La “cura della psiche� in un percorso fotografico attraverso il tempo e la sua percezione.
Immagini mentali La “cura della psiche” in un percorso fotografico attraverso il tempo e la sua percezione.
Esposizione a cura di: Vanessa Favaretto Lara Sabbadin Dario Codato Catalogo Progetto Grafico: Sofia Belvedere Redazione: Lara Sabbadin Crediti Fotografici: Gruppo fotografico Scattando di Noale Stampa: Biblos Edizioni Via delle Pezze, 23 – 35013 Cittadella (PD)
scattando Gruppo Fotografico Noale
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Indice Incipit.........................................................................................9
Memorie nell'ombra......................................................... 10 Transizioni di luce.............................................................26 Riflessioni a contrasto.......................................................38 Colori della mente.............................................................52 Excipit........................................................................................ .........66
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Il nuovo reparto di Psichiatria dell’ULSS 13 si colloca in un contesto che sotto questo aspetto vanta una storia precoce e di grande rilievo. Già nel corso degli anni sessanta erano infatti stati avviati nel territorio alcuni ambulatori psichiatrici per il monitoraggio della terapia dei pazienti dimessi dai due Ospedali Psichiatrici di Venezia, ai quali gli ambulatori stessi erano collegati. Quando nel 1978 venne varata la legge 180, esistevano dunque già da tempo sia a Dolo che a Mirano dei servizi territoriali ben radicati, e sempre nel 1978, con la chiusura degli Ospedali Psichiatrici, venne aperto nel nosocomio di Dolo il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Quindi, quando vennero uniformate su tutto il territorio nazionale le forme dell’assistenza psichiatrica moderna, a Dolo questi modelli esistevano già da tempo ed erano ampiamente collaudati. La riforma psichiatrica (attuata con L. 180 del 13.05.1978 e ulteriormente definita con la Legge di Riforma Sanitaria n. 833 del 23.12.1978) ha sancito sul piano giuridico i cambiamenti intervenuti nell’approccio alla malattia mentale a seguito delle acquisizioni scientifiche intervenute nel tempo. Il paziente psichiatrico non vive più nello status di “internato”, avulso dalla realtà quotidiana, ma viene inserito nel suo territorio attraverso specifici interventi terapeutici e riabilitativi, e strutture adeguate a tali scopi. La possibilità di avere a Dolo questo nuovo reparto, che risponde a tutti i requisiti e agli standard odierni per l’assistenza a questi pazienti particolarmente fragili, si deve a un finanziamento quasi interamente regionale e in parte a finanziamenti provenienti da sponsor privati. Un investimento consistente, che esorta ancor più ad avere un occhio di riguardo per queste strutture, rivolte alla cura e alla riabilitazione di persone affette da patologie che dai dati sembrano essere purtroppo in aumento nella popolazione. Luca Coletto, Assessore alla Sanità Regione del Veneto
In occasione dell’inaugurazione del nuovo reparto di Psichiatria dell’ospedale di Dolo, ubicato all’interno del monoblocco recentemente ultimato e predisposto secondo precisi e aggiornati criteri sanitari, la nostra Azienda ha offerto al gruppo di giovani fotografi G.F Scattando di Noale uno spazio all’interno dell’atrio per poter allestire una mostra fotografica, in un punto di grande visibilità e passaggio di persone. Il tema di questa iniziativa è strettamente correlato alla cerimonia inaugurale della nuova struttura, essendo infatti incentrato su alcuni significativi momenti della storia del trattamento della malattia mentale. Il percorso figurativo, passando dal reportage su alcune strutture dismesse alla documentazione delle fasi di allestimento di un reparto moderno e funzionale, ha grande valenza educativa per gli operatori, per i pazienti e per i visitatori occasionali. Riteniamo interessante e innovativo il fatto di consentire ai frequentatori della struttura ospedaliera di gestire i tempi dell’attesa secondo un diverso approccio, permettendo loro di dirigere la mente su soggetti e tematiche di stimolo emotivo e di elevato valore estetico. Attraverso gli obiettivi dei fotografi è stato inoltre possibile aprire virtualmente le porte di tutte le strutture in uso al nostro reparto di Psichiatria a tutta la popolazione interessata. Dott. Arturo Orsini, Direttore Generale ULSS 13
L'esposizione fotografica allestita in occasione della inaugurazione del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Dolo è nata da una suggestione offerta da fotografie fatte dal Gruppo Fotografico Scattando di Noale sui manicomi dismessi e abbandonati. Accanto a queste fotografie, alcune interessanti dal punto di vista architettonico, molte inquietanti per l’abbandono e per il significato di luoghi di emarginazione e dolore, sono state accostate immagini degli attuali luoghi di cura e del nuovo servizio psichiatrico. La nuova sede è stata fotografata anche a cantiere aperto fino al momento dell’allestimento della mostra e poi della sua inaugurazione. Sono state seguite con attenzione le fasi della destinazione degli spazi, della scelta dei colori e degli arredi con integrazione, comunicazione e possibilità di separazione degli spazi per gestire anche situazioni di emergenza. Mi auguro che queste immagini possano suscitare emozioni e riflessioni sul tema della patologia psichiatrica per prevenire il rischio della esclusione sociale, per garantire livelli assistenziali idonei sia in ambito residenziale sanitario che territoriale e per ridurre lo stigma nei confronti della malattia mentale. La salute e il benessere mentale infatti sono fondamentali per la qualità della vita delle persone, delle famiglie e della comunità. Il Dipartimento di Salute Mentale ha il compito di fornire consulenza, assistenza e trattamento alle persone, alle famiglie e alla popolazione in generale per migliorarne il benessere e la funzionalità. L’organizzazione dipartimentale, articolata in una rete integrata di servizi secondo il modello di psichiatria di comunità, promuove la salute mentale, la cura di ogni forma di malattia mentale privilegiando la prevenzione, la cura personalizzata e l’attività nel territorio. Viene restituita alla psichiatria, con questa organizzazione e attraverso i cambiamenti culturali prima che sociali, la specificità di una specialità medica, di una disciplina in grado di fornire metodi di cura efficaci ed affidabili e alla assistenza psichiatrica la capacità di essere in grado di confrontarsi su obiettivi concreti con miglioramento sia delle condizioni cliniche che della qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari. Dr.ssa Adriana Del Borrello, Direttore f.f. dell’U.O.C. di Psichiatria Comunitaria della Riviera del Brenta
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Incipit L’esposizione fotografica si pone a un punto cruciale di un lungo itinerario di ricerca svolto dal Gruppo Fotografico Scattando nell’arco di un intero anno, durante il quale gli Autori hanno affrontato alcuni aspetti della difficile tematica inerente la malattia mentale e le sue possibili vie di controllo o di cura. Il percorso visivo ha il suo avvio nella serie di immagini che si riferiscono al “passato”, e che nella mostra sono state proposte con proporzioni contenute, contornate da un passepartout che anche fisicamente le isolava in una dimensione che ormai si ritiene trascorsa, lontana e superata. Una sorta di visione del tempo andato, la cui atmosfera malinconica si trasmette attraverso le luci filtrate dalle imposte rotte, gli oggetti impolverati e abbandonati sui pavimenti, il degrado e il senso di prigionia. A questa prima fase di lavoro è seguita l’indagine all’interno della realtà dell’attuale Unità Operativa di Psichiatria dell’ULSS 13, un insieme articolato di strutture, più o meno aperte all’esterno a seconda del grado di protezione che va garantito ai pazienti; una fase documentata nella seconda sezione dell’esposizione, allestita in formati di dimensioni superiori, fruibili con maggiore immediatezza. In questa tranche fa la sua comparsa qualche figura umana, una presenza dal valore fortemente significativo, a rappresentare il “presente” vissuto e abitato, tra un “prima” già deserto e un “dopo” ormai imminente ma ancora in allestimento. Simbolica anche la scelta del bianco e nero, che pone tanti ambienti in una condizione quasi di passaggio mnemonico. E infine il colore, che dalle fotografie emerge più vivace e carico per i luoghi vissuti, come le strutture residenziali, oppure più tenue, riposante e quasi rassicurante come quello che qualifica l’ulteriore percorso di esplorazione all’interno dei nuovi locali di degenza, inaugurati in quest’occasione. Qui l’occhio attento dei fotografi ha colto le geometrie semplici e pulite delle architetture e la ricchezza di dettagli peculiari dell’ambiente, ovvero tutti quegli accorgimenti strutturali che assicurano ai pazienti un adeguato standard di sicurezza e qualità della permanenza durante il ricovero. Infine, a documentare con grande efficacia quanta strada sia stata fatta nell’ultimo secolo nei confronti di questi pazienti, sono state proposte in mostra sei coppie di fotografie, in abbinamento “a tinte forti”: un medesimo oggetto-chiave – come una sedia (simbolo del tempo e dell’attesa) o una vasca da bagno (emblema in qualche modo della cura e della dignità della persona) o ancora la presenza di una finestra (nel suo rappresentare il rapporto di un “dentro” con un “fuori”) – è stato catturato dall’obiettivo in due contesti lontanissimi l’uno dall’altro e affiancato nelle due versioni solo negli espositori della mostra. Uno stimolo potente alla riflessione, alla ricostruzione personale e mentale di tutti i passaggi intermedi occorsi in tanti decenni. Lara Sabbadin, cura e redazione dell’esposizione
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Al pari di uno specchio che rifletta un’immagine dopo tanto tempo, quando ormai l’immagine stessa che gli si era inizialmente posta davanti è diventata irriconoscibile, questi quattro accostamenti “a contrasto” vogliono porsi come un invito a entrare nello spazio temporale intermedio, a considerare la distanza tra un mondo passato e la sua evoluzione. Otto immagini che, a cesura tra le prime due e l’ultima sezione del volume, condensano un viaggio tra la sua partenza e l’odierno punto d’arrivo. Il tempo scorre secondo infiniti modi; il suo valore è dato da infinite variabili. Il suo significato potrebbe anche non esistere. Un posto su cui sedersi e aspettare qualcuno o qualcosa, una finestra dalla quale osservare un altro “fuori”, il vedere la natura, il mondo abitato, l’alternarsi del buio della notte e della luce diurna, diventano a volte simboli condensati di un modo “altro” di esistere. Aspetti imprescindibili del vivere quotidiano come la cura della persona e della propria igiene - quindi la manifestazione della propria dignità -, l’impiego costruttivo e utile del tempo sono canali significativi per entrare, tentare di comprendere e riflettere su un mondo che probabilmente ci era sconosciuto.
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contribuendo così alla scrittura di una pagina nuova nella storia della cura del disagio mentale. Accanto alle immagini che riguardano il passato, la mostra propone ancora, in opposizione, le foto della nuova struttura, dove il progetto, la razionalità, l’ordine, gli spazi, gli oggetti quotidiani per la cura della persona rispondono a quanto di meglio si possa disporre.
La “cura della psiche” in un percorso fotografico attraverso il tempo e la sua percezione.
Che l’immagine sia acustica lo dimostra questa singolare rassegna, nata da una ricerca di un gruppo di giovani fotografi di Noale imperniata sull’esplorazione di spazi abbandonati e fatiscenti quali siti interessanti ove sperimentare le potenzialità del mezzo fotografico. Una scoperta folgorante, quella di alcuni vecchi ospedali per malati mentali, che li ha portati a studiare la storia della terapia del disagio mentale e a documentare, attraverso questa struggente esposizione, come la fotografia possa evocare e far rivivere situazioni e presenze proprio con la loro assenza. Immagini che dicono ciò che non mostrano, e dove il vuoto della stanza, la solitudine della sedia davanti alla finestra un tempo sbarrata, è più forte di qualunque grido, è un boato, un fiotto di dolore puro, distillato, che ci inonda e ci confonde. Cariche di silenzi, d’attesa, d’interminabili sospensioni, le composizioni fotografiche, attraverso i toni, le forme e la grafica sottile delle linee di luce, restituiscono al tempo attuale le sofferenze patite, parole non dette, gesti non compiuti, affetti non vissuti. Luci, ombre, colori, forme, ritmo, fuga, geometrie sono trovate così, spontaneamente, indagando in questi luoghi trascurati.
Per contro, invece, le aperture con inferriate, le porte sprangate, gli spioncini. Allora i fotografi capiscono di trovarsi di fronte a uno scenario fatto di brandelli di umanità ritornati a palpitare nel flusso elettronico del CCD e del display della loro macchina fotografica. Guai falsare la bellezza e il valore dell’originale. Ciò che hanno colto i nostri giovani fotografi è la silenziosa ma potente lezione che saliva dalle rovine dei luoghi della sofferenza senza speranza, dove spesso le cure potevano essere vissute anche più dolorosamente della morte; dal percepire rari bagliori di lucidità dentro a un mare di paurose tenebre.
Viva epigrafe, evocativa di drammi è dunque tale fotografia, che impiegata sapientemente restituisce, con la sua inoppugnabile testimonianza di verità, ciò che è stato, ciò che non è più, ma più ancora fa riflettere su ciò che non dovrà più essere: l’indolenza, l’incapacità di affrontare la grande piaga della malattia mentale. Onore a questo modo di fare fotografia: povero, diretto, rispettoso, Il gruppo fotografico si convince che il modo più serio di usare vero; dove si fa gruppo collaborativo per riflettere e riuscire a la fotografia sia quello di non alterare minimamente lo scenario proporre un messaggio efficace. di questo dolore pietrificato, ma di restituirlo in immagini dove l’interpretazione artistica valga a esaltare il significato di ciò che E il messaggio è stato raccolto dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale di Dolo, che ha fatto della mostra il punto di forza è stato. dell’inaugurazione del nuovo complesso per la cura e prevenzione Viene colto con delicatezza e semplicità il senso di quelle forme dei problemi psichici. A sostegno e valorizzazione dell’iniziativa, ormai disfatte, il valore simbolico della luce proveniente dalle l’Ente si è fatto anche promotore della presente pubblicazione, finestre e dalle porte a vetri che chiudono i lunghi corridoi. Chiara la destinata a divulgare la memoria e il pensiero su tali tematiche, metafora: luce equivale a esterno, libertà, salute, vita. che la fotografia aveva già pionieristicamente documentato,
Ma più ancora sorprende l’accostamento tra queste foto e l’ambiente reale del nuovo reparto, che il percorso della mostra aiuta a visitare. Attenzione però, che tutto questo, fatto di nuova luce, colore, tecnologia, non induca a credere che il difficile problema del disturbo mentale sia risolto. Non saranno la plastica colorata, l’acciaio satinato, la ceramica e i vetri atermici e i più sofisticati strumenti elettromedicali moderni a colmare il cuore di chi soffre. Francesco Danesin
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Ringraziamenti
La realizzazione di questo ambizioso progetto si deve allo straordinario incontro di alcune persone, che hanno dato vita a una sinergia dagli esiti che trovano in questa sede la loro rappresentazione. All’origine del progetto è la ricerca intrapresa dai fotografi del G.F. Scattando, che ha avuto il suo naturale e congeniale compimento nell’evento dell’inaugurazione del nuovo reparto di Psichiatria dell’ULSS 13. Il positivo connubio, dall’eccezionale carattere innovativo, è stato reso possibile grazie all’appoggio di questa Azienda, che ha creduto nel pregevole messaggio che si voleva trasmettere. Con riconoscenza, si ringraziano il Direttore Generale, dr. Arturo Orsini, il Direttore Amministrativo, dr.ssa Manuela Baccarin, il Direttore dei Presidi Ospedalieri, dr.ssa Donatella Noventa, che più di tutti ha operato per questo progetto. Ben poco si sarebbe potuto fare senza l’aiuto e la viva collaborazione della dr.ssa Adriana Del Borrello, che ha aperto le porte delle strutture da lei dirette - e della sua esperienza - agli obiettivi dei fotografi. Prezioso il contributo e l’assidua presenza a tutta la campagna di Alda Benetello, Dirigenza Medica di Dolo, per l’inaugurazione della dr.ssa Bianca Colucci e per le fasi di allestimento di Giancarlo Zampieri e dei loro staff. Un particolare ringraziamento va ai fotografi Bruno Carnevali, Francesco Danesin, Piero Alfonsi, Massimo Stefanutti, la cui guida e i cui consigli tecnici e artistici sono stati imprescindibili.
Si ringrazia I.T.I. IMPIANTI S.p.A., Modena.
In breve tempo si uniscono molti amici, che desiderano approfondire insieme tutte le tematiche della fotografia e a questa connesse, riprendendo inoltre l’affascinante fotografia a pellicola e lo sviluppo e stampa in camera oscura. Sin dall’inizio abbiamo voluto dare al progetto un impronta “itinerante” e dinamica, per conoscere e confrontarci con altri gruppi fotografici della zona. Questo scambio ci conduce presto a collaborare con altri tre fotoclub (Mignon di Padova, Venetofotografia di Silea e 400 ASA di Vicenza) per realizzare nel comune di Noale - territorio dal quale siamo partiti in quest’avventura un’importante manifestazione denominata “Rocca aperta” all’interno della celebre Rocca dei Tempesta, in collaborazione con l’associazione culturale Rospi in Libertà, creando un vero proprio teatro “sinestetico” all’aria aperta di Musica, Recitazione, Cinema e naturalmente Fotografia. Durante il 2010 molte iniziative ci hanno impegnato, regalandoci straordinarie soddisfazioni: le serate con gli amici fotografi (Raffaello Pellizzon, Paolo Laudicina, Carlo Chiapponi, Luciano Salvini e il Circolo Veneziano della Gondola) e i concorsi fotografici realizzati in collaborazione con l’Oratorio di Noale e il gruppo Noi; e, da un punto di vista più tecnico, il Workshop con due grandissimi fotografi quali Lorenzo Cicconi Massi e Ignacio Maria Coccia, l’esposizione fotografica collettiva al centro commerciale Emisfero di Trebaseleghe, gli ottimi risultati ottenuti dai membri del gruppo a concorsi internazionali come il Torneo Internazionale di Fotografia svoltosi a Torino in concomitanza con la Fiera del Libro.
scattando Gruppo Fotografico Noale
Gli autori che hanno partecipato al progetto di questa mostra: Dario Codato - Stefano Barzizza - Vanessa Favaretto - Marco Simionato Sofia Belvedere - Alessandro Mogno - Diego Guidolin - Paolo Rondina. Tutti i diritti delle immagini sono di proprietà degli autori.
gfscattando@gmail.com
www.gfscattando.it
Progetto grafico: Sofia Belvedere
Il Gruppo Fotografico Scattando nasce da un’idea di Dario Codato, Vanessa Favaretto e Fabio Contin a maggio del 2009; il progetto si sviluppa fino a formare un’associazione, legata naturalmente dalla stessa passione comune, consapevoli che la fotografia sia un grande strumento culturale e artistico.