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I NOSTRI DIRITTI E I DOVERI DEGLI ALTRI

di Giovanna Vecchiotti

«Se non hanno emendato la Costituzione senza farmelo sapere, ho ancora i miei diritti!». Miss Daisy Wethan è un’anziana signora dal carattere forte, pungente, che “non ha peli sulla lingua” ed è in lotta con suo figlio per affermare la propria libertà, di azione e di pensiero. La ragione che ha scatenato “la rivolta” di Daisy è stata la decisione che suo figlio ha preso senza consultarla: quella di assumere un autista, Hoke, per accompagnare la madre dopo che questa, alla guida della propria auto, aveva provocato un incidente automobilistico che avrebbe potuto avere ben più gravi conseguenze. A spasso con Daisy, la pellicola vincitrice di 4 premi Oscar, non è solo la storia di due persone anziane, Daisy e Hoke, che si trovano a percorrere un lungo tratto di vita insieme, ma anche una riflessione sulla solitudine, sui pregiudizi, sull’indipendenza degli anziani e sulla possibilità di esercitare i propri diritti anche in tarda età. «Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione», recita all’articolo 2 la Dichiarazione universale dei diritti umani, che stabilisce i valori che tutelano la libertà e la dignità delle persone. Eppure, più si va avanti negli anni e più si ha l’impressione che i diritti si volatilizzino, come se “ad una certa età” non si avesse più il diritto di avere diritti. Ma la cosa peggiore è che sembra una situazione alla quale lentamente ci si abitua.

Ci si abitua ad essere spostati in fondo alle liste d’attesa di visite diagnostiche, ci si abitua a non essere interpellati quando c’è da prendere una decisione che riguarda la propria vita o a rinunciare all’indipendenza economica perché la propria pensione viene gestita da un familiare, o a ricevere un’informazione parziale perché non si è in grado di gestire la tecnologia e i nuovi media. E ci si abitua anche alla solitudine, amica della depressione e nemica dell’esistenza. Eppure la partecipazione, l’inclusione, l’autodeterminazione, l’indipendenza economica sono tutti diritti riconosciuti anche dall’Unione europea che, insieme a molti altri, sono stati racchiusi nella Carta dei diritti delle persone anziane, a tutela specifica di chi è avanti negli anni. Una garanzia che ci deve rendere consapevoli, come affermava Norberto Bobbio, che «I nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti».

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