1 minute read

Attualità

è l’obiettivo del volume Scienziate nel tempo che raccoglie oltre 100 biografie. Da Margherita Hack alle suore astronome Emilia Ponzoni, Regina Colombo, Concetta Finardi e Luigia Panzeri - il loro nome è rimasto sconosciuto fino al 2016 - che nel 1800 catalogarono oltre 400mila stelle. A dimostrazione del perdurare di stereotipi sessisti, è emblematica la vicenda di Samantha Cristoforetti prima donna europea comandante della Stazione Spaziale Internazionale. Nei titoli dei giornali è sempre e solo stata AstroSamantha (“il presidente Mattarella e AstroSamantha in diretta con l’astronauta Parmitano dallo Spazio”), e della sua biografia più che gli studi, i titoli, professione e carriera, veniva evidenziato il fatto che fosse donna e addirittura madre (“l’Astromamma”).

La consuetudine di non indicare nei titoli il cognome delle donne, relegandolo se tutto va bene nei sottotitoli o perso nel corpo dell’articolo, quando queste assurgono alla notorietà per aver acquisito ruoli apicali o di successo in ambiti solitamente considerati maschili (“una mamma alla guida dei carabinieri”, “la premier League sceglie una donna come Presidente”) è purtroppo diffusa addirittura quando si tratta di femminicidi (“il calvario di Chiara, uccisa dal vicino”).

La necessità di utilizzare correttamente il linguaggio, perché è una rappresentazione della realtà che a sua volta la condiziona, è diventato un tema tanto attuale quanto controverso: dalla declinazione dell’articolo davanti alle cariche pubbliche (il/la Presidente) all’introduzione della “schwa”, un simbolo fonetico internazionale rappresentato con una e rovesciata (ə) che identifica una vocale intermedia da utilizzare, quando si vuole dare una desinenza neutra al posto del più comune maschile plurale, anche in sostituzione dell’asterisco.

Una vera rivoluzione, in questo campo, è quella introdotta da Treccani, che ha pubblicato il primo vocabolario che non presenta le voci privilegiando il genere maschile, registrando invece il femminile di nomi e aggettivi prima del maschile, in virtù dell’ordine alfabetico: dunque “bella” viene prima di “bello”, “amica” precede “amico” ma “attore” si trova prima di “attrice”. E negli esempi, finalmente, non ci saranno più gli stereotipi di genere, per i quali a cucinare o a stirare è immancabilmente la donna, mentre a dirigere un ufficio o a leggere un quotidiano è puntualmente l’uomo.

DA VEDERE:

“Il diritto di contare” USA, 2016, la storia vera di tre scienziate afroamericane, Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, che lavorarono alla NASA agli inizi degli Anni ’60 collaborando all’operazione spaziale degli Stati Uniti.

DA LEGGERE O DA TENERE SUL COMODINO (FUNZIONA ANCHE APRENDO UNA PAGINA A CASO):

“Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, Sara Sesti, Liliana Moro, Ledizioni “Le mille. I primati delle donne” a cura di Ester Rizzo, Navarra Editore

This article is from: