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Geofisica

registra attività sismica, la vetta è posta ad appena 70 mt di profondità e a circa 65 Km di distanza dalla costa del Cilento. Un eventuale evento parossistico di questo vulcano sommerso avrebbe effetti catastrofici sulla costa tirrenica meridionale. Con la nave oceanografica abbiamo studiato sia le eruzioni laviche che i gas all’interno dei coni vulcanici con strumenti collegati ai ROV (Remotely Operated Vehicle), veicoli subacquei a controllo remoto. I campioni venivano poi studiati all’interno dei laboratori della nave.

L’isola Ferdinandea

Era il lontano giugno del 1831 quando di fronte alla cittadina di Sciacca, l’attività vulcanica portò all’emersione dell’isola Ferdinandea. Questo piccolo cono vulcanico fu distrutto dal moto ondoso pochi mesi dopo, mentre il Regno delle due Sicilie, l’Inghilterra e la Francia ne rivendicavano la sovranità assegnandogli diversi nomi: Ferdinandea, Graham e Giulia. La nostra ricerca ha potuto constatare che l’apparato si trova ad una profondità minima di 4 metri sotto il livello del mare ed ha un’attività di degassamento, con lo sviluppo di colonne di gas di decine di metri di diametro. Quando emerse dal mare aveva una superficie di circa 4 km² e 65 metri di altezza. Era però composta prevalentemente da tefrite, materiale roccioso eruttivo facilmente erodibile dall’azione delle onde. A conclusione dell’episodio eruttivo si verificò una rapida subsidenza e l’isola scomparve definitivamente sotto le onde del Canale di Sicilia dopo pochi mesi. Ma è bastato così poco tempo per creare storie, leggende, dispute politiche internazionali e, soprattutto, a generare un grande amore dei Siciliani nei suoi confronti.

Appena emersa, l’isola si presentava con una forma conica per via della la nave utilizzata per la spedizione scientifica nel sua attività vulcanica. All’esterno del vulcano c’erano due laghetti sulfurei in costante ebollizione e anche una sorta di torrente che trascinava verso il mare l’acqua che era dentro il cratere e che a tratti “esondava”.

Dalle nostre recenti ricerche oceanografiche abbiamo potuto evidenziare che l’isola costituisce - con i vicini banchi “Terribile” e “Nerita” - uno dei coni accessori del vulcano sottomarino Empedocle, un edificio vulcanico paragonabile all’Etna per larghezza della base ed elevato mediamente di circa 500 metri dal fondo del mare. Il re Ferdinando II di Borbone, inviò sul posto la corvetta bombardiera “Etna” al comando del capitano Corrao il quale, sceso sull’isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l’isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Ma la Francia e l’Inghilterra ne rivendicarono la proprietà. Nel 1846 e nel 1863 l’isoletta è riapparsa ancora in superficie, per poi scomparire nuovamente dopo pochi giorni.

Durante il terremoto del Belice, nel 1968, le acque circostanti il banco di Graham si sono nuovamente intorbidite e hanno ribollito, cosa che venne interpretata come un probabile segnale che l’isola Ferdinandea stesse per riemergere. Non successe niente, ma venne segnalato un movimento nelle acque internazionali di alcune navi britanniche della flotta del Mediterraneo. Questi movimenti sospetti portarono alcuni subacquei siciliani a porre sulla superficie del banco Graham una targa in pietra, sulla quale si legge: “Questo lembo di terra una volta isola Ferdinandea era e sarà sempre del popolo siciliano”. Durante le riprese video da parte del ROV abbiamo incontrato pesci di grande profondità, molto strani e particolari, come il pesce vipera che usa la bioluminiscenza per catturare le prede. Ma quello che più ci ha colpiti è stato il pesce stampella che non nuotava, ma camminava sul fondo usando delle stampelle. Due stampelle nella parte centrale e una nella coda per appoggiarsi. Un giorno vi mostrerò il filmato. Ciò che si vede ha dell’incredibile: mai un uomo avrebbe potuto immaginare che potesse esistere un essere così strano. Quella notte c’ero io nella control room e sono rimasto basito.

Nei fondali marini sono ancora molte le specie sconosciute. L’uomo cerca di scoprire nuovi sistemi solari ma ancora non conosciamo perfettamente le specie che vivono sulla terra in cui viviamo. Alla prossima avventura.

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