Raccontini
e Stili
rinascenza.wordpress.com paoloaugusto.blogspot.com
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Con
i clienti, una delle storielle che racconto con maggiore
frequenza è la presente: «Alcuni dei decori che eseguo hanno nomi collegati a paesi e culture lontane. «Infatti il mio è un mestiere tradizionale, in quanto uso tecniche e concetti elaborati nel corso di secoli, dal Medioevo ai primi dell'Ottocento. Questa tradizione si è formata insistendo sulla piccola città di Deruta, la quale divenne presto un centro d'eccellenza nella produzione di ceramiche decorate a mano, già famosa perlomeno in tutta Italia nei secoli del Rinascimento, forse anche da prima. «Quindi non c'è nulla di cui meravigliarsi se anche secoli fa certi fenomeni e movimenti dell'economia funzionavano praticamente come oggi: c'erano i mercanti - quelli di Venezia, per esempio - che andavano in Oriente, e quando tornavano, riportavano tanti generi di beni di commercio tra cui le ceramiche o i tappeti intessuti con decorazioni, arazzi, stampe, sculture; capitava con una certa frequenza che poi i mercanti mandassero alcuni di questi prodotti in qualità di campioni presso gli artigiani italiani, chiedendogli di riprodurli. «Gli artigiani accettano e lo fanno, il pezzo funziona sul mercato, passa del tempo, si allunga in secoli, e arriviamo a oggi dove per chi lavora sulla tradizione di Deruta, alcuni disegni che hanno origini e caratteristiche di tempi, luoghi, mondi e culture tanto lontane da non poterle mai conoscere, sono parte naturale del loro repertorio di lavoro».
Quando cerco di adattare questa storiella a un determinato motivo decorativo, so perfettamente che le mie parole risulteranno un falso storico, ma dal punto di vista concettuale, invece,
Esempio di Ceramica di Damasco
altrettante cose sono vere. Esistono innumerevoli fonti d'archivio, come certe del XIV secolo, le quali riportano specificazioni tipo: “ di Dommascho”. Merci, per esempio, in arrivo a Venezia e Firenze. Poiché chi eseguiva queste scritture contabili non erano conoscitori dei vetri, il termine preciso della descrizione “di [o da] Damasco” non è sempre chiara, ma tanto può bastare, per dare l'idea di come certi stili e certe tecniche siano arrivate in Italia ed ebbero fortuna.
Per
raccontare qualche cosa meno campata in aria, colgo l'opportunità offerta dalle foto di questa tegola trapezioidale – una tegola reale, robusta e pesante, utilizzata per le copertura dei tetti delle case – di dimensioni 45 x 60 centimetri, sulla quale è stata eseguita una decorazione tradizionale gergalmente chiamata, da alcuni, “il Fagiolo”, ma presenta in realtà un incontro tra un elemento e un motivo decorativo, entrambi specifici, sui quali è difficile dire quanto siano antichi e che origine abbiano.
Pensate
soltanto che alcuni si riferiscono sin da subito e direttamente agli Antichi Greci come i primi a scegliere e a formalizzare diverse decorazioni tutt'oggi usate e in voga. Erano un popolo di cui ancora oggi passa validamente l'idea per la quale a nulla si dedicavano senza cercare di trovarne un significato di qualche importanza. Già con le prime foglie di sedano e di acanto sulle trabeazioni degli edifici pubblici crearono il senso d'unione dell'utile di tutti i giorni intrecciato al bello naturale; le piante erano legate insieme con doppi giri di corde, annodate secondo gli usi dei marinai. Era tutta una scultura: lo scalpello creava delle corde che legavano tra loro le basi delle colonne, e risalivano fino al Timpano come una specie di insegna. Ma la ricerca delle origini dell'Estetica potrebbe andare ancora più a indietro e a fondo, fino all'elementare nucleare, se pensiamo ai Greci ancora nelle loro capanne di legno. Queste erano sostenute da tronchi di cipresso, un albero alto e diritto che il tempo scortecciava, scavava e scanalava portando via la parte tenera del tronco e creando dei segni che si accentuavano sotto l'influsso della luce e dell'ombra. I Greci ripresero l'effetto dei pali di cipresso scanalando con lo scalpello le colonne di pietra, aggiungendo così al sentore di solennità offerto dal ben diverso materiale, il senso di sicurezza e di allegria trasmesso dal ritrovare le forme arcaiche delle loro abitazioni negli edifici più importanti.
Q
uando si rinunciò a queste decorazioni, favorendone altre, lo si fece “per moda” almeno per quanto riguarda il livello privato e quotidiano a cui si volge un lavoro come il mio, dedicato alla realizzazione di oggetti di gusto, per l'arredamento delle case, o per rendere sottilmente piacevoli operazioni banali e comuni. Moltissimi di questi apparati ornamentali ormai convivono tra loro
nelle botteghe e nei negozi dove attendono di essere destinati ai loro usi definitivi. La loro origine sulla ceramica è stata un' adozione, in quanto da sempre la ceramica “arte minore”, più suscettibile alla copia rielaborata che all'ideazione primogenita. Per esempio, al centro della tegola spunta l'Occhio della Penna di Pavone; che alcuni chiamano come stile La Pavona. Sembra essere stato messo per le prime volte sulle terrecotte a partire dal '400, e la sua comparsa ha significato un arricchimento della policromia. Dopo il periodo medioevale, specialmente le ceramiche smaltate si perfezionarono nella bianchezza e nella corposità dello smalto di rivestimento, così da allargare la gamma cromatica verso colori più chiari o più brillanti, adottando colori come un giallo intenso e un turchino lucente. Perciò, quando in modo particolare l'elemento dell 'Occhio della Penna di Pavone veniva usato ripetutamente, incastrato in geometrie simmetriche e proporzionali, si otteneva un effetto d'impatto e coinvolgente per l'occhio.
La Pavona fu un elemento che insieme ad altri motivi entrò a far parte di uno stile storico detto anche Severo. Il senso del significato è altrettanto storico: “Severo” perché tende alla stabilità – si caratterizza diventando predominante rispetto ad altre soluzioni più libere, fantasiose e variabili in base al capriccio momentaneo del pittore, mentre lo Stile Severo non ammette eccezioni – i decori annoverati sotto il suo ombrello vanno eseguiti con la rigida formalità del canone fisso. Lo stile può essere distinto in due momenti principali comprendenti a loro volta delle “famiglie”, o gruppu decorativi. Nel primo momento si individua la famiglia della “Zaffera a Rilievo”, concentrata su tempi dervianti dal mondo bizantino. Nel secondo momento si affiancano i tempi goticheggianti del “Floreale Gotico”, ornati di origine medio-estremo orientale, tra cui proprio l' Occhio della Penna di Pavone; un altro è la Palmetta Persiana, ma voglio far puntare l'attenzione sul “Cartoccio” o “Foglia Accartocciata” che appare proprio essere il motivo che, sulla tegola, si svolge tutto intorno all'elemento della Penna.
Il Cartoccio viene composto essenzialmente da una o più foglie con le estremità ripiegate su loro stesse, spesso associate con minuti motivi di girali, spiralette, puntini e rosette. Sulla tegola già presentata è fuso all'Occhio della Penna di Pavone che è un tema ancora più antico e significativo. Effettivamente di origine orientale, in origine simbolizzava il sole nascente, poi divenne un simbolo dell'immortalità per essere assunto dal Cristianesimo come emblema della risurrezione. Riguardo all'Occhio, si scriveva nel 1562: «La paona porta le piume di quello osello pavone in quei oci da sua coda che son verdi et azzurri et oro et serve bene a fare gli ornati alli sbordi di scutelle et bordi grandi che se fanno ancora ora da noi come se fossimo nel anticho».
I colori impegnati sono stati sempre e principalmente il turchino, il violaceo, il verde e un giallo ambrato detto “giallo-pavone”.
Cartoccio
La Palmetta Persiana è quel decoro del Severo che meglio si adatterebbe a servire il mio raccontino riportato all'inizio di questo scritto; riprende i motivi tipici delle stoffe rinascimentali importate dall'Oriente diffusesi ampiamente in tutta Italia, ma erano anche espressioni ceramistiche persiane come alcuni dipinti a lustro metallifero del XIII secolo. Quindi la Palmetta Persiana è stata forse una di quelle decorazioni che sulla ceramica subì più direttamente l'influsso della moda del momento, e venne scoperta in Italia adatta per le mattonelle di pavimentazione - un esempio più essere ammirato nella Cappella Vaselli di San Patronio in Bologna (eretta nel 1487). Questo decoro raffigura alternativamente fiori a guisa di pigna in turchino graduato, che si alzano da voglie verdi e piccole rosette col punto centrale giallo. Il fiore rappresenta la sezione della pigna mentre le rose indicano la pigna vista dall'alto. Le famiglie del Cartoccio, dell'Occhio della Penna di Pavone e della Palmetta Persiana vengono spesso intrecciate tra loro a formare la base dell'ornato, o come semplice contorno per le figurazioni umane, simboliche o zoomorfe, di blasone o per le rappresentazioni sacre.
La falsità più grande del mio raccontino consiste nel voler far passare l'idea che quando un artigiano ceramista trovava (e trova tutt'oggi) un qualche nuovo decoro, si mette all'opera cercando di carpire i segreti d'esecuzione di questo, e una volta scoperta la modalità migliore, passa alla produzione e alla riproduzione del pezzo, aggiungendolo al suo campionario come con totale e meccanica acriticità. Ho commesso senz'altro una grande ingiustizia nei confronti della miriade di teste pensanti venute prima di me. Non andò affatto così, ne sono testimoni tutti i mutamenti che sono venuti circa un secolo dopo la comparsa del Severo.
A
partire dalla fine del Quattrocento, sulle maioliche compaiono ornati più tipicamente rinascimentali, come fiori quadripetali, ovali, rosette e soprattutto campeggiò la figura umana, la quale acquista via via sempre più grande risalto pur rimanendo basata fin alle soglie del Cinquecento essenzialmente sull'ideale dell'individuazione di un “tipo”: La Donna, Il Paggio, Il Musico, la figura allegorica, la “Bellezza Femminile”. In seguito la maggiore apertura culturale e un più stretto legame tra maiolicari e pittori su tela, fanno sì al passaggio dal valore araldico e decorativo a forme sempre più sentite e personali della figurazione umana, avviando il nuovo filone che per il suo gusto narrativo è detto istoriato.
Coppia di piatti Istoriati con scene dell'Età Classica e bordo a Lustro con Grottesche
XVI Secolo “Alla Porcellanaâ€? Nacquero anche nuove famiglie di decori, tra cui quello Alla Porcellana, compiutamente definito come: ÂŤsi tratta di sottili tralci ornati con piccole foglie ricurve, un monocromio blu su fondo bianchissimo, talvolta intercalati da grossi fori rotondi elementari interpretazioni del Crisantemo che compare negli originali cinesi. Tavolta il motivo circonda la conchiglia esotica al centro, la Giunca o il rotondo simbolo del Tao, oltre che a contemporanei motivi rinascimentali.
Grottesche Con il termine “Grottesche” si indica quel genere decorativo che aveva preso avvio nell'arte italiana ispirandosi alle decorazioni della Domus Aurea neronica (le cosiddette “Grotte”); la Domus offrì subito agli artisti rinascimentli e ai ceramisti combinazioni fantastiche di animali mostruosi, figurine stravaganti, busti, cornucopie e trofei. Inoltre, tipiche della Grottesca vasellaria sono le forme vegetali quali il Talamo Fogliato, la Palmetta con Pannocchia Granata e i Festoni Legati da Nastri; all'interno di questi gruppi si possono trovare Crateri, Conchiglie, Teste Alate e Amorini, perfino dei Cherubini. In questo periodo d'inizio Cinquecento le tecniche dei materiali conobbero due perfezionamenti dagli effetti opposti: una smaltatura più bianca, nitida e splendente, e un altro tipo di smalto ancora capace di dare alle maioliche strati e riflessi tra il grigio e l'azzurro.
Almeno tre, se non quattro famiglie di decori usciranno da queste innovazioni, le quali si proposero anche come basi per nuove scelte estetiche. In reazione e in opposizione a tutto il cromatismo sia usato in precedenza che adottato in contemporanea per altre famiglie in qualità di soluzioni variabili, dall'essere “vivaci” fino alla pesantezza specialmente a partire dalla seconda metà del '500, si ridusse la tavolozza dei colori per tentare qualcosa d'effetto più fine e languido; soprattutto venne sfruttata la già ritrovata figura del Putto poiché si prestava al meglio per l'uso dei blu e del turchino come colori quasi esclusivi, sia per una figura da rendere leggera e chiaroscurata, sia per i brevi tocchi di pennello a creare la decorazione di contorno e di finitura.
La tinta dell'ossido di cobalto invece, (anche detto “smalto berrettino� in certe zone d'Italia) prese piede con le serie delle Vaghezze e Gentilezze Una tematica esaltata questi smalti dall'effetto cinerognolo, per dei soggetti vaghi e gentili accanto alla Grottesca elaborata in “rabesche�, o girali fogliati, festoni di foglie e frutta, nodi, trofei e quartieri policromi.
Compendiario In particolare, è forse questo lo stile che maggiormente si avvantaggiò della bianchezza dello smalto stannifero, bianco, grosso e coprente che rese immediatamente conseguente la valorizzazione delle forme degli oggetti, in particolare quelle delle fogge mosse e stravaganti. Questo stile, da considerarsi come quello più esemplare nel senso di “reazione”, più sottile e meno policromo, si trovo' bene a essere sfruttato per componimenti decorativi quali i Trofei o Stemmi di famiglie nobiliari. La decorazione del in pratica si compone di semplici figurette, Putti, Stemmi, coroncine ariose di foglie e fiori; tutto caratterizzato dalla fattura rapida appena schizzata - per l'appunto abbreviata o compendiata - dalla quale deriva l'adozione del termine.
i Quartieri Sono un'ampia classe di maioliche iniziate sempre nel corso del '500, rappresentate e definite da una produzione che si mostra vivace e ricca come la veste di un tessuto, poichĂŠ basata su scansioni regolari a fondo policromatico blu, giallo, arancio, talvolta anche
verde. Si alternano e racchiudono per lo piĂš foglie di acanto, corolle, girali, cornucopie, cherubini e delfini. Sono questi tutti elementi tipici e contemporanei della Grottesca.
Trofei Stile caratterizzato da composizioni di armi antiche e scudi, strumenti musicali e libri sia su smalto azzurro che bianco.
L'arricchimento del repertorio nel periodo successivo allo stile Severo non si fermò così. Con l'arrivo del Garofano, si puo' dire che questa volta il raccontino sugli stili lontani e portati in Italia dai commerci, acquisisce finalmente un fondo di verità. È uno stile caratterizzato da un giardino giapponese sul quale campeggia un gran fiore, il cosiddetto “Garofano delle Indie” reso irreale dalla manifattura che mostra solo una lontanissima e vaga rassomiglianza col fiore cui prende il nome, e si eleva sopra un improbabile prato blu, mentre a lato appare un piccolo cancello. Lo stile Garofano è indiscutibilmente d'ispirazione esotica, ed entrerà a far parte della macrofamiglia chiamata “cineserie” sulla fine del '700.
Festone e Ghianda Il decoro Ghianda associato al Festone, riassume lo spirito del migliore Neoclassicismo di fine Settecento. I prodotti decorati con questo stile sono caratterizzati da un rametto di quercia reciso al centro che assume una qualche tonalitĂ autunnale nel giallo e nel verde oliva, mentre ai bordi si dispone un motivo continuo a merletto ornato di Festoni e File di Perle. I colori impiegati sono l'azzurro e il bruno manganese, il giallo e il verde.
Foglia di Vite Verde Alla fine del '700 si inizio' a diffondere a fianco della Ghianda e de Festoni anche il non meno elegante tema della maiolica detta Foglia di Vite Verde. Nei diversi prodotti vengono rappresentati generi di tralci e cespi di foglie con colori intensi.
Uva Blu Ruggine L'Uva Blu Ruggine nasce come rivisitazione di gusto popolaresco e di svelta esecuzione dell'elegante tema settecentesco della Foglia di Vite Verde. Decoro particolarmente indicato sugli oggetti per la cucina e per la tavola come brocche e boccali da abbinare alle tovaglie ricamante o stampate dalle tele con motivi tipici.
Nell'800 nasce forse il decoro più famoso delle Ceramiche di Deruta: il Raffaellesco. Ornamentazione del Rinascimento, trae spunto dalle decorazioni plastiche e pittoriche riprese dalla Grottesca del '4-500. Le decorazioni sono composte solitamente da forme vegetali e animali, Candelabre, Arabeschi, Ghirlande, Festoni, fini architetture e figure mitologiche in composizioni briose e vivaci. Forse il ritorno in auge di uno stile così potente e ricco, gonfiato di colori e plasticità fu una nuova reazione, ma c'è anche chi indica l'influenza di pittori come Bouchet, Fragonard e Carot.
Pittura su Ceramica Nel secondo Ottocento, accanto al filone del Raffaellesco si osserva l'esperienza di una vera pittura su ceramica, la quale seppe porsi come una vera e propria specializzazione particolarmente vocata per le vedute paesaggistiche e per la ritrattistica.
Melograno Il Melograno e' un decoro che venne proposto a partire dagli anni '20 del Novecento e riprende motivi decorativi della tradizione mediterranea cui si affiancano elementi dell'Art Decò e pennellate di oro zecchino con cottura a Terzo Fuoco. Il decoro Melograno è caratterizzato da una composizione monocromatica blu con il melograno circondato da foglie, ricci e fiori. All'interno di queste composizioni si possono trovare arabeschi, uccelli e pavoni, figura ricorrente nella manifattura del periodo Liberty.