IL MARE E L’UNITÀ D’ITALIA
Le Mitilicoltura a Taranto a fine ʻ800
Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli onlus Cultura del Mare e Ricerche Marine
Del Mar Piccolo di Taranto
Annali Civili del Regno delle Due Sicilie, Vol. III
Orazio Cabriele Costa. Napoli 1833. Biblioteca Comunale "Acclavio" - TA Caerula qua Thetidis, borealibus excita flabris. Nota patent, parvo praecinctus littore Pontus Visitur, et gyro protenditur inde recurvo: Exoriens roseis afflat quem Aurora quadrigis. Ionii pretiosa maris pars illa: neque usquam Protheus egit ovans meliora ad pascua pisces. Deliciae Tarentinae lib. II. Il Piccolo Mare di Taranto è un amenissimo seno del Jonio che da quel porto s`insinua dentro terra, c si estende verso oriente per sette miglia ed un sesto. Comunica col Mar Grande per due foci, l'una formata dalla natura, l'altra fatta dall'arte per munire l'isola ch'è nel mezzo, dover sorge la città di Taranto.
Regia Azienda Demaniale del Mar Piccolo - 1928
Tutto il perimetro del Mar Piccolo è di miglia sedici e mezzo, partito dalla punta della Penna in due ellissi irregolari. [........]
La mitilicoltura nei mari di Taranto ha origini lontanissime ed ha rappresentato da sempre una fonte primaria di reddito per l'economia locale. In passato le aree marine riservate alla mitilicoltura si trovavano solo nel Mar Piccolo, ed in particolare, a ridosso del versante nord, in prossimità dei citri di acqua dolce e del canale al di sotto del Ponte di Pietra principale collegamento con il Mar Grande.
Scorrono ne' dintorni del Mar Piccolo tre fiumicelli. Mette foce nella prima ellisse il Galeso: sono nel fondo estremo della seconda il Cervaro ed il Rasch o Rascal. Aggiungi due torrenti, Riferimento topografico delle zone in subaffitto alle cooperative dei de' quali l'uno deriva dalla Palude Erbara, l'altro dal Canal di Levrano. Sgorgano nel mezzo di questo picciolo mare alcune sorgenti di acqua dolce da Tarantini dette cetrezze, e notansi con particolari il Citro Grande ed il Citrello. Quelle sorgenti fanno le acque men salse, e però vi accorrono in gran copia i pesci, vaghi di onde limpide e dolci. L'Aquino cantava: Ionii pretiosa maris pars illa: neque usquam Protheus egit ovans meliora ad pascua pisces. [........]
mitilicoltori in Mar Piccolo - 1914
Quest'area garantiva ai mitili ivi allevati rapidi accrescimenti ed elevate caratteristiche organolettiche. Tale situazione, con alterne e complicatissime vicende, si è protratta sino alla metà del secolo scorso. Nel tempo la mitilicoltura si è evoluta nelle tecniche produttive: dalla semplice raccolta del seme su pali di castagno posti a delimitare le aree di pesca (peschiere), sino alla realizzazione del primo modello di vivaio organizzato attraverso la ripetizione di "camere" costituite da pali di legno infissi nel fondale e collegati fra loro con corde tese sotto la superficie del mare a cui erano legati i collettori dei mitili (pergolati o reste). Trascorsi tre mesi dalla inseminazione (e successivamente ogni 45 giorni) le reste venivano collocate su uno stenditoio e lasciate all'aria 24 ore, in modo da liberarle da alghe e parassiti.
"Quadri delle cozze" e "citro"
Barche dei "cozzaruli"
Foto Archivio IAMC/CNR e Fondazione Michelagnoli - Taranto
Taranto Vecchia: Veduta dal Ponte di Pietra
Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli onlus www.fondazionemichelagnoli.it
Sistema di infissione dei pali
Sciorinatura