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LA POESIA CHE SALVA IL MONDO

Dieci anni fa moriva il poeta irlandese

Seamus Heaney, tra i grandi della letteratura del ’900, premio Nobel nel 1995. L’Italia, a cui lo univano legami umani e letterari, lo ricorda con omaggi e scritti inediti

Seamus Heaney è più di un poeta. Premio Nobel per la letteratura nel 1995, professore universitario a Dublino e poi ad Harvard, è il creatore colto e ispirato di un’affascinante poesia della natura e dell’umanità, che nasce dall’esperienza - della terra, degli affetti, della sofferenza - e dall’esperienza trae un vigoroso slancio morale. Nordirlandese, testimone dei troubles - la stagione di lotta armata, terrorismo, assassinii e violente repressioni che ha insanguinato l’Irlanda negli anni Settanta e Ottanta -, Heaney ha elaborato una via personale alla poesia civile: una scrittura concreta e simbolica, privata e pubblica, tragica e tenera. Seamus Heaney è morto dieci anni fa, nell’agosto del 2013, a 74 anni, dopo aver prodotto dodici raccolte poetiche (da Morte di un naturalista del 1966 a Catena umana del 2010), testi teatrali e innumerevoli traduzioni, rendendo orfana l’Irlanda, che lo guarda co-

Cultura

me un nume tutelare, e lasciando al tempo stesso una vastissima eredità letteraria e umana che coinvolge da vicino l’Italia.

Lo testimonia The translations of Seamus Heaney, un poderoso volume pubblicato alla fine del 2022 dalla storica casa editrice del poeta, Faber&Faber, che raccoglie tutte le traduzioni “riconosciute” del Premio Nobel. Il curatore è un italiano, Marco Sonzogni, professore di traduttologia all’università di Wellington, in Nuova Zelanda, amico personale del poeta, che ha a lungo frequentato in Irlanda, e già curatore del volume degli storici Meridiani dedicato a Heaney dalla casa editrice Mondadori. «Il rapporto di Seamus Heaney con l’Italia è molto stretto - racconta Sonzogni -. Comincia sui banchi di scuola attraverso la cultura classica, attraverso l’amore per l’Eneide di Virgilio che lo accompagnerà per tutta la vita e sarà suggellato dalla pubblicazione postuma di una traduzione in inglese del libro sesto del poema. Più che di una traduzione, in realtà, si tratta di una versione: un omaggio che è anche un incontro, nel tipico stile di Heaney. La sua poesia incorpora gli spunti che le vengono dallo studio e dal contatto con altre culture, le traduzioni che realizza portano sempre impresso il segno della sua storia personale e del suo immaginario». Da Virgilio Heaney passa a Dante, di cui traduce (o piuttosto riscrive) l’episodio del conte Ugolino, contenuto nei canti 32 e 33 dell’Inferno, ponendolo a conclusione di Lavoro sul campo, una raccolta del 1979 che fa i conti con la terribile situazione dell’Irlanda del Nord. Ugolino diventa il simbolo di una nazione che mangia i suoi figli, ma anche degli indipendentisti incarcerati che protestano con lo sciopero della fame. «Sono tanti i momenti - spiega Marco Sonzogni - in cui la Divina Commedia funge da ispirazione per Heaney, come pure l’Eneide, che gli offre lo spunto per rintracciare, nel rapporto tra Enea e Anchise, il suo stesso rapporto col padre. Ma la familiarità di Heaney con l’Italia non si ferma qui: passa attraverso l’incontro letterario con Eugenio Montale, Mario Luzi e Primo Levi, si nutre di tante amicizie e viaggi a Mantova, Urbino, Bologna dove, nel 2012, Heaney annuncia di aver completato la traduzione di un ciclo di poesie di Giovanni Pascoli. Quelle traduzioni saranno presto pubblicate in un volume, dalla casa editrice italiana Samuele Editore, come omaggio al poeta a dieci anni dalla morte».

Il profondo legame tra Seamus Heaney e l’Italia è testimoniato anche dalla recente uscita di The translations of Seamus Heaney, una voluminosa raccolta di traduzioni “riconosciute” del poeta curata da Marco Sonzogni e pubblicata dalla Faber&Faber, storica casa editrice di Heaney.

L’Irlanda ricorderà Seamus Heaney con una serie di eventi in collaborazione con l’Heaney Estate, la fondazione che gestisce l’eredità letteraria del poeta rappresentata dalla figlia Catherine. A Bellaghy, in Irlanda del Nord, l’Home Place di Heaney ospiterà un programma di incontri e convegni a fine agosto; la Biblioteca Nazionale d’Irlanda celebrerà il poeta con l’esposizione multimediale Seamus Heaney: listen now again e un ciclo di eventi estivi, mentre conferenze e letture sono pre- viste per tutto l’anno dalla società Poetry Ireland. L’Italia omaggerà Seamus Heaney con convegni, mostre e pubblicazioni celebrative, ma per chi volesse approfondire c’è solo l’imbarazzo della scelta: tutte le raccolte poetiche del Premio Nobel irlandese sono state tradotte e pubblicate in lingua italiana. «Quella di Heaney - spiega il professor Sonzogni - è una poesia della natura e dell’osservazione, concreta e tattile. Nei versi famosissimi di Scavare il poeta esprime la sua indole contadina: “Tra il mio pollice e l’indice riposa/ la tozza penna./ Scaverò con questa”. Al tempo stesso Heaney scrive poesia storica, capace di raccontare la terribile stagione dei troubles in Irlanda del Nord, e memoriale, capace di racchiudere e rinnovare la tradizione della cultura irlandese e gaelica. È infine, quella di Heaney, una poesia di rinvenimenti, di redenzione, di riconciliazione, che da una parte “s’accorda alla musica di ciò che accade” e dall’altra cerca “il ritmo/ che piano ti spinge, miglio dopo miglio,/ alla tua vera casa/ in qualche posto, al largo, oltre”. Quando deve definire la poesia Heaney si richiama a un italiano, Eugenio Montale. Con lui ripete che la poesia nasce dalla vita, dalla vita trae il suo primo nutrimento, e poi compie un oscuro pellegrinaggio attraverso la memoria e la coscienza, per riemergere, infine, di nuovo alla vita: una vita cambiata nella percezione, pesante e palpitante, bella di quel palpito e quel peso».

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