POR TFO L I O
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CONCEPT
Il portfolio proposto vuole rappresentare alcune fasi che hanno caratterizzato il mio percorso di studi. Il lavoro è strutturato in tre capitoli che indivduano i contesti principali che hanno interessato le attività di analisi e di progetto durante questo periodo della mia carriera universitaria. Gli ambiti sono rappresentati da porte che sono state aperte dai professori e assistenti i quali ponendo all’attenzione particolari questioni mi hanno invogliato ad attraversarne la soglia permettendo così di accumulare nuove esperienze fondamentali per la formazione a livello umano e professionale. Soglie che sono state il più delle volte oltrepassate assieme a compagni di lavoro e amici, e ciò ha permesso un sano confronto riguardo l’esperienza fatta attraversandole. Il portfolio vuole quindi anche essere un modo per ringraziare queste persone che hanno contribuito alla realizzazione dei lavori presentati.
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IUAV FacoltĂ di Architettura Corso di Laurea triennale Architettura Tecniche e Culture del Progetto A.a. 2015-2016 Portfolio Pietro Caltarossa
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INDICE
01. VENEZIA E LAGUNA Laboratorio d’anno 1 Architettura del paesaggio Laboratorio d’anno 2 W.A.VE. 2014/2015 02. ISOLE E MESTRE W.A.VE. 2013/2014 W.A.VE. 2015/2016 Progetto di urbanistica 03. UN’ALTRA LAGUNA Laboratorio d’anno 3
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VENE Z I A E LA GUNA 7
LIVING THE GHETTO
corso LABORATORIO D’ANNO 1 professore DOMENICO BOLLA RINALDO PALERMO luogo CAMPO DEL GHETTO NUOVO tema LIVING THE GHETTO anno 2013/2014
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Il lavoro propone la riconfigurazione dell’area del Campo del Ghetto Nuovo a Venezia, sulla quale dev’essere previsto un sistema di edifici da destinare a residenza di qualsiasi tipo, attività complementari alla residenza ed attività del terziario culturale. Il prototipo proposto dal professore prevedeva nove torri a base quadrata di ml 6.00 x 6.00 agli interassi e di altezza massima di ml 12.00 disposte secondo una griglia a maglia quadrata. Tale disposizione è stata dunque il punto di partenza per qualunque sviluppo originale. Partendo da queste basi, il nostro progetto è un tentativo di affrontare due aspetti della città: innanzitutto il modo in cui un piccolo spazio urbano è configurato e parallelamente il tentativo di modificare il modo in cui normalmente lo spazio è considerato. Per questo obiettivo abbiamo preso in esame una sorta di progettazione che si può considerare contestuale: dato un contesto esistente, si cerca di elaborarlo in modo da portare alla luce una struttura latente da rendere poi operativa. La proposta di lavorare all’interno del campo del ghetto è stata un’ occasione per lo studio dell’arte e la tradizione ebraica, le quali sono state prese a riferimento per le idee di composizione del nuovo impianto proposto a livello di gruppo. Dopo aver stabilito l’organizzazione generale delle nove torri, ogni membro del gruppo ha ragionato sulla propria in questo modo è stato possibile realizzare omogeneità a livello compositivo e eterogeneità per quanto riguarda le funzioni che le torri andavano ad assolvere.
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COMPOSIZIONE
Prima di tutto siamo partiti dalla concezione spazio-temporale dell’arte legata all’ebraismo: si dice che l’ebraismo sia una concezione legata al tempo, come si può dimostrare dalla stessa figura del loro Dio, che è coinvolto in una responsabilità creativa ritmata sul tempo (i 7 giorni della formazione della Terra), che si risolve poi in una concezione spaziale: la diaspora. Non ci stupisce quindi che l’ebraismo si possa configurare soltanto con l’espressionismo che riesce a demolire i tabù estetici e linguistici. Ed è proprio con la nascita dell’ebraismo e del cimitero ebraico, che l’architettura cessa di essere spazio e diviene cammino senza meta. Il nostro progetto è inziato con la stesura di un labirinto -simile all’impronta del cimitero - e dai suoi spigoli abbiamo cominciato a riflettere sulla disposizione delle nove torri. Dal caos del labirinto siamo passati ad una parte più razionale, dando un percorso alla nostra composizione: ci siamo basati soprattutto sulla prima lettera dell’alfabeto ebraico l’Alef, provando a destrutturarla. Essa simboleggia l’unione degli opposti: le acque superiori e quelle inferiori unite dal firmamento nel mezzo. Ma i particolari che ci hanno più colpito sono due: l’origine della parola (“Alefkhà Hokmà” (Giobbe 33,33): “Ti insegnerò la sapienza”, quindi la capacità di Dio di insegnarci la sua sapienza infinita) e il suo legame con il numero 3 e il campo del ghetto, sono: tre i segni che la compongono, tre le entrate, le sinagoghe e i temi che abbiamo voluto affrontare. Nelle nuove “porte” si è cercato di prendere in considerazione il concetto dell’abitare, partendo dalla figura dell’abitante. L’unica cosa che ci è sembrata possibile fare è stata quella di rinunciare in partenza a un modello definitivo di abitazione cercando di proporre una base a partire dalla quale l’abitante possa elaborare la propria esperienza individuale o collettiva della storicità, ma anche modernità, del ghetto. Le torri che rappresentano la “salita” sono spazi comuni e spazi espositivi proprio a simboleggiare la ricerca di purificazione della salita sul monte Sinai. Le ultime tre torri rappresentano i tre patriarchi sulle quali sono state previsti tre giardini che vogliono essere spazi puramente meditativi.
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Porte- Abitare contemporaneo
Salita- Spazi espositivi
Patriarchi- Spazi meditativi
0m
10m 11
FORESTERIA
La torre è pensata per essere una foresteria per studiosi caratterizzata da due alloggi per due persone . Si è ho voluto dedicare un piano interamente all’attività di studio e ricerca e l’altro al living e zona notte il tutto organizzato per fasce. La torre deve costituire una delle due entrate del nuovo sistema e da qui ne deriva l’inclizione che va a formare un “portale” d’ingresso in grado di restituire l’idea di oppressione all’entrata del complesso. Questa sensazione è anche rimarcata dalla disposizione delle aperture nei quattro prospetti: i due rivolti verso l’esterno del complesso quasi completamente ciechi mentre gli altri dotati di grandi aperture.
A
B
A
B
B
A A-A
0m 12
A B-B
3m
B
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EVOLUZIONE DELL’EDIFICATO E GRANDI INTERVENTI IDRAULICI
corso ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO professore LAURA CIPRIANI assistenti CLAUDIO MISTURA tema EVOLUZIONE DELL’EDIFICATO E GRANDI INTERVENTI IDRAULICI anno 2014/2015
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Venezia si è trasformata più volte rispettando una serie di criteri, come quello del costruire sul costruito, individuando ad esempio, una specie di statuto del manufatto che non si può infrangere nonostante il rinnovarsi delle tecniche e delle sue applicazioni. Per capire veramente il senso di una città bisogna conoscere le basi della sua formazione storica e guardare il territorio sul quale e dal quale ha preso forma. Per Venezia però è diverso, poiché il territorio è l’acqua,in perenne opposizione, sconvolgendo ogni volta le tracce esistenti. A Venezia, quindi, non ci sono terreni dai quali è possibile capirne le origini, identificarne i tracciati e individuarne le forme degli insediamenti; gli unici punti fissi sono la pianta prospettica di Jacopo de Barbari nel 1500 e la toponomastica cittadina. Dallo studio è stato possibile scoprire che l’edilizia veneziana si differenzia da quella delle altre città del mondo per il suo sviluppo nei secoli attraverso un incessante laboratorio sperimentale, che è la risposta concreta ai problemi posti dall’ambiente in cui essa sorge. Tutte le fondazioni e i loro rifacimenti, le trasformazioni degli edifici, sono sempre stati compiuti ri-utilizzando e ri-costruendo il già costruito, senza mai espandersi oltre i bordi fissati dalla storia e dalla natura. Una cosa particolare che colpisce è che a Venezia non esiste il concetto di superficie sulla quale costruire, costruendo un edificio se ne costruisce anche il suolo. La riflessione sulla superfice su cui costruire nell’ambiente lagunare ha portato allo sviluppo di un secondo tema, cioè quello dei grandi interventi idraulici. Il quale è stato affrontato studiando gli eventi storici che hanno portato alla diversione dei corsi dei fiumi Brenta, Piave e Sile al di fuori dello specchio lagunare.
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EVOLUZIONE DELL’ EDIFICATO
Ipotesi sulla formazione urbanistica di Venezia basata sulle presenze storiche delle chiese tratta dai volumi della Storia di Venezia, curata dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 19902002.
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Confronto: Mappe napoleoniche (1813-1817); Mappe austro-italiane (1852).
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DIVERSIONE DEI FIUMI
I primi timidi interventi da parte dell’uomo sulla laguna risalgono a prima dell’Anno Mille. Erano inizialmente solo piccoli interventi, volti alla risoluzione di problemi locali, per marginare e bonificare zone paludose di non grande estensione oppure per adattare alcuni specchi d’acqua alle funzioni di salina. A partire dal XII secolo incominciarono a manifestarsi i primi problemi di interramento della laguna dovuti ad alcuni grandi fiumi che vi sfociavano direttamente. Da questo momento inizia l’epoca cosiddetta “diversione dei fiumi” che si caratterizza per una serie di insuccessi nell’arco del XIV secolo, incertezze e ripensamenti nel secolo successivo e a partire dai primi decenni del Cinquecento la Repubblica cambia atteggiamento ponendo la salvaguardia della laguna al centro dell’ azione del suo governo. 1. Deviazione del Brenta per evitare l’interramento della laguna.
a. 1488 Taglio previsto dal Senato Veneto
b. 1610 Collettore Novissimo da Mira a Brondolo
2. Deviazione del Piave per l’eccessivo deposito di sabbia nelle bocche di porto.
c. 1534 Realizzazione dell’argine di San Marco
d. 1683 Sbocco fissato a Cortellazzo
3. Deviazione del Sile per evitare l’eccessiva dolcificazione delle acque lagunari.
e. 1683 Taglio del fiume Sile
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f. 1818 Sile nel vecchio alveo del Piave
c d
e f
2.2
3.1
3.2
a
2.1
Cortellazzo Jesolo
1.1
b
1.2
Chioggia
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FONDAZIONE PISTOLETTO
corso LABORATORIO D’ANNO 2 professore MAURO GALANTINO assistenti ANNA BRAGHINI MARCO BUSOLINI GIANCARLO ULIANA luogo ISOLA DI SAN PIETRO DI CASTELLO tema FONDAZIONE PISTOLETTO anno 2014/2015
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Il progetto consiste nella progettazione di una fondazione per raccogliere le opere dell’artista d’arte povera Michelangelo Pistoletto da collocare sulla sponda a nord dell’isola di San Pietro di Castello attualmente occupata da un ex cantiere per il rimessaggio delle barche ormai usato solo come punto di rifornimento. La prima sfida è stata quindi quella di proporre un riordino dell’area ridando importanza alle preesistenze che connotano la piccola isola: dall’abside della chiesa alla vista esclusiva sulle possenti mura dell’arsenale. Le necessità dell’isola sono emerse da un’analisi che ha fatto capire come in essa convivano due sistemi insediativi in conflitto tra loro: una parte si presenta conforme alle tipicità del tessuto veneziano; un’altra dovuta a insediamenti novecenteschi in cui si sviluppa un isolato recintato con edifici residenziali all’interno che si pone come un muro per l’area retrostante abbandonandola così al degrado. La proposta progettuale della realizzazione della fondazione è stata accompagnata dalla richiesta di portare nuova linfa a quest’area per garantirne una frequentazione che non dipendesse esclusivamente dai nuovi visitatori ma che potesse coinvolgere diverse popolazioni urbane. Si è quindi optato per dotare l’area di una biblioteca, una residenza per studenti, aule per workshop, ristorante e uno spazio espositivo libero rispetto alla fondazione in cui diversi artisti possono esporre temporaneamente le proprie opere.
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0m
50m 19 23
FAMIGLIE
A seguito dell’incontro con l’artista presso la Fondazione Pistoletto-Cittadellarte, sono state scelte 79 opere e successivamente riunite in famiglie che le raggruppassero per assonanze a livello di pensiero o realizzazione. Punto di partenza per la composizioe è stato ritrovato nell’astrattismo plastico di Mondrian, il quale, nei suoi quadri rappresenta attraverso l’interazione tra linee verticali e orizzontali la dualità tra natura e artificio che caratterizza la vita dell’uomo. Quindi il neoplasticismo di Mondrian non è solo una griglia, ma anche un modo di pensare la realtà. Egli riteneva fosse possibile una migliore conscenza della natura, rispetto a quella resa possibile dai mezzi empirici. Per questo decise di astrarre la natura, cercando di esprimere la sua bellezza generale e la sua somma coscienza, fino ad arrivare alle sue fondamenta. La griglia modulare incrina il concetto di ‘‘personalità artistica’’, insinuando una differente accezzione di astrazione, lo stesso concetto è riproposto da Pistoletto con gli “Oggetti in meno” togliendo la firma dell’artista nelle opere da lui create. Conseguentemente con questo tipo di composizione si vuole esprimere l’immutabiltà (l’artificio) e il mutevole (il naturale) attraverso il ritmo. Le famiglie prese in considerazione sono le seguenti: 0. Oggetti in meno e arte povera che caraterizzano temporalmente tutta la vita artistica di Pistoletto; saranno posti come “legante” di tutta l’esperienza vissuta all’interno della fondazione. 1. Ricerca sull’autoritratto e quadri specchianti; 2. Plexiglass e specchi; 3. Scultura; 4. Anno bianco. I servizi che accompagnano l’attività museale sono invece disposti a formare una “S” che si sviluppa cingendo tutti gli spazi espositivi. a. Uffici b. Sala conferenze c. Servizi igienici d. Ingresso e bookshop e. Magazzino/Laboratorio
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0 a
b
c
0
3
0 4
1 4
0
d
3
2
e
0m
20m 25
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LO STUPORE DELLA SOGLIA
corso W.A.VE 2015 - RENATO RIZZI professore RENATO RIZZI ANDREA TAGLIAPIETRA assistenti SUSANNA PISCIELLA FRANCESCO RIGON STEFANO GOBETTI MARCO RENZI MARGHERITA SIMONETTI ELENA BERTIN NICOLA RUARO luogo PIAZZALE ROMA tema LO STUPORE DELLA SOGLIA anno 2014/2015
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Il patrimonio culturale, Heritage, fattore cumulativo degli eventi storici, decanta i significati a favore del senso. Se i significati dipendono da noi, il senso è indipendente da noi. Potremmo dire che i significati si moltiplicano cronologicamente, mentre il senso si condensa in una dimensione atemporale e astorica, dalla quale scaturisce un orientamento. In questo ‘senso’ il progetto si rivolge a Venezia in modo del tutto inatteso. Infatti la città lagunare proietta su di noi i raggi del ‘senso’ se questi non fossero offuscati dal formicolio del sapere tecnico-scientifico. Per superare questo accecamento della cultura contemporanea, il nostro pensiero ha bisogno di un’espansione che gli permetta di scrutare il più vasto orizzonte della conoscenza occidentale. Venezia offre il dispositivo particolare: piazza S. Marco, la Platea Magna; piazzale Roma, la soglia da attraversare in fretta. Porta Orientale e Porta Occidentale. Una diade che mette a confronto il «Theologico veneziano» con il «Tec-nologico contemporaneo». In sintesi, la struttura simbolica e funzionale del programma del progetto prevede: 1. Lo spostamento di tutto il traffico su gomma al Tronchetto. 2. La nuova accessibilità tramite la linea della sub-lagunare (metri -20 dal piano medio delle acque). Marghera, Venezia con le nuove stazioni cave del Tronchetto, piazzale Roma, Bacino di S. Marco, Lido. 3. La realizzazione di una piazza cava, un teatro a cielo aperto, con il boccascena orientato verso l’ansa del Canal Grande, reinterpretando nelle facciate ‘affoganti’ il linguaggio del Sansovino. 4. La trasformazione del garage pubblico in biblioteca, per ospitare il fondo della libreria Marciana, il più importante lascito della cultura greca classica, dono del Cardinale bizantino Bessarione a Venezia nel XV secolo. 5. L’organizzazione della biblioteca secondo il modello warburghiano: I: Orientierung; II: Wort; III: Bild; IV: Dromenon. 6. L’area del Tronchetto ospiterà tre livelli interrati di parcheggi con un parco arboreo pensile per copertura. 7. La restituzione del convento di S. Chiara all’ambito acqueo, recuperando parzialmente il profilo occidentale della città.
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PIANTA E SEZIONE DI PROGETTO
Basamento Scuola Grande di San Rocco
Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
Palazzo Ducale
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I SOL E E ME S T RE 37
VESTIGE OF THE FUTURE
corso W.A.VE. 2014 - LAN ARCHITECTURE (FR) professore UMBERTO NAPOLITANO assistenti ANNAPAOLA BUSNARDO MAXIME ENRICO TIZIANA GALLON ANDREA GUAZZIERI MARCELLO ORLANDINI luogo ISOLA DEI PETROLI- MARGHERA tema VESTIGES OF THE FUTURE anno 2013/2014
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L’archeologia è uno studio scientifico delle culture e degli stili di vita del passato, attraverso un’attenta analisi dei materiali. La scienza associa storia dell’arte, antropologia, etnologia, paleontologia, geologia, ecologia, scienze fisiche, ecc. L’archeologia si trova al crocevia tra tutte le discipline di cui sopra; essa deve comprendere le caratteristiche essenziali di ciascuna per interpretare i risultati forniti dagli oggetti. L’architetto, in questo esatto grado, scava negli strati del presente, al fine di scoprire le tracce di domande che generano il futuro. Si occupa di visioni dal mondo futuro, secondo la sua sensibilità. La parola “progetto”, etimologicamente significa “tirare qualcosa in avanti” e comprende per intero l’ambizione di questa professione. La chiave del successo di un progetto risiede nella visione, o più precisamente, nelle “fondamenta delle domande che generano questa visione”. Puro simbolo di modernità, il primo insediamento industriale di Marghera diventa l’elemento primario di una nuova struttura urbana. Attraverso lo studio di queste tracce di modernità industriale, l’obiettivo del workshop è quello di trovare un modo per introdurre in questi grandi elementi industriali, un nuovo concetto di scala umana. Quale potrebbe essere la prima azione a colonizzare il sito in modo da creare la città del futuro? Quale può essere il più piccolo intervento possibile per consentire una nuova rinascita urbana? All’interno del corso ogni serbatoio esistente nell’area dei petroli è stato oggetto di una progettazione che andasse a produrre edifici polifunzionali che potessero ridefinire ed essere generatori di una nuova urbanizzazione dell’isola.
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PROGRAMMA
Il tank è stato trasformato in contenitore di nuova linfa vitale: l’acqua e la natura si riappropriano, così, di ciò che era stato loro tolto. La geometria circolare propria del serbatoio viene intersecata con altre geometrie semplici: il quadrato e il rettangolo che si manifestano sia nei volumi al piano terra sia nelle aperture della copertura. L’accesso avviene attraverso la copertura alla quota della strada dell’attuale percorso che si snoda sull’isola. Si è voluta mantenere la quota del muro in lamiera del serbatoio ed esso è stato traforato secondo un disegno ripreso dalla foto in pianta del sito. All’interno, una scala permette di scendere nella corte alberata dell’edificio. Il piano terra è organizzato in alcuni volumi vetrati contenenti una biblioteca, un ristorante, e alcune sale che all’occorrenza possono essere adibite a uffici, sale espositive, multimediali, sale per la didattica infantile, per lezioni o conferenze e alcuni volumi “bianchi” che contengono i servizi e collaborano assieme ai pilasti tubolari come elementi portanti della copertura.
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0m
20m 41
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HOW WE BUILD, AND WHO BUILDS, MATTERS
corso W.A.VE. 2016 - MASS DESIGN GROUP (US-RW) professore KELLY DORAN assistenti ALBERTO CUMERLATO BRAD PICKARD luogo MUD ISLAND - MARGHERA tema HOW WE BUILD, AND WHO BUILDS, MATTERS anno 2015/2016
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“Lo-Fab” [Localmente Fabbricato] è l’approccio adotatto da MASS durante il processo di progettazione e costruzione. In ogni progetto, MASS cerca di evidenziare e promuovere l’innovazione e le idee locali, favorendo l’uso di manodopera e materiali del posto. La (de) costruzione di Porto Marghera è un sintomo indicativo dei processi globali che continuamente delocalizzano e consolidano il commercio di materiali e il relativo spostamento del lavoro. Un secolo di questi flussi ha plasmato e costruito il paesaggio di Porto Marghera attraverso una serie di depositi, nuove costruzioni e scavi. L’ambizione di MASS è di indagare i rapporti storici e contemporanei tra i processi locali e globali ma specificamente spostare l’attenzione sulla scala locale. Gli studenti dovranno definire e proporre soluzioni opportune per lo sviluppo di Porto Marghera e adattarle a scala urbana e territoriale. Le fasi che caratterizzano l’approccio sono state: -Immersione & Inventario Il corso si è impegnato a raccogliere informazioni sul “sistema Porto Marghera”, catalogarne i processi, industriali e non, e produrre un inventario di strumenti, competenze e materiali disponibili. Aspetti fondamentali di questa prima fase sono state l’individuazione delle dinamiche esistenti, l’identificazione del traffico di materiali e degli spostamenti delle persone nel territorio nonchè l’acquisizione di quelle conoscenze indispensabili per poter promuovere e ridefinire uno sviluppo locale. -Sintesi, Sezione e Cambiamento Come è possibile reindirizzare, amplificare o cessare questi flussi/processi? L’analisi in sezione e la mappatura di queste dinamiche sono state gli strumenti indispensabili per individuare e localizzare particolari posizioni all’interno dell’area dove poter intervenire. Come possono quindi questi cambiamenti manifestarsi nel mondo fisico in modo da ri-concettualizzare i flussi e i processi alla scala del dettaglio e dell’ambiente costruito?
THE LAGOON AS A SOURCE OF ENERGY
BEHAVIOUR CHANGE
MISSION
Small Changes Debunk the myth of Marghera “hopelessy” polluted
Health of the lagoon Set a precedent Desalination
IMPACT
METHOD
Green energy Improve environmental situation Improve lagoon services
Reinforce the perimeter Functional spaces Connection
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IMMERSIONE E INVENTARIO
Durante la prima settimana di workshop è stato assegnato ad ogni gruppo un’isola facente parte dell’arcipelago Marghera. Il gruppo di cui ho fatto parte si è occupato di creare layer tematici relativi all’isola dei fanghi posta nella parte orientale e con la funzione di deposito per i rifiuti provenienti dalle attività industiali. Il layer di cui mi sono personalmente occupato è stato quello relativo alla formazione dell’isola. Il workshop si è rivelato un’ occasione per approfondire la tematica già affrontata nel corso di Architettura del Paesaggio relativa alla diversione dei fiumi Brenta e Sile al di fuori della laguna. Gli interventi operati fin dai tempi della Serenissima in questa direzione e lo scavo negli ultimi anni di canali con dimensioni sempre maggiori, hanno infatti causato uno squilibrio nello scambio dei detriti tra mare e laguna. Squilibrio talmente importante da rendere necessaria l’immissione da altre zone di terra per poter mantenere le barene esposte all’erosione da parte dei flussi provenienti dall’Adriatico. Partendo da questi presupposti il layer ha voluto rappresentare i cambiamenti delle barene a partire dal 1811 per rendere evidente quale sia stato il punto di partenza per la formazione del polo industriale di Marghera e quale impatto abbia avuto sull’ambiente lagunare.
Problemi di interramento (1100)
Diversione dei fiumi (1488-1818)
Legge per Venezia (1973)
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1811 1900 1932 1970 2017
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SEZIONE E CAMBIAMENTO
03. Orizontal Connection an work spaces 02. Truss beam 03. Orizontal Connection an work spaces 02. Truss beam 01. Supports and vertical connection
01. Supports and vertical connection
00. Site
TO DESALINATION PLANT TO FUSINA CAMPING AND TERMINAL TO DESALINATION PLANT TO FUSINA CAMPING AND TERMINAL
DESALINATION PLANT 48
DESALINATION PLANT
FUSINA TERMINAL FUSINA TERMINAL COMPLETE COMPLETE AND RUNNING AND RUNNING
FUSINA TERMINAL FUSINA TERMINAL UNDER CONSTRUCTION UNDER CONSTRUCTION
PRIVATE PRIVATE BOATS STORAGE BOATS STORAGE CAMPINGCAMPING FUSINA FUSINA
BRENTA RIVER BRENTA RIVER
WETLAND WETLAND PLANT PLANT
00. Site
02. Solar panel energy plant
02. Solar panel energy plant
01. Wave way energy plant
01. Wave way energy plant
00. Site
TIDAL AND SOLAR POWER PLANT TIDAL AND SOLAR POWER PLANT
MUD ISLAND MUD ISLAND
PROPOSAL OF GREEN PROPOSAL OF GREEN POWER PLANT POWER PLANT
CANAL CANAL
00. Site
0m
200m 49
THE METROPOLITAN TASK FORCE: IN-FRA
corso PROGETTO DI URBANISTICA professore PAOLA VIGANÒ assistenti ANDREA DAVANZO ALVISE PAGNACCO TOMMASO PIETROPOLLI luogo FRANGE DI MESTRE tema THE METROPOLITAN TASK FORCE: IN FRA anno 2015/2016
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Il corso si è concentrato principalmente sulla sfida di fornire, raccogliendo le osservazioni e le proposte progettuali dei diversi gruppi di lavoro, un nuovo modello che potesse raccontare la città metropolitana veneta intesa come il territorio che si sviluppa tra le province di Padova, Treviso e Venezia. Le diverse tematiche assegnate ad ogni gruppo sono state sviluppate proponendo per esse scenari e vision che hanno permesso al termine del corso di fare proposte progettuali. Il gruppo di cui ho fatto parte si è occupato del tema delle “frange” di Mestre. Le prime indagini sul tema sono state svolte per cercare di chiarire e definire il concetto di “frange”, individuare la consistenza fisica di esse, il loro ruolo all’interno della città metropolitana e hanno interessato aspetti storici del territorio veneto, distribuzione del costruito, rete infrastrutturale, densità e demografia. L’analisi storica del territorio ha permesso di riconoscere una forte relazione tra la diffusione delle ville venete e la concentrazione dei centri abitativi più densi. Ville che si sono per lo più articolate seguendo il corso dei fiumi per rispondere a esigenze di tipo economico legate al trasporto. L’idrografia è quindi stata da sempre l’elemento “ordinatore” del territorio veneto tanto che anche le strade statali, regionali e provinciali hanno ricalcato in linea di massima la sua rete. Questo principio è stato totalmente ignorato dalle infrastrutture più pesanti come l’autostrada che si è sovrapposta al tessuto preesistente ignorandone qualsiasi tipo di rapporto. Uno studio più approfondito sull’andamento della demografia nell’area veneta ha poi mostrato come effettivamente le frange sono man mano diventate più attrattive svuotando i centri di Mestre e Venezia. Gli scenari e i progetti che sono scaturiti da queste riflessioni hanno interessato non solo le frange nella loro parte consolidata ma si sono occupati anche del territorio tra esse; il quale spesso si manifesta come terreno agricolo o spazi verdi con un elevato potenziale a livello di qualità ambientale per degli abitanti della città metropolitana potendo costituire attraverso opportune connessioni un vero e proprio parco territoriale a scala regionale.
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SCENARI
Il tema degli scenari è stato sviluppato attraverso il confronto tra scenario “tendenziale” e scenari o di sviluppo delle frange forti. Il primo estremizza i dati raccolti attraverso le analisi sul territorio, le quali hanno mostrato come la tendenza sia quella di spostarsi verso le frange svuotando i centri di Mestre e Venezia, densificando lo spazio “vuoto” tra le frange già consolidate, in particolare con la tipologia edilizia della palazzina. Tale aspetto non può essere trascurato in quanto l’area veneta, presentando un suolo argilloso, necessita di spazi permeabili per far defluire le acque. Questa tendenza inoltre crea una frammentazione del verde e causa l’inefficienza della rete di mobilità pubblica, andando quindi a creare una nuova domanda di aumento delle infrastrutture per la moblità privata su gomma. Il secondo prevede una possibile inversione di tendenza, con densificazione delle frange già “dure” e consolidate. Questo apre alla possibilità di creazione di un verde continuo e valorizzato, un aumento della rete di mobilità lenta, e la sopraelevazione dell’edificato, anzichè il continuo consumo di suolo produttivo. Gli scenari sono stati proposti grazie ad analisi riguardanti il verde d’interesse naturalistico e produttivo, la tipologia di suolo e il rischio idrografico, l’andamento dell’incremento e del decremento demografico, l’attuale discontinuità delle linee autobus ACTV, le tipologie edilizie del nuovo costruito, le aree in costruzione, la distribuzione dell’età media, e la morfologia del costruito.
Stato di fatto
Scenario sviluppo tendenziale
Scenario sviluppo frange forti
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Scenario sviluppo frange forti - Via Miranese
Scenario svilippo frange forti - LocalitĂ Carpenedo
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PROGETTO
L’analisi del territorio delle frange di Mestre si è sempre rapportata allo studio della mobilità. Tale tema si presenta come quello di maggiore criticità dell’area in quanto la pretesa di poter collegare radialmente un territorio così omogeneo è risultata fallimentare. L’idea progettuale è stata quella di cerca di sviluppare una nuova maglia infrastrutturale per integrare quella già presente attraverso un reticolo che vada a mettere in relazione le frange tra loro senza il passaggio obbligato per Mestre. L’idea è quella di una serie di infrastrutture come ciclabili e via tranviaria, che si integrino al territorio nell’ottica di rispettare e riqualificare le potenzialità del verde. Il “vuoto” è infatti fondamentale per il territorio veneto, area a forte rischio idraulico anche per la sempre crescente cementificazione. La direzione proposta è quella di irrobustire le aree già consolidate delle frange, evitando l’occupazione e la frammentazione degli spazi verdi, e di reinterpretare i vuoti: è stata individuata una “gerarchia” di spazi verdi segnalando quelli potenzialmente più interessanti come i forti o il Bosco di Franca; altri spazi liberi offrono invece la possibilità di collocare le nuove ciclabili e la nuova sede del tram, nuove vie che diventano occasione non solo di riconnessione ma anche di realizzazione di nuovi spazi interpretabili da parte della cittadinanza.
Schema rischio idrogeologico e verde
Schema verde non produttivo
Schema mobilità
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Ortofrutticolo Frangia forte Cereali e soia Ferrovia Foraggera Linee autobus/ Tram Verde residuale Pista ciclabile Parco urbano Aree interesse naturalistico
0km
2km 55
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UN ‘ A L TRA LAG UNA 57
(RI)SIGNIFICARE UN LUOGO
corso LABORATORIO D’ANNO 3 professore MAURO MARZO assistenti VIOLA BERTINI ANTHU BREDA CELESTE DA BOIT GIADA SAVIANE luogo LAGUNA DI CALERI- ROSOLINA MARE tema (RI)SIGNIFICARE UN LUOGO anno 2015/2016
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La pratica del turismo è sempre stata legata al viaggio, allo sposamento compiuto sul territorio, spinto dal desiderio di evadere dalle pratiche quotidiane. Oggigiorno, diversamente da quanto accadeva in passato, il termine viaggio ha asunto una diversa connotazione anche nel turismo, diventando una pratica più passiva che attiva. Tutto ciò ha portato ad una crisi dell’esperienza dello sguardo come transito fisico sul territorio, contribuendo ad indebolire l’esercizio di quest’ultimo. Il pensiero progettuale, attraverso un’attenta analisi, vorrebbe riprendere il siginificato del “tempo di viaggio” per ri-significare la forma e la comprensione dell’entroterra di Rosolina Mare. Operando quindi sulle pre-esistenze, più naturali che artificiali, come valli da pesca e percorsi lagunari, il progetto cercherà di rafforzare quel sistema di relazioni spaziali che ora il territorio non presenta, oltre al tentativo di far riemergere i segni significativi del luogo per una sua migliore comprensione. Temi fondamentali saranno il rapporto tra acqua e costruito, la relazione tra il paesaggio e le conseguenti relazioni tra le varie funzioni ed infine la costruzione di micro-unità non invasive per la configurazione di un nuovo lessico del luogo. Le problematiche del luogo sono tate il punto di partenza per i ragionamenti progettuali: l’acqua e il suo rapporto con la terra e con la popolazione, ciò che offre e ciò che toglie. Questo paesaggio di bonifica è sempre stato caratterizzato da degli elementi infrastrutturali che andavano a completare il territorio, diventando essi stessi parte integrante ed indinspensabile di quest’ultimo. Una domanda sorge quindi spontanea: si può considerare patrimonio un paesaggio di bonifica? E come si può modificare/conservare nel tempo?
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PROGETTO
Il nostro intento è stato quello di sperimentare il ‘‘racconto’’ di questi luoghi cercandolo attraverso i segni/tracciati necessari per lo sviluppo del territorio, ma soprattutto nel suo elemento cardine: l’acqua e le sue declinazioni. Il limiti fisici statici e dinamici sono stati il nostro punto di partenza. Essi ci portano a due vie progettuali: la prima di tipo di tipo simbolico/ conoscitivo, la seconda di tipo economico. Tre ambiti ci sono sembrati focali per l’evoluzione di questi temi. 0. Connessioni e conoscenza (ambito vallivo) L’elemento fondamentale dell’ambiente lagunare, l’argine, è uno dei fattori più interessanti, in quanto protegge dall’acqua, ma allo stesso tempo delimita gli ambiti paesaggistici, negando il dialogo linguistico e visivo tra di essi. Attraverso la riconversione di un parte degli argini esterni ed interni alle valli vorremmo realizzare una riconnessione delle varie scene e anche l’introduzione della coesistenza di un doppio piano più simbolico del paesaggio: quello del visibile e quello dell‘‘invisibile’’. Attraverso la consapevolezza che la ri-formulazione del paesaggio significa in primo luogo la ri-formulazione dei paesaggi della nostra interiorità, l’attraversamento dei percorsi interni alle valli dovrebbe essere in grado di suscitare nel visitatore una nuova cognizione del luogo, principalmente attraverso l’assimilazione di immagini. 1. Segno (zona a sud delle valli) I segni fisici del territorio e le preesistenze riprese nelle forme del nuovo costruito serviranno a creare nuove polarità ed opportunità economiche in una realtà poco diversificata. 2. Artefatto (Porto Caleri) La figura del porto come insieme di forme disgregate che nella loro entropia riescono a trovare un’organizzazione che ‘‘dispone’’ l’ordinarietà giornaliera. In contrapposizione ad essa la figura del cerchio, riesce a riunire in un’unica struttura un programma distribuito in moduli separati, che insieme alla facciata continua accentua ancor di più l’intervallo modulare. L’integrazione del progetto nell’ambiente prende posto attravverso due strategie: la forma e la materializzazione. Il ‘‘nuovo’’ nel paesaggio si presenta come artefatto, in contrasto all’esistente ma senza intaccarne la topografia e l’orografia. 60
limiti
divisione interna
percorso
0 2
1
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1.SEGNO-MERCATO
0m 62
10m
Tavolato in legno 2 cm Getto in calcestruzzo 11cm Rete elettrosaldata Ø 6 mm Lamiera grecata Hibond tipo 55 Connettore a pioli Trave secondaria IPE 300 Trave principale IPE 360 Pilastro tubolare quadro 200 Emaco Piastra di base/contropiastra 35x35 Plinto in calcestruzzo 150x150x30 Micropalo Tubfix Ø 150 mm Valvola d’ancoraggio
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2.ARTEFATTO-SCUOLA DI CANOA
0m 66
10m
Tavolato in legno 2 cm Massetto 5 cm Getto in calcestruzzo 11 cm Rete elettrosaldata Ă˜ 6 mm Lamiera grecata Hibond tipo 55 Connettore a pioli Trave secondaria IPE 300 Trave principale IPE 360 Pilastro tubolare quadro 200
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