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SOTTO IL MARE, A CACCIA DI VULCANI

Una spedizione scientifica nel Mediterraneo, per studiare i vulcani sommersi e la possibile formazione di tsunami

di Francesco Torre

Stavo lavorando in giardino quando arrivò la telefonata di Robert Ballard. «Ciao Francesco, cosa stai facendo? Prepara la valigia e vieni con noi». «Robertdissi -, ma dove sei, a Boston o nel Connecticut? Ma quale valigia devo preparare e per che cosa? Prima di prenotare un biglietto per gli Stati Uniti passerà un po’ di tempo. E comunque mi sorprendi sempre, dimmi cosa dobbiamo scoprire questa volta».

«Caro Francesco, la vera sorpresa è che io sono al porto di Trapani con tutto l’equipaggio scientifico che ti aspetta sulla nave, il Nautilus. Siamo passati da Trapani con rotta Cipro per studiare tutti i vulcani sommersi del Mediterraneo. Entro un’ora partiamo, cerca di farti di corsa la valigia».

Così iniziò la mia meravigliosa avventura geologica sullo studio dei vulcani sommersi del nostro Mediterraneo. Uno studio nell’ambito di una campagna di monitoraggio e mappatura del fondale marino, studio dei vulcani sottomarini, esplorazione di relitti e ricerca di nuove forme di vita negli abissi. Comandante della spedizione sempre lui, come nelle altre spedizioni scientifiche, il celebre professor Robert Ballard, l’esploratore marino più famoso del mondo, soprannominato “l’Uomo del Titanic”, colui il quale nel 1985, con una missione finanziata dalla U.S. Navy, ha ritrovato il relitto del transatlantico affondato nel 1912, durante il suo viaggio inaugurale dall’Europa agli Stati Uniti.

In questa spedizione è stata usata una nave oceanografica, il Nautilus, per esplorare il Mar Nero, il Mar Egeo e il Mar Mediterraneo al largo delle coste della Turchia, di Cipro e della Sicilia. L’obiettivo principale era quello di esplorare con mappature la geologia dei fondali, gli aspetti biologici, archeologici e chimici di queste regioni fino a profondità di circa 2.000 metri. Durante la spedizione c’è stata la condivisione delle scoperte in diretta sul web attraverso la tecnologia di telepresenza, mettendo l’oceano inesplorato direttamente nelle case delle persone che si erano collegate con il Nautilus. Il Mar Tirreno, essendo il mare più giovane del Mediterraneo, è quindi anche molto instabile. Questo mare si è formato circa 10 milioni di anni fa. Secondo i geologi, è stato l’ultimo mare a crearsi, lo avevano preceduto l’Adriatico e poi il Mare Ionio. Nel periodo geologico chiamato Terziario il Mar Mediterraneo si è completamente prosciugato. Questo periodo si conclude 5-6 milioni di anni fa con la grande frattura tra Spagna e Marocco. Nel corso dei millenni la “diga” naturale che si era formata tra Spagna e Marocco cominciò a lesionarsi, e si ebbe un collasso generale di tutta l’area, le acque dell’oceano Atlantico si riversarono fragorosamente nella depressione del Mediterraneo: era nato lo stretto di Gibilterra. A quell’epoca le isole vulcaniche di Stromboli e Lipari non esistevano ancora, ma si potevano ammirare altri vulcani che svettavano come tanti Kilimangiaro.

Piana abissale tirrenica

Il Tirreno centrale è il più giovane oceano del mondo, perché un piccolo oceano in formazione ed è anche il più giovane mare del Mediterraneo; alla sua base è presente una crosta oceanica sottile, e la tettonica, di tipo distensivo, sta ampliando progressivamente tutto il bacino circostante. La massima profondità che il Tirreno raggiunge in questa zona è di 3.593 mt. La struttura più elevata e la più imponente tra queste strutture positive è il vulcano Vavilov, esteso per 33 Km, che si innalza per almeno 2.700 mt sulla piana abissale tirrenica e raggiunge la quota di 731 mt di profondità.

Tutta la storia degli tsunami che sono avvenuti nel Mediterraneo, legati al vulcanesimo e alla sismica sottomarina, è storia alquanto recente: durante il periodo neolitico si è generata un’onda di tsunami di altezza pari a 50 mt, che fu originata dall’attività sismica dell’Etna. Questa onda in poche ore raggiunse tutte le coste del Mediterraneo orientale e meridionale, distruggendo gli insediamenti costieri. Anche nel 1693 vi fu un maremoto collegato all’attività sismica dell’Etna, che distrusse le coste della Sicilia orientale; pure il terremoto di Messina, nel 1908, alzò un’onda tsunami che procurò la maggior parte delle vittime di quell’evento sismico.

I recenti rilievi geologici hanno dimostrato che sotto lo stretto di Messina passano diverse faglie di carattere distensivo, collegate direttamente al cosiddetto “Siculo-Calabrian Rift Zone”. Molte di queste faglie sono sconosciute dai geologi in quanto si trovano alla profondità di 7-8 km sotto lo stretto di Messina, per tale motivo è difficile studiarle e monitorarle. Questa faglia viene chiamata dai geologi di tipo “cieca”, poiché è difficile studiarla e perché agisce in profondità senza riuscire ad emergere in superficie.

Questo arcipelago, che noi chiamiamo delle Eolie, è un arco magmatico insu- lare composto da 6 principali vulcani sommersi e da 7 isole vulcaniche emergenti; considerando anche i vulcani sommersi, l’arco vulcanico presenta una forma pressoché anulare. L’origine dell’arco insulare è da ascrivere alla risalita di magmi provenienti dalla fusione della placca in subduzione. Marsili è lungo 50 km e largo 20 km. Il vulcano sottomarino Marsili dista 150 km a sud del golfo di Napoli e 70 km dalle isole Eolie. Si sviluppa da 3.000 a 505 mt dalla superficie marina, a metà strada tra Salerno e Cefalù. Il Vavilov è un vulcano tuttora attivo e, insieme a Magnaghi, Marsili e Palinuro, è considerato tra i vulcani pericolosi del Tirreno: eventuali attività esplosive, o collassi calderici, di questi edifici vulcanici sottomarini porterebbero infatti violente onde tsunami sulle coste del Tirreno. Il loro risveglio potrebbe essere drammatico per i paesi costieri della Calabria, della Campania e della Basilicata. Uno tsunami, un’immensa onda simile a quelle che periodicamente si abbattono sui Paesi del Pacifico (come Giappone e Indonesia), potrebbe infatti colpire Calabria, Campania e Sicilia.

Palinuro è un complesso vulcanico lungo circa 75 km, composto da almeno 8 edifici maggiori allineati all’incirca in direzione Est-Ovest. È un vulcano importante per la sua pericolosità, si tratta di un cono attivo che

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