Ottobre 2014
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P antheon il magazine di Verona www.giornalepantheon.it
Speciale
SALUTE Sanità tutte le Novità del “patto della salute” per gli anni 2014-2016
Intervista con il direttore Generale dell’Ulss 20 Maria Giuseppina Bonavina
Progetti, idee e innovazioni per il futuro
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Riforme - Nuovo accordo finanziario tra Governo, Regioni e Province di Trento e di Bolzano
Patto per la Salute rivoluzione tecnica o culturale?
di Matteo Scolari
L’intesa siglata lo scorso 10 luglio pone la salute sul piano degli investimenti economici e sociali più importanti da prendere in considerazione, con l’obiettivo di fronteggiare le principali sfide future: l’invecchiamento della popolazione, l’arrivo dei nuovi farmaci sempre più efficaci, ma costosi, la medicina personalizzata.
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Nell’altra pagina una foto dell’incontro di Mestre.a cui ha partecipato anche Pantheon.
“L
a più grande ricchezza è la salute” sentenziava più di duemila anni fa il poeta Virgilio. E come dargli torto? Un pensiero che rimane intatto nei secoli e che si tramanda di generazione in generazione come una sacrosanta verità. Sarà forse per questo che, in Italia, quando si affronta il tema della riforma del Sistema Sanitario Nazionale, il dibattito che coinvolge cittadini, istituzioni locali e addetti ai lavori, si fa particolarmente intenso e acceso. Come saprete, lo scorso 10 luglio è stata sancita un’intesa tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano, che dà il là a un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni finalizzato a migliorare la qualità dei servizi del Servizio Sanitario Nazionale stesso, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà e la stabilità del sistema. Tra i punti “caldi” e più ambiziosi toccati da quello che è stato ribattezzato dal Governo Renzi “il Patto
della Salute per gli anni 2014-2016”, emerge senz’altro la volontà di riorganizzare gli ospedali, di aggiornare i Livelli essenziali di assistenza (LEA), di avviare la lotta agli sprechi e di attuare una revisione dei ticket. Una delle preoccupazioni più grandi, all’indomani di questo accordo che ha scatenato anche una serie di reazioni politiche piuttosto animata, è che il budget di 109 miliardi di euro destinato alla sanità per il 2014 (seconda spesa pubblica in Italia, ndr) possa subire un sensibile taglio mettendo in difficoltà un sistema che al suo interno presenta alcune importanti criticità. «La prima cosa fondamentale da chiarire, a scanso di grossi equivoci, è che il budget previsto per il 2014 non viene minimamente toccato dalla riforma. Quello rimane intatto, anzi, nel 2015 salirà a 112 miliardi e nel 2016 a 115 e mezzo circa fatto salvo uno sconvolgimento del quadro macro economico attuale» ha spiegato in un recente incontro organizzato
dall’Ordine dei Giornalisti del Veneto a Mestre, Giovanni Bissoni, ex presidente Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionale che svolge una funzione di supporto al Ministero della Salute e alle Regioni per le strategie di sviluppo e innovazione del Servizio Sanitario Nazionale. «La proposta contenuta nel Patto per la Salute punta piuttosto a una redistribuzione dei fondi e a un efficientamento generale del sistema che presenta al suo interno notevoli squilibri, soprattutto tra quelle che vengono considerate regione virtuose (nel 2014 Emilia Romagna, Umbria e Veneto, ndr) e quelle, invece, in difficoltà e commissariate». «È altrettanto necessario sottolineare che in Italia non si spende troppo per la sanità, ma si spende male. Secondo i dati Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ndr) il nostro Paese ha una spesa sanitaria perfettamente in linea con le altre nazioni europee» ha proseguito Bissoni. «Se fossero applicati dei tagli lineari si ridurrebbe drasticamente la quota di accesso ai servizi sanitari, peggiorando la qualità degli stessi nelle regioni cosiddette virtuose e cancellandone molti altri nelle regioni più indisciplinate. In parole povere si assisterebbe a un peggioramento generale del sistema al Nord e a un tracollo al Sud. Il Patto mira, invece, a una redistribuzione dei fondi e a una lotta alle inefficienze che possano garantire sviluppo ricerca e innovazione da una parte e risanamento di alcune situazioni
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“Con il Patto della Salute abbiamo gettato le basi per dare un nuovo volto alla Sanità” particolarmente delicate dall’altra». Entrando un po’ più nel dettaglio della riforma proposta dal Governo, il primo step operativo dovrà essere raggiunto entro il 31 dicembre 2014, giorno entro il quale dovrà essere pronto un documento di proposte elaborato dal Ministero della Salute contenente proposte per implementare «un sistema adeguato di valutazione della qualità delle cure e dell’uniformità dell’assistenza sul territorio nazionale». Il Patto impegna inoltre le Regioni e le Province autonome ad attuare interventi di “umanizzazione” delle cure che comprenda, tra l’altro, un progetto di formazione del personale e un’attività progettuale in tema di cambiamento organizzativo, indirizzato prioritariamente all’area critica, alla pediatria, alla comunicazione, all’oncologia e all’assistenza domiciliare. Altro tema centrale è quello dei ticket e delle esenzioni che saranno fissati in base al reddito e alla composizione delle famiglie. Anche i LEA (Livelli
essenziali di assistenza) dovranno essere aggiornati entro il 31 dicembre 2014. Restano fermi i compiti e le funzioni già attribuite al Comitato per la verifica dei LEA, che dovrà avvalersi degli strumenti del nuovo sistema informativo sanitario e saranno aumentati i controlli nelle aziende sanitarie. Il mancato conseguimento degli obiettivi di salute e assistenziali previsti dai Lea stabiliti per i direttori generali costituirà un «grave inadempimento contrattuale» per la quale si prevede la decadenza automatica degli stessi direttori. «Con l'Accordo sottoscritto da Governo e Regioni sul nuovo Patto abbiamo messo in sicurezza il sistema sanitario italiano per le prossime generazioni e abbiamo gettato le basi per donare un nuovo volto alla nostra sanità» ha affermato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «Abbiamo affrontato temi di grande rilevanza, dalla programmazione triennale dei costi standard e dei fabbisogni regionali, che consente di avviare e implementare politiche di innovazione
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del SSN sul territorio, alla definizione degli standard relativi all'assistenza ospedaliera, che, unitamente all'assistenza sanitaria transfrontaliera, all'aggiornamento dei LEA ed alla reale promozione dell'assistenza territoriale, costituiscono i pilastri su cui fondare tutte le iniziative necessarie per garantire la tutela della salute a tutti i cittadini uniformemente sul territorio nazionale». «Tra le novità c'è anche la previsione di attivare un sistema di monitoraggio, analisi e controllo dell'andamento dei singoli Sistemi Sanitari Regionali, che consenta di rilevare in via preventiva, attraverso un apposito meccanismo di allerta, eventuali e significativi scostamenti delle performance delle Aziende sanitarie e dei Sistemi Sanitari Regionali, in termini di qualità, quantità, sicurezza, efficacia, efficienza, appropriatezza ed equità dei servizi erogati» ha concluso il Ministro. «La possibilità di realizzare concretamente gli obiettivi fissati nel nuovo Patto per la Salute è garantita non solo dai risparmi derivanti dall'applicazione delle misure in esso previste, che rimarranno nella disponibilità delle Regioni per finalità esclusivamente sanitarie, ma anche da quelli conseguiti dalla revisione della spesa, che saranno utilizzati per migliorare i livelli qualitativi dell'intero sistema sanitario».
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lo studio è convenzionato con LYONESS e FASI
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Verona - Intervista con il Direttore Generale dell’ULSS 20 Maria Giuseppina Bonavina
Il rinnovo del sistema sanitario passa dal binomio economicità e qualità di Matteo Bellamoli
Abbiamo incontrato la Dr.ssa Bonavina a margine dell’incontro di Mestre (di cui potete leggere nelle pagine 2 e 3 di questo speciale) per capire come sta lavorando la Sanità veronese, e quanto è destinato a cambiare anche il panorama scaligero a seguito di questo nuovo Patto della Salute.
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ualche cambiamento che ci ha toccato da vicino c’è già stato, come la ricetta elettronica, ma si tratta di un primo passo verso quella che dovrebbe essere una rivoluzione del sistema sanitario, per aggiornarne tecniche e procedure. L’obiettivo è quello di migliorare il servizio e renderlo sempre più orientato alla qualità. Ne abbiamo parlato con il Direttore Generale del nostro ULSS. Dr.ssa Bonavina, partiamo dal Patto della Salute. Si discute molto di questa proposta che tocca da vicino molti italiani. Qual è la situazione e cosa si aspetta da questa riforma? Come ULSS 20 siamo molto contenti di questa presenza della Regione Veneto come determinante per il Patto della Salute. Dopo tanto tempo si è messo mano ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) che non venivano toccati dal 2001. È chiaro che da allora ad oggi lo scenario nazionale e locale è cambiato profondamente, quindi un aggiornamento sulle procedure sanitarie tra cui compaiono questioni tecniche fondamentali (ad esempio i costi standard, ndr) è assolutamente necessario, abbiamo bisogno di andare oltre. Il cambiamento che la Sanità sta affrontando e a cui andiamo incontro, parte però prima dalla formazione e dal buonsenso degli operatori, per fornire un servizio completo sotto ogni punto di vista. Questo è a mio avviso il nostro obiettivo principale.
Il Direttore Generale ULSS 20 Maria Giuseppina Bonavina
Siamo di fronte ad un rinnovamento istituzionale completo: scuola, salute, lavoro. Di cosa c’è veramente bisogno nel settore della Sanità? Il governo dell’innovazione e quindi del rinnovamento nei sistemi sanitari passa oggi inevitabilmente attraverso il binomio qualità ed economicità. Le statistiche dimostrano che le regioni come la nostra, che si attengono virtuosamente ai limiti di spesa, ottengono i migliori risultati anche per quanto riguarda la qualità delle prestazioni erogate. In tal senso efficienza, efficacia ed economicità sono aspetti diversi della qualità assistenziale. Una moderna azienda sanitaria, assumendosi la responsabilità e il mandato dell’assistenza, deve essere pronta a renderne conto non solo per giustificare il suo operato, ma anche per permettere a tutti di partecipare attivamente a quelle politiche per la salute che devono essere sviluppate congiuntamente e sinergicamente. Cogliere le nuo-
ve sfide e dare loro risposta, questo serve per guardare avanti insieme. Qual è la vera emergenza? La popolazione sta rapidamente invecchiando, fenomeno che si riflette sull’equilibrio socio-economico della società e che rappresenta una sfida politica e sociale completamente nuova. Il costo dell’assistenza sociosanitaria per gli anziani è già da tempo oggetto di riflessioni importanti e, secondo gli economisti, esso crescerà in futuro oltre ogni possibile previsione. Il tradizionale modo di fornire l’assistenza, per lo più tarato sulla gestione dell’acuzie, si sta confrontando con un crescente numero di persone che vivono oltre gli 80 e anche i 90 anni, e sono affette da una o, più spesso,molte patologie croniche. Grazie al progresso nella scienza medica e nella tecnologia, le malattie croniche sempre meno sono causa di morte prematura ma, nel contempo, sempre maggiori sono le probabilità che esse possa-
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no produrre disabilità, costituendo in questo modo una cospicua coorte di persone anziane e molto anziane, malate croniche e disabili. In questo panorama, l’Azienda ULSS 20 di Verona ha dato il via ad una profonda rivisitazione delle modalità di erogazione dell’assistenza socio-sanitaria per l’utenza anziana, allo scopo di garantire la continuità delle cure, l’elevata qualità delle stesse e la sostenibilità del sistema a fronte di risorse sempre più esigue. In merito alla rivisitazione delle modalità di assistenza, state raccogliendo buoni risultati anche dall’Ospedale Fracastoro di San Bonifacio. Quanto è importante per la vostra capillarità territoriale? Oggi è un nodo imprescindibile della rete assistenziale dei servizi dell’Azienda ULSS 20 di Verona, per la professionalità dei suoi medici ed operatori, per l’efficienza dei processi organizzativi e per l’umanizzazione dell’assistenza. Funziona
in modo armonico e sinergico con i servizi sanitari, sociali e della comunità del territorio, e rappresenta un nodo importante di dialogo e di comunicazione per i cittadini. La struttura ha inoltre ottenuto il riconoscimento Unicef per il reparto di maternità come Ospedale del Bambino, ed anche l’area circostante stessa è stata premiata con il riconoscimento a Territorio del Bambino. Ma vorrei anche ricordare che al presidio ospedaliero di San Bonifacio si aggiunge l’ospedale integrativo della rete di Marzana, dedicato prevalentemente all’assistenza per la post-acuzie e per l’attività di riabilitazione funzionale. E non va dimenticato il Centro Sanitario Polifunzionale di Tregnago che va ad inserirsi a pieno titolo e con ottimi risultati nella complessa e articolata rete dei servizi dell’ULSS 20. L’ULSS 20 in questi anni ha affrontato grandi cambiamenti. Nell’ot-
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tica anche di questa ricerca di efficacia e coerenza avanzata dal Governo Renzi, quali cambiamenti all’orizzonte? La sanità veronese può essere orgogliosa dei sui risultati, frutto di un’azione di governo attenta all’innovazione, al rinnovamento del proprio modello organizzativo e alla centralità del diritto alla salute di ogni suo cittadino. Il diritto alla salute è un elemento fondamentale della coesione sociale, soprattutto in momento di crisi come quello che stiamo vivendo. Quanto a veri cambiamenti strutturali, ora ci aspettano la razionalizzazione dei distretti e la realizzazione della nuova sede unica della nostra Ulss presso il compendio degli ex Magazzini generali a Verona Sud dove nel 2016 traslocheranno e verranno accorpate tutte le sedi sparse sul territorio. Sostenibilità e mantenimento della qualità delle nostre risposte alle domande di salute dei cittadini rimangono le due principali
IL NOSTRO PERCORSO
dott.ssa Matilde Biadego: mediatore, valutatore e formatore ATA Feuerstein, Haywood e Tzuriel
Ciò che ci ha fatto intraprendere questa strada è la condivisione dell’innovativa idea di intelligenza sostenuta dai metodi che applichiamo: non più una facoltà statica già determinata alla nascita ma, al contrario, in continua evoluzione e modificazione dott.ssa Cecilia De Conti: per l’intero arco della vita. In quest’ottica, diventa possibile recumediatore e valutatore perarla e rafforzarla attraverso un ampio range di strumenti di Feuerstein e Haywood; valutazione e di trattamento che consente di indagare, consulente filosofico riconquistare e rafforzare non solo le carenze, ma anche i punti di forza della persona considerata nella sua integrità, “Studio Persona” lavora da anni focalizzando l’intervento sulle abilità individuali e sul assieme a bambini e ragazzi con necessità di varia natura, grazie personale stile cognitivo. In questo modo, è possibile all’applicazione dei metodi Feuerstein, riconsegnare all’individuo capacità critiche e di Haywood e Tzuriel, e alle loro famiglie, analisi, consapevolezza e fiducia di sé, grazie a servizi di counseling motivazione e autonomia.
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•Orientamento e riorientamento scolastico ededucativo •Prevenzione e recupero dell difficoltà di apprendimento •Recupero e sostegno per soggetti in difficoltà e portatori di handicap •Supporto nella gestione delle problematiche del controllo del comportamento (iperattività e disturbi dell’attenzione) •Insegnamento di un metodo di studio individualizzato •Counseling individuale o familiare per il sostegno dei ragazzi o dei genitori • IN PROGRAMMA: LABORATORIO PER GENITORI E NONNI “IMPARIAMO A GIOCARE CON I NOSTRI BAMBINI” VISITA IL NOSTRO SITO PER MAGGIORI INFORMAZIONI!
Potenziamento e riabilitazione cognitivo-relazionale secondo i metodi Feuerstein, Haywood e Via Guido Vivi 5, 37142 Verona (Poiano); Via Cengetti 9, 37021 Bosco Chiesanuova (VR) Tzuriel Tel. 045-8700413; cecilia.deconti@googlemail.com; www.studiopersona.it
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sfide che la sanità deve affrontare e vincere. Il sistema sanitario della Regione Veneto si conferma come virtuoso, sobrio ed efficace, anche rispetto ad indicatori di appropriatezza. L’importante convergenza che si sta delineando tra la Regione e le Aziende socio sanitarie in termini di equilibri di bilancio trova corrispondenza sul piano della capacità di rispondere ai bisogni e di erogare servizi in maniera produttiva ed appropriata. Ricetta elettronica: un altro grandissimo cambiamento. Verona è pronta per questa rivoluzione tecnologica? Abbiamo appena completato la dematerializzazione delle prescrizioni farmaceutiche con risultati assai confortanti: 98% di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 100% delle farmacie sono i numeri dell’ULSS 20. Il processo di digitalizzazione della ricetta rossa nel suo complesso garantisce agli assistiti dell’Azienda ULSS 20 maggiore sicurezza, tempi più rapidi nell’erogazione dei servizi e contenimento della spesa farmaceutica. Entro la fine del 2014 si attiveranno anche il 100% dei prescrittori “interni”, da gennaio del 2015 tutti i prescrittori utilizzeranno il Catalogo Unico del Prescrivibile che la Regione Veneto ha rilasciato la scorsa settimana. Con il mese di marzo 2015 i sistemi di CUP (quello dell’ULSS 20 è già stato certificato dalla Regione) gestiranno la prenotazione delle prestazioni utilizzando direttamente le prescrizioni dematerializzate di specialistica. Per la metà del 2015 la Regione Veneto attiverà il “portale regionale del cittadino”, che costituirà lo strumento comune per tutti i residenti del Veneto per poter accedere al proprio Fascicolo Sanitario Elettronico; il sistema informatico aziendale dell’ULSS 20 è già completamente pronto per inserirsi organicamente nel fascicolo sanitario elettronico. Infine, e questa è un’iniziativa autonoma dell’ULSS 20, con l’inizio del 2015 verrà progressivamente ampliata la
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Immagine aerea dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio
gamma di tipologie di referti (incluse le relative immagini diagnostiche, statiche o dinamiche) che saranno scaricabili dal cittadino via web, come già avviene per i referti di Laboratorio con dato altrettanto positivo visto che oltre l’80% dei referti di Laboratorio viene già scaricato via web. Come si capisce, stiamo parlando di un progetto complessivo di rinnovo e di consolidamento dell’intero sistema informatico, al servizio del cittadino. Conosciamo alcuni interessanti progetti che sono stati messi in cantiere, grazie anche a collaborazioni esterne, per aumentare la sensibilizzazione dei cittadini allo “stare bene” e al “volersi bene”. Pensiamo ad esempio a TrasportAci sicuri, ma non solo. In che direzione si sta muovendo l’ULSS 20? Quali orizzonti per il futuro? L’ iniziativa realizzata con Automobile Club di Verona, volta a sensibilizzare i genitori sul delicato ed importante tema del trasporto dei propri figli in auto, è una delle tante che ci vedono in diretto rapporto con enti, istituzioni e associazioni del territorio. La nostra attenzione al territorio è massima.
Nell’ottica di una politica di una sempre più congrua ed appropriata offerta territoriale, mi piace sottolineare come sia migliorata la collaborazione con i Medici di Medicina Generale e con i Pediatri di Libera Scelta, realizzata attraverso l’impegno ad avviare un lavoro comune per definire alcuni percorsi diagnostici e terapeutici per le principali patologie cronico degenerative e a strutturare un processo di continua revisione e miglioramento degli stessi attraverso un’analisi costante dei risultati ottenuti. Quanto al futuro, esso per noi è già iniziato, facendo attenzione all’equità delle cure, alla qualità delle stesse e, contemporaneamente, alla sostenibilità economica. Un leit motiv che l’Azienda ULSS 20 sta perseguendo da anni, con risultati certificati che in sostanza dicono: si è speso di meno migliorando la qualità dei servizi offerti. Nessun miracolo alla base di questo risultato, ma una gestione attenta e meticolosa, con un lavoro certosino di ricerca di ogni possibile riduzione della spesa senza intaccare la qualità dei servizi offerti.
Queste piscine sono proprio un
BELVEDERE Francesco Coati
È
sufficiente varcare la soglia d’entrata dell’impianto natatorio “Belvedere” di via Montelungo 5, a Verona, per essere coinvolti e partecipare al grande entusiasmo e alla soddisfazione di bambini, ragazzi, genitori per il nuovo corso della storica piscina veronese che, da metà settembre, è ripartita con le proprie attività sotto l’egida della SSD Sergio De Gregorio Arl, una delle più blasonate società sportive della città di Roma. La Sergio De Gregorio, infatti, da quest’anno gestirà in toto l’impianto scaligero, andando ad aggiungere le piscine Belvedere alle altre tre già gestite nella Capitale: Casal Bianco, Olimpia e Dabliu Colli d’oro. «Da qualche settimana la società dilettantistica romana si è insediata qui a Verona portando tutta la sua esperienza e il suo know-how nell’organizzazione di corsi di Scuola nuoto e nell’offerta di corsi di acqua fitness e nuoto libero» spiega il giovane direttore delle Piscine Belvedere, Francesco Coati. «C’è tanto entusiasmo anche perché le proposte che siamo in grado di offrire spaziano di molto e vanno a coprire tutte le fasce d’età, dai tre mesi di vita con i corsi “Biberon”, alla ginnastica dolce per anziani». 25 professionisti tra istruttori, assistenti bagnanti e personale di segreteria costituiscono lo staff coordinato appunto dal responsabile Francesco Coati. L’impianto è composto da due vasche coperte: la prima di 25 metri con sei corsie, profonda 1,70 metri dotata di pedana a immersione per i corsi di acqua fitness che porta il livello d’acqua a 1,15 metri, e una vasca più piccolina di 5 metri per 15 con profondità che parte dai 70 centimetri per scendere fino ai 90. «Abbiamo un buon vivaio pre-agonistico di nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato con un numero considerevole di giovani atleti dai 6 anni in su» prosegue il direttore. «Accanto all’attività pre agonistica abbiamo poi i corsi di nuoto tradizionali e di “ambientamento all’acqua” che abbiamo suddiviso per fasce d’età».
I corsi di nuoto. Si parte con un corso particolare, denominato Corso Gestanti, riservato a donne in gravidanza che eseguono in vasca alcuni esercizi propedeutici al periodo di gestazione. Per i bimbi dai 3 ai 36 mesi è attivo il Corso Biberon per accompagnare il bimbo in un percorso armonioso di avvicinamento all’acqua. Sia il primo che secondo corso possono essere abbinati all’attività di musicoterapia. Si passa poi alla Scuola nuoto Baby, per bambini e bambine dai 3 ai 6 anni, e la Scuola nuoto Ragazzi dai 6 ai 14. La fase successiva è il Corso Teenager per giovani dai 15 ai 18 anni e poi si entra nel Corso di nuoto Adulti e successivamente in quello Master. I corsi di acqua fitness e i corsi fuori vasca. L’impianto di via Montelungo, dotato tra l’altro di sollevatore per persone diversamente abili, oltre al nuoto tradizionale, offre la possibilità di svolgere altre attività per il benessere del corpo e della mente. Partendo dall’acqua fitness, sono attivi i corsi di Acqua Slim, con aggiunta di pedana a immersione, Acqua Gym, Idrobike, Acqua Step con aggiunta di pedana e scalino e Circuit, ovvero un percorso di tonificazione da eseguire in vasca. Fuori dalla vasca è stata ricavata una sala/palestra in cui svolgere sedute di Shiatsu, Ginnastica posturale, Pilates e Ginnastica dolce. Altre zone che costituiscono l’impianto di via Montelungo sono l’area adibita a Servizio bar, l’area Shopping con un negozio in cui è possibile acquistare tutto il “necessaire” per l’attività e in cui sono presenti i nuovi prodotti dello sponsor “Head”, e i giardini esterni. «Partiamo con la stagione invernale, ma stiamo già pensando alla prossima estate in cui attrezzeremo l’esterno con una zona solarium e con alcune altre importanti novità attualmente in fase di definizione» conclude Francesco. «Ricordo che le Piscine Belvedere sono anche Centro estivo per ragazzi. Da metà giugno a metà settembre, gli iscritti con turni che vanno da una settimana in su, possono venire qui, seguire i corsi di nuoto, studiare e svolgere diverse attività collaterali a tempo pieno».
PISCINE BELVEDERE via Montelungo, 5 - Verona - Tel. 045.8921826 - piscinebelvederesdg@gmail.com Orari di accesso alle vasche: da lunedì a venerdì: 8.00- 22.00; sabato 8 - 20; domenica 8.30 - 14.00
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SLA - Il punto della situazione sul territorio di Verona
SLA la terapia è l’assistenza
di Erika Prandi
Dopo il fenomeno dell’Ice Bucket Challenge che durante l’estate ha riacceso i riflettori su quella che abbiamo più volte definito una malattia infame, abbiamo intercettato tre esperti che, a Verona, vivono il mondo di questa malattia quotidianamente.
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egli ultimi mesi si è sentito parlare molto di Sla, soprattutto grazie al fenomeno mediatico dell’Ice Bucket Challenge. Ma sappiamo veramente che tipo di malattia è? E a che punto è la ricerca? Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) di Verona Piero Bresaola, con il dottor Domenico De Grandis e con la psicologa Chiara Castiglioni. Ciò che ne è emerso è l’esigenza di maggior flessibilità da parte delle strutture assistenziali e sanitarie per poter venire incontro nel miglior modo possibile ai pazienti. Presidente Bresaola, cosa ne pensa dell’Ice Bucket Challenge? Il fenomeno è una buffonata. Però ha avuto un’utilità: se ne è parlato molto. Il problema è che i fondi
vengono dati quando c’è la protesta, non c’è continuità. Da punto di vista sanitario bisognerebbe investire nella ricerca. Noi, come Uildm, siamo promotori di Telethon che raccoglie fondi per la ricerca di tutte le malattie neuromuscolari. Dr. De Grandis, potrebbe farci un po' di chiarezza su che cos’è la Sla? La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia degenerativa poiché degenerano alcune cellule del sistema nervoso centrale. Avviene in maniera abbastanza selettiva perché sono cellule che controllano il movimento. Si chiama Sla quando c’è una degenerazione sia delle cellule che partono dalla corteccia cerebrale e arrivano al midollo, sia di quelle che da qui arrivano ai muscoli. Invece, quando si parla di malattia del moto neurone, che è quasi
Roberto Baggio con Stefano Borgonovo, diventato simbolo della lotta alla Sla
sinonimo di Sla, la degenerazione interessa solo uno dei due tratti. I sintomi della Sla sono una progressiva debolezza in tutti i muscoli e può cominciare o dall’alto o dal basso per poi estendersi con continuità. È prevalentemente una malattia dell’età adulta ma io stesso ho seguito più di un ragazzo di vent’anni. L’età in cui si manifesta più frequentemente è verso i cinquanta/sessant’anni. Per quanto riguarda le cause, invece, il 10% sono di natura genetica, le restanti cause sono sconosciute». A che punto è, oggi, la ricerca? Dr. De Grandis Grandi passi in avanti non ne sono stati fatti. Sono stati solo scoperti dei geni in più che, trasferiti nel ratto poi curato con dei farmaci, questi gli hanno permesso di vivere ben il 30% in più. Sull’uomo, invece, non hanno avuto alcun effetto». Quali sono i centri di ricerca più importanti in Italia? Dr. De Grandis Non esiste un centro di ricerca per la Sla. Esistono invece dei centri di assistenza, come il nostro. La ricerca si basa sulla genetica e sulla biomolecolare quindi tutti i laboratori che fanno studi su questi due aspetti se ne occupano. Finora una terapia non esiste. Esiste il Riluzolo, l’unico farmaco autorizzato ma migliorerebbe solo di due settimane la vita dei pazienti con Sla bulbare. In realtà la terapia della Sla è l’assistenza: respiratoria, della famiglia, psicologica e fisioterapica.
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Il Presidente dell’Uildm Piero Bresaola
Come accade in questa struttura… Piero Bresaola. Esatto, l’assistenza non è per migliorare le condizioni sanitarie del paziente ma per migliorare la qualità della vita. Noi cerchiamo di assistere una persona in tutte le sue necessità». Dr. Grandis. Purtroppo, essendo una malattia che va avanti abbastanza rapidamente, ci vuole una struttura snella, che manca. È questo il vero problema della Sla».
Piero Bresaola. Ad esempio, se c’è bisogno di un puntatore oculare si passa per le strutture pubbliche ma passa del tempo. Noi possiamo prescriverlo ma dipendiamo sempre dalla sanità pubblica. Di fatto serve una risposta immediata perché abbiamo rilevato che l’età media è di due anni. Dr.ssa Castiglioni. È raro che ci sia un intervento diretto sul paziente se non nella fase iniziale. Il grosso della presa in carico è dei famigliari». Piero Bresaola. Quasi tutti i nostri malati sono seguiti a casa perché la fase degenerativa è molto veloce. Noi mandiamo l’assistente sociale, lo psicologo, i medici, il fisioterapista, l’infermiere, il logopedista. In genere integriamo le prestazioni che da il servizio sanitario nazionale. C’è un complesso di servizi che servono per garantire la migliore qualità di vita possibile. È questo ciò che conta.
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I numeri della Sla in Veneto
Il numero dei malati si può solo stimare, non se ne ha la certezza» rivela Bresaola, che auspica anche la creazione di un centro di rilevamento. «La media annuale dei pazienti dell’Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare onlus) varia dalle cinquanta alle sessanta persone con due o tre decessi all’anno mentre «riteniamo che la Regione Veneto abbia dai settecento ai novecento casi».
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Professionisti della chirurgia guidata
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pochi sarà capitato di sentire parlare di “chirurgia guidata”, eppure si tratta di una tecnologia che se utilizzata dal medico nella pianificazione di un intervento chirurgico, permette di ridurre i tempi, i rischi per il paziente e l’invasività stessa dell’operazione. Una delle aziende top in Italia che sviluppa da oltre dieci anni questi sistemi di tecnologia avanzata al servizio della medicina è la Valtech, di San Martino Buon Albergo, specializzata nella chirurgia guidata implantare, ovvero quella riguardante gli impianti dentali che noi tutti conosciamo come protesi. È proprio la Valtech, a dimostrazione di una grande competenza, che ha registrato un brevetto internazionale su questo tipo di chirurgia. Seppure possa sembrare complesso, si tratta di un settore che interessa un grande numero di persone e che può aiutare a semplificare procedure inevitabili a volte dolorose che ci provocano stati di paura ed ansia come gli interventi dal dentista.
La storia
«La volontà di impegnarmi in questo settore» racconta Claudio Albi, titolare dell’azienda «è nata durante i miei studi universitari. Erano gli anni Ottanta e si parlava poco di informatica, ma cercai
ugualmente di coniugare la mia passione per la programmazione e i computer con gli studi. Volevo fare in modo che le procedure mediche dentistiche di implantologia risultassero più semplici grazie alla tecnologia. Lo sviluppo di quest’ultima nel corso del tempo mi ha dato ragione, e Valtech è così diventata una delle prime realtà italiane e nel mondo a lavorare in questo ambito».
Non solo chirurgia guidata
Grazie ad un team di validi professionisti, la Valtech è un oggi un centro innovativo sia per la
produzione di semilavorati odontoiatrici (parti per impianti, protesi e quant’altro), ma anche un centro di ricerca e sviluppo della chirurgia guidata. «Oltre a realizzare, tramite macchinari sofisticati come stampanti 3D, frese e torni, le parti meccaniche per gli interventi di implantologia» ha proseguito Claudio Albi, «lavoriamo per migliorare in precisione e qualità la manualità dell’odontoiatra sia chirurgo che ortodontista e dell’odontotecnico. Combiniamo alla cura artigianale la precisione ingegneristica». Sì, ma come? Valtech fornisce ai
Val.Tech lavora sia sulla progettazione che sulla realizzazione di semilavorati odontoiatrici e componenti biomedicali
professionisti un sistema che aiuta il chirurgo nella pianificazione dell’impianto. Funziona in questo modo: il paziente che deve inserire una protesi, effettua una TAC che poi viene registrata in una applicazione informatica. Questo software, che può essere adottato da qualsiasi studio dentistico, grande o piccolo che sia, consente di programmare virtualmente l’intervento, visualizzando in modo assolutamente realistico la bocca del paziente e simulando l’intervento al computer. In questo modo, una volta che il chirurgo deciderà di operare, saprà esattamente come, dove e con che modalità eseguire incisioni e impianti. Questo sistema consente quindi di adattare ciascun intervento alle caratteristiche del singolo paziente. «Ci tengo molto a sottolineare» ha precisato Claudio Albi, «che noi non vogliamo automatizzare il lavoro del medico, ma aiutare il professionista a semplificarlo».
I brevetti
La Valtech, che sviluppa questa applicazione informatica, ha registrato il brevettato internazionale sia per la chirurgia guidata implantare, sia per quella relativa alla corticotomia pre ortodontica che nello specifico di questa
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procedura medica aiuta i professionisti nell’individuazione della migliore zona di incisione dell’osso, guidando il taglio in modo da renderlo minimamente invasivo, efficace e meno rischioso e abbinato alla tecnica ortodontica riduce drasticamente i tempi per allineare i denti. Tecnologia al servizio della medicina insomma, un servizio che lo stesso paziente dovrebbe conoscere e richiedere al proprio medico.
Le applicazioni
«La difficoltà principale» sottolinea il titolare, «è insegnare ai medici come utilizzare un sistema che assomiglia più ai programmi CAD adoperati da ingegneri e geometri. Per questo motivo abbiamo studiato un’interfaccia semplice, intuitiva, che si possa usare con grande destrezza anche senza competenze informatiche». Il software è studiato direttamente da Valtech, che di conseguenza continua nello sviluppo applicando migliorie continue alle applicazioni. Si tratta infatti di applicazioni, non di programmi. Pertanto, un po’ come funziona con le app dei cellulari e dei tablet, questi sistemi non vengono installati sui computer degli utilizzatori, ma viaggiano in rete. Questo consente al team di Valtech di aggiornarli e perfeNell’immagine sottostante viene riproposto un esempio di pianificazione implantare durante la fase di simulazione che viene effettuata attraverso l’applicazione studiata da Val.Tech.
CHIRURGIA GUIDATA le fasi operative Nelle quattro immagini sotto vengono esemplificate le procedure della chirurgia guidata. Prima il disegno virtuale, realizzato grazie ai software, quindi il modello viene stampato grazie alla tecnologia di stampa 3D. Nella terza immagine è evidente l’inserimento della dima (guida) chirurgica che serve per guidare il taglio del chirurgo, illustrato nell’immagine 4.
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zionarli senza dover lavorare direttamente sui computer che li utilizzano. Una grande innovazione dal punto di vista operativo, pratico ed informatico, essendo la “prima applicazione on-line al mondo di chirurgia guidata” secondo bibliografia.
Le collaborazioni internazionali
Per testimoniare la grande competenza della Valtech, vanno senz’altro citate anche le tante collaborazioni che l’azienda ha stretto nel corso degli anni con il mondo dell’Università e della Ricerca. I software per la chirurgia guidata sono infatti stati sviluppati assieme all’Università di Verona e all’Imperial College di Londra, ma il team guidato da Claudio Albi (composto da Marco, Pietro e Socrate) collabora anche con la Boston University, con l’Università di Padova e con quella di Ferrara. Eccellenza italiana insomma, ma tutta veronese.
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Educazione visiva - Interessante progetto avviato alle scuole primarie di Grezzana
Imparare con nuovi occhi
Un progetto speciale dell’Istituto G. Pascoli ha introdotto già dall’anno scorso in alcune classi materne ed elementari, un percorso formativo che mira ad educare i bambini e sensibilizzare i genitori alle norme di igiene visiva sui banchi di scuola.
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uando i bambini vedono bene, imparano molto meglio, studiano più volentieri e, in generale, dimostrano maggiore attenzione durante le ore passate tra i banchi di scuola. Di questo ne è convinta anche Emanuela Poffe, ottico optometrista di Grezzana, titolare assieme al marito Pierluigi Bonvini del negozio “l’immagine ottica & photo”, la quale, già da due anni, ha avviato grazie alla collaborazione dell’ex dirigente scolastica dell’istituto G. Pascoli di Grezzana Maria Luisa Aguiari e di alcune insegnanti, tra cui Maria Teresa Trettene, Patrizia Castellani e Rita di Marco, un interessante progetto di educazione visiva intitolato “Imparare con occhi nuovi”. Un’iniziativa formativa che durante l’anno scolastico 2013/2014, con otto incontri settimanali, ha coinvolto oltre 110 bambini delle scuole ele-
L’ottico optometrista Emanuela Poffe, durante una lezione in classe (qui sopra).
mentari di Grezzana, Erbezzo, Stallavena, Lugo e nelle scuole materne di Erbezzo e Stallavena. Lo scopo principale dell’iniziativa è quello di educare i bambini e sensibilizzare i genitori alle norme di igiene visiva già in età precoce. Emanuela, cosa significa educare i bambini alla corretta igiene visiva? Significa indicare loro alcuni accorgimenti utili a preservare la migliore efficienza visiva e la corretta postura del corpo. Quando la vista lavora al meglio, il bimbo è facilitato all’apprendimento e nel processo conoscitivo. Una scorretta impugnatura della penna, ad esempio, ha come conseguenza istintiva un’innaturale inclinazione del capo, perché il bambino cerca di vedere bene ciò che sta scrivendo. Quella che sembra una banale inclinazione di lato della testa, può avere, invece, ripercussioni negative su tutto l’organismo: sull’apparato visivo, su quello
scheletrico, in particolare sulla colonna vertebrale, e su tutte quelle legate alla masticazione. Come vengono spiegate al bambino le pratiche corrette da osservare? Si esegue assieme a loro una serie di esercizi per una corretta impugnatura che favorisca una buona visione, alcuni tratti dal progetto P.E.A.V. (Protegge Educa la Tua Visione), e lo si fa utilizzando un linguaggio figurato in modo che i bambini si possano sentire ancora più coinvolti, quasi come in una sorta di gioco. Ad esempio mimando con le tre dita, pollice, indice e medio, la bocca del leone che sbadiglia e ruggisce, che si apre e si chiude, prendendo nella sua morsa la matita. Quali criticità si incontrano se non vengono rispettate le regole basilari di un’attenta igiene visiva? Una postura corretta, la posizione del corpo, della testa, la giusta impugnatura della matita permettono il passaggio armonico dalla condizione statica (visione per lontano) a quella dinamica (visione per vicino).
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Contrariamente, viene richiesta al bambino un’altissima quantità di risorse visive che, per essere sostenuta, richiede un elevato consumo energetico, che a sua volta conduce generalmente a un’inefficienza visiva. Si è visto, che lo stress da vicino, anche in presenza di 10/10, da lontano induce forme di adattamento dell’occhio. La miopia da studio ne è un esempio. Il progetto nelle scuole, a quanto pare, è piaciuto... C’è stata una grande collaborazione tra insegnanti e genitori. Quest’anno il progetto è stato confermato nelle classi prime di Grezzana e nelle scuole dell’infanzia di Bosco Chiesanuova, Cerro, Stallavena, Grezzana. A Lugo, grazie alla collaborazione con la dott.ssa Federica Bombieri del dipartimento di Scienze Neurologiche e del Movimento dell’Università di Verona, il progetto verrà ampliato: i bimbi potranno apprendere i benefici che il sistema
corpo ottiene con esercizi ludici volti al mantenimento-apprendimento della postura corretta. Scuola e benessere visivo, un binomio vincente... Direi di sì. In qualità di socio Optocoop Italia OXO sto prendendo parte a un importante progetto educazionale sulle regole del benessere visivo, denominato OXO City Team Uniti per la Vista, che ha coinvolto oltre 700 scuole primarie in tutt’Italia, tra cui quelle dell’istituto comprensivo G.Pascoli di Grezzana. Ebbene, mi fa piacere sottolineare che la scuola di Erbezzo ha vinto la menzione onorevole aggiudicandosi un computer portatile per la didattica. Alcuni degli elaborati ricevuti dalle scuole sono anche diventati un simpatico gioco che insegna le regole del benessere visivo che è stato consegnato alle scuole e a noi soci da distribuire sul territorio per farci ancora una volta portavoce dell’importanza della prevenzione e
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delle regole a favore del benessere visivo. Al di là dei consigli più tecnici, cosa si sente di suggerire ai genitori per affiancare i propri figli in questo percorso educativo? Di sedersi con gioia a fianco a loro mentre disegnano o fanno i compiti. Di accendere una lampada che illumina da lato opposto della mano che scrive, di verificare la distanza giusta dal foglio, posizionato magari su un piano inclinato di 20 gradi così da agevolare una visione più confortevole senza stancarsi mai di correggere la loro impugnatura. A tal proposto, sarebbe opportuno chiedere spesso ai bambini se riescono a vedere bene la punta della matita o della penna. Con piccoli accorgimenti quotidiani, i nostri bambini avranno un significativo beneficio visivo e posturale. I genitori avranno avuto il piacere di condividere con loro momenti importanti per la crescita.
Piccoli ausili dai mille talenti Gli apparecchi retroauricolari ed endoauricolari sono oggi ancora più piccoli e potenti. Con i nuovi mini-apparecchi acustici, nessuno potrà “vedere” quanto sentite bene. Gli esperti dell’udito di Zelger trovano la soluzione migliore per voi.
I nuovi mini-apparecchi acustici
Oggi gli apparecchi endoauricolari vengono interamente nascosti nel canale uditivo ed anche i sistemi retroauricolari sono diventati quasi invisibili dietro l’orecchio. Da Zelger sono disponibili i mini-apparecchi retroauricolari con un design tutto nuovo che unisce una forma discreta ad un’elevata portabilità. Questi apparecchi hanno lo spessore del dito di un bimbo e si adattano gradevolmente al padiglione. L’estetica discreta è garantita anche dal mini-altoparlante nel condotto uditivo, collegato all’apparecchio solo attraverso un cavo sottilissimo. Il condotto uditivo rimane in gran parte libero, per cui questi sistemi sono molto confortevoli e donano sensazioni uditive molto naturali oltre a garantire una migliore comprensione del parlato e un’ottimale capacità di localizzazione del suono. La soluzione scelta dagli esperti dell’udito di Zelger in accordo con il cliente, dipende in buona misura dal grado di perdita dell’udito di quest’ultimo, dall’anatomia del suo condotto uditivo, dalle sue personali esigenze e preferenze. Grazie alla possibilità di provare gratuitamente i nuovissimi apparecchi acustici per un mese, l’utente può essere ancora più sicuro di trovare la soluzione migliore per lui. I tecnici audioprotesisti di Zelger sono presenti ogni lunedì dalle ore 8.30 alle 12.30 presso la farmacia dell’Assunta a Grezzana in via Roma 43. Info al tel. 045 800 9 800 e www.zelger.it
Informazioni presso Zelger esperti dell’udito, tel. 045 800 9 800 oppure su www.zelger.it
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