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Un Dio che stupisce

L’ASCOLTO PER UNA CRESCITA INTEGRALE

Io - Tu - Noi

Franca Feliziani Kannheiser felizianikannheiser@hotmail.com

Gli educatori non possono ignorare che i messaggi, recepiti costantemente dai ragazzi, sono connotati da intolleranza e violenza: a partire dai macrofenomeni, come la guerra, arrivata alle nostre porte con il conflitto Russia-Ucraina, ai microfenomeni di «ordinaria» violenza fra i giovani, in famiglia, agli sconvolgimenti ambientali, ecc. Tutto questo fa sentire i ragazzi fragili e disorientati, carenti della base sicura, necessaria per vivere e crescere. È sempre più netta l’impressione della mancanza di un codice comunicativo, che permetta di capire le ragioni dell’altro, e prima ancora di cogliere i bisogni profondi di cui si è, in prima persona, portatori. Sembrano dominare un’opacità del pensare e una difficoltà di dialogo, per cui la violenza contro se stessi, gli altri e le cose resta l’unico linguaggio: un linguaggio muto e oscuro, attraverso cui i giovani tentano di esprimere il male di vivere e un’inconscia, e spesso disperata, richiesta di aiuto.

COME USCIRNE?

L’ascolto empatico è la prima competenza richiesta all’educatore che non si riconosce mai estraneo al cammino del preadolescente, anche se questi è lontano dai suoi schemi o dalle sue convinzioni. L’adulto deve essere un ascoltatore interessato e non soprattutto un parlatore convincente. Tale atteggiamento non è scontato né a livello teorico, né di applicazione pratica. È difficile, infatti, per l’adulto frenare l’urgenza di offrire consigli e soluzioni, perché si ritengono parte integrante della propria funzione di protezione e di guida. Ma i ragazzi turano le orecchie a consigli non richiesti; nel timore di essere forzati si chiudono a riccio, impedendoci di entrare nel loro mondo interiore. Un ascolto sereno e interessato, invece, li fa sentire importanti e protagonisti del loro cammino. Li apre alla fiducia nell’adulto di cui, solo in questo clima di affidamento e di libertà, si apprezzeranno indicazioni e consigli. Il tempo dell’ascolto è un tempo prezioso e mai troppo lungo: ci fa capire gli interessi dei ragazzi, il loro modo di vedere le cose, i loro problemi. L’educatore, spesso, si pone in ascolto del gruppo di coetanei che si confronta. La sua azione è, in tal caso, quella di facilitatore della comunicazione. Prima di tutto egli deve favorire il confronto fra i membri del gruppo, frenando i più esuberanti e incoraggiando i più timidi; deve saper scongiurare il pericolo di sopraffazioni e prepotenze anche solo (!) psicologiche, garantendo quel clima di fiducia, essenziale al dialogo. A lui spetta valorizzare le esperienze e le comunicazioni di ogni ragazzo, perché nessuno si senta deriso o svilito.

Il confronto libero e rispettoso fra compagni è, per il preadolescente, uno strumento di correzione e di trasformazione del proprio modo di pensare e di comportarsi molto più efficace di mille ammonizioni dell’adulto, che interverrà nel dialogo educativo, esprimendo con autenticità il suo parere, senza imposizioni. Il suo atteggiamento autentico, aperto e

accogliente lo renderà punto di riferimento affidabile per i ragazzi, che lo ascolteranno, senza paura di essere manipolati, riconoscendogli una funzione di contenimento, ma anche «profetica», di anticipatore di senso. Funzione che non è un optional, ma un vero e proprio impegno etico (Charmet) della generazione adulta nei confronti dei ragazzi. Preziosa è la lezione di Senise, uno dei più importanti psicoanalisti dell’adolescenza: «Se è difficile per l’adolescente avere di se stesso un’immagine definita e stabile, se gli è così difficile sapere cosa vuole e cosa vuole diventare, come può un suo interlocutore adulto capirlo? Non può capirlo, ma può accettare di non capirlo e vivere questa condizione come la naturale conseguenza del suo momento evolutivo. Se l’adulto accetta questa condizione e non si propone di fornire un’identità posticcia o inventata, se è disposto ad ascoltare con interesse rispettoso e non giudicante, se sa cogliere e accogliere l’insicurezza palese o nascosta, lo sgomento espresso o in agguato, l’adolescente si sentirà riconosciuto nella sua non ancora raggiunta identità. Tale riconoscimento che, il più delle volte, deve essere sentito e non comunicato, paradossalmente gli restituisce un’identità che è l’identità dell’adolescenza, quella del cambiamento, della confusione, della precarietà; contribuirà così alla migliore accettazione del suo processo evolutivo che è teso alla ricerca e alla formazione di un’identità: quanto più questa identità di non identità è accettata da lui e dall’adulto, tanto più sarà facilitato il cammino verso la maturità», per sentirsi bene con se stessi e con gli altri.

IN ASCOLTO DEI RAGAZZI…

In questo gruppo mi sento ascoltato? Da chi principalmente? Compagni, catechista…? Ricordo un momento in cui mi sono sentito ascoltato? Che cosa ho provato? Mi sono sentito incoraggiato a risolvere un problema, a prendere una decisione? Quali sono, secondo me, le caratteristiche di un buon ascoltatore? In quale ambiente mi sento più ascoltato? Famiglia, amici, gruppo sportivo, gruppo parrocchiale?

PROGRAMMAZIONE 2022-2023

Set.-Ott.

SOLI O INSIEME?

Novembre

CHI SONO IO?

Dicembre

L’ASCOLTO PER UNA CRESCITA INTEGRALE

Gennaio

L’AVVENTURA DELL’INCONTRO

Marzo

IPERCONNESSI

Aprile

IO - NOI

ORIGINALE, UNICO, AMATO

Test

Maria Teresa Panico mt.pan@iol.it

Ognuno, a suo modo, è originale, unico, indispensabile e soprattutto «amato». Tu, proprio tu, sei prezioso agli occhi di Dio! Se dimentichiamo questa grande verità, non riusciamo a volerci bene davvero. Ci sembra di vedere il bello e il buono solo negli altri. Tu, ti senti amato? Riesci a volerti bene davvero? Scoprilo…

Un’onda:

a. spumeggiante. b. minacciosa. c. rumorosa.

1

Suonare:

a. la tromba. b. il triangolo. c. il violino.

4

Un campo:

a. di grano. b. da calcio. c. minato. 2

La foglia in autunno:

a. ingiallisce. b. danza nel vento. c. cade a terra. 3

Sulla porta della tua stanza:

a. divieto di accesso. b. benvenuto a tutti. c. bussare prima di entrare. 5

Una maschera:

a. di bellezza. b. di carnevale. c. che copre il volto.

6

Ti senti più:

a. talpa. b. tartaruga. c. gabbiano.

7

La falsità:

a. ferisce ma si perdona. b. distrugge ogni amicizia. c. la fa da padrona.

8

Ti guardi allo specchio e vedi…

a. mille difetti. b. cambiamenti in atto. c. una «bella» persona.

9

da 9 a 14 punti: TU COME “TI VIVI”?

I modelli proposti dalla società indicano che per volersi bene bisogna essere perfetti, adeguati a ogni situazione sociale. Non sentirsi al livello di divi, star e personaggi famosi può incidere negativamente sull’accettazione di sé. Invece essere originali, accettarsi, volersi bene nella propria unicità è la carta vincente. Il bello di ognuno è nella diversità. Scopri la bellezza che è in te e valorizzala. È il dono che Dio ti ha fatto.

da 15 a 21 punti: UNA «BELLA» PERSONA

Solo se impari a conoscerti, ad accettarti e a stimarti per ciò che sei, e riesci a sorridere dei tuoi difetti, diventerai capace di volerti bene, ti sentirai realizzato e pieno di gioia. Tutto in noi è una meraviglia! Quindi anche quando ti sembra di non valere nulla, o ti ritieni poco importante, o pensi di non avere nessuna qualità, ricordati che il Signore ti ha fatto a sua immagine e somiglianza, ti ha dato tante qualità e sei prezioso ai suoi occhi!

da 22 a 27 punti: AMO ME STESSO E GLI ALTRI

Per capire se e quanto ti vuoi bene, fai un elenco dei tuoi punti deboli e dei tuoi punti di forza; tu cerchi di correggere gli aspetti negativi e prendi coscienza dei tuoi pregi. Sei certo che ognuno ha qualità e talenti che lo distinguono e lo rendono unico. L’originalità di ogni persona è un messaggio chiaro: Dio mi stima e mi ama. Volersi bene vuol dire essere se stessi fino in fondo, ed essere in grado di aprirsi all’amore del prossimo.

2 1 1 3 2 1 3 2 3 1 2 3 2 3 3 2 1 2 3 3 2 1 1 2 1 3 1

9 8 7 6 5 4 3 2 1 C B A

LO SGUARDO DI GESÙ

Celebrazione

Francesca Langella fransua80@libero.it

Si prepara l’angolo della preghiera: Bibbia aperta, icona di Gesù e lampada accesa. Ci si dispone in cerchio. Al centro un cestino con cartoncini colorati a forma di casa.

Canto: CHIAMATI PER NOME

(Gen Verde, Official Lyric Video), cerca su YouTube Preghiera. Il mio cuore ripete il tuo invito: «Cercate il mio volto!». Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza (Sal 27,8-9). Catechista. L’incontro tra Gesù e Zaccheo, «capo dei pubblicani e ricco», raccontato dall’evangelista Luca, ci sorprende profondamente in quanto, mentre pensiamo di essere noi a cercare Gesù, di «salire su un albero di sicomoro per vederlo meglio», Gesù ci precede, volgendo il suo sguardo verso di noi, ci cerca e ci raggiunge per primo. Quando siamo guardati da Gesù, scopriamo la nostra identità più vera, ci sentiamo intimamente amati da Dio, che è misericordia, e ci apriamo alla vita nuova. IN ASCOLTO DELLA PAROLA: Luca 19,1-10

1 Ragazzo. Signore, riconosco di essere attratto dai beni di questo mondo e di riempire la mia vita di tante cose, spesso inutili. 2 Ragazzo. Signore, ho paura, mi vergogno e mi nascondo, eppure il tuo sguardo mi raggiunge sempre e mi rivela il tuo amore. 3 Ragazzo. Signore, guardami, fammi scendere dall’albero delle mie false sicurezze ed entra nella mia casa: allora tornerò a te e comincerò a compiere scelte di bontà e di solidarietà. Catechista: Gesù vuole fermarsi a casa di Zaccheo. L’autoinvito di Gesù e la sua attenzione per lui, che è il capo dei pubblicani, spiazza Zaccheo, che scende dall’albero delle proprie certezze e ricchezze per aprire la casa a Gesù. L’incontro con il Maestro lo trasforma, tanto da fargli capire le ingiustizie operate e da voler riparare il male compiuto, restituendo più di quanto la Legge richiedeva. Così la salvezza entra in questa casa. Anche oggi Gesù vuole fermarsi nella nostra casa e portare la sua misericordia. Ancora oggi possiamo scegliere di accogliere Gesù e incamminarci sulla via del pentimento e della riconciliazione, per vivere nella gioia e stare bene con Gesù e con noi stessi.

Gesto. Ogni ragazzo scrive su un cartoncino a forma di casa quale gesto di amore e di solidarietà vuole compiere per vivere contento sotto lo sguardo di Gesù. Preghiera. O Dio, Padre misericordioso, che mandi il tuo Figlio a «cercare e salvare ciò che era perduto», sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra. Come in cielo c’è comunione piena, dona anche a noi sulla terra di essere in comunione, accogliendo te, i fratelli e le sorelle. Fa’ che volgiamo uno sguardo di bontà quando incontriamo persone ferite, per trasformare ogni istante della nostra vita in dono d’amore, a lode della tua gloria. Amen.

Canto: SENTO LA GIOIA

(M. Danieli - G. e G. Tittarelli, È la musica di festa, Paoline), cerca su YouTube

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