni e alle sfide del nostro tempo.

59


Itinerari di crescita vocazionale

Risorse e problemi Integrazione dei vari aspetti della persona

82. In relazione a sé Ci educhiamo ad orientare le nostre energie affettive nel “prenderci cura” delle sorelle e dei fratelli con gratuità, per crescere in un’autentica oblatività. Percepiamo noi stesse come un tutto unitario, mentre avvertiamo il rischio della frammentarietà e della dispersione. Prendiamo sempre più coscienza della nostra identità di donne consacrate, serenamente consapevoli che la maturazione comporta cambiamenti e momenti difficili. Sentiamo, quindi, il bisogno di cammini formativi e di guide mature che ci accompagnino nel discernimento e che ci aiutino ad assumere responsabilmente la crisi senza fuggirla.

Bellezza e fatica della reciprocità

83. In relazione alla comunità La vita comunitaria si riveste, in questa fase, di realismo e concretezza, così che sperimentiamo la bellezza della reciprocità e del prenderci cura le une delle altre, ma anche la conflittualità dei rapporti e le fatiche della comunicazione. In dialogo con le sorelle delle diverse età e culture, ci sentiamo arricchite dall’alterità mentre avvertiamo, contemporaneamente, la tentazione della difesa e della chiusura. Ci impegniamo a collaborare alla costruzione di fraternità nelle quali si respira la familiarità accogliente nello stile evangelico e ci si educa a pensare insieme e a maturare le scelte. Ci impegniamo anche a far sì che la comunità religiosa entri in dialogo di formazione e di servizio con i laici, affinché non siano semplici collaboratori, ma fratelli nel cammino di fede e di condivisione del carisma educativo.

60


Prima età adulta

Pieno inserimento 84. In relazione alla missione nella missione Il passaggio dall'idealismo al realismo è favorito anche

dall'inserimento pieno nella missione educativa, con l'assunzione di nuove responsabilità che ci rafforzano nel dono di noi stesse, purificando e rendendo più vere le motivazioni iniziali. Mosse dalla “compassione” di Cristo, impariamo a cogliere i bisogni delle sorelle e dei fratelli a cui cerchiamo di dare risposte concrete, pur trovandoci talvolta ad operare in situazioni complesse. L'impegno pastorale esige la capacità di custodire la propria interiorità, trovando tempi adeguati alla preghiera e alla propria formazione spirituale, culturale, professionale, per realizzare la difficile integrazione tra la vita spirituale e l'attività. Questo ci impedirà di lasciarci travolgere dal fare, dal protagonismo e dalla perdita della nostra identità di consacrate Orsoline. Nella missione si incontrano anche fallimenti, sofferenze, delusioni che fanno sperimentare il mistero pasquale. È infatti la croce gloriosa di Cristo che ci dà la certezza di essere amate e ci provoca a fare dell’amore il criterio di ogni scelta, come il nostro fondatore che si è fatto tutto a tutti (cfr. 1Cor 9,22).

Compiti di sviluppo Verso l’unità vocazionale

85. In questo periodo della vita, siamo chiamate all'integrazione delle nostre risorse interiori, per una sempre più gioiosa e consapevole risposta alla chiamata del Padre nella sequela di Cristo Crocifisso. Aperte e docili ai suggerimenti dello Spirito Santo, ci lasciamo plasmare e condurre al dono totale di noi stesse nella missione educativa, secondo lo stile tipico dell'Orsolina.

61


Itinerari di crescita vocazionale

In relazione a sé

86. Sempre più consapevoli del dono della femminilità e della chiamata «ad essere vere e intatte spose del Figlio di Dio» (Ang. Reg. Proemio), vigiliamo affinché il nostro amore per Cristo si mantenga vivo e appassionato e cerchiamo "momenti appropriati per andare in profondità nel colloquio silenzioso con Lui" (RdC 25). In Maria Immacolata ritroviamo in modo sempre più profondo le ricchezze del nostro essere donne secondo il progetto di Dio. Dalle sue parole, dai suoi gesti e dai suoi silenzi, impariamo a vivere nella reciprocità delle relazioni e consolidiamo così la nostra identità. Nell'assidua meditazione della Parola di Dio e nella rilettura della nostra storia, ciascuna di noi individua sempre più chiaramente la propria unicità vocazionale, segreto di unità e di integrazione che permette di affrontare le sfide della frammentarietà e della dispersione. Consapevoli che portiamo "un tesoro in vaso di creta", riconosciamo la nostra fragilità e non esitiamo a consegnarci al Dio della misericordia e a chiedere l'accompagnamento a persone competenti.

In relazione alla fraternità

87. La comunità ci è donata come “luogo” in cui incontrare il Signore Gesù – «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» – e condividere il progetto evangelico di vita. Celebriamo quotidianamente l’Eucaristia «memoriale del sacrificio del Signore, cuore della vita della Chiesa e di ogni comunità, [che] plasma dal di dentro l'oblazione rinnovata della propria esistenza, il progetto di vita comunitaria, la missione apostolica» (RdC 26). Impariamo progressivamente a leggere con fede, insieme alla ricchezza dell’alterità, le conflittualità e le difficoltà relazionali fra sorelle di diverse età e culture, in un cammino di continua conversione. Ciò favorisce la ricerca incessante del disegno di Dio, che dà senso al nostro esse-

62


Prima età adulta

re ed agire. Con sensibilità femminile, sappiamo riconoscere e rispettare ogni sorella nella sua unicità, valorizzare la ricchezza dei suoi doni per il bene comune e aiutarla nelle difficoltà e negli sbagli. Nel quotidiano ci impegniamo a liberarci dall’individualismo, per aprirci alla fraternità nel pensare, discernere e progettare insieme. In relazione alla missione

88. Convinte che la storia è “sacra” perché condotta da Dio, affrontiamo la complessità degli eventi e delle situazioni animate dalla vitalità del mistero pasquale, che ci educa ad uno stile di vita permeato di fede, speranza, carità. La consapevolezza di essere portatrici e custodi dei valori carismatici donati dallo Spirito al padre fondatore, don Francesco, ci stimola a riorganizzare l’intera vita attorno a Cristo Servo. Con il cuore plasmato dalla compassione dello Sposo Crocifisso, ci prendiamo cura dei fratelli e delle sorelle nella missione educativa, espressione profonda di verginità e maternità. Ciascuna svolge con responsabilità e creatività il compito educativo affidatole, sempre in comunione e collaborazione con le sorelle e i laici, attenta ai segni dei tempi. Con l’aiuto dello Spirito Santo, accettiamo la nostra fragilità e insufficienza, certe che Dio porterà a compimento l’opera da lui iniziata: noi siamo semplicemente serve e restiamo nella sua pace. Vigiliamo, perciò, per non essere guidate da criteri di efficienza e di successo, ma dai sentimenti del Servo di Jhwh, specie quando la missione assume il volto del “martirio quotidiano”.

63


Itinerari di crescita vocazionale

Esperienze formative Assumere i sentimenti di Cristo

89. Nella consapevolezza che il primo formatore è lo Spirito Santo, siamo docili alla sua azione per assumere i sentimenti di Cristo. Tale cammino coinvolge tutta la vita e tutta la persona nei suoi aspetti di cuore, mente e forze (RC 15). Viviamo con fedeltà l'incontro quotidiano con la Parola di Dio, che offre le ragioni forti della fede, con i sacramenti, soprattutto l'Eucarestia, e con la preghiera personale e liturgica, fonti di acqua viva che ci danno energia sempre nuova per il “servitium caritatis”. Valorizziamo ogni evento e incontro come momento formativo, come “luogo” del manifestarsi di Dio nella storia e della nostra risposta obbediente, sull'esempio di Maria, donna del “Fiat”.

Collaborare al progetto comunitario

90. Collaboriamo con responsabilità alla realizzazione di un progetto comunitario che, attento alle esigenze di ogni sorella e della missione, permetta di significare e organizzare meglio la vita fraterna, in armonia con il progetto d’istituto. Maturando nella consapevolezza di appartenere ad un’unica grande famiglia, curiamo anche i rapporti con le comunità vicine e lontane, per uno scambio fraterno tra le varie culture, sensibilità e risorse di cui è arricchito l’istituto. La comunità aiuterà la giovane, mediante la condivisione e la vicinanza, a mantenere vive le motivazioni essenziali per la sequela di Cristo.

Accompagnamento

91. Un ruolo importante nella comunità per il cammino di formazione è quello della animatrice che, come sorella maggiore, accompagna e sostiene, nel dialogo e nell'esempio, le sorelle a lei affidate. In accordo con la responsabile, possiamo scegliere la persona da cui desideriamo farci accompagnare nel discernimento spirituale e ricorrere anche ad esperti nelle scienze umane.

64


Prima età adulta

Serve della missione

92. Ogni relazione è occasione per promuovere ed evangelizzare la persona. «Come nel passato, anche noi oggi, ispirandoci a sant’Angela Merici, poniamo attenzione alla condizione femminile e ci mettiamo al servizio della sua promozione in ogni ambito» (DF 45). Specie nella missione educativa, ci adoperiamo a stimolare personalità autonome, libere e responsabili, appassionate alla vita e capaci di generarla. Per evitare il rischio di identificarci con il ruolo o di lasciarci travolgere dall’attivismo, prendiamo maggiormente coscienza di essere “serve della missione” nella misura in cui viviamo l’esperienza di Cristo Servo. Siamo pure attente al cammino pastorale della Chiesa locale, inserendoci nelle varie iniziative con la necessaria competenza, con una chiara identità carismatica e in comunione con i diversi carismi.

Dimensione culturale e professionale

93. La presa di coscienza delle esigenze della nuova evangelizzazione ci stimola ad un responsabile impegno di studio, tenendo particolarmente presenti l'aggiornamento teologico, biblico, carismatico, le indicazioni del magistero ecclesiale. Valorizziamo le opportunità offerte dalla nostra famiglia religiosa e sappiamo cogliere, tra quelle offerte dal territorio, le più consone ai nostri bisogni. È un’esigenza formativa l'approfondimento delle tematiche relative all’ambito apostolico in cui ciascuna opera, conseguendo anche gli opportuni titoli di studio, per un servizio qualificato e all’altezza dei tempi.

Compiti della Direzione generale e delle Delegate

94. La Direzione generale dell’istituto e la delegazione, secondo le proprie competenze, prenderanno visione dei progetti comunitari e, in un dialogo aperto e costruttivo, cercheranno le soluzioni più opportune perché ogni suora possa pienamente vivere la sequela di Cristo nella missione educativa. Nella conoscenza di ogni sorella, della sua originalità e

65


Itinerari di crescita vocazionale

peculiarità, si cercherà, in un clima di fiducia e di rispetto, di valorizzare le sue attitudini perché possa servire meglio la causa del Regno. Per questo si offriranno possibilità di studio professionale, teologico, carismatico, momenti di aggiornamento e di ricarica spirituali, attuando scelte prioritarie tra le tante urgenze di oggi. Si organizzeranno ogni anno momenti formativi per rafforzare e sostenere un gioioso e condiviso senso di appartenenza, valorizzando anche le iniziative della Chiesa locale e dei diversi organismi di comunione della vita consacrata. Per le suore alle quali è richiesto un incarico di responsabilità nell’animazione delle comunità educative e della pastorale o nell’inserimento in altre culture, la direzione centrale e di delegazione prevedano una specifica preparazione per un efficace servizio ai fratelli e alle sorelle. Maria di Nazaret come modello

95. Maria Immacolata accompagna ogni Orsolina nel cammino di sequela di Cristo. Da lei impariamo l’arte di – ascoltare, meditare e custodire la Parola; – indicare Gesù Cristo: «Fate quello che egli vi dirà»; – restare con la Madre accanto alla croce per accogliere ogni figlio di Dio. Coltiviamo la relazione con Maria attraverso la meditazione dei misteri della sua vita con il Figlio, la preghiera liturgica e personale e l’atto di affidamento.

66


ETÀ ADULTA DI MEZZO

Caratteristiche Una pienezza in divenire

96. L'età adulta, dai 45 ai 69 anni circa, è caratterizzata da una “pienezza in divenire” che porta ad una integrazione dei vari aspetti della persona e ad una stabilità umana e spirituale. Le tappe precedenti hanno conferito realismo e capacità critica nei confronti di sé e della storia e hanno intensificato la disponibilità all’autoconsegna oblativa. Questa stagione della vita, così densa di opportunità, tuttavia può essere caratterizzata da possibili difficoltà di integrazione e da crisi.

Risorse e problemi Cammino di maturazione

97. L’identità carismatica, gradualmente elaborata nel corso degli anni, ci permette di riprendere in mano la nostra vita: di riappropriarci della nostra storia, di dare pienezza di senso al presente e di costruire con sapienza il futuro, per giungere alla vera realizzazione di noi stesse. Nell’itinerario di crescita, ci educhiamo ad avere riferimenti corretti ed equilibrati con il nostro corpo, di liberarci da preoccupazioni di esteriorità e dall’ansia per i segni dell'età che avanza.

67


Itinerari di crescita vocazionale

Nel vivere i nostri impegni apostolici, ci sforziamo di realizzare la sintesi evangelica e carismatica delle esigenze della sequela, della missione educativa e della competenza professionale. Integrazione affettiva

98. Siamo consapevoli che l’integrazione affettiva è un elemento essenziale per la maturazione personale, per l’autoregolazione emozionale e per la crescita spirituale. In questo cammino di maturazione affettiva possiamo conoscere cedimenti, quando non siamo capaci di vera apertura all’altro nel nostro servizio educativo-assistenziale, quando prevalgono la soddisfazione propria, la ricerca della compensazione e della gratificazione. Con il passare del tempo conosciamo meglio la nostra realtà personale e impariamo ad attraversare in modo costruttivo le crisi. La monotonia della vita, la noia, la solitudine possono essere interpretate davanti a Dio e rivelarsi come chiamate per una relazione con Cristo che si dilata a tutti gli aspetti della vita.

Cura delle relazioni

99. Nel nostro cammino vocazionale prendiamo consapevolezza di essere chiamate a vivere in Cristo la comunione della vita trinitaria; essa ci apre alla dimensione del dono accolto e gratuitamente dato in reciprocità. Nelle relazioni incontriamo l’altro come diverso da noi e, in quanto tale, siamo interpellate al rispetto, all’accoglienza, alla valorizzazione. Le diversità culturali, etniche, di formazione, di carattere non sono motivo di lacerazioni, ma occasioni di vera crescita umana e cristiana (cfr. RdC 33). Nella missione educativa la relazione si fa ascolto attento e ricco di amore, soprattutto verso i piccoli e i poveri. Ci rendiamo capaci di incontrarli con benevolenza e tenerezza, di entrare in sintonia con le loro sofferenze, gioie e povertà e di prendercene cura. Con i laici e le sorelle evi-

68


Età adulta di mezzo

tiamo atteggiamenti di competitività e di rinuncia e restiamo vigili sul sorgere dei sentimenti di superiorità e di invidia. Ci poniamo accanto ai fratelli con professionalità e discrezione, rispettose dei loro ritmi di crescita. Evitiamo di attirarli a noi, ma con sapienza evangelica li orientiamo a Cristo, Uomo nuovo. Esperienza di vita fraterna

100. Siamo sollecitate anche dal Magistero della Chiesa a fare delle nostre comunità, fraternità autentiche, luoghi dove si impara quotidianamente a far convergere i doni di ciascuna in un progetto condiviso. L’itinerario educativo della comunione può scontrarsi con l’individualismo, la presunzione, l’autosufficienza e con alibi falsamente spirituali che danno priorità ad aspirazioni e progetti personali. Questi atteggiamenti di non collaborazione e di non condivisione impediscono la crescita di ciascuna e della comunità; la missione stessa resta indebolita nelle sue risorse, nella sua progettualità e inefficace nella testimonianza.

Compiti di sviluppo Alleanza sponsale con Cristo

101. L’esperienza del sentirsi amate da Cristo, in una vera alleanza sponsale, diventa esigenza di amore oblativo che si fa attenzione e dono alle sorelle in comunità e alle persone che il Signore ci affida nella missione educativa. Ci impegniamo ad orientare tutte le nostre energie affettive verso un grande amore, vivo e personale per Cristo Gesù «l’Amatore nostro» in una vera alleanza sponsale, secondo la spiritualità mericiana.

69


Itinerari di crescita vocazionale

Stile di vita evangelico

102. La relazione d’amore con Cristo Crocifisso e Risorto, alimentata quotidianamente alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, rigenerata dal Sacramento della Riconciliazione, ci conforma alla sua intenzionalità, ai suoi sentimenti e alla sua passione per l’umanità. Questa esperienza d’amore matura gradualmente in noi la libertà del cuore che apre a relazioni serene e accoglienti. In conformità a Cristo povero ci educhiamo a scelte condivise, all’insegna dell’essenzialità e del servizio gratuito. In una società in cui il consumo moltiplica i bisogni ci impegniamo ad assumere uno stile di vita sobrio e solidale. Attente alla “grande Luce” (cfr. Ang. Reg VIII) che lo Spirito suscita nel nostro cuore, ci mettiamo in un atteggiamento di purificazione e di libertà per riconoscere nelle mediazioni storiche la volontà di Dio e aderirvi con la consegna di tutte noi stesse. In Maria Immacolata vergine-sposa-madre contempliamo il nostro essere “serve del Signore” e alla sua scuola la nostra femminilità, nel corso degli anni, si fa silenzio accogliente della Parola, sorgente di dono gratuito, ci rende creature capaci di dialogo e di reciprocità (verginitàmaternità).

Identità nuova con una logica pasquale

103. Impegnandoci ogni giorno a ritrovare in Gesù Cristo la motivazione fondante la chiamata, integriamo attivamente, attraverso il suo mistero pasquale, le fatiche e le aspirazioni della nostra esistenza, assumendo le potenzialità e i limiti della vita per trasformarli in occasione di crescita. Alla scuola di Cristo, Servo del Padre, impariamo ad assumere i suoi sentimenti, a condividere la sua logica pasquale per ridire la sua presenza ricca di compassione accanto ai fratelli. Mentre sentiamo di realizzarci nel dono di noi stesse e in una ricchezza di relazioni, vigiliamo sul pericolo di iden-

70


Età adulta di mezzo

tificarci con il ruolo e sul rischio della dipendenza da quelle attività che ci danno la percezione di essere “qualcuno”. Testimoni di fraternità

104. In questo mondo sempre più globalizzato nel quale le differenze o si annullano o diventano motivo di contrapposizione, ci sentiamo chiamate ad offrire con la nostra fraternità un modello relazionale di concordia e di armonia. Ci educhiamo all’arte dell’amore empaticocompassionevole per formare un cuore capace di riconoscere, apprezzare ed ospitare le diversità di età, di cultura e di formazione. Il limite proprio e altrui è considerato occasione di perdono, di paziente attesa e di crescita nella capacità di amare.

Spiritualità di comunione

105. Le nuove sfide poste alla vita consacrata dalla Chiesa e dalla società ci richiedono la presa di coscienza di un urgente impegno di spiritualità di comunione (cfr. RdC 28). Questo cammino presuppone un modello relazionale che si ispira alla fiducia e non alla paura; alla stima dell’altro e non alla diffidenza; alla capacità di godere della sua ricchezza e non all’invidia; alla voglia di camminare insieme più che a percorsi solitari; inoltre richiede appassionate motivazioni a sostegno della comune missione educativa. Accogliamo con apertura di cuore le sorelle giovani, consapevoli che portano in comunità la freschezza delle loro energie e l’entusiasmo per la missione, e valorizziamo l’esperienza delle sorelle ricche di anni e di saggezza. Restiamo disponibili al dialogo e al confronto nella reciproca apertura alle sfide attuali della Chiesa. Con l’incoraggiamento e la testimonianza sosteniamo la fatica della missione; insieme ci prendiamo cura dei fratelli, con tenerezza oblativa. Inserite in una cultura caratterizzata dalla complessità e dal calcolo e preoccupate dal

71


Itinerari di crescita vocazionale

venir meno delle forze numeriche e anche fisiche, corriamo il rischio di restare ancorate alle nostre sicurezze e al nostri schemi dei passato. Noi, invece, ci aiutiamo reciprocamente a trovare nel Signore Risorto la speranza che ci apre al futuro, per scoprire nel carisma la forza profetica che ci spinge su nuove strade, nella collaborazione cordiale e in un attento e corale discernimento, rimanendo fedeli nella novità, libere e coraggiose nella continuità.

Esperienze formative Comunità formatrice e sempre in formazione

106. Il naturale ambiente di crescita globale è la comunità, dove l’Orsolina nel corso degli anni sviluppa con responsabilità la propria identità carismatica. Siamo consapevoli che la comunità è formatrice e sempre in formazione. Essa sostiene il progetto di vita di ciascun membro, offre proposte e spazi che favoriscono la crescita umana e spirituale alla luce della Parola e delle scienze umane, mette a disposizione tempi per evitare il logorio e la superficialità. Favorisce dinamiche di crescita personale e comunitaria attraverso il dialogo aperto con un confronto trasparente e relazioni di qualità, nella ricerca della comunione che Dio vuole da noi come criterio di base della missione. Le comunità internazionali, che attualmente si vanno formando, offrono l’opportunità di conoscere le espressioni tipiche delle diverse culture e impegnano ciascuna alla flessibilità mentale, favorendo un’integrazione armonica della diversità.

Formazione alla missione

107. La missione educativa sollecita la riqualificazione biblica, teologica, pedagogica, professionale. La suora coglie quindi le opportunità che le vengono offerte

72


Età adulta di mezzo

dagli organismi diocesani territoriali e nazionali. Tuttavia è necessario che si riservi un tempo di studio personale. Iniziative della Direzione generale e delle Delegazioni

108. La Direzione generale e le delegazioni elaborano una progettazione formativa annuale a sostegno della crescita umana-spirituale, con particolare attenzione alla dimensione carismatica, promuovendo l’assunzione vitale della spiritualità educativa mericiana e mariana.

Progetto comunitario

109. Ogni comunità con il proprio progetto traduce le linee programmatiche d’Istituto, promuove il coinvolgimento di ogni sorella perché offra il proprio apporto creativo, l’approfondimento e la concretizzazione. Ciascuna quindi è chiamata ad essere parte viva della comunità, a crescere nel senso di appartenenza, ad assumere la comunità come è, con tutti i suoi doni, limiti e debolezze, sviluppando legami di affetto sincero.

Animatrice di comunità

110. L’animatrice di comunità si mette al servizio del discernimento comunitario e acquista autorevolezza “nella misura in cui è pervenuta a una lettura intelligente delle scritture” (DF 32). A questa scuola diviene donna in ascolto di ogni sorella, promuove un clima di fiducia che favorisce la reciproca relazione e il dialogo fraterno. Consapevole del proprio e altrui limite, vive il suo essere serva della misericordia, accoglie e dona il perdono, facendosi tessitrice di comunione.

Accompagnamento

111. Nel cammino di crescita vocazionale è di valido aiuto il confronto con una guida discreta e saggia per verificare e riprogettare la propria vita, soprattutto nei momenti di difficoltà e in situazioni di particolare importanza.

73


TERZA ETÀ ADULTA

Caratteristiche Stagione ricca di fecondità

112. La terza età adulta è la tappa di vita in cui l'Orsolina è chiamata a vivere, in forma nuova, la dinamica profonda della scelta vocazionale e della missione educativa. Nel nostro istituto, come in tutte le famiglie religiose del contesto europeo, la presenza di sorelle ricche di anni è un fenomeno rilevante e non omogeneo, caratterizzato da situazioni personali molto diversificate che richiedono itinerari formativi differenziati. Indicativamente questa tappa inizia a 70 anni ma, come le altre età della vita, non è strettamente legata ad un tempo cronologico. Molte sorelle, ancora ricche di risorse e in buone condizioni di salute, danno un valido contributo alla vita fraterna e alla missione nelle comunità educative; esse nel loro cammino formativo possono riferirsi alle indicazioni contenute nella tappa precedente. Altre sorelle sono segnate dalla malattia e dall’indebolimento delle forze che le inducono a lasciare il campo apostolico e ad entrare in strutture comunitarie più adatte alla loro situazione di debolezza. In ogni caso, la terza età adulta è un tempo prezioso in cui viene in rilievo ciò che conta e che ha vero valore: è il tempo delle grandi sintesi e del compimento. Questo periodo della vita lancia una sfida alla nostra capacità di

74


Terza età adulta

crescita e può essere una stagione densa e feconda, in cui testimoniamo la fedeltà di Dio. Con fede e serenità guardiamo al passato per unificarlo davanti a Dio; affidiamo i sensi di colpa e i peccati alla sua misericordia, senza rivangare i fallimenti e le cadute; siamo vigilanti e in preghiera più che mai per l'arrivo dello Sposo: «Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita» (Ap 2, 10).

Risorse e problemi Verso la piena maturità di Cristo

113. La suora Orsolina, accettando serenamente questo periodo e tutta la propria storia, è chiamata a completare lo sviluppo della sua personalità in modo coerente con il suo passato, integrandolo nell'esperienza della terza età. Ella acquisisce così la saggezza, una conoscenza sapienziale della realtà e della vita. Questo è il dono caratteristico che ella può lasciare come eredità agli altri. L'adeguamento dell'ambiente alle esigenze delle sorelle anziane e la predisposizione di comunità accoglienti sono condizioni importanti ma non sufficienti a far sì che ogni persona viva serenamente e valorizzi pienamente il tempo che le resta da vivere, nella gioiosa consapevolezza che può sempre crescere nell'oblatività, tenendo fisso lo sguardo sul Crocifisso. È indispensabile, quindi, che ogni sorella si senta responsabile del proprio cammino e sia convinta di poter sempre imparare e migliorare, per giungere «alla piena maturità di Cristo» (Ef 4, 13).

Nella propria carne la passione di Cristo

114. Con l’avanzare degli anni, la sorella è chiamata a fare i conti con l’indebolimento fisico che la può portare alla diminuzione o cessazione del lavoro, al diradarsi dei rapporti, alla riduzione delle responsabilità e a una serie di fragilità: senso di inutilità, di solitudine, di sfidu-

75


Itinerari di crescita vocazionale

cia, di apatia e di minore capacità di resistenza. Ciò può portarla a sperimentare una nuova povertà: la dipendenza dagli altri. Si sente perciò maggiormente interpellata a collaborare con la grazia di Dio, ad assumere con fede e a convertire queste tentazioni e i momenti di sofferenza in nuove occasioni di offerta, associata al mistero della croce di Cristo, per contribuire alla diffusione del Regno attraverso il ministero della sofferenza: «Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpo che è la Chiesa» (Col 1, 24). Nel cuore della missione dell’istituto

115. Le sorelle che hanno sempre coltivato i valori evangelici e carismatici e una fede maturata nella fedeltà quotidiana, nella terza età adulta godono serenità e pace, provano un senso di pienezza e di gioia, insieme ad un profondo rendimento di grazie a Dio per gli innumerevoli benefici ricevuti. Esse sanno accogliere la solitudine della propria età avanzata e il distacco dalle attività come situazione favorevole alla vita interiore, al ritorno a se stesse per disporsi all’unica cosa necessaria (cfr. Lc 10,42): gustare l'attesa dell'incontro con Cristo Risorto. Esse non si sentono isolate dal resto del mondo ma, anzi, più profondamente sono partecipi degli avvenimenti ecclesiali, sociali e in particolare dell'Istituto, con l'impegno di pregare e di intercedere; sono “lampade viventi” (così definite dalla SdD madre Dositea Bottani) che giorno e notte pregano ed offrono sacrifici e sofferenze per i bisogni dell'Istituto, della Chiesa e del mondo intero. È un modo diverso, ma altamente efficace, di vivere la missione dell’istituto e della Chiesa: «[Le religiose anziane] non solo non escono dalla missione, ma sono poste nel cuore della stessa e ad essa partecipano in forma nuova ed efficace» (VF 68). La vita continua così ad essere creativa e partecipativa: “Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo … i vostri

76


Terza età adulta

anziani faranno sogni e i vostri giovani avranno visioni” (Gl 3,1). È il passaggio dalla giovinezza cronologica alla giovinezza dello spirito. Assimilazione dei sentimenti di Cristo

116. La vita consacrata è in se stessa una progressiva assimilazione dei sentimenti di Cristo; è un cammino che coinvolge tutta la vita e tutta la persona: cuore, mente e forze (cfr. RdC 15). Anche gli anni della anzianità, quindi, necessitano di itinerari di formazione permanente per portare ancora frutto, come canta il salmo: «Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi» (92, 15).

Compiti di sviluppo Crescita nell’oblatività

Essenzialità di vita

117. La maturità umana e cristiana si esprime nel dono di sé per amore, fino alla fine. L'Eucaristia quotidiana ci attira nell'atto oblativo di Gesù, ci coinvolge sempre più radicalmente nella dinamica della sua donazione. La sorella ricca di anni percorre con particolare intensità l’itinerario dell’oblatività, nella semplicità del sacrificio quotidiano, per fare dell’intera esistenza un’oblazione gradita a Dio: «Vivi in simplicitate la tua vita, nell'accettazione serena e amorosa del sacrificio senza artifici, giorno per giorno, ora per ora, nel corpo e nello spirito, sola e in comunità, vera ostia gradita a Dio, in un silenzio di olocausto. È questa l'Orsolina di Maria Vergine Immacolata!» (madre D. Bottani, 1958). 118. In questo cammino di crescita verso la saggezza, la persona anziana annuncia il primato dell'essere sull'avere e sul fare; è vivere la preghiera come fondamentale attività e fecondità pastorale; è testimoniare Gesù Cri-

77


Itinerari di crescita vocazionale

sto, luce, gioia, fondamento dell’esistenza, accogliendo e valorizzando le grazie che Dio dona a questa età e, insieme, assolvendo alle responsabilità che Egli affida. «La Chiesa ha bisogno di noi! Ma anche la società civile ne ha bisogno! Sappiate impiegare generosamente il tempo che avete a disposizione e i talenti che Dio vi ha concesso aprendovi all'altro e al sostegno verso gli altri. Contribuite ad annunciare il vangelo… Dedicate tempo ed energie alla preghiera, alla lettura della Parola di Dio ed alla riflessione su di essa» (Giovanni Paolo II - Giubileo della Terza Età).

I carismi dell’anzianità

119. Numerosi sono i carismi dell’anzianità: saggezza, gratuità, memoria, esperienza... Essi sono un bene prezioso per l'equilibrio di una società moderna dominata dalla fretta, ma anche per quello delle nostre comunità, in cui contribuiscono a creare armonia e pace. Mentre può aumentare la fragilità delle condizioni psicofisiche e la riduzione o l'abbandono degli impegni attivi, le sorelle della terza età adulta si aprono con fiducia a nuove possibilità di crescita: • coltivare una saggia visione della vita e delle relazioni umane; • accettare con serenità l'incompiutezza, le perdite e i rallentamenti dovuti all'età, alla malattia o ad altro e, nello stesso tempo, accettare di buon animo l'aiuto degli altri; • non pretendere di voler fare al di là delle proprie forze; • far sempre qualcosa di utile per gli altri, anche solo con un sorriso o uno sguardo; • coltivare il senso dell'umorismo che libera dai risentimenti, dalle paure e dalle angustie; • credere che è possibile superare rancori, incomprensioni: questo potrebbe diventare il tempo della purificazione della memoria e delle grandi riconciliazioni; la

78


Terza età adulta

fede e la preghiera sono di grande aiuto, ma anche il ricorso a persone sagge ed esperte; • guardare con benevolenza i giovani, rendendosi capaci di raccontare e di raccontarsi con simpatia. È bello poter esclamare come Giacobbe morente: «Il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino a oggi, l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica i più giovani» (Gen 48, 15-16).

Fedeltà quotidiana nel vivere i voti

120. Le sorelle anziane testimoniano la gioia e la ricchezza di una esistenza realizzata nel servizio a Dio per i fratelli, vivendo in pienezza i tre voti. Verginità. L'amore si concretizza più che mai nell'oblatività feriale che talvolta conosce la noia e il travaglio. Le sorelle anziane e ammalate sperimentano maggiormente che la castità è l'arte della fedeltà quotidiana e si sforzano di tradurla in una vita di dono, di gioia, di fiducia, di speranza, nell'esultanza del Magnificat con Maria, la Donna nuova. Come suggerisce S. Angela, continuano ad essere donne dal cuore “grande come l'arena del mare”, disponibili a comprendere la sofferenza altrui per divenire sempre più rivelazione della tenerezza di Dio. Povertà. Vivono in atteggiamento di gratitudine e di abbandono per quanto la comunità offre, si fidano della Provvidenza, dimostrando capacità di attesa di fronte ad una richiesta non subito soddisfatta, non abbattendosi nelle difficoltà e nelle tribolazioni; si rendono disponibili alle richieste comunitarie e apostoliche, secondo le loro forze. Sono consapevoli che la possibilità di dedicare un tempo prolungato alla preghiera è il dono più grande che esse possono offrire ai fratelli. Obbedienza. Vivono l'obbedienza al Padre nella nuova condizione esistenziale, scegliendo ogni giorno di crescere nell'abbandono fiducioso a quanto Egli vorrà disporre per loro. Riconoscono le mediazioni comunitarie e facili-

79


Itinerari di crescita vocazionale

tano il compito di animazione a chi è chiamata a svolgere il servizio di autorità, attraverso il dono della preghiera, della cordialità, della stima e del sostegno morale.

Nel “fiat” di Maria

Collaborazione alla missione educativa

121. Le sorelle anziane sviluppano con più intensità il rapporto di reciprocità con Maria, Vergine pellegrina nella fede, si sentono accompagnate sull'ultimo tratto di strada da percorrere e aiutate da Lei a dire un generoso “sì” alla volontà di Dio, cantando insieme a Lei il Magnificat. Si rivolgono frequentemente e con grande fiducia a Maria, nostra carissima Madre, con le parole della “Preghiera dell'Orsolina alla Madre sua”: «Madre mia, mi abbandono a te! Accompagnami nel cammino, ripetendomi spesso: “Io non ti farò felice in questo mondo, ma nell'altro”. E, giunta al termine dell'esilio, prega per me e mostrami Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria». 122. Il contributo delle sorelle anziane è quello di: – sforzarsi con impegno e buona volontà a seguire il cammino della propria comunità educative, sentendosi membra vive per il contributo che possono offrire con la loro esperienza, saggezza, con l'esempio di serena accettazione della volontà di Dio nel quotidiano; – collaborare con discrezione alla missione educativa: in una cultura che cambia rapidamente e richiede elasticità e creatività nella conduzione delle opere educativo-pastorali, esse devono essere aperte di mente e di cuore ad accogliere i necessari cambiamenti e ad assumere serenamente ruoli di umile servizio.

Proposte di formazione

80


Terza età adulta

Iniziative di istituto

Nella comunità di appartenenza

123. Per una continua crescita verso la piena maturità in Cristo, le sorelle anziane sono coinvolte nel cammino di formazione offerto dalla programmazione annuale a tutte le comunità. Per chi, a motivo delle particolari condizioni di salute o per l'età avanzata, è stata inserita in una delle comunità maggiormente attrezzata, vengono organizzati incontri particolari. 124. La consacrata che vive nella terza età adulta è chiamata ad intensificare questo tempo di grazia vivendolo nella pace e nella gioia del Signore, per portare frutti fecondi per sé e per gli altri, cercando di condividere, nella misura del possibile, la vita della comunità educativa e di sostenerla con la preghiera e i piccoli servizi. Le sorelle anziane, sebbene non impegnate direttamente nell'apostolato devono sentirsi sempre apostole con le “armi” della preghiera e con il cuore pronto ad offrire le sofferenze per il bene dell'Istituto e della Chiesa intera. Rimanendo in comunità cercano di coltivare il desiderio di farsi sostituire pian piano, di tirarsi indietro perché qualcuna prenda il loro posto e lasciano volentieri la gioia ad altra sorella di proseguire sulla strada da loro tracciata, come ha fatto Mosè che, dopo aver guidato il popolo ebreo nel deserto per tanti anni, ha lasciato a Giosuè la gioia di introdurlo nella terra promessa (cfr Deut 31, 7ss). La comunità, verso queste sorelle anziane o ammalate, è particolarmente attenta: stima e valorizza la loro presenza ed esperienza, offre loro la possibilità di sentirsi parte viva nella vita fraterna e le aiuta ad accettare la sofferenza con cuore aperto, irradiando la pace di Dio.

125. L'accompagnamento formativo per questa sta-

81


Itinerari di crescita vocazionale

Accompagnamento gione della vita si esprime soprattutto nel rispetto, nella

venerazione e nella valorizzazione delle sorelle anziane, vivo esempio di generoso servizio a Dio e al prossimo. Esse sono oggetto della riconoscenza e delle premure di tutte le sorelle. L'accompagnamento della responsabile di comunità, delle infermiere e di tutte le persone che si dedicano in prima linea al servizio delle sorelle anziane deve essere carico di calore umano, di rispetto, di attenzione “come vera famiglia convocata nel nome del Signore” (VF 68). L'interscambio dei doni e delle esperienze, oltre ad essere un dono per la comunità, contribuisce a custodire la memoria e a mantenere la continuità tra le generazioni. La responsabile, con le sorelle della comunità, collabora a creare un clima d'attenzione e di coinvolgimento perché sia vissuto da tutte il “prendersi cura” delle sorelle anziane, trattarle con sollecitudine e carità e, nel limite del possibile, tenerle informate della vita e della missione comune. La comunità – aiuta le sorelle anziane a crescere nella tensione verso il compimento, come pure a valorizzare la creatività personale ed a coltivare interessi che giovano non solo a confermare il senso del proprio valore, ma sono utili alla comunità stessa; – sostiene umanamente e spiritualmente le sorelle anziane perché si sentano pienamente accolte e benvolute; valorizza la loro esperienza consultandole, dedicando tempo all'ascolto, alla compagnia e tenendo desti in loro lo spirito di carità e la riflessione sapienziale; – valorizza la saggezza, le risorse, le competenze di queste sorelle. Esperienze possibili di collaborazione possono essere: apporto di assistenza nei diversi campi dell'attività educativa, impegni nell'ambito dell'evangelizzazione, ministro straordinario dell'Eucaristia, animazione

82


Terza etĂ adulta

degli anziani, visita agli ammalati, aiuto in cucina, in guardaroba, giardinaggio, stesura della cronaca ecc‌

Nell’ora della morte

126. Quando si avvicina l'ora della morte, l'Orsolina di Maria Vergine Immacolata vive l'atto estremo della sua fedeltĂ e fa della vita un dono totale, in attesa della piena e definitiva unione con il Signore. Sostenuta dai sacramenti, confortata dalla presenza di Maria Vergine Immacolata e circondata dalla preghiera e dall'affetto di tutte le sorelle, si unisce all'ora suprema della passione di Cristo, mettendo il sigillo all'atto della sua professione religiosa, per seguire lo Sposo Crocifisso-Risorto nella pienezza della Pasqua.

83


DIMENSIONE VOCAZIONALE DELLA MISSIONE EDUCATIVA

Formazione permanente e missione educativa

127. La formazione permanente, come cammino dinamico di continua crescita vocazionale verso la piena maturità in Cristo (cfr. PF 72), conferisce autenticità e qualità alla nostra missione educativa. La fedeltà alla nostra vocazione, infatti, è mediazione preziosa e insostituibile perché altri possano scoprire la loro personale vocazione nella Chiesa. «Non c’è nulla di più esaltante di una testimonianza così appassionata della propria vocazione da renderla contagiosa. Nulla è più logico e coerente d’una vocazione che genera altre vocazioni e rende a pieno titolo “padri” e “madri”» (In verbo tuo 6).

Alle origini dell’istituto

128. Il nostro fondatore don Francesco Della Madonna, nel contesto del rinnovamento ecclesiale del suo tempo, ha puntato - come efficace strategia pastorale - sull’educazione integrale delle ragazze, accompagnandole nel discernere e realizzare la propria vocazione di vergini, spose e madri, rendendole capaci di dare un contributo al rinnovamento della famiglia, e quindi dell’intera società, secondo i valori evangelici. Alla prima comunità di Orsoline padre Francesco ha affidato la missione educativa, finalizzata a prendersi cura della crescita di soggetti in età evolutiva, perché nell’incontro salvifico con Cristo, l’Uomo nuovo, scoprissero il senso della vita come “risposta ad una chiamata” e realizzassero il disegno di Dio sull’umanità.

85


Itinerari di crescita vocazionale

La dimensione vocazionale intrinseca al processo educativo

129. Noi Orsoline di oggi siamo consapevoli che la dimensione vocazionale è essenziale alla nostra nostra missione educativa. «Le persone consacrate, insieme agli altri educatori cristiani, sanno cogliere e valorizzare la dimensione vocazionale intrinseca al processo educativo. La vita è, infatti, un dono che si realizza nella risposta libera a una chiamata particolare, da scoprire nelle circostanze concrete di ogni giorno. La cura della dimensione vocazionale orienta la persona a interpretare la propria esperienza alla luce del progetto di Dio... La promozione di una nuova cultura vocazionale è una componente fondamentale della nuova evangelizzazione. Attraverso di essa occorre far ritrovare coraggio e gusto per le domande grandi, quelle relative al proprio futuro. Sono domande che vanno risvegliate anche attraverso percorsi educativi personalizzati, per mezzo dei quali condurre progressivamente a scoprire l’esistenza come dono di Dio e come compito» (Le persone consacrate nella scuola 55-56). Nell’attuale situazione culturale ed esistenziale, i percorsi educativi devono proporsi come cammino verso la maturità dell’amore, punto centrale di ogni orientamento vitale e di fede, con tappe graduali che portino ad una maturazione vocazionale, fino alla scoperta della vocazione specifica.

Per una nuova cultura vocazionale

130. Oggi noi Orsoline siamo chiamate a contribuire alla nuova evangelizzazione della Chiesa promuovendo con tutte le forze una nuova cultura vocazionale, che è cultura della vita e dell’apertura alla vita, del significato del vivere ma anche del morire. Ogni essere umano, infatti, è “chiamato” alla vita e porta in sé l’immagine di Colui che l’ha chiamato. Vocazione è la proposta divina di realizzarsi secondo quest’immagine, in modo unico e irrepetibile, ritrovando il proprio nome e la propria identità, l’autentica libertà e originalità.

86


Dimensione vocazionale della missione educativa

Nella cultura attuale, dominata da un modello antropologico di “uomo senza vocazione”, senza alcuna apertura al mistero e al trascendente, noi Orsoline vogliamo annunciare il senso forte della vita come “vocazione”, nel suo fondamentale appello alla santità, ricreando una cultura favorevole alle diverse vocazioni. Il futuro della Chiesa e dell’istituto nel terzo millennio richiede un deciso salto di qualità nella promozione di tutte le vocazioni. Un’azione corale di tutta la comunità educativa

131. L’azione vocazionale, come educazione alla fede e alla bellezza della sequela di Cristo per l’edificazione del suo regno, deve diventare un’azione corale di tutta la comunità educativa, per tutte le vocazioni in ogni fase della vita: «In una Chiesa tutta vocazionale, tutti sono animatori vocazionali» (In verbo tuo 6). Attraverso la testimonianza autentica e gioiosa delle nostre fraternità cristiane, l’uomo e la donna di oggi devono poter incontrare il kerigma come notizia perennemente buona e ricca di vita e di senso, come annuncio capace di rispondere alle loro domande più profonde e di illuminare la loro ricerca di senso e di verità.

La vocazione dell’educatore

132. Nella concretezza delle nostre opere ed attività educative, proponiamo itinerari formativi ai laici che condividono la nostra missione. In questi percorsi evidenziamo la dimensione vocazionale della loro professione, «per far prendere coscienza di essere partecipi della missione di educare e santificare propria della Chiesa. Le persone consacrate possono aprire, a coloro che lo desiderano, le ricchezze della spiritualità che le caratterizza e del carisma dell’Istituto, incoraggiando a viverle nel ministero educativo secondo l’identità laicale e in forme idonee ed accessibili ai giovani» (Le persone consacrate nella scuola 59).

87


Itinerari di crescita vocazionale

ProgettualitĂ

133. Nei Progetti Pastorale ed Educativo saranno indicati i valori e gli itinerari fondamentali per concretizzare nella missione educativa un accompagnamento vocazionale graduale e sistematico, rivolto a tutte le persone che incontriamo nei vari ambiti educativi. In questo Progetto Formativo sono indicati gli itinerari di formazione iniziale per l’accompagnamento delle giovani che desiderano far parte della nostra famiglia religiosa.

88


FORMAZIONE INIZIALE

ORIENTAMENTO VOCAZIONALE SPECIFICO POSTULATO NOVIZIATO JUNIORATO


ORIENTAMENTO VOCAZIONALE SPECIFICO

Caratteristiche Varietà di esperienze personali

134. Alle giovani che dimostrano una particolare sensibilità per il nostro carisma educativo proponiamo di fare esperienza di vita nelle nostre comunità, offrendo l’accompagnamento per una prima verifica della vocazione e una scelta consapevole. Le giovani provengono da ambienti molto diversi per cultura, condizione sociale, età ed esperienze personali: la maggioranza si pone l’interrogativo della scelta vocazionale durante il tempo degli studi; alcune al termine o quando sono già inserite in attività lavorative. Nel contesto culturale di oggi, segnato da una complessità di problemi di varia natura, spesso le giovani non hanno ancora chiarito la propria identità umana e cristiana e sono alla ricerca di valori autentici sui quali progettare l’esistenza. L’accompagnamento deve, quindi, essere personalizzato a partire dalla situazione di ciascuna giovane, con itinerari diversificati nelle modalità e nella durata. Esperienze formative

Prendere coscienza del battesimo

135. La giovane in questo periodo prende coscienza del valore profondo del battesimo e scopre la vita come risposta alla chiamata del Signore (cfr. Reg. 41.1) che le chiede di affidarsi al suo progetto d’amore. A contatto con

91


Itinerari di crescita vocazionale

la Parola di Dio, impara a rileggere la propria storia personale ed a riorganizzare tutta la sua esistenza attorno a Gesù Cristo come “unico tesoro”, “roccia” su cui costruire una personalità autentica e libera. Fare esperienza del carisma

136. Nei contatti con le nostre comunità, le giovani hanno l’opportunità di conoscere in modo esperienziale il carisma dell’Orsolina, da cui si sentono attratte, attraverso la testimonianza della vita fraterna, della missione educativa, delle varie espressioni della nostra spiritualità mariana e mericiana.

Verificare le attitudini

137. Secondo le modalità e i tempi concordati con l’istituto, la giovane partecipa alla vita e alla missione della comunità per imparare a conoscere, accettare e valorizzare la propria realtà femminile, con i doni e i limiti di cui è portatrice. Nella collaborazione alle attività della comunità verifica le proprie attitudini alla vita fraterna nella missione educativa e matura il senso di corresponsabilità. Se in questo periodo si applica agli studi, si impegna con senso di responsabilità per prepararsi a servire meglio i fratelli e non solo per la promozione personale.

Compiti di sviluppo Maturare l’identità personale

138. I compiti di sviluppo, che la giovane è chiamata ad assumere, favoriscono la conoscenza e la maturazione dell’identità personale, creando le condizioni per una scelta vocazionale consapevole e libera.

Conoscenza di sé

139. La giovane approfondisce la conoscenza di sé in atteggiamento di gratitudine per il dono della vita, di verità nei confronti della propria storia personale e fami-

92


Orientamento vocazionale specifico

liare, di fiducia nella relazione con la comunità in cui è inserita. Si prende cura della propria maturazione affettiva e consolida un sereno rapporto con il proprio corpo, per educarsi al dono gratuito di sé e orientare le proprie energie nella missione educativa. Impara a gestire responsabilmente e fedelmente gli impegni di studio, di lavoro e di preghiera, sviluppando gradualmente l’autonomia nelle scelte quotidiane, per prepararsi a fare la scelta vocazionale in modo libero e responsabile. Fiducia nelle relazioni

140. Nel dialogo con la comunità e con le persone incaricate di accompagnarla nel discernimento vocazionale, la giovane verifica la sua capacità di apertura d’animo, di sincerità, di libertà e chiarisce le proprie motivazioni, per purificarle e rafforzarle nella costruzione di un autentico progetto di vita.

Cammino di fede

141. La giovane inizia o fortifica il suo rapporto filiale con il Padre in Cristo Gesù attraverso la preghiera personale e comunitaria che trasforma i vissuti quotidiani in una esperienza di fede, guidata dallo Spirito Santo. Approfondisce il significato e le esigenze del battesimo con la meditazione della Parola di Dio, con la conoscenza del catechismo della Chiesa cattolica, con la partecipazione frequente all’Eucaristia e al sacramento della Riconciliazione. Contempla in Maria Immacolata il più alto modello di realizzazione femminile; con l’affidamento alla Madre instaura una relazione filiale che favorisce il cammino vocazionale alla luce dell’ “Ecce...fiat... magnificat”.

Confronto con il carisma

142. Inizia a fare esperienza del carisma dell’Orsolina attraverso la condivisione della vita fraterna e della missione educativa, con la visita ad alcune opere apostoliche dell’istituto ed esperienze di missione educativa.

93


Itinerari di crescita vocazionale

Apprende le linee essenziali della storia del fondatore e della famiglia religiosa a cui desidera appartenere e si confronta con i fondamentali valori carismatici della nostra spiritualità mariana e mericiana. Alla luce di queste conoscenze ed esperienze, verifica se le proprie attitudini e il proprio progetto vocazionale sono in consonanza con il progetto di vita dell’istituto.

Accompagnamento formativo Sua necessità

143. Essendo la vita un mistero di chiamata da parte di Dio e di risposta libera e responsabile dell'uomo, la giovane ha bisogno di essere aiutata, sostenuta e accompagnatacostantemente nel suo cammino di ricerca, di scelta, di risposta concreta e storica alla propria vocazione.

Nella comunità formativa

144. Il discernimento vocazionale suppone, da parte della comunità educativa, un costante e diversificato accompagnamento delle giovani. Ogni Orsolina è di fatto animatrice vocazionale; essa si pone accanto alle giovani con sapienza e tatto per aiutarle a sviluppare il proprio essere in pienezza, a costruire gradualmente la propria identità e a rispondere alla vocazione. La sua presenza deve essere attenta e differenziata lungo il cammino di crescita delle giovani, in atteggiamento di profonda disponibilità all’azione di Dio, di umiltà, di servizio nella carità, di semplicità nel sacrificio. La testimonianza di vita evangelica nel quotidiano è la migliore strategia formativa per le giovani in ricerca, attratte più dall’esempio di vita che dalle parole. Infatti, alla crescita vocazionale della giovane contribuisce in modo determinante l'esempio della comunità che vive serenamente, giorno dopo giorno, la sua appartenenza a Cristo: «I giovani che chia-

94


Orientamento vocazionale specifico

mano alle vostre porte vogliono trovare una vita ecclesiale caratterizzata dal fervore della preghiera, dello spirito di famiglia e degli impegni apostolici» (cfr. Messaggio del papa per la XXVI giornata mondiale delle vocazioni, 1989). La presenza delle giovani in comunità è un’opportunità formativa per tutte le sorelle, che si sentono stimolate e coinvolte nell’accompagnamento vocazionale secondo diverse competenze e ruoli. Impegni dell’animatrice vocazionale

145. La formatrice, per poter svolgere adeguatamente il suo delicato compito, coltiva un vivo senso di appartenenza all'istituto, nell'unità d'intenti con la comunità in cui è inserita, sopratutto con l'autorità. È compito della sorella specificamente incaricata dell’accompagnamento: • suscitare nella giovane il bisogno di una maggiore conoscenza di sé, della propria identità, per scoprire il segreto della propria vita amata e voluta da Dio, che ha un progetto d’amore su ciascuno; • percorrere con le giovani un cammino di fede profonda alla luce della Parola di Dio e nella vita sacramentale; • avere una conoscenza diretta della giovane e della sua storia; • mantenere rapporti personali con la famiglia dell’aspirante, sia per conoscere la provenienza e la cultura della giovane, sia per coinvolgere i genitori e i familiari nel cammino e nella scelta vocazionale; • essere in atteggiamento di grande disponibilità all'azione di Dio, prendendosi cura di ogni giovane a lei affidata; • essere capace di attesa, nel rispetto dei ritmi di maturazione propri di ogni persona; • realizzare un rapporto libero e liberante che responsa-

95


Itinerari di crescita vocazionale

bilizzi la giovane ad assumere in prima persona il proprio cammino di formazione. Iniziative di formazione

146. La giovane viene accompagnata nel cammino di orientamento vocazionale nei diversi ambienti di vita, di studio o di lavoro in cui si trova. Le incaricate della sua formazione si prendono cura di lei secondo modalità differenziate e le propongono di: • rimanere in stretto contatto con le responsabili e la comunità attraverso l’accompagnamento formativo; • partecipare ad esercizi spirituali, ritiri vocazionali, corsi di orientamento; • collaborare con la diocesi e la parrocchia da cui provengono, inserendosi nella pastorale giovanile; • continuare i contatti con la famiglia anche dopo l’ingresso nella comunità religiosa, perché il distacco sia graduale e sereno.

96


POSTULATO

Caratteristiche Tappa di preparazione al noviziato

147. Il postulato è il periodo di preparazione al noviziato. È la tappa preliminare e, in quanto itinerario formativo, è organica e graduale, in continuità con le proposte dell'orientamento vocazionale specifico. Nell'esperienza fondamentale di questo periodo formativo, la postulante con gioia approfondisce la consapevolezza della chiamata di Dio; sperimenta gradualmente la scelta che desidera realizzare; si apre liberamente all'imitazione di Cristo, Servo del Padre; avverte l'esigenza di uno stile di vita che comporta una certa disciplina e si rende capace di scelte radicali e durature secondo il Vangelo nel carisma educativo. La Congregazione constata la realtà della chiamata della giovane e di una sua adeguata capacità di risposta in ordine alla vocazione specifica della famiglia Orsolina. Esperienze fondamentali

Cristo al centro della vita

148. La postulante entra in una relazione intima e profonda con Cristo, Servo, attraverso la preghiera personale e liturgica e lo studio della spiritualità cristiana nella storia e all'interno della propria cultura. Coinvolge se stessa in un cammino esigente per scoprire Gesù Cristo, centro e senso della propria vita e missione.

97


Itinerari di crescita vocazionale

Plasmata dallo Spirito

149. Nella serena continuità del cammino di conoscenza di sé e delle proprie motivazioni vocazionali, la giovane chiarifica sempre più l'intenzione di consegna della sua vita a Cristo Servo, nell'esperienza dell’Orsolina di Maria Vergine Immacolata. Si lascia educare dalle mozioni dello Spirito che costruiscono interiormente le motivazioni di fondo e la guidano con gradualità ad una scelta più radicale in un cammino di essenzialità.

Nuove relazioni

150. Per avviarsi ad un nuovo stile di vita centrato sui valori vocazionali, la giovane è chiamata a vivere un'esperienza indispensabile di distacco dalle abitudini passate e dalla sua famiglia di origine, a riconciliarsi con la sua storia personale e familiare. Si dispone ad un nuovo modo di relazionarsi con la famiglia, con gli amici e con la società, sviluppando gradualmente il senso di appartenenza alla comunità religiosa, nella quale liberamente si è inserita.

Comunione nella missione

151. Il prolungamento del cor unum della Chiesa apostolica è la vita in comune, nella quale la giovane si inserisce e vive l’esperienza della comunione nella missione educativa, maturando il senso di appartenenza e di universalità.

Spiritualità mariana e mericiana

152. Inserita nel nuovo stile di vita testimoniato dalle sorelle nella comunità, assume gradualmente la spiritualità mariana e mericiana propria dell'Istituto. Inizia a conoscere i valori carismatici dell’Orsolina, impegnandosi in prima persona a viverli.

Cammino con la guida

153. Accoglie con gratitudine l’accompagnamento della formatrice per maturare un concetto di sé più realistico e sereno, per favorire un’affettività gradualmente più integrata, per imparare a chiarire e a gerarchizzare le proprie motivazioni.

98


Postulato

Compiti di sviluppo Una intensa vita spirituale

154. La giovane, accostandosi sistematicamente alla Parola di Dio, apprende in modo graduale a confrontarsi concretamente con essa. Valorizza il tempo della preghiera personale e del silenzio adorante per approfondire l’intimità con Gesù Eucaristia. Celebrando quotidianamente il mistero pasquale e guidata dallo Spirito, cresce nella purificazione del cuore e in una autentica esperienza spirituale. Nella scoperta della Chiesa come mistero di comunione nella diversità dei carismi, la giovane approfondisce i contenuti della fede espressi nel Credo e, in particolare, nei sacramenti dell'iniziazione cristiana; attraverso lo studio sistematico e la rielaborazione comunitaria, giunge ad una più intima comprensione di Cristo, che la attrae e la chiama al dono totale di sé. Alla luce dell' “Eccomi sono la serva del Signore”, sente vicina Maria e si affida alla Madre colma di tenerezza, maestra nell'ascolto della Parola, accolta, meditata e annunciata con la vita.

In dialogo con se stessa

155. In dialogo con se stessa, la giovane focalizza e potenzia i talenti che ha ricevuto e guarda con serenità ai propri limiti. Si apre al confronto sincero nella relazione e si lascia mettere in discussione da eventi e situazioni, interpretati alla luce della Parola. Si mette in gioco con tutta se stessa nel ricercare e accogliere la verità, per farsi discepola di essa e appropriarsi dei valori umani e vocazionali, facendo unità tra conoscenza e vita. Si assume la responsabilità dei propri compiti, portandoli a termine con impegno e fedeltà. Si educa e si apre all'accettazione della diversità e della ricchezza delle altre culture. La giovane nel cammino di conformazione a Gesù Cristo comprende la necessità di un'autodisciplina che la dispone allo spirito di sacrificio, vissuto nella semplicità, nel-

99


Itinerari di crescita vocazionale

l'umiltà, nella disponibilità gratuita a “prendersi cura”, in vista di una scelta di vita consapevole ed esigente. Verso la libertà liberata da Cristo

156. Educandosi al distacco, la postulante esperimenta una profonda solitudine che l'apre al dono di sé. L'esperienza della graduale riconciliazione con se stessa e con gli altri le permette di ritrovare il suo vissuto in modo positivo e liberante e di gestire il proprio mondo interiore, fatto di sentimenti, emozioni e aggressività, specialmente nella dimensione affettiva e sessuale. Prende coscienza dei suoi vissuti, impara a valorizzare le sue doti e ad individuare le sue immaturità per superarle e integrarle in un dinamismo di crescita, nel quale apprende la relazione dall'io al tu, al noi, dall'egocentrismo alla gratuità, dal protagonismo alla collaborazione e alla corresponsabilità. In un cammino di progressiva padronanza di sé, tiene in considerazione la sua vulnerabilità e si apre alla consegna di tutta se stessa e del suo limite al Padre che continuamente la ama e la libera.

La passione per l’unità

157. La giovane che si lascia mettere in discussione dalla Parola, costruisce relazioni libere e sincere all'interno della comunità. Guidata dal valore dell'unità di Angela Merici, guarda alle sorelle con stima, rispetto e compassione evangelica. Instaura vincoli di vicendevole accettazione e scopre il diverso come un dono che la arricchisce. Coglie che nella comunità c'è un progetto comune pensato da Dio per l’umanità intera e affidato a ciascuna e che, proprio vivendolo insieme, esso diventa più luminoso e efficace. Si apre così alla missione educativa della comunità. Tale esperienza di appartenenza ad una comunità educativa la sensibilizza alla lettura dei segni dei tempi della Chiesa locale e alla mondialità.

100


Postulato

Assumere l’identità dell’Orsolina

158. Si impegna con semplicità, in un clima familiare, ad assimilare lo spirito della nostra Congregazione. Coglie la sintonia tra la sua identità personale e quella carismatica nell'ambito della missione socio-educativa fra i bambini, i ragazzi, i giovani, i sofferenti e le famiglie, ponendo particolare attenzione al mondo femminile. Si accosta al carisma come “propria identità”, come il “nome” con il quale Dio l'ha chiamata e che le dà pienezza. Cresce nel senso di appartenenza all'istituto attraverso lo studio sistematico della vita di don Francesco e di Angela Merici, con l’accostamento dei loro scritti, della storia della prima comunità e dello sviluppo dell’istituto nel tempo.

Accompagnamento formativo Relazione libera e liberante

159. La giovane accoglie l’accompagnamento come esperienza di relazione libera e liberante con la formatrice. Si apre con fiducia e sincerità al dialogo per discernere e interpretare i vissuti quotidiani per chiarire le motivazioni delle proprie scelte. Si educa così al confronto, cresce nella capacità decisionale per giungere a scelte consapevoli e autonome, convinta che è lei stessa la prima responsabile della propria formazione.

Nella comunità educativa

160. Il processo di crescita della giovane avviene in una comunità che collabora con la formatrice, così da offrire ai soggetti in formazione una testimonianza di fraternità nel vivere la missione educativa, in un clima ricco di calore umano. La comunità, stimolata anche dalla presenza delle giovani, si pone in stato di continua ricerca di conversione e del meglio, mettendo sempre a fuoco l’essere discepola di Cristo, il bisogno di accogliere la Parola e di tradurla in un servizio qualificato ed evangelico.

101


Itinerari di crescita vocazionale

Identità e ruolo della formatrice

161. La formatrice coltiva il suo rapporto con Cristo Servo del Padre, per essere testimone gioiosa dell’Amore che ha avvinto il suo cuore. • È in relazione collaborativa con la superiora e con le sorelle delle comunità nella quale è inserita con le giovani. • Nell’esercizio di accompagnamento armonizza dolcezza e amorevole fermezza. • Entra in profonda relazione con la giovane, ascoltando la sua storia personale, il suo passato, le sue aspirazioni, i suoi desideri. Si avvicina con delicatezza anche alla famiglia della giovane cogliendone il clima, le difficoltà, le speranze. • Crea le condizioni di confidenza e di riservatezza atta ad instaurare un rapporto di fiducia, così da perseguire un accurato discernimento vocazionale. • Si fa attenta ai meccanismi affettivi e di relazione per aiutare la giovane ad instaurare rapporti sereni e di convivenza con le compagne. • Sa gestire con equilibrio le difficoltà o le tensioni che si possono creare nel gruppo a causa delle diversità di cultura, di mentalità e di provenienza. • Sa avvicinare al carisma partendo da spunti di riflessione tratti dalla storia della vita religiosa, del fondatore. dalla storia dell’istituto e dagli scritti di Angela Merici. • Mantiene un dialogo aperto con le Superiore Maggiori circa la crescita, lo sviluppo, le difficoltà delle giovani in formazione. • Confronta i percorsi formativi insieme alle sorelle che con lei sono impegnate nelle varie fasi della formazione.

102


NOVIZIATO

Caratteristiche Identità dell’Orsolina di M.V.I.

162. Il noviziato è il periodo di iniziazione alla vita consacrata in cui la giovane apprende maggiormente a vivere da Orsolina: donna innamorata, sicura dell'amore fedele di Cristo Gesù, in ogni momento. Lo accoglie come “unico tesoro”, per irradiarlo nella missione educativa prendendosi cura di ogni sorella e fratello. La novizia rivive, quotidianamente, il suo “ecce... fiat” alla volontà di Dio, accompagnata da Maria Immacolata.

Esperienze fondamentali Cristo centro unificatore

163. La novizia vive l'esperienza della sequela, in una relazione profonda e vitale con Cristo Gesù - centro unificatore della propria esistenza - per conformarsi, nella docilità allo Spirito, a Cristo, il consacrato del Padre, servo pieno di compassione.

Insieme per il bene comune

164. Fa esperienza di un'autentica vita fraterna, in un amore reciproco ed incondizionato, per cercare “insieme” alle compagne il bene comune secondo il progetto di Dio, in un clima di famiglia semplice e gioioso.

103


Itinerari di crescita vocazionale

Formazione carismatica

165. Approfondisce il carisma educativo dell'Orsolina e ne assimila i valori con l'iniziazione alla Regola di Vita, all'esperienza spirituale del padre Francesco Della Madonna e delle Orsoline lungo la storia, alla missione educativa, per crescere e sviluppare l’appartenenza all'Istituto, il senso ecclesiale, l'apertura e il rispetto per le varie culture.

Stile delle relazioni

166. La vitale comunicazione tra maestra e novizia è indispensabile ed è occasione di una reciproca crescita personale, è motivo di verifica e di confronto. Alla maestra è richiesto uno stile relazionale di amore, di donazione, di apertura che promuove nella giovane stima, fiducia, collaborazione responsabile.

Compiti di sviluppo Formazione spirituale

167. La novizia coltiva la conoscenza amorosa di Cristo attraverso lo studio e il gusto della Parola, anche con la lectio divina, per acquisire la mentalità di Cristo. Scopre gradualmente il bisogno di una profonda interiorità, facendo del silenzio un mezzo privilegiato per entrare in comunicazione con Dio, con se stessa, con l'universo. La celebrazione dell'Eucaristia, della Riconciliazione e della Liturgia delle Ore, la preghiera personale e comunitaria inseriscono la giovane nel mistero di Cristo – che si trattiene in continua comunione con il Padre – e la rendono capace di un cuore pieno di compassione, in una generosa e gratuita donazione. La giovane si impegna in un cammino di unificazione di tutte le risorse femminili in Cristo Gesù: libero, solidale e totalmente abbandonato al Padre. I consigli evangelici, perciò, sono per lei una possibilità di crescita della pro-

104


Noviziato

pria identità personale, di relazioni umanamente ricche e di una fedele risposta alla chiamata secondo il carisma educativo dell'Orsolina. A Maria Immacolata affida se stessa e il suo itinerario di configurazione a Cristo. È da lei accompagnata nel rivivere oggi il suo: – “fiat”: il consenso, l’accoglienza dell’amore del Dio Trinità; – “ecce”: il lasciarsi possedere, 'fare' da Dio Trinità; – “magnificat”: la lode alla “Beata Trinità” che compie grandi cose. Esperienza di comunione

168. L’esperienza del vivere “insieme” in comunità richiede alla giovane un cammino di ascesi per costruire relazioni caratterizzate da: profondità e semplicità, chiarezza e fiducia, apertura al dialogo, gratuità e gratitudine, adesione sincera alla disciplina comunitaria. In questo cammino la novizia si educa all'accoglienza di sé e delle sorelle, nelle positività e debolezze, per costruire la comunità come luogo ricco di calore umano e simpatia, in un atto di amore reciproco per Dio, per tutti. Sperimenta come la comunione “spazio umano abitato dalla Trinità” (VC 41), richieda di collaborare responsabilmente alla realizzazione del progetto comunitario, in una comunione di intenti e di mezzi; approfondisce l'appartenenza, in un clima di gioiosa corresponsabilità, condivide ciò che è ed ha in una comunità impegnata nella missione educativa.

Assimilazione dei valori carismatici

169. Il carisma, con la sua spiritualità ricca di valori evangelici, è gradualmente approfondito dalla novizia attraverso la conoscenza e l'iniziale esperienza della Regola di vita, dei vissuti del padre Francesco con la prima comunità e dell’evolversi del nostro carisma nel tempo. Ella è aiutata a comprendere i valori del nostro carisma educativo per elaborare la sua nuova identità. Inizia

105


Itinerari di crescita vocazionale

a collaborare nella missione per promuovere la vita nuova che nasce dalla compassione di Cristo e che diventa un “prendersi cura” finalizzato alla promozione integrale di ogni persona, soprattutto della donna. La novizia matura il suo essere dono per la Chiesa e per il mondo nella linea del carisma, attraverso il vissuto quotidiano ed anche in un'esperienza apostolica, preparata e verificata, fuori dalla casa di noviziato. Relazione formativa

170. Nella relazione con la maestra la giovane matura gradualmente atteggiamenti di apertura, di accoglienza, di sincerità, di responsabilità in una reciproca ricerca della verità di se stessa e del progetto di Dio su di lei.

Accompagnamento formativo Per decifrare e realizzare il progetto di Dio

171. È di fondamentale importanza, nel periodo del noviziato, un accompagnamento formativo che aiuti la giovane a decifrare e realizzare quel progetto che Dio ha su di lei e che educhi volontà, coscienza, cuore a darsi chiari criteri che orientino il suo cammino quotidiano. La novizia prende gradualmente coscienza che la prima e principale responsabile del cammino di maturazione umana, spirituale e carismatica è lei stessa. Deve giungere, perciò, ad una scelta chiara e decisa di Cristo, assimilando i valori del carisma. Le sono richieste disponibilità e docilità nell'accogliere e collaborare con le varie mediazioni; chiarezza di criteri per discernere, nella realtà quotidiana, tutto ciò che le permette di raggiungere, in modo armonico, la sua nuova identità. Un ruolo insostituibile di accompagnamento, in questo cammino, è vissuto dalla comunità e dalla maestra.

106


Noviziato

Nella comunità educativa

172. La comunità, in cui è inserito il noviziato, accoglie le giovani come dono del Signore che le aggrega alla famiglia delle Orsoline. Ogni comunità, nel suo insieme, è formativa: «La comunità formatrice è l'istanza primaria di riferimento che nessun centro può sostituire. Essa costituisce l'ambito nel quale cresce e matura nello spirito [del fondatore] l'identità personale e la risposta alla vocazione ricevuta. L'approfondimento dell'identità carismatica avviene nel contatto vivo con... le sorelle con cui si condividono le medesime esperienze di vita, le medesime sfide poste dalla società e le tradizioni dell'Istituto» (CIF, Collaborazione inter Istituti per la formazione, 10b). L'esigenza comunitaria e quella formativa si armonizzano per raggiungere gli obiettivi fissati per il noviziato. Pure le relazioni reciproche, caratterizzate da rispetto, stima, fiducia, favoriscono un clima di sincera cordialità.

Identità e compiti della formatrice

173. La maestra è «madre sollecita circa il bene delle giovani; le apprezza e ama; le ha scolpite nel cuore, tutte una per una, perché il vero amore fa così» (Ang. Ricordi -Proemio). Prega Dio perché la illumini, la diriga e le insegni quello che deve fare. Ha speranza e ferma fede in Dio che la aiuterà in ogni cosa (ibid.). Così sostenuta, accompagna la novizia nel vivere una relazione profonda con Gesù, con se stessa e con gli altri e la affianca nel discernere i criteri di fede con cui rileggere il proprio vissuto. Nel quotidiano condivide con le giovani il cammino di sequela che, nello stile del carisma, le chiede di essere: • serva della parola: si accosta alla Parola facendo memoria della sua azione potente in chi la accoglie, per cui la Parola è dalla maestra accolta, custodita, scavata e assimilata;

107


Itinerari di crescita vocazionale

• serva della croce: sceglie di ancorare il suo cammino di fede e di fraternità alla Croce gloriosa e trasfigurata di Gesù che dà senso e valore ad ogni fatica, ad ogni situazione di tensione e conflittualità; • serva della missione: animata dal carisma educativo guarda attraverso il cuore di Cristo lo svolgersi della storia. Rivivendo in lei la compassione di Dio per l'uomo, di comune accordo con le sorelle, sceglie interventi formativi che promuovano la persona e educhino alla collaborazione, al rispetto delle culture, all'ecumenismo e al dialogo interreligioso. Collaborazione tra formatrici

174. La maestra, nello svolgere il suo servizio di accompagnamento, si tiene in relazione con le altre formatrici dell’istituto, costruisce con loro rapporti di collaborazione, di arricchimento reciproco, di scambio di idee e di mezzi per un cammino coerente e condiviso all'interno della famiglia religiosa e per una fattiva comunione con altri carismi presenti nella Chiesa locale.

108


JUNIORATO

Caratteristiche Vivere in Cristo Servo del Padre

175. Lo Juniorato è il periodo della professione temporanea ed ha lo scopo di realizzare una integrazione tra consacrazione e missione. La giovane suora cresce nella gioiosa consapevolezza di essere chiamata da Dio a vivere insieme alle sorelle l'alleanza sponsale con Cristo che dà libertà autentica e pienezza di senso. Si impegna, sull'esempio di Maria, a consegnare totalmente la sua vita a Dio; assimila e integra nella sua identità personale i valori vocazionali e carismatici, giungendo ad una armoniosa identificazione a Cristo, Servo del Padre. La relazione con Cristo Sposo anima la giovane suora nella missione educativa: si prende cura delle sorelle e dei fratelli, collabora nella comunità, completa, se è necessario, la sua preparazione professionale per partecipare con competenza all'azione evangelizzatrice della Chiesa. Mentre gradualmente assimila i valori carismatici, approfondisce il senso di appartenenza all'Istituto. Esperienze fondamentali

Integrazione dei vari aspetti della vita

176. La juniore si inserisce in modo pieno nella vita e nella missione di una comunità, impara ad affrontare la

109


Itinerari di crescita vocazionale

quotidianità e ad integrare preghiera, lavoro, studio, vita fraterna e missione educativa. Un itinerario pasquale

177. Consolida l'intima comunione con Dio, condividendo l'esperienza di Gesù vergine, povero, obbediente. Sotto la guida dello Spirito Santo, vive la preghiera, le relazioni, gli impegni della missione e dello studio nell'ottica del “Servo pieno di compassione” in un gioioso ed esigente itinerario pasquale che la aiuta a dare senso, pienezza e unità alla sua esistenza.

Impegno nella quotidianità

178. L'assunzione vitale dei sentimenti di Cristo: umiltà e amore oblativo (cfr. Fil 2, 5) modella nella giovane l'identità di serva della Parola, serva della croce, serva della missione; nel quotidiano vive concretamente la spiritualità della croce, imparando a leggere i progressi e i ritardi, le riuscite e i fallimenti, le positività e le difficoltà come eventi di salvezza. Nella comunità educativa: – cresce nel senso di appartenenza, – impara a prendersi cura dei fratelli e delle sorelle con attenzione sollecita e con totale dedizione. Si dedica allo studio professionale, orientandolo alle esigenze della missione, nella quotidiana integrazione degli impegni comunitari e pastorali con quelli relativi allo studio.

Maturazione umana

179. Rende più solida la sua maturazione umana mediante: – la conoscenza sempre più chiara di se stessa, – le relazioni con giovani della stessa età, con persone di età e di cultura diverse, – l'assunzione responsabile dei suoi concreti impegni, valorizzando le graduali conquiste e superando le eventuali difficoltà.

110


Juniorato

Alla scuola di Maria

180. La giovane suora, nel cammino di sequela, si affida a Maria Immacolata che sente Madre e, accompagnata da Lei, rivive i suoi atteggiamenti: l' “Ecce” nella semplicità del sacrificio, il “Fiat” nell'accoglienza delle chiamate dell'ordinarietà e degli imprevisti, il “Magnificat” nella gioiosa sorpresa per ciò che il Signore opera nella vita personale, comunitaria e nella missione. Compiti di sviluppo

Esperienza di comunione

181. La Juniore considera la comunità come luogo concreto di crescita di sé e della fraternità attorno alla Parola e all'Eucaristia. Collabora nella logica del dono rafforzando la corresponsabilità, la stima e la fiducia reciproca per una missione condivisa e per crescere nel senso dell'appartenenza. Dona il proprio giovanile contributo perché la comunità assuma sempre più il volto della semplicità, della sobrietà e della gioia. Alla mensa del pane e della Parola cresce nella sapienza evangelica, si lascia condurre dallo Spirito in un cammino di libertà interiore e si apre ad un confronto fiducioso con la guida per pervenire ad un discernimento personale e dare il proprio apporto a quello comunitario.

In Cristo creature nuove

182. Orienta tutta la propria esistenza a Gesù Cristo perché: – il suo amore porti la conduca alla pienezza dell'incontro con Dio e con i fratelli; – la sua povertà susciti la gioia dell'abbandono fiducioso e della condivisione; – la sua obbedienza riveli la bellezza liberante di una dipendenza filiale. In questo cammino, che la rende creatura nuova, speri-

111


Itinerari di crescita vocazionale

menta la compassione di Cristo e con amore gratuito si prende cura delle persone che la missione educativa le pone accanto. Questa relazione con Cristo viene consolidata con la preghiera liturgica e personale, associando al suo mistero pasquale i momenti di solitudine, le sconfitte, le difficoltà comunitarie e le fatiche della missione. Una vita qualificata dal vangelo e dal carisma

183. I sentimenti di Cristo: l'umiltà, la tenerezza, l'amore oblativo che la giovane apprende dalla Parola, dall'Eucaristia e dal carisma plasmano in lei gli atteggiamenti del Servo e qualificano tutti gli aspetti della vita: la preghiera, lo studio, il lavoro, le relazioni, la missione. La juniore assume con graduale responsabilità la missione educativa, si impegna a collaborare con la comunità per creare un ambiente permeato di libertà evangelica, accogliente e propositivo, offrendo con gioia la ricchezza e l'entusiasmo della sua giovinezza. Nello studio qualifica la propria competenza professionale e pedagogica e nel servizio assume lo stile educativo della spiritualità mericiana, fatto di attenzione, di amorevolezza e fermezza, perché ciascuno si senta raggiunto da un amore personale.

Serva dell’Amore in risposta all’Amore

184. Approfondisce la conoscenza di sé unificando le risorse affettive, intellettive e creative della propria femminilità, aprendosi all'accoglienza dell'altro, condividendo cose, esperienze, talenti, se stessa e il proprio tempo, nell' essere “serva dell'Amore”, in risposta all'Amore. Nella comunità si esercita nel dialogo sincero e cordiale in una comunicazione serena tra le diverse generazioni e culture, aperta all'accoglienza e creativa nel proporre nuovi percorsi per la fraternità e la missione. Interagisce con i diversi collaboratori nei servizi socioeducativi, si apre al confronto e alla condivisione e costruisce relazioni di reciprocità. Questo confronto l'aiu-

112


Juniorato

ta a prendere maggiormente coscienza della sua identità, che si arricchisce nello scambio delle caratteristiche proprie di ciascun carisma. Ecce ancilla Domini

185. Rivive l'«Ecce» di Maria nella disponibilità a consegnare se stessa alle richieste del quotidiano nella logica dell'essere serva, superando l'atteggiamento del protagonismo o dell'indifferenza. Scopre nel “Fiat” di Maria il modello più alto della realizzazione femminile, perché attiva un'accoglienza gratuita, carica di amore e libera da riconoscimenti e da ricompense, nelle chiamate quotidiane di Dio attraverso le mediazioni. Con cuore colmo di stupore rende grazie al Signore che ha posato il suo sguardo su di lei e, mentre si riconosce piccola e povera, scopre l'azione di Dio nella propria storia e in quella dei fratelli e apre il suo cuore alla speranza e al futuro.

Accompagnamento formativo Relazioni per un cammino di maturazione

186. L'itinerario formativo delle juniores si svolge in una comunità impegnata nella missione propria dell’stituto con l'accompagnamento di una formatrice inserita nella vita e nel servizio socio-educativo della comunità stessa. Le juniores trascorrono normalmente in questa comunità i primi due anni per un intenso accompagnamento nella iniziale esperienza di integrazione tra i vari aspetti della vita consacrata. Quando vengono inserite in altre comunità, sono affidate alla superiora o altra sorella designata dalle Superiore Maggiori, sempre sotto la responsabilità della formatrice che ha il compito del coordinamento. Le modalità organizzative di questo periodo formativo

113


Itinerari di crescita vocazionale

sono diversificate in relazione alle concrete situazioni personali e locali e sono concordate con le Superiore Maggiori. Nella comunità educativa

187. Nella comunità avviene l'iniziazione alla fatica e alla gioia del vivere insieme e ciascuna impara a vivere con colei che Dio le ha posto accanto (cfr. VC 67). Le sorelle della comunità in cui è inserita la giovane si sentono alla sequela di Cristo Gesù, Servo del Padre, «unite e concordi» nel vivere la missione educativa. La fraternità delle orsoline oggi è memoria delle origini, dove «si respirava il clima della semplicità e della povertà… di una forte tensione spirituale verso i valori evangelici vissuti nel quotidiano, richiesta dall'educazione di tante ragazze» (Zanchi 637). Le sorelle sono consapevoli che la loro fraternità e il loro impegno nella missione sono il luogo in cui la giovane cresce integrando preghiera, studio e impegno apostolico, fa esperienza che la Parola e l'Eucarestia sono l'anima e la forza coesiva della comunità educativa. Ogni membro è impegnato nel proprio cammino formativo e partecipa alla ricchezza e all'approfondimento del carisma, perché la sua vitalità permei ogni espressione della vita e faccia crescere nel senso di appartenza. La comunità, consapevole delle esigenze dell'itinerario formativo delle juniores, le accoglie nella libertà e nel rispetto, è attenta ad aiutarle e a rispettare la loro crescita, tenendo presenti le diversità generazionali e di cultura, evitando di privilegiare le attività apostoliche a scapito dei bisogni formativi. Instaura relazioni di fiducia, di chiarezza, aperte allo scambio dei doni e delle proposte di ciascuna; in questo clima anche le difficoltà e le divergenze sono per tutte occasioni per crescere nella reciproca accoglienza, nel perdono e nella fattiva collaborazione .

114


Juniorato

La comunità coinvolge la giovane suora nella missione educativa, la apprezza, la stimola alla collaborazione e alla partecipazione perché dia il suo apporto di competenza, di originalità e di entusiasmo proprio della sua giovane età. Identità e compiti della formatrice

188. «Dio Padre, nel dono continuo di Cristo e dello Spirito è il formatore per eccellenza di chi si consacra a Lui… ma in quest'opera egli si serve della mediazione umana» (VC 66). Nella preghiera e nella docilità allo Spirito, nell'atteggiamento sincero e umile di essere soltanto uno strumento utile nelle mani dell'unico Maestro, la formatrice sente di essere alla sequela di Cristo e di essere chiamata ad illuminare con il mistero pasquale ogni sofferenza e croce: «Voi fate nondimeno la vostra parte […] e poi lasciate fare a Dio, il quale farà cose mirabili a suo tempo e quando gli piacerà» (Ang. Ric. VIII). La formatrice è chiamata ad affiancare le giovani con amorosa disponibilità e attenzione pedagogica, per aiutarle ad integrare armoniosamente le diverse dimensioni della loro vita: preghiera, studio, conoscenza di sé, vita comunitaria, apostolato. Accoglie con stima e con amorevole disponibilità le giovani a lei affidate, tenendo presente il cammino realizzato e le indicazioni delle guide precedenti. Le aiuta ad inserirsi con serena fiducia nella nuova comunità e le sollecita ad una libera e responsabile espressione di sé. La maestra stabilisce con la giovane suora una relazione tipica delle persone adulte, evitando la dipendenza infantile, promuovendo invece un confronto chiaro e un'autonomia responsabile. L'accompagna, mediante un dialogo diretto, fiducioso e regolare, nel vivere nel quotidiano le relazioni di convivenza, i rapporti di gruppo e l'aiuto vicendevole. La aiuta a realizzare un dialogo personale

115


Itinerari di crescita vocazionale

con Dio, scoprendo nello stesso tempo le vie nelle quali sembra che Dio voglia far progredire (cfr. PI 30) «e secondo lo spirito evangelico dell'istituto» (Reg.Vita 54.2). La formatrice è una sorella che vive con entusiasmo e con gioia la sua vocazione, ama la Famiglia religiosa e aiuta le juniores a crescere nel senso di appartenenza. È una persona matura, serena, dotata di capacità umane, di intuito e di accoglienza. Vive in comunità creando rapporti cordiali con tutte le sorelle e intrattiene con l'animatrice di comunità una relazione collaborativa per creare un clima di intesa e di fraternità, capace di stemperare le tensioni, di dare significati di valore alle debolezze e fatiche, orientando verso orizzonti di pace e di speranza. Il contatto quotidiano e assiduo con la Parola e l'Eucaristia la rende donna sapiente che, nel colloquio personale con la giovane, sa indirizzarla sulle vie del discernimento secondo lo spirito forte del padre Francesco che riteneva«grato e caro tutto quello che la divina Provvidenza dispone» (Zanchi 623). La accompagna anche nello svolgimento della missione, sostenendola nelle varie esperienze educative e aiutandola a scoprire i semi di novità che lo spirito pone nei solchi della comunità, della missione e della Chiesa. IMMEDIATA PREPARAZIONE AI VOTI PERPETUI Per una scelta totale e definitiva

189. Prima della professione perpetua le juniores sono accompagnate in un intenso cammino di preparazione immediata. Le Superiore Maggiori stabiliscono, di volta in volta, l'itinerario formativo, l'accompagnatrice e la comunità. Le juniores vengono seguite nel discernimento per una scelta consapevole, totale e definitiva.

116


parte terza Coordinamento per la formazione

La “profezia dell’insieme” tipica del carisma mericiano, è una strategia che va applicata a tutti gli ambiti della vita dell’Orsolina ed ha una particolare efficacia nel coordinamento per la formazione. Il coordinamento è una strategia finalizzata al potenziamento di ogni persona; esso si attua attraverso l’azione convergente di tutte in un impegno corresponsabile a vari livelli, dalla responsabile chiamata ad un servizio di animazione e di governo a ciascuna sorella della comunità. Si tratta di armonizzare e integrare le varie dimensioni della nostra vita di Orsoline, le strutture di animazione, i progetti, i mezzi, gli itinerari, applicando i principi di sussidiarietà e di partecipazione. È una realtà ancora tutta da ripensare e costruire, tenendo presenti la ricchezza e la complessità delle culture e delle esperienze presenti nell’istituto.

117


ESPERIENZA DI COMUNIONE NELLA FORMAZIONE

Per una profezia dell’«insieme»

190. La formazione permanente e iniziale si realizza in una rete di relazioni che esigono un coordinamento, inteso come stile di animazione e di comunione per la crescita dell’identità personale dell’Orsolina educatrice. Il coordinamento è per noi una concretizzazione della “profezia dell’insieme” di Angela Merici e di Francesco Della Madonna, una strategia formativa che consideriamo particolarmente efficace per il nostro tempo. Essere «casa e scuola di comunione» è la sfida che la Chiesa nel terzo millennio vuole raccogliere per essere fedele al disegno di Dio e rispondere alle attese profonde del mondo (cfr. NMI 43). Non si tratta, anzitutto, di programmare iniziative concrete, ma di promuovere la spiritualità di comunione, facendola emergere come “principio educativo” in tutti i luoghi dove si educa l'uomo, dove si costruiscono le famiglie e le comunità. «Gli spazi della comunione vanno coltivati e dilatati giorno per giorno, ad ogni livello, nel tessuto della vita di ciascuna Chiesa» (NMI 45). La Chiesa è impegnata a compiere questo cammino comunionale nella concretezza della sua vita e della sua organizzazione interna, nelle relazioni con le altre Chiese e religioni, con il mondo. La società attuale in rapido cambiamento, caratterizzata dalla globalizzazione, da un’intensa rete di comunicazioni, dall’incontro e dallo scontro fra culture diverse, sente

119


Coordinamento per la formazione

l’esigenza di riorganizzarsi coniugando il rispetto della persona e la ricerca del bene comune. Il contesto mondiale ed ecclesiale, di cui siamo parte viva, ci provoca a trovare forme organizzative che siano segno di relazioni nuove e rendano possibile la collaborazione a tutti i livelli. L’esperienza comunionale delle origini

191. Anche la riscoperta delle nostre origini carismatiche ha messo in luce la forte esperienza comunionale della prima comunità di Orsoline a Gandino. Esse hanno saputo realizzare, nelle forme del proprio tempo, la spiritualità di comunione attraverso il dialogo e la collaborazione tra le varie componenti della comunità educativa, tra culture diverse e con il territorio della diocesi di Bergamo e della Valgandino. La prima comunità ha così impresso al nostro istituto alcune caratteristiche particolari: – una struttura comunitaria semplice e familiare, senza una particolare accentuazione e gerarchizzazione dei ruoli e del potere decisionale. La piccola comunità si sentiva «un santuario domestico» dove l’animatrice era sorella e madre, tessitrice di unità, capace di guidare la comunità con discrezione spirituale. Padre Francesco ha educato le prime sorelle a fare le scelte fondamentali «di comune accordo», «progettando d’unanime consenso» (cfr. Zanchi 580); – la condivisione dei beni, delle risorse personali, del lavoro: erano «unite come sorelle... vi era un sol volere, un sol cuore, un'anima sola... non vi era né mio né tuo, ma tutto era di tutte... di comune accordo si accingevano al lavoro, partecipavano alla stessa mensa» (Memorie 50). Lo stile della ricerca fatta insieme e della condivisione della prima comunità sono per noi oggi una forza propositiva, uno stimolo a scegliere una forma di coordinamento partecipativo, fondata su una relazione di reciprocità.

120


Esperienza di comunione nella formazione

Mutamenti nella realtà dell’istituto oggi

192. Oggi si impone un deciso impegno di coordinamento nella formazione non solo per gli stimoli del passato e dell’attuale contesto sociale ed ecclesiale, ma anche per affrontare in modo costruttivo e progettuale le rapide e complesse trasformazioni in atto negli ultimi decenni all’interno dell’istituto: – il dono di nuove vocazioni provenienti da varie culture ed esperienze ecclesiali, realtà che ci riempie di gioia, ma che impegna ad una seria riflessione capace di rinnovare e inculturare la formazione; – la scoperta del rapporto intrinseco tra i processi della formazione permanente ed iniziale, sui quali si sta riflettendo in modo sistematico e approfondito solo attualmente, nella elaborazione del nuovo Progetto formativo; – la consapevolezza che il soggetto della formazione non è solo la figura istituzionale a cui eravamo abituate in passato (la maestra di formazione, la superiora) ma è la persona stessa nelle sue relazioni con l’intera comunità educativa, aperta ad un respiro interculturale; – le sensibilità diverse, e talvolta contrastanti, fra giovani, adulte ed anziane di una stessa realtà culturale di fronte ai valori umani (persona, libertà, relazioni...) e agli elementi essenziali della vita consacrata (voti, vita di preghiera, vita comune, missione educativa, governo, amministrazione dei beni...). Ci rendiamo conto che, per tradurre i valori comuni dell’identità carismatica in stili di vita rispondenti alle diverse situazioni personali e culturali di oggi, abbiamo bisogno di un intenso coordinamento che abbia come punto di riferimento un comune Progetto Formativo.

Che cosa intendiamo per coordinamento

193. Il coordinamento è una ricerca fatta insieme, che converge verso una meta comune nella realizzazione di orientamenti espressi nel Progetto Formativo d’istituto e nella programmazione.

121


Coordinamento per la formazione

Nella sua concretezza, il coordinamento è una strategia finalizzata alla crescita attraverso l’impegno responsabile e la collaborazione di tutte. Sussidiarietà e partecipazione

194. I presupposti del coordinamento, che garantiscono uno stile di animazione coordinata e convergente riguardano sia la persona sia l’organizzazione. A livello della persona Essa è unica e irrepetibile”, prima responsabile del suo sviluppo e del suo futuro secondo il disegno di Dio. Per maturare, ha bisogno di entrare in relazione con l’alterità, affinare la capacità di arricchire la propria esperienza con l’esperienza dell’altro e di autenticarla chiarendola e comunicandola. Per il principio di sussidiarietà, l’azione di animazione e di governo deve essere realizzata in modo che la persona venga rispettata nella sua sfera di azione e di competenza, e allo stesso tempo responsabilizzata a dare il massimo del suo apporto al bene comune. Ella viene così stimolata ad un coinvolgimento partecipativo di tutta se stessa con le sorelle attorno ad un progetto comune, in vista di una meta comune. A livello dell’organizzazione e della gestione Per un coordinamento capace di orientare, guidare e rendere efficace la formazione, è necessaria una mentalità progettuale, che limiti frammentazioni e contraddizioni di orientamenti, promuova una convergenza di interventi, favorisca l’adeguamento delle proposte formative alle situazioni sempre nuove e alle domande delle giovani e delle adulte. Occorre anche la creazione di spazi di comunicazione circolare tra persone, comunità, delegazioni e direzione generale dell’istituto, spazi in cui tutte possano interagire con semplicità e libertà, ascoltarsi, scambiare informazioni ed esperienze, in vista del bene comune.

122


Esperienza di comunione nella formazione

Modalità del coordinamento

195. Non abbiamo una vera esperienza di coordinamento per la formazione, quindi intendiamo iniziarla come un laboratorio in cui possano essere ascoltate le voci di tutte le comunità, attraverso un cammino di riflessione e di discernimento fatto insieme fra le varie parti dell’istituto. È molto sentita da noi l’urgenza di creare un sistema di collaborazione e di comunicazione flessibile, agile, efficace, rispettoso della pluralità delle culture e delle diverse sensibilità. Il coordinamento si attua a diversi livelli: centrale, di delegazione, locale. Esso deve creare una rete di rapporti che raggiungano le persone e le comunità nelle diversificate situazioni ed esigenze, per far convergere tutte in unità verso l’obiettivo comune, espresso nell’identità carismatica (cfr. cap. 1).

Animazione del governo centrale

196. A livello centrale Il Capitolo generale, in attento ascolto dello Spirito e della storia, ha il compito di fare una rilettura dell’identità carismatica nel contesto ecclesiale e culturale in rapido cambiamento, di prendere le decisioni e dare gli orientamenti generali per la formazione nell’istituto. A questo scopo rivede e aggiorna il Progetto Formativo, sulla base dei contributi offerti dalle comunità nella fase precapitolare. La Direzione generale, responsabile del coordinamento della formazione di tutto l’istituto, assume gli orientamenti capitolari e ne cura l’attuazione nella programmazione annuale. In unità con la Madre generale, le consigliere si impegnano nell’animazione dei vari ambiti della vita dell’istituto, in modo che convergano tutti a promuovere la crescita di ogni Orsolina nell’unità vocazionale. Compito della direzione generale è animare la convergenza dei cammini formativi nei contenuti e nel metodo,

123


Coordinamento per la formazione

garantire le strutture necessarie per la formazione permanente e iniziale, promuovere la preparazione delle formatrici e delle responsabili di comunità. Il Consiglio intero si avvale delle competenze di consulenti collegate ai vari ambiti di vita dell’Orsolina: esse possono essere sorelle che operano in un determinato ambito e sono scelte dalla direzione generale per formare una commissione di studio, oppure sono sorelle che con la loro specifica competenza sono chiamate ad intervenire in determinate occasioni. La consigliera, a cui è affidato l’ambito specifico della formazione permanente e iniziale, si avvale delle competenze delle consulenti per coordinare le iniziative di formazione; tiene contatti con le varie parti dell’istituto; organizza con l’intero Consiglio convegni internazionali per le maestre di formazione delle varie tappe, incontri formativi per varie categorie di membri dell’istituto, corsi di approfondimento del carisma aperti a tutte le sorelle. Nelle Delegazioni e nelle case dipendenti dal centro

197. A livello di Delegazione e di case dipendenti dalla direzione centrale Le responsabili attuano il coordinamento della formazione promuovendo la corresponsabilità, il coinvolgimento e la sussidiarietà. La superiora di Delegazione o della casa dipendente dal centro, in collaborazione con il consiglio e con équipe adatte, applica le direttive generali del progetto formativo inculturandole con flessibilità e grande sensibilità alla realtà locale. Ella si dedica con impegno alla formazione permanente e iniziale della sorelle accompagnando gli itinerari formativi delle sorelle con: – incontri annuali di formazione permanente – aiuto alla elaborazione e verifica del progetto comunitario;

124


Esperienza di comunione nella formazione

– incontri formativi per le maestre di formazione e le superiore locali; – incontri per le animatrici vocazionali; – tempi di incontro e di studio per le giovani delle varie tappe della formazione iniziale. Nella comunità locale

198. A livello locale La responsabile di comunità si impegna a svolgere con competenza il suo compito di animatrice delle sorelle, con la consapevolezza che la comunità è lo spazio privilegiato per promuovere la crescita vocazionale, ad ogni età. Partecipa agli incontri formativi organizzati dalla Direzione generale e dalla Delegazione o dagli organismi di comunione diocesani e nazionali, per rendersi sempre più capace di accompagnare le sorelle nel loro cammino di crescita vocazionale. Aiutata dal consiglio locale, coordina e promuove l’interazione di tutti coloro che formano la comunità educante: suore, insegnanti e collaboratori, alunni, famiglie attorno al Progetto educativo. Ogni Orsolina, nella propria comunità, è responsabile della propria formazione, che attua attraverso il progetto personale, in sinergia con il cammino di tutta la comunità educante. La comunità si coordina nell’elaborazione del progetto comunitario-educativo e nell’attuazione concreta promuove la sussidiarietà e la collaborazione.

125


INDICE

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 parte prima La formazione dell’Orsolina di M.V.I. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 La nostra identità carismatica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 Alle sorgenti del carisma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 Maria Immacolata nella vita dell’Orsolina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 La spiritualità mericiana per l’Orsolina educatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 Creatività carismatica nel tempo e nelle culture. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 Il volto della comunità educativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 I consigli evangelici: dono e cammino di libertà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 Esigenze della formazione oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 Nuovi bisogni formativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 Strategie della formazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45 Il nostro modello formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 parte seconda Itinerari di crescita vocazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55 Formazione permanente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 Prima età adulta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59 Età adulta di mezzo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 Terza età adulta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 Dimensione vocazionale della missione educativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 Formazione iniziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89 Orientamento vocazionale specifico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91 Postulato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97 Noviziato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 Juniorato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 parte terza Coordinamento per la formazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117 Esperienza di comunione nella formazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119

127


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.