N° 1
Libro di Vetta 2017 Gruppo Montagna
Sommario Redazionale .................................................................................................... 2 Sabah – Nel Borneo malese ............................................................................. 4 Kinabalu - Il quattromila più facile del mondo ...................................................... 5 Gomantong Caves – le grotte delle rondini ............................................................ 9 Sul fiume Kinabatangan ..................................................................................... 10 Alpi Pennine, Breithorn Occidentale, 4.165 m .............................................. 12 Dati tecnici ......................................................................................................... 15 Accesso .............................................................................................................. 16 Salita ................................................................................................................. 16 Discesa .............................................................................................................. 16 Note ................................................................................................................... 16 Progetto Area Giovani – Comune di Trieste ................................................... 17 Cavalcata alpina 2017 .................................................................................. 19 Ferrata Costantini alla Moiazza .......................................................................... 19 Scacco alla Regina (3.348 m) .............................................................................. 21 Punta Castore (4.228 m) .................................................................................... 23 Punta Vallettaz (3.090 m) ................................................................................... 25 Cinque Torri ....................................................................................................... 27 XXIII Corso Base di arrampicata su roccia .................................................... 29 Baska – Climbers, tra storia e natura ............................................................ 31 Portafortuna ....................................................................................................... 32 Belove Stene....................................................................................................... 33 Gruppo Montagna - Consuntivo 2017 ............................................................ 34 Riepilogo Attività ................................................................................................ 34 Attività sociale .................................................................................................... 34 Attività dei componenti il Gruppo Montagna ...................................................... 36 C.N.S.A.S. .......................................................................................................... 37 Attività TOTALE ................................................................................................. 37 Attività per PAESE ............................................................................................. 38 Attività in Italia per REGIONE ............................................................................ 38 Uscite di gruppo ........................................................................................... 39
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Redazionale di Patrizia Mosetti
A partire dall'estate 2017 si sono acuite le incomprensioni e i contrasti tra diversi componenti del Gruppo Montagna e il Presidente e il Consiglio Direttivo del CAT – Club Alpinistico Triestino. Dapprima, durante l'estate, si è messa in discussione la collaborazione con il PAG – Polo di Aggregazione Giovanile "Toti" per l'utilizzo della parete di arrampicata, già avviata, peraltro, dal Direttivo precedente, che ora si vedeva come foriera di gravi problemi di responsabilità civile e penale in caso di incidenti (che naturalmente non si sono verificati). Nei mesi seguenti si è contestato il modus operandi del Gruppo, considerato irrispettoso del ruolo e della funzione del Presidente e del Consiglio Direttivo, e si è arrivati a scontri verbali imbarazzanti, anche in presenza di persone estranee all'associazione. Dispiace che gli organi non abbiano voluto riconoscere adeguatamente la progettualità, la fantasia e i risultati raggiunti con l'attività sia personale (salite ed escursioni in montagna, sia in Italia sia all'estero, predisposizione di materiale di informazione e divulgazione con testi e foto a cura dei soci) sia sociale (programmazione di uscite collettive e organizzazione dei corsi AR di primo livello – che costituisce un intero mese di lavoro, con contributi alle lezioni teoriche e alle uscite pratiche in assistenza alla guida alpina responsabile - serate con presentazioni nei "Giovediamoci", attività costante sui social media per mantenere visibilità e interesse da parte di persone potenzialmente interessate). Ma il punto di non ritorno è stato la riunione straordinaria del Consiglio Direttivo del febbraio 2018, durante la quale è stato deliberata la revoca dell'incarico di responsabile del Gruppo Montagna a Vincenzo Marino, con contestuale ordine di restituzione delle chiavi della sede sociale e, cosa inspiegabile ed ancora più grave, la sospensione dell’organizzazione del XXIV corso di arrampicata. Proprio mentre il Consiglio Direttivo prendeva tale discutibile decisione, si stava valutando di organizzare una riunione del Gruppo Montagna finalizzata a indicare un diverso coordinatore del Gruppo, con l'obiettivo di smorzare i toni e di poter proseguire l'attività, nella convinzione che designare un referente fosse prerogativa dei soci e non di un'investitura di chicchessia. Va sottolineato, infatti, che Vincenzo Marino, promotore quattro anni fa della ricostituzione del Gruppo Montagna dopo una lunga latitanza, è sempre rimasto referente e coordinatore riconosciuto dai componenti del Gruppo, ma tale ruolo non è previsto nello Statuto del CAT: non si vede quindi come un incarico mai formalizzato e una delega mai data possano essere revocati. In conseguenza di tale situazione, diversi soci hanno deciso di presentare le dimissioni e di non proseguire l'attività con il CAT nel corso del 2018. Era già stato predisposto del materiale destinato a essere pubblicato su TuttoCAT, 2
testata che divulga l'attività svolta dal sodalizio nell'anno precedente all'edizione, ma gli autori hanno deciso di non autorizzare il CAT a utilizzarlo. Dal momento che tutto il Gruppo Montagna – chi più chi meno - è coinvolto nelle attività che sono descritte e che nessuno avrebbe modo diversamente di conoscere questi contenuti, abbiamo deciso di raccoglierli in modo autonomo e di condividerli con gli amici, in modo semplice e informale: nasce così questa iniziativa, e speriamo che sarà apprezzata. Il fatto di essere usciti dal Club Alpinistico Triestino, infatti, non significa un minore impegno nel coltivare la passione per la montagna e per la natura in tutte le sue declinazioni, né la rinuncia alle amicizie createsi in questi anni, anzi: non possiamo che auspicare che i legami creatisi si rafforzino e ci portino a risultati sempre più alti.
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Sabah – Nel Borneo malese 25 gennaio - 12 febbraio 2017 di Patrizia Mosetti e Paolo Siligato
Che cosa c'è di meglio di una scappata all'Equatore nel bel mezzo dell'inverno? Così partiamo per una vacanza fuori stagione nel Borneo malese1, e più precisamente nello stato del Sabah. Arriviamo a Kota Kinabalu nel bel mezzo del Capodanno cinese, che, come noto, non si limita a essere celebrato una sola giornata, ma richiede festeggiamenti ben più degni. Incomincia l'anno del Gallo. Ovunque ci sono addobbi rossi e oro, nelle banche, nei mercati, nei centri commerciali, dove i gruppi folkloristici si esibiscono con danze di draghi, leoni e galletti, in un tripudio di tamburi, per la gioia specialmente dei bambini. Le foto ricordo abbondano, la città è piena di turisti cinesi provenienti da Singapore, da Taiwan e dalla Malesia peninsulare, la comunità cinese è ovunque numerosa e vivace e benché i malesi siano musulmani e si astengano dagli alcolici, nei ristoranti cinesi è possibile mangiare e bere di tutto, specialmente in questi giorni di festa. Saremmo in stagione di monsoni, ma anche qui il clima è sempre più imprevedibile, e infatti la pioggia c'è, ma ci sono anche magnifiche giornate di sole. Sulle bancarelle è disponibile tutta la frutta che ci si possa immaginare: manghi, rambutan, durian, ananas... Non resistiamo alla tentazione di concederci una giornata al mare in pieno gennaio e così prendiamo il battello e andiamo sull'isola di Manukan, che, insieme con le
1Il Borneo, la terza isola al mondo per dimensioni dopo Groenlandia e Nuova Guinea, è divisa politicamente negli stati del Sarawak e del Sabah (appartenenti alla confederazione malese), del sultanato del Brunei e del Kalimantan indonesiano.
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isole di Gaya, Sapi, Mamutik e Sulug, costituisce il Tunku Abdul Rahman National Park. Il luogo è magnifico, la spiaggia naturalmente affollata, la passeggiata estremamente piacevole. Le agenzie locali propongono snorkelling e parapendio – e naturalmente il noleggio di maschere e salvagenti per i molti che non sanno nuotare. Il concetto locale di parco nazionale non è molto chiaro, sembra che si limiti a pretendere che i profitti siano devoluti all'autorità statale, perché a livello di protezione non sembra che il parco si distingua da qualsiasi altra area.
Kinabalu - Il quattromila più facile del mondo L'idea del Kinabalu ci affascinava irresistibilmente, con il ricordo di imprese alpinistiche degne di questo nome da parte di connazionali ben più arditi di noi1. Noi nel nostro piccolo ci siamo limitati a questa cima, che raggiunge e supera i 4.000 metri di altezza senza porre difficoltà tecniche di nessun genere, limitandosi a richiedere acclimatamento, fiato e gambe salde e che offre vedute di straordinaria bellezza, erigendosi isolata sul Parco Nazionale e sulle foreste dell'interno con spettacolari placche di granito. Il Kinabalu è legato ad antiche leggende tribali ed è oggetto di rispetto da parte dei locali, per cui, dopo numerosi episodi di intemperanze da parte di escursionisti maleducati, come purtroppo accade, la direzione del Parco nazionale ha disposto l'obbligo di essere accompagnati da una guida titolata, previa registrazione e rilascio di apposita autorizzazione. Il controllo degli accessi consente naturalmente anche di garantire a tutti il vitto e il pernottamento nei rifugi. È una montagna giovane, che, a quanto dichiarano, “cresce” di alcuni millimetri ogni anno, al contrario dell'Everest, che invece, a quanto sembra, si sta contraendo sotto il peso dell'età. La salita si svolge in due giornate: il primo giorno si parte dal Timpohon Gate a 1.866 m per raggiungere la località di Panalaban. Il sentiero è lungo ma facile, a tratti sbozzato in gradini, e attraversa dapprima zone di vegetazione fitta, poi più rada; cominciamo sotto la pioggerella, ma il tempo via via migliora, lasciandoci ben sperare per la cima. A Panalaban si trovano alcuni rifugi: il nostro è il Pendant Hut, a 3.319 m, ma tutto lascia immaginare che presto ne saranno costruiti degli altri, poiché questo genere di turismo sta diventando sempre più popolare. Il rifugio è tale e quale uno dei 1Fece scalpore l'impresa di Franco Perlotto, che nel 1986 effettuò la prima salita della parete est del Kinabalu, superando difficoltà di VI grado.
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nostri: acqua potabile, tè e caffè solubile a disposizione, servizi igienici spartani ma efficienti, camere con letti a castello. Nel pomeriggio le guide della Walk The Torq radunano tutti gli escursionisti intenzionati a percorrere le ferrate dopo avere raggiunto la cima: sì, perché sul Kinabalu c'è anche una ferrata, e volendo essere pignoli ben due! Si tratta della ferrata denominata Low's Peak Circuit, vantata come la più alta del mondo, così certificata dal Guinness dei Primati, che parte a 3.776 m di quota per poi scendere a 3.520 m, con uno sviluppo di un chilometro e tratti verticali per un totale di 365 m, con un ponte sospeso e un ponte nepalese1. La seconda ferrata (con cui il Low's Peak Circuit condivide una parte) è chiamata Walk 2 The Torq ed è costituita da un percorso circolare di dimensioni molto più contenute e destinata a far provare l'ebbrezza del cavo a chi è più inesperto e non vuole correre il rischio di trovarsi in difficoltà: non dimentichiamo che siamo nel Sud Est asiatico e che molte delle persone presenti non hanno mai salito una montagna prima d'ora. Si provano, pertanto, imbraghi e longe, con moschettoni differenziati per i due percorsi, probabilmente per motivi di gestione delle eventuali emergenze: mentre per il circuito più breve e più facile sono forniti dispositivi come quelli che anche noi siamo abituati a usare, per quello più lungo è previsto l'utilizzo di particolari connettori, che una volta inseriti nel cavo devono essere fatti passare attraverso le giunzioni, realizzate con particolari placchette, ma senza mai sganciarsi dal cavo. Non ne avevamo mai visti prima. Chiederemo infatti alla guida: ma se per un motivo qualsiasi si verifica la necessità di sganciarsi, che cosa succede? E ci è stato fatto notare che il bloccante ha una piccola chiave che, in caso di bisogno, può essere utilizzata per aprirlo. Per la cena ci fanno accomodare al vicino Laban Rata Resthouse, spaziosissimo e ben fornito di cucina, in grado di offrire pasti a buffet per centinaia di persone. Dopo un buon pasto, a letto presto, la sveglia è prevista di buon'ora, ma non senza avere provveduto a preparare il nostro gagliardetto scrivendoci il nome di Cristina3: se ce la facciamo ad arrivare in cima, la salita è dedicata a lei. 1Difficoltà AD su scala francese, tempo di percorrenza stimato dalle 4 alle 6 ore. 2Difficoltà PD su scala francese, tempo di percorrenza stimato dalle 2 alle 3 ore, sviluppo 390 m e tratti verticali per 109 m. 3Durante il viaggio abbiamo appreso con dolore e sconcerto della scomparsa improvvisa e prematura della nostra amica e consocia Cristina Casalini. Il suo sorriso e la sua voglia di vivere resteranno per sempre nel cuore di chi l'ha conosciuta, e ci accompagna nell'escursione.
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Durante la notte piove a scrosci violenti, ma quando ci alziamo, per le 2.30, non piove più. Facciamo colazione e partiamo, per ultimi, verso le 3. con la nostra guida. Fuori il cielo è limpido e stellato; imitando gli altri, ci siamo vestiti pesante, ma dopo poco tempo dobbiamo toglierci un paio di strati … fa caldo! almeno per i nostri standard: all'ultimo posto di controllo, a quota 3.668 m, un termometro segna 6 gradi positivi! Un passo dopo l'altro, lento (così almeno ci sembra) ma costante, superiamo quasi tutti gli altri, alla luce delle lampade frontali, su per il sentiero fangoso per la pioggia notturna, poi sulle placche di granito, seguendo la direzione data da un grosso canapo bianco, e senza neanche accorgercene, alle 5.14 siamo in vetta: il Low's Peak, così chiamato in onore di Hugh Low, amministratore coloniale e naturalista, a cui si attribuisce la prima salita nel 1851. È ancora presto per l'alba, prevista oggi per 6.15. e a stare fermi a questa quota si sente il vento, accaldati dalla salita, rischiamo di raffreddarci. Cerchiamo di scattare qualche foto e di metterci al riparo tra le rocce, in attesa dell'alba, mentre arrivano piano piano anche tutti gli altri escursionisti. Il cielo è limpido e si gode dall'alto la vista del mare di nuvole e di uno spaventoso temporale che si sta scatenando con tuoni e fulmini sulle foreste dell'interno. Mentre albeggia cominciamo a scendere e la guida ci lascia nelle mani del collega di Walk The Torq, che ci accompagna in cordata sulla ferrata. Qualcuno rinuncia, al vedere le prime staffe in discesa, poco avvezzo alla sensazione del vuoto e dell'altezza. Partiamo noi tre, tranquilli, scendendo per le placche di granito con una vista eccezionale sulla vallata sottostante, poi per un tratto di sentiero un po' disagevole ma armato con qualche spezzone di corda, fino a tornare sulla via percorsa in salita, il tutto in meno di tre ore. Alle 10.30 siamo in rifugio a rifocillarci con una seconda colazione, bella sostanziosa, e poi, senza troppo indugiare, salutati i compagni di escursione che nel frattempo stanno arrivando, cominciamo la discesa per il lungo e ripido sentiero. A memoria della salita, all'ufficio del parco ci aspettano due cartelline con gli attestati: un souvenir veramente grazioso! Pochi giorni dopo la nostra salita, è stato trovato ghiaccio sul Kinabalu!... una modesta pozzanghera ghiacciata ha suscitato l'entusiasmo che avrebbe potuto scatenare la scoperta di vita su un altro pianeta!... ma è comprensibile, se si pensa che in epoca moderna si sono registrate precipitazioni nevose, modestissime, solo nel 1975. 1990 e 1993: nel volumetto Kinabalu – The Natural History, Ecology and
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Biodiversity of a World Heritage Mountain, di K. M . Wong e C. L. Chan1 ci sono perfino un paio di fotografie che immortalano il raro fenomeno di un paio di chiazze di neve, e questa volta la notizia è stata riportata dalla stampa e da Facebook in mezzo Sud Est asiatico. Organizzazione Amazing Borneo http://www.amazingborneo.com/ Robbny Safar- guida escursionistica Walk the Torq http://mountaintorq.com/ Sablin Mumin – guida Walk the Torq
1Natural History Publications (Borneo), Kota Kinabalu, 2015
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Gomantong Caves – le grotte delle rondini Dopo un breve rientro a Kota Kinabalu, ci trasferiamo a Sandakan, tranquilla e piacevole cittadina con un mercato domenicale bellissimo e qualche ristorante di pesce degno di raccomandazione, sul Mare di Sulu. Un posto piacevole in cui fare tappa, e per noi salgariani, un nome che è tutto un programma. Ma ripartiamo presto per andare a visitare le Gomantong Caves, un sito famoso e molto redditizio per i nidi di rondine commestibili che vi vengono raccolti. Ora le rondini non hanno ancora nidificato e non c'è attività in corso, per cui è possibile accedervi. Si tratta di un complesso di quasi venti caverne, di cui solo le più esterne sono visitabili, popolate di blatte, ragni e millepiedi, cosa che fa desistere più di qualche visitatore, insieme con il lezzo di ammoniaca proveniente dal guano degli uccelli e dei pipistrelli che ci accoglie all'ingresso. I nidi di rondine sono molto ricercati dai Cinesi, che vi riconoscono proprietà benefiche straordinarie. Qui a Gomantong si raccolgono due diverse qualità, che si distinguono per il grado di purezza e per le caratteristiche della sostanza, che è prodotta dalle rondini per costruire il nido: i nidi neri, in cui la saliva degli uccelli è mista a elementi vegetali, e i bianchi, più puri1. I nidi sono poi commercializzati, esportati, e preparati in zuppe o in composte dolci. In passato le famiglie locali si sono massacrate per accaparrarsi la possibilità di sfruttare il sito, che ora è gestito dal Sabah Wildlife Department, che lo dà in concessione e gestisce la raccolta, che si svolge due sole volte l'anno per consentire agli animali di poter 1Esiste anche una terza qualità, che è quella dei nodi di rondine rossi, che sono i più rari ricercati e costosi. Devono il nome al fatto che contengono anche sangue misto a saliva, perché prodotti da un uccello che ha perduto i suoi pulcini, o che non riesce a produrre uova, e allora è preso da un impulso irrefrenabile a produrre saliva e costruire un nuovo nido, con uno sforzo che rischia di minarne addirittura la sopravvivenza.
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nidificare e riprodursi senza essere messi in pericolo dall'avidità dei commercianti. La raccolta è ancora effettuata con mezzi piuttosto artigianali: scale di corda, impalcature e cesti di bambù, ben visibili presso le rimesse all'esterno. Sarebbe interessante anche poter vedere l'attività di raccolta nel suo svolgimento, ma ciò non è consentito, e proprio a causa di un turista che ha ben pensato di lanciare un drone nella caverna per fare delle riprese, scatenando un putiferio e mettendo così in percolo la vita sia degli animali sia degli uomini impegnati nelle operazioni: da allora i droni sono banditi da tutte le aree protette del Sabah.
Sul fiume Kinabatangan E come si può lasciare il Borneo senza avere cercato di avvistare le scimmie dalla proboscide e gli oranghi? Non si può. Per fare questo, ci spostiamo al villaggio di Bilit, sul fiume Kinabatangan, che con i suoi 560 km è il fiume più lungo del Borneo e che consente di effettuare gite in barca alla ricerca della fauna locale, specialmente uccelli e scimmie1. Qui infatti vivono le nasica, o scimmie dalla proboscide2, delle creature di una bruttezza imbarazzante: i maschi esibiscono verga rossa, testicoli blu e un'appendice oscena al posto del naso, mentre le femmine non hanno la proboscide e sono un pochino più aggraziate. Questa specie ha la particolarità che può digerire la cellulosa, mentre non può assumere zucchero, per cui si nutre di foglie e non di frutta e in tal modo può convivere con gli altri primati presenti sul territorio senza entrare in competizione con loro e vive esclusivamente nelle foreste del Borneo. I famosi esploratori e documentaristi Osa e Martin Johnson , negli anni Trenta, avevano portato alcuni esemplari negli Stati Uniti, ma le bestiole non erano riuscite ad ambientarsi e morirono tutte. Oltre alle nasiche, qui vivono e si possono vedere anche macachi 3 e gibboni4, insieme con aquile, martin pescatori e anche un coccodrillo; abbiamo anche avuto la fortuna di vedere anche un orango5, un grosso maschio che se ne stava in cima agli alberi, sulla piattaforma che si era costruito per trascorrervi la notte.
1Hutton W. Kinabatangan Natural History Publications (Borneo), Kota Kinabalu 2004 2Nasalis larvatus. 3Macaca nemestrina (macachi dalla coda di porco). 4Hylobates muelleri (gibboni di Müller). 5Pongo pygmaeus, in malese Orang-Utan, cioè uomo della foresta.
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Sulla via del ritorno, è d'obbligo una visita a Sepilok, dove ha sede il famoso centro che si occupa della cura e della riabilitazione degli oranghi orfani per riaccompagnarli nel loro ambiente1. Una volta si diceva che un orango avrebbe potuto attraversare il Borneo da un albero all'altro senza mai toccare terra, ma oggigiorno la situazione è molto diversa e i frutteti e le estese piantagioni di palma da olio costituiscono un problema per la sopravvivenza di questi primati, che possono trovare in essi cibo abbondante, ma anche contadini pronti a reagire con decisione per impedire di farsi depredare le tenute2. Per questo motivo, anche se la circostanza non viene mai ammessa, si può sospettare che il gran numero di piccoli oranghi orfani non sia del tutto naturale (perché le madri hanno un incidente, o muoiono di malattia, ecc,), ma che le doppiette dei contadini non siano del tutto estranee. In ogni caso, sia per cultura, sia per superstizione, i piccoli oranghi orfani vengono portati al centro, che se ne occupa premurosamente finché non hanno raggiunto un grado di autonomia adeguato a rientrare nella foresta in piena libertà. Essi giocano e stanno insieme, perché sono in grado di imparare gli uni dagli altri e di condividere le conoscenze acquisite, cosa che garantirà la loro sopravvivenza una volta lasciato il Centro. Pur non essendo a immediato rischio di estinzione, gli oranghi sono oggetto di una costante attenzione, in quanto il loro numero tende a diminuire. Essi hanno bisogno di trascorrere almeno tre o quattro anni con la madre, prima di essere autosufficienti, e le femmine diventano sessualmente mature intorno agli otto anni, per cui si stima che ciascuna possa allevare non più di tre piccoli nel corso della sua vita. Per questo motivo ogni esemplare è prezioso per preservare la continuazione della specie.
1Sepilok Orang-Utan Rehabilitation Centre 2Si stima che un orango, quando trova un luogo dove cibarsi, consuma il 75% delle risorse disponibili prima di spostarsi altrove.
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Alpi Pennine, Breithorn Occidentale, 4.165 m di Vincenzo Marino e Camilla Portelli
Campo base a La Magdeleine, un comune di appena 100 abitanti della Valtournenche, a 1.644 m di quota. Abbiamo tempo 7 giorni per trovare quello giusto e salire ai 3.480 della Testa Grigia sul Plateau Rosà, vera base di partenza per i Breithorn. Sette giorni da passare tra escursioni su cime secondarie ma pur sempre intorno ai 3.000, castelli e monumenti ma con un occhio sempre alle previsioni del tempo, pronti a caricare l’auto con l’attrezzatura e partire alla volta di Breuil-Cervinia. E il giorno giusto arriva. Sveglia alle 5.00 del 4 agosto, abbondante colazione e poi via per i tornanti della Valtournenche con il pensiero fisso al 4.000 che ci attende. Sulla cabinovia che da Plan Maison ci porta a Cime Bianche ci soffermiamo a contemplare la Cresta del Leone. Quando guardi il Cervino da questa prospettiva, non puoi sfuggire ad un senso di inquietudine. La linea di cresta si staglia netta contro il cielo azzurro e da qui si possono riconoscere alcuni dei punti chiave delle vie di salita: la Gran Torre, il Pic Tyndall, la Cravate, la Testa. Addirittura sembra di riconoscere la famosa Enjambè, ma forse è solo immaginazione, complice l’aria fredda e cristallina che agisce come una lente d’ingrandimento. Quelle pareti hanno fatto la storia dell'alpinismo: Bonatti, Carrel, Whymper. E intanto che penso a queste cose mi accorgo di quanto spazio vuoto ci sia tutt’intorno a quella montagna: ecco da dove deriva la mia inquietudine, non c'è niente lì intorno, nulla con cui poter confrontare quel maestoso isolamento. 12
Le montagne fanno molta più impressione se viste dal basso o di lato che non standoci sopra, tuttavia lì di vuoto tutt’intorno ce n'è davvero tanto, lo stesso vuoto che nel passato si è preso quattro compagni di Whymper e poi anno dopo anno tanti altri, più o meno noti. Eppure l'idea di salire li su mi attrae terribilmente; per un alpinista scarso come me sarebbe sicuramente l'impresa della vita, anche se ci salgono centinaia di persone ogni anno. Chissà, forse, prima o poi... Non c’è vento, le previsioni davano sole e siamo in pieno sole, pazienza per il caldo inaspettato e per la massa di ragazzini iperattrezzati per il carosello sciistico del Plateau Rosà. Per fare l'escursione al Breithorn in giornata ci si sveglia al mattino a 1.600 metri, si sale in macchina a 2.000, poi in funivia fino a 3.480. Quanto di peggio si possa fare, in spregio alle più semplici regole di acclimatazione. Poi da 3.480 si sale a 4.160, e fin qui va ancora bene. Si comincerà a star male quando si scende, a 3.800, 3.700, fino alla funivia che ci riporterà giù in preda al mal di testa e alla nausea. Una mano scivola lentamente nella tasca interna della giacca: la confezione di Ibuprofene comprata a Trieste c’è. Dopo una breve sosta al rifugio Guide del Cervino ed una mezz’oretta di acclimatazione, iniziamo ad indossare gli imbrachi, le ghette (forse superflue) ed i ramponi. La giornata è bella e la gita si preannuncia frizzante. Ci leghiamo subito, visto che abbiamo già l’imbrago addosso perché qui siamo comodi e conviene farlo adesso. Partiamo che sono ormai le 9 passate. Saliamo di buon passo sul bordo delle piste da sci, siamo entrambi in buone condizioni fisiche. Superiamo salutando un paio di scialpinisti già affaticati da chissà quante discese fatte. Ci fermiamo 13
un po' per rifiatare e fare qualche foto. Decidiamo di seguire la pista seguendone il margine destro invece che rischiare di attraversarla in diagonale. Il numero di sciatori è notevole quanto la loro velocità e qualche gobba innevata sopra di noi ci renderebbe visibili solo all’ultimo istante, inoltre la corda seppur non tesa tra di noi rischierebbe di causare un disastro. Ci dimentichiamo però che la via più breve tra due punti è sempre la linea retta o che l’ipotenusa è sempre minore della somma dei due cateti, insomma così facendo perdiamo circa un’ora e ci ritroviamo al punto in cui si abbandona la pista battuta per raggiungere la stazione intermedia dello skilift del Piccolo Cervino più affaticati del previsto e in ritardo sulla tabella di marcia. La neve qui è vistosamente bagnata e pesante, a tratti si sprofonda un po', ma ci avviciniamo senza difficoltà alla piccola costruzione in legno. Ci fermiamo un po' per rifiatare e fare qualche foto. Salire sul Piccolo Cervino è impossibile: due elicotteri adibiti al trasporto di materiale edile fanno la spola con il fondovalle svizzero creando un inquinamento acustico terribile, decisamente fuori luogo in quest’ambiente. Probabilmente fin dal prossimo inverno la cima del Piccolo non sarà più visibile perché ingabbiata in un enorme ricovero/rifugio che la avvolgerà nella sua interezza, un immenso tappo, un orribile sepolcro. Come se non bastasse il vergognoso scempio che è stato già fatto dall’amministrazione svizzera per piegare la Natura in queste montagne al consumismo ed al guadagno facile. Riprendiamo a salire. Iniziamo a percorrere il lungo arco verso sinistra per avvicinarci alla direttrice di salita. Il tempo non è più quello della partenza, a nord il cielo è ancora azzurro intenso e dalla cima scende un’aria gelida, a sud invece l’azzurro ha lasciato il posto ad un fronte nuvoloso grigio scuro, basso e minaccioso che velocemente risale il pendio. In meno di mezz’ora lo scenario è cambiato ed ora ci troviamo in un mondo senza colori, più freddo e angoscioso. Ci fermiamo per pensare al da farsi. Siamo a circa 150 metri dalla vetta. Tra il tempo per la salita, rifiatare ed iniziare la discesa dei quasi 700 m che ci separerebbero dal rifugio arriveremmo allo scadere dell’ultima corsa della funivia per Cime Bianche Laghi. Un ritardo di soli 5 minuti ci potrebbe bloccare in quota o costringerci ad altri 1600 metri di dislivello per rientrare a Cervinia. Inoltre il tempo promette solo tuoni e fulmini, solo quattro giorni prima un’escursionista aveva perso la vita per un fulmine ai piedi del Cervino. Per un attimo, riprendiamo a salire come se le motivazioni per abbandonare fossero insignificanti. Un attimo, giusto il tempo di
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vedere le due cordate che ci precedevano, condotte da guide alpine, fare dietro front a meno di 50 m dalla vetta e battere in rapida ritirata. Il lungo semicerchio pianeggiante che adesso percorriamo in senso contrario rispetto all'andata sembra non finire mai. L'altimetro segna 3.950, arriviamo all’altezza della piccola costruzione in legno nei pressi dello skilift del Piccolo Cervino a quota 3.800 circa ma per cominciare a scendere decisamente di quota dobbiamo raggiungere il Plateau, ormai l’altimetro è pressoché inutile visto il brusco abbassarsi della pressione atmosferica. Quando raggiungiamo la stazione intermedia ci sentiamo affaticati. E’ meglio scendere veloci. Per questo motivo la sosta dura poco e ci rimettiamo in cammino quasi subito. Ancora cento metri circa e saremo sull'ampia pista da sci che ci permetterà di scendere alla Testa Grigia, cioè alla funivia. In lontananza scorgiamo i paletti che delimitano la pista, Camilla cammina una decina di metri avanti a me. Il vento inizia a strappare nuvole di cristalli di neve dalla superficie e li fa risalire in turbini che poco dopo si disperdono. Gli impianti di risalita, almeno quelli che si possono vedere, sono già chiusi. Non si vedono sciatori nei dintorni e le due cordate condotte dalle guide alpine ci superano di corsa, o meglio, a correre sono le due guide, i clienti a loro legati vengono trascinati di conseguenza. Arriviamo in rifugio con un’ora di anticipo sulla partenza dell’ultima corsa, il tempo per mangiare qualcosa, farsi un paio di birre, respirare ancora la fredda aria dei “4.000” e riprometterci di ritentare appena possibile. Nel desolato e grigio ambiente di quota, senza più panorami, rumori e vita, infreddoliti e sudati iniziamo la veloce discesa: Plateau Rosà - Cime Bianche Laghi - Plan Maison – Cervinia. Senza Ibuprofene.
Dati tecnici Regione: Val d’Aosta Settore:
Alpi Nord-occidentali
Sezione:
Alpi Pennine
Gruppo:
Monte Rosa, catena Breithorn – Lyskamm
Partenza: Testa Grigia, Plateau Rosà (3.480 m) Versante: W-S Dislivello: 685 m - Totale: 1.370 m Sviluppo: 13 km Tempi:
3:00 h - Totale: 5:30 h
Difficoltà: EEA - AG - F Appoggio: Rif. Guide del Cervino (3.480 m)
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I tre Breithorn, uniti da una lunga cresta, appaiono dal versante svizzero come una muraglia invalicabile ed inconquistabile, zona riservata soltanto ad alpinisti esperti, con 1.500 m di parete verticale, tuttavia la vetta può essere facilmente salita dal versante italiano, dove forma un pendio innevato con pendenza non superiore ai 35°-40°.
Accesso Il punto di partenza dell'itinerario può essere comodamente raggiunto utilizzando i tre tronchi di funivia che via Plan Maison e Cime Bianche collegano Cervinia con la cima della Testa Grigia, sull'orlo del Plateau Rosà.
Salita Dal rifugio Guide del Cervino dirigersi verso le piste da sci che discendono dal Piccolo Cervino e risalirle a margine in direzione W e, dopo un iniziale tratto in pendenza moderata, verso N, giungendo presto nei pressi di un sottopassaggio metallico che va individuato per potersi dirigere, sempre a margine delle piste, verso il Colle dei Breithorn. Di fronte appare ben visibile il Piccolo Cervino. Sempre seguendo l’evidentissima traccia che scende leggermente sul pianoro ghiacciato ed effettuando un semicerchio verso sinistra per evitare una zona crepacciata, si giunge in breve sotto il pendio che discende dalla vetta del Breithorn Occidentale (3.826 m - 1.15 h). Giunti a tal punto la traccia sul ghiacciaio generalmente si sdoppia: una verso sinistra sale decisa alla vetta Occidentale descrivendo due diagonali, mentre quella verso destra sale più dolcemente verso il Colle tra il Breithorn Occidentale e quello Centrale, decisamente più bella e consigliabile. Raggiunto il Colle la traccia volge a sinistra e con una breve salita raggiunge la vetta Occidentale seguendo la cresta con percorso un poco più esposto ed impegnativo (F). Particolare attenzione deve essere posta a tale percorso in quanto è frequente la presenza di cornici a strapiombo sul versante N verso il Breithorngletscher. Discesa Come per la salita, se si sale dal colle fa i due Breithorn si può scendere per l'altra traccia incontrata in salita.
Note Le prime corse della funivia Breuil-Cervinia per Plateau Rosà, partono alle 7. L’ultima corsa della funivia per Cervinia è alle 15.45. altrimenti sono 1.660 m di dislivello in discesa. Consigliabile pernottare al rifugio Guide del Cervino per favorire l’acclimatamento.
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Progetto Area Giovani – Comune di Trieste di Vincenzo Marino
Si è conclusa con un bilancio positivo l'esperienza sulla parete artificiale del Polo Giovani Toti di S. Giusto a Trieste. Il Comune di Trieste - Area Scuola, Educazione, Cultura e Sport, all’interno del Progetto Area Giovani, aveva assegnato al CAT la gestione della loro parete di arrampicata outdoor nei quattro mercoledì di settembre: 6. 13. 20 e 27. E' stata senza dubbio un'esperienza nuova, alla quale numerosi soci si sono avvicinati quasi con diffidenza ma che poi, complici anche i giovani e meno giovani che hanno voluto provare ad arrampicare, è diventata quasi un'abitudine, il "rituale del mercoledì pomeriggio". Personalmente ritengo sempre che le sensazioni che dà l'arrampicata su roccia siano ineguagliabili e che il Gruppo Montagna non ha alcuna intenzione di spostare i propri interessi sull'artificiale. I colori, i profumi ed i suoni dell'arrampicata su roccia sono unici e fanno parte del DNA dei componenti il Gruppo. Ci siamo divertiti, questo sì! Rassicurati dalla copertura RC dell'assicurazione del Comune abbiamo, nel nostro piccolo, contribuito a diffondere la cultura della montagna che, purtroppo, manca a molte persone che si avvicinano ad essa con troppa sufficienza e senza il dovuto rispetto e la necessaria preparazione. Promozione, informazione e dimostrazioni di arrampicata in parete hanno coinvolto costantemente quattro soci: Paolo Siligato, Patrizia Mosetti, Paolo Novacco e Vincenzo Marino, sempre presenti a tutte e quattro le dimostrazioni. Altri soci si 17
sono avvicendati fornendo il loro valido ed entusiasta contributo: Camilla Portelli, Sergio Dolce, Andrea Sandorfi, Serena Zamola, Beniamino Benedetti, Anselmo Lewental. Un ringraziamento particolare a Micol Brusaferro ed a Alessandro Piemonte, senza il loro interessamento noi del Gruppo non avremmo potuto vivere quest'esperienza. Ed ovviamente grazie al personale del PAG che si è dimostrato sempre collaborativo ed efficiente in ogni situazione.
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Cavalcata alpina 2017 di Patrizia Mosetti e Paolo Siligato
Dopo un'estate meteorologicamente poco esaltante come quella del 2016. il 2017 ci ha regalato lunghi periodi di tempo secco e soleggiato ideali per le escursioni in montagna. La Cavalcata Alpina è risultata diversa da quella inizialmente progettata, che prevedeva di salire anche Gran Paradiso e Adamello, a causa di motivi contingenti legati alla condizione del tempo e alle necessità logistiche, e tuttavia non ha mancato di darci grandi soddisfazioni. Di seguito, perciò, le escursioni più notevoli effettuate.
Ferrata Costantini alla Moiazza 16 luglio 2017 Siamo al Rifugio Carestiato (1.834 m), dove io e Paolo siamo saliti ieri da passo Duran provenendo da Chiesa in Val Zoldana, dopo alcuni giorni piovosi e poco produttivi spesi sotto il Pelmo. Qui ci hanno raggiunti Vincenzo e Camilla, che arrivano da Trieste. Il rifugio è strapieno, anche per una sessione di esami della locale sezione del soccorso alpino, ma verso sera restano solo coloro che intendono pernottare qui. Il tempo è perfetto, e ne abbiamo bisogno per affrontare questa ferrata, lunga e impegnativa. Vincenzo l'ha proposta come escursione sociale del Gruppo Montagna, ma ci ritroviamo in quattro, avremo modo di sospettare che gli assenti non si siano presentati per pigrizia. La Costantini è ritenuta una delle ferrate più impegnative delle Dolomiti, almeno di quelle classiche, perché chi frequenta la montagna si sarà reso conto del proliferare di nuovi percorsi, atletici faticosi e inutili, definiti sportivi, che non hanno mancato di suscitare una netta presa di posizione da parte del CAI. Benché queste nuove vie costituiscano indubbiamente un'attrazione turistica e occasione di lavoro per le guide alpine locali, non portano da nessuna parte, non sono finalizzate ad agevolare l'escursionista e non hanno nulla a che vedere con le ferrate classiche, che spesso nascevano per scopi militari, per consentire ai soldati impegnati nella Grande Guerra di tenere le posizioni e di sorvegliare luoghi strategici senza dover rischiare la vita anche al di fuori del combattimento. A tale 19
proposito, si può leggere il “Nuovo bidecalogo – Linee di indirizzo e di autoregolamentazione del CAI – Club Alpino Italiano in materia di ambiente e tutela del paesaggio”, documento definito nel 2013. con cui si stigmatizza l'attività di eccessiva attrezzatura dell'ambiente montano, che snatura lo spirito con cui esso dovrebbe essere affrontato e contribuisce a nutrire false sicurezze sulla possibilità che chiunque possa affrontare qualsiasi difficoltà.1 Sveglia alle 5.10, facciamo colazione e ci avviamo. Insieme con noi parte qualche altro escursionista, ma durante tutto il giorno non incontreremo quasi nessuno, alla faccia del paventato affollamento domenicale. Alle 6 attacchiamo: si fa sul serio da subito, affrontando un lungo traverso esposto e abbastanza povero di appigli. Seguono tratti verticali su roccia scalinata e divertente, e poi ancora traversi e qualche rara staffa. Concateniamo la Pala del Belia (2.295 m), la Cima Cattedrale (2.557 m) e la Cresta delle Masenade (2.560 m). Da qui la vista spazia ampiamente su tutte le cime circostanti: il Gruppo della Moiazza, del Civetta, l'Antelao. Percorsa tutta la cresta, con qualche passaggio su roccia che richiede attenzione, un altro tratto attrezzato consente di raggiungere la Sella Alta e da lì imboccare la Cengia Angelini, magnifico tratto in dolce pendenza, dove il cavo è un semplice corrimano, alternato a sentiero. Una discesa su ghiaie (la passione di Camilla) porta al Bivacco Ghedini alla Forcella delle Nevere (2.670 m). Ci concediamo una breve sosta e ripartiamo verso valle: la discesa è ancora lunga e vede tratti di ghiaione 1Come esempi di ferrate sportive di realizzazione molto recente, si veda la Ferrata Däumling realizzata a Nassfeld – Pramollo (Austria) http://www.nassfeld.at/en/aktiv/sport -und-freizeit/outdoor-sport/klettersteig-
daeumling oppure la Ferrata delle Aquile alla Paganella http://www.trekkingetc.it/etc/trekking/it/treks/europe/it/tn/paganella/paganella/ferrata... a cui è stata aggiunta di recente una vertiginosa quanto insensata scala metallica elicoidale. 20
alternati a roccette attrezzate e non per i successivi 500 m di dislivello, fino al limite della vegetazione e alla traccia di sentiero che consente di intercettare il sentiero CAI n. 554. con il quale possiamo raggiungere nuovamente il Rifugio Carestiato, chiudendo il percorso ad anello. Sono le 18.30. Aspettiamo che i compagni ci raggiungano, ma Vincenzo e Camilla preferiscono prendersela con più calma e passare in rifugio solo per bere qualcosa, dato che sono determinati a rientrare a Trieste in serata. Io e Paolo allora ci diamo una mossa per non perderci la cena che ci aspetta: il sentiero finalmente agevole e la prospettiva di un piatto caldo ci mette le ali ai piedi! E così alla fine eccoci tutti riuniti intorno a un tavolo a riposare e rifocillarci un po'. Il gestore ci fa perfino i complimenti: segno che l'itinerario non è poi così frequentato come ritiene qualcuno, e per primi Fabio Trevisani e Claudio Magri, relatori della scheda sul sito www.vieferrate.it Il percorso è lungo e faticoso, senza praticamente vie di fuga, e richiede una giornata intera di tempo stabile, oltre a esperienza e controllo, poiché non consente di allentare la concentrazione praticamente fino alla fine. L'ambiente selvaggio e grandioso risulta estremamente appagante e compensa adeguatamente della fatica.
Partecipanti Vincenzo Marino, Patrizia Mosetti, Camilla Portelli e Paolo Siligato
Scheda tecnica Dolomiti – Moiazza Ferrata Gianni Costantini – EEA Punto di appoggio: Rifugio Bruto Carestiato (1.834 m) Itinerario: dal rifugio alla Cresta delle Masenade – Sella Alta - bivacco Ghedini piede del Van delle Nevere - sentiero CAI n. 554 Dislivello 1.300 m
Scacco alla Regina (3.348 m) 19 luglio 2017 La Marmolada è la Regina delle Dolomiti, la cima più alta con i suoi 3.348 m e l'unica montagna di questo settore alpino che mantenga ancora un ghiacciaio, per quanto in continuo e costante ridimensionamento. Era tanto che desideravamo salire su questa cima, e vuoi per le condizioni atmosferiche avverse, vuoi per la scarsa dimestichezza con la progressione su ghiacciaio, che ci metteva in soggezione, avevamo ripetutamente rimandato. Adesso finalmente siamo qui e prendiamo il coraggio a due mani per salire: decidiamo di fare la ferrata, che dovrebbe essere tutta asciutta e pulita e, in caso di difficoltà, ci può consentire il rientro per la stessa via. 21
La mattina è limpidissima, non potrebbe essere più bella. Prendiamo la prima corsa della cestovia, alle 8.30 – c'è già un po' di gente in attesa. Alla cassa dell'impianto è esposta l'ordinanza del Sindaco di Canazei che impone la salita solo a cordate attrezzate di tutto punto (corda, ramponi, piccozze, caschi e accessori): la settimana scorsa si è svolta l'annuale corsa sportiva e in quell'occasione è stato possibile verificare lo stato del ghiacciaio e dei crepacci, che richiedono attenzione, con la conseguente decisione del Sindaco di dare indicazioni in merito. Saliamo dunque al Rifugio Pian dei Fiacconi e imbocchiamo il sentiero fino al Ghiacciaio del Vernel, che si presenta come un pendio di melma ghiacciata mista a sassi. Mettiamo i ramponi, attraversiamo la vedretta e sotto la parete attacchiamo la ferrata: cavi ben tesi, staffe, pioli, qualche vecchia scala, altro che la Costantini!... il percorso è magnifico e semplice, da percorrere in tutto relax, pulito da neve e da ghiaccio fino alla cresta sommitale con la Capanna (piuttosto malconcia) e alla Punta Penia, dove non può mancare la foto ricordo con la croce di vetta. Il tempo si mantiene ottimo, l'affollamento è più che accettabile (anche se contiamo undici persone legate nella stessa cordata!) e le condizioni sono ottimali per noi, che saliamo fino in cima in maniche corte - probabilmente meno per il ghiacciaio, che affrontiamo in discesa per la via normale: i crepacci col caldo si aprono sensibilmente e sotto la crosta di ghiaccio si può vedere e sentire acqua liquida che scorre. In discesa si è costretti a mettere e togliere i ramponi un paio di volte per passare le roccette attrezzate della Schena de Mul e proseguire sul ghiacciaio. Una volta raggiunta la roccia, si procede praticamente a vista verso i rifugi , la Capanna al Ghiacciaio e il Pian dei Fiacconi, da dove ridiscendiamo con gli impianti al Lago di Fedaia. Siamo veramente soddisfatti dell'escursione, non difficile né troppo faticosa e appagante per i magnifici panorami. Da proporre come uscita sociale!
Partecipanti Patrizia Mosetti e Paolo Siligato
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Scheda tecnica Dolomiti – Gruppo della Marmolada Ferrata Cresta Ovest a Punta Penia 3.348 m – EEA / PD Itinerario di salita: dal Rifugio Pian dei Fiacconi (2.626 m) per sentiero CAI n. 606 al Ghiacciaio del Vernel e all'attacco della ferrata; discesa per la via normale: traccia su ghiacciaio EEA – AG - PD Dislivello complessivo 722 m
Punta Castore (4.228 m) 5 – 6 agosto 2017 La tappa seguente della nostra Cavalcata alpina ci vede in Val d'Aosta, dove trascorriamo una decina di giorni, alternando turismo, escursioni e anche una visita all'amico Roberto Stocchi, gestore con sua moglie Danila del Rifugio Alpenzù Grande in Valle di Gressoney. Trovandoci da queste parti, abbiamo deciso di ottimizzare tempo e distanze e di provare la salita al Rifugio Quintino Sella e a Punta Castore, nel Gruppo del Monte Rosa. Già dal campeggio, guardando verso i monti, si godeva la vista del ghiacciaio del Lyskamm, che ci attirava con il suo splendore. La regina Margherita di Savoia non si stancava di contemplarlo dal suo castello, oggi visitabile, che si erge non a caso in località Belvedere. Come resistere, dunque, al richiamo? Risaliamo la valle e a Gressoney la Trinité - Stafal prendiamo cabinovia e seggiovia per il Colle della Bettaforca, a circa 2.700 m: da qui parte il sentiero n. 9, veramente bello e vario. Il percorso si snoda tra sentiero e sfasciumi, con vista su diversi laghetti, per poi risalire una lunga cresta attrezzata e arrivare al Rifugio Quintino Sella a 3.585 m di quota. Si soffia un po', l'altezza si fa sentire. Già l'escursione fino al rifugio è di per sé molto bella e molti si accontentano di arrivare fino a qui, dopo tre ore buone di camminata. Il rifugio si compone di alcuni edifici, tutti ben forniti di pannelli solari. Scambio un po' di chiacchiere con il signor Alfredo, il gestore, gli chiedo il timbro del rifugio, che raccolgo in un mio quadernetto, e, vedendo un tanto, lui mi regala un libriccino, il diario dei rifugi della Valle d'Aosta: dono apprezzatissimo e di cui intendo fare buon uso per registrare tante escursioni future.
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Quassù il servizio è spartano, la cena quasi frugale. Pochi gli ospiti, e di questi forse una metà italiani, gli altri svizzeri e inglesi. Si parla delle previsioni del tempo, domani dovrebbe tenere almeno per la prima parte della giornata. Speriamo. Un ragazzo di Verona racconta di essere stato sorpreso dal maltempo in alta quota, una volta, e di non voler ripetere l'esperienza. Confrontiamo le nostre applicazioni.1 Tutti andiamo a dormire presto. La mattina ci alziamo con calma. Gli escursionisti che sono partiti più di buon'ora, alla luce delle lampade frontali, procedono lentamente, perché il ghiaccio vivo, nell'area più vicina al rifugio, non consente di riconoscere una traccia vera e propria: di giorno il ghiaccio tende a fondersi per la temperatura alta, tornando a solidificarsi di notte. Oltre alla scomparsa della traccia, si deve registrare la presenza di crepacci di cui non ho letto in nessuna delle relazioni consultate finora e che si stanno aprendo e allargando sempre di più. Quando si alza il sole, lo spettacolo è grandioso. Si vede sbucare la cima del Cervino, il ghiacciaio del Felik sotto di noi e quello del Lyskamm a Est che risplende. Davanti a noi le cordate che ci precedono, e che raggiungiamo nel corso della mattinata. Il percorso non è difficile. Si attraversa il ghiacciaio prima verso sinistra, poi a destra, si sale una cresta affilata e si attacca la cima, che è spazzata da un vento violentissimo che fa sbandierare la corda e ci costringe a procedere mezzo carponi, con cautela, peggio che a Trieste in un giorno di bora. Davvero non c'è da perdere tempo, scattiamo un paio di foto più o meno a caso, senza togliere gli 1Su indicazione di Roberto Stocchi, abbiamo scaricato l'APP MeteoSwiss, a cura del servizio meteorologico
svizzero, che è da consigliare a chi venga a frequentare queste zone, essendo molto precisa e accurata, anche con previsioni a breve termine estremamente utili e consultate anche dalle guide alpine locali 24
occhiali da sole, cerco di non prendermi in faccia il rampone di un altro alpinista che sta salendo in modo un po' fantasioso, voltiamo i tacchi e ci abbassiamo in fretta, al riparo. Qualcuno si ferma a mangiare un panino sotto la cresta, un luogo magnifico, ma c'è un bel po' di neve già scaricata e ci sono solchi che ci fanno pensare che il posto non sia molto stabile, specialmente ora che le temperature salgono, e che non sia una buonissima idea stare qui, preferiamo allontanarci e scendere fino al rifugio. Il cielo incomincia a velarsi ma la mattina ci ha regalato tempo ancora buono, siamo tutti molto soddisfatti. Sciogliamo la cordata, mettiamo via l'attrezzatura e facciamo merenda. Salutiamo tutti in rifugio e incominciamo a scendere.
Partecipanti Patrizia Mosetti e Paolo Siligato
Scheda tecnica: Alpi Pennine - Gruppo del Monte Rosa Itinerario: salita dal Colle della Bettaforca (2.700 m) al Rifugio Quintino Sella (3.585 m) – sentiero n. 9 – EE; dal rifugio a Punta Castore (4.228 m) traccia su ghiacciaio EEA – AG – PD-; discesa come per la salita dislivello 885 m + 643 m
Punta Vallettaz (3.090 m) 12 agosto 2017 Per la seconda volta abbiamo cercato di salire il Gran Paradiso e per la seconda volta abbiamo dovuto rinunciare, stavolta per il passaggio di un fronte atlantico che ha portato una gran quantità di precipitazioni, anche nevose ad alta quota. Purtroppo non abbiamo a disposizione ancora molto tempo, per cui ci ripromettiamo di tornare la prossima stagione e ci avviamo sulla strada del ritorno a casa, non senza fare nuovamente tappa ad Aosta. Qui, confortati dalle previsioni del tempo, che garantiscono una giornata di tempo stabile, affrontiamo questa salita semplice ma lunga ed estremamente remunerativa, con un giro ad anello che parte e arriva a Chamolé, località comodamente raggiungibile con gli impianti dal centro cittadino. La spruzzata di neve delle ore scorse ha lasciato soltanto un po' di bianco oltre i duemila metri di quota, senza recare nessun disagio alla progressione. A Chamolé lasciamo buona parte dei gitanti saliti con gli impianti, che corrono a sistemarsi nei vari bar e rifugi aperti, che offrono anche sedie sdraio per godersi il sole mentre si sorseggia una bibita Gli altri si incamminano verso il lago di Chamolé (tipica meta per famiglie) e oltre, lungo il sentiero che conduce al Rifugio Arbolle. Ben prima del rifugio, noi deviamo 25
a destra e proseguiamo per la cresta che ci fa guadagnare dislivello e concatenare un paio di cime prima di arrivare alla Punta Vallettaz a 3.090 m. Il paesaggio è fantastico, il panorma davvero splendido. Dalla Punta si scende per cresta attrezzata molto divertente, il sentiero Panorama. Qualche escursionista procede senza attrezzatura: è vero che non ci sono difficoltà, ma non è un buon motivo per ignorare le più banali misure di sicurezza. Terminate le attrezzature, la discesa continua più o meno a vista al Col Tsa Setse (2.815 m) e ai rifugi, da dove riprendiamo gli impianti per tornare ad Aosta.
Partecipanti Patrizia Mosetti e Paolo Siligato
Scheda tecnica Alpi Graie – Gruppo del Monte Emilius Itinerario: da Aosta cabinovia per Pila e seggiovia per Chamolé; salita per sentiero n. 19 – Colle di Chamolé – Tête Noire (2.820 m) – Mont Belleface (2.968 m) – Punta Vallettaz (3.090 m) – EE; discesa: Sentiero attrezzato Panorama – Col Tsa Setse (2.815 m) - sentiero n. 22 - EEA dislivello 780 m
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Cinque Torri 17 – 18 agosto 2017 Il salto del cavallo di questa curiosa cavalcata alpina ci riporta nelle Dolomiti per la gita sociale alle Cinque Torri, straordinario luna park dell'arrampicata e uno dei luoghi più belli del mondo. Il tempo e le previsioni meteorologiche non sono dei migliori, ma vediamo che cosa si può fare. Preleviamo Anselmo ad Aurisina e partiamo. La strada per raggiungere il Rifugio Cinque Torri è interdetta al traffico privato e c'è la navetta; l'autista, Bruno, ci racconta della troupe che ha girato qui varie scene di esterni dello spin off di Star Wars dedicato a Han Solo: ci fa vedere anche la foto di lui e Joonas1, un finlandese colossale che al cinema potremo indovinare sotto la pelliccia di Chewbacca. Potremmo continuare a chiacchierare per ore! In rifugio ci registriamo e andiamo a fare due passi per vedere un po' che cosa si può fare e per provare qualche monotiro sulla Torre Latina, su questa roccia che per noi costituisce una novità. Nel pomeriggio però si mette a piovere e siamo costretti a desistere. Il giorno dopo, fatta colazione, ci dirigiamo alla Torre Quarta Bassa, ma c'è già una cordata. Poco male: optiamo per la Torre Inglese, che per cominciare va bene. La roccia è compatta e ottima, la parete appigliata e l'esposizione esaltante. Scendiamo con due doppie e lasciamo il posto alla cordata che nel frattempo è arrivata. Torniamo alla Quarta Bassa e attacchiamo la variante alla normale, che ci consente di non darci fastidio con le altre cordate. Con il passare delle ore, infatti, si sta 1 Joonas Suotamo
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riempiendo di gente! Ci sono molti arrampicatori, naturalmente, ma anche molti gitanti, famigliole comprese, che si aggirano tra le torri senza il minimo sospetto che possa cadergli addosso un sasso o una corda lanciata dall'alto... eppure tutti gridiamo e avvertiamo di allontanarsi, quando si fa manovra per le calate, ma invariabilmente veniamo guardati come marziani. Nessuno porta un caschetto e i bastoncini da trekking sono usati come stampelle da parte di escursionisti evidentemente meno che occasionali. È un miracolo che nessuno si faccia male! Facciamo ancora qualche monotiro e partiamo poi per una passeggiata nel circuito delle trincee, quando ci raggiungono Andrea e Serena. Anselmo si trasferisce con loro al Rifugio Scoiattoli, io e Paolo pernottiamo al Cinque Torri, ma, viste le previsioni del tempo, preferiamo rincasare domani. Lasciamo il testimone a loro!
Partecipanti Anselmo Lewenthal, Patrizia Mosetti, Andrea Sandorfi, Paolo Siligato e Serena Zamola
Scheda tecnica Dolomiti – Gruppo delle Cinque Torri Torre Inglese – versante Est – 50 m D-, max IV Torre Quarta Bassa – variante alla via normale – 70 m max 5a Torre Latina – monotiri max 4c
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XXIII Corso Base di arrampicata su roccia di Vincenzo Marino
Il 23° corso, svoltosi quest'anno dal 3 al 29 ottobre, ha visto la partecipazione di 15 allievi e di 8 assistenti alla guida che si sono alternati nelle uscite in ambiente. Le selezioni degli allievi si sono svolte utilizzando sia i social network, mediante i quali siamo riusciti a creare un bacino d’utenza abbastanza stabile, ampio ed interessato, poco più di 54.000 utenti distribuiti tra le province di Trieste e Gorizia, sia i Circoli Aziendali cittadini. Un impulso non indifferente ci è stato dato dai 4 passaggi pubblicitari che abbiamo avuto su Il Piccolo, in particolare quello del 5 settembre, quando il Comune di Trieste ci ha regalato mezza pagina in Trieste Agenda in occasione dell’evento Polo Giovani. Il riscontro è stato immediato, tanto da incrementare le visite sulla pagina social di circa 2.500 unità in poche ore. Già il primo giorno di iscrizioni avevamo coperto quasi il 50% dei posti disponibili e la settimana successiva, con notevole anticipo, le iscrizioni venivano chiuse per raggiunto limite massimo di corsisti accettabili. Le richieste hanno continuato ad affluire fino alla fine di settembre, tanto da raggiungere un numero molto elevato, 27 per l’esattezza. L’attrezzatura a nostra disposizione e la capienza della sala corsi però non ci avrebbe consentito di accettare tutti. Come lo scorso anno, abbiamo integrato le lezioni teoriche di Aldo, con quattro incontri condotti in sede dagli assistenti della guida alpina. Gli argomenti trattati, seppur diversi, dell'arrampicata e della montagna:
erano
comunque
legati
al
mondo
Il 03/10 su: “Il corretto uso dell'imbragatura e i principali nodi di collegamento e autoassicurazione" a cura di Paolo Siligato 29
Il 12/10 su: “Montagna, alpinismo e zone protette" a cura di Sergio Dolce
Il 17/10 su: “Meteorologia e climatologia" a cura di Andrea Sandorfi
Il 26/10 su: “Differenze tra alpinismo e arrampicata. Fattori fisici, tecnici e psicologici" a cura di Vincenzo Marino
Il mese di ottobre è stato meteorologicamente clemente, tanto da darci l’impressione di essere in primavera. Sono state rispettate tutte le sedi previste tranne quella della terza uscita il 22 ottobre quando per sicurezza siamo andati a Mišja peč invece che ai Giardini d’Inverno. Questo l’elenco delle uscite in ambiente e degli argomenti trattati:
08/10: Val Rosandra, Dodici Vie – La catena di sicurezza di una cordata, progressione fondamentale, utilizzo chiodi, friends e nut
15/10: S. Croce (TS), via del Pucino – Progressione su placca, soste e calate
22/10: Osp, Mišja peč – Progressione su pareti verticali (tecnica “a triangolo”), soste, prove di trattenuta di una caduta 29/10: Doberdò del Lago, Casa Cadorna – Progressione in placca, tecniche di camino, strapiombo, calate in doppia, manovre di recupero mediante paranco.
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Baska – Climbers, tra storia e natura di Vincenzo Marino, Patrizia Mosetti, Camilla Portelli, Paolo Siligato
Baska è una città turistica affascinante con la sua bella baia racchiusa da alte montagne e ha più di trenta spiagge tutte facilmente accessibili. Si trova nell'estremità meridionale dell'isola di Krk (Veglia) a 43 Km dal ponte che la unisce alla terraferma . Il paese si trova in una profonda baia circondata da colline e chiusa all'orizzonte dalla catena del monte Velebit e dall'isola di Prvic. Ospita diversi alberghi e due campeggi (di cui uno naturista) e in agosto si riempie letteralmente di turisti attirati dalla bella spiaggia di sassolini bianchi chiamata Vela Plaza, considerata, a ragione, una delle più belle dell’Adriatico. E' una località tutta da scoprire a partire dal suo centro storico, fatto di vie strette e case pittoresche con balconi fioriti, caminetti scolpiti e ingressi lavorati. Il lungomare si affaccia su alcune delle più belle spiagge dell'isola Krk, ma anche l'entroterra ha tanto da offrire e consente di programmare visite ed escursioni da poche ore all'intera giornata, a piedi, in auto o in bicicletta. Per chi ha l’occasione di spendere una vacanza estiva sull’isola di Krk, le falesie di Portafortuna e di Belove Stene rappresentano una simpatica integrazione a tutte le attività out-door che vi si possono praticare. Dopo aver goduto di bagni indimenticabili in un'acqua marina con pochi eguali, nelle ore pomeridiane la salita alle falesie può riservare un piacevole motivo di attività fisica anche intensa.
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A maggio abbiamo trascorso un week end a Baska inaugurando in pratica, in concomitanza con la quinta uscita sociale del Gruppo Montagna, la stagione estiva 2017. Partiti da Trieste sabato 13 alle 7 di mattina in sole due ore siamo arrivati a destinazione attraversando un'Istria avvolta nelle nebbie. Un clima che faceva mal presagire il resto del soggiorno. Ma arrivati sul ponte abbiamo avuto il più classico e piacevole dei benvenuti: caldo, profumi estivi, sole splendente e grifoni in volo. La prima sosta l'abbiamo fatta alla falesia Portafortuna (dal nome di una discoteca in disuso in prossimità del sentiero di avvicinamento e ad una sorgente d’acqua potabile). Abbiamo resistito fino a ora di pranzo, poi il caldo non ci ha dato tregua e senza pensarci su due volte siamo scesi per prender possesso dell'appartamento. Sì, un appartamento completo di tutto, dal barbecue alla piscina! Peccato non poter restare qualche giorno in più per godersi una grigliata in terrazzo, la bella vista e la quiete del borgo. Non ci è restato che consolarci con una buona cena sul lungomare, dove si stava svolgendo l'annuale festa della Pecora Nera (Crna Ovca), tra birra, carne alla brace e allegri schiamazzi. Dopo un buon sonno, domenica mattina si parte: puntata a Belove Stene per qualche altro tiro, sotto un sole davvero estivo, e rientro a Trieste. Abbiamo fatto tappa a Fiume per visitare il Santuario della Madonna di Tersatto, considerato la Nazareth croata1 con la sua toccante raccolta di ex voto; e il Castello dei Frankopan2, da cui si può ammirare la vista sulla città, sulla Rjecina e sul Golfo del Quarnaro. Nonostante le più nere previsioni, ai confini non abbiamo incontrato nessun genere di difficoltà e siamo potuti rientrare a casa con la voglia di ritornare al più presto!
Portafortuna Attraversato in auto il ponte a pagamento (poco più di 4 € a/r), si supera il capoluogo Krk e poi il porto di Punat per poi salire un altipiano. Prima di arrivare a Baska si scende obbligatoriamente per una lunga valle. Da Rijeka (Fiume) considerare circa da 1 a 1.5 ore.
1 http://www.instoria.it/home/madonna_tersatto.htm - Si tratta di uno dei santuari più antichi della Croazia occidentale 2 http://www.instoria.it/home/dinastia_frankopan.htm, https://en.wikipedia.org/wiki/House_of_Frankopan
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N. Vie: 64 (in continuo aumento)
Difficoltà: 4a/7c
Altezza: 280 mt.
Esposizione: Nord-est (d'estate in ombra tutto il pomeriggio)
Chiodatura: Spit. chiodata da Tomaz compagni vari
Tipo Roccia: Calcare ottimo
Falesia Kosir e
Belove Stene Provenendo dal ponte, si supera la prima falesia (Portafortuna). Belove Stone è più a valle con partenza dall'unico altro parcheggio sulla SX lungo la strada prima di incontrare le prime case.
N. Vie: 38 (in continuo aumento)
Difficoltà: 4a/6c+
Altezza: 330 mt.
Esposizione: Nord-est. Ottima d'estate per arrampicare il pomeriggio
Chiodatura: Spit. Chiodatura Tomas Kozir e compagni vari
Tipo Roccia: Calcare ottimo
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Gruppo Montagna - Consuntivo 2017 di Vincenzo Marino
Riepilogo Attività
150 Attività alpinistiche/arrampicata 89 Attività escursionistiche/vie ferrate 13 Incontri divulgativi, promozionali, culturali 12 Uscite di gruppo 9 Attività didattiche 3 Convenzioni 3 Soggiorni montani collettivi 3 Giornate di aggiornamento 2 Attività di volontariato 1 Corso Base di Arrampicata 1 Pubblicazione per i corsisti
Attività sociale Uscite di gruppo Dodici uscite per un totale di 88 soci partecipanti: 1) M.te Santo di Lussari. Escursionismo in ambiente innevato del 22 gennaio 2) Limski Kanal (HRV). Arrampicata in falesia in Croazia del 19 febbraio 3) Valli di Beca e Occisla (SVN). Escursionismo didattico sul carso sloveno del 19 marzo 4) 2° edizione di arrampiCAuTobus: svoltasi il 1° aprile sulle pareti dei Giardini d’Inverno a Bagnoli della Rosandra. 5) Snežnik (SVN). Percorso alpinistico, una classica salita con vista mare effettuata il 9 aprile 6) Krk (HRV). Soggiorno e due giorni di arrampicata alle falesie di Baska il 13 e 14 maggio 7) Cima di Terrarossa. Sentiero attrezzato Leva il 18 giugno 8) Cima Moiazza sud. Ferrata Gianni Costantini il 16 luglio 9) Dolomiti, Cinque Torri, 3 giorni all’insegna dell’arrampicata in montagna ed in falesia dal 18 al 20 agosto 10) M.te Festa, uscita finale a chiusura della stagione 2016/2017 svoltasi il 24 settembre 11) Le grotte di ghiaccio del M.te Nanos (SVN). Un’escursione nel passato per vedere gli ingressi delle grotte da cui si estraeva il ghiaccio, svoltasi il 12 novembre 12) Črni Kal (SVN). Arrampicata in gruppo post-corso per i soci e dedicata agli ex-corsisti, il 17 dicembre. 34
Soggiorni collettivi 1) 2) 3)
Isola di Veglia Rifugio Carestiato alla Moiazza Rifugi Cinque Torri e Scoiattoli
Attività di Volontariato 1) Ispezione alla falesia di Cosson di Prepotto, denominata Cherokee. la falesia è a posto, molto più di quanto si poteva pensare: probabilmente tenuta "riservata" dal CAI di Cividale o San Daniele per i loro corsi. Gradi approssimativi e descrizione ancora più approssimativa, ma da tenere in considerazione per futuri corsi e post corsi. 2) Attività dimostrativa e promozionale presso la parete di roccia artificiale del Polo di Aggregazione Giovanile Toti del Comune di Trieste, svoltasi nel mese di settembre. Quattro incontri con i giovani del PAG. In quattro pomeriggi dimostrativi e promozionali si sono avvicendati una dozzina di soci che hanno consentito a circa 20 ragazzi di provare l’arrampicata. Corso Base di Arrampicata. Il 23° corso, svoltosi quest'anno dal 3 ottobre al 29 ottobre, ha visto la partecipazione di 15 allievi e di una decina di assistenti alla guida. Le selezioni degli allievi si sono svolte utilizzando sia i social network, mediante i quali siamo riusciti a creare un bacino d’utenza abbastanza stabile, ampio ed interessato, poco più di 54.000 utenti distribuiti tra le province di Trieste e Gorizia e l’entroterra giuliano, sia i Circoli Aziendali cittadini. Come lo scorso anno, abbiamo integrato le lezioni tecniche di Aldo, con quattro incontri condotti in sede dagli assistenti. Gli argomenti trattati, seppur diversi, erano comunque legati al mondo dell'arrampicata e della montagna. Giornate di Aggiornamento Giornate organizzate per i soci, su argomenti inerenti la sicurezza in montagna e in arrampicata. 1) “Blocco della piastrina e scarico del peso sulla sosta” a cura del Gruppo Montagna. Domenica 19 febbraio in concomitanza con l’uscita sociale a Limski Kanal 2) “Uso dell'ARTVA e la sicurezza sulla neve" a cura di Moreno Tommasini. Giovedì 2 marzo la teoria e sabato 4 marzo sul M.te Canin 3) “I principali nodi utilizzati in arrampicata ed alpinismo” a cura degli assistenti della guida alpina. Giovedì 15 dicembre la teoria in sede, domenica 17 dicembre a Rovigno. Incontri divulgativi, promozionali, culturali 1) Incontro in sede il 02/02 su: “I migratori del Grande Nord” a cura di Sergio Dolce. Incontro didattico propedeutico all’uscita di domenica 5 febbraio alla Riserva Naturale Foce dell’Isonzo.
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2) Incontro in sede il 16/03 su: “Le Valli di Beca e Occisla (SVN) a cura di Sergio Dolce. Incontro didattico propedeutico all’uscita di domenica 19 marzo. 3) Incontro in sede il 30/03 su: “Perù – Cordillera Blanca, Il Circuito dell'Alpamayo e il Nevado Pisco” a cura di Patrizia Mosetti 4) Incontro in sede il 04/05 su: “Clima e ghiacciai: quale futuro?” a cura di Sergio Dolce. 5) Incontro in sede il 03/10 su: “Il corretto uso dell'imbragatura e i principali nodi di collegamento e autoassicurazione" a cura di Paolo Siligato 6) Incontro in sede il 12/10 su: “Montagna, alpinismo e zone protette" a cura di Sergio Dolce 7) Incontro in sede il 17/10 su: “Meteorologia e climatologia" a cura di Andrea Sandorfi 8) Incontro in sede il 26/10 su: “Differenze tra alpinismo e arrampicata. Fattori fisici, tecnici e psicologici" a cura di Vincenzo Marino 9) Incontro in sede il 09/11 su: “Le Grotte di ghiaccio del Nanos” a cura di Sergio Dolce. Incontro didattico propedeutico all’uscita di domenica 12 novembre 10) Venerdì 10/11. presso la Palestra Capo Nord: lezione dimostrativa gratuita sugli esercizi propedeutici all'attività dell'arrampicata su roccia. Serata dedicata ai corsisti ed agli assistenti del XXIII Corso Base a cura di Corrado Batic. 11) Incontro in sede il 16/11 su "Da Yosemite alla Devil Tower, appunti sull'arrampicata made in U.S.A.” a cura di Massimo Esposito e Marina Vuerich 12) Incontro in sede il 23/11 su "La Cordillera Huayhuash - la cordillera salvaje". Immagini e racconti di un trekking tra le vette andine a cura di Daniele Frescurato 13) Incontro in sede il 14 dicembre su “I principali nodi utilizzati in arrampicata ed alpinismo” a cura degli assistenti della guida alpina. A maggio è terminato, con la collaborazione del Collegio Nazionale delle Guide Alpine, il lavoro di stesura del manuale “Tecniche e principi generali dell'arrampicata su roccia”. Si tratta di una raccolta, rielaborata e resa più omogenea, delle dispense cartacee dei precedenti corsi di arrampicata. Il manuale è stato messo a disposizione degli allievi del XXIII corso su una PenDrive USB.
Attività dei componenti il Gruppo Montagna Le zone più frequentate in Italia sono state ancora una volta le Dolomiti, le Carniche e le Giulie, solo qualche concessione, alle zone alpine dei paesi limitrofi, Austria, Slovenia e Croazia. Realizzazioni principali in Europa 1)
Castore (4.228 m) 36
2) 3) 4)
Breithorn in Svizzera (4.165 m) Marmolada (3.343 m) Triglav in Slovenia (2.864 m)
Realizzazioni extra-europee 1)
2)
Cordillera Huayhuash in Perù. Dieci giorni sopra i 4.000, con traversata della valle Sarapococha, teatro della vicenda umana di Joe Simpson sulla Siula Grande (6.344 m) M.te Kinabalu in Malesia (4.095 m). Trekking nella regione del Sabah in Borneo e salita sulla cima principale.
C.N.S.A.S. Tra le attività individuali dei componenti del Gruppo Montagna spicca quella di Erik Bonivento, ex corsista del XXII Corso del 2016 Erik, in concomitanza con il nostro corso di arrampicata, presentò domanda di selezione tecnica alla sede centrale del C.N.S.A.S e, dopo aver superato le prove di selezione previste e attuato il percorso formativo per aspiranti soccorritori alpini, ha brillantemente superato le prove finali - Roccia a novembre '17 e Neve/Ghiaccio a gennaio ‘18 - ed ora può fregiarsi della qualifica di Operatore di Soccorso Alpino.
Attività TOTALE
Uscite Arrampicata in falesia Escursionismo Arrampicata vie lunghe Via Ferrata Arrampicata in montagna Escursionismo in ambiente innevato Didattica Attività promozionali e di volontariato Scialpinismo Alpinismo (roccia, misto) Totale
107 53 24 21 18 15 9 4 1 1 253
37
AttivitĂ per PAESE
Italia Slovenia Croazia Austria Malesia Peru Svizzera Totale
Uscite 199 27 19 4 2 1 1 253
AttivitĂ in Italia per REGIONE
Friuli-VG Veneto Valle d'Aosta Trentino-Alto Adige Liguria Piemonte Abruzzo Emilia Romagna Toscana Totale
Uscite 149 22 10 8 3 3 2 1 1 199
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Uscite di gruppo di Vincenzo Marino e Patrizia Mosetti
Il Gruppo Montagna effettua, da quattro anni, circa 260 uscite annuali suddivise tra alpinismo, escursionismo, vie ferrate, arrampicate in falesia ed in montagna. Come è naturale, spesso ci si ritrova in cordate da due, massimo tre persone. Questo da un lato favorisce l'affiatamento della cordata, ma dall'altro provoca un'inevitabile frammentazione. Per ovviare a questo inconveniente, negli ultimi anni, con il C.A.T., abbiamo utilizzato le "Uscite Sociali del Gruppo": una domenica o un fine settimana al mese, programmati con un anno d’anticipo, dedicati all'Attività di Gruppo. Abbiamo iniziato fin da settembre 2015 e da allora non abbiamo dimenticato un solo mese: Casa Cadorna, Monte Matajur, Rio dei Gamberi, Monte Corona, Monte Avanza, Dvigrad, Erto e Vajont, Golica, Garnitzenklamm, Cima Alta di Riobianco, Torre Nuverniulis, Monte Peralba, Creton dell’Arco, Crni Kal, Monte Lussari, Isola della Cona, Limski Kanal, Valli di Beca ed Ocizla, Monte Snežnik, Baska, Cime di Terrarossa, Cima Moiazza, Cinque Torri, Monte Festa, Rovinj. Solo nel 2016 e nel 2017 abbiamo contato circa 200 partecipanti, 20 nuove iscrizioni e 20 nuove adesioni al Gruppo Montagna, 4 diversi Stati. Col tempo abbiamo anche imparato ad utilizzare meglio il social network, accanto agli strumenti più tradizionali come gli incontri in sede e la programmazione, poiché siamo in tanti e ci incontriamo in gruppi sempre più numerosi anche al di là delle Uscite Sociali, puntando a migliorare l'affiatamento, a conseguire obiettivi più ambiziosi e, soprattutto, a stringere sempre di più i legami di amicizia, che sono sempre l'obiettivo più bello e ambizioso che ci sia. Ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito alla riuscita delle Attività Sociali, ai partecipanti, ai corsisti dei vari corsi, agli esterni che grazie a quest’iniziativa si sono iscritti, ai capigita ed agli organizzatori. Difficile elencarli tutti. Anche nel 2018 continueremo ad avere almeno un'uscita al mese che si aggiungerà alle 260 annuali “personali”, un’uscita al mese programmata in anticipo, per divertirci tra di noi arrampicando in montagna e in falesia e facendo escursioni, per far crescere qualitativamente e quantitativamente il Gruppo Montagna.
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Gennaio 2016 – Monte Corona
Febbraio 2016 – Monte Avanza
40
Marzo 2016 – Dvigrad
Aprile 2016 - Erto
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Maggio 2016 – Golica
Luglio 2016 – Cima Alta di Riobianco
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Settembre 2016 – Monte Peralba
Dicembre 2016 – Crni Kal
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Gennaio 2017 – Monte Lussari
Giugno 2017 – Cima Terrarossa
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Luglio 2017 – Moiazza
Dicembre 2017 - Rovigno
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Hanno contribuito a questo numero: Vincenzo Marino Patrizia Mosetti Camilla Portelli Paolo Siligato Tutte le foto sono di proprietĂ degli autori degli articoli.
Siamo presenti su facebook alla pagina: https://www.facebook.com/GruppoMontagnaTrieste e sul gruppo: https://www.facebook.com/groups/GruppoMontagna
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