Sistema di Identità Visiva Metropolitana di Napoli

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Sistema di IdentitĂ Visiva Metropolitana di Napoli Linea 1




MASTER IN GRAPHIC DESIGN DI 2°ANNO presso ILAS - Istituto Superiore di Comunicazione in via Alcide de Gasperi, 45 - Napoli

IL PROGETTO Sistema di identità visiva della Metropolitana di Napoli in partnership didattica con ANM Napoli GRAPHIC DESIGNER Pasquale D’Ambra ART DIRECTOR E DOCENTE DEL CORSO Alessandro Cocchia


Sistema di IdentitĂ Visiva Metropolitana di Napoli Linea 1



Sistema di IdentitĂ Visiva Metropolitana di Napoli Linea 1



Prefazione La Linea 1 della Metropolitana di Napoli gestita dalla società ANM spa, è stata la prima linea con caratteristiche proprie di una metropolitana della città di Napoli. Costituita da 19 stazioni, la linea 1 va dal quartiere di Piscinola fino a piazza Garibaldi, con una frequenza media di una corsa ogni 8 minuti e si sviluppa lungo 18 Km. Eletta tra la stazione della metropolitana più bella d’Europa, Toledo è stata premiata come la “stazione dell’arte”. L’obiettivo è creare un modello progettuale nuovo ed efficace della Linea 1 della Metropolitana di Napoli. Un protocollo attraverso il quale si creano, si individuano e disciplinano gli elementi visivi essenziali del nostro soggetto e li si organizza in un sistema volto a rappresentare l’identità e a favorirne il riconoscimento da parte dei pubblici di riferimento. Nelle pagine seguenti saranno indicate tutte le modalità per un corretto uso del marchio così come gli aspetti da considerare per non farne un uso scorretto.



il marchio 10 la segnaletica 46 il magazine 66 il merchandising 86



il marchio / origine del pittogramma 12 / pittogramma 14 / logogramma 16 / versione completa 18 / area di rispetto e allineamento

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/ versione al tratto 22 / versione su fondi colorati

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/ versione su fondi fotografici

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/ prove di riduzione 28 / variante orizzontale 30 / variante verticale 32 / monogramma 34 / monogramma: versione al tratto

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/ font istituzionale 38 / colori istituzionali 40 / tecniche e versioni speciali

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/ errori da evitare 44


il marchio

ORIGINE DEL PITTOGRAMMA Il Pittogramma nasce dall’idea di marcare in rosso ogni elemento riconducibile alla città di Napoli. Il risultato ottenuto è un insieme di cerchi, ellissi e forme irregolari.

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il marchio

PITTOGRAMMA Il Pittogramma è costruito dall’unione di 3 forme curvilinee, di uguale area e perimetro, ruotate e collegate in modo astratto l’una dall’altra.

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il marchio

LOGOGRAMMA Il Logogramma è un elemento base del sistema di identità visiva da utilizzare sempre in combinazione con il Pittogramma. Il Logogramma è dato dall’unione di tre parole, METRO-NAPOLI-TANA, dove “TANA” è inteso come punto di riferimento del sistema ferroviario. Il Logogramma non può essere mai modificato né utilizzato insieme ad altri elementi ad eccezione dei casi descritti in queste schede.

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il marchio

VERSIONE COMPLETA Questa versione è da utilizzarsi esclusivamente su fondo bianco. I colori per la stampa corrispondono, in tonalità, al Rosso, Verde e Blu per il Pittogramma, mentre Grigio al 90% per il Logogramma (vedi tavola Colori istituzionali). È necessaria la stampa in quadricromia.

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il marchio

AREA DI RISPETTO E ALLINEAMENTO La leggibilità del Marchio è migliore se lo spazio che lo circonda è sufficientemente ampio, questo spazio, definito area di rispetto, è da considerarsi minimo: pertanto, quando è possibile, deve essere aumentato. L’esatta collocazione del Pittogramma e del Logogramma è definita dal valore della X, che corrisponde all’altezza di 2 maiuscole del Logogramma compreso la loro interlinea.

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1/4 x

x


il marchio

VERSIONE AL TRATTO Le versioni al tratto, devono essere considerate versioni secondarie rispetto alla versione completa ma devono essere necessariamente adottate quando: la versione al tratto in nero 100% è utilizzata in tutti i casi in cui l’unico colore di stampa sia il nero; il Marchio deve essere riprodotto con tecniche alternative alla stampa, come, per esempio, incisione, ricamo o punzonatura (vedi tavola Tecniche speciali). Mentre la versione al tratto negativa del Marchio deve essere adottata su fondo scuro.

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Positivo

Negativo


il marchio

VERSIONE SU FONDI COLORATI Quando il Marchio deve essere riprodotto su un fondo colorato si adotta la versione al tratto positiva se la tinta del colore è chiara o tendente al bianco; mentre si adotta la versione al tratto negativa se la tinta del colore è scura o tendente al nero.

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il marchio

VERSIONE SU FONDI FOTOGRAFICI Quando il Marchio deve essere riprodotto su un fondo fotografico chiaro si adotta la versione a tratto nera; se il Marchio deve essere riprodotto su un fondo fotografico scuro si adotta la versione a tratto negativa; se il Marchio deve essere riprodotto su un fondo fotografico colorato si adotta la versione completa su riquadro bianco, considerando sempre l’area di rispetto.

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Variante su foto sfondo chiaro

Variante su foto sfondo scuro

Variante su foto sfondo colorato


il marchio

PROVE DI RIDUZIONE Il Marchio è leggibile anche a dimensioni minime. Si consiglia comunque di non utilizzarlo mai in dimensioni molto ridotte.

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il marchio

VARIANTE ORIZZONTALE Il Marchio presenta una serie di varianti che ne permettono l’utilizzo in contesti differenti. Queste versioni definite secondarie, svolgono la loro funzione solo in relazione ad un particolare ambito in cui verrà utilizzata la versione del marchio. Questa versione orizzontale è pensata per quelle applicazioni del Marchio in cui viene inserito assieme ad una serie di altri marchi, come ad esempio in piede di manifesto.

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Originale a colori

Positivo

Negativo


il marchio

VARIANTE VERTICALE Questa versione verticale è pensata per quelle applicazioni del marchio in cui la base è di molto più piccola dell’altezza, ad esempio su banner a bandiera per sponsorizzare un evento. Quando il Marchio istituzionale rischierebbe di raggiungere dimensioni troppo piccole è possibile sostituirlo con questa versione in verticale.

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Originale a colori

Positivo

Negativo


il marchio

MONOGRAMMA Il Monogramma è dato, nel nostro caso, dalla “fusione” del Pittogramma e del Logogramma, in modo da formare un solo segno grafico.

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il marchio

MONOGRAMMA: VERSIONE AL TRATTO Le versioni al tratto del Monogramma, devono essere considerate versioni secondarie rispetto alla versione completa del Monogramma. La versione al tratto in nero 100% è utilizzata in tutti i casi in cui l’unico colore di stampa sia il nero oppure quando deve essere riprodotto con tecniche alternative alla stampa, come, per esempio, incisione, ricamo o punzonatura (vedi tavola Tecniche speciali); mentre la versione al tratto negativa del Monogramma deve essere adottata su fondo scuro.

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Positivo

Negativo


il marchio

FONT ISTITUZIONALE Il Wayfinding Sans mira in ogni singolo dettaglio del disegno ad aumentare la leggibilitĂ e la distinguibilitĂ , offrendo venti pesi diversi (dieci per le scritte in positivo e dieci per le scritte in negativo). Ralf Herrmann, ideatore del font, ha da sempre indirizzato il proprio lavoro e la propria ricerca nel campo del wayfinding. Si interessa di orientamento, segnaletica e tipografia. Nella pagina seguente sono indicati solo i tre pesi principali della famiglia.

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BOLD

REGULAR

ITALIC

AB CD EFG HIJ KL M N O P Q RS TU V W X Y Z ab cdefghijklmnopqrs tu v w x y z 0123456789


il marchio

COLORI ISTITUZIONALI Riferimenti cromatici per la stampa (CMYK), per la visualizzazione corretta al monitor (RGB), per il WEB e riferimenti Pantone. Quattro colori per la Metropolitana di Napoli: Blu, il colore più utilizzato nei marchi d’impresa; simboleggia verità, fiducia, tranquillità e stabilità; usato con colori caldi come giallo o rosso, può dare vita a contrasti vibranti e d’impatto; Rosso, colore che indica calore, amore, passione ed energia; il rosso vivo è un colore emotivamente intenso ed è usato per la sua elevata visibilità; Verde, distensivo e riposante per gli occhi, è il colore più rilassante dello spettro; come il blu, è molto positivo ed esprime sensazioni piacevoli e rassicuranti; Grigio, il colore che simboleggia il neutro (è la tinta che satura i colori), quindi si abbina perfettamente a tutti i colori; ideale per esaltare tinte vivaci di contrasto.

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C: 85% M: 50%

Y: 0%

R: 65

G: 113

B: 177

RGB WEB

0C71B4

PANTONE

7690 C

C: 0% M: 90% Y: 85% R: 229

G: 53

RGB WEB

E5352D

PANTONE

179 C

C: 50%

M: 0% Y: 100%

R: 151

G: 191

RGB WEB

97BF0D

PANTONE

376 C

K: 0%

K: 0%

B: 45

K: 0%

B: 15

C: 0% M: 0%

Y: 0%

R: 62

G: 61

B: 64

RGB WEB

3E3D40

K: 90%


il marchio

TECNICHE E VERSIONI SPECIALI Sia il Marchio che il Monogramma possono essere riprodotti su carta ed altri materiali con tecniche alternative alla stampa (es. stampa a secco su carta, vetrofania, incisione su ottone, metallo e pelle). Altre applicazioni possono essere il ricamo su stoffa e la realizzazione dei timbri.

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Stampa a rilievo

Timbro

Vetrofania

Stampa a rilievo

Stampa a caldo

Ricamo su stoffa


il marchio

ERRORI DA EVITARE In questa pagina sono illustrati alcuni esempi di errato impiego del Marchio.

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Modificare il colore.

Modificare la composizione.

Deformare o distorcere.

LOREM IPSUM METRO NAPOLI TANA Utilizzare caratteri non istituzionali.

Ignorare le differenti versioni.

Ignorare l’area di rispetto.



la segnaletica / icone 48 / direzionale a soffitto

50

/ direzionale a parete 54 / ai binari 58 / totem esterno 62


la segnaletica

ICONE

48

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la segnaletica

DIREZIONALE A SOFFITTO

50

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la segnaletica

DIREZIONALE A SOFFITTO

52

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la segnaletica

DIREZIONALE A PARETE

54

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la segnaletica

DIREZIONALE A PARETE

56

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la segnaletica

AI BINARI

58

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la segnaletica

AI BINARI

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la segnaletica

TOTEM ESTERNO

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la segnaletica

TOTEM ESTERNO

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il magazine


il magazine

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Si chiede la realizzazione di un Magazine composto da vari articoli riconducibili alla cultura underground (“sotterraneo/a” in lingua inglese), definita come un ampio insieme di pratiche e di identità accomunate dall’intento di porsi in antitesi e/o in alternativa alla cultura di massa o alla cultura popolare. Il Magazine ha un uscita mensile, distribuito gratuitamente all’interno della Metropolitana di Napoli Linea 1. Si presenterà in formato A4, uno spillato di 28 pagine su carta 100 gr patinata opaca, stampa offset 4 colori.

il magazine

Di seguito un esempio di Magazine con varie impaginazioni, sia della cover che dell’interno.

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ANNO IX n.3 MARZO 2016

FANTASTIC NEGRITO

LA RINASCITA DI XAVIER DPHREPAULEZZ


STRUTTURA COVER



il magazine

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STRUTTURA INTERNA ARTICOLO IN COPERTINA

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In strada hai coltivato una cultura musicale e nel frattempo sei diventato un polistrumentista, così, dopo essere sopravvissuto ad una sparatoria, sei partito per Los Angeles in cerca di fortuna come musicista. Ed è lì che il manager di Prince ti ha fatto firmare un contratto discografico da un milione di dollari con la Interscope. Così a vent’anni ti sei ritrovato ricco. Eri eclettico, un “Prince di un metro e ottanta”, come hai detto tu stesso, ma non sono riusciti a lanciarti davvero… E forse nel ‘95 il tuo album era fuori da ogni traiettoria commerciale… “Non ci sono dubbi sul fatto che Prince sia stato il mio idolo da giovane, ma potrei dire lo stesso di altri artisti come David Bowie, ad esempio, o Kurt Cobain… Sì, con la Interscope, in un modo o nell’altro, le cose non hanno funzionato. Sono comunque rimasto con l’etichetta per 5 anni e alla fine mi sono “liberato” del tutto solo dopo l’incidente che mi ha costretto in coma. C’è voluto un lungo percorso riabilitativo per riprendere al meglio, anche se non del tutto, le capacità motorie di gambe e braccia. Ho deciso di ritirarmi in campagna e mi sono dedicato a coltivare marijuana che poi veniva distribuita legalmente in California. Personalmente non sono mai stato un grande fumatore, ma la marijuana ha tante qualità terapeutiche. Dovevo trovarmi qualcosa che mi tenesse impegnato e all’epoca avevo perso ogni interesse verso la musica”.

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STRUTTURA INTERNA ARTICOLO IN COPERTINA


il magazine

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VARIANTE STRUTTURA INTERNA

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“Ogni tipo di pubblicazione ha requisiti diversi. Comunque è inevitabile che l’impaginazione rifletta l’interpretazione del designer. La maggior parte delle pubblicazioni sono composte da un testo, immagini e didascalie, e il compito del designer è di setacciare le immagini e selezionare quelle che meglio di altre proiettano l’essenza del contenuto e possiedono una capacità iconica. Un’immagine iconica è quella che esprime il proprio contenuto in modo memorabile.” Tratto dal libro “The Vignelli Canon” Massimo Vignelli


MUSICA

FANTASTIC NEGRITO:

LA RINASCITA DI XAVIER DPHREPAULEZZ GANGSTER CALIFORNIANO, PUPILLO DEL MANAGER DI PRINCE, AGITATORE CULTURALE DELL’UNDERGROUND LOSANGELINO, COLTIVATORE DI MARIJUANA E OGGI DI NUOVO TALENTUOSO PERFORMER. LE MILLE VITE DI FANTASTIC NEGRITO NELLA NOSTRA INTERVISTA.

Q

uando ad aprile ha stregato tutti aprendo i concerti di Chris Cornell dei Soundgarden, nessuno sapeva chi fosse Fantastic Negrito, nè ricordava un tale Xavier Dphrepaulezz che negli anni ’90 firmò un contratto discografico milionario grazie al manager di Prince. In realtà Xavier e Negrito sono la stessa persona e ciò che li separa è un coma di tre settimane, nel 2000, in seguito a un incidente d’auto quasi fatale. Si alza il sipario dopo sedici anni, quindi, con una nuova identità e un nuovo album appena uscito, The Last Days Of Oakland, che suona già come un classico. Il resto della storia ce la siamo fatta raccontare dallo stesso Xavier in attesa di rivederlo dal vivo a settembre.

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Sei nato nel Massachussets da madre afroamericana di tradizione musulmana… “Sì, invece mio padre era caraibico, nato nel 1905, dunque non saprei tracciare esattamente le sue origini”.

Vi siete trasferiti a Oakland, in California, quando avevi 12 anni e lì hai trovato una vivace comunità nera. Hai raccontato di come fossi ossessionato dai soldi e dal materialismo finendo per spacciare crack in mezzo alle gang locali… “Cosa vuoi sapere esattamente? Ero molto giovane e nutrivo una forte attrazione verso la cultura di strada, la musica, la vita sull’orlo del baratro, le situazioni estreme. La strada mi ha chiamato e io sono corso da lei…”. Consideri questo periodo come totalmente negativo? O c’è stato anche del buono? “Quando sopravvivi c’è sempre una lezione da imparare. Innanzitutto ho imparato ad instaurare dei rapporti solidi e duraturi con le persone. Perché ogni essere umano andrebbe valorizzato. Molti dei “delinquenti” che ho frequentato all’epoca sono ancora miei amici perché ho mantenuto alcune relazioni fino al giorno d’oggi. Bisognerebbe imparare ad investire nei rapporti umani”.

In strada hai coltivato una cultura musicale e nel frattempo sei diventato un polistrumentista, così, dopo essere sopravvissuto ad una sparatoria, sei partito per Los Angeles in cerca di fortuna come musicista. Ed è lì che il manager di Prince ti ha fatto firmare un contratto discografico da un milione di dollari con la Interscope. Così a vent’anni ti sei ritrovato ricco. Eri eclettico, un “Prince di un metro e ottanta”, come hai detto tu stesso, ma non sono riusciti a lanciarti davvero… E forse nel ‘95 il tuo album era fuori da ogni traiettoria commerciale… “Non ci sono dubbi sul fatto che Prince sia stato il mio idolo da giovane, ma potrei dire lo stesso di altri artisti come David Bowie, ad esempio, o Kurt Cobain… Sì, con la Interscope, in un modo o nell’altro, le cose non hanno funzionato. Sono comunque rimasto con l’etichetta per 5 anni e alla fine mi sono “liberato” del tutto solo dopo l’incidente che mi ha costretto in coma. C’è voluto un lungo percorso riabilitativo per riprendere al meglio, anche se non del tutto, le capacità motorie di gambe e braccia. Ho deciso di ritirarmi in campagna e mi sono dedicato a coltivare marijuana che poi veniva distribuita legalmente in California. Personalmente non sono mai stato un grande fumatore, ma la marijuana ha tante qualità terapeutiche. Dovevo trovarmi qualcosa che mi tenesse impegnato e all’epoca avevo perso ogni interesse verso la musica”.

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Chi ti ha invece riavvicinato a cantare è stato tuo figlio, nato dopo che nel 2008 ti eri trasferito nuovamente ad Oakland. Si è dunque aperto un nuovo ciclo creativo in cui hai recuperato la musica delle radici e hai ricominciato a scrivere canzoni che hai testato per circa un anno e mezzo facendo concerti in strada sui marciapiedi. Ho visto un paio di video su YouTube: è incredibile come tu sia ripartito letteralmente da zero… Ma lo facevi anche per soldi? “No, non lo facevo per soldi… Avevo scritto queste nuove canzoni e ho pensato che testarle in strada fosse il modo migliore per avere un’opinione autentica e sincera sui brani. Se riesci ad attirare l’attenzione di persone che tornano a casa dal lavoro e non hanno alcuna intenzione di ascoltarti… beh, allora è fatta!”.

Però ho letto che eri solito organizzare feste illegali nel tuo loft di 3000 metri-quadri, al punto che sei stato anche arrestato… “Sì, dopo il coma. A Los Angeles la scena dei nightclub era incredibilmente moscia, quindi ho pensato di fare qualcosa di più autentico. Ho aperto il mio loft, il BINGO, un posto dove si tenevano performance di body painting, dj set, concerti jazz e punk, tutto durante la stessa serata. Volevo che anche Los Angeles avesse una cultura realmente alternativa, underground, o quantomeno un posto accessibile anche a chi non avesse un sacco di soldi da spendere… Il BINGO ha rappresentato questo per circa 8 anni e ad un certo punto mi hanno anche arrestato”.

Per alcuni versi sembri tornare all’hard-blues di fine anni ’60. Nelle canzoni ci sono gospel e soul come li declinerebbero Janis Joplin e i Led Zeppelin; poi ci sono il groove del funky, il flow vocale dell’hip-hop e l’attitudine punk. “Credo che tu abbia ragione, hai capito esattamente da dove viene la mia musica. Sono cresciuto con l’hip-hop, quindi è normale che faccia parte delle mie influenze, ma credo di essere riuscito a tirar fuori uno stile abbastanza personale senza copiare da nessuno”.

Anche il tuo fischiettare e canticchiare a bocca chiusa è un altro carattere distintivo… “Sì, quello l’ho ereditato dai miei parenti più anziani”.

Parliamo del titolo dell’album: The Last Days of Oakland. Significa che la città sta morendo? Ti riferisci al processo di gentrificazione? “Sì, mi riferisco a questo, ma in senso lato. Parlo di Oakland perché è la mia città, ma la situazione è identica a Roma o Parigi. Credo che ogni volta che qualcosa finisce ci sia sempre un’opportunità di rinascita. La fine di qualcosa segna sempre l’inizio di qualcos’altro. Gli ultimi giorni di Oakland rappresentano dunque una nuova opportunità. La gente è stata svenduta, la cultura di strada è finita. Adesso le persone potrebbero non potersi permettere di vivere nella città in cui sono cresciuti. Qui negli USA la gente lavora, ma a stento riesce a pagare l’affitto. Purtroppo la situazione è tragica… Ma noi abbiamo l’opportunità di creare un nuovo movimento, di fare cultura, arte. È questa la responsabilità di un artista. I nostri leader politici ci hanno deluso tremendamente quindi è arrivata per noi l’ora di farsi sentire. Gli artisti devono contribuire a migliorare la società raccontando la verità. Per questo mi sento utile nel mio lavoro”.

In Rant Rushmore canti con voce di velluto “I’m a lifelong sinner”. Resterai per sempre un peccatore? “Certo! (ride, n.d.r)”.

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B

ob Marley sarà il volto del primo grande marchio che distribuirà marijuana in tutto il mondo. Sembra un fake, o un post di qualche fanatico del 420, la celebrazione californiana della cannabis, ma la notizia ha già fatto il giro del mondo. «Mio padre sarebbe felice di vedere che, finalmente, il potere guaritore dell’erba viene riconosciuto istituzionalmente», si legge in un’intervista alla figlia di Bob, Cedella Marley, ripresa dal Guardian. «Ha sempre considerato la marijuana come qualcosa di spirituale in grado di risvegliare le nostre coscienze, approfondire la nostra percezione, connetterci alla natura e liberare la nostra creatività». Cedella sostiene che il Marley Natural (questo il nome del brand) è un «modo efficace e autentico di onorare il suo pensiero e la sua eredità, ridando voce al dibattito sulla cannabis e contrastando i danni sociali causati dal proibizionismo». Il cantante giamaicano che portò alla fama mondiale il reggae negli anni Sessanta ha sempre sostenuto la legalizzazione della sostanza: e, ovviamente, ha contrastato attivamente tutto ciò che rappresentava Babilonia, ovvero il capitalismo, e la guerra, tentando con il One Love Peace Concert di far riappacificare i due partiti che stavano devastando la sua nazione, il JLP (Jamaica Labor Party) e il PNP (Peoples National Party). In testi come Legalize it, Natural Mystic o Ganja Gun dove ripete che fumerà marijuana finché non diventerà cieco, la propensione al libero uso è evidente. «Probabilmente non ci sono altre icone – oltre Snoop Dogg aggiungiamo noi – che rappresentino meglio di Marley la cannabis», dice Brendan Kennedy, amministratore delegato della Privateer Holdings. «Il musicista chiamava la cannabis erba e sosteneva

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É MARLEY NATURAL IL PRIMO BRAND GLOBALE DI “ERBA” GLI EREDI DEL MUSICISTA GIAMAICANO HANNO ANNUNCIATO CHE IL LANCIO È PREVISTO NEL 2015 NEI PAESI CHE HANNO LEGALIZZATO IL COMMERCIO DELLA MARIJUANA

Bob sosteneva che la marijuana fosse un sacramento sanzionato dalla Bibbia (Libro dei Salmi 104:14 – Ha creato l’erba per il bestiame e l’erba per l’uomo), e l’uso che ne faceva rientrava nel rito del Rastafarianesimo secondo cui la marijuana stimola la connessione spirituale col Divino. che questa fosse la guarigione della nazione. E non stava parlando di un solo paese, ma dell’umanità intera». La compagnia della cannabis, che avrà la sua sede a New York, dalla fine del prossimo anno distribuirà i suoi prodotti presso le aree in cui l’uso di marijuana è legale. Oltre la ganja – sostenuta dal Privateer Holdings, una società di private equity che si occupa esclusivamente degli investimenti nel settore della cannabis – distribuirà creme, lozioni e accessori relativi alla marijuana e a Marley. L’attuale catalogo del Marley Natural sarà distribuito su scala mondiale, i prodotti avranno tutto lo stesso marchio ma saranno coltivati e distribuiti localmente nelle varie giurisdizioni in cui la sostanza è legale.

glia Marley si era dimostrata non troppo felice dell’uso improprio dell’immagine di Bob Marley come icona dei vari coffee shop sparsi per il mondo. «Collaborare con noi è un modo per proteggere la sua immagine. Negli ultimi anni – continua – abbiamo imparato molto dal punto di vista di Bob riguardo la cannabis. Siamo onorati di lavorare con la famiglia Marley, di portare il suo messaggio attraverso un marchio professionale e autentico che darà la prima impronta al mercato della marijuana».

Secondo Kennedy, le vendite di marijuana a livello mondiale sono di un importo compreso tra i 150 e i 200 miliardi di dollari l’anno, anche se, naturalmente, la maggior parte di questo commercio è illegale. Negli Stati Uniti 23 stati hanno ora una qualche forma di depenalizzazione e solo quattro ne consentono l’uso ricreativo.

«Mio marito credeva che l’erba rientrasse nel lato più naturale e positivo della vita», dice la vedova Marley, «e sapeva quanto questa fosse importante per il mondo. Ha sempre aspettato questo momento».

«Siamo in un clima di rapide trasformazioni – dice Kennedy – il 70% degli americani vive ora in uno stato in cui la cannabis è legale”. Sottintende che la Marley Natural potrebbe diventare un giorno l’equivalente della Starbucks. Ma cosa ne penserebbe Bob Marley? Non era di certo avvezzo alla gloria da superstar, né avrebbe mai voluto che la sua immagine finisse sula confezione di qualche marchio commerciale, anche se ha sempre sostenuto la legalizzazione della marijuana. Kennedy ha iniziato a dialogare con la famiglia del musicista giamaicano nel 2013. All’epoca la fami-





il merchandising


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Finito di stampare nel mese di ottobre 2016 presso Leonardo srl, via U. Masoni, 86 - Napoli






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