The art of "il viaggio di Samir"

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UniversitĂ IUAV di Venezia Corso di laurea Magistrale in Design, Comunicazioni visive e multimediali Anno 2013/2014

Il viaggio di Samir di Paola Santoro 278124 Prof. Massimiliano Ciammaichella


Tutti i diritti sono riservati. Ăˆ vietata la riproduzione anche parziale dell'opera, in ogni forma e con ogni mezzo, inclusi la fotocopia, la registrazione e il trattamento informatico, senza l'autorizzazione del possessore dei diritti. Edizione Maggio 2015 Copia __ /02 Testi: di Paola Santoro Illustrazioni: di Paola Santoro Stampa: Papermedia, Treviso


Abstract L’Europa è stata a lungo la meta favorita soprattutto dei migranti africani, egiziani, siriani ecc., grazie alla sua vicinanza geografica e alle garanzie di una vita migliore e più sicura. Molti di loro scappano da paesi sconvolti negli ultimi decenni da episodi violenti che, oltre ad aver causato migliaia di vittime tra militari e civili, hanno irrimediabilmente compromesso le speranze verso il futuro, in particolare per le generazioni più giovani. Sono infatti le famiglie di questi ragazzi, che prendono la sofferta decisione di separarsi da loro per spingerli a cercare fortuna altrove. Dal primo gennaio ad oggi, più di 6.482 migranti sono sbarcati in Italia, comprese 500 donne e più di 700 minori. Tra quest’ultimi, vi sono circa 200 minori non accompagnati e 500 minori accompagnati. Con un aumento di oltre il 60% rispetto al 2014. Questi dati allarmanti sono spesso sconosciuti agli italiani che non vivono il fenomeno dell'immigrazione clandestina in prima persona, e spesso ciò che viene riportato dai mass media è solo l'esito tragico del viaggio dell'ennesimo barcone, dimenticandosi di raccontare la storia delle persone che ci sono sopra e di tutto quello che vivono. Ho scelto così di raccontare una di queste storie, cercando di costruirla come somma di tante testimonianze raccolte negli ultimi anni; la tecnica dell’animazione 3D mi è sembrata la più appropriata nel rappresentare una tematica delicata come l’immigrazione da parte di un adolescente, permettendomi non solo di mostrarne le sfaccettature nel modo più fedele possibile, ma anche di avvicinarmi ad un pubblico giovane attraverso un mezzo che più facilmente può attirare la loro attenzione. Ho potuto così ricostruire l’intero percorso dell’esodo di un bambino egiziano che scappa dalla sua terra dirigendosi verso l’Italia, cercando di mostrare non solo le tappe del viaggio ma anche le immense difficoltà fisiche e psicologiche cui questi piccoli viaggiatori vanno incontro. L’obiettivo della tesi quindi è quello di “informare”, attraverso una campagna di sensibilizzazione che assume i connotati del cortometraggio e riflette gli scopi dell’associazione Save the Children. Vorrei così trasmettere il messaggio che l’immigrazione è un tema complesso e del tutto attuale, con lo scopo di sensibilizzare sia gli adulti che i giovani, riguardo le esperienze drammatiche che caratterizzano il viaggio dei migranti.

For a long time, thanks to its geographical proximity, Europe has been the favourite destination for African, Egyptians, Syrians migrants who are desperately seeking for a better and safer life. In the last ten years, most of them have been running away from their native countries because of violent happenings which have caused many civil and military casualties and threatened new generations future hopes. For those reasons a lot of families take the hard decision to get separated from their children and make them leave to seek their fortune somewhere else. Since 1st January, more than 6.482 emigrants have arrived in Italy, about 500 women and 700 adolescents. Among the latter, there were about 200 unaccompanied adolescents 60% more than 2014. Italians are not aware of these alarming information, because they don't live illegal immigration in first person, and often mass media are only reporting tragic accidents, but they do avoid telling migrants experience and how they really feel. I have decided to tell the story of one of them, trying to summarize all collected testimonies over the last few years; 3D Animation Technique seemed to me the most appropriate to represent a troublesome issue such as an adolescent migrant-trip and not only to show as much accurately as possible all the aspects of migration but also to draw more easily young people's attention. I have been ,therefore, able to reconstruct the entire trip of an Egyptian child running away from his native country towards Italy, trying to show you not only all the stops , but also the enourmous physical and psychological difficulties these unfortunate young travellers usually run into. This work intends, by means of a short film based on the association Save the Children’s aims, to inform and to make all the people ,either young or adults, aware of the increasingly occurring drammatic events, which those totally anaware migrants are forced to be involved in.



INDICE

INTROduzione L’immigrazione

1 Il viaggio dei minori egiziani

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2 Il progetto 2. 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7

Introduzione La ricerca Il passeggero tipo Samir Lo storyboard Gli scenari I frame video

Bibliografia e fonti web

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INTROduzione l’IMMIGRAZIONE L’Europa è stata a lungo la meta favorita soprattutto dei migranti africani, egiziani, siriani ecc., grazie alla sua vicinanza geografica e alle garanzie di una vita migliore e più sicura. Non è un caso che dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo, proviene il 38% dei nostri immigrati. Il restante milione e duecentocinquantamila, comprensivo degli irregolari, arriva dai posti più diversi e tra loro più distanti come il Brasile, le Filippine, l’India, la Costa d’Avorio, il Perù e la Nigeria. Volti particolari, differenti tratti somatici, molteplici le lingue e i dialetti che possiamo sentire nelle nostre città. Queste persone sono portatrici di culture che affiancano la nostra dando vita ad una storia nuova. Sono presenti in numero talmente elevato che ogni etnia, o meglio, ogni nazionalità non ne costituisce che un piccolo tassello. Quest’ampia varietà è, a sua volta, testimonianza di enormi flussi migratori che interessano altre zone del globo. Nei luoghi di provenienza dei migranti che giungono sul territorio europeo, l’esodo raggiunge tassi molto elevati, diretto maggiormente verso i paesi limitrofi e comunque non distanti dal paese d’origine; soltanto una quantità irrisoria raggiunge le zone europee, considerate come luogo del benessere e della rinascita. “Il termine migrante può comprendere o può descrivere una moltitudine d’individui con diverse motivazioni, tra cui i migranti spinti da ragioni economiche, i rifugiati, i richiedenti asilo e gli sfollati. La migrazione è considerata "irregolare" quando avviene al di fuori del quadro giuridico e normativo dei paesi di origine, di transito e di destinazione”1. Dato che diventa sempre più difficile per queste persone arrivare e lavorare legalmente in Europa, ogni anno decine di migliaia di loro tentano d’eludere i controlli di frontiera ed entrare illegalmente come immigrati irregolari. Nel corso degli anni le reti criminali organizzate hanno

1. Tuesday Reitano, Laura Adal, Mark Shaw, Report Futuri contrabbandati: il pericoloso percorso dei migranti dall’Africa all’Europa, The Global Initiative against transnational organized crime, A research report, Maggio 2014, p.2 [www.immigrazione.it].

A sinistra: foto di Giulio Piscitelli, un materasso abbandonato nel deserto della Libia. A destra: foto di Alfredo Bini, partenza dei camion diretti nel deserto.

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escogitato dei metodi per trarre profitto da quest’attività clandestina e, secondo l’Europol, circa l’80% della migrazione irregolare in Europa è facilitata dai contrabbandieri o da gruppi criminali che vengono pagati per fornire questi servizi, facendo aumentare gli sbarchi sulle coste italiane. Questo fenomeno, in particolare, ha registrato un’impennata in seguito agli avvenimenti scaturiti dalla Primavera araba2 e, dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi in Libia, il flusso è aumentato. Per questo l’Italia ha da qualche tempo adottato molteplici misure per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Tra queste rientra il Praesidium3, il progetto più importante ad opera della Croce Rossa Italiana, giunto ormai all’ottava edizione. È stato finanziato dalla Comunità europea e dal ministero dell’Interno e mira al rafforzamento della capacità di accoglienza e dei servizi per tutti coloro che arrivano via mare, attraverso la collaborazione fra CRI4 (Croce Rossa Italiana), UNHCR5 (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati), OIM6 (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e Save The Children7. Grazie all’azione congiunta di queste organizzazioni il progetto Praesidium rappresenta uno dei più importanti programmi in materia di assistenza ai migranti in Italia ed ha permesso di intercettare, nel corso degli anni, migliaia di richiedenti protezione internazionale; nei momenti più delicati, subito dopo l’arrivo, queste organizzazioni hanno collaborato nelle fasi dell’accoglienza e di avvio delle procedure legali nonché nell’assistenza sanitaria. Tornando a parlare degli sbarchi, Lampedusa è l’isola che ne riceve di più, essendo vicina e facile da raggiungere. Essa costituisce l’avamposto di un mondo ricco, libero e pieno di prospettive, il miraggio di una vita degna di essere vissuta da parte di chi fugge dalla disperazione. Qui sbarcano clandestini senza documenti che vengono raccolti in centri di accoglienza8 e di identificazione dai quali è facile fuggire. Infatti, è proprio a partire da questi centri che finiranno presto per circolare senza controllo per le strade di Lampedusa, aumentando nei cittadini un senso di insicurezza già di per sé elevato.

“Accoglierli, pur in modo insoddisfacente, senza tanto rispetto per la dignità umana, come denunciano di continuo varie associazioni umanitarie, comporta comunque ingenti esborsi di denaro pubblico: si calcola che l’accoglienza degli immigrati verrà a pesare sulle casse, già dissestate, dello stato italiano per mezzo miliardo di euro l’anno”9.

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2. L’insieme di proteste e rivolte che hanno portato uno sconvolgimento nel mondo arabo, la cosiddetta “Primavera araba”, ha inizio in Tunisia il 17 dicembre 2010. Quel giorno a Tunisi l’ambulante Mohamed Bouazizi si dà fuoco per protestare contro il sequestro da parte della polizia della sua merce. Quel gesto innesca una serie di rivolte popolari e giovanili, che partendo dalla richiesta dei tunisini delle dimissioni del rais Ben Ali, si estendono a Egitto, Libia, Bahrein, Yemen, Marocco, Algeria, Giordania e Siria. Primavera araba. Gli articoli su Tempi, 2012 [www.tempi.it (10 novembre 2014)]. 3. L’accoglienza dei minori in arrivo via mare, 2° rapporto di monitoraggio delle comunità alloggio per minori in Sicilia, Progetto Praesidium IV, Aprile 2010, Save the Children Italia Onlus, [www.yumpu.com]. 4. La croce rossa Italiana è nata dall’intento di portare soccorso senza discriminazioni ai feriti sui campi di battaglia, la Croce Rossa, in campo internazionale e nazionale, si adopera per prevenire e lenire in ogni circostanza le sofferenze degli uomini, per far rispettare la persona umana e proteggerne la vita e la salute; favorisce la comprensione reciproca, l’amicizia, la cooperazione e la pace duratura fra tutti i popoli. Storia e principi, la storia della Croce Rossa, [www.cri.it]. 5. L’UNHCR è la principale organizzazione al mondo impegnata in prima linea a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi, e a costruire per loro un futuro migliore. Lavora in 123 paesi del mondo e si occupa di oltre 40 milioni di persone. Sono circa 36 milioni le persone di cui, al momento, si occupa l’UNHCR. In primo luogo si tratta di rifugiati in paesi stranieri e di persone che rientrano nella propria terra dopo un soggiorno forzato all’estero. A questi si aggiungono gli sfollati all’interno del proprio stesso paese: da qualche anno l’UNHCR si occupa anche di una parte di essi. [www.unhcr.it]. 6. L’OIM è la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio. Nella sua storia

ha visto il susseguirsi di disastri operati dall’uomo e nel corso di questo lasso di tempo il credo dell’organizzazione, ossia il principio che una migrazione ordinata e attuata nel rispetto della dignità umana porti benefici sia ai migranti sia alla società, ha guadagnato un ampio e fermo supporto internazionale. L’OIM vuole migliorare la comprensione dei fenomeni migratori, favorire lo sviluppo economico e sociale attraverso la migrazione e difendere la dignità e il benessere dei migranti. Chi siamo [www.italy.iom.int]. 7. Save the Children è la più importante organizzazione internazionale indipendente dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, subito e ovunque, con coraggio, passione, efficacia e competenza. Opera in 119 paesi del mondo con programmi di salute, risposta alle emergenze, educazione e protezione dei bambini dagli abusi e dallo sfruttamento. Lavorando a stretto contatto con le comunità locali, Save the Children porta aiuti immediati, assistenza e sostegno alle famiglie e ai bambini in difficoltà; crea cambiamenti positivi e duraturi nella vita dei bambini nei luoghi dove opera. Le attività riguardano l’educazione, la risposta alle emergenze, la riduzione della povertà, la lotta all’Aids, la salute e il contrasto allo sfruttamento e abuso, la lotta alla mortalità infantile. Cosa facciamo nel mondo [www.savethechildren.it]. 8. Le strutture che accolgono e assistono gli immigrati irregolari sono distinguibili in tre tipologie: Centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA) che sono strutture allestite nei luoghi di maggiore sbarco, dove gli stranieri vengono accolti e ricevono le prime cure mediche, vengono foto-segnalati, viene accertata l’eventuale intenzione di richiedere protezione internazionale e vengono smistati verso altri centri. Centri di accoglienza (CDA) e Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA). I CDA sono strutture destinate a garantire una prima accoglienza allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale. L’accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l’identità


e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l’allontanamento. I CARA sono strutture nelle quali viene inviato e ospitato lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l’identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato. Centri di identificazione ed espulsione (CIE), sono strutture destinate al trattenimento, convalidato dal giudice di pace, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all’espulsione. I centri dell’immigrazione, Le strutture che accolgono e assistono gli immigrati irregolari, 2014, Ministero degli interni [www.interno.gov.it (20 novembre 2014)]. 9. Valentino Sossella, Lampedusa e gli sbarchi degli immigrati, 2011 [www.interruzioni.com (1 dicembre 2014)].

Foto: Lampedusa, naufraga barcone: 56 salvi, si cercano dispersi [www.ilgiornale.it].

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Soprattutto, sembra un’invasione che non finirà presto ed è destinata ad aumentare vertiginosamente, se non si troveranno soluzioni politiche e interventi efficaci. Molti di loro scappano da paesi sconvolti negli ultimi decenni da episodi violenti che, oltre ad aver causato migliaia di vittime tra militari e civili, hanno irrimediabilmente compromesso le speranze verso il futuro, in particolare per le generazioni più giovani. È questo il caso di Tunisia, Libia, Egitto e Siria, nei quali, dopo gli eventi scaturiti dalla Primavera Araba e le tensioni generate dallo scontro tra fazioni religiose d’ideologie opposte, è venuta a crearsi una situazione di forte instabilità, non di rado sfociata in vere e proprie guerre civili in cui la popolazione è stata coinvolta direttamente, costringendo molte persone ad abbandonare la propria casa e il proprio paese. Molte famiglie prendono così la sofferta decisione di separarsi dai loro figli più giovani che vengono spinti a cercare fortuna altrove, spesso con un dispendio economico difficile da sostenere. L’Italia, seppur caratterizzata anch’essa da un periodo di crisi economica che perdura ormai da diversi anni, rappresenta per questi giovani la “terra promessa” in cui rifarsi una vita e guadagnarsi con sudore e fatica una posizione che gli permetta di aiutare la famiglia rimasta in patria, inviando loro una parte di quello che riescono a guadagnare. È stato rilevato che la maggior parte degli immigrati clandestini sono minori non accompagnati. “I minori stranieri non accompagnati sono quei minori stranieri che si trovano in Italia, privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano. Oltre ai minori completamente soli, dunque, rientrano in tale definizione anche i minori che vivono con adulti diversi dai genitori, che non ne siano tutori o affidatari, in quanto questi minori sono comunque privi di rappresentanza legale in base alla legge italiana”10. Questo continua crescita numerica dei minori rappresenta indubbiamente l’aspetto innovativo della presenza straniera in Italia. Se il decennio appena trascorso può essere considerato come quello della stabilizzazione e dell’avvio dei processi di integrazione della popolazione straniera, diventata ormai una componente significativa della popolazione italiana, ad oggi si può supporre che il fenomeno degli immigrati minorenni sarà, nell’immediato futuro, la questione centrale del tema dell’integrazione. In Italia, il numero dei minori stranieri non accompagnati è aumentato del 98,4% in due anni, il che rappresenta un totale di oltre 9mila individui.

“Si tratta di minori in nucleo familiare e di minori non accompagnati. Nel primo caso la percentuale maggiore proviene dalla Siria, mentre, per quanto riguarda il secondo, la maggior parte dei ragazzi sono somali, egiziani e eritrei. Il più delle volte si tratta di maschi, prossimi alla maggiore età e la Sicilia costituisce l’approdo più battuto, con Lampedusa (benché l’isola sia ancora dichiarata dalle autorità porto non sicuro) e Siracusa ai primi posti”11. Il fenomeno di aumento dei minori stranieri non accompagnati genera preoccupazione, da un lato per il peso che questo ha determinato sui sistemi di accoglienza locali, dall’altro per l’effettiva tutela dei loro diritti, spesso in condizione di forte vulnerabilità, fortemente accentuata dalla condizione di solitari senza adulti di riferimento, esposti a molteplici rischi che possono riguardare tanto la salute e l’integrità psicofisica, quanto le reali opportunità di sviluppo ed educazione, il possibile coinvolgimento in situazioni di sfruttamento in attività delinquenziali e di assoggettamento da parte di organizzazioni criminali. È proprio questo il rischio principale che corre un bambino durante il viaggio che lo porterà ad approdare sulle nostre coste. Infatti, nei casi di tratta di esseri umani12 una vittima su tre è minore. Questa scioccante verità emerge dal 2014 Global Report on Trafficking in Persons realizzato da UNODC, che evidenzia anche un aumento del 5% del traffici di bambini rispetto al periodo 2007-2010. Le bambine rappresentano i 2/3 delle piccole vittime e, insieme alle donne, costituiscono ben il 70% di tutte le vittime di tratta.

“Questi sono i dati ufficiali, riportati all’UNODC da parte delle autorità nazionali, e si riferiscono solo a quello che si riesce a rilevare. È chiaro che le dimensioni di questa moderna tratta degli schiavi sono persino più ampie. Direttore Esecutivo dell’UNODC Yury Fedotov”13. “La tratta avviene soprattutto all’interno dei confini nazionali o nella stessa regione, con più di 6 su 10 vittime che passano almeno una frontiera. Le rotte transcontinentali interessano soprattutto i paesi ricchi, mentre in alcune regioni (come l’Africa e il Medio Oriente) la tratta di minori è il problema principale, con i bambini che costituiscono il 62% delle vittime. Il lavoro forzato è aumentato costantemente negli ultimi cinque anni, e circa

Foto: di Giulio Piscitelli, imigranti soccorsi dai miliziani della Brigata Katiba Qadi Krayem nell’altopiano del Gilf Kebir, che separa Libia ed Egitto.

10. Elena Rozzi, Vademecum sui diritti dei minori stranieri non accompagnati, Save the Children, 2004 [www.meltingpot.org (1 dicembre 2014)]. 11. Monia Giovannetti, I minori stranieri non accompagnati in Italia, V rapporto Anci/Cittalia, 2014 [www.west-info.eu]. 12. Per minore vittima di tratta si intende ogni minore che è reclutato, trasportato, trasferito, ospitato o accolto a fine di sfruttamento, sia all’interno che all’esterno di un paese, anche senza che vi sia stata coercizione, inganno, abuso di potere o altra forma di abuso. I minori stranieri in Italia, l’esperienza e le raccomandazioni di Save the Children, 2° rapporto annuale, Save the children Italia Onlus, 2014 [www.savethechildren.it]. 13. Angela me, Kristiina Kangaspunta, Fabrizio Sarrica, Raggie Johansen, Global Report on Trafficking in Persons, UNODC, 2014 [www.unodc.org].

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il 35% delle vittime sono donne, mentre in Europa e Asia centrale la tratta è effettuata soprattutto per lo sfruttamento sessuale”14. Oggi possiamo quindi affermare che la presenza di minori non accompagnati costituisce una caratteristica dei flussi migratori.

“Si tratta di un flusso abbastanza costante negli ultimi anni che ci conferma che si tratta di percorsi migratori caratterizzati da esigenze economiche e lavorative. Vicepresidente CMS, Stefano Scarpelli”15.

Per questo fenomeno i primi anni del 2000 hanno rappresentato un punto di svolta per lo sviluppo di un nuovo e specifico flusso migratorio che ha incominciato a radicarsi nel nostro territorio (questo è dimostrato dalla presenza sempre più estesa di minori stranieri nelle scuole italiane). Secondo i dati del CMS, i non accompagnati in Italia al 31 agosto 2010 erano 4.866. A partire dall’aprile 2014 il numero dei minori egiziani non accompagnati, giunti in Italia, è aumentato consistentemente: sono 1.118 quelli arrivati fino al 31 luglio 2014 dall’inizio dell’anno e 1.856 quelli presenti in comunità di accoglienza, mentre sono 449 gli irreperibili. Lo scorso anno, nello stesso periodo invece erano 613 gli egiziani non accompagnati arrivati via mare mentre nel 2012 il numero si fermava a 267 individui.

14. Mattia Rosini, Vittime di tratta, in un caso su tre sono bambini, 2014 [www.west-info.eu (15 dicembre 2014)]. 15. I minori stranieri in Italia, l’esperienza e le raccomandazioni di Save the Children, 2° rapporto annuale, Save the children Italia Onlus, 2014, p. 29 [www.savethechildren.it].

A sinistra: foto di Giulio Piscitelli, Libia, una madre con il piccolo durante la traversata del deserto. A destra: foto di Alfredo Bini/Cosmos, del report Trasmigrations.

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1.

IL VIAGGIO

DEI MINORI EGIZIANI Nel 2014, dai Focus Group e dalle interviste realizzate da Save the Children, con centinaia di minori egiziani non accompagnati arrivati alla frontiera nel sud Italia, è emerso che le loro zone di provenienza sono principalmente Al Garbia ed El Sharkeya nel Basso Egitto, il delta del Nilo, e Assiut nel Medio Egitto sulla riva sinistra del Nilo. Secondo le zone di provenienza il percorso1 che intraprendono per arrivare a destinazione cambia. I minori provengono da contesti culturali ed economici estremamente disagiati. Oltre alla povertà, i fattori che spingono a lasciare il proprio paese sono legati ai racconti di alcuni fortunati che, una volta partiti, sono riusciti a ricostruirsi una vita, in alcuni casi decisamente migliore della precedente, poi ritornano in Egitto per le vacanze ostentando ricchezza e omettendo di raccontare le difficoltà incontrate. In molti casi queste persone sono ben lontane dall’aver raggiunto un pieno successo, ma è difficile che lo ammettano pubblicamente. I giovani egiziani sono in contatto con i loro coetanei attraverso Facebook ed altri Social network, condividono le proprie storie e i desideri, alimentando falsi miti e speranze che non sempre rispecchiano la realtà. È anche per questo che decidono di intraprendere un viaggio molto difficile e rischioso, per raggiungere un futuro migliore. Da alcune interviste, condotte sempre da Save the Children, emergono anche altri fattori ad incrementare le partenze dall’Egitto, quali ad esempio l’instabilità politica del paese e la mancanza del senso di appartenenza alla propria nazione, soprattutto da parte delle nuove generazioni. Le informazioni frammentarie o la loro totale assenza alimentano il fenomeno dell’esodo. A tal proposito Save the Children ha realizzato il “Progetto Egitto”2 per sensibilizzare e informare i minori egiziani sui pericoli del viaggio. La decisione di partire per l’Italia è generalmente condivisa dal minore con la propria famiglia; anche nel caso in cui la famiglia stessa non

1. La migrazione clandestina verso l’Italia è caratterizzata da tre rotte migratorie ben precise. La prima è rappresentata dal percorso occidentale, che vede come paesi di partenza il Mali, il Gambia e il Senegal. Il sentiero occidentale incrocia spesso il sentiero centrale, nel Sahel. I paesi di partenza in questo caso sono la Nigeria, il Ghana e il Niger. Infine, abbiamo il sentiero orientale, che vede come paesi di origine la Somalia, l’Eritrea e il Darfur nel Sud Sudan, le cui rotte tendono a tagliare a nord attraverso il Sudan e l’Egitto per poi proseguire lungo la costa settentrionale dell’Africa. I migranti che percorrono questa rotta arrivano dall’Egitto e dal Corno d’Africa, essenzialmente Somalia ed Eritrea, dove seguono il sentiero che conduce a ovest per sfuggire all’instabilità politica ed economica dell’area. Tutte le rotte convergono nel Maghreb, e negli ultimi anni soprattutto in Libia, dove i migranti attraversano il mare per raggiungere l’Italia. 2. “Il progetto Egitto mira a migliorare le politiche e le pratiche a livello locale e nazionale per prevenire l’immigrazione irregolare, fornendo ai giovani egiziani alternative valide alla migrazione e sensibilizzandoli sui rischi e sulle condizioni di vita dei minori non accompagnati durante l’esperienza migratoria. A tal fine il progetto prevede che vengano realizzate una serie di azioni, tra cui una ricerca partecipata in Italia, che è stata condotta nel 2011: cinque ragazzi provenienti residenti in Italia e provenienti dall’Egitto sono stati formati alla ricerca partecipata tra pari (peer

researchers), quindi facilitati nella pianificazione e nello svolgimento della ricerca e nella produzione dei materiali informativi e documentali. Tali materiali verranno diffusi in Egitto e aggiornati una volta all’anno al fine di garantire in Egitto una corretta informazione sulla situazione dei minori migranti egiziani che vivono in Italia. A partire dalle opinioni dei ragazzi gli stessi materiali già prodotti verranno rivisti ed aggiornati”. Informazione e sensibilizzazione, [www.savethechildren.it (20 novembre 2014)].

A sinistra: foto di Alfredo Bini/Cosmos, del report Trasmigrations. A destra: camion nel deserto [www.iom.int].

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fosse d’accordo, ciò non costituisce alcun ostacolo per i giovani decisi a migrare altrove. I ragazzi spesso si rivolgono a conoscenti o amici che hanno già avuto esperienze analoghe e si rendono disponibili ad aiutarli a creare il primo contatto con il Bisaffar, l’intermediario, il quale generalmente si trova nelle cittadine più grandi delle regioni di partenza. Sono due le figure a garantire che il viaggio possa avvenire, il "Mandoub" che organizza il viaggio e il suo "Bisaffar" che funge da portavoce e mediatore. Molto spesso nessuno dei due rispetta quanto pattuito prima della partenza, andando ad aggravare la stabilità psicofisica dei giovani migranti, già messi a dura prova dalle condizioni tutt’altro che agiate del viaggio che intraprendono, molto diverse da quanto pronosticato. La somma richiesta, poi, è di gran lunga superiore a quella inizialmente concordata e, cosa ancor più grave, alcuni vengono trasportati in luoghi diversi da quelli scelti.

“Il mediatore del viaggio (el Bisaffar) mi ha sottratto tanti soldi… M. Kalyoubia - Torino, 17 anni. Mi sono fidato del mediatore di viaggio (el Bisaffar) e mi ha fregato… M.K. Gharbia - Roma, 16 anni. Il mediatore del viaggio (el Bisaffar) parlava molto bene quando ero a casa mia, ma quando abbiamo iniziato il viaggio mi ha venduto... K. Kalyoubia - Torino, 17 anni”3. I preparativi per il viaggio iniziano attraverso le comunicazioni e le direttive dei mediatori che organizzano gli spostamenti dando indicazioni ai minori e alle loro famiglie; queste informazioni riguardano le possibilità di alloggio una volta giunti in Italia, i documenti necessari e quelli da portare con sé, i tempi e le regole del viaggio. Pur essendo a tutti gli effetti i garanti e gli organizzatori, molto spesso gli intermediari comunicano informazioni che si rivelano non veritiere e incomplete. Basandosi sulla rotta scelta per il viaggio, inoltre, danno indicazioni ai ragazzi sul luogo di partenza che dovranno raggiungere in autonomia e nei tempi prestabiliti, oppure organizzano lo spostamento attraverso il deserto del Sahara in direzione del confine con la Libia4, fornendo i contatti di persone che possono assisterli nelle tappe intermedie del viaggio. Per attraversare il Sahara i migranti trovano posto su vecchi camion che trasportano fino a 180 persone ciascuno per ogni viaggio, pagando un minimo di 76 euro per assicurarsi la possibilità di salirci. Il costo varia a seconda della distanza del viaggio, delle difficoltà, della destinazione 18

3. Andrea Rampini, Valentina Polizzi,Viviana Valastro, Percorso migratorio e condizioni di vita dei minori non accompagnati egiziani in Italia, Consigli per una migrazione sicura…, Save the children Italia Onlus, 2014, p. 17, [www.savethechildren.it]. 4. “Il numero di migranti che partono dalla Libia è diminuito già dal marzo 2007, da quando cioè la frontiera terrestre tra Libia e Egitto è stata chiusa:

per ottenere il visto di ingresso dall’Egitto in Libia è necessario avere un contratto di lavoro e per questo motivo i migranti egiziani che arrivano in Italia dalla Libia si trovavano già lì per motivi di lavoro”. Andrea Rampini, Valentina Polizzi, Viviana Valastro, Percorso migratorio e condizioni di vita dei minori non accompagnati egiziani in Italia, Consigli per una migrazione sicura…, Save the children Italia Onlus, 2014, p. 18, [www.savethechildren.it].

A sinistra: camion nel deserto [www.caradisiac. com]. A destra: foto di Giulio Piscitelli, i migranti nel deserto.



e del livello di controlli e accertamenti che potrebbero sopraggiungere lungo il percorso. Alla partenza possono esserci convogli che contano anche 45 camion. Le condizioni di viaggio sono tra le più terribili, oltre allo sfruttamento, i migranti che decidono di attraversare il deserto devono sopportare prove fisiche e psicologiche tra le più dure, che molto spesso si rivelano mortali. I sopravvissuti raccontano di attese estenuanti senza alcun riparo, la fame, la sete e attraversamenti notturni nelle aree di confine.

Foto: di Massimo Sestini, Strait of Sicily. Barca trasporta 227 migranti scattata da un elicottero.

“Quando mi sono imbarcato nella barca piccola per raggiungere il peschereccio ho pensato di tornare indietro. Eravamo uno sopra l’altro…abbiamo rischiato di affondare in acqua. K. Kalyoubia - Torino, 17 anni”7.

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senza uscita non riescono ad andare avanti ma non possono nemmeno tornare indietro perché molti di loro sono scappati da paesi in guerra6.

“Il viaggio nel deserto non ha niente a che vedere con la traversata via mare, anch’essa molto complessa. Nel deserto, non hai informazioni affidabili, niente guida. Può succederti di tutto: devi mettertelo in testa. Sei costretto a imparare. Fai errori, e ogni errore serve a non ripeterlo; è un viaggio di fortuna, di destino, di coincidenze; i programmi che fai valgono poco o niente ed è tutto imprevedibile. Dagmawi Yimer, documentarista etiope”5. Una volta superato il confine con la Libia se i migranti sono in grado di pagare vengono portati in appartamenti o fattorie, privi delle condizioni sanitarie (e umanitarie) di base, dove possono restare anche per due settimane; altre volte capita che vengano fatti alloggiare in case condivise con molte altre persone, dove possono rimanere anche dei mesi in attesa della partenza. Nel caso in cui partano dalle coste Egiziane (es. Alessandria) le modalità sono le stesse, ma le attese sono più brevi. Di solito gli spostamenti dai magazzini verso la barca avvengono in piccoli gruppi che comprendono dalle 10 alle 25 persone. Spesso possono ripetersi più di una volta nel caso in cui vengano sorpresi dalle locali forze dell’ordine.

“ I migranti vivono in un limbo

5. Tuesday Reitano, Laura Adal e Mark Shaw, Futuri contrabbandati, il pericoloso percorso dei migranti dall’Africa all’Europa, Iniziativa Globale contro il Crimine Organizzato Transnazionale e la Tratta di Esseri Umani, Maggio 2014, p. 8, [www.immigrazione.it]. 6. Melting Pot Europa, Dalla guerra alla strada: i siriani invisibili di Istanbul, 2014 [www.meltingpot. org (22 novembre 2014)]. 7. Andrea Rampini, Valentina Polizzi, Viviana Valastro, op. cit., p. 18. 8. Piccoli schiavi invisibili, i volti della tratta e dello sfruttamento, Save the children Italia Onlus, Dossier 2014, p. 16, [www.savethechildren.it].


Per il viaggio in barca, attraverso il mediterraneo, la quota da pagare si aggira tra i 1.500 e i 3.000 euro. Il costo medio di un viaggio in Europa può venire a costare diverse migliaia di euro e può durare anche anni, nel caso in cui il migrante sia costretto a fermarsi in una delle città dislocate lungo il tragitto, per lavorare e pagare la tappa successiva del viaggio. Nel caso in cui sia la famiglia a farsi carico del pagamento dell’intero viaggio, trova il denaro contraendo grossi debiti con la speranza di estinguerlo un pò alla volta con i soldi che il figlio invierà alla famiglia una volta giunto in Italia e dopo aver trovato un lavoro. Chi non ha disponibilità economiche immediate sottoscrive con gli intermediari un falso contratto per la vendita di merce, oppure ipoteca la propria abitazione per ottenere dei prestiti in denaro per sostenere le spese del viaggio. In questo modo se i genitori del ragazzo non pagano, il tribunale può procedere sui loro beni, ad esempio disponendo il pignoramento della casa o nel caso dei nullatenenti, può condannarli a pene detentive per mancato saldo. Ci sono famiglie costrette a farsi prestare il denaro da conoscenti o parenti e in questi casi continuano a essere debitori (con i descritti rischi in caso di insolvenza), anche se di creditori diversi. Una volta giunti sulla costa i migranti vengono trasferiti su dei grossi barconi ormeggiati in mare aperto attraverso piccole barche a motore. Infine sono stipati dai trafficanti nelle fatiscenti imbarcazioni utilizzate per il viaggio verso l’Italia, in condizioni disumane e con un elevatissimo rischio di perdere la vita durante la traversata. Capita che dopo aver visto le condizioni delle imbarcazioni, molti cambino idea e decidano di rinunciare ma devono desistere da qualsiasi ripensamento: i trafficanti obbligano chiunque a rimanere sulle imbarcazioni con la forza e l’intimidazione, anche attraverso l’uso delle armi. “Secondo i migranti intervistati da Save the Children, nel 2014 questa è una “strategia” utilizzata dai trafficanti per evitare la confisca di un alto numero d’imbarcazioni una volta intercettate dalle navi dell’operazione Mare Nostrum: per i trafficanti sarebbe decisamente meglio perdere vite umane piuttosto che imbarcazioni. Nel 2014, con poche eccezioni, i minori sono stati salvati in mare dalle navi della Marina Militare italiana impegnata nell’operazione Mare Nostrum e sono stati portati in vari porti, principalmente della Sicilia, ma anche della Campania, Calabria e Puglia”8. Una volta raggiunta l’imbarcazione che li porterà in Italia, i minori e gli adulti sono collocati nelle stive, vengono loro sequestrati dagli scafisti i telefoni i documenti (pochi riescono a nasconderli ed evitare il sequestro).

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“Sulla barca non avevamo nessun valore. Gli scafisti potevano anche gettarci in acqua. M.Assiut - Milano, 17 anni”9. Le condizioni che caratterizzano la traversata in barca sono davvero le peggiori: i migranti devono sopportare la fame, la sete, le violenze degli scafisti e sono esposti ad un notevole rischio di naufragio a causa delle pessime condizioni in cui versano le imbarcazioni. “La barca non fa che oscillare. Dopo diverse ore abbiamo iniziato a protestare. Eravamo stanchi e impauriti, non mi fidavo di chi ci stava guidando. Se avessimo continuato con quella barca fino alla Sicilia saremmo morti tutti di sicuro. Una barca lunga almeno 25 metri, invece, appare all’orizzonte. In piena notte i trafficanti sul peschereccio più piccolo lanciano corde per agganciare le due imbarcazioni, ma le onde le fanno cozzare e la fiancata e la prua del peschereccio di Mounir vengono fatte a pezzi. Quando sale, Mounir intravede subito il capitano della nuova nave. È un egiziano piuttosto grosso, aiutato da una ciurma di 32 persone. Mangiano fagioli e carne in scatola sotto gli occhi dei siriani, il cui pasto invece si limita a un po’ di pane. A un certo punto il timone non funzionava e nemmeno il motore. Ero in mezzo al mare su un peschereccio che poteva colare a picco da un momento all’altro. Neanche il GPS funzionava. Credo che sia stato il momento più spaventoso della mia vita. I compagni di viaggio e Mounir si armano di cellulari e tablet, utilizzando il poco di batteria che rimane per individuare la loro posizione in mare e trovare una rotta. Quando l’ultimo telefono si spegne, i viaggiatori bruciano vestiti per un’intera notte, con la speranza di attirare l’attenzione delle navi di passaggio, ma invano”10. Molti minori egiziani raccontano di compagni di viaggio caduti in mare, delle terribili condizioni metereologiche, della mancanza di cibo e acqua, della difficoltà di andare in bagno, dei maltrattamenti subiti dagli scafisti, della profonda paura di morire.

“In barca ci davano l’acqua con il tappo della bottiglia e mangiare scaduto e pane duro. S. Assiout, Milano, 17 anni. Ho visto la morte più di una volta durante il viaggio. M.S. Fayoum - Milano, 17 anni”11.

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Il viaggio può durare dai 4 agli 8/10 giorni, a seconda delle rotte scelte dagli scafisti. Le principali rotte dall’Egitto all’Italia prevedono la partenza via mare dalle zone di Alessandria oppure direttamente dalle coste tra il Lago di Burullus e Dumyat, o dal Porto di Burg Mghizil. Di sovente il trasporto avviene con la complicità e l’appoggio dei capitani dei pescherecci utilizzati per il viaggio. I pescatori che lavorano sulla barca, però, si rivelano inconsapevoli di trasportare migranti e, il più delle volte, se ne accorgono solo quando si trovano già in alto mare e in direzione dell’Italia. Non hanno alcuna possibilità di ribellarsi se non correndo il rischio di essere incarcerati in Egitto o subire pesanti ritorsioni da parte degli scafisti, laddove denunciassero gli armatori consenzienti. I pescherecci si allontanano dalla costa egiziana o libica con a bordo solo l’equipaggio, ma in alto mare sono raggiunti dai gommoni carichi di migranti e ai pescatori viene dato l’ordine di far rotta verso l’Italia. Quando arrivano a destinazione, nei luoghi di sbarco o nel centro accoglienza di Lampedusa, se sono identificati come minori sono collocati in strutture a loro destinate (temporanee o definitive) o, nel caso in cui non lo fossero, in strutture di prima accoglienza per i profughi. Una gran parte riesce comunque a far perdere le proprie tracce scappando in direzione di Milano o Roma, le principali mete prescelte dai migranti. Nel caso in cui i minori non siano intercettati dalle autorità nei luoghi di sbarco, spesso sono accompagnati dagli scafisti in piccoli casolari di campagna, dove restano nascosti e in silenzio per alcuni giorni per poi essere accompagnati dagli intermediari nei pressi delle stazioni ferroviarie più vicine, dalle quali partono in direzione del centro-nord. “Anche in questa parte del loro viaggio i minori corrono il rischio di essere sequestrati da criminali che spesso hanno contatti con i trafficanti. Questo è accaduto per esempio, secondo quanto emerso fin ora, a quattro ragazzi egiziani che, ad aprile del 2014, sono stati sequestrati da tre uomini alla stazione di Augusta in Sicilia, luogo in cui i minori sono collocati in un centro di primissima accoglienza per minori del comune. I minori, sotto la minaccia di essere altrimenti uccisi, sono stati fatti salire su un treno, portati a Latina dove sono stati trattenuti in un appartamento abbandonato nelle campagne per due giorni. I rapitori hanno poi chiesto un riscatto di 1.000 euro al fratello di uno di loro che lavorava in Italia come pizzaiolo. Attraverso i media, la polizia ha fatto sapere in quell’occasione che i rapitori erano in contatto sia con gli scafisti che con i trafficanti in Egitto e che strutture criminali simili sono attive in tutta Italia”12.

Foto: di Nick Brooks, alcune tombe nel deserto.

9. Andrea Rampini, Valentina Polizzi, Viviana Valastro, op. cit., p. 18. 10. Costanza Spocci, Odissea di Mounir, Io che non sono morto a Lampedusa..., 2013 [www.unita.it (10 novembre 2014)]. 11. Andrea Rampini, Valentina Polizzi, Viviana Valastro, op. cit., p. 19. 12. Save the children Italia Onlus, op. cit., p. 16. 12. Save the children Italia Onlus, op. cit., p. 16.




Se il tentativo di fuga va a buon fine e riescono ad arrivare a Milano o a Roma, i problemi non sono finiti. Per via del grosso debito contratto con gli intermediari, sono costretti a svolgere qualsiasi lavoro e a sopportare ogni condizione. Molti vivono il lavoro come sfruttamento vero e proprio, e il settore più frequente è quello commerciale (es. pizzerie, autolavaggi).

“Sono stanco, la sera non riesco nemmeno a dormire da quanto sono stanco. Non voglio più lavorare così tanto, voglio vivere tranquillo e avere qualcuno, che mi dice di correre a scuola. Io voglio studiare. Ho lavorato per quattro settimane dalle sette del mattino all’una di notte. Dormivo tre ore, guadagnavo 150 euro alla settimana. Vorrei guadagnare almeno 200 euro da mandare a casa. Se potessi esprimere un desiderio, vorrei fare lo chef e girare il mondo. M, 13 anni, egiziano”13. Proprio a Roma, i minori che lavorano presso i mercati generali, sono costretti ad arrivare sul posto nel mezzo della notte con gli ultimi autobus disponibili, aspettando l’apertura dei cancelli con la speranza di poter ottenere un lavoro. Nel caso in cui ci riescano la paga in nero, senza alcuna tutela fiscale ne assicurazione, si aggira intorno ai 2 euro l’ora; a fronte di questo misero salario sono costretti a svolgere lavori pesanti e continuativi anche per 12 ore. Lo stesso copione si ripete per i ragazzi che lavorano presso gli autolavaggi romani. Molti poi, per lenire il dolore e sopportare la fatica, assumono farmaci antidolorifici che contengono anche oppiacei, il che crea un ulteriore problema dello sviluppo di forti dipendenze e ulteriori spese cui far fronte. Negli ultimi mesi, secondo alcune testimonianze di operatori attivi nel territorio romano, sembrerebbe che i minori egiziani siano stati coinvolti anche in situazioni di sfruttamento sessuale, spinti dal miraggio di un misero guadagno aggiuntivo.

13. Ivi, p. 15

A sinistra: Tragedia nel canale di Sicilia: trenta cadaveri su un barcone [www.ilgiornale.it]. A destra: foto di Giulio Piscitelli, quel che resta in mare, un mezzo della Guardia costiera nel Canale di Sicilia il 5 ottobre 2013, due giorni dopo il naufragio nel quale persero la vita 366 migranti eritrei.

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Prove calligrafiche per il titolo


2.

Progetto INTROduzione

L’animazione ha svolto, nella produzione cinematografica degli ultimi decenni, un ruolo molto importante, continuando ad aggiornarsi anche in base all’innovazione tecnologica. Nonostante il successo degli ultimi anni, le radici dell’animazione sono molto antiche e precedenti a quelle del cinema, tuttavia il successo del cartone animato si deve all’opera di alcuni tra i maggiori autori e produttori di film e cortometraggi d’animazione come: Walt Disney, Hayao Miyazaki, Bruno Bozzetto e Lotte Reiniger. Per animazione si intende il processo grazie al quale, attraverso una sequenza di immagini statiche e l’aggiunta dell’audio, si riesce a dare vita a personaggi, oggetti e ambientazioni. Al giorno d’oggi molte case di produzione hanno scelto di realizzare i propri progetti sfruttando la tecnica dell’animazione tridimensionale, resa possibile dall’evoluzione tecnologica dei computer e dei sistemi di ripresa; la rappresentazione in un ambiente 3D offre più possibilità rappresentative, legate principalmente all’aggiunta della terza coordinata spaziale e successivamente anche alla resa realistica delle texture e dell’illuminazione. Case come Pixar, Dreamworks e la stessa Disney, negli ultimi anni, hanno fatto del 3D il loro marchio di fabbrica. Per il progetto di tesi, ho scelto di utilizzare la tecnica dell’animazione 3D perché mi sembra la più appropriata nel rappresentare una tematica delicata come l’immigrazione da parte di un adolescente, permettendomi non solo di mostrarne le sfaccettature nel modo più fedele possibile, ma anche di avvicinarmi ad un pubblico giovane attraverso un mezzo che più facilmente può attirare la loro attenzione. Ho potuto così ricostruire, sfruttando le informazioni raccolte, l’intero percorso dell’esodo di un bambino egiziano che scappa dalla sua terra dirigendosi verso l’Italia, cercando di mostrare non solo le tappe del viaggio ma anche le immense difficoltà fisiche e psicologiche cui questi piccoli viaggiatori vanno incontro.

L’obiettivo della tesi quindi è quello di “informare”, attraverso una campagna di sensibilizzazione che assume i connotati del cortometraggio e riflette gli scopi dell’associazione Save the Children con cui mi sono messa in contatto. Vorrei trasmettere il messaggio che l’immigrazione è un tema complesso e del tutto attuale, con lo scopo di informare e sensibilizzare sia gli adulti che i giovani, riguardo le esperienze drammatiche che caratterizzano il viaggio dei migranti.

A sinistra: prove per il titolo, calligrafie realizzate con una Pentel Color Brush da Nicola Gubernale. A destra: titolo definitivo.

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3.1

LA RICERCA

Prima di iniziare la realizzazione del cortometraggio ho investito molto tempo nella ricerca, cominciando ad analizzare, attraverso una serie di testimonianze, quali erano le dinamiche del viaggio, osservandole da diversi punti di vista, fino a costruire una storia che potesse rappresentarne il maggior numero possibile dei protagonisti. Oltre alla ricerca di testimonianze reali, mi sono soffermata anche sull’analisi di articoli e altre fonti di informazione che mi permettessero di ottenere un quadro il più completo possibile. Di seguito sono riassunti i punti chiave che mi hanno aiutata nella stesura della sceneggiatura. CAUSE DI MORTALITA’ NELLA TRAVERSATA IN MARE • • • • • • •

Annegamento. Esalazioni tossiche dei motori che provocano asfissia. Locali angusti e soffocanti. Incendi dovuti a perdite di carburante. Mancanza di soccorso da parte di alcuni pescherecci coinvolti. Ingestione di acqua di mare. Naufragio.

CAUSE DI MORTALITA’ NELLA TRAVERSATA DEL DESERTO • La temperatura notturna e diurna (grandi sbalzi termici). • I più deboli vengono abbandonati nel deserto. • La mancanza d’acqua: il corpo umano può resistere 20 ore senz’acqua, ma in condizioni così estreme il tempo diminuisce rapidamente. • I camion per il trasporto si insabbiano e si danneggiano, provocando incidenti nei quali i passeggeri si feriscono o vengono travolti dalle ruote.

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Foto di Carf, un bambino africano.


Foto: di Carf, un bambino africano.

CONDIZIONI DI VIAGGIO IN BARCA • Ammassati sotto coperta, nella stiva. • Viaggiano su piccole barchette (pescherecci 10 X 5m) da 250 a 600 persone. • Le barche sono talmente piene che oscillano per il peso. • Trascorrono molti giorni senza cibo e poca acqua. • Senza spazio per muoversi o allungare le gambe. • Senza una rotta precisa (a guidare le barche sono gli stessi immigrati, cui viene offerto un viaggio gratuito, viene detto loro semplicemente di andare dritto), ma i tempi si allungano e i rischi aumentano (questo succede in particolare per i magrebini e i bangladesi che sono i più disperati). • Viaggiano nel silenzio, nessuno parla, tutti aspettano di morire. • I comandanti dei pescherecci spesso sono ubriachi o drogati. • Le barche sono da rottamare. • Il costo dalla Libia a Lampedusa va dai 2000 ai 4000 euro (più l’etnia di provenienza è ricca, più costa ed è sicuro il viaggio). • Le ragazze partoriscono sui gommoni i figli dei loro stupratori. • Quando naufragano bruciano i vestiti per attirare l’attenzione della guardia costiera. • Per avere un salvagente vengono chiesti 500 euro in più. • Per farli salire a bordo vengono picchiati senza motivo dai trafficanti. • A volte danno da mangiare barrette energetiche, formaggini, oppure datteri e pane. Bevono acqua sporca. • Gli scafisti mangiano diverse pietanze e bevono acqua potabile.

• Si può partire anche con il mare in tempesta. • Vedendo le condizioni dei barconi i migranti spesso non vorrebbero salire. CONDIZIONI DI VIAGGIO NEL DESERTO • Viaggiano in camion colmi di persone e sacchi d’acqua, che spesso si rompono ritrovandosi a piedi. • I morti vengono sepolti lasciando sulle tombe piccole composizioni di pietra con sassi verticali. • Quando si fermano sono ammassati sotto piccoli tendoni durante la notte. • Camminano sotto il sole tra sabbia e pietre (come statue di sale nel Sahara). • Solo il 15% supera il viaggio che a volte dura anni. • Le donne senza marito vengono stuprate. • I bambini scompaiono o sono rapiti. • La poca acqua che gli autisti danno ai passeggeri contiene benzina, per drogarli ed evitare proteste. • Bevono urina mista ad acqua. • Ci sono almeno 3000 fughe al mese. • Di giorno si fermano e di notte viaggiano, perché i motori dei camion si surriscaldano al sole.


3.2

IL PASSEGGERO TIPO

Dopo aver raccolto e sintetizzato i dati di viaggio, ho ricostruito il profilo del passeggero tipo. • Tra gli 11 e i 34 anni, età media 16 anni. • Per lo più Egiziani e Siriani. • Sognano di trovare lavoro per mandare i soldi ai parenti o studiare e cambiare vita. • Cuciono le magliette per mettere i soldi nelle pieghe. • Spesso è la prima volta che vedono il mediterraneo. • Non hanno paura della morte (fa parte del gioco). • Molti non sono informati sulle condizioni del viaggio che li aspetta. • Indossano più strati di pantaloni perché nelle condizioni in cui viaggiano, non potendo muoversi, si fanno i bisogni addosso. • Non portano quasi niente con loro. • Molti sono perseguitati politici in cerca di rifugio. Dopo aver raccolto queste informazioni ho cominciato ad immaginare come potesse essere il personaggio principale del corto di animazione 3D. Ho deciso di chiamarlo Samir. Ho voluto descrivere l’esperienza del viaggio di un ragazzo perché sono proprio i giovani, più degli adulti, ad avere maggiori difficoltà durante il viaggio. Il più delle volte sono spinti dalle famiglie alla ricerca di migliori condizioni economiche e maggiori possibilità per il futuro lavorativo. I primi disegni sono stati utili per definire il mood che avrebbe dovuto avere il cortometraggio, per capire che tipo di impronta conferire al contesto che volevo rappresentare. Dopo una serie di elaborazioni ho compreso la direzione giusta da prendere. 30

A sinistra: primi disegni di Samir realizzati su carta con matita e pastelli. A destra: primi disegni di Samir in digitale.


31



3.3

SAMIR

Grazie alla grande produzione di film di animazione che in questi anni sono stati e continuano ad essere prodotti, ho avuto molti esempi su cui basarmi e da cui prendere spunto. Per la realizzazione del personaggio principale ho preso ispirazione dallo stile dalla casa di produzione americana Laika1, per alcuni dei loro film come Paranorman, Coraline e La porta magica (nota! Autore, anno, ecc.): i loro personaggi sono spesso caratterizzati da una corporatura esile sovrastata da una testa di dimensioni sproporzionate rispetto al corpo. Ho pensato che questo tipo di rappresentazione potesse da un lato attirare l’attenzione dei più giovani per l’aspetto dolce e indifeso, e dall’altro rappresentare in maniera chiara la fragilità di un corpo sottoposto a prove impossibili.

1. Laika è uno studio di animazione che produce lungometraggi e corti soprattutto con la tecnica dello stop motion [www.laika.com].

A sinistra: modello 3D di Samir. A destra: modello 3D da vari punti di vista.

Inizialmente, per la realizzazione di Samir, ho esaminato delle foto di bambini egiziani, africani e eritrei. Anche se avevo deciso che il mio personaggio doveva essere egiziano viste le alte percentuali di egiziani che sbarcano a Lampedusa, mi sono comunque ispirata a foto di bambini di etnie diverse che vivono in questi paesi dove l’immigrazione è molto frequente. Per la forma degli occhi si riprendono le espressioni dei bambini africani, hanno occhi molto grandi, profondi ed espressivi, mentre per la fisionomia del volto e il colore dell’incarnato ho preso spunto dai bambini egiziani. Samir ha 11 anni, è gracile e di carnagione scura, indossa abiti trasandati e sporchi di terra quali tratti indelebili di una vita disagiata. Una semplice canottiera bianca, dei pantaloncini a pinocchietto bucati fatti di sacco e delle ciabatte marroni, sono tutto ciò che indossa. Ha i capelli riccioluti e uno sguardo che esprime tutta la sua tristezza, ma anche la speranza e l’innocenza di un giovane che ha voglia di vivere.

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A sinistra: foto di Carf, di bambini africani. A destra: Foto a sinistra di Ale Morstabilini, bambino egiziano. In alto a destra foto di Carf di un bambino eritreo. In basso a destra, un bambino africano [www.envolafrique.org].

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I capelli La scelta del tipo di capigliatura è stata difficile, in quanto i bambini delle immagini presenti nella mia ricerca iconografica hanno diversi tipi di capelli, che spaziano dal riccio al liscio; in entrambi i casi però ho notato la loro natura crespa, tipica delle etnie di origine africana. Prendendo spunto dall’immagine che mi sembrava più convincente, ho realizzato un capigliatura riccia costituita da singoli boccoli assemblati per ottenere una composizione armonica.

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1. Primi schizzi per i riccioli di Samir. 2. Prove iniziali in 3D per la capigliatura del personaggio. 3. Primi schizzi per i riccioli di Samir e altre prove. 4. Ricci in 3D con Wireframe.


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le espressioni

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3.4

LO STORYBOARD

Una volta decisa la sceneggiatura ho cominciato a disegnare lo storyboard, per il quale ho realizzato una serie di immagini utili alla definizione delle inquadrature e degli scenari che avrei poi trasposto nella modellazione e animazione tridimensionale. Il primo storyboard disegnato è servito per avere un idea generale di quelle che poi nello storyboard definitivo saranno le scene concrete da realizzare. Infatti molte scene che sono state pensate inizialmente sono state eliminate.

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Primi schizzi e abbozzi per lo storyboard, matita su carta.


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storyboard finale


1. inizio 23 s.

2. LA CASA 4 s.

3. Legge lettera 7 s.

4. prende SCATOLA 19 s. 43


5. SOLDI IN SCATOLA 2 s.

6. CONSEGNA SCATOLA 10 s.

7. Zoom out cittÅ 24 s.

8. camion in vista 8 s. 44


9. Arriva al camion 4 s.

10. sale sul camion 6 s.

12. nel deserto 19 s.

13. ruota bucata 11 s.

11. partenza 13 s.

14. Camion fermo 10 s. 45


15. Camminando 16 s.

16. Cade 2 s.

18. risveglio spiaggia 11 s. 46

17. zoom out deserto 8 s.


19. in barca 7 s.

21. Barca in mare 17 s.

20. samir dondola 11 s.

22. navigando 2 s.

23. tuoni 10 s.

24. sveglia 2 s. 47


25. Tempesta 20 s.

26. affonda 4s.

27. naufragio 10 s.

28. soccorsi 11 s.

29. recupero 5 s. 48


30. arrivo 15 s.

Dal primo gennaio ad oggi, pi첫 di 6.482 migranti sono sbarcati in Italia, compresi pi첫 di 700 minori. Con un aumento di oltre il 60% rispetto al 2014.

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3.5

GLI SCENARI

Gli scenari principali sono 4: la città, il deserto, il mare, e Lampedusa vista dal mare. Queste rappresentano le ambientazioni in cui si svolgono le scene, e sono le quattro tappe principali del viaggio di Samir.

La cittÀ La domanda più frequente durante la fase di sviluppo della città era: “Come dovrebbe apparire e come si differenzia dal mondo che noi siamo abituati a vedere”? Dopo un’attenta ricerca e una serie di schizzi su carta, sono arrivata a definire questo scenario, ispirandomi all’architettura di città e villaggi egiziani. L’obiettivo era quello di realizzare un ambiente degradato e sporco, che desse l’idea di un livello molto basso di vivibilità, tale da indurre un ragazzo a pensare: “Scappa”! Ho preso spunto da immagini di città e villaggi egiziani come quelli del Cairo, AlGarbia, Assiut, Kharga, El-Qasr, Farafra, molti dei quali sono estremamente piccoli e ai confini dell’Egitto, si affacciano sul Sahara. I colori sono quelli di un luogo prossimo al deserto, l’atmosfera è calda, non ci sono spazi verdi e il clima è secco e torbido. Le case sono basse, fatte di pietra, con muri di mattoni che dividono sommariamente gli spazi urbani, le porte sono in legno con maniglie di ferro arrugginite, il tutto disposto su un terreno arido e inospitale dove la flora non può crescere rigogliosa. L’ambientazione “città” è divisa in due parti principali. La prima è caratterizzata dalla casa di Samir mentre la seconda arriva fino al muro di cinta che circonda e racchiude la città. Il muro in questo caso ha una doppia valenza, rappresenta da un lato la difesa contro il nemico proveniente dall’esterno, il deserto, e dall’altro è una prigione dalla quale il giovane protagonista della storia vuole scappare a tutti i costi.

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A sinistra: primo schizzo della cittĂ . A destra: alcuni schizzi degli oggetti presenti nella cittĂ e altri particolari.

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In alto: gli schizzi della cittĂ , in digitale. In basso: i modelli 3D delle case principali presenti nella scena della cittĂ . 1. Casa di Samir 2. Modello di abitazione 3. Meccanico 4. Modello di abitazione

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2 Immagini di riferimento per la costruzione della cittĂ . 1. Ras Abrouq peninsula 2. Al Garbia, Egitto 3. Kharga, Egitto 4. Santa Catarina, Sina 5. Casa egiziana 6. El-Qasr, Egitto

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La casa L’interno della casa di Samir doveva rispecchiare la stessa condizione che veniva percepita osservando la città, ovvero quella di un luogo povero e assai poco vivibile. Partendo da un’analisi degli interni delle case egiziane, che mi ha aiutata a capire come sono nella realtà, sono riuscita a definire il tipo di ambiente utile alla mia rappresentazione. La casa presenta pareti parzialmente colorate con disegni etnici, i muri sono rovinati, i mobili sono pochissimi e ridotti allo stretto necessario, con le sedute realizzate in muratura ricavate direttamente dalla struttura abitativa, i materassi buttati a terra e l’illuminazione ottenuta unicamente grazie all’uso di candele. Nella casa ho individuato due elementi principali, indispensabili alla messa in scena della narrazione: un tavolo dove Samir trova la lettera che suo zio gli invia dall’Italia e la sua camera con un letto e una mensola su cui è riposta la scatola “dei sogni”, coperta di disegni e cartoline dell’Italia, in cui sono custoditi i soldi scrupolosamente raccolti per il viaggio. Sulla parete della camera, inoltre, sono appese delle fotografie inviate a Samir dai suoi parenti in Italia. L’ambiente è scuro e poco luminoso, caratterizzato da colori poco vivaci.

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Primi disegni della camera di Samir realizzati in digitale.

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A sinistra: le immagini di riferimento per la realizzazione della camera di Samir. Foto di Michael Nelson, all’interno delle case nubiane. A destra: modello 3D della scatola dei sogni e foto di Samir e suo fratello mandate dall’Italia.

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A sinistra: i modelli 3D degli oggetti presenti nella cucina. A destra: gli schizzi della mensola, del tavolo e di una delle candele presenti in cucina, realizzati in digitale.

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Il deserto Il deserto rappresenta simbolicamente sia il punto di partenza del viaggio, che il più grande ostacolo che il protagonista deve superare per poter sperare in una vita migliore: superarlo, sopravvivendo alla sete e alla fatica, significa riuscire ad abbandonare una vita di stenti e andare verso un nuovo futuro. I molti cambi di inquadratura, che sono presenti in questa sequenza del cortometraggio, stanno a significare la fretta e l’agitazione che caratterizzano le fasi della partenza. L’aspetto dell’ambiente deserto è reso rispecchiando le caratteristiche che ritroviamo nella realtà: illimitato, inospitale, caldo, desolato, secco. Proprio la secchezza determina la mancanza quasi totale di flora. Della vegetazione mediterranea che copriva le montagne del Sahara prima che diventasse un deserto, rimane solo l’oleandro ed il cipresso del Tassili1, in prossimità dei guelta2.

1. Il Tassili N’Ajjer è un massiccio montuoso del deserto del Sahara, situato nel sud est dell’Algeria presso il confine con la Libia. 2. Guelta è un termine arabo usato in Nordafrica per indicare qualunque bacino d’acqua naturale, dalla pozza d’acqua a un vero e proprio lago. 68



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A sinistra: foto di Fabrizio Gatti, un camion nel deserto. A destra: schizzi su carta e in digitale del camion.


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A sinistra: vista laterale del modello 3D del camion. A destra: modelli 3D di alcuni bagagli e del camion.

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La spiaggia La spiaggia è un luogo di passaggio tra le vicende del viaggio attraverso il deserto e la rischiosa traversata del Mediterraneo. La scena si svolge di notte, nell’oscurità più totale, e nella realtà permette ai viaggiatori e agli scafisti di evitare controlli da parte della polizia libanese. In questa scena si vede in lontananza il vecchio peschereccio che porterà Samir in Italia, una lanterna che illumina momentaneamente l’area di passaggio e una barca più piccola con cui le persone verranno poi trasportate sul peschereccio.

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il mare Il mare rappresenta l’ultima grande sfida del viaggio, ma non la meno pericolosa. Il peschereccio carico di migranti si avventura nel Mar Mediterraneo che bagna le coste libanesi, facendo rotta verso l’Italia. Le persone sono stipate in spazi angusti e privi d’aria, con la consapevolezza di andare in contro a rischi che possono mettere a repentaglio la loro vita. Per questo l’atmosfera è tesa e ad aggravare la situazione si presenta una forte tempesta.

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A sinistra: 1. Foto di Gerhard Hagen, cimitero dei barconi della speranza a Lampedusa. 2. Barcone migranti [www.tg24.it]. 3. Foto di Matthias Dolce, Pozzallo, cimitero dei barconi. A destra: modello 3D della peschereccio e disegno in digitale.

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lampedusa Ăˆ la meta che sembrava impossibile raggiungere ed è la scena finale. Ho voluto darle un aspetto fiabesco, quasi a rappresentare l’isola che appare nei sogni di chi riesce a sopravvivere ad un viaggio disperato. In questa scena si vede l'isola in lontananza, sovrastata dal sole che ne illumina le casette colorate e i pescherecci ormeggiati nel porto. Costituisce l'approdo di un viaggio senza fine, punto di arrivo e di partenza per il futuro del piccolo Samir.

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A sinistra: foto di Gabriella Rizzi, riferimenti per la costruzione dell'isola di Lampedusa. A destra: modelli 3D delle case principali e lo schizzo della cittĂ .

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I FRAME VIDEO


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ringraziamenti Ringrazio prima di tutto i miei genitori per sostenere qualunque scelta io faccia e per essermi sempre vicini. Ringrazio mio fratello e mia zia Loredana. Ringrazio Nicola per l’aiuto e il sostegno, in particolare durante questi mesi impegnativi. Ringrazio le mie amiche Marina e Ludovica per i consigli e per avermi sopportato, e tutte le altre persone che lo hanno fatto, compresa Martina. Ringrazio la maestra Federica per le piccole correzioni. Ringrazio il professore Ciammaichella per avermi seguito costantemente lungo questo importante percorso.








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