Economia Politica 2

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Lezione 16 Il passaggio dal breve al medio periodo: il modello AD-AS Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

Il passaggio dal breve al medio periodo

Premessa: breve vs medio periodo

Costruzione della curva AS

Costruzione della curva AD

Equilibrio di breve e di medio periodo

Il passaggio dal breve al medio periodo

Come si descrive il funzionamento di un’economia nel medio periodo?

Cosa caratterizza l’equilibrio di medio periodo?

Cosa differenzia l’equilibrio di medio periodo da quello di breve ?

Premessa: breve vs medio periodo

Nella terza lezione abbiamo distinto diversi orizzonti temporali: breve, medio e lungo periodo Cosa differenzia breve e medio periodo?

1) Grado di flessibilità dei prezzi

Breve periodo (IS - LM) LM) ⇒ parzialmente flessibili Medio (e lungo) periodo ⇒ prezzi pienamente flessibili Prezzi flessibili ⇒ Meccanismo di aggiustamento dei prezzi

1


Premessa: breve vs medio periodo 2) Grado di correttezza delle aspettative

Nella lezione precedente abbiamo introdotto le aspettative dei lavoratori sui prezzi (curva WS)

In quale contesto le aspettative sono corrette?

E’ plausibile assumere che: Nel breve periodo i lavoratori possono commettere errori nel prevedere i prezzi (PE può essere ≠ da P)⇒ P)⇒ Con il passare del tempo gli individui si accorgono dell’errore ⇒ Gli individui correggono le aspettative ⇒ Nel medio periodo la previsione è sempre corretta (PE = P)

Premessa: breve vs medio periodo

Ad esempio: E’ possibile che nel breve periodo i lavoratori sottostimino i prezzi (PE<P) Con il passare del tempo i lavoratori si accorgono che PE è troppo basso ⇒↑P ⇒↑PE Nel medio periodo le aspettative vengono corrette

Premessa: breve vs medio periodo

Nell’equilibrio del mercato del lavoro nel modello WS – PS abbiamo assunto P=PE

Sotto tale ipotesi u=un un - disoccupazione naturale

L’ipotesi P=PE è corretta nel medio periodo ⇒ un è la disoccupazione di medio periodo

La definizione di disoccupazione ci dice che: u=

Disoccupati U = Forze di Lavoro L

Premessa: breve vs medio periodo

Disoccupati = Forze di Lavoro − Occupati U =L−N e quindi u =

U L−N N = = 1− L L L

Infine, per l’assunzione Y=N, Y=N, abbiamo u = 1 −

Quando P=PE abbiamo u=un ⇒

un = 1−

Y L

Yn dove Yn – livello naturale di produzione L

PE=P ⇒ u=un ⇒ Y=Yn

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Premessa: breve vs medio periodo

Consideriamo il passaggio dal breve al medio periodo⇒ periodo⇒ Aggiustamento dei prezzi ⇒ Regola con cui le imprese fissano i prezzi e determinazione dei costi di produzione ⇒ Modello WS – PS ed analisi del mercato del lavoro Passaggio dal breve al medio periodo Equil. Equil. mercato dei beni + Equil. Equil. mercati finanziari + Equil. . mercato del lavoro Equil Modello AD - AS Offerta aggregata (Aggregate Supply) ⇒ AS

Costruzione della curva AS

Curva AS ⇒ equilibrio del mercato del lavoro

Mercato del lavoro

WS ⇒ W = PE F(u,z)

PS ⇒ P = W(1+µ W(1+µ) ⇒

Equilibrio del mercato del lavoro ⇒ WS e PS verificate contemporaneamente ⇒ P Sostituendo PS in WS ⇒ = PE F(u,z) 1+ µ da cui P= PE (1+ µ) F(u,z)

Domanda aggregata(Aggregate Demand) Demand)⇒AD

Costruzione della curva AS

Sappiamo dall’analisi precedente che u = 1 −

Sostituendo u = 1 −

Y L

Costruzione della curva AS Y L

in P = PE (1+µ 1+µ) F(u,z) ⇒

Y

P= PE (1+µ 1+µ) F( 1− , z) ⇒ L − + Equazione dell’offerta aggregata (AS)

L’equazione evidenzia una relazione crescente fra P e Y ⇒ Y

↑Y⇒ ↓ 1− ⇒ ↑ F(1− L

Y , z) ⇒ ↑P L

P =W 1+ µ

Spiegazione economica (mercato del lavoro): ↑Y ⇒ ↑Occupazione N ⇒ ↓u ⇒ ↑ Potere contrattuale dei lavoratori ⇒ ↑ W ⇒ (via mark up) ↑P La relazione fra P e Y è crescente ⇒ l’equazione di offerta aggregata è una curva crescente in un diagramma cartesiano (Y,P)

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Cosa accade se variano i prezzi attesi?

P

AS ⇒ P = PE (1+µ) F( 1−

AS

Y , z) L

↑PE ⇒ ↑ P ⇒ curva AS verso l’alto

AS’ AS

P

Y

Curva AS ⇒ Equilibrio mercato del lavoro NB: La curva non è necessariamente una retta Y

Costruzione della curva AD

i

La curva AD rappresenta l’equilibrio del mercato dei beni e dei mercati finanziari Consideriamo il modello IS - LM IS ⇒ Y= C(Y− C(Y−T) + I(Y,i) + G S LM ⇒M /P = YL(i)

Finora abbiamo considerato il modello a P fissi Cosa accade se variano i prezzi? P ⇒ compare nella curva LM ↑P⇒↓M ⇒↓MS/P ⇒ analogo a ↓MS⇒ LM verso sinistra Effetti: E→E’ ⇒YE→YE’ ⇒ ↓Y In equilibrio ↑P⇒↓Y ⇒↓Y i

LM’ LM

LM

E’ E IS IS Y

YE’

YE

Y

4


Relazione decrescente fra Y e P ⇒Curva decrescente in un diagramma cartesiano (Y,P) ⇒ Curva AD P P

AD

Cosa accade quando variano Ms/P, G e T ? a)↑ a)↑Ms/P (politica monetaria espansiva) ⇒ LM verso destra ⇒ ↑Y ↑Y avviene per ogni livello di P ⇒AD verso destra

AD’

Y Curva AD ⇒ Equilibrio del mercato dei beni e dei mercati finanziari NB: La curva non è necessariamente una retta

AD Y

Un effetto analogo si ottiene se ↑G b)↑ b)↑G⇒ IS verso destra⇒ destra⇒ ↑Y ↑Y avviene per ogni livello di P ⇒AD verso destra P

c)↑ c)↑T⇒ IS verso sinistra ⇒ ↓Y dato P ⇒ ↓Y avviene per ogni livello di P ⇒AD verso sinistra P

AD’

AD

AD

AD’ Y

Y

5


Determinazione dell’equilibrio

Costruzione della curva AD

S una funzione crescente di M P una funzione crescente di G

una funzione decrescente di T

I risultati precedenti indicano che nell’equilibrio del mercato dei beni e dei mercati finanziari Y è:

P

AS

PA

Nel punto di equilibrio AS e AD sono verificate contemporaneamente Graficamente ⇒ Intersezione di AD e AS Equilibrio del sistema ⇒ punto A ⇒Y=YA e P=PA

A

Abbiamo quindi MS Curva AD⇒ , G, T) AD⇒ Y=Y( Y=Y( P + + -

AD YA

Determinazione dell’equilibrio

Determinazione dell’equilibrio Nel punto A: Siamo sulla AS ⇒ mercato del lavoro in equilibrio Siamo sulla AD ⇒ mercato dei beni e mercati finanziari in equilibrio P PA

Il punto A può rappresentare sia l’equilibrio di breve che di medio periodo a seconda delle assunzioni su PE

La posizione di A, infatti, dipende dalla posizione della curva AS e quindi da PE In particolare:

Medio periodo PE=P ⇒ u=un ⇒ Y=Yn Nell’ Nell’ equilibrio di medio periodo Y è sempre pari a Yn Breve periodo⇒ PE può essere ≠ da P ⇒ Y≠Yn Tre casi: PE=P ⇒ Y=Yn PE>P ⇒Y<Y Y<Yn PE<P ⇒ Y>Y Y>Yn

AS A

AD YA

Y

Y

6


Nel breve periodo ⇒ PE può essere ≠ da P Ad esempio PE<P ⇒ YA>Yn

P

Nel medio periodo ⇒ PE=P e Y=Yn ⇒ L’intersezione di AS e AD avviene sempre lungo la retta Y=Yn

P

AS

AS

A

A

AD Yn

AD Y

YA

Come si passa dall’equilibrio di breve A all’equilibrio di medio periodo? Con il passare del tempo le aspettative vengono corrette (↑PE) e la curva AS si sposta finché Y =Yn

P

Yn

Aggiustamento ⇒ graduale spostamento della AS L’aggiustamento verrà verrà esaminato nella prossima lezione

P

AS

AS

A

A

AD Yn

YA

Y

YA

AD Y

Yn

YA

Y

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Gli shock di domanda Lezione 17 Gli shock di domanda: l’aumento dell’offerta di moneta e la riduzione del disavanzo pubblico Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

Cosa accade nel medio periodo quando si aumenta l’offerta di moneta?

Cosa accade nel medio periodo quando si riduce il disavanzo pubblico?

Quali sono gli effetti degli shock di domanda?

P

Transizione da breve e medio periodo

Effetti di un aumento dell’offerta di moneta

Effetti di una riduzione del disavanzo pubblico

Come avviene il passaggio dal breve al medio periodo?

La transizione da breve a medio periodo

Gli shock di domanda

Effetti degli shock di domanda

AS

A PA

AD YA =Yn

Y

Il punto A può essere sia l’equilibrio di breve che di medio periodo a seconda delle assunzioni su PE

Medio periodo PE=P ⇒ u=un ⇒ Y=Yn

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La transizione da breve a medio periodo P

La transizione da breve a medio periodo P

AS

AS

A

A

PA

PA

AD Yn

YA

AD Y

Nel breve periodo ⇒ PE può essere ≠ da P Ad esempio PE<P ⇒ YA>Yn Come si passa da di breve periodo A all’equilibrio di medio periodo?

La transizione da breve a medio periodo

YA

Yn

Y

E' plausibile che l'economia rimanga nell'equilibrio A? In A (equilibrio di breve periodo) ⇒ Y>Y Y>Yn ⇒ P>PE ⇒ gli individui sottostimano i prezzi

Gli individui sottostimano i prezzi ⇒ gli individui hanno aspettative errate sui prezzi

↑PE⇒ AS verso l’l’alto AS’

P

Con il passare del tempo i lavoratori si accorgono che PE è troppo basso ⇒ le aspettative vengono corrette ⇒ ↑PE

AS

A’

PA’

A

PA

AD

PE ⇒

AS dipende parametricamente da Se ↑PE la curva AS si sposta verso l’l’alto

Yn

YA’

YA

Nuovo equilibrio A’ ⇒ ↓Y (da YA a YA’) ↑P (da PA a PA’)

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↑PE⇒ A→A’ A’ è l’equilbrio finale del sistema? In A’ A’ ⇒ Y>Y Y>Yn e P>PE ⇒ ↑PE prosegue

↑PE⇒ AS nuovamente verso l’l’alto Y è ancora > Yn ⇒ nuovo ↑PE L’aggiustamento prosegue fino a che Y=Yn ⇒ PE=P AS’’

AS’

P

AS’ AS

P

AS

A’’ A’

PA’

PA’

A

PA

A’

A

PA

AD Yn

YA’

AD Yn

YA

La transizione da breve a medio periodo

Quando Y=Yn (punto A’’) l’l’aggiustamento si interrompe

Nel medio periodo l’intersezione l’intersezione di AS e AD avviene sempre lungo la retta Y=Yn

Conclusioni: Finche P>PE⇒ gli agenti adeguano le aspettative: ↑PE⇒ ↑P e ↓Y L’aggiustamento si ferma quando Y=Yn e P=PE Punto A’’ A’’ ⇒ equilibrio di medio periodo del sistema

YA’ YA

In A’’ ⇒ Y=Yn ⇒ PE=P ⇒ le aspettative non devono più più essere modificate ⇒ la AS si ferma

Gli shock di domanda

Utilizzando il modello ADAD-AS esaminiamo: Politica monetaria espansiva Riduzione del disavanzo pubblico I due casi sono esempi di “shock di domanda” domanda”

La dinamica è opposta se nell’ nell’equilibrio di breveY< breveY<Yn

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Politica monetaria espansiva 1) Politica monetaria espansiva (↑ MS)

Assumiamo Y = Yn

La Banca Centrale aumenta MS

 MS  , G, T  MS è una componente della AD: Y = Y   P  ↑MS⇒↑Domanda aggregata⇒AD verso destra

↑MS⇒↑Domanda ↑Domanda aggregata⇒AD verso destra AD→AD’ ⇒ Equilibrio ⇒ A→A’ ⇒ ↑Y (da YA a YA’) ↑P (da PA a PA’) Effetti di breve periodo ⇒ ↑Y e ↑P E' plausibile che l'economia rimanga in A’? In A’ Y>Yn Y>Yn ⇒ P>PE ⇒ aspettative errate

P

AS A’

PA’ A

PA

AD YA=Yn

Politica monetaria espansiva

Aspettative errate ⇒ aggiustamento delle aspettative (descritto in precedenza) ⇒ ↑PE

P

↑PE ⇒ AS verso l’l’alto

AS’’

AS

PA’’

L’aggiustamento prosegue finché finché Y>Y Y>Yn ⇒ AS verso l’l’alto finché finché Y>Y Y>Yn Quando Y=Yn ⇒PE=P ⇒ l’aggiustamento si interrompe ⇒ Equilibrio di medio periodo

Y

YA’

Dopo ↑MS siamo in A’ AS verso l’l’alto finché finché Y>Yn Y>Yn

A’

PA’

AD’

PA AD YA’’= Yn

YA’

AD’ Y

Durante la transizione ⇒↓Y ↓Y ↑P Nel medio periodo ⇒YA’’ =Yn=YA PA’’ >PA

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Politica monetaria espansiva

Effetti complessivi della manovra breve periodo ⇒↑Y ⇒↑Y ↑P transizione ⇒↓Y ⇒↓Y ↑P medio periodo ⇒Y=, Y=, ↑P Nel medio periodo Y non cambia. E’ E’ cambiata la composizione della domanda (Z=C+I+G) ? Z non è cambiata (in equilibrio Y=Z) Y=Z) C non è cambiato (Y e T non sono cambiati) G non è cambiato (esogeno) Perciò nemmeno I è cambiato

Politica monetaria espansiva

Una politica monetaria espansiva aumenta la produzione nel breve periodo⇒ permettere di uscire da una recessione (↑Y)

Nel medio periodo la politica monetaria è neutrale⇒ La politica monetaria non può essere utilizzata per promuovere incrementi permanenti del prodotto

Nel medio periodo la moneta non ha effetti sulle variabili reali ma solo sul livello dei prezzi ⇒ “neutralità” neutralità” di medio periodo della moneta

Riduzione del disavanzo pubblico 2) Riduzione del disavanzo pubblico (↓ (↓G ,↑ ,↑T)

Assumiamo Y = Yn

Il governo riduce G

 MS  G è una componente della AD: Y = Y , G, T   P    ↓G ⇒ ↓Domanda aggregata ⇒ AD verso sinistra

↓ G ⇒ AD verso sinistra Equilbrio A→A’ ⇒ ↓Y (da YA a YA’) ↓P (da PA a PA’) In A’ PE ⇒ inizia la transizione A’ Y<Yn ⇒ P<PE ⇒ ↓P

P AS A PA PA’

A’ AD AD’ YA’

Yn

Y

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↓P PE ⇒ AS verso il basso Quando Y=Yn l’aggiustamento si interrompe

P

Durante la transizione ⇒ ↑Y ↓P Nel medio periodo ⇒YA’’ =Yn=YA PA’’ <PA

P

AS

AS

AS’’ PA PA’ PA’’

AS’’

A

A

PA PA’ PA’’

A’ A’’

A’ A’’

AD

AD

AD’ YA’

Yn=YA’

Riduzione del disavanzo pubblico

Effetti complessivi della manovra breve periodo ⇒↓Y ↓Y ↓P transizione ⇒ ↑Y ↓P medio periodo ⇒Y= ↓P E’ cambiata la composizione della domanda (Z=C+I+G) ? Z non è cambiata (in equilibrio Y=Z) Y=Z) C non è cambiato (Y e T non sono cambiati) G è cambiato (il Governo lo ha ridotto) Perciò I è aumentato

AD’ Y

YA’

Yn=YA’

Y

Riduzione del disavanzo pubblico

Nel breve periodo una riduzione del disavanzo pubblico provoca una recessione

L’effetto è solo temporaneo⇒ Nel medio periodo la produzione torna al livello precedente

Nel breve periodo una riduzione del disavanzo pubblico ha un effetto ambiguo sugli investimenti (lezione 8)

Nel medio periodo l’effetto sugli investimenti è certamente positivo

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Effetti degli shock di domanda

I casi esaminati sono shock di domanda

Shock di domanda ⇒ Variazioni nei valori delle variabili che influenzano la domanda aggregata

Shock di domanda: Variazioni spesa pubblica e tassazione Variazioni offerta moneta (e tasso di riferimento) Variazioni dei consumi autonomi (gusti, fiducia consumatori) Variazioni degli investimenti (fiducia delle imprese)

Effetti degli shock di domanda

P

Gli shock di domanda agiscono sulla AD Shock positivi (↑ (↑MS, ↑G, ↑C0, ↑I0) ⇒ AD a destra Shock negativi (↓ (↓ MS, ↓ G, ↓ C0, ↓I0) ⇒ AD a sinistra AS

AD’ AD Y

Effetti degli shock di domanda

Gli shock di domanda generano nel breve periodo effetti su prezzi e produzione nella medesima direzione (↑ (↑P ↑Y o ↓P ↓Y)

Inoltre abbiamo visto che nel medio periodo: In tutti i casi Yn non cambia ⇒ Gli shock di domanda non influenzano la produzione di medio periodo In tutti i casi P cambia ⇒ Gli shock di domanda influenzano i prezzi nel medio periodo Gli shock di domanda possono modificare la composizione della domanda nel medio periodo

Lezione 18 Gli effetti di un aumento del prezzo del petrolio Il ciclo economico Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

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Gli effetti di un aumento del prezzo del petrolio e il ciclo economico

Gli effetti di un aumento del prezzo del petrolio e il ciclo economico

Quali sono gli effetti di un aumento del prezzo del petrolio nel breve e nel medio periodo? Quali sono gli effetti di shock di offerta?

Dinamica del prezzo del petrolio

Effetti di un aumento del prezzo del petrolio nel breve periodo e nel medio periodo

Il ciclo economico

Da cosa è causato il “ciclo economico”?

Dinamica del prezzo del petrolio nel periodo 19471947-2003

Prezzo stabile anni ’50 e ’60 (modesta riduzione) Forte aumento negli anni ’70 Riduzione dagli anni ’80 ma parziale volatilità

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Elementi più rilevanti: Eventi bellici Funzionamento dell’OPEC

Dinamica recente del prezzo del petrolio

Forte aumento ⇒ situazione mediomedio-orientale

Aumento del prezzo del petrolio

Problema analitico⇒ Funzione di produzione Y=N ⇒ Il lavoro è l’unico input e non si usa il petrolio

Spiegazione: Regola di determinazione dei prezzi ⇒ P = Costo unitario di produzione × (1+µ (1+µ)

Soluzione possibile ⇒ Introdurre diversi input Soluzione utilizzata ⇒ Lavoro come unico input e ↑mark up (µ)

Se esistono diversi input (ad es. lavoro e petrolio) il costo unitario di produzione dipende dal costo di tutti tali input

↑ prezzo del petrolio a parità di W ⇒ ↑ costi di produzione a parità di W ⇒ ↑P a parità di W

Esaminiamo l’effetto di ↑P petrolio

Aumento del prezzo del petrolio

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Aumento del prezzo del petrolio

Aumento del prezzo del petrolio

In presenza del solo input lavoro abbiamo P=W(1+ µ) P=W(1+µ

P

W/P

In questo contesto ↑P a parità di W viene ottenuto ↑µ ⇒ ↑µ genera effetti analoghi a ↑prezzo del petrolio

1 1+ µ

↑µ ⇒ Due conseguenze immediate a) ↑ µ ⇒ Curva PS verso il basso ↑ µ ⇒↑u ↑un ⇒↓Y ↓Yn

E

PS E’

PS’

un’

WS u

1 1 + µ'

Per questa ragione studiamo ↑ prezzo del petrolio come ↑µ

un

Y b) µ →Curva AS ⇒ P= PE (1+ µ) F(1− ,z ) L ↑ µ ⇒AS verso l’alto Equilibrio di breve periodo A→ A→A’ ⇒↓Y ↓Y e ↑P AS’ P AS

Assumiamo di essere in equilibrio in cui Y=Yn ↑ µ ⇒ ↓Yn ↓Yn ⇒ Yn→Yn’ AS

A’

PA’ PA

A PA

A

AD Yn’

YA=Yn

AD Y

Yn’

YA’ YA=Yn

Y

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Aumento del prezzo del petrolio

Aumento del prezzo del petrolio

Gli effetti di breve periodo dell’aumento del prezzo del petrolio sono dunque:

↓produzione ↑prezzi

Analizziamo ora la transizione e l’equilibrio di medio periodo

Nel nuovo equilibrio A’ abbiamo Y >Y >Yn’⇒ la produzione è maggiore rispetto al nuovo livello naturale ⇒ le aspettative sui prezzi sono errate ⇒ P>PE

P>PE ⇒ aggiustamento delle aspettative (esaminato nella lezione precedente) ⇒ ↑PE⇒AS verso l’alto

Lo spostamento verso l’alto prosegue fino a che Y raggiunge Yn (e PE raggiunge P)

Il livello della produzione naturale si è ridotto (Yn→Yn’)

Partiamo dall’ dall’equilibrio A’ ↑PE ⇒ La curva AS si sposta gradualmente verso l’alto L’aggiustamento prosegue finché finché Y >Y >Yn’ e P>P P>PE P

AS’

A’’

P PA’’

AS

A’

PA’ PA

In A’’ A’’ ⇒ Y=Yn’ e P=PE⇒ l’aggiustamento termina Punto A’’⇒ Equilibrio di medio periodo In A’’ ⇒YA’’<YA e PA’’ >PA

A

AD Yn’

YA’ YA=Yn

AS

A’

PA’ PA

A

AS’

A’’

AD Y

YA’’=Yn’

YA’ YA=Yn

Y

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Aumento del prezzo del petrolio

Aumento del prezzo del petrolio

Sia durante la transizione che nel medio periodo un aumento del prezzo del petrolio causa:

↓produzione ↑prezzi

Un aumento del prezzo del petrolio causa una riduzione della produzione accompagnata da un aumento del livello dei prezzi

Ad esempio: nel 1974 il P del petrolio è aumentato di oltre il 50%. Effetti: US

Effetti degli shock di offerta

Aumento del prezzo del petrolio ⇒ shock di offerta

Shock di offerta ⇒ Variazioni nei valori delle variabili che influenzano la produzione

Shock di offerta: Variazioni prezzo input (materie prime, petrolio) Variazioni delle variabili istituzionali del mercato del lavoro (salario minimo, sussidi, livello di protezione) Modifiche della tecnologia produttiva Variazioni del mark up

1973 crescita 5,2% inflazione 6,4%

1974 -0,6% 8,7%

1975 -0,8% 9,6%

Questo fenomeno è stato chiamato stagflazione (inflazione + stagnazione)

Effetti degli shock di offerta

P

Shock negativi (↑ (↑P materie prime, ↑µ, ↑z) ⇒ AS a sinistra Shock positivi (↓ (↓P materie prime, ↓µ, ↓z, miglioramenti della tecnologia) ⇒ AS a destra AS’ AS

AD Y

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Effetti degli shock di offerta

Effetti degli shock di offerta

Shock di offerta modificano il livello naturale della produzione ⇒ Effetti di medio periodo Shock negativi ⇒↓Y ↓Yn Shock positivi ⇒↑Yn

Confrontando le conclusioni di oggi con quelle della lezione 17:

1) Gli shock di domanda generano nel breve periodo effetti su prezzi e produzione nella medesima direzione (↑ (↑P ↑Y o ↓P ↓Y)

P

2) Gli shock di offerta generano nel breve periodo effetti su prezzi e produzione in direzioni opposte (↑P ↓Y o ↓P ↑Y) 3) Gli shock di domanda non hanno effetti sulla produzione di medio periodo Yn

Yn’

4) Gli shock di offerta modificano la produzione di medio periodo

Y

Il ciclo economico Nella seconda lezione abbiamo visto come la dinamica del Pil sia caratterizzata da fluttuazioni intorno alla tendenza di lungo periodo Esempio Pil italiano nel periodo 19701970-2004

Il ciclo economico

Le fluttuazioni sono spiegate dai meccanismi descritti nelle applicazioni del modello ADAD-AS

L’origine delle fluttuazioni è la seguente: L’economia è colpita continuamente da shock di domanda e di offerta Ciascuno shock tende ad allontanare l’economia dall’equilibrio di medio periodo (Y si allontana da Yn) I meccanismi di aggiustamento tendono a riportare l’economia verso l’equilibrio di medio periodo (Y va verso Yn)

106

Pil

104

102

100

Tendenza di lungo peiodo

98

96

94

00

02 20

20

98

96 19

19

92

90

88

94 19

19

19

19

86

84 19

19

82

80 19

19

76

74

78 19

19

19

70 19

19

72

92

20


Il ciclo economico

Il ciclo economico

Gli shock si susseguono ed i loro effetti si sommano La somma delle forze che avvicinano Y a Yn e che allontanano Y da Yn fanno sì sì che Y fluttui intorno a Yn Questo meccanismo è all’origine del ciclo economico

Y

Riguardo all’evoluzione del Pil abbiamo quindi spiegato: Variazioni nella crescita annua (lezione 4) Ciclo economico Rimane da spiegare la tendenza crescente di lungo periodo

Yn

t

Lezione 19 “Un anno al Tesoro” intervento del Prof. Pietro Garibaldi (I lucidi saranno forniti, se disponibili, dopo la lezione sulla pagina web del corso) Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

Lezione 20 La curva di Phillips Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

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La curva di Phillips

Da cosa è influenzata la dinamica dei prezzi? Esiste una relazione fra l’inflazione e il livello della disoccupazione?

La curva di Phillips

La relazione fra inflazione e disoccupazione: la curva di Phillips

Diverse formulazioni della curva di Phillips

Curva di Phillips e politica economica

Quali costi bisogna sopportare per ridurre l’inflazione?

Premessa

Nella lezione 2 abbiamo visto che: Tasso di inflazione (π) (π) – Tasso di crescita nel tempo del livello generale dei prezzi P − Pt −1 πt = t Pt −1

Costruzione della curva di Phillips

Analisi di medio periodo ⇒ Dinamica dei prezzi + Mercato del lavoro lavoro

La dinamica dei prezzi (inflazione) è legata all’andamento del mercato del lavoro (disoccupazione) ⇒ Curva di Phillips

Curva di Phillips (CP) ⇒ Relazione che esamina il legame fra “inflazione” e “disoccupazione” Phillips 1958 ⇒ Grafico coppie di valori di inflazione e disoccupazione nel Regno Unito nel periodo 18611861- 1957⇒ Relazione negativa Samuelson e Solow ⇒ Grafico analogo negli Stati Uniti gli anni dal 1900 al 1960 ⇒ Conclusioni analoghe (escludendo la “Grande Depressione” (1931(1931-39) )

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Costruzione della curva di Phillips

Costruzione della curva di Phillips

Inflazione e disoccupazione Stati Uniti 19001900-1960

La CP esamina l’inflazione ⇒ determinazione dei prezzi già esaminata nella curva AS P = (1 + µ) P E F(u t , z )

Utilizziamo una forma lineare per F(u,z) F( u t , z) = 1 − αu t + z

α- parametro che misura l’effetto (negativo) della disoccupazione sui salari

Curva di Phillips ⇒ Relazione negativa fra π e u

Costruzione della curva di Phillips

Forma generale della Curva di Phillips ottenuta dalla AS ⇒ π t = π Et + (µ + z ) − αu t

Pt − Pt −1 Pt −1 P E − Pt −1 E πt – inflazione attesa al tempo t ⇒ π Et = t Pt −1 µ - mark up z- variabili istituzionali ut – disoccupazione al tempo t πt – inflazione al tempo t ⇒ π t =

In questo caso AS ⇒ P = (1 + µ) P E (1 − αu t + z )

Da questa espressione con diversi calcoli si ottiene CP (Appendice cap.8 cap.8 - non richiesta)

Costruzione della curva di Phillips

E CP ⇒ π t = π t + (µ + z ) − αu t

La curva di Phillips evidenzia che :

1) ↑ πtE ⇒↑ πt La spiegazione è la medesima di ↑PtE in AS: ↑ πtE ⇒ ↓ salario reale atteso ⇒ ↑ richieste salariali ↑ Richieste salariali⇒ ↑Pt ⇒ (Dato Pt-1) ↑πt

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Costruzione della curva di Phillips

Costruzione della curva di Phillips

E CP ⇒ π t = π t + (µ + z ) − αu t

2) ↑µ (o ↑z) ⇒↑π ↑πt

4) Riscrivendola come:

↑ µ ⇒ ↓ salario reale atteso ⇒ ↑ richieste salariali ↑ Richieste salariali ⇒ ↑Pt ⇒ (Dato Pt-1) ↑πt

π t − π Et = (µ + z ) − αu t

3) ↑ut ⇒↓π ↓πt ↑ ut ⇒ ↓ Potere contrattuale dei lavoratori ⇒ ↓ richieste salariali ↓ Richieste salariali ⇒ ↓Pt ⇒ (Dato Pt-1) ↓πt

Curva di Phillips e aspettative

La curva di Phillips ha forme diverse al variare di

Due casi di maggiore interesse:

CP ⇒ π t = π Et + (µ + z ) − αu t

πtE

La curva di Phillips evidenzia anche la relazione negativa fra “l’inflazione “l’inflazione inattesa” inattesa” (“surprise (“surprise inflation”) inflation”) (πt - πtE ) e disoccupazione

Curva di Phillips e aspettative

Forma utilizzata da Phillips, Phillips, Samuelson e Solow⇒ Relazione esistente negli anni ’50 e ’60

1) πtE = 0

Gli individui si attendono sempre una inflazione nulla ossia che i prezzi rimangano costanti (Pt=PtE)

In questo caso CP ⇒ π t = (µ + z ) − αu t

L’inflazione coincide con la ”surpise inflation” inflation”

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Curva di Phillips e aspettative

Spiegazione: Negli anni ’50 e ‘60 l’inflazione era mediamente molto bassa ⇒ Gli agenti si attendevano prezzi più o meno costanti ⇒ π Et ≈ 0

Curva di Phillips e aspettative b) Caratteristiche dell’inflazione negli anni ’70: πt > 0 Persistenza (πt dipende da πt-1)

Curva di Phillips e aspettative

In questo contesto gli individui non si attendono un’inflazione nulla ma una inflazione positiva e legata a quella del periodo precedente

Negli anni ’70 viene meno la relazione stabile fra πt e ut

Due ragioni principali:

a)Shock petroliferi Negli anni ’70 forti ↑P del petrolio ⇒ lezione 18 ↑P come ↑µ

E CP ⇒ π t = π t + (µ + z ) − αu t

↑µ ⇒ La relazione fra πt e ut cambia

π Et = θπ t −1

Curva di Phillips e aspettative

Da a) + b) deriva una nuova formulazione delle aspettative sull’inflazione

2) π Et = θπ t −1 con 0 < θ ≤ 1

π t = θπ t −1 + (µ + z ) − αu t

Per cui anni ’50 e’60 ⇒ θ = 0 anni ’70 ⇒ θ > 0 , al limite θ = 1

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Curva di Phillips e aspettative

Con θ = 1 abbiamo

π Et

Curva di Phillips e aspettative

= π t −1

Spiegazione: Gli agenti si attendono un’inflazione pari a quella del periodo precedente⇒ La “surprise “surprise inflation” inflation” è la variazione dell’inflazione

da cui π t = π t −1 + (µ + z ) − αu t

π t − π t −1 = (µ + z ) − αu t

In questo caso ⇒ Relazione decrescente fra la variazione dell’inflazione ( π t − π t −1 ) e la disoccupazione

Se la disoccupazione si riduce la variazione dell’inflazione aumenta (l’inflazione accelera)

Curva di Phillips e tasso naturale di disoccupazione

Curva di Phillips e aspettative

Variazione dell’inflazione e disoccupazione negli anni ’70 e ‘80

La nuova formulazione descrive correttamente la situazione degli anni ‘70

Dalla formulazione π t = π Et + (µ + z ) − αu t

possiamo ottenerne una seconda legata al tasso di disoccupazione naturale

Capitolo 6 ⇒ Il tasso di disoccupazione naturale è quel tasso che caratterizza l’economia quando le aspettative sui pezzi sono corrette PtE = Pt ⇒ u t = u n

26


Curva di Phillips e tasso naturale di disoccupazione

Poiché conosciamo i prezzi passati (Pt-1) avere aspettative corrette su Pt implica avere aspettative corrette su πt

Curva di Phillips e tasso naturale di disoccupazione

PtE = Pt ⇒ π Et = π t

E Quindi ponendo π t = π t ⇒ u t = u n

Data la CP π t =

π Et

+ (µ + z ) − αu t

Con π Et = π t abbiamo 0 = (µ + z ) − αu n ⇒ µ+z un = α

µ+z Abbiamo u n = α ⇒ Il tasso naturale di disoccupazione dipende da µ e da z ⇒ Risultato in linea con l’analisi del capitolo 6

In particolare: ↑µ ⇒ ↑un ↑z ⇒ ↑un

Conclusioni analoghe all’ all’analisi grafica del capitolo 6

Curva di Phillips e tasso naturale di disoccupazione

Inoltre u n =

Curva di Phillips e tasso naturale di disoccupazione

µ+z ⇒ α

πt = πt −1 − α(u t − u n )

µ + z = αu n

E Sostituendo questo risultato in π t = π t + (µ + z ) − αu t otteniamo

π t = π t −1 + αu n − αu t

da cui π t = π t −1 − α(u t − u n )

Seconda formulazione della Curva Phillips (equivalente alla prima)

Cosa evidenzia la seconda formulazione?

π t − π t −1 = −α(u t − u n )

Esiste una relazione negativa fra la variazione dell’ dell’inflazione (π t − π t −1 ) la distanza della disoccupazione dal tasso naturale (u t − u n ) Tale relazione ha due implicazioni

27


Curva di Phillips e tasso naturale di disoccupazione 1) L’ L’ inflazione è costante quando la disoccupazione è al tasso naturale

Inflazione costante⇒ π t = π t −1 Data πt = πt −1 − α(u t − u n ) ciò implica ut − un = 0

ossia

Curva di Phillips e politica economica

Se si mantiene ut = un l’inflazione rimane costante (πt = πt-1) ⇒ Per questo un è chiamato anche NAIRU (Non Accelerating Inflation Rate of Unemployment) Unemployment)

2) Agire su π o su u ha effetti anche sull’altra grandezza⇒ implicazioni di politica economica ⇒ prossima lezione

ut = un

Inflazione e disoccupazione: Applicazioni

Lezione 21 Curva di Phillips, inflazione e inflazione percepita Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

Cosa implica il trade off fra inflazione e disoccupazione?

Cosa accade se si mantiene la disoccupazione al di sotto del livello naturale?

Cosa accade quando si riduce l’inflazione?

28


Il trade off inflazioneinflazione-disoccupazione

Inflazione e disoccupazione: Applicazioni

Il trade off inflazioneinflazione-disoccupazione

Esercizi numerici

Inflazione e inflazione percepita

Nella lezione 19 abbiamo esaminato la curva di Phillips π t = π Et + (µ + z ) − αu t

Assumendo π Et = π t abbiamo π t = π t −1 + (µ + z ) − αu t

Dopo alcuni passaggi algebrici ⇒formulazione alternativa

πt = πt −1 − α(u t − u n )

Il trade off inflazioneinflazione-disoccupazione

Il trade off inflazioneinflazione-disoccupazione πt = πt −1 − α(u t − u n )

Mostra una relazione negativa fra la variazione dell’ dell’inflazione (πt − πt −1 ) la distanza della disoccupazione dal tasso naturale (u t − u n )

Relazione fra variazione dell’inflazione e distanza fra disoccupazione e disoccupazione naturale ⇒ Esistenza di un “trade off ” (effetto di sostituzione) fra l’obiettivo inflazionistico e l’obiettivo occupazionale

In particolare due casi rilevanti in cui la autorità di politica economica vogliono: Mantenere la disoccupazione sotto il livello naturale Ridurre l’inflazione

Tale relazione ha importanti implicazioni per la politica economica

29


Il trade off inflazioneinflazione-disoccupazione 1) Disoccupazione inferiore a un

Supponiamo che inizialmente ut=un e che le autorità di politica economica vogliano ottenere ut<un CP ⇒ πt = πt −1 − α(u t − u n )

u t < u n ⇒ u − u < 0 ⇒ − α (u − u ) > 0 ⇒ π > π t n t n t t −1

Se si vuole mantenere la disoccupazione al di sotto del livello naturale si deve sopportare una inflazione crescente

Il trade off inflazioneinflazione-disoccupazione 2) Riduzione dell’inflazione

Trade off fra inflazione e disoccupazione: Mantenere ut al di sotto di un ⇒ Costo in termini di πt (πt crescente) Ridurre πt ⇒ Costo in termini di ut (ut>un)

Miglioramento per un obiettivo implica un costo per l’altro

CP ⇒ π t − π t −1 = −α (u t − u n )

πt −πt−1 <0 ⇒ − α(u t − u n ) < 0 ⇒ u t − u n > 0 ⇒ ut > un π t < π t −1 ⇒

Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico

Assumiamo che πt sia elevata e che le autorità di politica economica vogliano ridurla

Se voglio ridurre l’inflazione (disinflazione (disinflazione)) debbo sopportare una disoccupazione superiore al tasso naturale

Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico

Assumiamo che un’economia si caratterizzata dalla curva di Phillips

π t = π t −1 + 0,18 − 3u t

Al tempo tt-1 abbiamo: π t − 1 = 6%

u t −1 = u n

Tre domande: a) Calcolo di un b) Ridurre πt al valore desiderato c) Ridurre graduale di πt

Vediamo un esercizio numerico relativo alla riduzione dell’ dell’inflazione

30


Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico a) Quale è il valore della disoccupazione naturale un?

Per calcolare un partiamo dalla curva di Phillips

Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico b) Ridurre l’l’inflazione al valore desiderato

Sappiamo che ut=un se πt=πtE ossia se πt=πt-1

L’inflazione è in tt-1 al 4%. Le autorità autorità di politica economica vogliono portarla a 0. Le autorità autorità decidono di ridurre l’l’inflazione del 4% al tempo t (strategia della “doccia fredda” fredda”)

Imponendo πt=πt-1 otteniamo

Cosa accade alla disoccupazione?

π t = π t −1 + 0,18 − 3u t

0 = 0,18 − 3u n

0,18 = 0,06 = 6% ⇒ un = 3

Dato questo risultato otteniamo la seconda formulazione della curva di Phillips

πt = πt −1 − α(u t − u n ) ⇒ π t = π t −1 − 3(u t − 6% )

Tempo t

Sappiamo che: πt-1 = 4% πt = 0

Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico

Abbiamo quindi 0 = 4% − 3(u t − 6% ) 0 = 4% + 18% − 3u t 22% ut = = 7,33% 3

Tempo t+1

Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico

Poiché Poiché πt = πt+1 sappiamo che ut=un=6%

Il costo della di ridurre l’inflazione è un periodo di aumento della disoccupazione dal 6% al 7,3%

c) Ridurre gradualmente l’l’inflazione

π t +1 = π t − 3(u t +1 − 6% )

Sappiamo che: πt = 0 πt+1 = 0

π t = π t −1 − 3(u t − 6% )

L’inflazione è in tt-1 al 4%. Le autorità autorità di politica economica vogliono portarla a 0. Le autorità autorità decidono di ridurre l’l’inflazione del 2% al tempo t e del 2% al tempo t+1.

31


Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico Tempo t

Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico

π t = π t −1 − 3(u t − 6% )

Tempo t+1 π t +1 = π t − 3(u t +1 − 6% )

Sappiamo che: πt-1 = 4% πt = 2%

Sappiamo che: πt = 2% πt+1 = 0

Abbiamo quindi:

Abbiamo quindi:

2% = 4% − 3(u t − 6% ) u t = 6,66%

0% = 2% − 3(u t +1 − 6% )

u t +1 = 6,66%

Curva di Phillips e politica economica

Curva di Phillips: Phillips: Esercizio numerico Tempo t+2

π t +1 = π t +1 − 3(u t + 2 − 6% )

Sappiamo che: πt+1 = 0 πt+2 = 0

Poiché Poiché πt+1 = πt+2 sappiamo che ut+2=un=6%

Il costo della di ridurre l’inflazione è un aumento della disoccupazione dal 6% al 6,66% per due periodi

Confrontando le due strategie notiamo che: riduzione immediata (↓4% in t) ⇒ aumento della disoccupazione al 7,33% per un periodo riduzione graduale (↓ 2% in t e ↓ 2% in t+1) ⇒ aumento della disoccupazione al 6,66% per due periodo Nel secondo caso abbiamo un costo minore ma più più prolungato

32


Inflazione e inflazione percepita

La curva di Phillips ha mostrato la rilevanza delle aspettative nel determinare l’inflazione

Problema diverso ma connesso ⇒ Percezione dell’ dell’inflazione

Aspettative di inflazione ⇒ Aumento previsto dei prezzi

Percezione dell’ dell’inflazione ⇒ Valutazione da parte dei consumatori dell’ dell’aumento dei prezzi verificatosi

Inflazione e inflazione percepita

Esempio di forte incremento dell’inflazione percepita ⇒ Andamento recente in Italia e in Europa

Dopo l’l’entrata nell’ nell’Euro ⇒ accelerazione della dinamica dei prezzi ⇒ aumento dell’ dell’inflazione

L’inflazione percepita è cresciuta maggiormente rispetto all’ all’inflazione reale ⇒ l’accelerazione dell’ dell’inflazione è stata sovrastimata

Entrambe possono essere diverse dall’ dall’inflazione reale

Inflazione e inflazione percepita

Inflazione e inflazione percepita

Inflazione e inflazione percepita in Italia

Dal 2002 forte incremento dell’ dell’inflazione percepita

(Fonte: Del Giovane e Sabbatini (2004))

(Fonte: Del Giovane e Sabbatini (2004))

33


Inflazione e inflazione percepita

Inflazione e inflazione percepita

Inflazione e inflazione percepita in Europa

(Fonte: DelGiovane e Sabbatini (2004))

(Fonte: DelGiovane e Sabbatini (2004))

Inflazione e inflazione percepita

Due spiegazioni principali: Frequenza di acquisto Dinamica dei redditi Frequenza di acquisto Dopo introduzione dell’ dell’Euro si sono registrate notevoli differenze nelle dinamiche dei prezzi dei beni

Andamento simile a quello registrato in Italia

Inflazione e inflazione percepita

Maggiore incremento nei prezzi di: alimentari (frutta fresca e ortaggi) ristorazione giornali servizi assicurativi servizi ricreativi (cinema, parchi divertimento,…) Minore Incremento (o decremento) nei prezzi di: energia hardware e software hihi-fi e telefonia

34


Inflazione e inflazione percepita

I beni con incremento più forte sono caratterizzati da: acquisto molto frequente peso modesto nella spesa complessiva Per tali due ragioni la loro dinamica tende a far sovrastimare l’inflazione

Inflazione e inflazione percepita

Dinamica dei redditi

Aumento dei prezzi ⇒ Perdita di potere di acquisto dei salari

La perdita di potere di acquisto dipende dall’ dall’inflazione e dalla dinamica dei salari

I dati sulla dinamica dei redditi evidenziano un andamento molto differenziato fra lavoratori dipendenti e autonomi

Inflazione e inflazione percepita Variazione del reddito reale 20002000-2002 Lavoratori dipendenti 0% Operai e impiegati -1,8% Lavoratori autonomi +4,4%

Inflazione e inflazione percepita

La presenza di differenze fra inflazione e inflazione percepita agiscono sulle decisioni dei consumatori e dei lavoratori influenzando: domanda aggregata di beni composizione della domanda decisioni in merito a lavoro e salario

Per i lavoratori dipendenti si è registrata una forte perdita di potere di acquisto ⇒ Maggiore inflazione percepita

35


L’evidenza sulla crescita

Lezione 22 Il lungo periodo: l’evidenza sulla crescita

Cosa caratterizza la dinamica di lungo periodo del Pil? Pil?

La crescita di lungo periodo è analoga in paesi diversi?

Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

Le differenze nel Pil pro capite aumentano o si riducono nel tempo?

Cosa spiega la crescita del Pil? Pil?

L’evidenza sulla crescita

Nella lezione 1 ⇒ Pil Italia 19701970-2003 Tendenza di lungo periodo (30 anni) ⇒ il Pil cresce nel tempo 1100

La dinamica di lungo periodo del Pil

1000

Confronti fra paesi

Le fonti della crescita

900 800 Pil

700 600 500 400

1970

1974

1978

1982

1986

1990

1994

1998

2002

anno

36


Una dinamica crescente caratterizza il Pil pro capite di tutte le economie industrializzate

Per vederlo e confrontare diverse economie consideriamo diversi paesi congiuntamente

180

160

Per confrontare Pil pro capite di diversi paesi: Differenza nella valuta ⇒ cambio Differenze nel livello dei prezzi

240 220 200 pil pro capite

140 120

100

Soluzione ⇒ Dati in “parità parità di potere di acquisto” acquisto” (PPP) ⇒ Cambio reale (lezione 25)

anno

Grafico Pil pro capite Italia, US, Germania, Giappone 19701970-2000 Il livello del Pil pro capite è diverso nelle quattro economie La dinamica crescente caratterizza tutte le quattro economie

L’evidenza sulla crescita

Ulteriore confronto fra paesi ⇒ crescita media e Pil iniziale e sottoperiodi Pil pro capite (in dollari del 1996) e crescita media

PIL procapite a PPP, MLD $, 1970-2000

Pil p.c. 1950 19501950-2000 5050-73 7474-00

30000

Italy Germany Japan United States

20000

Francia Germania

5.500 4.600

2,9 3,3

Giappone UK

1.900 7.300

5,0 2,2

US Italia

11.900 4.100

2,0 3,4

4,1 4,8 7,8 2,5 2,2 4,9

1,6 1,7 2,4 1,9 1,7 2,1

2000

1998

1996

1994

1992

1990

1988

1986

1984

1982

1980

1978

1976

1974

10000 1972

L’evidenza sulla crescita

19 70 19 72 19 74 19 76 19 78 19 80 19 82 19 84 19 86 19 88 19 90 19 92 19 94 19 96 19 98 20 00 20 02

Nella lezione 1⇒ Pil pro capite altra grandezza rilevante Grafico Pil pro capite Italia 19701970-2004 Anche il Pil pro capite cresce nel lungo periodo

1970

37


L’evidenza sulla crescita

Il Pil pro capite è aumentato molto nel corso del cinquantennio 19501950-2000 La crescita del Pil pro capite nei primi 25 anni è stata maggiore che bei secondi 25 anni

L’evidenza sulla crescita

I paesi inizialmente “più più poveri” poveri” sono cresciuti maggiormente ⇒ Le differenze nei livelli del Pil pro capite nel 2000 sono minori che nel 1950

Pil p.c. 1950 19501950-2000 5050-73 7474-00

Francia Germania Giappone UK US Italia

5.500 4.600 1.900 7.300 11.900 4.100

2,9 3,3 5,0 2,2 2,0 3,4

4,1 4,8 7,8 2,5 2,2

1,6 1,7 2,4 1,9 1,7

4,9

2,1

L’evidenza sulla crescita

Maggiore crescita del Pil pro capite nei paesi “più poveri”⇒ Convergenza dei paesi più poveri verso quelli più ricchi

Il fenomeno riguarda tutti i paesi OCSE

Analisi grafica ⇒ Crescita e Pil pro capite iniziale nei paesi OCSE

Pil p.c. 1950 19501950-2000 5050-73 7474-00

Francia Germania Giappone UK US Italia

5.500 4.600 1.900 7.300 11.900 4.100

2,9 3,3 5,0 2,2 2,0 3,4

4,1 4,8 7,8 2,5 2,2

1,6 1,7 2,4 1,9 1,7

4,9

2,1

Pil pro capite iniziale e crescita nei paesi OCSE

38


L’evidenza sulla crescita

Evidenza di una relazione negativa fra le due grandezze I paesi inizialmente più poveri crescono di più

Consideriamo un gruppo più ampio di paesi⇒ Pil pro capite iniziale e crescita in 101 paesi Nessuna relazione univoca

La convergenza precedente riguarda i paesi OCSE

Esiste un fenomeno analogo a livello mondiale?

Paesi industrializzati e non industrializzati convergono?

Dividiamo i paesi in gruppi Convergenza fra paesi OCSE ⇒ Conferma risultati precedenti

39


Convergenza paesi Asia rispetto alle economie ricche Forte espansione delle “Tigri asiatiche” (Corea del sud, Taiwan, Hong Kong e Singapore) ⇒ crescita media 6% negli ultimi 30 anni

Nessuna convergenza dei paesi africani Paesi poveri africani ⇒ Crescita bassa o negativa

L’evidenza sulla crescita

Ultime osservazioni sulla crescita ⇒ evidenza sulla crescita millenaria (2000 anni) Livello più alto del Pil pro capite: fino al 1500 ⇒ Cina 1500 – 1700 ⇒ Italia settentrionale 1700 – 1820 ⇒ Paesi Bassi 1820 – 1870 ⇒ Regno Unito 1870 – 2000 ⇒ Stati Uniti La “leadership” leadership” nel livello del Pil cambia nel corso della storia

L’evidenza sulla crescita

1) 2) 3) 4)

L’analisi precedente ha evidenziato alcuni risultati: Il Pil dei paesi industralizzati tende a crescere nel tempo Considerando l’ultimo cinquantennio la crescita si è ridotta dalla metà degli anni ’70 Fra i paesi sviluppati c’è convergenza dei livelli del Pil pro capite La leadership nel livello del Pil pro capite tende a cambiare nel tempo Cerchiamo di spiegare questi risultati ⇒ Fonti della crescita

40


Le fonti della crescita

Crescita del Pil ⇒ crescita della produzione

Tecnica utilizzata per produrre ⇒ Funzione di produzione ⇒ Relazione fra input impiegati e output prodotto

Nell’ Nell’analisi di medio periodo funzione di produzione ⇒ Lavoro unico input ⇒ Y=N

Nell’ Nell’analisi della crescita di lungo periodo ⇒ Diversi input nelle produzione ⇒ Capitale (K) e Lavoro (N)

Funzione di produzione Y = F(K,N)

Le fonti della crescita 2) Rendimenti di scala costanti

Le fonti della crescita

La funzione di produzione Y =F(K,N) =F(K,N) indica che: Il prodotto aggregato dipende dal capitale aggregato K Il prodotto aggregato dipende dal lavoro N Il prodotto aggregato dipende dalla tecnologia F(.)

Ipotesi su Y =F(K,N): =F(K,N):

1) ↑K ⇒ ↑Y ↑N ⇒ ↑Y Al crescere degli input impiegati il prodotto cresce

Le fonti della crescita 3) Rendimenti del capitale decrescenti

Se moltiplico per un fattore λ le quantità quantità di tutti gli input ottengo λ volte il prodotto iniziale

Se il capitale impiegato aumenta di una unità unità l’aumento del prodotto è tanto più più piccolo quanto più più è elevato lo stock di capitale

Y = F(K,N) Se impiego λK , λN ottengo λY = F(λK, λN)

Esempio: K=10 ↑K di 1 unità unità ⇒ ↑Y di 0,5 K=20 ↑K di 1 unità unità ⇒ ↑Y di 0,3

Ad esempio se duplico le quantità quantità degli input ottengo il doppio di output

4) Rendimenti del lavoro decrescenti Se il lavoro impiegato aumenta di una unità unità l’aumento del prodotto è tanto più più piccolo quanto più più è elevato il numero dei lavoratori

41


Le fonti della crescita

Le fonti della crescita

La funzione di produzione Y=F(K,N) Y=F(K,N) esprime il livello del prodotto

I risultati precedenti riguardan riguardano il Pil pro capite

Pil pro capite

Pil per lavoratore = Prodotto diviso per il numero dei lavoratori

Y F(K, N ) K N = = F ,  N N N N

K  = F ,1 N 

≈ Pil per lavoratore

Y F( K , N ) = N N

Per i rendimenti costanti di scala abbiamo

Il prodotto per lavoratore dipende dal capitale per lavoratore

Date le ipotesi su F, la relazione può essere espressa graficamente

Vediamo effetti di ↑ K/N Assumiamo K/N iniziale ⇒ punto A K/N pari a A ⇒ Y/N pari a A’ ↑ K/N da A a B ⇒ ↑ Y/N da A’ a B’ B’

Grafico della funzione di produzione

Y/N

Y/N

B’ A’

K/N

A

B

K/N

42


Le fonti della crescita

Consideriamo un diverso K/N iniziale ⇒ punto C K/N pari a C ⇒ Y/N pari a C’ C’ ↑ K/N da C a D ⇒ ↑ Y/N da C’ C’ a D’ D’ ↑Y/N è minore se K/N è più più alto

Y/N D’ C’ B’

Il grafico precedente evidenzia una prima fonte della crescita: ↑K/N ⇒↑Y/N

L’accumulazione di capitale genera crescita

L’effetto dell’ dell’aumento di K/N si riduce al crescere del prodotto ⇒ L’accumulazione di capitale non può sostenere la crescita per sempre

Assumiamo K/N sia pari a A ⇒ Y/N è pari a A’ Progresso tecnico ⇒ F si sposta verso l’l’alto Determiniamo il nuovo Y/N A parità parità di K/N il livello di Y/N aumenta

A’

A

B

C

D

Le fonti della crescita

K/N

Altro meccanismo⇒ meccanismo⇒ Cambiamento della tecnologia

Y/N B’

Progresso tecnico ⇒ La tecnologia migliora ⇒ Cambiamento di F(.) ⇒ Con lo stesso K/N si ottiene più più Y/N

A’

A

K/N

43


Le due fonti della crescita possono essere viste insieme Consideriamo congiuntamente: Progresso tecnico Accumulazione del capitale

Y/N

Assumiamo K/N pari a A ⇒ Y/N pari a A’ Progresso tecnico ⇒ Y/N da A’ A’ a B’ B’ K/N da A a B ⇒ Y/N da B’ B’ a C’ C’ Effetto complessivo ⇒ Y/N da A’ a C’ C’

Y/N C’ B’ A’

K/N

A

B

K/N

L’origine della crescita

Lezione 23 Accumulazione di capitale e crescita Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

Nelle lezione 27 abbiamo visto che la crescita del prodotto pro capite è causato da: accumulazione del capitale progresso tecnologico

Cosa determina l’accumulazione di capitale?

Come interagiscono accumulazione del capitale e progresso tecnico?

44


L’origine della crescita

Il modello di Solow

L’accumulazione di capitale ⇒ il modello di Solow

Accumulazione e stato stazionario

Progresso tecnico e modello di Solow

Modello di Solow e evidenza empirica

Il modello di Solow

Introduciamo due assunzioni:

Occupazione (N) e forze di lavoro costanti ⇒ K/N varia solamente per la dinamica di K NB: Tale ipotesi è diversa da analisi precedente Assenza di progresso tecnico ⇒ La crescita dipende solo dalla dinamica di K/N NB: Rimuoveremo l’ipotesi in seguito

Y K = f   N N

↑K/N → ↑Y/N ⇒ L’accumulazione del capitale è una delle fonti della crescita

Esaminiamo cosa determina l’l’accumulazione di K/N

Il modello di Solow

Cosa determina la dinamica di K?

Il valore di K al tempo t+1 (Kt+1) dipende da: il capitale presente al tempo t il deprezzamento del capitale presente al tempo t (obsolescenza e usura) Il nuovo capitale acquistato

Nella lezione precedente abbiamo visto che

In particolare Kt+1 è pari a Kt meno il deprezzamento di Kt più Il nuovo capitale acquistato

K t +1 = K t − δK t + I t δ - tasso di deprezzamento

45


Il modello di Solow K t +1 = K t − δK t + I t

Il modello di Solow

Cosa determina It?

Le famiglie consumano una parte del proprio reddito e risparmiano l’altra ⇒ Il livello del risparmio dipende dal reddito

Nella lezione 4 abbiamo visto che in equilibrio l’investimento è uguale al risparmio (privato + pubblico)

St = sYt

I t = St + G t − Tt

Sostituendo tale risultato nell’equazione di Kt+1 si ha K t +1 = K t − δK t + sYt

Assumiamo il pareggio del bilancio pubblico (G=T (G=T)) ⇒

con 0<s<1

I t = St

Il modello di Solow

Il modello di Solow

Dividendo per N abbiamo K t +1 K t K Y = −δ t +s t N N N N

Sostituendo la funzione di produzione abbiamo K t +1 K t K K = − δ t + sf  t  N N N N da cui

K t +1 K t K K − = sf  t  − δ t N N N N

Questa relazione descrive come varia K/N ⇒ Spiegazione dell’ dell’accumulazione del capitale

K t +1 K t K K − = sf  t  − δ t N N N N  

L’accumulazione di capitale è: causata dall’investimento ⇒ proporzionale al reddito rallentata dal deprezzamento

SI noti che:

Kt  K  > deprezzamento δ t N N Kt   K investimento sf   < deprezzamento δ t  N N

investimento sf 

K

⇒↑N ⇒↓K

N

46


Il modello di Solow può essere studiato graficamente Lezione 27 ⇒ grafico della funzione di produzione

Y/N

L’nvestimento L’nvestimento per lavoratore è pari a Y/N moltiplicato per 0<s<1

Y/N f(K/N)

f(K/N) sf(K/N)

K/N

Il deprezzamento è pari a δK/N⇒ retta

K/N

Y/N

Mettiamo insieme investimento e deprezzamento

Y/N δK/N

δK/N sf(K/N)

δ

K/N

K/N

47


Consideriamo diversi livelli di K/N ⇒ K0/N K0/N ⇒ Investimento (A) e deprezzamento (B) Investimento > deprezzamento ⇒ K/N aumenta

Y/N

δK/N

Consideriamo K1/N K1/N ⇒ Investimento (C) e deprezzamento (D) Investimento < deprezzamento ⇒ K/N si riduce

Y/N

δK/N D

sf(K/N)

A

A

B

B

K/N

K0/N

C

Esiste un particolare valore di K/N per cui investimento = deprezzamento ⇒ K*/N K*/N K*/N K*/N ⇒ il livello di K/N non cambia

Y/N

δK/N

K1/N

K0/N

Y/N

δK/N D

C

sf(K/N)

C

A

A

B

B

K*/N

K/N

K/N < K*/N K*/N ⇒ ↑K/N K/N > K*/N K*/N ⇒ ↓K/N K/N = K*/N K*/N ⇒ K/N costante

D

K0/N

sf(K/N)

K1/N

K/N

K0/N

K*/N

K1/N

sf(K/N)

K/N

48


Spiegazione della crescita per accumulazione di capitale⇒ capitale⇒ Introduciamo nel grafico Y/N = f(K/N) K/N iniziale = K0/N ⇒ Y/N iniziale = Y0/N δK/N

Y/N

f(K/N) sf(K/N)

Y0/N

K0/N < K*/N ⇒ ↑K/N K*/N⇒ ↑K/N ⇒ ↑Y/N δK/N f(K/N) sf(K/N)

Y/N

Y0/N

K0/N

K*/N

K/N

La crescita prosegue fino a che si raggiunge K*/N K*/N Determiniamo il livello di produzione associato a K*/N K*/N ⇒ In stato stazionario la produzione è pari a Y*/N Y*/N δK/N f(K/N) sf(K/N)

Y/N Y*/N

Y0/N

K0/N

K*/N

K/N

Notiamo infine che avvicinandosi allo stato stazionario l’aumento di K/N rallenta gradualmente fino a fermarsi ⇒ Anche la crescita di Y/N rallenta gradualmente fino a fermarsi quando la produzione raggiunge Y*/N Y*/N δK/N

Y/N Y*/N

f(K/N) sf(K/N)

Y0/N

K0/N

K*/N

K/N

K0/N

K*/N

K/N

49


Accumulazione e progresso tecnico

Il modello di Solow

Il modello di Solow evidenzia dunque che: Per K basso l’investimento eccede il deprezzamento e si accumula capitale Tale accumulazione genera la crescita del prodotto L’accumulazione non è illimitata ma si ferma ad un dato livello di K A quel punto anche la crescita del prodotto si ferma ⇒ “Stato Stazionario” Stazionario” Ciò significa che l’l’accumulazione del capitale guida la crescita per un certo periodo di tempo ma non genera crescita illimitata

Il modello proposto assume assenza di progresso tecnico

Cosa accade se rimuoviamo questa ipotesi?

Nella lezione 27 abbiamo visto che il progresso tecnico è una delle fonti della crescita

Progresso tecnico ⇒ curva f  K  verso l’l’alto ⇒  N ↑Y/N a parità di K/N

Accumulazione e progresso tecnico

La crescita generata dal progresso tecnico si somma a quella prodotta dall’accumulazione di capitale

Per K<K* K<K* ⇒ crescita per accumulazione + crescita per progresso tecnico

Quando K=K* ⇒ crescita per progresso tecnico ⇒ Nello stato stazionario la crescita è determinata solo dal progresso tecnico

Accumulazione e progresso tecnico

Per aumentare la crescita di lungo periodo bisogna accelerare il progresso tecnico ⇒ incrementare le innovazioni

50


Modello di Solow ed evidenza empirica

Il modello appena esaminato spiega alcuni dei fenomeni rilevati empiricamente descritti nella lezione 22

1) Il Pil pro capite delle economie industrializzate aumenta nel tempo Spiegazione: ↑ K/N fino allo stato stazionario ⇒ Le economie tendono ad accumulare capitale che genera crescita Progresso tecnico

Modello di Solow ed evidenza empirica 2) La crescita nel periodo 19501950-75 è stata maggiore che nel periodo 19752000 1975 Spiegazione: La spinta alla crescita dovuta all’accumulazione di capitale si riduce più ci si avvicina allo stato stazionario ⇒ La crescita cala nel tempo

Modello di Solow ed evidenza empirica 3) Fra i paesi sviluppati abbiamo convergenza del Pil pro capite Spiegazione: L’accumulazione del capitale è maggiore dove il capitale è minore (dove si è più più lontani dallo stato stazionario) ⇒ La crescita è maggiore nei paesi più più poveri

Lezione 24 Accumulazione di capitale e crescita: applicazioni Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

51


L’origine della crescita

Nelle lezione 23 ⇒ Ruolo dell’ dell’accumulazione del capitale nella crescita ⇒ modello di Solow

In questa lezione ⇒ Esercizi numerici sul modello di Solow

Dati Nel modello di Solow abbiamo due equazioni⇒ funzione di produzione Yt = F(K F(Kt ,Nt) equazione dinamica del capitale

K t +1 = K t − δK t + I t

Dati

Dati 1 / 2 1/ 2 Yt K t N K1/ 2 Kt = = 1t / 2 = N N N N

Funzione di produzione Yt = F(K F(Kt ,Nt)

Yt = K t N = K1t / 2 N1 / 2

Assumiamo che N sia costante (perciò non ha pedice t)

Dividendo entrambi i membri per N abbiamo

Introduciamo equazioni esplicite e valori numerici

Il prodotto per lavoratore è pari alla radice quadrata del capitale per lavoratore

1 / 2 1/ 2 Yt K t N = N N

52


Dati

Dati Dividendo per N abbiamo K t +1 K t K Y = −δ t +s t N N N N

Equazione dinamica del capitale

K t +1 = K t − δK t + I t

Ripetiamo alcuni passaggi visti nella lezione 23

Sappiamo che con 0<s<1 It = St = sYt

K t +1 K t K Kt = −δ t +s N N N N

Sostituendo la funzione di produzione Yt = K t N N abbiamo

Sostituendo nell’ nell’equazione precedente abbiamo

Dati dell’esercizio ⇒ s=0,5 e δ=0,2 K t +1 K t Kt K − = 0,5 − 0,2 t N N N N

K t +1 = K t − δK t + sYt

Dati

Sulla base dei dati

Yt = K t N s=0,5 e δ=0,2

Abbiamo le due equazioni Yt Kt = N N

K t +1 K t Kt K − = 0,5 − 0,2 t N N N N

Assumiamo, infine, assenza di progresso tecnico

Domande

Tre domande:

1) Assumiamo che nel periodo 0 il livello di K/N sia pari a 3  K0  = 3   N 

Di quanto crescono K/N e Y/N nel periodo 1? 2) Quale è il livello massimo di K/N e Y/N nell’economia? 3) Cosa accade se s aumenta e passa a 0,6?

53


Domanda 1

 K0  = 3  N  

K1 K 0 K0 K − = 0,5 − 0,2 0 N N N N

Di quanto crescono K/N e Y/N nel periodo 1?

Domanda 1

Domanda 1

Sappiamo che

K1 K 0 − = 0,5 3 − 0,2 × 3 = 0,27 N N

Ciò significa che

K1 K 0 K0 K − = 0,5 − 0,2 0 N N N N

La crescita percentuale di k/N sarà quindi K1 K 0 − N N = 0,27 = 9% K0 3 N

K t +1 K t Kt K − = 0,5 − 0,2 t N N N N

Abbiamo quindi

La crescita percentuale di K/N sarà del 9%

Domanda 1

Domanda 1

Di quanto cresce Y/N?

Sappiamo che

K1 K 0 − = 0,27 N N

Ciò implica che K1 K 0 = + 0,27 = 3 + 0,27 = 3,27 N N

Sapendo che

Yt Kt = N N

Abbiamo

Y0 K0 = = 3 = 1,73 N N Y1 K1 = = 3,27 = 1,80 N N

54


Domanda 1

La crescita percentuale di Y/N sarà quindi Y1 Y0 − N N = 1,80 − 1,73 = 3,8% Y0 1,80 N

Graficamente⇒ Graficamente⇒ investimento (0,5(K/N)1/2), deprezzamento (0,2K/N) e funzione di produzione ((K/N)1/2) K/N ⇒ 3→3,27 Y/N ⇒ 1,73→ 1,73→1,80 0,2K/N

Y/N

(K/N)1/2 0,5(K/N)1/2

1,80 1,73

La crescita percentuale di Y/N sarà del 3,8%

3 3,27

Domanda 2

Domanda 2 2) Quale è il livello massimo di K/N e Y/N nell’economia?

K/N

Abbiamo visto nella lezione 23 che in stato stazionario abbiamo

investimento = deprezzamento

In assenza di progresso tecnico K/N e Y/N aumentano solo per l’accumulazione di capitale

I=δΚ

Sappiamo che raggiunto lo stato stazionario l’accumulazione di capitale cessa Perciò il livello massimo di K/N e Y/N si raggiunge in stato stazionario (K* /N e Y*/N) (K*/N Y*/N)

Considerando i nostri dati e l’equazione di accumulazione del capitale K1 K 0 K0 K − = 0,5 − 0,2 0 N N N N

ciò implica 0,5

Kt K = 0,2 t N N

55


Domanda 2

Domanda 2

Kt K 0,5 = 0,2 t N N

0,5 K t K t = 0,2 N N

Sapendo che

Abbiamo

Yt = 6,25 = 2,5 N

2

K t  0,5  =  = 2,52 = 6,25 N  0,2 

Quale è il livello massimo di Y/N?

Yt Kt = N N

Kt Kt 1/ 2 0,5 K  N N = = = t  1 / 2 0,2 Kt  Kt   N   N N  

Con alcuni passaggi algebrici

Il livello massimo raggiunto da K/N è 6,25

Graficamente ⇒ Il livello massimo è raggiunto in stato stazionario ⇒ punto E K*/N Y*/N=2,5 K*/N =6,25 Y*/N=2,5 0,2K/N

Y/N 2,5

(K/N)1/2 E

0,5(K/N)1/2

Il livello massimo raggiunto da Y/N è 2,5

Domanda 3 3) Cosa accade se s aumenta e passa a 0,6? Due implicazioni a) Nuova condizione di stato stazionario b) Maggiore accumulazione di capitale

a) Nuova condizione di stato stazionario

6,25

K/N

Con s=0,6 l’equazione di accumulazione del capitale diventa K Kt K t +1 K t − = 0,6 − 0,2 t N N N N

56


Domanda 3

Domanda 3

0,6

Kt K = 0,2 t N N

Procedendo come prima (domanda 2) si ottiene

Sapendo che

2

Quale è ora il livello massimo di Y/N?

Yt Kt = N N

K t  0,6  =  = 32 = 9 N  0,2 

In stato stazionario abbiamo quindi

Abbiamo

Yt = 9 =3 N

L’aumento di s ha portato il livello massimo di K/N da 6,25 a 9

Graficamente ⇒ Siamo nello stato stazionario E In E abbiamo K*/N=6,25 K*/N=6,25 e Y*/N=2,5 Y*/N=2,5

0,2K/N

Y/N 2,5

(K/N)1/2 E

6,25

0,5(K/N)1/2

K/N

L’aumento di s ha portato il livello massimo di Y/N da 2,5 a 3

↑s ⇒ Curva sf(K/N) sf(K/N) verso l’alto Nuovi livelli di stato stazionario K*’ K*’/N=9 Y*’ Y*’/N=3 0,2K/N

Y/N 3 2,5

(K/N)1/2 0,6(K/N)1/2

E’ E

6,25

0,5(K/N)1/2

9

K/N

57


Domanda 3 b) Maggiore accumulazione di capitale

Supponiamo di essere nello stato stazionario della domanda 2 (K*/N=6,25 e Y*/N=2,5)

Cosa accade quando aumenta s?

↑s ⇒↑ risparmio ⇒↑ investimento

↑ investimento ⇒ investimento > deprezzamento

L’accumulazione di capitale (che era nulla in stato stazionario) riprende

Domanda 3

La nuova accumulazione di capitale fa riprendere la crescita

Un aumento del saggio di risparmio genera quindi una nuova fase di crescita

L’accumulazione di capitale e la cresciuta proseguono fino al raggiungimento del nuovo stato stazionario (K/N=9 e Y/N=3)

Domanda 3

Cosa accade quando si raggiunge il nuovo stato stazionario?

Raggiunto il nuovo stato stazionario la crescita si interrompe nuovamente

Un aumento del saggio di risparmi genera quindi una nuova fase di crescita temporanea

Un aumento del saggio di risparmio non genera una crescita illimitata

Solo il progresso tecnico genera crescita nello stato stazionario

Lezione 25 Il cambio e i mercati finanziari in economia aperta Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

58


Il cambio e i mercati finanziari in economia aperta Cosa è il tasso di cambio fra due valute?

Cosa misura?

Cosa differenzia il cambio nominale ed il cambio reale?

Che influenza hanno i rapporti fra le economie sui mercati finanziari?

Introduzione al ruolo dei rapporti con l’estero

Analisi di economia aperta ⇒ Effetti dei rapporti con l’estero

Il cambio e i mercati finanziari in economia aperta

Introduzione al ruolo dei rapporti con l’estero

Cambio nominale e cambio reale

I mercati finanziari in economia aperta

Introduzione al ruolo dei rapporti con l’estero Mercati finanziari

Gli individui possono acquistare

Rapporti con l’estero hanno effetti in tre mercati

attività finanziarie nazionali

attività finanziarie estere

Mercato dei beni

Famiglie e imprese possono acquistare beni prodotti

Mercato dei fattori produttivi

Le imprese possono acquistare gli input all’interno

all’estero

all’interno

all’estero

59


Introduzione al ruolo dei rapporti con l’estero

Con riferimento ai tre mercati esistono limitazioni ai rapporti con l’estero: Dazi ⇒ Mercato dei beni e dei fattori produttivi Limiti all’investimento all’estero o tasse ⇒ Mercati finanziari

Tendenza recente ⇒ ↓ Limitazioni

Nella nostra analisi trascureremo le possibili limitazioni

Introduzione al ruolo dei rapporti con l’estero

Inoltre esamineremo solamente due mercati: Mercati finanziari (Cap. 14 par.2 par.2)) Mercato dei beni (Cap. 14 par.1 par.1 Cap. Cap. 15 par.1,2,3,4 par.1,2,3,4))

Trascureremo il mercato degli input (non esaminato in economia chiusa)

Prima di esaminare i due mercati esaminiamo alcune nozioni preliminari ⇒ Tasso di cambio nominale e reale

Tasso di cambio nominale

Tasso di cambio nominale (E) ⇒ Prezzo della valuta estera in termini della valuta nazionale ⇒ N° di unità di valuta nazionale per avere una unità di valuta estera

Ad esempio Ee/$/ - cambio nominale euro/dollaro euro - valuta nazionale dollaro - valuta estera Se Ee/$/ = 0,9 significa che è necessario pagare 0,9 euro per ottenere un dollaro (NB N° di euro per un dollaro)

Tasso di cambio nominale In generale

Se scambio la valuta nazionale e la valuta estera il cambio è pari all’inverso del cambio precedente

Esempio:

EA/B =

1

E B/A

Ee/$/ = 0,9 1 Ee/$ = E =1,11 e/ $

60


Tasso di cambio nominale

Tasso di cambio nominale

I cambi fra due valute possono essere

flessibili ⇒ determinati dal mercato (domanda e offerta di valuta)

Nel caso di cambi flessibili il tasso di cambio si modifica quotidianamente

↓E ⇒ sono necessarie meno unità di valuta nazionale per ottenere una unità di valuta estera ⇒ la moneta estera “costa meno”⇒ apprezzamento della valuta nazionale

↑E⇒ sono necessarie più unità di valuta nazionale per ottenere una unità di valuta estera ⇒ la moneta estera “costa di più” ⇒ deprezzamento della valuta nazionale

Es: Es: euro con dollaro o yen

fissi ⇒ fissati da accordi fra le economie Es: Es: cambi fra valute europee negli ultimi anni prima dell’euro

Tasso di cambio nominale

Tasso di cambio euro/dollaro

Nel caso di cambi fissi il tasso di cambio può essere modificato solo da cambiamenti negli accordi internazionali

In questo caso abbiamo: ↑E⇒ Svalutazione del cambio ↓E ⇒ Rivalutazione del cambio

61


Il tasso di cambio reale

Il tasso di cambio reale

Cambio nominale ⇒ Scambio di valute

Scelte delle famiglie in economia aperta: Consumo e risparmio Acquisto beni nazionali o esteri

Come scelgo fra beni nazionali e beni esteri? Confronto fra i prezzi

Assumiamo che esista un unico bene prodotto in Italia e negli Stati Uniti

Escludendo costi trasporto, la scelta dipende dal confronto fra il prezzo italiano e quello americano

Italia ⇒ P (in euro) US ⇒ P* (in dollari)

Per confrontare i prezzi ⇒ P* in $ → in euro →Ee/$P*

Il tasso di cambio reale

La scelta se acquistare il bene italiano o quello americano dipende dal confronto fra P e EP*

Variabile per confrontare i prezzi ⇒ cambio reale

EP * Tasso di cambio reale ε = P ⇒ Prezzo dei beni esteri in termini di beni nazionali

Il cambio reale quanto i beni nazionali “sono costosi” rispetto ai beni esteri ⇒ Competitività Competitività

Il tasso di cambio reale

Il cambio reale può modificarsi come quello nominale

Esso varia se: si modifica E si modifica P si modifica P*

↓ε ⇒ apprezzamento reale ↑ε ⇒ deprezzamento reale

62


I mercati finanziari in economia aperta

I mercati finanziari in economia aperta

Allocazione della ricchezza in economia chiusa ⇒ Scelta fra moneta e titoli

MD Ricchezza Finanziaria

Allocazione della ricchezza in economia aperta ⇒ Scelta fra moneta e titoli Scelta fra titoli nazionali e esteri

BD esteri

Come scegliere fra titoli nazionali e esteri?

I titoli sono detenuti per il rendimento ⇒ Confronto fra i rendimenti

I mercati finanziari in economia aperta

Confronto fra acquisto di titoli nazionali (US) e titoli esteri (UK)

Impiego alternativo di 1$ in US e in UK in titoli annuali con uguali caratteristiche: i – tasso di interesse negli US fra t e t+1 i* – tasso di interesse in UK fra t e t+1

Chiamiamo E$/£⇒E Il dollaro è la valuta nazionale (quanti dollari servono per comprare una sterlina) Ipotesi: mobilità dei capitali senza costi uguale durata dell’impiego consideriamo risparmiatore in US

BD nazionali BD

I mercati finanziari in economia aperta A) Impiego di 1 $ in US al tempo t ⇒ Al tempo t+1 ⇒ 1x(1+i) $ = (1+i) $ B) Impiego di 1 $ in UK al tempo t

Tre fasi:

1) Al tempo t si cambia 1$ in £ per acquistare titoli in UK E$/£=E ⇒ quanti $ per 1 £ Ciò che mi serve conoscere è quante £ per 1$⇒ E£/$

63


I mercati finanziari in economia aperta Scambiamo valuta nazionale e valuta estera per avere E£/$ 1 1 E£/$ = = E$ / £ E 1 1 1$ in £ ⇒ 1 × £= £ Et Et 2) Al tempo t+1 si ottengono gli interessi ⇒

(

)

(

)

1 1 £ × 1 + i* = 1 + i* £ Et Et

I mercati finanziari in economia aperta

Scelta impiego in US o in UK ⇒ Confronto fra rendimento in US ⇒ (1+i) $ E rendimento in UK ⇒ Et +1 (1 + i* )$ Se

(1 + i) >

EEt +1

Et

(1 + i ) ⇒ *

Et Tutti vogliono acquistare i titoli US ⇒ ↑Domanda titoli US⇒↓rendimento titoli US⇒↓i

I mercati finanziari in economia aperta 3) Al tempo t+1 devo cambiare £ in $

Cambio $/£ in t+1 ⇒ Et+1

(

)

(

)

1 1 1 + i* £ = 1 + i * × E t +1 $ Et Et

L’impiego di 1$ (in t) in UK porta (in t+1)

(

)

1 1 + i* Et +1$ Et

Se valuto l’investimento dopo averlo effettuato (in t+1) conosco il cambio Et+1

Se sto confrontando i due investimenti in US e in UK prima di effettuarli (in t) non conosco Et+1 ⇒ Aspettative ⇒Cambio atteso E Et +1

I mercati finanziari in economia aperta E

Se (1 + i ) <

(

E t +1 1 + i* Et

)

Tutti vogliono acquistare i titoli UK ⇒ ↑Domanda titoli UK⇒↓rendimento titoli UK⇒↓i* In equilibrio, dunque, E (1 + i ) = Et+1 1 + i* Et

(

)

La condizione ottenuta esprime una relazione fra interesse interno, interesse estero e cambio

Parità scoperta dei tassi di interesse (Uncovered interest rate parity ⇒ UIRP)

64


I mercati finanziari in economia aperta

E Et +1

(

La condizione (1+i) = 1 + i* E t approssimata da

i t = i*t

)

può essere

EE − Et * + t +1 = i t + ∆E E t Et %

I mercati finanziari in economia aperta

1) Le aspettative sul cambio influenzano il tasso di interesse

Il tasso di interesse nazionale deve essere pari al tasso estero + la variazione attesa del tasso di cambio

I mercati finanziari in economia aperta 2) ∆E E t = 0 ⇒ i=i* %

Se il cambio è stabile ⇒ I tassi di paesi diversi si influenzano e si muovono insieme

Diverse implicazioni:

∆E E t > 0 ⇒ i > i* % Se una economia in futuro ha una elevata probabilità di svalutare deve pagare tassi di interesse più alti

I mercati finanziari in economia aperta

Ciò spiega la dinamica recente dei tassi nei paesi dell’Unione Europa tassi di interesse a 10 anni, 1980-2002 25 20

European community 12 (EU15-excl GBR DNK SWE) Italy

15 Germany 10 5 0

France

Greece

19 80 19 82 19 84 19 86 19 88 19 90 19 92 19 94 19 96 19 98 20 00 20 02

3) La stessa conclusione è corretta se diverse economie hanno la stessa valuta

65


I mercati finanziari in economia aperta

E

Introduzione dell’Euro ⇒ ∆ % E t = 0 ⇒ convergenza dei tassi Forte riduzione dei tassi in Italia

Lezione 26 Il mercato dei beni in economia aperta

tassi di interesse a 10 anni, 1980-2002 25 20

European community 12 (EU15-excl GBR DNK SWE) Italy

15 Germany 10 5

Greece

19 80 19 82 19 84 19 86 19 88 19 90 19 92 19 94 19 96 19 98 20 00 20 02

0

Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

France

Il mercato dei beni in economia aperta

Che influenza hanno gli scambi con l’estero sull’equilibrio del mercato dei beni?

Cosa è la bilancia commerciale di un’economia?

Quali sono gli effetti della politica economica in economia aperta?

Il mercato dei beni in economia aperta

L’equilibrio del mercato dei beni in economia aperta

La bilancia commerciale e la bilancia dei pagamenti

Shock e variazioni dell’equilibrio

66


Il mercato dei beni in economia aperta

Il mercato dei beni in economia aperta

Domanda aggregata in economia chiusa ⇒

Z = C + I + G + X – eIM

Z=C+I+G

In economia aperta: beni prodotti all’estero acquistati nell’economia ⇒ Importazioni (IM) beni prodotti nell’economia acquistati all’estero ⇒ Esportazioni (X)

Esaminiamo ora importazioni ed esportazioni

Importazioni (IM) IM = IM(Y, IM(Y,ε) +-

↑reddito nazionale ⇒ ↑ domanda di beni ⇒ ↑ domanda prodotti all’estero (IM) EP * ↑ε ⇒ ↑ P ⇒ i beni esteri sono “più costosi” rispetto ai beni nazionali ⇒ ↓ domanda prodotti all’estero (IM)

Alcune grandezze sono analoghe a quelle di economia chiusa:

C = C(YC(Y-T) + I = I(Y,i) +,+,G = G0 T = T0 i = i0

Il valore delle importazioni IM è espresso in termini di beni esteri ⇒ Per esprimerlo in termini di beni nazionali utilizziamo il cambio reale (ε) ⇒ εIM

Il mercato dei beni in economia aperta

Domanda aggregata in economia aperta ⇒

Il mercato dei beni in economia aperta Esportazioni (X) X = X(Y* X(Y*,, ε) + + dove Y* - reddito estero

↑reddito estero ⇒ ↑ domanda di beni ⇒ ↑ domanda estera di beni nazionali (X)

↑ε ⇒ ↑ P ⇒ i beni esteri sono “più costosi” rispetto ai beni nazionali ⇒ ↑ domanda estera di beni nazionali (X)

Chiamiamo, infine, esportazioni nette NX la differenza fra esportazioni ed importazioni

EP *

NX =X=X-εIM

67


Il mercato dei beni in economia aperta

Contabilità di esportazioni ed importazioni ⇒ Bilancia commerciale

Saldo della bilancia commerciale = Esportazioni – Importazioni = NX

Il mercato dei beni in economia aperta

La bilancia commerciale è parte della contabilità complessiva dei rapporti con l’estero ⇒ Bilancia dei pagamenti

Bilancia dei pagamenti

NX=0 ⇒ Pareggio della bilancia commerciale NX>0 ⇒ Avanzo commerciale NX<0 ⇒ Disavanzo commerciale

Transazioni in conto corrente

Il mercato dei beni in economia aperta

Il mercato dei beni in economia aperta

Transazioni in conto corrente: Bilancia commerciale ⇒ Esportazioni ed importazioni Redditi da investimento ⇒ Redditi conseguiti dai possessori di attività finanziarie da e verso l’estero Trasferimenti fra paesi ⇒ Aiuti da e verso l’estero

Transazioni in conto capitale

In teoria: Saldo di conto corrente = - Saldo in conto capitale

Nella contabilità i due aggregati sono rilevati separatamente ⇒ Discrepanza statistica

Transazioni in conto capitale: Aumento delle attività finanziarie estere detenute nell’economia nazionale Aumento delle attività finanziarie nazionali detenute dal resto del mondo

68


Il mercato dei beni in economia aperta

Il mercato dei beni in economia aperta

Date le equazioni descritte la domanda aggregata Z può essere scritta come

Y = C(YC(Y-T0) + I(Y,i0) + G0 + IM(Y,ε) + X(Y* X(Y*,, ε)

Y è l’unica variabile endogena ⇒ L’equazione determina in modo implicito Y

L’analisi dell’equilibrio può essere effettuata graficamente

Come nel capitolo 3 consideriamo la funzione di domanda aggregata

Z = C + I + G + X - εIM

Sostituendo le equazioni precedenti abbiamo Z = C(YC(Y-T0) + I(Y,i0) + G0 + IM(Y,ε) + X(Y*, ε)

Imponendo la condizione di equilibrio del mercato dei beni Y=Z abbiamo

Z = C(YC(Y-T0) + I(Y,i0) + G0 + IM(Y,ε) + X(Y* X(Y*,, ε)

Y = C(YC(Y-T0) + I(Y,i0) + G0 + IM(Y,ε) + X(Y* X(Y*,, ε)

La curva è simile a quella ottenuta in economia chiusa ma non uguale (in questo caso anche IM dipende da Y)

Z, Y

Tale funzione è crescente in Y e può essere rappresentata da una curva come la ZZ

Equilibrio ⇒ Z=Y Introduciamo retta a 45° ⇒ valori di Y Nel punto E ⇒ Y=Z ⇒ Equilibrio

Z, Y ZZ

ZZ

YE

E 45°

Y

Y

69


Il mercato dei beni in economia aperta

Altra relazione grafica rilevante ⇒ NX e Y

NX =X (Y*,ε) - εIM (Y,ε)

↑Y ⇒ ↑IM ⇒ ↓NX ⇒ relazione decrescente

NX

NX=0 ⇒ Y=YTB ⇒ YTB è il livello di produzione per cui la bilancia commerciale è in pareggio (“trade (“trade balance”) balance”) Y<YTB ⇒ NX>0 ⇒ Avanzo commerciale (Esport .>Import.) (Esport.>Import.) Y>YTB ⇒ NX<0 ⇒ Disavanzo commerciale (Esport .<Import.) (Esport.<Import.)

NX

Y

Consideriamo YE e YTB congiuntamente YE⇒ Y=Z YTB ⇒NX =0 YTB e YE sono di norma diversi

YTB

Shock e variazioni dell’equilibrio

Z,Y

YE

NX

YTB

Y

Esaminiamo gli effetti di alcune variazioni di variabili esogene: Politica fiscale espansiva (↑G) Aumento della produzione estera (↑Y*) Deprezzamento del cambio (↑E)

Y

Y

70


1) Politica fiscale espansiva (↑G) Assumiamo YE=YTB ↑G⇒↑Z⇒Curva ZZ verso l’alto

Z,Y

ZZ’

Curva ZZ verso l’alto ⇒↑Y (da YE a YE’) Vediamo l’effetto sulla bilancia commerciale NX<0 ⇒ Disavanzo commerciale

Z,Y

ZZ’

ZZ

NX

YE

YE’

Y

YTB

YE

NX

Y

Shock e variazioni dell’equilibrio

ZZ

Spiegazione: ↑G⇒↑Z ⇒↑Z⇒ ↑Y ⇒ ↑IM

YTB

↑G ⇒ Disavanzo pubblico e disavanzo commerciale⇒ Disavanzi gemelli (Twin deficit)

Y

Z,Y ZZ

NX

Sappiamo anche che ↑G peggiora il bilancio pubblico

Y

2) Aumento della produzione estera (↑Y*) Assumiamo YE=YTB

Una politica fiscale espansiva genera un incremento della produzione di equilibrio ma causa anche un peggioramento della bilancia commerciale

YE’

YE

YTB

Y

Y

NX

71


↑Y*⇒↑X ↑X ⇒↑Z⇒ZZ verso l’alto ↑Y*⇒↑Y (da YE a YE’)

Z,Y

NX

↑Y*⇒ Y*⇒↑X ⇒ ↑NX (a parità di Y) ⇒curva NX verso l’alto Vediamo l’effetto complessivo sulla bilancia commerciale NX>0 ⇒ Avanzo commerciale Z,Y

YE

YE’

YTB

ZZ’

ZZ’

ZZ

ZZ

Y

YE

NX

Y

YE’

YTB

Y

YTB’

Y NX’

NX

NX

Shock e variazioni dell’equilibrio

Shock e variazioni dell’equilibrio

Deprezzamento del cambio (↑E)

EP * ⇒↑ε P

Abbiamo diversi effetti sulla bilancia commerciale:

↑E⇒↑

Effetto principale ⇒↑Y*⇒↑X ⇒↑NX

Effetto secondario ⇒↑Y*⇒↑Z⇒↑YE ⇒↑IM ⇒↓NX

Effetto netto ⇒↑NX

Tre effetti su NX=X NX=X--εIM: IM: ↑ε ⇒ ↑X(Y* X(Y*,, ε) ⇒ ↑ NX ↑ε ⇒ ↓IM(Y,ε) ⇒ ↑ NX ↑ε ⇒ ↑εIM (Y* (Y*,, ε) ⇒ ↓NX

L’effetto netto è ambiguo

NX aumenta ma meno di X

Sotto condizioni plausibili su domanda di beni nazionali e esteri (condizioni di MarshallMarshall-Lerner) Lerner) ⇒ ↑ NX

72


Shock e variazioni dell’equilibrio In questo caso: ↑ε ⇒ ↑NX ⇒ ↑Z ⇒↑YE

Il deprezzamento della valuta nazionale genera un miglioramento della bilancia commerciale e un aumento della produzione di equilibrio

Lezione 27 Il mercato dei beni in economia aperta: applicazioni Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

Equilibrio in Economia Aperta

Equilibrio in Economia Aperta

Limitiamo

dei beni.

la nostra analisi al mercato

Perché?

determinazione del tasso d’interesse in economia aperta non dipende più solo dall’offerta di moneta o dal tasso d’interesse di riferimento.

1. 2.

La

Intervengono altri fattori (UIRP) come: il tasso di interesse pagato negli altri paesi (i* (i*)) le aspettative sull’andamento del tasso di cambio nazionale Per semplicità assumiamo che il tasso d’interesse nazionale sia dato e non consideriamo i mercati finanziari

73


Descrizione di un’economia aperta

Alle consuete equazioni che descrivono il mercato dei beni in economia chiusa. Aggiungiamo quelle che definiscono l’andamento di esportazioni ed importazioni

C = C0 + c1·Yd I = I0 + I1·Y – I2·i G=G0 T=T0 i = i0 X= x1·Y*+ x2·e IM= IM1·Y – IM2·e e = e0 Y*= Y*0

Economia Aperta: Bilancia Commerciale NX ≤ 0 Disavanzo Commerciale: la spesa per importazioni (prezzo in valuta estera*quantità estera*quantità*tasso di cambio) è superiore ai ricavi per esportazioni (prezzo in valuta nazionale*quantità nazionale*quantità) NX ≥ 0 Avanzo Commerciale: i ricavi per esportazioni sono superiori alla spesa per importazioni.

Economia Aperta: Bilancia Commerciale

La variabile che sintetizza l’equilibrio sul mercato dei beni in economia aperta è la bilancia commerciale

Bilancia Commerciale = Esportazioni nette = Esportazioni – (Importazioni * Tasso di Cambio)

In formule: NX = X(Y*,ε) - ε·IM(Y,ε)

+ +

+-

Esercizio 1 I dati del problema: C = 400+0,5· 400+0,5·Yd I = 700 + 0,2· 0,2·Y – 4000· 4000·i G=T= 200 i= 0,1 X= 100 + 0,1· 0,1·Y* + 100· 100·ε IM= 0,1· 0,1·Y - 50· 50·ε ε=2 Y*= 1000

74


Esercizio 1

Si calcolino i valori di equilibrio del reddito e delle esportazioni nette

Si calcolino i valori di equilibrio di Consumo, Investimento, Esportazioni e Importazioni

Si calcolino i nuovi valori di equilibrio nei casi in cui: - La spesa pubblica G aumenti da 200 a 400 - Il reddito estero Y* aumenti da 1000 a 1200

Esercizio 1 - soluzione 1. Si definisce ZZ = Domanda aggregata di beni nazionali ZZ= C + I + G + NX = C+I+G+ X - ε·IM Sostituendo =400 + 0,5(Y0,5(Y-200) + 700 + 0,2Y - 4000i + 200 + 100 + 0,1· 0,1·(1000) + (100)· (100)·2 – 2·[0,1Y[0,1Y(50)· (50)·2]= = 1800+0,5· 1800+0,5·Y- 4000· 4000·i

Esercizio 1 - passaggi 1. Si definisce ZZ = Domanda aggregata di beni nazionali. 2. Si impone Y = ZZ; ZZ; condizione di equilibrio sul mercato dei beni ⇒ produzione(offerta) = domanda 3. Si calcola YE 4. Si calcolano CE, IE, XE e IME

Esercizio 1 - soluzione 2. Si impone Y = ZZ; ZZ; condizione di equilibrio sul mercato dei beni. Y(1Y(1-0,5)=18000,5)=1800-4000i Y(1/2) = 1800 – 4000i YE= 2· 2·(1800) – 2·(4000· (4000·i) IS Y = 3600 – 8000· 8000·i

75


Esercizio 1 - soluzione 3.

Si calcola YE Dato il tasso dell’interesse pari a 0,1 (il caso è analogo a quello di una curva LM orizzontale per i=0,1) si può calcolare il prodotto reale di equilibrio:

Esercizio 1 - soluzione 4. Si calcolano CE, IE, XE e IME

CE= 400+0,5· 400+0,5·(28002800-200)= 1700

IE= 700700-4000· 4000·(0,1)+0,2· (0,1)+0,2·(2800)= 2800)= 860

iE= 0,1

XE= 400

YE= 3600 - 8000· 8000·(0,1) = 2800

IME=0,1 ·(2800) 2800) - 50 ·(2)= 180

Esercizio 1 - soluzione

Pertanto:

NXE=XE - ε·IME = 400 – 2·(180) = 40 ≥ 0

N.B. non dipendono da YE

ZZ

ZZ E

⇒avanzo della bilancia commerciale 45°

La domanda di beni nazionali in equilibrio è: ZZE=CE+IE+G+NXE= = 1700 +860 + 200 +40= 2800 = YE

YE = 2800

Y

NX Avanzo commerciale

Y

0 NXE

76


Aumento della spesa pubblica La spesa pubblica aumenta: ∆G=+200. G=+200. G’ = G + 200 = 400 1. Si definisce la nuova curva ZZ ZZ= C + I + G’ + NX = C+I+G’+ X - ε·IM

Aumento della spesa pubblica 2. Si impone Y = ZZ; ZZ; condizione di equilibrio sul mercato dei beni. Y’E = 2000+0,5· 2000+0,5· Y’E - 4000· 4000·i (12000- 4000· 4000·i (1-0,5) · Y’E = 2000-

Sostituendo =400 + 0,5(Y0,5(Y-200) + 700 + 0,2Y - 4000i + 400 + 100 + 0,1· 0,1·(1000) + (100)· (100)·2 – 2·[0,1Y[0,1Y(50)· (50)·2]= = 2000+0,5· 2000+0,5·Y- 4000· 4000·i

Y’E = 40004000- 8000· 8000·i 3. Si calcola il nuovo livello di Y’E sostituendo per i = 0,1 Y’E=3200

Aumento della spesa pubblica

Aumento della spesa pubblica

4. Si calcolano C’E, I’E, X’E e IM’E C’E= 1900 I’E= 940 G’E = 400 X’E = XE = 400 IM’E =0,1· =0,1·(3200) - 50· 50·(2)= 220 pertanto: NX’E =X’E- ε·IM’E= 400 –2·(220)= - 40 ≤ 0 (disavanzo della bilancia commerciale)

ZZ’E=1900 + 940 + 400 + ((-40) = 3200 = Y’E

L’incremento del reddito reale di equilibrio determinato dalla politica fiscale NON ha influenzato le esportazioni (che dipendono dal reddito mondiale) ma ha fatto aumentare le importazioni, che invece dipendono dal PIL reale del paese. La conseguenza è stata che la bilancia commerciale è passato da una situazione di avanzo (NX≥ (NX≥0) ad una di disavanzo (NX’≤ (NX’≤0)

77


Aumento della spesa pubblica

L’aumento della domanda derivante da un aumento di G si è tradotta in maggior produzione e maggior reddito. Il maggior reddito ha fatto aumentare la domanda di beni che si è rivolta in parte verso i beni esteri facendo aumentare le importazioni In tal modo, la spesa aggregata dei residenti è diventata maggiore della produzione aggregata, cosicché la parte della spesa non prodotta all’interno deve essere “coperta” con merci importate.

zz

E’

ZZ’= ZZ’= ZZ+∆G ZZ

E

Y’E > Ytb NX<0

45°

YE = 2800

Y’E = 3200

Y

NX

0

Avanzo commerciale

Y

Disavanzo commerciale NXE

Aumento del reddito mondiale

Aumento del reddito mondiale

Il prodotto reale mondiale aumenta: ∆Y*= 200 Y*’ = Y* + 200 = 1200 G torna a 200 (per semplicità di calcolo).

2. Si impone Y = ZZ; ZZ; condizione di equilibrio sul mercato dei beni.

1. Si definisce la nuova curva ZZ ZZ’’ ZZ’’ = C+I+G+NX =C+I+G+X=C+I+G+X-ε·IM = 400 + 0,5· 0,5·(Y(Y-200) 700 + 0,2· 0,2·Y - 4000· 4000·i + 200 + 100 + 120 + 200 – 2·(0,1· (0,1·Y-100) = = 1820+0,5· 1820+0,5·Y- 4000· 4000·i

Y(1Y(1-0,5)= 1820 - 4000· 4000·i Y E ’’= 2· 2·(1820) – 2·(4000· (4000·i) nuova IS Y E’’ = 3640 – 8000· 8000·i 3. Si calcola il nuovo livello di Y’’E sostituendo per i = 0,1 Y E’’ = 3640 - 8000· 8000·(0,1) = 2840

78


Aumento del reddito mondiale 4. Si calcolano C’’E, I’’E, X’’E e IM’’E C’’ E =400+0,5 ·(2840(2840-200)= 1720 I’’ E =700=700-4000 ·(0,1)+0,2· (0,1)+0,2·(2840)= 868 X ‘’E =100+0,1· =100+0,1·(1200)+200= 420 IM’’ E =0,1· =0,1·(2840) - 50· 50·(2)= 184 pertanto: NX’’ E= X’’ E- ε·IM’’ E=420 - 2·(184)= 52 ≥ 0 (bilancia commerciale in avanzo)

Aumento del reddito mondiale

Graficamente questo corrisponde ad uno spostamento della curva NX verso destra. La bilancia commerciale non aumenta di 20, ma solo di 12. L’aumento del reddito reale di equilibrio infatti, ha fatto aumentare di 8 le importazioni, andando così a mitigare l’aumento complessivo della bilancia commerciale (o delle esportazioni nette, se si preferisce).

Aumento del reddito mondiale

La domanda di beni nazionali allora è: ZZ’’ ZZ’’ E=C’’ E+ I’’ E+ G’’ E+ NX’’ E= 1720+868+200+52= 2840 = Y’’ E L’incremento del reddito reale è stato determinato dalle esportazioni, cresciute a seguito dell’aumento del reddito reale mondiale. Ciò ha determinato un aumento della domanda di beni nazionali che ha richiesto una maggiore produzione Da questo deriva infine un maggior reddito.

zz ZZ’’=ZZ+∆X = ΖΖ+(X1∆Y*) ZZ

Y’’E > Ytb NX>0

Ytb

45°

YE = 2800

YE’’ = 2840

Y

NX

Y

0 Avanzo commerciale

NX’E NXE

79


L’Euro: la sua introduzione le sue conseguenze

Lezione 28 L’Euro: l’ introduzione e le conseguenze Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

L’Euro: la sua introduzione le sue conseguenze

La nascita dell’Unione Monetaria Europea (UEM)

Le ragioni dell’introduzione dell’Euro

Il trattato di Maastricht

Come è avvenuta la creazione dell’Unione Monetaria Europea?

Quali sono le ragioni della sua creazione?

Quali sono le sue conseguenze?

La nascita dell’UEM

A partire dal 1 gennaio 1999 ⇒ 11 paesi europei (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) hanno deciso di abbandonare le loro valute nazionali e di adottare una valuta comune ⇒ Cambio fisso irrevocabile

A partire dal 1 gennaio 2001 anche la Grecia è ammessa nell’unione monetaria

Dal 1 gennaio 2002 inizia la circolazione dell’ dell’Euro che sostituisce le valute nazionali

80


La nascita dell’UEM

La nascita dell’UEM

Si noti che i paesi dell’ dell’Unione Europea sono 15 mentre i paesi che hanno adottato l’l’Euro (UEM) sono 12

Non hanno aderito Regno Unito e Danimarca e Svezia

Ragioni per avere una unica valuta fra i paesi europei: Importanza degli scambi commerciali fra i paesi europei Ruolo delle fluttuazioni del cambio nella crisi degli anni ’30 Politica agricola comunitaria Adozione di una valuta forte per gli scambi internazionali Significato “politico” politico” della valuta comune

Cambio fisso ⇒ possibilità possibilità di modificare l’accordo (svalutare o rivalutare)

Moneta unica ⇒ determinazione irreversibile

La moneta unica è “la forma più più estrema” estrema” di cambio fisso

La nascita dell’UEM

La nascita dell’UEM

Analisi economia aperta: cambi flessibili cambi fissi

1) Importanza degli scambi commerciali fra i paesi europei

Scambi commerciali fra paesi ⇒ economia aperta

Grado di apertura ⇒ Dimensione degli scambi commerciali

Quanto maggiori sono esportazioni ed importazioni tanto più più un’ un’economia è aperta

Grado di apertura =

X + εIM Y

81


La nascita dell’UEM

La nascita dell’UEM

Grado di apertura di diverse economie

Benelux Germania Francia Italia Spagna Regno Unito

24,2 22,5 18,2 20,0 18,4 22,7

US Giappone UE 15 UE 11

9,5 8,7 8,8 13,1

L’apertura delle economia europee è molto maggiore di quella di US e Giappone

L’apertura dell’UE è analoga a US e Giappone

I paesi dell’UE hanno forti scambi fra di loro

Grande volume di scambi commerciali ⇒ Adozione di cambi fissi (o moneta unica)

Due motivazioni:

a)Ridurre l’l’incertezza per operatori

In cambi flessibili esportatori ed importatori soffrono per incertezza sul cambio futuro ⇒ esportatori ed importatori effettuano transazioni denominate in valute estera ⇒ variabilità variabilità del cambio implica variabilità variabilità di costi e ricavi

La nascita dell’UEM

La nascita dell’UEM

In cambi flessibili acquisto di titoli in paesi esteri comporta un rischio di cambio

2) Ruolo delle fluttuazioni del cambio nella crisi degli anni ’30

I costi dell’ dell’incertezza sono elevati per economie molto aperte

Anni ’30 ⇒ “Grande depressione” depressione”

Fase di recessione molto forte e prolungata originatasi negli Stati Uniti e allargatasi a tutte le economie sviluppate

Per uscire dalla recessione molti paesi europei ⇒ svalutazione della propria valuta

b) Evitare politiche opportunistiche ⇒ Rimuovere incentivo a svalutare per promuovere le esportazioni

La seconda motivazione si lega alle fluttuazioni degli anni ’20 e ‘30

82


La nascita dell’UEM

Svalutazione attuata da un solo paese ⇒↑E ⇒↑ε ⇒ ↑NX ⇒↑Y ⇒ aumenta la crescita Svalutazione attuata contemporaneamente da più più paesi non influisce sugli scambi ma ↑ incertezza e ↑ inflazione ⇒ Aggravamento della crisi Dall’ Dall’esperienza degli anni ’30 nasce la convinzione di dover mantenere stabili i cambi fra le valute europee

La nascita dell’UEM 3) Politica agricola europea

Dagli anni ’60 ⇒ mercato agricolo comune europeo

Scopo del mercato agricolo comune ⇒ sostenere e regolare il settore agricolo

In tale mercato i prezzi dei prodotti agricoli sono uguali in tutti i paesi

Fluttuazioni dei cambi rendevano difficile mantenimento di prezzi uguali

La nascita dell’UEM 4) Adozione di una valuta forte per gli scambi internazionali

Prima dell’ dell’UEM molti paesi europei avevano valute “deboli” deboli” sui mercati internazionali ⇒ soggette a forti fluttuazioni del cambio e oggetto di attacchi speculativi

Le valute “forti” forti” erano il marco e la sterlina (NB: il Regno Unito non è nell’ nell’UEM)

La lira era una valuta debole a causa del forte debito pubblico nazionale (crisi valutaria del 1992)

La nascita dell’UEM

Per i paesi con valute “deboli” deboli” (come l’l’Italia) l’l’ingresso nell’ nell’Unione era molto utile per adottare la valuta di un area economica molto grande

83


La nascita dell’UEM

Il trattato di Maastricht

5) Significato “politico” politico” della valuta comune

Accordi fra i paesi europei (dalla CEE all’ all’UE) e istituzioni europee ⇒ Eliminare le contrapposizioni fra i paesi protagonisti delle due guerre mondiali Favorire l’l’integrazione fra i paesi europei La moneta unica è un elemento di integrazione economica molto forte

Fondamento dell’UEM ⇒ Trattato di Maastricht (1992)

Trattato di Maastricht ⇒ crea una nuova istituzione ⇒ Banca Centrale Europea (BCE) ⇒ istituzione che regola la politica monetaria dell’ dell’area dell’ dell’Euro (lezione 26) determina le regole da rispettare per poter entrare nell’ nell’UEM ⇒ rispetto “parametri di convergenza” convergenza”

Il trattato di Maastricht

Il trattato di Maastricht

Parametri di convergenza ⇒ I paesi ammessi all’ all’Unione devono avere per alcune variabili predefinite valori non troppo distanti dalla media europea ⇒ Convergenza alla media europea Spiegazione ⇒ Un’ Un’unione monetaria funziona se i paesi non sono troppo diversi tra loro I paesi “virtuosi” virtuosi” (come la Germania) temevano l’entrata di paesi con valori sfavorevoli (come l’l’Italia)⇒ Entrata subordinata ad un miglioramento dei valori

Parametri di convergenza ⇒ inflazione ⇒ max 1,5% sopra la media europea tasso di interesse a lungo termine ⇒ max 2% sopra la media europea cambio ⇒ fluttuante all’ all’interno di una banda predefinita

Deficit ≤ 3% Pil debito pubblico ⇒ Debito ≤ 60% Pil

deficit pubblico ⇒

Per al massimo uno dei parametri di finanza pubblica era prevista la possibilità possibilità di valutare la tendenza verso l’l’obiettivo

84


Convergenza nei tassi di inflazione ⇒ Inflazione in Italia, Germania, Francia, Grecia e UE nel periodo1990periodo1990-2002 I tassi di inflazione convergono negli ultimi anni

Convergenza nei tassi di interesse a lungo termine ⇒ Tasso di interesse a 10 anni in Italia, Germania, Francia, Grecia e UE nel periodo 19801980-2002 Convergenza nell’ nell’ultimo periodo

tassi di inflazione dell'IPC armonizzato, 1990-2002

tassi di interesse a 10 anni, 1980-2002

European community -12 (EU15-excl GBR DNK SWE) Italy

25 20

European community 12 (EU15-excl GBR DNK SWE) Italy

25 20

15

15

Germany

Germany

10

10

France

5 0

0

Greece

Stabilità Stabilità del cambio ⇒ Cambio con il dollaro di diverse valute europee I tassi di cambio con il dollaro convergono ⇒ i cambi fra le valute sono stabili tassi di cambio nominali con il $, 1990-2002

1,2 1 0,8 0,6

European community -12 (EU15-excl GBR DNK SWE)

Maggiori difficoltà difficoltà hanno riguardato i parametri relativi ai conti pubblici

Nel 1992 notevoli differenze nei livelli del debito pubblico Paese

Debito/Pil Debito/Pil

Germany

Francia

43%

Germania

40%

Italia

108%

Grecia

97%

France 0,2

19 90 19 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02

Il trattato di Maastricht

Italy

0,4

0

Greece

19 80 19 82 19 84 19 86 19 88 19 90 19 92 19 94 19 96 19 98 20 00 20 02

19 90 19 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02

France

5

Greece

85


Il trattato di Maastricht

Il trattato di Maastricht

Paesi come Italia e Grecia non potevano raggiungere il 60%

Il deficit fu ridotto da oltre il 12% del Pil a meno del 3%

Le riduzioni più più forti si concentrano nel periodo fra il 1996 ed il 1997 (dal 7,1% al 2,7%)

Era comunque sufficiente: debito/Pil debito/Pil in diminuzione deficit/Pil deficit/Pil non superiore al 3%

Per l’l’Italia fu necessario un forte risanamento dei conti pubblici ⇒ notevole riduzione del deficit

Il risanamento fu attuato tramite manovre di politica fiscale restrittiva

6

130

4

120 110

2

100 0 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

90

-2 80 -4

70

-6

60

-8

50

Disavanzo primario/Pil (in %)

Debito pubblico/Pil (in %)

Debito pubblico/Pil (jn %)

Disavanzo primario ⇒ avanzo primario La spesa per interessi causò crescita del debito per molti anni ancora

Disavanzo primario/Pil (in%)

Il trattato di Maastricht

Trattato di Maastricht ⇒ omogeneizzazione delle economie prima dell’ dell’UEM

E’ necessario che essere rimangano simili anche dopo

Inoltre è necessario che la loro politica economica segua regole comuni

Per queste due ragioni ⇒ Patto di stabilità stabilità (1997)

Patto di stabilità stabilità (1997) e sue implicazioni ⇒ lezione 26

86


L’Euro:il patto di stabilità e crescita e la Banca Centrale Europea

Lezione 29 L’Euro: il patto di stabilità e crescita e la Banca Centrale Europea Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

L’Euro:il patto di stabilità e crescita e la Banca Centrale Europea

Il patto di stabilità e crescita

Le proposte di modifica del patto

Cosa impone il patto di stabilità e crescita?

Perché è stato siglato?

Quali sono i compiti della BCE?

Il patto di stabilità e crescita

Trattato di Maastricht (1992) ⇒ Omogeneizzazione delle economie prima dell’ dell’UEM

Durante l’l’Unione ⇒ le economie devono rimanere omogenee la politica economica deve seguire regole comuni

Compiti e obiettivi della BCE Applicazione: i primi anni della BCE

Per queste due ragioni ⇒ patto di stabilità stabilità (1997) creazione delle BCE

87


Il patto di stabilità e crescita

Patto di stabilità stabilità ⇒ Conti pubblici ⇒ Obiettivo di pareggio del bilancio pubblico

Regole del patto: In media bilancio pubblico in pareggio Disavanzo inferiore al 3% del Pil permesso nelle recessioni Ciò implica ⇒avanzo durante le espansioni

Il patto di stabilità e crescita

Il patto di stabilità e crescita

Perché Perché è stato introdotto il patto di stabilità stabilità? Ragione principale ⇒ Rischio di crisi finanziarie

Lezione 8 ⇒ Problemi del debito pubblico

Debito pubblico elevato e crescente ⇒ Rischio insostenibilità insostenibilità finanziaria

In caso di violazione ⇒ sanzioni ⇒ Deposito pari a 0,2% del Pil + 0,1% per ogni punto percentuale di eccesso (fino a max 0,5%) Se non riequilbrio entro due anni ⇒ perdita del deposito

La sanzione non è automatica ⇒ delibera Ecofin (Consiglio dei ministri economici dei paesi UEM)

Finora nei casi di deficit eccessivo (Francia e Germania) ⇒ nessuna sanzione

Il patto di stabilità e crescita

Debito elevato e crescente ⇒ E’ possibile che non si trovino più più soggetti disposti a comprare titoli ⇒ Insolvenza

Prima della moneta unica ⇒ I titoli pubblici erano acquistati soprattutto all’ all’interno (NB: titoli in valute diverse) ⇒ Se un paese diveniva insolvente ⇒ Crisi finanziaria al suo interno

Dopo la moneta unica ⇒ I titoli di ciascuna paese sono detenuti in ampia quota negli altri paesi dell’ dell’UEM (NB: titoli nella stessa valuta) ⇒ Se un paese diviene insolvente ⇒ Crisi finanziaria in tutta la UEM

88


Il patto di stabilità e crescita

Il patto di stabilità e crescita

Possibile soluzione in caso di crisi ⇒ Intervento della BCE (controlla offerta di moneta in euro) ⇒ Acquisto dei titoli in eccesso ⇒ Forte aumento dell’ dell’inflazione

Per questa ragione ⇒ Regola per mantenere in ordine i conti pubblici ⇒ Pareggio del bilancio pubblico

Pareggio del bilancio pubblico ⇒ Il debito non cresce

Il patto di stabilità e crescita 1) Deficit e debito

Pareggio bilancio pubblico ⇒ Evitare crescita del debito

Crescita del debito è un problema se il debito è elevato

Ci sono notevoli differenze nel livello del debito delle principali economie europee ⇒ Francia e Germania Debito/Pil Debito/Pil intorno al 60% Italia, Grecia, Belgio Debito/Pil Debito/Pil superiore al 100%

Proposte di modifiche al patto di stabilità stabilità per due ragioni: ha alcuni difetti nella realtà realtà le sanzioni non sono state applicate Proposte di modifica: deficit e debito “golden rule” dei conti pubblici riforme strutturali

Il patto di stabilità e crescita

Economie con debito più basso (es. Francia e Germania) possono lasciarlo crescere ancora

Economie con debito elevato (es. Italia) debbono stabilizzarlo

Il patto impone la stessa regola per tutti

Proposta di modifica ⇒ Tenere conto sia del deficit che del debito ⇒ Inserire parametro sul debito (es. Maastricht debito/Pil debito/Pil < 60%)

89


Il patto di stabilità e crescita

Il patto di stabilità e crescita

La critica al patto è fondata

2) “Golden rule” rule” dei conti pubblici

D = G – T +iB

Lezione 3 ⇒ Spesa pubblica

Diverse difficoltà difficoltà nell’ nell’introdurre la modifica: Difficile determinare una regola semplice ⇒ Il livello del deficit è più più facilmente controllabile di quello di deficit e debito insieme Paesi con debito alto sono contrari

NB: La modifica sarebbe molto sfavorevole per l’l’Italia

consumi consumi pubblici investimenti investimenti pubblici

Consumi e investimenti pubblici sono molto diversi

Investimenti pubblici ⇒ Infrastrutture ⇒ Effetti benefici sull’ sull’offerta ⇒ Aumentano la crescita

Il patto di stabilità e crescita

Proposta di modifica ⇒ “Scorporare” Scorporare” gli investimenti dal deficit per la regola del patto

Il patto di stabilità e crescita 3) Riforme strutturali

Riforme strutturali ⇒ Immediato aumento della spesa pubblica Successivo risparmio di spesa

Nuova regola

Consumi pubblici – Tasse + Interessi = 0

Il patto sfavorisce le riforme strutturali perché perché ↑G può generare deficit eccessivo

Limiti della proposta: Difficile stabilire cosa è investimento (es (es ricerca ⇒ università università) ⇒ Rischio comportamento opportunistico Per il rischio di insolvenza conta tutto il deficit

Proposta di modifica ⇒ “Scorporare” Scorporare” il costo delle riforme strutturali dal deficit per la regola del patto

Limiti della proposta ⇒ Come per 2)

90


La Banca Centrale Europea

Creazione di moneta unica ⇒ Politica monetaria unificata ⇒ Creazione di nuove istituzioni ⇒ Banca Centrale Europea (BCE) La BCE è l’istituzione deputata a gestire la politica monetaria dell’ dell’Euro

La politica monetaria non è più più sotto il controllo delle Banche Centrali nazionali

Le Banche Centrali nazionali mantengono un ruolo rilevante

La Banca Centrale Europea

La Banca Centrale Europea

Obiettivo prioritario della BCE (per il suo statuto)⇒ Stabilità Stabilità dei prezzi nell’ nell’area dell’ dell’Euro nel medio periodo

La politica determinata dal Consigli Direttivo è attuata dal Comitato Esecutivo ⇒ Presidente, vicepresidente, 4 membri “esperti” esperti”

La Banca Centrale Europea 2) La stabilità stabilità dei prezzi è un obiettivo di medio periodo

L’inflazione può superare il 2% per alcuni periodi ma deve essere inferiore in media

Tale obiettivo ha diverse implicazioni

1) Stabilità Stabilità ⇒ determinazione quantitativa ⇒ Per la BCE i prezzi sono stabili se l’l’inflazione è inferiore al 2%

Il Consiglio direttivo della BCE è composto da: Presidente, vicepresidente, 4 membri “esperti” esperti” Governatori delle Banche Centrali nazionali dei paesi dell’ dell’Euro

Ciò implica: non prezzi costanti nel tempo inflazione media fra 0 e 2%

3) Riferimento all’ all’intera area dell’ dell’Euro

Non sono rilevanti i valori dei singoli paesi⇒ Se in alcuni paesi l’l’inflazione media è >2% ma la media europea è <2% la BCE non interviene

I problemi nazionali devono essere risolti dai governi nazionali

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La Banca Centrale Europea 4) La stabilità stabilità dei prezzi è obiettivo primario ma non esclusivo della BCE

La Banca Centrale Europea

Considerazioni precedenti ⇒ BCE poco interesse per la crescita

La BCE può attuare politiche monetarie espansive agire per favorire la crescita durante le recessioni

La BCE guida la politica monetaria europea da poco tempo ⇒ difficile valutare se ciò è vero

Tali politiche possono essere attuate solo se non portano l’l’inflazione sopra il 2%

Esercizio possibile ⇒ Confronto con Federal Reserve e Bundesbank

Lezione 11 ⇒ Descrizione della politica monetaria ⇒ Regola di Taylor

Regola di Taylor: Taylor:

i r = α + π + β(π − πˆ ) + γ ( y − yˆ)

La Banca Centrale Europea

La Banca Centrale Europea

Stimando la regola di Taylor per Federal Reserve e Bundesbank si può esaminare la politica della BCE

In particolare: Stima parametri β e γ per Federal Reserve Stima parametri β e γ per Bundesbank Dati tali parametri si determinano le scelte che Federal Reserve e Bundesbank avrebbero attuato al posto della Bce Si confronta il comportamento della Bce con tali scelte

i r = α + π + β(π − πˆ ) + γ ( y − yˆ)

Banche Centrali con “stili” stili” diversi ⇒ Valori diversi dei parametri α,β,γ ⇒ Diverso peso attribuito a inflazione e produzione

Ad esempio: Federal Reserve maggiore interesse per Y ⇒ γ + elevato Bundesbank maggiore interesse per π ⇒ β + elevato

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Operando in tale modo si ottiene il grafico seguente: Grafico 1 ⇒ Bce versus Bundesbank Grafico 2 ⇒ Bce versus Federal Reserve

Due risultati principali: Maggiore somiglianza con Federal Reserve Politica persino più più espansiva di Federal Reserve

La Banca Centrale Europea

L’obiettivo primario della BCE è per statuto la stabilità stabilità dei prezzi

L’esercizio proposto sembra indicare che ciò non le abbia impedito di perseguire anche obiettivi di crescita del Pil

Lezione 30 Applicazione: Il declino dell’economia italiana Istituzioni di Economia Politica II Mario Menegatti

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Il declino dell’economia italiana

Il declino dell’economia italiana

Cosa indicano i dati sulla crescita dell’economia italiana? Cosa può spiegare l’andamento negativo rilevato? L’economia italiana è in una fase di rallentamento o registra l’inizio di un “declino”?

La crescita dell’economia italiana

Esaminiamo i dati della crescita dell’ dell’economia italiana dal 1950 ⇒ crescita media Pil italiano

19511951-1960 6,6%

19811981-1990 2,7%

19611961-1970 6,4%

19911991-2000 1,3%

19711971-1980 3,6%

20012001-2004 0,8%

La crescita si riduce nel tempo in modo molto significativo Possibile spiegazione nel modello di Solow ⇒ Avvicinandosi allo stato stazionario la crescita rallenta

La crescita dell’economia italiana

Le cause del rallentamento: la domanda

Le cause del rallentamento: l’offerta

Il rischio di declino e le possibili soluzioni

La crescita dell’economia italiana

I dati sembrano indicare la presenza anche di altri fenomeni per diverse ragioni: Il rallentamento è più più rapido di quanto giustificato dall’ dall’avvicinarsi dello stato stazionario La crescita recente è quasi nulla (Ciò non accade neanche nello stato stazionario per il progresso tecnico) La crescita italiana recente è molto inferiore a quella degli altri paesi industrializzati

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La crescita dell’economia italiana

In particolare crescita nel periodo 20012001-2004 in alcuni paesi industrializzati abbiamo:

La crescita dell’economia italiana

Italia

0,8%

Italia

0,8%

Francia

1,6%

Francia

1,6%

Germania

0,6%

Germania

0,6%

Unione Europea 1,4%

Unione Europea 1,4%

Regno Unito

2,3%

Regno Unito

2,3%

Stati Uniti

2,5%

Stati Uniti

2,5%

La crescita dell’economia italiana

La crescita dell’economia italiana

In conclusione: l’l’economia italiana negli ultimi anni cresce troppo poco

Prima domanda: E’ E’ una fluttuazione ciclica o un fenomeno strutturale d medio/lungo periodo?

L’economia americana cresce molto di più più di quella europea L’economia italiana cresce meno della media europea

Abbiamo visto nella lezione 1 e studiando ADAD-AS ⇒ ciclo economico ⇒ fasi di accelerazione e fasi di rallentamento della crescita ⇒ Shock di domanda o shock temporanei di offerta (↓ C0, I0, G , ↑P materie prime, ∆E)

Abbiamo visto come anche che: il livello naturale della produzione Yn può ridursi⇒ Shock permanenti di offerta (↑permanente costo lavoro, modesto ↑tecnologia… tecnologia…) la crescita di lungo periodo è influenzata dal progresso tecnico Plausibilmente la bassa crescita dipende dalla compresenza dei due fenomeni⇒ Elementi congiunturali sfavorevoli (debolezza della domanda) Problemi strutturali (capitale umano, nuove tecnologie, progresso tecnico e innovazioni)

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La debolezza della domanda

Iniziamo esaminando i problemi congiunturali ⇒ debolezza della domanda aggregata

Domanda aggregata Z = C+I+G+XC+I+G+X-IM

Vediamo la dinamica di diversi aggregati

La debolezza della domanda

Dinamica degli investimenti molto modesta media 19951995-2004 ⇒ +3,8% media 20012001-2004 ⇒ +0,8%

Tenuta fine anni ’90

Forte rallentamento ultimi anni

La debolezza della domanda Spiegazioni: a) minore fiducia delle imprese b) difficoltà difficoltà autofinanziamento e credito

La debolezza della domanda

Crescita dei consumi ⇒ media 19951995-2004 ⇒ +1,8% media 20012001-2004 ⇒ +1%

Si mantiene su valori più più stabili (è di norma meno volatile di quella degli investimenti)

Evidenzia comunque un rallentamento

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La debolezza della domanda Diverse spiegazioni ⇒ a) Fiducia dei consumatori Forte riduzione dal 2002

La debolezza della domanda Diverse spiegazioni ⇒ b) Dinamica della ricchezza Calo indici borsa Crisi finanziarie (Argentina, Parmalat) Parmalat)

La debolezza della domanda Diverse spiegazioni ⇒ c) Parziale accelerazione dell’inflazione negli ultimi anni (incremento >1% dalla fine degli anni ’90) d) Notevole aumento dell’inflazione percepita e) Effetto asimmetrico della dinamica dell’inflazione ⇒ L’andamento dei prezzi ha avuto effetti molto differenziati

La debolezza della domanda

Effetti del risanamento del bilancio pubblico Negli anni ’90 ⇒ forte riduzione del deficit pubblico Negli ultimi anni ⇒ vincoli patto di stabilità stabilità

La politica fiscale restrittiva ha avuto effetti recessivi

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La debolezza della domanda

Debolezza congiunturale degli scambi con l’estero ⇒ Dinamica del cambio Euro/dollaro

L’euro si è apprezzato notevolmente

L’apprezzamento ha riguardato anche molte valute dei paesi asiatici

La debolezza della domanda

Le esportazioni italiane hanno evidenziato una dinamica negativa negli ultimi anni

Quota esportazioni sul Pil ⇒ 21,5% nel 1995 20,5% nel 2004

Quota delle esportazioni italiane sul commercio mondiale ⇒ ↓ 1% (dal 4,5% al 3,5%)

Nel medesimo periodo aumenta la quota delle importazioni sul Pil (dal 18,8% al 20,5%) ⇒ Andamento negativo delle esportazioni nette

La debolezza della domanda

Diverse ragioni spiegano la debolezza domanda

Gli interventi di politica economica sono spesso inattuabili o poco efficaci

Problemi strutturali

La dinamica recente dell’economia italiana non sembra essere spiegata solo dal ciclo economico

Politiche espansive ⇒ politica fiscale fortemente limitata dal deficit pubblico politica monetaria controllata dalla Bce

Politiche di controllo prezzi e azione su aspettative ⇒ Di difficile attuazioni e scarsa efficacia per ruolo privati

In particolare: la crisi ha una durata ed una intensità maggiore di usuali fluttuazioni cicliche l’economia italiana presenta rilevanti problemi strutturali

Fluttuazioni cicliche ⇒ Meccanismi automatici di aggiustamento ⇒ Spesso molto lenti

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Problemi strutturali

Problemi strutturali

Fenomeno recente ⇒ Riduzione costi di trasporto merci Rimozione delle barriere al commercio internazionale Da ciò deriva la globalizzazione dei mercati ⇒ Sviluppo delle produzioni e delle esportazioni dei paesi asiatici

Struttura produttive economia italiana ⇒ Forte specializzazione nei settori tradizionali

La struttura produttiva di molte altre economie industrializzate è differente

La concorrenza dei paesi asiatici è più grave per l’economia italiana

La sovrapposizione aumenta in tutti i settori La sovrapposizione è maggiore per le merci italiane

Concorrenza dei paesi asiatici ⇒ bassi costi di produzione forte specializzazione nei settori tradizionali

Problemi strutturali

Confronto “sovrapposizione” sovrapposizione” merci italiane vs cinesi e merci spagnole vs merci cinesi (Fonte: Amighini e Chiarlone) Chiarlone)

Problemi strutturali

Italia vs Cina 2001 38,4%

Spagna vs Cina 2001 21,2%

Manifatturiero

Intensivi in lavoro non qualif. qualif. 31,5%

53,6%

38,8%

Tessile e abbigliamento

40,8%

56%

Calzature

28,4%

Arredamento Articoli plastici

Manifatturiero

Italia vs Cina 2001 38,4%

Spagna vs Cina 2001 21,2%

Intensivi in lavoro non qualif. qualif. 31,5%

53,6%

38,8%

51,6%

Tessile e abbigliamento

40,8%

56%

51,6%

81,3%

62%

Calzature

28,4%

81,3%

62%

12,6%

53,4%

34,3%

Arredamento

12,6%

53,4%

34,3%

60,2%

74,3%

52,1%

Articoli plastici

60,2%

74,3%

52,1%

Italia vs Cina 1991 18%

Italia vs Cina 1991 18%

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Problemi strutturali

Evidenza precedente ⇒ Problemi di competitività delle merci nazionali

Rimedi: a) Aumentare la competitività competitività b) Modificare la struttura produttiva

Problemi strutturali

Aumentare la competitività competitività ⇒ Ridurre i costi di produzione

Riduzione del costo del lavoro ⇒ Riduzione delle tasse sul lavoro (Cuneo fiscale ⇒ Differenza fra ciò che è pagato dall’ dall’impresa e ciò che è percepito dal lavoratore)

Limite ⇒ Costo del lavoro nei paesi asiatici dipende da condizioni di indigenza

Mobilità del lavoro anziché mobilità delle merci ⇒ Ruolo del trasferimento dei lavoratori

Problemi strutturali

Altri costi di produzione ⇒ Costi per servizi e energia sostenuti dalle imprese ⇒ Mediamente elevati in Italia

Spiegazione basso grado di concorrenza : settore energetico settore bancario e assicurativo consulenze professionali

− − −

Soluzione: Liberalizzazione dei mercati

Energia ⇒rischio per ricerca e sviluppo nazionale

Problemi strutturali b) Modificare la struttura produttiva ⇒ Investimento in settori diversi dai tradizionali a maggiore contenuto di capitale umano e tecnologia

Rischio delocalizzazione

Limiti: necessità di forti investimenti privati e pubblici richiede tempi molto lunghi

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Problemi strutturali

Ulteriore problema ⇒ velocità velocità del progresso tecnologico

Crescita produttività produttività del lavoro nel periodo 19951995-2003 Italia 0,5%

Francia Germania

2% 1,6%

Unione Europea

1,5%

Regno Unito

2,2%

Stati Uniti

2,2%

La crescita della produttività produttività italiana è stata molto inferiore rispetto a quella degli altri paesi

Problemi strutturali

All’ All’origine di tale problema ci sono anche i bassi investimenti in ricerca sia dello Stato che delle imprese

Spesa complessiva per ricerca ⇒ Italia 1,2% del Pil vs media OCSE superiore al 2%

Spesa in ricerca e sviluppo delle imprese (% V.A) ⇒ Italia 0,6%, Francia 1,4%, Germania 1,7%, Stati Uniti 1,9%, Giappone 2,3%

Problemi strutturali

Modesti appaiono in Italia anche gli investimenti nelle nuove tecnologie (in particolare in ICT) Quota Pil spesa in ICT (media 19921992-2001)

Italia

4,5%

Francia Germania

6,7% 6%

Unione Europea

6,2%

Regno Unito

8%

Stati Uniti

7,7%

Problemi strutturali

Interventi di politica economica: Aumentare le risorse pubbliche investite nella ricerca Migliorare efficienza di sistema di incentivi e di controlli dei risultati per investimenti privati

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Problemi strutturali

Altro problema strutturale ⇒ Competenze e qualità qualità del lavoro

Problemi strutturali

Alcuni dati:

% laureati su popolazione ⇒ Italia 6% vs media OCSE 10%

Economia italiana ⇒ modesta accumulazione di capitale umano

% diplomati su popolazione 2525-35 anni ⇒ Italia 57% vs media OCSE 74%

Livelli di istruzione delle forze di lavoro in Italia minori che in altri paesi

anni medi di istruzione popolazione ⇒ Italia 8,5 vs media OCSE 10

Formazione ancora scarsamente diffusa

quota di occupati che partecipa ad attività attività formative inferiore al 5%

Conclusioni

L’economia italiana evidenzia un rallentamento che dipende sia da fluttuazioni cicliche che da problemi strutturali

Conclusioni

La dinamica congiunturale presenta (lenti) meccanismi automatici di aggiustamento La politica economica di breve periodo ha poco margine di azione in questo momento (se non concertata a livello europeo)

I problemi strutturali appaiono complessi e legati a fattori diversi: struttura produttiva competitività grado di concorrenza nei servizi ricerca ed impiego delle nuove tecnologie accumulazione di capitale umano I rimedi passano per: incentivi alla diffusione di nuove tecnologie incremento investimenti in ricerca politiche per favorire istruzione e formazione politiche di liberalizzazione dei mercati

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