DPRU Rigenerazione Urbana

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Comune di Castellaneta (Provincia di Taranto)

DPRU DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER LA RIGENERAZIONE URBANA lr 21/2008

Elaborazione arch. Nicola Ferdinando FUZIO (Studio Associato Fuzio) Collaborazione arch. Rosa Angela MOREA (Studio Associato Fuzio) ing. Maddalena COLONNA (Studio Associato Fuzio) arch. Cinzia PERRONE (Studio Associato Fuzio)


INDICE PREMESSA 1. I RIFERIMENTI NORMATIVI E METODOLOGICI PER LA RIGENERAZIONE URBANA 1.1 I riferimenti normativi 1.2 I riferimenti metodologici 2. IL QUADRO CONOSCITIVO ATTRAVERSO GLI INDICATORI DI STATO 2.1 I territori del sistema intercomunale 2.1.1. La popolazione 2.1.2 La condizione abitativa 2.1.2.1. Età del patrimonio residenziale e numero delle abitazioni 2.1.3 La mobilità sul territorio comunale e intercomunale 2.1.4 La formazione scolastica dei residenti: strutture e livello di istruzione 2.1.5 Imprese locali attive e occupati 2.1.6 Aziende agricole per tipo di coltivazione e per superficie agricola utilizzata 2.1.7 Il sistema bancario cittadino 2.1.8. Analisi delle spese 2.1.9 L’occupazione in Puglia 2.1.10 Le organizzazioni del volontariato e le loro finalità 2.1.11 Servizi idrici 2.2. Gli indicatori ambientali 2.2.1. Le Gravine 2.2.2. Il rischio geomorfologico 2.2.3. Il suolo 2.2.4. Aree Naturali Protette 2.2.4.1 Parchi e Riserve Naturali 2.2.4.2 Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale 2.2.4.3 Important Bird Areas 2.2.5. Incendi 3. IL SISTEMA STORICO, PAESAGGISTICO ED AMBIENTALE SOVRALOCALE 3.1 Il sistema paesaggistico nel PPTR (Piano Territoriale Paesaggistico della Regione Puglia) 3.1.1 Individuazione dell’ambito 3.1.2 Struttura idro-geo-morfologica 3.1.3 La valenza ecologica dell’Arco ionico tarantino 3.1.4 Naturalità 3.1.5 Il sistema insediativo 3.1.6 Il paesaggio costiero 4. IL SISTEMA STORICO, PAESAGGISTICO ED AMBIENTALE LOCALE 4.1. Il sistema storico 4.1.1 Le origini 4.1.2 La cinta muraria 4.1.3 La forma urbis 4.2. Il territorio di Castellaneta 4.2.1 Il sistema insediativo 4.2.2 Il paesaggio costiero 5. LO STATO GIURIDICO E LA PROGRAMMAZIONE URBANISTICA IN ATTO 5.1. Il programma di fabbricazione e le sue varianti 5.1.1. La zonizzazione del Programma di Fabbricazione 5.1.2. Lo stato di attuazione del Programma di Fabbricazione 5.1.3. Le superfici tipizzate dal PdF 5.1.4. Capacità insediative e dotazioni attuali 5.1.5. Il settore infrastrutturale del centro abitato


5.1.6. Dati di dettaglio sui servizi esistenti 5.2. Il Piano Urbanistico Generale in itinere 5.2.1. I contenuti “innovativi” del nuovo piano 5.2.2. Le previsioni strutturali del piano 5.2.3 I “contesti rurali” ed i “contesti urbani” 5.2.4 Il sistema dei “contesti rurali” 5.2.5 Il sistema dei “contesti urbani” 5.2.6 Le invarianti strutturali paesistico-ambientali e storico-culturali 5.2.7 L’armatura infrastrutturale 5.2.8. Il piano programmatico 5.3. Le azioni del DPP e dell’Atto di indirizzo 5.3 Il Piano Strategico dell’Area Vasta Tarantina 5.3.1 La Vision 5.3.2 Livelli Strategici/Obiettivi Generali 5.3.3 Obiettivi Specifici del Piano Strategico 6. I MACRO-OBIETTIVI GENERALI DELLA RIGENERAZIONE URBANA 6.1. La qualità urbana 6.2. La qualità urbanistica 6.3. La qualità architettonica 6.4. La qualità dello spazio pubblico 6.5. La qualità sociale 6.6. La qualità economica 6.7. La qualità ambientale 6.8. La qualità energetica 6.9. La qualità culturale 6.10. La qualità paesaggistica 7. GLI MACRO AMBITI URBANI DA SOTTOPORRE PRIORITARIAMENTE A PROGRAMMI INTEGRATI DI RIGENERAZIONE URBANA 7.1. I Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana 7.1.1. I contenuti tecnici minimi dei PIRU 7.1.2. Procedura di formazione dei PIRU conformi al Piano Regolatore Generale vigente 7.1.3. Procedura di formazione dei PIRU in variante al Programma di Fabbricazione vigente 7.1.4. Procedura dei PIRU proposti dai privati 7.2. Individuazione dei macro ambiti prioritari da sottoporre prioritariamente a Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana ARU.01 - Ambito di Rigenerazione Urbana “EX TRACCIATO FERROVIARIO”; ARU.02 - Ambito di Rigenerazione Urbana “VIA ROMA”; ARU.03 - Ambito di Rigenerazione Urbana “VIA ALDO MORO”; ARU 04 - Ambito di Rigenerazione Urbana “Centro storico” ARU 05 - Ambito di Rigenerazione Urbana “La passeggiata” ARU 06 - Ambito di Rigenerazione Urbana “Castellaneta marina” 8. LA PARTECIPAZIONE CIVICA ED IL COINVOLGIMENTO DEGLI ENTI Premessa 8.1. Gli attori del cambiamento 8.1.1. Il Pubblico 8.1.2. Il Privato economico 8.1.3. Il Privato collettivo 8.1.4. La partnership pubblico-privato 8.2. Il significato della partecipazione per il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana del Comune di Castellaneta 9. I CRITERI PER VALUTARE LA FATTIBILITÀ DEI PROGRAMMI 9.1. Il criterio giuridico 9.2. Il criterio di fattibilità tecnica


9.3. Il criterio finanziario 9.4. Il criterio etico 9.5. Conclusioni 10. I SOGGETTI PUBBLICI E LE MODALITÀ DI SELEZIONE DEI SOGGETTI PRIVATI PER LA ELABORAZIONE, ATTUAZIONE E GESTIONE DEI PROGRAMMI INTEGRATI DI RIGENERAZIONE URBANA 10.1. I soggetti pubblici 10.2. I soggetti privati 10.3. L’attuazione e gestione del programma 10.4. Modalità di selezione dei soggetti privati

Allegato: La partecipazione per la “rigenerazione urbana”


PREMESSA Con la legge 21/2008 la Regione Puglia vuole promuovere la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani. La rigenerazione va attuata mediante strumenti di intervento, i cosiddetti “Programmi integrati di rigenerazione urbana”, da elaborare con la partecipazione degli abitanti e il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati interessati. I Programmi hanno anche valore di Piani urbanistici esecutivi secondo la legge urbanistica regionale e dunque entrano a pieno titolo a far parte degli strumenti ordinari di governo del territorio a disposizione delle amministrazioni comunali. Alla base dei Programmi vi sono le tre parole chiave che oramai costituiscono i presupposti per i piani e/o programmi complessi: integrazione; sostenibilità ambientale; partecipazione degli abitanti. La rigenerazione è intesa come intervento integrato, che coinvolge non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli sociali ed economici del degrado urbano. E’ questo che induce a parlare non solo di “riqualificazione”, ma anche di “rigenerazione”. Nella consapevolezza dell’intreccio fra degrado fisico e disagio sociale, la rigenerazione urbana è orientata al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale mediante il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione ecologica degli insediamenti. Ma è anche forma d’intervento volta a rispondere alla domanda abitativa superando le logiche della mera offerta quantitativa di alloggi e ponendosi l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Inoltre, è strumento per rendere più attrattivi città e sistemi urbani attraverso la valorizzazione delle risorse storiche, culturali, paesaggistiche e affrontando nello stesso tempo le gravi questioni di degrado dell’ambiente fisico, sociale, economico che connotano alcune loro porzioni, sulla base degli orientamenti della politica di coesione comunitaria per le città. Come definito dalla lr 21/2008, i PIRU possono includere: la riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, garantendo la tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-culturale, paesaggistico, ambientale; la riorganizzazione dell’assetto urbanistico attraverso il recupero o la realizzazione di urbanizzazioni, spazi verdi e servizi e la previsione delle relative modalità di gestione; il contrasto dell’esclusione sociale degli abitanti attraverso la previsione di una molteplicità di funzioni e tipi di utenti e interventi materiali e immateriali nel campo abitativo, sociosanitario, dell’educazione, della formazione, del lavoro e dello sviluppo; il risanamento dell’ambiente urbano mediante la previsione di infrastrutture ecologiche quali reti verdi e blu finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano, sentieri didattici e mussali, percorsi per la mobilità ciclabile e aree pedonali, spazi aperti a elevato grado di permeabilità, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico nella realizzazione delle opere edilizie.

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I Programmi integrati di rigenerazione urbana sono destinati a diventare (anche) gli assi portanti dei nuovi Piani Urbanistici Generali, in particolare della parte programmatica. Infatti, il DRAG chiede ai Comuni di indicare i “contesti urbani periferici e marginali da riqualificare”, quali “parti del territorio urbanizzato che necessitano di politiche di riorganizzazione territoriale finalizzate al miglioramento della qualità ambientale e architettonica e urbanistica e ad una più equilibrata distribuzione di servizi, di dotazioni territoriali o di infrastrutture per la mobilità, nonché alla eliminazione delle eventuali condizioni di abbandono e di degrado edilizio, igienico, ambientale e sociale”. Nell’ambito dello stesso DRAG, inoltre, i programmi integrati di rigenerazione/riqualificazione urbana sono esplicitamente indicati quale fondamento di un approccio strategico alla pianificazione, inteso come “capacità di rapportare le previsioni del piano alle opportunità offerte dagli strumenti di programmazione territoriale, che assumono rilevante importanza ai fini dell’operatività delle previsioni di piano”. Già dal 2003, l’Amministrazione Comunale di Castellaneta ha avviato la formazione del nuovo Piano Urbanistico Generale (adozione del DPP del ottobre del 2005), che attualmente è in avanzata fase di redazione. Da quanto precedentemente riportato, il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana di Castellaneta, va inteso (principalmente) quale strumento che concretizza obiettivi ed integra strategie già anticipate dal Documento Programmatico Preliminare (al PUG), fissate nell’ “atto di indirizzo” successivo allo stesso ed anticipa azioni specifiche del Piano Urbanistico Generale (e quindi strumenti già avviati e definiti attraverso processi decisionali condivisi). Di conseguenza la partecipazione civica ed istituzionale alla costruzione del percorso di rigenerazione urbana, ha assunto il ruolo di importante momento di riflessione sulla reale fattibilità tecnica, economica e sociale delle opzioni di piano e sulla gerarchizzazione temporale dei possibili interventi e/o, ancora sulla possibilità di individuare e/o integrare, attraverso la serie di indicatori definiti dallo stesso documento, ulteriori ambiti di intervento.

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1 I RIFERIMENTI NORMATIVI E METODOLOGICI PER LA RIGENERAZIONE URBANA 1.1. I riferimenti normativi La legge regionale n. 21 del 29.07.2008 “Norme per la rigenerazione urbana” definisce la cornice normativa per armonizzare gli strumenti di riqualificazione/rigenerazione urbana di matrice comunitaria con la pianificazione urbanistica ordinaria, soprattutto in vista della programmazione 2007-2013. Nell’asse VII del Programma Operativo FESR approvato dalla Giunta regionale il 12.02.2008, infatti, gli obiettivi della politica di coesione in tema di aree urbane sono articolati in due diversi obiettivi operativi, relativi rispettivamente: alla “rigenerazione urbana attraverso piani integrati di sviluppo urbano caratterizzati da azioni volte alla sostenibilità ambientale e, in particolare, alla riqualificazione della città esistente e al contenimento dell’espansione urbana, destinati alle città medie o alle aree delle grandi città dove si concentrano problemi di natura fisica, sociale, economica”; alla “rigenerazione territoriale attraverso piani integrati di sviluppo territoriale volti al rafforzamento, riqualificazione, razionalizzazione e, dove necessario, disegno delle reti funzionali e delle trame di relazione che connettono i sistemi di centri urbani minori con particolare riguardo a quelli fortemente connessi o con elevato potenziale di connessione dal punto di vista naturalistico e storico-culturale”. Il Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana Considerata la valenza del programma, nonché la necessità di adottare principi di comportamento operativo che vadano ben al di là dell’esame di singole proposte progettuali, scaturisce la necessità di dotarsi di uno strumento di definizione degli obiettivi da perseguirsi con la rigenerazione urbana. Il Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana propone i principi di riferimento per i programmi di trasformazione delle aree urbane dismesse o dismettibili che, avendo perduta l’originaria funzione, costituiscono oggi i luoghi di maggiore potenzialità per la città, dal punto di vista della riqualificazione economica, sociale, urbanistica e ambientale. Il documento, che prende spunto da quanto già realizzato a livello di esperienza sul tema a livello nazionale, si rivolge a tutti i soggetti che operano nella città (il Pubblico, il Privato economico e il Privato collettivo). Pertanto il Documento programmatico per la rigenerazione urbana definisce: gli obiettivi di riqualificazione urbana, inclusione sociale e sostenibilità ambientale da perseguire a livello comunale; gli ambiti territoriali da sottoporre a Programmi integrati di rigenerazione urbana; le politiche pubbliche abitative, urbanistiche, paesaggistico ambientali, culturali, ecc.; le iniziative per assicurare la partecipazione ed il coinvolgimento di enti, forze sociali, economiche e culturali all’elaborazione e attuazione dei programmi; i criteri per valutare la fattibilità dei programmi; i soggetti pubblici che si ritiene utile coinvolgere e le modalità di selezione dei soggetti privati. Fondamentale è il ruolo assegnato ai Comuni, cui spetta il compito di predisporre il Documento programmatico per la rigenerazione urbana (anche quale parte del Documento Programmatico Preliminare dei PUG), definendo gli ambiti territoriali che, per le loro caratteristiche di contesti urbani marginali, rendono necessari interventi di rigenerazione urbana.

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Il Documento deve essere messo a punto con la partecipazione degli abitanti e tenendo conto delle proposte di intervento avanzate da altri soggetti pubblici e privati. I Programmi potranno essere approvati mediante due distinti procedimenti a seconda che siano o meno conformi agli strumenti urbanistici generali comunali. Essi non potranno comportare varianti urbanistiche per trasformare in aree edificabili aree a destinazione agricola, comunque definite negli strumenti urbanistici comunali. Entrambi i procedimenti sono ispirati ai principi della trasparenza, della partecipazione, semplificazione amministrativa e della collaborazione istituzionale, prevedendo l’uso della conferenza di servizi in luogo del modo tradizionale di acquisire i pareri degli enti competenti, la più ampia pubblicità degli atti e la presentazione di osservazioni da parte di tutti i soggetti interessati. Fra gli incentivi previsti, la priorità nella erogazione di finanziamenti regionali destinati alla riqualificazione urbana, la possibilità di apportare modifiche minori agli strumenti urbanistici generali senza necessità di variante urbanistica, riduzioni dell’ICI o di altre imposte comunali e degli oneri di urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione, graduando gli stessi per favorire la realizzazione di edilizia residenziale sociale e insediamenti sostenibili sotto il profilo energeticoambientale. Inoltre, per incentivare la realizzazione di edilizia residenziale sociale, i Comuni possono prevedere, senza che ciò configuri variante urbanistica, mutamenti di destinazione d’uso di immobili dismessi o da dismettere e incrementi di fino al 10 per cento della capacità insediativa prevista dagli strumenti urbanistici generali vigenti riservati a tali tipi di interventi. 1.2. I riferimenti metodologici Dalla sintetica panoramica degli adempimenti operativi, deriva la necessità di dotarsi di uno strumento guida che orienti il percorso di rigenerazione e/o di coordinamento degli interventi che: definisca un percorso decisionale ed indichi a tutti gli operatori i “passaggi” necessari per la attuazione dei processi di trasformazione urbanistica della città; definisca per la Amministrazione un quadro di coerenza rispetto al quale orientare le scelte; individui i livelli di qualità da porre ad obiettivo degli interventi; definisca possibili strumenti per l’attuazione degli interventi previsti; contribuisca alla definizione degli attori in campo. Tale documento, da mettere a punto con la partecipazione degli abitanti, terrà conto delle proposte di intervento avanzate da altri soggetti pubblici e privati, e dovrà essere approvato con apposito atto deliberativo del Consiglio comunale, applicando le procedure previste dall’art.11 della L.R. 20/2001. La Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana Un importante riferimento è costituito dalla “Carta della Rigenerazione Urbana” elaborata dall’AUDIS (Associazione Aree Urbane Dimesse, costituita nel 1995) per dare impulso operativo al dibattito per fare emergere i punti critici delle trasformazioni urbane che richiedono una comune strategia da parte degli amministratori pubblici e degli operatori. Essa propone i principi di riferimento per i programmi di trasformazione delle aree urbane dismesse o dismettibili che, avendo perduto l’originaria funzione, costituiscono oggi i luoghi di maggiore potenzialità per la città, dal punto di vista della riqualificazione economica, sociale, urbanistica e ambientale. La Carta della Rigenerazione Urbana, rivolgendosi a tutti i soggetti che operano nella città, il Pubblico, il Privato economico e il Privato collettivo, intende favorire il raggiungimento di questi obiettivi: esplicitare gli ambiti che, nel loro insieme, determinano la qualità di una trasformazione urbana per consentire una valutazione trasparente dei processi in corso a tutti i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti;

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riequilibrare i centri urbani impoveriti dal progressivo svuotamento di funzioni (lavoro, tempo libero, residenza); bloccare lo spreco di territorio attraverso un pieno riuso degli spazi già urbanizzati; governare i mutamenti, convertendoli in occasioni di progresso urbano, anziché subirne le conseguenze; integrare discipline, interessi diversi e competenze specifiche nella chiara individuazione di ciò che costituisce l'interesse collettivo; riconoscere il ruolo insostituibile delle decisioni condivise che possono essere assunte solo all'interno del campo di competenze Pubbliche nel quadro del corretto riconoscimento del ruolo del Privato economico e del Privato collettivo; innescare azioni diffuse di rigenerazione urbana, che creino il contesto più adatto per aumentare la qualità della vita di tutti e di ciascuno in un quadro di coesione sociale e di capacità competitiva; aprire la riflessione sulle modalità di rigenerazione anche di quelle parti di città che hanno esaurito il proprio ciclo economico e sono in stato di grave degrado fisico e spesso sociale. Il documento si compone di tre sezioni: La Carta, che costituisce il contenuto di indirizzo individuando dieci elementi di qualità, gli Attori e gli Strumenti, che ne rappresentano il campo di azione politico e operativo. Gli elementi della qualità sono quelli ritenuti necessari perché la trasformazione delle aree dismesse o dismettibili produca non solo la riqualificazione di esse, ma la rigenerazione urbana nel suo insieme: si tratta della qualità urbana, urbanistica, architettonica, dello spazio pubblico, sociale, economica, culturale, ambientale, energetica e paesaggistica. Gli attori sono il Pubblico, il Privato economico e il Privato collettivo. Gli strumenti sono: la politica urbana, la partnership pubblico-privata, la valutazione, l'informazione e la partecipazione.

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2 IL QUADRO CONOSCITIVO ATTRAVERSO GLI INDICATORI DI STATO 2.1. I territori del sistema intercomunale Si è considerato il sistema territoriale formato oltre che dal territorio comunale di Castellaneta, anche da quelli dei comuni confinanti: Palagianello (con centro abitato alla distanza di circa 4 km), Mottola (centro abitato alla distanza di circa 9 km), Palagiano (con centro abitato alla distanza di circa 10 km), Laterza (con centro abitato alla distanza di circa 12 km), Ginosa (con centro abitato alla distanza di circa 16 km) della Provincia di Taranto e di Gioia del Colle (con centro abitato alla distanza di circa 19 km) della Provincia di Bari. Castellaneta è il secondo comune con estensione maggiore del territorio comunale (239,41 kmq) nella Provincia di Taranto. Il primo è Martina Franca.

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L’area oggetto di studio

comune

Superficie (ettari)

Castellaneta

23.941 (21,44%)

Palagianello

4.319 (3,87%)

Mottola

21.228 (19,01%)

Palagiano

6.894 (6,17%)

Laterza

15.939 (14,27%)

Ginosa

18.704 (16,75%)

Gioia del Colle

20.648 (18,49%)

STI

111.673 (100%)

Tabella 01- Superfici in ettari dei Comuni (Puglia in cifre 2009)


Le zone altimetriche sono diverse tra i singoli comuni, ed anche al loro interno, variando dagli 0 ai 411 metri sul livello medio marino per Castellaneta (“collina litoranea”, centro abitato 245 m s.l.m.), da 1 ai 241 m l.m. per Palagianello (“pianura”, centro abitato 133 m l.m.), dai 69 ai 505 m l.m. per Mottola (“collina”, centro abitato 387 m l.m.), dagli 0 ad 86 m l.m. per Palagiano (“pianura”, centro abitato 39 m l.m.), dai 73 ai 471 m l.m. per Laterza (“collina litoranea”, centro abitato 340 m l.m.), dagli 0 ai 352 m l.m. per Ginosa (“collina”, centro abitato 240 m l.m.), dai 296 ai 435 di Gioia del Colle (“murgia”, centro abitato 360 m l.m.). Castellaneta è il terzo comune con la maggiore escursione altimetrica (411 m) nella Provincia di Taranto, lo precedono Massafra e Mottola.

comune

Territorio (min/max sul slm)

Centro abitato

Castellaneta

0/411

245

Palagianello

1/241

133

Mottola

69/505

387

Palagiano

0/86

39

Laterza

73/471

340

Ginosa

0/352

240

Gioia del Colle

296/435

360

STI

0/505

39/387

Tabella 02- Altitudine dei territori comunali (quote minima/massima) e dei centri abitati sul livello medio marino (Puglia in cifre 2009)

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Le regioni agrarie appartengono a “Collina litoranea di Castellaneta” per Castellaneta, Laterza e Ginosa, “Pianura di Massafra” per Palagianello e Palagiano, “Collina litoranea di Martina Franca” per Mottola, “Murge di Gioia del Colle” per Gioia del Colle.

comune

Superficie (ettari)

Superficie agricola totale (2000) (ettari)

Superficie agricola utilizzata (ettari)

Castellaneta

23.941 (21,44%)

13.937 (16,29%)

12.475 (17,03%)

Palagianello

4.319 (3,87%)

2.886 (3,37%)

2.637 (3,60%)

Mottola

21.228 (19,01%)

18.341 (21,44%)

12.779 (17,45%)

Palagiano

6.894 (6,17%)

5.176 (6,05%)

4.955 (6,76%)

Laterza

15.939 (14,27%)

14.509 (16,97%)

12.789 (17,46%)

Ginosa

18.704 (16,75%)

14.000 (16,37%)

12.773 (17,44%)

Gioia del Colle

20.648 (18,49%)

16.689 (19,51%)

14.839 (20,26%)

STI

111.673 (100%)

85.538 (100%)

73.247 (100%)

Tabella 03-Caratteristiche territoriali di Castellaneta e dei singoli Comuni del Sistema Territoriale Intercomunale: superficie territoriale, superficie agricola totale e superficie agricola utilizzata. (alla data del 22.10.2000, 5° Censimento generale dell’agricoltura - Puglia in cifre 2009)

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Il grado di sismicità fa riferimento al livello del rischio sismico, determinato per comune dalla classificazione sismica del territorio nazionale, adottata con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del marzo 20.03.03; Castellaneta e i comuni contermini appartengono alla categoria “bassa”. (Zonizzazione adottata nel marzo 2003 – Puglia in cifre 2009) Il clima può essere classificato come semiarido con eccedenza idrica piccola o nulla. Le temperature minime invernali (gennaio-febbraio) raramente scendono al di sotto di 5-6°C; le massime estive (luglio-agosto) possono superare i 30°C. Le piogge sono concentrate prevalentemente fra ottobre e marzo (2/3 della pioggia totale annua). Le medie delle precipitazioni oscillano fra 450 e 650 mm/anno in funzione della posizione. I valori più elevati si riferiscono alle stazioni murgiane, poste in quota, mentre i valori più bassi si riferiscono alla fascia costiera. Dal punto di vista morfologico si possono distinguere da nord a sud tre zone direttamente connesse alla costituzione geologica: a) zona murgiana o degli alti strutturali caratterizzata da discrete pendenze; b) zona intermedia a debole pendenza; c) zona costiera. Per l’assetto idrologico, dall’Autorità di Bacino Regione Puglia sono state individuate le aree di bassa-media-alta pericolosità idraulica.

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2.1.1. La popolazione Come risulta dal censimento del 1861 la distribuzione della popolazione nel territorio provinciale, eccezione fatta per Taranto (caratterizzato da un’economia marittima), era abbastanza omogenea a causa della dipendenza del territorio dall’economia agraria. Centri rilevanti erano Castellaneta e Massafra (circa 9.000 abitanti), Taranto (26.163 abitanti), Martina Franca, Grottaglie e Manduria. Nessun centro tuttavia superava i 30.000 abitanti. La crescita della popolazione residente è stata costante, con un significativo aumento nel tasso annuale negli ultimi decenni. ”La popolazione residente ai censimenti” mostra come nei tre decenni 1971-1981, 1981-1991, 1991-2001 la popolazione sia passata rispettivamente da 15.339, 15.555, 17.294, 17.393, per poi avere 17.244 abitanti (popolazione residente al 01.01.2009 – Puglia in cifre) con una riduzione di circa 150 abitanti. Confrontando la popolazione residente in Castellaneta nel 1991 e nel 2006, essa si disaggrega in: 1991

2006

Maschi

Femmine

Maschi

Femmine

coniugati/e

4.303

4.378

4.507

4.499

vedovi/e

151

625

194

921

celibi/nubili

3.951

3.784

3.668

3.389

divorziati/e

23

24

50

80

Tabella 04- La popolazione residente per stato civile – Confronto tra i censimenti Istat del 1991 e del 2006. 10


Significativo è il numero dei residenti stranieri in Castellaneta, (alla data del 31.12.2006, dati Istat – Puglia in cifre 2007), composta da 52 maschi e 63 femmine. La “piramide delle età” della popolazione residente in Castellaneta vede sistematicamente diminuire la percentuale delle classi di età fino a 24 anni e, di contro, allargarsi il vertice con l’aumento delle percentuali delle classi di età fino ai 65 anni.

comune

Castellaneta Palagianello Mottola Palagiano Laterza Ginosa

Gioia del Colle

Residenti stranieri: minori 014

26

4

26

15

30

69

185

Giovani 15-24

22

6

17

8

19

79

128

Adulti 2564

113

18

108

68

77

241

523

Anziani 65 più

3

1

5

8

1

5

19

TOTALE

164

29

156

99

127

394

855

Tabella 05- Popolazione di cittadinanza straniera residente per classi d’età (alla data del 01.01.2009 – Puglia in cifre 2009.)

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E’ possibile notare come nella città di Castellaneta vi sia un alto tasso di longevità ed una conseguente maggiore presenza di popolazione anziana. Maggiore longevità hanno le donne rispetto ai maschi tanto che, per i (già) coniugati il numero delle vedove è di 80 mentre quella dei vedovi è di 50.

Maschi

1991 Femmine

12

2006 Maschi

Femmine

Fino a 6 anni

476

485

584

565

Fino a 14 anni

1.275

1.175

746

687

Fino a 25 anni

1.496

1.566

1.139

1.129

Fino a 65 anni

4.286

4.538

4.677

4.851

Oltre 65 anni

914

1.083

1.273

1.657

Tabella 06- Popolazione residente in Castellaneta per classi d’età – Confronto tra i censimenti Istat del 1991 e del 2006.

comune

Castellaneta

Palagianello

Mottola

Residenti: 1971

15.339

-

-

-

-

-

-

1981

15.555

6.343

16.035

13.301

13.473

20.219

27.275

1991

17.294

16.795

14.910

14.505

21.907

26.290

7.136

Palagiano Laterza

Ginosa

Gioia del Colle


2001

17.393

7.483

16.575

15.815

14.996

22.146

27.655

01.01.2006

17.308

7.772

16.504

15.785

15.040

22.338

27.736

Tabella 07 - La struttura della popolazione residente ai Censimenti, e nel 01.01.2006. (Elaborazione dati Istat)

13

comune

Castellaneta Palagianello

Mottola

Palagiano Laterza

Ginosa

Gioia del Colle

Residenti: minori 0-14

2.582

1.360

2.501

2.792

Giovani 15-24

2.268

1.082

2.118

2.138

1.993

2.821

3.046

Adulti 25-64

9.528

4.232

8.974

8.640

7.956

11.910

15.379

Anziani 65 pi첫

2.930

1.098

2.911

2.215

2.506

3.926

5.476

2.585

3.681

3.835

Tabella 08 - La struttura della popolazione residente ai Censimenti, e nel 01.01.2006, nei singoli Comuni (Elaborazione dati Istat)


Comune

Castellaneta Palagianello Mottola Palagiano Laterza Ginosa

Gioia del Colle

Residenti: Maschi celibi

3.668

1.696

3.492

3.519

3.447

5.071

5.759

4.507

2.009

4.335

4.108

3.799

5.775

7.268

50

17

23

18

17

44

100

Maschi vedovi

194

67

192

149

202

232

338

Maschi totale

8.419

3.789

8.042

7.794

7.465

11.122

13.465

Femmine nubili

3.389

1.577

3.226

3.191

3.007

4.120

5.157

Femmine coniugate

4.499

2.043

4.355

4.126

3.809

5.825

7.256

Femmine divorziate

80

20

34

33

32

52

148

Femmine vedove

921

343

847

641

727

1.219

1.710

Femmine totale

8.889

3.983

8.462

7.991

7.575

11.216

14.271

TOTALI

17.308

7.772

16.504

15.785

15.040

22.338

27.736

Maschi coniugati Maschi divorziati

Tabella 09 - La struttura della popolazione residente ai Censimenti, e nel 01.01.2006, nei singoli Comuni. (Elaborazione dati Istat)

14


15


comune

Castellaneta Palagianello

Mottola

Palagiano Laterza Ginosa

Gioia del Colle

Residenti:al 31.12.2010 famiglie n.ro convivenze n.ro residenti in famiglie residenti in conviv. n.ro medio comp. fam. densitĂ demografica (ab/kmq)

6.050

2.773

6.126

5.601

5.308

8.592

11.081

7

1

3

2

3

7

7

17119

7862

16.318

16.061

15.264

22.777

28.041

25

9

15

3

18

25

59

2,83

2,84

2,66

2,87

2,88

2,65

2,53

72

174

78

233

95

138

135

Tabella 10 - La struttura della popolazione residente ai Censimenti, nei singoli Comuni (alla data del 31.12.2010 Elaborazione dati Istat)

16


2.1.2. La condizione abitativa 2.1.2.1. Età del patrimonio residenziale e numero delle abitazioni Analizzando le abitazioni, è evidente come dal 1951 al 1991 esse si siano quasi triplicate, mentre il numero delle abitazioni occupate (che è allocato nella quasi totalità nel centro abitato) è quasi raddoppiato: il numero complessivo delle abitazioni al 1991 è pari a 10.481, il numero delle abitazioni occupate è al 1991 pari a 5.386 (13° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni 1991 ISTAT). E’ altresì aumentato il numero medio delle stanze costituenti l’abitazione: nel 1951 era 2,04, nel 1991 è pari a 4,35. Non considerando la dotazione impiantistica degli alloggi e gli aspetti igienico-sanitari degli stessi (umidità da risalita e da condensa) la loro data di costruzione evidenzia una condizione abitativa non conforme agli standard attuali e la conseguente necessità/opportunità del rinnovo di parte notevole del patrimonio edilizio, con importanti interventi di recupero centro storico. La tabella 11 e la tabella 12 “abitazioni occupate per epoca di costruzione” consentono di verificare come il 41% circa delle abitazioni occupate sia stato costruito prima del 1960 e che oltre il 43% sia stato costruito dopo il 1972. Tali dati, evidenziano due aspetti peculiari della realtà della quasi totalità dei comuni pugliesi: la scarsa propensione degli abitanti a spostarsi; la presenza del degrado nella “struttura urbana” piuttosto che nelle abitazioni. Il 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni 2001 (Elaborazione dati ISTAT) evidenzia come in Castellaneta nel 2001 le abitazioni occupate da residenti siano 6.156, mentre le stanze occupate siano 25.463.

abitazioni stanze

prima del 1919

dal 1919 al 1945

dal 1946 al 1961

dal 1962 al 1971

dal 1972 al 1981

dal 1982 al 1991

890

302

1.076

907

1.142

58

2.744

970

4.017

3.838

4.909

249

dal 1992 al 1994 17 -

Tabella 11 – Abitazioni occupate e stanze per epoca di costruzione in Castellaneta (12° Censimento generale della popolazione 1981 - ISTAT)


prima del 1919

dal 1919 al 1945

dal 1946 al 1961

dal 1962 al 1971

dal 1972 al 1981

dal 1982 al 1991

dal 1992 al 1994

abitazioni

577 (10%)

436 (8%)

1.176 (21%)

939 (17%)

1.577 (28%)

498 (9%)

425 (7%)

stanze

2.067 (9%)

1.643 (7%)

4.750 (21%)

3.977 (17%)

6.904 (30%)

2.193 (9%)

1.582 (7%)

Tabella 12 – Abitazioni occupate e stanze per epoca di costruzione in Castellaneta (13° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni 1991 - ISTAT)

18

Il rapporto tra il numero delle famiglie residenti ed il numero delle abitazioni evidenzia (Censimento 2001) una situazione abitativa (in media) senza significative situazioni di coabitazione; è importante notare come la percentuale degli alloggi occupati dai residenti, (gli alloggi non classificabili come abitazione che, al momento del censimento, risultano occupati da almeno una persona residente, anche se temporaneamente assente alla data del censimento o solo da persone non residenti, come ad esempio: le roulotte, le tende, i caravan) rispetto al numero complessivo delle abitazioni esistenti nel Comune di Castellaneta sia significativo.


comune Occupate da residenti Altre abitazioni Abitazioni in totale Altri alloggi occupate da residenti

Castellaneta Palagianello Mottola Palagiano Laterza

Ginosa

Gioia del Colle

6,122

5,080

5,640

2,359

4,945

7,590

9,568

5,719

1,512

1,062

450

458

4,606

1,373

11,841

6.,592

6,702

2,809

5,403

12,196

10,941

1

-

-

-

1

-

-

Tabella 13 - Abitazioni occupate da residenti, altre abitazioni, abitazioni in totale, altri tipi di alloggio occupati da residenti, per comune - Censimento 2001 (valori assoluti) - Provincia di Taranto

19


2.1.3. La mobilità sul territorio comunale e intercomunale I movimenti giornalieri della popolazione per motivi di lavoro o di studio rilevati dal 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni 2001 (Elaborazione dati Istat) all’interno del comune di Castellaneta sono stati 5.347, pari al 60,17% del totale degli spostamenti per gli stessi motivi dei residenti nell’intero territorio comunale. Gli spostamenti in uscita da Castellaneta verso gli altri comuni italiani sono stati 1.812 (pari al 20,39% del totale) e, verso gli altri comuni pugliesi di 1.728 (pari al 19,44%), per un totale di 8.887 spostamenti. La caratteristica del fenomeno del pendolarismo riguarda soggetti che non cambiano la propria residenza ma che si muovono concludendo i loro spostamenti dell’arco della giornata. Il parco veicolare (aggiornati al 01.01.2009, Puglia in cifre 2009) che supporta la mobilità dei residenti in Castellaneta è di 11.365 unità, di cui 9.246 (81,35%) autovetture, 980 (8,62%) motocicli, 23 (0,2%) autobus e 1.116 altri veicoli. comune Spostamenti all’interno del Comune Spostam. per comune verso gli altri Comuni italiani Spostam. per comune verso gli altri Comuni pugliesi Totale

Castellaneta Palagianello Mottola Palagiano Laterza

Ginosa

Gioia del Colle

5.347 (60,17%)

2.151 (44,20%)

4.403 (50,64%)

3.855 (43,06%)

4.423 (52,20%)

7.498 (65,65%)

8.757 (61,43%)

1.812 (20,39%)

1.364 (28,03%)

2.153 (24,76%)

2.563 (28,63%)

2.240 (26,44%)

2.226 (19,49%)

2.779 (19,50%)

1.728 (19,44%)

1.351 (27,76%)

2.139 (24,60%)

2.534 (28,31%)

1.810 (21,36%)

1.697 (14,86%)

2.718 (19,07%)

8.887 (100%)

4.866 (100%)

8.695 (100%)

8.952 (100%)

8.473 (100%)

11.421 (100%)

14.254 (100%)

Tabella 14 – Spostamenti giornalieri fra ciascun comune e tutti gli altri comuni pugliesi per motivi di lavoro e di studio rilevati dal 14° Censimento generale della popolazione del 2001 (Puglia in cifre 2007).

20


Parco Castellaneta Palagianello Mottola Palagiano Laterza veicolare (01.01.2009)

Gioia Ginosa

del Colle

Autobus

23 (0,20%)

12 (0,27%)

10 (0,1%)

72 (0,74%)

15 (0,17%)

10 (0,07%)

68 (0,36%)

Autovetture

9.246 (81,35)

3.572 (79,87%)

8.294 (81,09%)

7.796 (79,28%)

7.137 (80,73%)

11.526 (80,36%)

15.519 (82,11%)

Motocicli

980 (8,62%)

309 (6,91%)

897 (8,77%)

910 (9,25%)

599 (6,77%)

1.109 (7,73%)

1.438 (7,61%)

Altri veicoli

1.116 (9,82%)

579 (12,95%)

1.027 (10,04%)

1.055 (10,73%)

1.090 (12,33%)

1.698 (11,84%)

1.875 (9,92%)

Totali

11.365 (100%)

4.472 (100%)

10.228 (100%)

9.833 (100%)

8.841 (100%)

14.343 (100%)

18.900 (100%)

Tabella 15 - Parco veicolare per categoria e comune (al 01.01.2009, Puglia in cifre 2009).

21


2.1.4. La formazione scolastica dei residenti: strutture e livello di istruzione La formazione scolastica nelle scuole dell’infanzia, delle scuole elementari, nelle scuole secondarie di 1° grado ed in quelle di 2° grado, nell’intero sistema coinvolge 3.875 alunni e si concretizza in complessive 186 classi/sezioni. In Castellaneta il numero medio degli alunni è sostanzialmente costante per le scuole dell’infanzia tra il minimo di 17,3 di Palagiano e il massimo di 24,1 di Gioia del Colle (23,4 in Castellaneta), per le scuole primarie tra il minimo di 18,7 di Castellaneta ed il massimo di 21,8 di Mottola, per le scuole secondarie di 1° grado tra il minimo di 19,8 di Ginosa ed il massimo di 23,3 di Gioia del Colle (21 in Castellaneta), per le scuole di secondarie di 2° grado tra il minimo di 0 di Mottola ed il massimo di 22,6 di Laterza. (21,4 in Castellaneta).

comune

Castellaneta Palagianello Mottola Palagiano Laterza

Ginosa

Gioia del Colle

Scuole dell’infanzia sezioni

21

12

21

32

21

38

33

alunni

492

256

434

554

483

804

794

alunni per sezione

23,4

21,3

20,7

17,3

23

21,2

24,1

Scuole elementari

22

sezioni

49

22

39

47

46

69

63

alunni

915

464

849

1005

919

1374

1308

18,7

21,1

21,8

21,4

20

19,9

20,8

sezioni

28

15

24

30

30

44

37

alunni alunni per sezione

588

321

548

620

622

869

863

21

21,4

22,8

20,7

20,7

19,8

23,3

88

10

0

27

33

43

59

1880

179

0

467

745

825

1281

21,4

17,9

0

17,3

22,6

19,2

21,7

alunni per sezione Scuole secondarie 1°grado

Scuole secondarie 2°grado sezioni alunni alunni per sezione

Tabella 16 - Le strutture scolastiche in Castellaneta (a.s.:2003-2004 - Annuario Statistico Regionale Puglia 2004).


23


24


2.1.5. Imprese locali attive e occupati Delle 5.589 imprese attive nel sistema intercomunale, il 15,06% (842) è presente in Castellaneta, mentre il minimo (4,56%) è a Palagianello ed il massimo a Gioia del Colle (25,92%). Analizzando la situazione di Castellaneta e confrontandola con quella dei paesi limitrofi, il numero massimo delle imprese opera nel commercio e riparazioni (320 pari al 38% del numero totale delle imprese presenti sul territorio di Castellaneta), seguito da quello degli altri servizi (237 pari al 28,15% del numero totale delle imprese presenti sul territorio di Castellaneta), mentre il numero minimo delle imprese opera nel settore dell’energia, gas e acqua (dove troviamo una sola impresa nel Comune di Mottola). Importante ruolo in Castellaneta ha il complesso delle imprese artigiane con 239 imprese.

comune Imprese totali Imprese artigiane Addetti ogni 100 abitanti

Castellaneta Palagianello Mottola Palagiano Laterza Ginosa

Gioia del Colle

842

255

719

599

709

1.016

1449

239 (28,38%)

89 (34,90%)

269 (37,41%)

187 (31,22%)

250 (35,26%)

342 (33,66%)

459 (31,67)

17,6

11,1

13,5

11,6

14,6

18,6

24,6

Tabella 17 - Imprese attive numero di addetti alle dipendenze (8° Censimento generale dell'industria e dei servizi 2001 – Elaborazione dati ISTAT) 25


Castellaneta Palagianello Mottola Palagiano Laterza

comune Agricoltura pesca

e

Ginosa

Gioia del Colle

8 (0,95%)

1 (0,39%)

9 (1,25%)

11 (1,84%)

-

6 (0,59%)

4 (0,27%)

-

2 (0,78%)

6 (0,83%)

-

-

4 (0,39%)

-

101 (12%)

24 (9,41%)

85 (11,82%)

67 (11,18%)

84 811,85%)

113 (11,12%)

192 (13,25%)

-

-

1 (0,14%)

-

-

-

-

84 (9,97%)

22 (8,63%)

118 (16,41%)

55 (9,18%)

88 (12,41%)

147 (14,47%)

148 (10,21%)

e

320 (38%)

113 (44,31%)

257 (35,74%)

254 (42,40%)

269 (37,94%)

410 (40,35%)

575 (39,68%)

Alberghi e pubblici servizi

59 (7%)

13 (5,10%)

35 (4,87%)

29 (4,84%)

44 (6,20%)

49 (4,82%)

72 (4,97%)

Trasporti e comunicazioni

18 (2,14%)

9 (3,53%)

27 (3,75%)

24 (4,00%)

51 (7,19%)

28 (2,75%)

46 (3,17%)

Credito assicurazioni

15 (1,78%)

7 (2,74%)

10 (1,39%)

14 (2,33%)

13 (1,83%)

20 (1,97%)

30 (2,07%)

237 (28,15%)

64 (25,10%)

171 (23,78%)

145 (24,20%)

160 (22,56%)

239 (23,52%)

382 (26,36%)

Industria estrattiva Industria manifatturiera Energia, gas e acqua Costruzioni Commercio riparazioni

Altri servizi

e

842 255 719 599 709 1016 1449 (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) Tabella 18- Imprese classificate per settore di attivitĂ economica e comune (8° Censimento generale dell'industria e dei servizi 2001 – Elaborazione dati ISTAT)

Totale

26


27


28


29


2.1.6. Aziende agricole per tipo di coltivazione e per superficie agricola utilizzata Dei 12.475,07 ettari di superficie agraria utilizzata in Castellaneta, il 52,94% è occupato dalla coltivazione di seminativi, il 40,07% è occupato da coltivazioni legnose e appena il 6,99% è occupato da prati permanenti e pascoli. La classificazione delle aziende agricole in relazione al tipo di coltivazione prevalente evidenzia, nelle campagne di Castellaneta, la sostanziale prevalenza delle colture a seminativi (6.604,95 ettari) e di quelle con coltivazioni legnose (4998,32 ettari), risultano essere trascurabile invece, sia ogni altro tipo di utilizzazione, sia la dimensione della superficie non utilizzata. Analizzando l’intero sistema territoriale invece, si riscontra la prevalente estensione di superficie agricola utilizzata per prati permanenti e pascoli nel territorio di Laterza con il 40,93%, di arboricoltura da legno nel territorio di Ginosa con il 64,88% e con la presenza di superficie destinata a boschi nel territorio di Mottola con il 51,45%. Castellaneta

Palagianello

Sup. con seminativi (ettari)

6604,95

452,95

8414,98

570,17

8855,20

6795,29

10775,45

(52,94%)

(17,17%)

(65,85%)

(11,51%)

(69,24%)

(53,20%)

(72,61%)

(15,55%)

(1,07%)

(19,81%)

(1,34%)

(20,85%)

(16,05%)

(25,37%)

4998,32

2134,60

3242,62

4281,87

1740,69

5560,39

3462,43

25420,92

(40,07%)

(80,94%)

(25,37%)

(86,41%)

(13,61%)

(43,53%)

(23,33%)

(100%)

(19,66%)

(8,40%)

(12,75%)

(16,84%)

(6,85%)

(21,87%)

(13,63%)

Sup. con coltivazio ni legnose (ettari) Pascoli, prati perman. TOTALE SUP. AGRARI A UTILIZZ ATA Arboricolt ura da legno Boschi Superficie agraria non utilizzata

Mottola Palagiano Laterza Ginosa

Gioia del

comune

Colle

TOTALE

42468,99 (100%)

30 871,80

49,58

1121,73

103,20

2192,84

417,33

601,30

5357,78

(6,99%)

(1,88%)

(8,78%)

(2,08%)

(17,15%)

(3,28%)

(4,06%)

(100%)

(16,27%)

(0,92%)

(20,94%)

(1,93%)

(40,93%)

(7,79%)

(11,22%)

12475,07

2637,13

12779,33

4955,24

12788,73

12773,01

14839,18

(100%)

(100%)

(100%)

(100%)

(100%)

(100%)

(100%)

(89,51%)

(91,36%)

(69,68%)

(95,74%)

(88,14%)

(91,23%)

(88,92%)

1,20

18,18

0,64

(0,01%)

(0,13%)

(0,004%)

4,97 (0,03%)

0,00

3,03 (0.02%)

0,00

(17,74%)

-

(10,81%)

-

(4,28%)

(64,88)

(2,29%)

823,47

23,90

4702,09

75,49

1510,98

592,37

1409,99

(5,91%)

(0,83%)

(25,64%)

(1,47%)

(10,41%)

(4,23%)

(8,45%)

(9,01%)

(0,26%)

(51,45%)

(0,83%)

(16,53%)

(6,48%)

(15,44%)

190,52

70,50

547,46

50,62

79,43

298,78

115,73

(1,37%)

(2,44%)

(2,98%)

(0,98%)

(0,55%)

(2,13%)

(0,69%)

(14,08%)

(5,21%)

(40,46%)

(3,74%)

(5,87%)

(22,08%)

(8,55%)

28,02 (100%)

9138,29 (100%)

1353,04 (100%)


Altra superficie

Totali

442,76

154,87

308,71

94,37

128,49

317,88

323,23

(3,18%)

(5,36%)

(1,68%)

(1,82%)

(0,88%)

(2,27%)

(1,94%)

(25,00%)

(8,75%)

(17,44%)

(5,33%)

(7,26%)

(17,96%)

(18,26%)

13936,79

2886,40

18340,62

5175,72

14508,83

14000,22

16688,77

(100%)

(100%)

(100%)

(100%)

(100%)

(100%)

(100%)

(16,29%)

(3,37%)

(21,44%)

(6,06%)

(16,96%)

(16,37%)

(19,51%)

1770,31 (100%)

85537,35 (100%)

Tabella 19- Superficie aziendale secondo l’utilizzazione dei terreni per comune (Censimento 2000 – Annuario Statistico Regionale Puglia 2004)

31


32


33


2.1.7. Il sistema bancario cittadino L’analisi dei dati relativi al sistema bancario pugliese verte su dati aggiornati al 31.12.2008 e di fonte Banca d’Italia. Il sistema bancario di Castellaneta, formato da 6 sportelli (il 14,28% dei 42 sportelli dell’intero sistema analizzato), raccoglie 86,67 milioni di euro ed attiva impieghi per 75,78 milioni di euro, rispettivamente pari al 13,62% ed al 12,29% dei depositi e degli impieghi dell’intero sistema territoriale i quali sono pari, rispettivamente, a 636,51 e 616,43 milioni di euro.

comune

Castellaneta Palagianello

Mottola

Palagiano Laterza Ginosa

Gioia del Colle

Sportelli (num.)

6

2

6

4

4

8

12

Depositi (milioni di euro)

86,67

-

69,88

58,85

53,93

149,87

217,31

Impieghi (milioni di euro)

75,78

-

49,04

41,69

49,70

141,29

258,93

Abitanti per sportello (num.)

2.874

3.955

2.723

3.970

3.788

2.831

2.329

Tabella 20- Sistema bancario - Sportelli bancari ed ammontare dei depositi e degli impieghi (alla data del 31.12.2008, Puglia in cifre 2009)

34


35


36


2.1.8. Analisi delle spese L’analisi funzionale delle spese presenta un quadro sinottico delle incidenze delle spese per differenti funzioni. In proposito, si sottolinea come, pur con differenze territoriali, la funzione che assorbe maggior parte delle spese di un comune è quella di amministrazione, gestione e controllo (36,04% per Castellaneta), seguita dalle funzioni di gestione del territorio e dell’ambiente (26% per Castellaneta), viabilità e trasporti (8,61% per Castellaneta), istruzione pubblica (8,58% per Castellaneta), settore sociale (8,40% per Castellaneta), polizia locale (7,61% per Castellaneta), sviluppo economico (2,43% per Castellaneta), cultura e beni culturali (1,74% per Castellaneta), settore sportivo e ricreativo (0,43% per Castellaneta), turismo (0,16% per Castellaneta), giustizia e servizi produttivi (0,00%). Gioia del

Comune

Castellaneta

Palagianello

Mottola

Palagiano

Laterza

Ginosa

Amministrazion e, gestione e controllo

3.936.983 (36,04%)

1.332.746 (44,42%)

3.155.088 (43,11%)

2.483.712 (38,24%)

5.548.624 (53,27%)

4.555.759 (31,48%)

4.621.754 (30,50%)

Giustizia

0 (0,00%)

9.487 (0,32%)

0 (0,00%)

0 (0,00%)

0 (0,00%)

62.714 (0,43%)

15.963 (0,10%)

Polizia locale

831.577 (7,61%)

261.491 (8,71%)

416.996 (5,70%)

488.952 (7,53%)

689.726 (6,62%)

800.309 (5,23%)

806.355 (5,32%)

Istruzione pubblica

937.735 (8,58%)

226.440 (7,55%)

662.384 (9,05%)

517.068 (7,96%)

723.209 (6,94%)

1.236.473 (8,54%)

990.381 (6,53%)

Cultura e beni culturali

190.322 (1,74%)

68.786 (2,29%)

152.091 (2,08%)

226.929 (3,49%)

280.111 (2,69%)

261.777 (1,81%)

435.472 (2,87%)

Settore sportivo e ricreativo

46.951 (0,43%)

12.663 (0,42%)

79.191 (1,08%)

66.457 (1,02%)

127.636 (1,22%)

382.153 (2,64%)

112.542 (0,74%)

Turismo

17.929 (0,16%)

0 (0,00%)

47.690 (0,65%)

16.500 (0,25%)

187.807 (1,80%)

84.029 (0,58%)

3.000 (0,02%)

Viabilità e trasporti

940.224 (8,61%)

133.879 (4,46%)

391.611 (5,35%)

371.292 (5,72%)

441.489 (4,24%)

638.547 (4,41%)

918.263 (6,06%)

Gestione del territorio e dell’ambiente

2.838.993 (26%)

611.899 (20,39%)

1.657.008 (22,64%)

1.654.301 (25,47%)

1.625.718 (15,61%)

3.305.218 (22,84%)

4.040.109 (26,66%)

Settore sociale

917.630 (8,40%)

275.127 (9,17%)

634.010 (8,66%)

604.040 (9,30%)

725.602 (6,97%)

3.103.241 (21,44%)

3.012.535 (19,88%)

Sviluppo economico

265.125 (2,43%)

67.895 (2,26%)

123.247 (1,68%)

65.069 (1,00%)

65.468 (0,63%)

41.997 (0,29%)

199.132 (1,31%)

Servizi produttivi

0 (0,00%)

0 (0,00%)

0 (0,00%)

0 (0,00%)

0 (0,00%)

0 (0,00%)

0 (0,00%)

TOTALE SPESE

10.923.469 (100%)

3.000.413 (100%)

7.319.316 (100%)

6.494.320 (100%)

10.415.389 (100%)

14.472.217 (100%)

15.155.506 (100%)

Tabella 21- Analisi delle spese correnti per funzioni (impegni) – (Puglia in cifre 2009)

Colle

37


38


2.1.9. L’occupazione in Puglia Il mercato del lavoro in Puglia nel 2008 è caratterizzato da una forza lavoro (15-64 anni) di 1.442.000 persone, un’occupazione di 1.273.000 persone ed una disoccupazione di 169.000 persone. Esso si caratterizza per un tasso di disoccupazione abbastanza alto rispetto alla media nazionale, evidenziando un incremento nel 2008, con un indice che sale dall’11,2% all’11,6%. Castellaneta si ritrova al 41 posto nella graduatoria regionale con un tasso di occupazione pari al 32,1%, a superare questo indice è sicuramente Gioia del Colle con il 34,9%, mentre è possibile notare come tra i paesi presi in considerazione, quello con un tasso di occupazione minore sia Palagianello, che con il 23,5% si trova al 173 posto nella graduatoria regionale. Il tasso di disoccupazione in Puglia si manifesta soprattutto tra i più giovani passando da un indice del 32,2% nel 2006, fino ad arrivare al 35% circa nel 2010. Gioia del

Comune

Castellaneta

Palagianello

Mottola

Palagiano

Laterza

Ginosa

Posizione graduatoria per tasso di occupazione

41

173

139

112

162

55

31

Tasso di occupazione

32,1

23,5

25,4

26,2

24,4

30,6

34,9

Colle

Tabella 22- Graduatoria per tasso di occupazione comunale attraverso stime dell’Osservatorio Banche Imprese Anno 2008 ( Puglia in cifre 2009) 39


Età

15-24

25-34

35 e oltre

TOTALE

2006

32,2

18,4

6,9

12,8

2007

31,8

15,1

6,1

11,2

2008

31,6

15,0

7,0

11,6

2009

32,6

16,7

8,2

12,6

2010

34,6

18,6

8,6

13,5

Anno

Tabella 23- Tasso di disoccupazione in Puglia (Elaborazione su dati Istat “Rapporto sull’industria delle costruzioni in Puglia”, CRESME – ANCE Puglia)

40


Il mercato del lavoro mostra grandi difficoltà in gran parte dei settori a partire dal 2009. In quest’anno con l’aumento della disoccupazione, escono dal mercato del lavoro circa 50.000 persone, provenienti in gran parte dal settore industriale. Nel 2010 la crisi continua, facendo perdere 11.000 dipendenti all’industria, 4.000 alle costruzioni (equamente ripartiti tra dipendenti e lavoratori indipendenti), 5.000 ai servizi. In recupero invece risulta essere l’agricoltura che fronteggia la crisi con 3.000 lavorati autonomi. Nel complesso, a differenza del 2009, il 2010 ha sottratto al mercato del lavoro 15.000 lavoratori, che corrispondono ad una fuoriuscita di 28.000 dipendenti e di un incremento di 13.000 autonomi. Per le costruzioni l’ultimo anno concluso rappresenta un consolidamento della crisi in atto dal 2009. La flessione è stata del 3,3%, decremento medio tra il -2,5% dei dipendenti e il -5,5% della componente autonoma. Un tasso negativo complessivo non troppo distante da quello dell’industria in senso stretto (-3,9%), che è però tutto da attribuire al calo dei lavoratori dipendenti (-5,4%, contro il +5% degli autonomi). Fonte:”Rapporto sull’industria delle costruzioni in Puglia”, CRESME – ANCE Puglia 2011

41


42


2- Sanitario

3- Tutela e prom. diritti

4- Educ., formaz. studio

5- Cultura e beni cultur.

Castellaneta

5

-

1

-

2

-

1

-

-

Palagianello

/

/

/

/

/

/

/

/

/

Mottola

-

2

-

-

-

-

1

-

-

Palagiano

3

3

-

-

2

1

1

-

-

Laterza

-

2

1

-

1

-

1

-

-

Ginosa

5

6

-

-

11

-

2

-

-

Gioia del Colle

4

5

-

2

-

1

-

-

-

6Ambiente, dif. animali 7Protezione civile 8Solidarietà intern. Pvs 9Ricreativo e sportivo

comune

1- Socioassistenziale

2.1.10. Le organizzazioni del volontariato e loro finalità Le organizzazioni del Volontariato (e, generalmente, del terzo settore) si classificano in funzione del settore di intervento: 1- socio-assistenziale, 2- sanitario, 3- tutela e promozione dei diritti, 4educazione, formazione e attività di studio, 5- cultura e beni culturali, 6- ambiente e difesa degli animali, 7- protezione civile, 8- solidarietà internazionale e progetti per i paesi in via di sviluppo, 9ricreativo e sportivo.

Tabella 24- Organizzazioni di Volontariato per settore di intervento e per comune (al 31.12.2006 – Puglia in cifre 2007)

43


2.1.11. Servizi idrici L’acqua potabile fornita da AQP con acquedotto è utilizzata con lo stesso ordine di grandezza dagli abitanti in tutti i comuni del sistema territoriale. Il servizio acquedotto consiste nella distribuzione mediante rete idrica; il servizio fognatura riguarda la raccolta dei liquami mediante rete fognante; il servizio depurazione, infine, concerne il trattamento che permette di eliminare totalmente o parzialmente dalle acque di rifiuto le sostanze inquinanti.Nella tavola sono riportati i dati, circoscritti al territorio di Castellaneta e dei suoi paesi confinanti, dei volumi (mc) della rete idrica. Acquedotto

comune mc

Fognatura

Depurazione

per abitante (mc)

Castellaneta

656.252,28

38,03

641.672,69

Palagianello

405.157,96

51,58

398.529,04

Mottola

908.591,60

55,31

657.864,83

661.673,56

Palagiano

822.446,90

52,09

801.855,34

343.450,92

Laterza

2.022.185,74

134,44

690.537,02

690.481,45

Ginosa

1.360.476,72

60,68

1.069.235,11

278.774,24

Gioia del Colle

1.773.608,18

63,75

1.319.585,65

-

641.672,69

398.490,67

Tabella 25- Volumi idrici per servizio gestito dall’Acquedotto Pugliese (alla data del 31.12.2006 – Puglia in cifre 2007)

44


2.2. Gli indicatori ambientali Il territorio comunale di Castellaneta è caratterizzato dalla presenza di una serie di incisioni morfologiche che costituiscono un reticolo idrografico che convoglia verso il mare. Significativa è anche la presenza del fiume Lato che attraversa i territori di Castellaneta e Palagiano ed in cui convergono le Gravine di Laterza e di Castellaneta. E’ lungo circa 5 km, con un bacino idrografico molto ampio, è caratterizzato da una morfologia abbastanza complessa ed articolata. Interessato da un deflusso modesto, ma abbastanza continuo, in occasione di eventi di pioggia particolarmente abbondanti può dar luogo a deflussi significativi tanto da dar luogo a straripamenti ed alluvionamenti dell’intera lama in cui è ospitato nel tratto terminale. 2.2.1. Le Gravine Nell’intero territorio della Provincia di Taranto sono presenti circa sessanta gravine. Per quanto riguardin Castellaneta, le gravine rappresentano una delle principali emergenze geomorfologiche, anche se l’eccessiva pressione antropica rischia di compromettere l’ecosistema e trasforma voracemente spazi naturali in zone frammentate e depauperate della loro specificità ambientale. La gravina di Castellaneta è lunga oltre dieci chilometri. Il territorio di Castellaneta ed i paesi ad essa limitrofi sono oggetto di studio per la presenza di numerosissime gravine, ricordiamo alcune tra le più importanti:

Comune

Gravine

Castellaneta

Gravina di Castellaneta Gravina di Giacoia Gravima del Porto Gravina di Santa Croce

Palagianello

Gravina di Palagianello Gravina di Forcella

Mottola

Gravina di Palagianello Gravina di Petruscio Gravina di Santa Croce

Palagiano

-

Laterza

Gravina di Laterza Gravina di Varco

Ginosa

Gravina di Ginosa

Tabella 26 – Le Gravine presenti nei comuni oggetto di analisi. (Fonte: PTCP – Quadro delle conoscenze – Analisi Territoriale 2010)

45


2.2.2. Il rischio geomorfologico In riferimento alla provincia di Taranto, il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) dell’Autorità di Bacino della Puglia non individua alcuna zona a pericolosità geomorfologica.

2.2.3. Il suolo comune

Cave (num)

Castellaneta

1

Palagianello

0

Località Bellarienzo -

Stato atti non attiva -

Casalrotto

Mottola

8

Ciambullino

3 attive

Petruscio

5 non attive

Acquagnora

Palagiano

4

Laterza

2

Lupini Parco casale Cacapentema Matine

attive

non attive

Lama di Pozzo 46

Roccavetere

Ginosa

15

Casone Dogana Casone Rita

3 attive 12 non attive

Grifalco Stivaletta Tabella 27 - Distribuzione delle cave per Comune (Regione Puglia – Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione - Servizio Attività Estrattive - Catasto Regionale del Servizio Attività Estrattive aggiornamento del: 28 aprile 2011)


47 Immagine relativa alla tabella 27: Distribuzione delle cave per Comune (Regione Puglia – Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione - Servizio Attività Estrattive - Catasto Regionale del Servizio Attività Estrattive aggiornamento del: 28 aprile 2011)

Il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) dell’Autorità di Bacino della Puglia individua all’interno del territorio comunale di Castellaneta 27 cave.

2.2.4. Aree Naturali Protette La legge 394/91 definisce la classificazione delle aree naturali protette e istituisce l'Elenco ufficiale, nel quale vengono iscritte tutte le aree che rispondono ai criteri stabiliti, a suo tempo, dal Comitato nazionale per le aree protette. Attualmente il sistema delle aree naturali protette è suddiviso in: Parchi Nazionali: costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future; Parchi naturali regionali e interregionali: costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo, individuato


dagli assetti naturalistici dei luoghi, dai valori paesaggistici e artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali; Riserve naturali: costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della flora e della fauna, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per la diversità biologica o per la conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali possono essere statali o regionali in base alla rilevanza degli elementi naturalistici in esse rappresentati; Zone umide di interesse internazionale: costituite da aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificali d'acqua, permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina la cui profondità, quando c'è bassa marea, non superi i sei metri che, per le loro caratteristiche, possono essere considerate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar; Altre aree naturali protette: sono aree (oasi delle associazioni ambientaliste, parchi suburbani, ecc.) che non rientrano nelle precedenti classi. Si dividono in aree di gestione pubblica, istituite cioè con leggi regionali o provvedimenti equivalenti, e aree a gestione privata, istituite con provvediementi formali pubblici o con atti contrattuali quali concessioni o forme equivalenti; Aree di reperimento terrestri e marine: indicate dalle leggi 394/91 e 979/82, che costituiscono aree la cui conservazione attraverso l'istituzione di aree protette è considerata prioritaria. 2.2.4.1 Parchi e Riserve Naturali Nel VI aggiornamento dell’Elenco Ufficiale delle aree protette, approvato con delibera della Conferenza Stato-Regioni del 17 dicembre 2009 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31.05.2010, troviamo tra i Parchi Naturali Regionali il Parco Terra delle Gravine, e tra le Riserve Naturali Statali la Riserva Stornara. Il Parco Terra delle Gravine con codice EUAP0894 è gestito dalla Provincia di Taranto ed ha una superficie di 27909,68 ettari ripartita tra i comuni di Castellaneta, Crispiano, Ginosa, Grottaglie, Laterza, Martina Franca, Massafra, Montemesola, Mottola, Palagianello, Palagiano, S. Marzano di S. Giuseppe, Statte e Villa Castelli (BR); i suoi confini sono ancora soggetti ad ampliamenti. L’area è caratterizzata dalla presenza di insediamenti rupestri e siti archeologici, ricchezze a carattere naturalistico e fenomeni carsici. La peculiarità del parco è costituita dalle Gravine, alte gole rocciose di origine carsica, che si protendono dall’altipiano delle Murge fino al mare. Nel territorio dell’area protetta ricade sia il Sito di Importanza Comunitaria che la Zona di Protezione Speciale con codice IT 9130007 denominata Area delle Gravine. a sua volta individuata da BirdLife International come Important Bird Areas IBA Gravine, n°139 per la presenza del Lanario, del Capovaccaio e del Gufo reale. La Riserva Naturale Statale Stornara, deve il suo nome alla presenza di numerosi storni ( Sturnus vulgaris) che vi migrano in inverno, con il codice EUAP0112 è stata istituita con il D.M. 13.07.1977 ed è gestita dal Corpo Forestale dello Stato, ex A.S.F.D. di Martina Franca. E’ un’area naturale protetta di tipo biogenetica e si estende nella fascia costiera dell’arco jonico tarantino per una superficie di 1456,00 ettari ripartiti tra i comuni di Castellaneta, Ginosa, Massafra e Palagiano. Conserva alcune zone umide, come il Lago Salinella, e lungo la costa, seppure non a ridosso del mare, il paesaggio è scandito dalla presenza di alcune torri costiere. Nella riserva viene tutelato il bosco costiero formato da una pineta di pini d'Aleppo (Pinus halepensis), una conifera tipicamente mediterranea.

48


Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine ( Fonte: www.parks.it)

Riserva Naturale Statale Stornara ( Fonte: www.parks.it)

49


2.2.4.2 Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale L’Ufficio Parchi della Regione Puglia, in riferimento al Comune di Castellaneta, ha individuato Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS). La Direttiva Habitat 92/43/CEE ( prevede l'istituzione di una serie di siti da proteggere, denominati Siti di Importanza Comunitaria SIC) e la Direttiva Uccelli 79/409/CEE ( introduce alcune misure fondamentali dirette a conservare o ristabilire, per le specie individuate, una varietà e una superficie sufficiente di habitat in ogni paese comunitario e, di conseguenza, gli Stati membri hanno classificato i territori più idonei alla conservazione di tali specie, le cosiddette Zone di Protezione Speciale - ZPS), sono parti integranti del network denominato Rete Natura 2000 dell'Unione Europea per la salvaguardia della biodiversità. SIC – SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA Codice

Denominazione

Superficie (in ettari)

Comuni

IT9130005

Murgia di Sud-Est

47.602

Massafra, Mottola, Castellaneta,Crispiano

125.881

Andria, Corato, Ruvo di Puglia, Bitonto, Grumo Appula, Toritto, Cassano delle Murge, Santeramo in Colle, Gioia del Colle, Altamura, Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola, Minervino Murge, Castellaneta, Laterza

IT9120007

Murgi Alta

IT9130006

Pineta dell’Arco Ionico

IT9130007

Area delle Gravine

3.686

Ginosa, Castellaneta, Palagiano, Massafra, Taranto

26.740

Ginosa, Laterza, Castellaneta, Palagianello, Mottola, Massafra, Crispiano, Statte

Tabella 28: SIC/ZPS (Fonte: Ufficio Parchi della Regione Puglia)

ZPS – ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE Codice

Denominazione

Superficie (in ettari)

Comuni

IT9120007

Alta Murgia

125.880

Castellaneta, Laterza

26.740

Laterza, Ginosa, Castellaneta, Palagianello, Crispiano, Grottaglie, Massafra, Mottola, Palagiano, Statte

IT9130007

Area delle Gravine

50


51

Tabella 29 – SIC: Murgia di Sud-Est (Area Vasta Tarantina – Rapporto Ambientale)


52

Tabella 30 – SIC: Pineta dell’Arco Ionico (Area Vasta Tarantina – Rapporto Ambientale)


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Tabella 31 – SIC-ZPS: Area delle Gravine (Area Vasta Tarantina – Rapporto Ambientale)


2.2.4.3 Important Bird Areas Secondo i dati forniti da BirdLife International, nella Relazione finale: “Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base della rete delle IBA (Important Bird Areas)” nel territorio di Castellaneta ci sono due zone IBA: IBA 135- “Murge”; IBA 139- “Gravine”.

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Nome e codice IBA 1998-2000: Murge – 135 Superficie: 144.498 ha Descrizione e motivazione del perimetro: vasto altopiano calcareo dell’entroterra pugliese. Ad ovest la zona è delimitata dalla strada che da Cassano delle Murge passa da Santeramo in Colle fino a Masseria Viglione. A sud – est essa è delimitata dalla Via Appia Antica (o la Tarantina) e poi dalla Strada Statale n° 97 fino a Minervino Murge. Ad est il perimetro include Le Murge di Minervino, il Bosco di Spirito e Femmina Morta. A nord la zona è delimitata dalla strada che da Torre del Vento porta a Quasano (abitato escluso) fino a Cassano delle Murge. Gli abitati di Minervino Murge, Cassano della Murge, Santéramo in Colle, Altamura e Gravina in Puglia sono volutamente inclusi nell’IBA in quanto sono zone importanti per la nidificazione del Grillaio. Il perimetro dell’IBA coincide in gran parte con quello della ZPS IT9120007- Murgia Alta tranne che in un tratto della porzione nord-orientale. Nome e codice IBA 1998-2000: Gravine - 139 Superficie: 42.876 ha


Descrizione e motivazione del perimetro: sono due zone disgiunte che comprendono parte del vasto sistema delle gravine lucane e pugliesi caratterizzate da profonde gole rocciose. La prima comprende le gravine di Matera (Basilicata) e la porzione occidentale delle gravine pugliesi. Essa è delimitata a nord dalla strada che va da San Basilio a Laterza e da qui a Matera (S.S n° 7). Ad ovest il confine segue la strada che da Matera va a Ginosa. A sud l’area è delimitata dalla strada che da Ginosa porta a Specchia e da un breve tratto della Via Appia. Ad est il confine corre lungo la strada che da Palagianello porta a San Basilio. La seconda zona è situata interamente in Puglia, a sud - ovest è delimitata dalla strada che da Mòttola va a Massafra e poi dalla strada n° 7; ad est da Statte e Crispiano; a nord dalla strada statale n° 581, da Carrucola, dal Monte Sorresso, che resta escluso, e dal Monte S. Elia (che invece è incluso). I centri abitati sono tutti inclusi, Laterza, Mottola, Crispiano e Statte, poiché interessati dalla presenza di colonie di Grillaio. 2.2.5. Incendi Gli incendi rappresentano un elemento di grande peso ai fini della degradazione del territorio. Distruggono la copertura vegetale del suolo lasciandolo esposto alla radiazione solare, capace di modificarne le caratteristiche geologiche, biologiche e fisiche. Purtroppo negli ultimi anni (soprattutto negli ultimi cinquanta), la frequenza degli incendi è aumentata a tal punto che la natura con i suoi ritmi non riesce a farvi fronte. Gli incendi rappresentano in un clima semiarido come quello mediterraneo, caratterizzato da estati calde con precipitazioni scarse, una delle principali cause di degradazione del suolo. Comune

Castellaneta

Palagianello

Mottola

Palagiano

Laterza

Ginosa

Numero incendi

34

5

58

1

9

9

Superficie boscata (in ettari)

206,52

17,33

1450,65

0,2

153,01

26,46

Superficie non boscata (in ettari)

6

0

26,19

0

0,36

0

Altro (in ettari)

182,3

8,7

648,99

0

91,64

17,59

212,52

17,33

1476,84

0,2

153,37

26,46

Superficie da vincolare ex art.10, L 353/2000 (in ettari)

Tabella 32 – Incendi registrati nei comuni della Provincia di Taranto tra il 2000 ed il 2003 (Fonte: Corpo Forestale – Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale: Documento Preliminare)

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3 IL SISTEMA STORICO, SOVRALOCALE

PAESAGGISTICO

ED

AMBIENTALE

3.1. Il sistema paesaggistico nel PPTR (Piano Territoriale Paesaggistico della Regione Puglia) 3.1.1 Individuazione dell’ambito L’individuazione delle figure territoriali e paesaggistiche (unità minime di paesaggio) e degli ambiti (aggregazioni complesse di figure territoriali) è scaturita da un lungo lavoro di analisi che, integrando numerosi fattori, sia fisico-ambientali sia storico culturali, ha permesso il riconoscimento di sistemi territoriali complessi (gli ambiti) in cui fossero evidenti le dominanti paesaggistiche che connotano l’identità di lunga durata di ciascun territorio.

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Ambito dell’arco ionico tarantino. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

3.1.2. Struttura idro-geo-morfologica L’ambito dell’arco ionico tarantino è caratterizzato dalla particolare conformazione orografica, ossia da quella successione di gradini e terrazzi con cui l’altopiano murgiano degrada verso il mare disegnando una specie di anfiteatro naturale. Sul fronte settentrionale, la presenza di questo elemento morfologico fortemente caratterizzante dal punto di vista paesaggistico ha condizionato la delimitazione con l’ambito “Murgia dei trulli”, imponendosi come prioritario anche rispetto alle divisioni amministrative.


Per quanto riguarda gli altri fronti il perimetro si è attestato principalmente: sui confini regionali ad ovest, sulla linea di costa a sud, sui confini comunali ad Est, escludendo i territori che si sviluppano sulle Murge tarantine, più appartenenti, da un punto di vista paesaggistico, all’ambito del “Tavoliere salentino”.

58 Particolare dell’ambito dell’arco ionico tarantino. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

L’Arco Ionico-Tarantino costituisce una vasta piana a forma di arco che si affaccia sul versante ionico del territorio pugliese e che si estende quasi interamente in provincia di Taranto, fra la Murgia a nord ed il Salento nord-occidentale a est. La morfologia attuale di questo settore di territorio è il risultato della continua azione di modellamento operata dagli agenti esogeni in relazione alle ripetute oscillazioni del livello marino verificatesi a partire dal Pleistocene medio-superiore, causate dall’interazione tra eventi tettonici e climatici. In particolare, a partire dalle ultime alture delle Murge, si riscontra una continua successione di superfici pianeggianti, variamente estese e digradanti verso il mare, raccordate da gradini con dislivelli diversi, ma con uniforme andamento sub parallelo alla linea di costa attuale. Nei tratti più prossimi alla costa sistemi dunari via via più antichi si rinvengono nell’entroterra, caratterizzati da una continuità laterale notevolmente accentuata, interrotta solamente dagli alvei di corsi d’acqua spesso oggetto di interventi di bonifica. Le litologie affioranti sono quelle tipiche del margine interno della Fossa Bradanica, ossia calcareniti, argille, sabbie e conglomerati, in successioni anche ripetute. Le forme più accidentate del territorio in esame sono quelle di origine fluviale, che hanno origine in genere sulle alture dell’altopiano murgiano, ma che proseguono nei terreni di questo ambito, con forme incise non dissimili da quelle di origine. Sempre in questo ambito sono ricomprese alcune propaggini delle alture murgiane, localmente denominate Murge tarantine, che comprendono una specifica parte dell’altopiano calcareo quasi interamente ricadente nella parte centro-orientale della Provincia di Taranto e affacciante sul Mar Ionio. Caratteri tipici di questa porzione dell’altopiano sono quelli condizionati dai processi fluviali e tettonici, per la presenza di importanti scarpate morfologiche e incisioni fluvio-carsiche. Le


morfologie superficiali ivi sono caratterizzate da rilievi più modesti di quelli murgiani, che raggiungono la massima altitudine fra i 400 ed i 450 m s.l.m. in corrispondenza del territorio di Martina Franca; per il resto si possono segnalare solo emergenze molto meno accentuate, come le Coste di Sant’Angelo, a Nord di Statte, il Monte Castello ad Ovest di Montemesola, ed il Monte fra San Giorgio e San Crispieri. Le aree pianeggianti costituiscono invece un tavolato lievemente digradante verso il mare, interrotto da terrazzi più o meno rilevati. La monotonia di questo paesaggio è interrotta da incisioni più o meno accentuate, che vanno da semplici solchi a vere e proprie gravine. In rapporto alla idrografia superficiale, l’ambito comprende i bacini di una serie di corsi d’acqua, accomunati dalla condizione di avere come recapito finale il mare Jonio, nel tratto compreso tra la foce del Bradano e il litorale tarantino orientale, e di mostrare in molti casi, soprattutto nei tratti medio-montani, condizioni morfologiche della sezione di deflusso molto strette e profonde, che localmente sono chiamate “gravine”. Tra i fiumi più importanti di questo ambito sono da annoverare il Lato, il Lenne ed il canale Aiedda. Il Lato, che nasce nella parte finale della lama di Castellaneta, convoglia le acque provenienti dalla Gravina di Castellaneta e dalla Gravina di Laterza. Il fiume Lenne nasce in contrada la Giunta (torrente lama di Lenne) e, dopo aver raccolto i tributi idraulici di una serie di incisioni con reticolo fortemente discontinuo, sfocia nel Golfo di Taranto. Il canale Aiedda, infine, drena i deflussi dei reticoli che si sviluppano in una estesa porzione dell’arco ionico-tarantino. Il clima è prettamente mediterraneo con inverni miti ed estati caldo aride. Per quanto riguarda la ventosità, l’Arco ionico tarantino non soffre di grossi problemi, poiché protetto a Nord dal sistema murgiano, che modera l’azione dei venti freddi. Le precipitazioni sono scarse, infatti il valore annuo è al di sotto della media regionale. Tra gli elementi di criticità del paesaggio caratteristico dell’ambito tarantino(arco ionico tarantino) sono da considerare le diverse tipologie di occupazione antropica delle forme legate all’idrografia superficiale, di quelle di versante e di quelle carsiche. Tali occupazioni (abitazioni, infrastrutture stradali, impianti, aree a servizi, aree a destinazione turistica, ecc), contribuiscono a frammentare la naturale continuità morfologica delle forme, e ad incrementare le condizioni sia di rischio idraulico, ove le stesse forme rivestono un ruolo primario nella regolazione dell’idrografia superficiale (gravine, corsi d’acqua, doline), sia di impatto morfologico nel complesso sistema del paesaggio. Una delle forme di occupazione antropica maggiormente impattante è quella, ad esempio, dell’apertura di cave, che creano vere e proprie ferite alla naturale continuità del territorio, oltre che rappresentare spesso un pregiudizio alla tutela qualitativa delle acque sotterranee abbondantemente presenti in estesi settori di questo ambito. Non meno rilevanti sono le occupazioni delle aree prossime a orli morfologici, quali ad esempio quelli al margine di terrazzamenti o gravine, che precludono alla fruizione collettiva le visuali panoramiche ivi fortemente suggestive. Merita segnalare anche la scarsa valorizzazione ambientale di importanti sorgenti costiere, come quelle del Tara, del Galeso e del Chidro, ove si rinvengono ambienti in cui la costante presenza di acqua dolce o salmastra in aree interne ha originato condizioni ottimali per lo sviluppo di ecosistemi ricchi di specie diversificate, e per la relativa fruizione ecoturistica. Altri elementi di criticità sono le trasformazioni delle aree costiere, soprattutto ai fini della fruizione turistica, che spesso avvengono in assenza di adeguate valutazioni degli effetti indotti sugli equilibri meteo marini (vedasi ad esempio la costruzione di porti e moli, con significativa alterazione del trasporto solido litoraneo). 3.1.3 La valenza ecologica dell’Arco ionico tarantino Le scarpate a contatto con l’Alta Murgia, coltivate a seminativi ma con ampie superfici boschive a conifere e latifoglie presentano un’alta valenza ecologica. La matrice agricola è infatti sempre intervallata (lame e gravine) o prossima a spazi naturali (boschi e macchia), frequenti gli elementi naturali e le aree rifugio (muretti a secco, siepi e filari). Vi è un’ elevata contiguità con gli ecotoni e biotopi. L’agroecosistema si presenta diversificato e complesso. Il livello alto dei terazzi a morfologia sub pianeggiante posti alla base della scarpata dell’arco ionico-tarantino occidentale, da

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cui si originano le gravine di Ginosa, Castellaneta, Palagianello e Palagiano, con copertura ad oliveti e frutteti, ha una valenza ecologica medio-alta. La matrice agricola infatti è spesso prossima a spazi naturali, frequenti gli elementi naturali e le aree rifugio (muretti, filari ed affioramenti rocciosi). Vi è un’ discreta contiguità con ecotoni e biotopi. L’agroecosistema si presenta in genere diversificato e complesso. L’area del livello intermedio e quello più basso dei terrazzi marini dell’arco ionico occidentale coltivato in intensivo a frutteti (agrumeti), oliveti e vite per uva da tavola vengono considerati ad alta criticità per il forte impatto ambientale e paesaggistico-visivo. Non sono presenti estesi elementi di naturalità tanto nella matrice che in contiguità. L’agroecosistema si presenta con scarsa diversificazione e complessità. Il livello inferiore e superiore della piattaforma di abrasione marina dell’arco ionico tarantino orientale, benchè separati da aree a pascolo e macchia, si presentano coltivati in intensivo a vigneto e seminativi. La Valenza ecologica è pertanto bassa o nulla. La matrice agricola ha infatti decisamente pochi e limitati elementi residui di naturalità con una scarsa presenza boschi, siepi, muretti e filari e scarsa contiguità a ecotoni e biotopi. La pressione antropica invece sugli agroecosistemi dell’arco è notevole tanto da presentarsi scarsamente complessi e diversificati.

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La valenza ecologica. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it


3.1.4 Naturalità La carta della naturalità, frutto di un lavoro rigoroso di verifica sul campo e di georeferenziazione puntuale dei valori della naturalità e seminaturalità della regione, costituisce la base per la definizione, al di là delle perimetrazioni amministrative dei parchi e aree protette (sovente “mutilate” nei loro confini ambientali da ragioni politico-amministrative) del patrimonio naturalistico connesso alle aree silvopastorali, alle zone umide, i laghi, le saline, le doline, ecc.. Queste aree costituiscono la sede principale della biodiversità residua della regione; e come tali vanno a costituire i gangli principali su cui si poggia il progetto di rete ecologica regionale del PPTR; le altre carte che compongono l’elaborato (ricchezza delle specie di fauna di interesse conservazionistico; ricchezza della flora minacciata, aree significative per la fauna suddivise in ecological group) e il database sul sistema delle aree protette e della Rete Natura 2000 costituiscono la interpretazione della ricca base patrimoniale in campo ecologico della regione e dell’estesa articolazione delle aree protette su cui si fonda la struttura della prima carta progettuale della Rete ecologica regionale: la Rete ecologica della Biodiversità.

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La naturalità. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

3.1.5 Il sistema insediativo L’ambito si compone di due differenti figure insediative: ad ovest il territorio delle gravine con una forte relazione tra il tessuto edificato storico ed i solchi erosivi che giungono a mare attraversando la piana, ad est Taranto ed il suo hinterland caratterizzato da un sistema radiale che si apre a ventaglio sulla costa jonica. Attraversando l’arco occidentale, si osserva un territorio fortemente connotato: l’andamento altimetrico a ventaglio è solcato trasversalmente dalle gravine. La strada statale 106 segna un vero e proprio limite tra l’agricoltura produttiva a Nord Ovest e il sistema dei boschi e di pinete costiere a Sud-Est, entro cui si immergono le piattaforme turistiche.


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Sistema insediativo Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

Il carattere compatto dei centri delle gravine viene solo in parte contraddetto da una distribuzione dell’edificato più recente in relazione alla viabilità; ad esempio a Ginosa l’edificato si dispone a tratti lungo il pendolo che porta dalla città alla sua marina, lasciando complessivamente percepibile il rapporto con la campagna. Sono le pinete costiere ad essere interessate da fenomeni di edificazione di piattaforme turistiche: case unifamiliari su lotto si estendono al di sotto delle pinete. L’accesso selezionato di questi insediamenti comporta la scarsa accessibilità di lunghi tratti di costa, resa difficile anche dalla prossimità della costa alla ferrovia. La marina di Castellaneta si estende al di sotto della pineta: la diffusione di case uni-bifamiliari su lotto si compatta nella parte più consolidata lungo alcuni viali urbani, intorno ai quali si localizzano anche centralità, servizi, piazzette con attività commerciali. Il carattere della parte in pianura è più urbano, ma non si relaziona ne con la spiaggia, ne con la struttura agraria. La città si percepisce, ma si raggiunge con difficoltà sia dalla SS 106 che dalla costa. L’asse stradale subcostiero è divenuto negli ultimi anni attrattore di grossi servizi per il turismo che si impongono sulla trama agraria della riforma: ristoranti, alberghi, parchi acquatici hanno in parte cancellato un paesaggio agrario disegnato nel tempo e contraddistinto dall’edificato della riforma che fortemente legato alla produzione agricola, scandiva con un ritmo serrato il territorio agricolo. Gli assi viari della SS 106 e della SS 7, che congiungono Taranto all’autostrada segnano il passaggio dal primo al secondo sistema. Il Mar Piccolo ed il Mar Grande dividono il capoluogo in due parti funzionalmente distinte:da un lato la grande area produttiva dell’ILVA che si espande


tentacolarmente verso Massafra e verso Statte-Crispiano, dall’altro la città storica consolidata con le sue marine che inglobano i centri minori di Talsano, Leporano, Pulsano. La “fabbrica” ad Ovest e la “residenza” ad Est impongono sul territorio alti livelli di criticità che investono l’intero ambito. 3.1.6 Il paesaggio costiero Questa unità costiera si estende da Lido Azzurro (al confine tra Taranto e Massafra) al lago Salinella (al confine tra Puglia e Basilicata), e ricade nei comuni di Massafra, Palangiano, Castellaneta e Ginosa. La morfologia costiera si presenta bassa e sabbiosa, a profilo digradante, bordata da più ordini di cordoni dunari, disposti in serie parallele: dai più recenti in prossimità del mare, ai più antichi verso l’entroterra. Le dune sono caratterizzate da continuità laterale notevolmente accentuata e sono ampiamente colonizzate da vegetazione arbustiva e macchia mediterranea. Le tipiche formazioni di Pino d’Aleppo mostrano altezze variabili, che superano anche i 15 m di altezza, e si estendono verso l’interno fino ad un’ampiezza massima di 1,5 chilometri, come nei pressi del Borgo Pineto, per poi rastremarsi e scomparire in corrispondenza di Chiatona, marina storica di Palagiano e Massafra. Lungo tutto il litorale, dune non ancora cementate si alternano a dune cementate a composizione calcarenitica e depositi alluvionali pleistocenici e olocenici, trasportati dalle aree interne attraverso i numerosi corsi d’acqua presenti.

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Ginosa, la marina e il bosco Il Pineto. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

La costa di Palagiano e Castellaneta. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

Diversamente da altre zone della Puglia meridionale, questo paesaggio costiero è contraddistinto da una quinta scenica di forte impatto visivo, formata dalla successione continua di terrazzi pianeggianti, disposti a diverse altezze s.l.m., variamente estesi e digradanti verso il mare con


andamento uniforme e pressoché parallelo alla linea di costa. Tali forme corrispondono a paleoline di riva e ad antiche superfici di abrasione marina e documentano le oscillazioni eustatiche verificatesi in tempi pleistocenici-olocenici. Un’ulteriore singolarità che accentua i caratteri identitari di questo tratto della costa pugliese è rappresentata dal sistema a pettine di corsi d’acqua che, discende verso il mare dalle alture circostanti, solcando un’ampia fascia retroduale oggi bonificata, ma per lungo tempo paludosa. Il lungo litorale sabbioso è scandito dalle foci dei fiumi Tara, Lato, Lenne e Patemisco. Chiude la sequenza verso ovest il fiume Bradano, che segna il confine con la Basilicata. Ad ognuno di questi corsi d’acqua corrisponde, in un ripiano superiore, una gravina, solco profondo del paesaggio carsico scavato nei millenni dall’acqua. Così la gravina di Castellaneta è d’imbuto al fiume Lato, quella di Palagianello al Lenne, quella di Massafra al Patemisco, l‘altra di Leucaspide (detta anche gravina Gennarini) al Tara, infine, la conca fra Calvello e Statte dà origine al Galese. Determinante per la portata di questi corsi d’acqua è l’alimentazione continua derivante da numerose risorgive. Il piccolo fiume Patemisco è, ad esempio, alimentato nel primo tratto da alcune infiltrazioni sorgentizie poste a valle dell’omonima masseria. Nella parte terminale prossima alla costa, nell’attraversare quanto resta dell’antico bosco del Patemisco Gallio, un tempo sfruttato per l’estrazione della resina, il fiume mostra invece una portata maggiore, giacché riceve il contributo del “canale Maestro” che raccoglie le acque provenienti da numerosi pantani adiacenti. La foce del fiume Lenne è situata ad ovest della stazione ferroviaria di Chiatona. Il fiume, che assume una consistenza significativa solo nell’ultimo chilometro, oltre la SS106, scende dalle colline di Mottola, scorre profondamente incassato nella gravina di Palagiano, percorre tutta la Lama di Lenne e sbocca a mare tra il Bosco Romanazzi ed il Bosco di Marziotta, dopo aver raccolto le acque collettate nell’area dell’antica palude di Vega, oramai bonificata. Percorrendo la superstrada da Taranto a Reggio Calabria, all’altezza della stazione di Castellaneta Marina, si attraversa il Lato, il corso d’acqua più importante per portata della costa ionica pugliese, originato dalla congiunzione, a circa 5 km dalla foce, delle gravine di Laterza e Castellaneta.

Ginosa, foce del fiume Bradano. E’ evidente l’apporto solido in carico alle acque del fiume e la conseguente avanzata locale della linea di riva Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

Il nome del fiume pare derivare dalla parola ebraica lat (occulto), in ragione di una sua caratteristica topografica: esso avanza infatti quasi nascosto nei profondissimi burroni di Castellaneta, tanto da apparire per lunghi tratti invisibile. Prima di raggiungere lo Jonio, il Lato riceve le acque delle

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paludi bonificate Menagiola della Principessa, attraverso una fitta rete di canali artificiali, per poi insinuarsi nella Pineta della Marina ed nel Bosco Romanazzi, un’estesa pineta d‘Aleppo, in alcuni tratti così fitta da impedire l‘accesso alle sponde del fiume. Il torrente Galaso prende origine da risorgive carsiche e dall’acqua di scolo proveniente dalle campagne circostanti. Nell’ultimo tratto, dopo aver costeggiato l’omonima strada perpendicolare alla costa, raccoglie le acque di un’ulteriore risorgiva, così da alimentare notevolmente la sua portata. Il Bradano scorre in territorio pugliese per una decina di chilometri, solo nel tratto finale, e presenta una foce molto pronunciata rispetto alla linea di riva a causa del notevole apporto solido proveniente dall’interno. La vecchia foce si trova poco più ad est e corrisponde al lago di Salinella, una modesta depressione intradunale, circondata da una vistosa pineta demaniale piantata sulle dune nella prima metà del secolo scorso. La storia della bonifica di quest’area umida, dove presumibilmente si produceva sale, ha origine nel 1811, per volere di Murat. I lavori furono completati nel 1845 con la realizzazione di un lungo canale collettore, che raccoglieva le acque di altri canali di drenaggio secondari. Non lontano dal lago di Salinella insistono i ruderi colonizzati dalla macchia mediterranea di Torre Mattoni. Questa fa parte di un sistema di torri costiere di difesa (torre Lato, Marinella, Mancini), poste in comunicazione visiva con altre torri presenti nell’immediato entroterra, a qualche chilometro dalla costa. A differenza delle coste salentine, qui il passo delle torri è più ampio, forse anche in ragione delle estese lande paludose che di per sé formavano un baluardo difensivo a protezione dei centri disposti sulle alture circostanti. Il paesaggio costiero ionico-tarantino fu per secoli disabitato proprio a causa della spessa fascia di aree umide, bonificate progressivamente solo a partire dall’Ottocento quando, data l’elevata fertilità dovuta all’idrografi a sotterranea fra Massafra e Taranto, l’occupazione dei terreni ad uso agricolo e per la coltivazione del cotone si spinse fin quasi al mare. In principio, furono i proprietari a curare personalmente, ed a proprie spese, il funzionamento e la manutenzione di una fitta rete di canaletti con funzione di drenaggio ed irrigazione. 65

Marina di Castellaneta, pineta su cordone dunare. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it


Castellaneta marina, piattaforma turistico-residenziale. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

Il paesaggio costiero ionico-tarantino fu per secoli disabitato proprio a causa della spessa fascia di aree umide, bonificate progressivamente solo a partire dall’Ottocento quando, data l’elevata fertilità dovuta all’idrografi a sotterranea fra Massafra e Taranto, l’occupazione dei terreni ad uso agricolo e per la coltivazione del cotone si spinse fin quasi al mare. In principio, furono i proprietari a curare personalmente, ed a proprie spese, il funzionamento e la manutenzione di una fitta rete di canaletti con funzione di drenaggio ed irrigazione. Le operazioni di bonifica continuarono per tutto il periodo borbonico, tuttavia, la viabilità litoranea acquistò caratteri di stabilità solo a partire dalla metà del XX secolo, diventando punto terminale della viabilità che dalle alture murgiane punta verso il mare, correndo parallelamente al ciglio delle gravine. Oggi il paesaggio rurale dell’immediato entroterra costiero reca ancora chiaramente visibili i segni delle bonifiche ed è intensamente coltivato a vite, frutteti e agrumeti. Le operazioni di bonifica non hanno permesso solo il rilancio dell’agricoltura, ma hanno anche favorito, a partire dal dopoguerra, la costruzione di insediamenti costieri di tipo turistico, localizzati in molti casi presso le stazioni ferroviarie preesistenti (Marina di Ginosa, Riva dei Tessali, Castellaneta Marina, Chiatona, Lido Azzurro). Tra le principali criticità che gravano sul paesaggio ionico-tarantino sono da annoverarsi tutte le tipologie di occupazione antropica della fascia costiera pugliese: aree a destinazione turistica, seconde case, infrastrutture stradali, impianti, aree a servizi , etc. Seppur non presenti in maniera massiccia, tutte queste strutture contribuiscono a frammentare la naturale continuità ecologica dell’ecotono costiero, ad incrementare le condizioni di rischio idraulico nei pressi delle foci dei corsi d’acqua, e a impattare pesantemente sulla qualità paesaggistica dei luoghi.

Palagiano, la foce armata del fi ume Lenne. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

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Nonostante la presenza del vincolo paesaggistico, negli ultimi decenni l’industria edilizia illegale è stata fiorente, depositando sul territorio una gran quantità di edifici e di piattaforme turisticoresidenziali-ricettive. Un caso emblematico è rappresentato dal villaggio turistico abusivo di Pino di Lenne, sorto nel comune di Palangiano, in località Venti, a ridosso del fiume Lenne ed in un’area boscata di grande pregio. Dopo le sentenze definitive del Consiglio di Stato, l’insediamento versa in stato d’abbandono con le sue tipologie edilizie fortemente decontestualizzate e configgenti con il paesaggio circostante (finti trulli ancora in costruzione, finte dacie in legno, etc.). Non cambia di molto la situazione a Marina di Ginosa e Marina di Castellaneta che, sebbene siano da annoverarsi tra i primi nuclei turistici sorti in questo tratto costiero, si presentano tuttora come insediamenti turistici di scarsa qualità edilizia e urbana. In generale, il turismo praticato nell’arco ionico-metapontino mostra uno scarso dinamismo, ha un carattere prevalentemente monofunzionale e stagionale ed è legato unicamente allo sfruttamento della risorsa mare nei mesi estivi. I visitatori provengono soprattutto da Taranto, da Matera e dai centri murgiani, oppure sono emigranti in visita estiva. Si tratta, dunque, di un turismo essenzialmente locale, che si serve di abitazioni estive in proprietà o in affitto oppure di campeggi attrezzati. Questi ultimi sono spesso dei veri e proprio agglomerati urbani di scarsa qualità, costituiti da roulotte sostanzialmente stanziali e da bungalow progressivamente trasformati in edifici in c.a. La fascia costiera ionico-metapontina soffre anche di numerosi rischi di tipo idrogeologico: esondazioni, subsidenza ed erosione costiera. In particolare, la costa prevalentemente sabbiosa è attualmente interessata da fenomeni non trascurabili di erosione, che hanno portato alla scomparsa di ampi settori di spiaggia e di parte dei cordoni dunali litoranei. Quasi tutti i tratti in cui sono presenti cordoni dunari risultano in erosione: Lido Azzurro (Taranto), Marina di Ferrara, B. Marinella (Massafra), B. di Marziotta e Romanazzi (Palagiano), Pineta della marina, Castellaneta marina e Riva dei Tessali (Castellaneta), Pineta Regina, Marina di Ginosa, Marinella (Ginosa). Le cause degli importanti fenomeni di arretramento sono molteplici e sono legate non solo all’azione del mare, ma anche agli effetti indotti dalle attività antropiche.

La rete ecologica regionale. Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it

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Il patto cittĂ -campagna Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it 68

Il sistema infrastrutturale per la mobilitĂ dolce Immagine tratta da http://paesaggio.regione.puglia.it


4 IL SISTEMA STORICO, PAESAGGISTICO ED AMBIENTALE LOCALE 4.1. Il sistema storico 4.1.1. Le origini (*) La storia della città di Castellaneta è documentata solo a partire dalla fine del secolo XI, con l'arrivo dei Normanni, attratti non solo dalla ricchezza dei territori meridionali ma anche dalla vacanza di un forte potere politico. Gli avvenimenti dei secoli precedenti rimangono relegati nell'ambito di una letteratura, copiosa ma priva di fondamenti storici, che a partire dal XVI secolo fino ai giorni nostri ha avanzato svariate ipotesi. Molti cronisti si sono cimentati con ricostruzioni fantasiose o curiose, tuttavia inattendibili per l'assenza di scritti e documenti antichi. Certa è invece la presenza, a partire dall'epoca preistorica, in prossimità dei tracciati stradali esistenti, di nuclei abitati, per la maggior parte distrutti dai Goti di Alarico pervenuti nel nostro territorio percorrendo la via Appia nel 411 d.C.

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Gravina di Castellaneta e centro abitato. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.


Tutto il periodo compreso fra il VI e l’XI secolo fu caratterizzato da forte instabilità politica e sociale, conseguente alle invasioni barbariche e saracene, nonchè all'alternarsi di amministrazioni diverse dal punto di vista giuridico e religioso. Le lotte fra Goti, Longobardi e Bizantini facilitarono le incursioni dei Saraceni che nell'840 giunsero a Taranto e da lì irruppero nei territori circostanti e in tutta la Puglia. Soprattutto queste ultime incursioni determinarono la ricerca, come avveniva in tutta la Penisola, di habitat in luoghi più alti e più sicuri. Cosi nel nostro territorio dove gli abitanti dei casali sparsi nelle varie contrade dell'agro si riorganizzarono in un unico centro demico sul colle Archinto, in una posizione dominante, sull'orlo di un profondo burrone, la gravina grande, in una borgata, recintata da mura, che da allora cominciarono a chiamare Castellum unitum o anche Castella unita donde poi Castellanetum e Castellaneta. I più antichi documenti pervenutici, relativi all’attuale insediamento di Castellaneta, sono dunque riferibili all'età normanna quando tutto il meridione di Italia, che fino ad allora era stato al centro di tre grandi aree geopolitiche, quella latino-occidentale, quella bizantina e quella arabo-islamica, fu unificato

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Carta del territorio di Castellaneta. Immagine tratta da “Castellaneta dal Paleolitico al tardo Romano” a cura di Enrico Mastrobuono, Schena editore. Fasano di Puglia, Maggio 1985.


e riavvicinato all'Europa. Castellaneta viene citata per la prima volta in occasione della conquista del suo territorio da parte del normanno conte Goffredo, nipote di Roberto il Guiscardo, nel giugno 1064. Il dominio bizantino, indebolito con la partenza del Catapano Basilio Bogiovanni (1028), riprese vigore alcuni decenni dopo. Tuttavia, per quanto riguarda la nostra città, la Cronaca Normanna conferma la conquista definitiva, da parte del duca Roberto, sia di Taranto che di Castellaneta, avvenuta nel 1080. A questo periodo (fine secolo XI) risalirebbe la istituzione delle diocesi di Castellaneta e di Mottola. Le lunghe lotte tra normanni e bizantini, accentuando il ruolo strategico e militare dei due paesi, ebbero per esito la formazione di un’ unica contea immediatamente infeudata a un parente del Guiscardo, Riccardo Siniscalco, il quale tuttavia mori tra il 1117 e il 1122 senza lasciare eredi e perciò Castellaneta e Mottola passarono a far parte dei possedimenti pugliesi del Principato di Taranto sotto Boemondo II (1111-1130).

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Carta di distribuzione dei rinvenimenti dell’età Paleolitica e Neolitica. Immagine tratta da “Castellaneta dal Paleolitico al tardo Romano” a cura di Enrico Mastrobuono, Schena editore. Fasano di Puglia, Maggio 1985.


Ruggero II, incoronato a Palermo re di Sicilia e d'Italia (1133) affidò al quartogenito Guglielmo il Principato di Taranto e con esso Castellaneta. Dopo di lui Guglielmo II (1166-1189) concluse la dinastia normanna per mancanza di eredi. Nel 1194 Enrico VI di Svevia donò Castellaneta all'arcivescovo di Taranto; tale donazione fu da Enrico stesso confermata nel 1195, da Costanza nel 1197 e da Federico II nel 1210. L'ardito disegno di unificare l'Impero di Germania con i possedimenti dell'Italia meridionale, ostacolato dal Papato, fallì con l'arrivo in Italia di Carlo D'Angiò,chiamato da Urbano IV nel 1268. Carlo sconfisse gli svevi e rimase padrone assoluto dell'Italia meridionale; l'anno successivo, con diploma datato 26 settembre, concedette Castellaneta a Oddone di Soliac, insieme ai feudi di Massafra e di Ginosa. In seguito alle violenze perpetrate dal feudatario sui cittadini, Carlo II ritirò nel 1296 il feudo concesso a Oddone, passandolo nuovamente ai principi di Taranto. Nel 1419 Giovanna II dichiarò regia la città, concedendole numerosi privilegi, ma dopo quindici anni Castellaneta ritornò a far parte del Principato di Taranto e vi rimase fino alla morte di Giovannantonio del Balzo Orsini (1462), ultimo erede, passando sotto la corona aragonese.

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Carta di distribuzione dei rinvenimenti dell’età eneolitica e del bronzo. Immagine tratta da “Castellaneta dal Paleolitico al tardo Romano” a cura di Enrico Mastrobuono, Schena editore. Fasano di Puglia, Maggio 1985.


Nel travagliato periodo conseguente alla fine della dinastia aragonese (1496) e al consolidamento di quella spagnola, Castellaneta ebbe modo di distinguersi con una gloriosa pagina di storia (1503) ribellandosi ai soldati francesi che controllavano la città in nome del generale comandante Luigi D'Armagnac duca di Nemours, e cacciandoli a furor di popolo, a causa degli intollerabili soprusi commessi. L'episodio è noto come il "Sacco" di Castellaneta e comportò una valorosa resistenza dei cittadini al tentativo di vendetta dell'esercito francese, che inutilmente cinse d'assedio la città per alcuni giorni, con ripetuti assalti e grande spargimento di sangue. La ribellione della città ai francesi fu lodata dal generale spagnolo Consalvo di Cordova che riuscì a risolvere le sorti della guerra in proprio favore, dal re spagnolo Ferdinando il Cattolico e dal suo successore Carlo V imperatore quale concesse alla città l'onorifico titolo di "Fedelissima", titolo che si ritrova in tutti gli atti pubblici dell'epoca. Successivamente, però, fu lo stesso imperatore Carlo V che, nonostante la forte opposizione dei cittadini, cedette nel 1519 Castellaneta e le sue terre al fiammingo Guglielmo de la Croy, marchese di Arescot.

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Carta di distribuzione dei rinvenimenti di età storica. Immagine tratta da “Castellaneta dal Paleolitico al tardo Romano” a cura di Enrico Mastrobuono, Schena editore. Fasano di Puglia, Maggio 1985.


Questi si vendicò con l'impiccagione di quanti si erano a lui rivoltati, per cui in seguito molti cittadini emigrarono nelle città vicine e le campagne furono abbandonate. Nel 1520 il de la Croy cedette il feudo in cui era compresin Castellaneta, per 30.000 ducati, a Nicola Maria Caracciolo che assunse il titolo di Marchese di Castellaneta. Da questo momento e durante i tre secoli successivi la città visse il più triste periodo della sua storia, soggetta ai soprusi e alle estorsioni di una lunga catena di feudatari, raramente residenti, ma interessati alla proprietà del feudo per via della esazione delle tasse, che consentiva facili arricchimenti, e per l'acquisizione d un titolo nobiliare dal quale derivava lustro alla casata. 4.1.2 La cinta muraria (*) II nucleo più antico dell'abitato di Castellaneta è arroccato sul colle Archinto, uno sperone roccioso a 241 metri sul livello del mare, circondato da due lati dalla gravina, termine con il quale si designa un burrone con pareti a strapiombo sul cui alveo si raccolgono le acque meteoriche. Il tessuto urbano del centro storico presenta un notevole grado di omogeneità morfologica ed ambientale, coerentemente con la caratteristica spontaneità degli insediamenti medievali. Elemento principale della trama urbana è il vicolo che definisce i lotti medievali in maniera irregolare, denunciando la mancanza di regole formali di insediamento. Fino alla metà dell'Ottocento l'intero centro abitato era circondato, salvo che su due lati prospicienti la gravina, da una cinta muraria con torri di difesa e porte di accesso. Oggi Castellaneta ha perso la sua caratteristica di città fortificata a causa delle demolizioni; tuttavia il nucleo antico della città conserva la sua figurazione settecentesca, le strade riportano gli antichi toponimi e le poche operazioni di rinnovamento edilizio sono avvenute quasi sempre nel rispetto delle tipologie e delle volumetrie. La più antica veduta della città di Castellaneta è un disegno a matita, in parte ripassato a penna, conservato tra le Carte Rocca, nell'Archivio Generale degli Agostiniani in Roma1. 74

Carte Rocca, 1584. Vedute della città e territorio. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.


Carte Rocca, 1584. Vedute della città e territorio, 1584. Particolare delle mura meridionali con le chiese di Santa Maria della Misericordia (S.M.M.) e Santa Marina (S.M.) Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

Si tratta di una raccolta di planimetrie manoscritte delle città italiane visitate dal padre agostiniano Angelo Rocca, in qualità di segretario generale dell'Ordine tra il settembre 1583 e il giugno 1584, in occasione delle sacre visite compiute ai conventi agostiniani. Padre Rocca aveva maturato il progetto, poi non attuato, di formare un atlante di città medievali negli anni 80 del '500 e per questo motivo aveva richiesto l'esecuzione delle carte manoscritte a frati disegnatori ed anonimi paesisti, tuttavia dotati di modeste qualità espressive. La planimetria di Castellaneta è una rappresentazione elementare del paese e del territorio circostante visto da sud. Una attenzione particolare è data alle chiese, ai monasteri e ai giardini della zona, con diverse annotazioni sul paesaggio. Il disegno pur nella sua ingenuità restituisce l'immagine di una città fortificata, racchiusa all'interno di una cinta muraria che la tinge da ovest e da sud, essendo naturalmente difesa sugli altri due lati dagli altissimi strapiombi della gravina su cui direttamente si affaccia. Una porta grande, a ovest, e una porta piccola, a sud-est, garantiscono l'entrata allo spazio urbano protetto da un fossato e da un muro provvisto di merlature per tutta la sua lunghezza e intervallato da torri di difesa, cilindriche e merlate. L'ingresso di porta piccola è garantito da una torre quadrata. All'interno un tessuto edilizio compatto e disordinato che non lascia intravedere i tracciati stradali ma dal quale emergono le sagome delle chiese più visibili da quel punto di osservazione. A est spicca la corposa sagoma della grande cattedrale tardo-romanica con il suo campanile provvisto di bifore al piano campanario. A ovest, all'interno di porta grande, si legge invece la sagoma della chiesa di Santa Maria della Misericordia (indicata con S.M.M.), costruita nel 1542 e orientate ad est, prima della corposa ristrutturazione del 1645 che ne modificò completamente la sagoma e l'orientamento. Più in basso un'altra chiesa (indicata con S.M.) coincide con la posizione di Santa Marina, oggi dispersa ma allora importante. Nella Sacra Visita di Mons. Sirigo del 1572 (dieci anni prima) la predetta chiesa fu trovata con la copertura in ordine, la porta di ingresso e un altare adatto alle funzioni religiose. Altre sagome di chiese compaiono poi, confuse tra i tetti dei fabbricati e molti svettanti comignoli. Così descrive la città una relazione2 anonima allegata al disegno:

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Archivio Generale Agostiniani, Roma, Carte Rocca, Piante P/12, f.120, N.48- Castellaneta Archivio Generale Agostiniani, Roma, Carte Rocca, f.82, Castellaneta

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"CASTELLAlVETA / CASTELLANETA" La città hogi dettin Castellaneta, ovver Castroneta sita nella Magna Grecia et participa di Calabria, di Puglia, di Terra d'Otranto e di Basilicata, fu chiamata anticamen.te Etolia prima edificata dal valoroso e forte Diomede greco dopo la rovina di Troia, nominandola Etolia per aver egli superato gli Etoli populi. Altri dicono haverli quasi condotti furono alcuni che dissero che si chiamava questa città Altilia, ma si sono ingannati perchè Altilia oggi è detta Altamura edificata da Antello These troiano quivi passò con Enea e vedendo un bel luogo fondò la città che in lori lingua significa Nono Ilio. Fu dunque detta città di Etolia rovinata dai sanniti, e poi restaurata dai tarantini, fu saccheggiata dai Romani e poi restaurata da Ottaviano Augusto e si mantenne sotto a Imperatori sino a Teodorico de' Goti che la rovinò insino ai fondamenti: onde i cittadini li abbandonarono in tutto. Fu poi riedificata questa piccola città da li rottami e rovine di Etolia da un famoso capitano di Giustiniano Imperatore nominato Sitio o per dir meglio Nitio e nominolla del suo nome Castrum Litium seu Castrum Nitijum; seu come quel che si dice a Troia in Daunis, Castrum Annibalis edificato da Annibale Cartaginese: oggi dunque si dice detta città de volgu Castellaneto over Castraneto. Stretto poi sotto i duchi di Puglia della stirpe di Carlo Magno fu ornata detta città della dignità del Marchesato di Federico Imperatore e Re di Napoli. Oggi ê sotto il governo e potestà del signore Nicolò Bartirotto da Genova, si ben il titolo del Marchesato da in testa del Sign. Don Carlo Caracciolo duca di Martina: fu detta città di Castellaneta di fuochi 1600: siede in un .... et ameno colle ed indi al basso à diletto meraviglioso riguarda il Mar di Taranto vicino otto miglia. E’cinta per la metà da una valle sassosa, profonda e precipitosa come la rupe Tarpea, di centocinquanta passi e più ansino al fondo e larga poco meno di altri tanti che rende la città da quella banda inespugnabile. Sta dotata di ampi e fertilissimi territori... e tiene fontane al numero di quattrocento e circonda l'annito di detto territorio da quaranta miglia intorno e benché sia in un luogo eminente e sassoso pure terzo di miglio gode e si serve d’acque rugenti de’ pozzi: vi sono grandissimi, bellissimi arbori d’orangi, limoni,…..di granate grossissime e d’altri commoni frutti….. Et anche i remoti come sono gli Aprutiis in tempo dell'inverno con i loro armenti e greggi copiosi cacciati dall'intemperie fredde... nei campi temperati. E' abbondante detta città di grano, oglio, vino, di bestiame ed ogni altra cosa necessaria al vivere humano. . … industriosa parte all’agricoltura e parte agli armenti e pecore. Tiene copia di Gentiluomini e Dottori e ci sono Baroni Feudatari. Verso la marina al bosco dei pini pece molle e dura e il bosco è abbondante di lauri; rosmarini, lentischi e mirti, i tronchi dei quali sono grossissimi simili a quelli delle olive. Sale per Sua Maestà. Si raccoglie la manna dalle fronde delli frassini, nella parte superiore la galla per intingere i panni. Caccia di lepri, capre, cervi particolarmente all'Orsanese. Nella parte bassa la lama grande che giunge fino alle saline ricettacolo di tulle le acque pioviali. Di estate... infinite sorte di dilettevoli pesci. Molte ville nel territorio dove gli agricoltori hanno trovato vasi antichi della più bella manifattura che si potesse mai vedere. Vero è che molte di queste ville seu casali sono stati donati dagli Imperatori di Costantinopoli alla Mensa Episcopale come il caso di S Andrea, di Santo Angelo, Minerva, Le Grotte e Montecamplo quelli oggi si posseggono da Monsignore Illustrissimo. Sta la Chiesa Maggiore di detta città sotto il titolo di Santo Nicolò ornata della dignità vescovile soggetta da anni novecento ai Reu.mi Vescovi, siccome appare dall’amplissimi privilegi quali si conservano nell’archivio vescovile… e non avendosi potuti avere per le mani…Oggi sta al governo di Mons. Rev.mo Giovanne Aloisi de benedettis Ciprioti nobilissimo, edificata detta maggior chiesa di bellissima fabbrica, e colonne con un ornato ..„ raro ai tempi moderni. Dentro vi si vede una custodia di sassi fortissimi bianchi intagliati in due bellissime statue dell'immagine di S.Pietro e San Paolo e la sede vescovile del medesimo bellissimo … Al tempo del Gran capitano Consalvo Ferrante, regnante il serenissimo Re cattolico, che la guardia di duecento uomini d'arme francesi, quale stava dentro la città per l'espugnazione della città di Taranto, ricordando essa e suoi castellanetani della bona et antica fedeltà che avevano sempre portata alli buoni. Re di Aragona, una matina fatti serrare li capistrati di detta città coi carri, travi et altris…s'opposero contro detti francesi già tutti in ordine et a cavalli, e dagli uomini e dalle donne da sopra i tetti delle lor case, e da ogni banda, s'oprò tanto che di quelli ne fu la lor gran parte presa et il resto ucciso. Donde nacque poi occasione di accrescimento d'aio, e valore a quelli del campo aragone in Barletta, di modo tale che mentre veniva Monsignor di Giusa General dei Francesi a vendicar il danno contra i Castellanetani col suo esercito, s'intoppò nella pianura della Cerignola in Puglia con gli Aragonesi …Ricordando di tal fatto concesse a detta città molte grazie e benefizi, chiamando Castellaneta città sua fedelissima e molti e diversi privilegi concessi a ditta città. Fa per sua arma ed insegna detta città un castello bianco in campo rosso e questo è quanto occorre dire per ora della città di Castellaneta."

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Carte Rocca, 1584. Vedute della città e territorio. Particolare. Cinta muraria con due porte (grande e piccola) e fossato. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008

Una conferma dell’idea di città fortificata emerge anche dal disegno, realizzato un secolo dopo, esistente nella pubblicazione di G.B. Pacichelli con il titolo "Il Regno di Napoli in prospettiva", edito a Napoli nel 1703. Si tratta di una opera di vasto respiro nella quale l'autore, storico, letterato e giurista del XVII secolo, raccolse insieme alle descrizioni di molte città del Regno anche i disegni delle stesse.3 Pur nella frettolosità della restituzione grafica e considerando che per la maggior parte dei centri abitati del meridione, posti in riva al mare o sul declivio di un colle, non dovevano esistere molti punti ottimali da cui poterli ritrarre, queste viste assonometriche delle città hanno per noi, oggi, il valore di fotografie. A questo proposito non si deve dimenticare, infatti, che Pacichelli si serviva di appunti grafici redatti da esperti (tavolari) che portava al seguito nelle visite alle città del Regno. Uno di questi esperti fu senza dubbio Francesco Cassiano de Silva il quale a un certo punto maturò l'idea di poter affrontare da solo il compito di una completa raccolta iconografica delle terre del Regno. Doveva essere un'opera alternativa e concorrenziale a quella dell'abate Pacichelli ma, terminata nel 1708 con il titolo di "Regno Napolitano Anotomizzato",4 rimase allo stato di manoscritto. Cassiano de Silva aveva realizzato un medaglione con una raffigurazione della città abbastanza simile a quella del Pacichelli, salvo una maggiore attenzione alla rete viaria e qualche differenza nei fabbricati più rappresentativi. Come nella veduta Rocca, anche in quella del Pacichelli la cinta muraria provvista di merli è intervallata da una serie di torri circolari; quella più a meridione, leggermente più grande delle altre, è la cosiddetta torre Campanella. A ovest si apre la Porta grande, un massiccio avancorpo murario, con l'ingresso ad arco ed una antemurale, probabilmente il ponte sul fossato. A sud est un altro avancorpo murario più piccolo, una sorta di torre quadrata con un ampio passaggio, detta Porta piccola. All'interno della cinta il tessuto urbano fatto di case, chiese e palazzi separati in maniera approssimativa dai tracciati viari che si riuniscono all'altezza del Seggio (piazza) per proseguire come unica direttrice di collegamento fino alla porta principale. Piuttosto di maniera la rappresentazione del tessuto urbano anche se va rilevato che la legenda che accompagna la

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G.B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, 1703, vol. II, pag. 164. Francesco Cassiano de Silva, Regno Napolitano Anotomizzato, 1708, manoscritto conservato presso le Osterreichische National Bibliothek di Vienna. 4

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Fig. 9_ G. B. Pacichelli, Ii Regno di Napoli in prospettiva, 1703. Veduta di Castellaneta. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

G. B. Pacichelli, Ii Regno di Napoli in prospettiva, 1703. Veduta di Castellaneta. Particolare della porta grande. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

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G. B. Pacichelli, Ii Regno di Napoli in prospettiva, 1703. Veduta di Castellaneta. Particolare della porta piccola. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

raffigurazione consente di riconoscere con certezza i vari luoghi, le emergenze e i monumenti principali. Oggi, del sistema difensivo restano soltanto i toponimi, perchè le mura, con i contrafforti e i ruderi delle torri, furono demolite nel 1839 "per costruire la strada nuova che mena a Taranto ".5 L'antico fossato fu progressivamente lottizzato e riempito di nuove case che prospettavano la nuova strada. La torre Campanella che costituiva il baluardo più meridionale, era munita anche di cannoni, ma soprattutto aveva una campana per avvertire i cittadini che, sull' imbrunire, era ora di chiudere le porte le cui chiavi venivano consegnate al Governatore.6 Nella descrizione che ne fa Mauro Perrone7, intorno alle mura "correva un profondo fossato accompagnato da antemurale".8 Riferisce ancora Perrone che "l'Università ebbe gran cura di mantenere in ottimo stato di difesa le mura della città, ed iscriveva nel suo bilancio una rilevante somma annua per la loro conservazione e restauro".9 Tuttavia negli ultimi decenni del secolo XVIII l'attenzione per le mura venne meno; anzi, nel 1787, tutto il terreno attaccato alle stesse fu concesso in enfiteusi perpetua ai cittadini, anche se con il blando obbligo di effettuarne la manutenzione. Nei primi anni dell'Ottocento, poi, fu necessario migliorare le comunicazioni con i borghi esterni aprendo una nuova porta urbica, all'altezza della chiesa di San Domenico, detta Porta di Mezzo o Porta Nuova.

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F.P.Maggiore, Memorie storiche di Castellaneta, Taranto, 1910,pag. 141. Ivi. 7 M. Perrone, Storia documentata della città di Castellaneta, Noci 1896. 8 M. Perrone, Op. cit., pag. 315. 9 Ivi. 6

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G. B. Pacichelli, Ii Regno di Napoli in prospettiva, 1703. Veduta di Castellaneta. Particolari della Piazza (6), Sedile (7). Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

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G. B. Pacichelli, Ii Regno di Napoli in prospettiva, 1703. Veduta di Castellaneta. Particolari della Cattedrale (1), Palazzo vescovile (2), Palazzo baronale (3). Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008

4.1.3 La forma urbis (*) È difficile delineare l'impianto urbano della cinta di Castellaneta nel periodo medievale, sia per la mancanza di fonti scritte, sia per le profonde sovrapposizioni attuatesi nel corso dei secoli. I pochi dati anteriori al XIII secolo consentono di ricostruire solo a grandi linee la prima cinta muraria che certamente esisteva prima di quella raffigurata dal Pacichelli alla fine del secolo XVII. Il perimetro murario doveva inglobare un'area urbana molto limitata che dalla piazza del "castello", nella parte più orientale verso la gravina si estendeva fino all'estremità occidentale costituita dall'attuale piazza. Un pianoro, nei documenti definito "castrum francorum”10, delimitato da spalti e pendii più o meno ripidi, che ospitava il centro demico, organizzato intorno alle sedi dei poteri forti e cioè il "castello" e le sue pertinenze per quello civile, la Cattedrale e la residenza del Vescovo, per quello 10

E. Mastrobuono, Castellaneta e i suoi documenti dalla fine del secolo XII alla meta del XI V, Bari, 1969, pag. 376-377


ecclesiastico. Provviste di mura, il nucleo urbano primitivo di Castellaneta, risultava isolato dal resto del territorio, peraltro fortemente accidentato, ma caratterizzato, sui crinali in pendio, dalla presenza di grotte e "fovee" fortemente antropizzate, fino a formare una precisa struttura insediativa alternativa. Ancora pin difficile stabilire quando l'antica cinta muraria fu ampliata. Molti indizi portano a ritenere che ciò sia avvenuto alla fine del secolo XV, in un momento politico tranquillo, nel quale la nostra città dipendeva direttamente dalla corona. Nel 1480, l'episodio della conquista di Otranto da parte dei Turchi e della conseguente strage, aveva messo a nudo la debolezza difensiva delle cinta del Regno, e dette inizio ad un programma di ristrutturazione di molti baluardi difensivi, tra cui Taranto e probabilmente la nostra cinta. La costruzione di una cinta muraria più ampia, oltre ad arricchire l'Università per il mutato valore delle aree comprese, offriva agli abitanti nuove opportunità, determinando, conseguentemente, un forte incremento demografico: se nel 1447 in Castellaneta si registravano 490 fuochi, nel 1532 raddoppiarono divenendo 988, per salire a 1169 nel 1545.11 L'allargamento della cinta muraria portò, dunque, ad inglobare "intus moenia", grandi porzioni di territorio poste a sud, come il quartiere della Marina, e tutta la zona a valle del quartiere Sacco, a sud-est del paese. La "forma urbis" di Castellaneta comincia a delinearsi a partire dal secolo XVI, quando cioè le fonti consentono di ricostruire la suddivisione della città in quattro quartieri, detti "contrade", delimitati nella loro area dal tracciato della strada principale che percorre l'intero nucleo da ovest ad est. Si tratta dei quartieri Carrare, Muricello, Sacco e Marina che definiscono quattro aree urbane differenti ma fra loro omogenee. Nella parte alta Carrare e Muricello, mentre nella parte bassa Marina e Sacco. Ogni quartiere era poi ripartito in "vicinia" o "convicinia"12 organizzate intorno all'espressione architettonica di maggior rilievo. Il quartiere Carrare, posto a nordovest, caratterizzato da vicoli ed angiporti, prende il nome dall'unica strada carrabile della città, in forte pendenza e molto limitata nella carreggiata. Quando fu realizzato un nuovo tracciato viario, attualmente via Vittorio Emanuele, eliminando ostacoli naturali e rettificando un antico sentiero, via Carrare fu abbassata al rango di strada di quartiere. Il quartiere Muricello, posto a nord-est, è uno degli agglomerati urbani più antichi del paese, in prossimità del ciglio della gravina. Trae nome dalla presenza di un muro basso che correva lungo il confine, definendo tra il burrone e l'abitato un piccolo pianoro di uso pubblico e dal quale, un sentiero scalettato, e non proprio comodo, immetteva nella parte più bassa della gravina. Il "Muricello" costituiva l'unica fortificazione da quel lato, dove il ciglio della gravina e a strapiombo e, quindi, naturalmente protetto, rendendo inutile la presenza di vere e proprie mura. Il quartiere Marina, posto a sudovest, prende il nome dalla antica chiesa di Santa Marina, edificata nella parte bassa e un tempo extra moenia. Per molti secoli è stata punto di riferimento dell'intera zona ma poi se ne è perduta ogni traccia. Collocato a sud-est, il quartiere Sacco, prende il nome dall'episodio del 1503, con la ribellione degli abitanti alla presenza nella città dei soldati francesi. Tra il quartiere Sacco e Marina vi era il rione Giudecca, lungo l'attuale via Giudea, con una comunità di Ebrei. Da un antico documento del 146513 si apprende che la Giudecca era prossima alla cinta muraria urbica, testimoniando che, all'epoca, le mura occidentali non dovevano distare molto dalle odierne via dei Greci e via Municipio. Era presente anche una piccola colonia greca, in via dei Greci, tra la piazza del vecchio Municipio e la via del Teatro. Essa contava alcune chiese, la più importante delle quali era intitolata a San Nicola dei Greci. All'interno della nuova cinta muraria, in posizione baricentrica si trovava la "Piazza", sede delle più importanti attività economiche, con i suoi numerosi locali commerciali, di solito proprietà di nobili, aristocratici ed ecclesiastici di rango. Sulla piazza pubblica prospettava il Seggio o Sedile, dove si amministrava la cinta. Quando, in seguito all'esproprio napoleonico, l'ex 11 La numerazione dei fuochi, cioe dei farniliari, era puntigliosamente aggiornata dall'Amministrazione centrale, per fini fiscali. Cfi'. G. Molino, La popolazione del Regno di Napoli a meta qualtrocento, Bari, 1979, pag. 79. 12 E. Mastrobuono, Castellaneta a i soot documenti, cit., pag. 381-382. 13 D. Col afemmin a, Castellaneta medievale, saggio storico, Castellaneta, 1986, pag. 10.

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convento di San Domenico fu ceduto al Comune, 11 fu trasferito il Municipio e l'antico Sedile "ch'era cadente per la sua vetusta" fu demolito.14

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Planimetria del centro storico di Castellaneta con la cinta muraria. Quartieri e preesistenze. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

Collocato a sud-est, il quartiere Sacco, prende il nome dall'episodio del 1503, con la ribellione degli abitanti alla presenza nella città dei soldati francesi. Tra il quartiere Sacco e Marina vi era il rione Giudecca, lungo l'attuale via Giudea, con una comunità di Ebrei. Da un antico documento del 146515 si apprende che la Giudecca era prossima alla cinta muraria urbica, testimoniando che, all'epoca, le mura occidentali non dovevano distare molto dalle odierne via dei Greci e via Municipio. Era presente anche una piccola colonia greca, in via dei Greci, tra la piazza del vecchio Municipio e la via del Teatro. Essa contava alcune chiese, la più importante delle quali era intitolata a San Nicola dei Greci. All'interno della nuova cinta muraria, in posizione baricentrica si trovava la "Piazza", sede delle più importanti attività economiche, con i suoi numerosi locali commerciali, di solito proprietà di nobili, aristocratici ed ecclesiastici di rango. Sulla piazza pubblica prospettava il Seggio o Sedile, dove si amministrava la cinta. Quando, in seguito all'esproprio napoleonico, l'ex convento di San Domenico fu ceduto al Comune, 11 fu trasferito il Municipio e l'antico Sedile

14 Archivio Storico Cornunale di Castellaneta, Cat. I, Edilita pubblica, Fasc. 1 dal 1826 al 1865, "Atti circa la costrIt210/le di an loggiato alla Piazza", Relazionc del 26/01/1826. 15 D. Col afemmin a, Castellaneta medievale, saggio storico, Castellaneta, 1986, pag. 10.


"ch'era cadente per la sua vetusta" fu demolito.16 Episodio architettonico rilevante era certamente il "Castello", situato nella parte più alta della città, affacciato direttamente sulla gravina e sul declivio di via Caporlando. Costituiva un caposaldo difficilmente attaccabile ed era, probabilmente, l'ampliamento di un'antica rocca, isolata e dominante tutto il territorio circostante e, da un punto di vista strategico-militare, rappresentava un vero e proprio baluardo difensivo. La presenza di una fortificazione risalente al periodo bizantino e menzionata in alcune fonti, pur discutibili, dove si fa menzione di un "Castellum Aneti” esistente già prima della venuta dei Normanni17, oppure di un castello esistente all'epoca dell'Imperatore Giustiniano18. In ogni caso le fonti documentarie di età moderna ci riferiscono di una consolidata "contrada de lo castiello" ma non ci dicono quando il castello divenne, mediante una corposa ristrutturazione architettonica, il palazzo Baronale che attualmente possiamo ammirare.

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(*) Il testo è tratto da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

16 Archivio Storico Cornunale di Castellaneta, Cat. I, Edilita pubblica, Fasc. 1 dal 1826 al 1865, "Atti circa la costrIt210/le di an loggiato alla Piazza", Relazionc del 26/01/1826. 17 Lupi Protospatari Chronicon, in G.E. Pertz, Monumenta Germanic Historica Scrip-tares, Hannover, 1884, pag. 22. 18 Archivio Generale Agostiniano di Roma, Carte Rocca, f.82, manoscritto anonirno, Descrizione Bella cittci di Castellaneta o Castel/A/zeta, 158'l


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L’ultimo tratto verso Brindisi del percorso della Via Appia (da Pratilli, “Della via Appia…”. Napoli 1745). Immagine tratta da “Masserie e campagne in Castellaneta”, a cura di Antonio Ludovico, Levante editore. Bari, giugno 1998.


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I tratturi che attraversano Castellaneta. Immagine tratta da “Masserie e campagne in Castellaneta�, a cura di Antonio Ludovico, Levante editore. Bari, giugno 1998.


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Le antiche vie storiche di Castellaneta. Immagine tratta da “Castellaneta dal Paleolitico al tardo Romano� a cura di Enrico Mastrobuono, Schena editore. Fasano di Puglia, Maggio 1985.


Carte Rocca, 1584. Vedute della città e territorio. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

Carte Rocca, 1584. Vedute della città e territorio. Particolare dello stemma della città. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

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G. B. Pacichelli, Ii Regno di Napoli in prospettiva, 1703. Particolare della tavola raffigurante Castellaneta. Immagine tratta da “Masserie e campagne in Castellaneta”, a cura di Antonio Ludovico, Levante editore. Bari, giugno 1998. 88

Cassiano DE Silva, Regno Napolitano anatomizzato, 1708. Veduta di Castellaneta. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.


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Planimetria del centro storico di Castellaneta con la cinta muraria. Quartieri e preesistenze. Immagine tratta da “Castellaneta cittĂ del mito. Centro storico Territorio Tradizioniâ€?, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.


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Planimetria del centro storico di Castellaneta con indicazione delle chiese e dei palazzi. Immagine tratta da “Castellaneta cittĂ del mito. Centro storico Territorio Tradizioniâ€?, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.


4.2. Il territorio di Castellaneta 4.2.1. Il sistema insediativo (*) Fino ai primi decenni dell’Ottocento Castellaneta era racchiusa, dunque, in una cinta muraria con torri di difesa e porte di accesso. Le mura garantivano la sicurezza degli abitanti. In città si poteva entrare soltanto dalle porte che all'imbrunire venivano chiuse e riaperte all'alba. Leggi, decreti e sanzioni rigorosamente applicate vietavano qualunque insediamento residenziale esterno, lasciando liberi soltanto gli insediamenti produttivi, che allora erano legati ad attività artigianali o agricole. Poi il perfezionamento delle armi da fuoco ne rese inutile l'uso e nell'Ottocento si affermarono nuove teorie urbanistiche libere da esclusive necessità militari. Venuto meno il bisogno di risiedere all'interno delle mura, tutt'intorno cominciarono a formarsi dei borghi in sintonia con il fragile sistema infrastrutturale esistente. I collegamenti principali erano nella direzione di Taranto e Gioia; tuttavia esistevano strade secondarie nella direzione di Laterza e in quella del Convento di san Francesco che era funzionale ad un reticolo di strade interpoderali necessarie all'attività agricola. Gli amministratori dell'epoca dovettero disciplinare la caotica (ma allora poco consistente) attività edilizia, indirizzando lo sviluppo urbano verso occidente, lungo un asse stradale che allora, come si è detto, era secondario ma che collegava la strada proveniente da Taranto e, tangenzialmente all'antico abitato, conduceva al colle di San Martino lambendo a sud la zona detta della Sargella e a nord Convento dei Cappuccini (San Rocco) e i prosperosi orti agricoli. Solo nel 1836 fu, invece, migliorato il tratto a valle, deliberando l'esecuzione di una nuova strada che attraversava la gravina, mediante la costruzione di un nuovo ponte, e procedeva nella direzione di Palagiano dove "si mette in comunicazione con la strada consolare di Taranto e Bari". Il nuovo tracciato viario che non corrispondeva più a quello della via Appia consolare, proponendosi come infrastruttura essenziale, garantiva un nuovo impulso alle attività economiche oltre a risolvere finalmente l'annosa questione degli allagamenti consentendo ai castellanetani di liberarsi "dal cordone delle acque che in tempo di inverno li rende isolati". 91

Via Roma (lato orientale). Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.


Nella seconda metà del secolo il tracciato della ferrovia, dopo l’unificazione dell'Italia, intersecò quasi perpendicolarmente questo asse stradale definendo una zona urbana più centrale che assunse il nome di Borgo. Le aree a valle e a monte di quel tratto di strada che fu chiamata via del Commercio e in seguito via Roma, furono divise in lotti e destinate alla costruzione di residenze. Nei primi anni del Novecento si completarono gli ultimi fabbricati sulla strada con la realizzazione di quinte urbane costituite da palazzotti a due piani impreziositi da ampi portoni e decorazioni neoclassiche, esprimendo le ambizioni di una piccola borghesia cittadina che cercò nelle nuove costruzioni un comfort maggiore e la rappresentazione del proprio ceto. Come di solito accade fu tralasciato il problema delle attrezzature pubbliche che erano state localizzate in quel grosso contenitore che fu l'ex Convento di San Domenico, ceduto all'Amministrazione Comunale nel 1813, dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi. Diventò sede municipale e decurionale, poi sede di Pretura e di Conciliazione, di pubbliche commissioni e ufficio del Registro. Furono poi alloggiati i Carabinieri e le prigioni, le scuole pubbliche di ogni grado e persino una pubblica biblioteca. Fino alla fine dell'Ottocento il contenitore funzionò, anche per la sua centralità rispetto all'antica città. Poi l'espansione urbana e i crescenti bisogni della cittadinanza determinarono nuove esigenze alle quali l'amministrazione comunale faticosamente rispose. Intanto, nel 1868, veniva inaugurata la ferrovia, il tronco Bari-Taranto, consegnando alla città una infrastruttura determinante per lo sviluppo futuro. Per servire l'abitato di Castellaneta il tracciato ferroviario si allungava su una ampia ansa e attraversava territori orograficamente impervi come le gravine. Venendo da Gioia fu necessario costruire il ponte della Renella, a cinque arcate, la galleria di san Rocco, lunga 164 metri, e dopo la stazione, la galleria di Santa Caterina, lunga 400 metri. Il posto di blocco e la fermata passeggeri erano previsti in località Stazione Vecchia, con un collegamento di navetta effettuato da un omnibus trainato da cavalli. Ma le opere d'arte più consistenti e più grandiose furono i due ponti in ferro necessari ad attraversare le gravine, la cui progettazione fu affidata ad Alfredo Cottrau, un valente ingegnere napoletano, esperto di strutture metalliche. Il primo, detto di Santo Stefano, a tre campate, lungo 124 metri, e l'altro sulla

Ponte ferroviario di Santo Stefano sulla omonima gravina, realizzato in epoca fascista. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

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gravina grande, che portava in territorio di Palagianello, a quattro campate, lungo 204 metri. Entrambi i ponti furono sostituiti, in epoca fascista, con equivalenti in muratura, di pregevole aspetto. Nel 1871 si inaugurô la fontana in quello slargo che si era determinato intorno alla Chiesa di San Michele e che era diventato una piazza grande, contornata di fabbricati eleganti, detta appunto piazza Fontana (ora Largo Umberto I). Un’accorta disposizione progettuale aveva previsto la raccolta dell'acqua di supero in un sottoposto abbeveratoio per gli animali, prospettante l'attuale via Roma, nonchè l'accumulo per la riserva idrica nell’adiacente cisterna nuova. La sistemazione dello slargo ha subito numerosi ripensamenti e così anche la sistemazione della fontana che inizialmente era stata collocata nella parte alta della piazza e successivamente spostata più a valle. All'epoca della sua costruzione la fontana di Castellaneta, insieme a quella di Brindisi, Gallipoli e Taranto, era la più importante di Terra d'Otranto. Il nuovo edificio scolastico, invece, era un’esigenza sentita fin dal lontano 1885 quando l'Amministrazione chiese al tecnico comunale di "redigere un progetto d'arte per la costruzione dei locali delle scuole primarie comunali". Come si è detto tutte le scuole castellanetane erano state sistemate nei locali dell'ex convento di San Domenico, di proprietà comunale; locali di fortuna, insalubri e certamente non realizzati per attività didattiche. Il progetto fu realizzato con celerità ma prima la burocrazia, poi le infinite discussioni sulla tipologia e soprattutto sul suolo da scegliere, ne bloccarono la realizzazione. Solo al termine del primo conflitto mondiale il problema ritornò sul tappeto, essendo nel frattempo peggiorata la situazione logistica dei vecchi locali; si protrasse fino al 1930, in pieno regime fascista, quando fu realizzato un nuovo progetto dall'ingegnere Goffredo Messina. Appaltato e costruito con celerità, il nuovo e imponente edificio fu inaugurato il 28 ottobre 1933 ed intitolato a Rosa Maltoni-Mussolini. Nel 1959 fu soprelevato di un piano sacrificando la maggior parte degli elementi decorativi e soprattutto i tre timpani semicircolari che ne ingentilivano il prospetto principale. Anche la residenza municipale che era stata come al solito alloggiata nell'ex convento di San Domenico, trovò finalmente una sua razionale e moderna sistemazione nei nuovi locali costruiti in località Orto del Principe. Un'area che era stata di proprietà degli ultimi feudatari e sulla quale, sul finire dell'Ottocento era stato edificato il teatro Costa. Era una costruzione in legno, ampia, fornita di palchi e destinata soprattutto alle rappresentazioni liriche, ma non ebbe molta fortuna e fu demolita durante la prima guerra mondiale. Quel terreno diventò poi Parco della Rimembranza con un monumento ai Caduti per la Patria circondato da 128 pini, esattamente quanti erano i caduti sui campi di battaglia. Nel 1956 fu realizzata la costruzione del Municipio e qualche anno più tardi, cioè nei primi anni '60, tutta la piazza fu sistemata abbattendo i pini del vecchio Parco della Rimembranza, costruendo l'ampia scalinata di accesso alla stessa piazza, con muretti laterali in mosaico di pietra, pavimentando tutta l'area antistante e sistemando il nuovo Monumento ai Caduti, opera dello scultore Sergio Sportelli. In quegli stessi anni fu sistemata e ampliata via Roma in corrispondenza della cosiddetta passeggiata Valentino con la costruzione del Belvedere e l'aggiunta, al termine della passeggiata del monumento a Rodolfo Valentino, opera di Luigi Gheno su progetto dell'architetto Cantore. (*) Il testo è tratto da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

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4.2.2 Il paesaggio costiero (*) L'odierna realtà turistica di Castellaneta Marina nasce negli anni dalla lottizzazione del "Bosco della Marina", cosi come era denominata l'attuale zona balneare sin dall'Ottocento. Originariamente, la fascia boscosa era paludosa e difficilmente accessibile; nel 1959 al geom. Nicola Giannico da Taranto il compito per la predisposizione di un Piano di Lottizzazione della pineta comunale di Castellaneta, denominata "Bosco Pineto". Già nel 1957 l'Amministrazione comunale aveva avviato un massiccio programma di bonifica del territorio, istituendo appositi cantieri di lavoro19 con l'occupazione di lavoratori "giornalieri". I lavori iniziali interessarono la costruzione delle due strade principali che riguardavano quelle di uso collettivo, e cioè l’una che portava alla costruenda Colonia permanente marina della Croce Rossa Italiana, destinata con i suoi 150 posti letto ad ospitare bambini, e l'altra con doppia pista fiancheggiante la fascia costiera a servire il mare.

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Litorale di Castellaneta marina. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

Nel primo stralcio del P.d.L. di Castellaneta Marina, vengono utilizzati i terreni di proprietà comunale, della estensione di 300 ha. circa, aventi la forma di un quadrilatero compreso tra la fascia demaniale costiera a sud, la pineta dell'azienda "Casa della Principessa" ad est, l'azienda "Cicciariello" di proprietà dell'E.N.A.O.L.I. (ente morale) a nord e la pineta "Giovinazzi" ad ovest. Nel piano l'intera zona viene divisa in 41 lotti, utilizzando una superficie cornplessiva di 163.641 mq, collegata con la statale Taranto-Reggio Calabria e con la ferrovia fiancheggiante la fascia costiera. La lottizzazione tiene conto delle ondulazioni dunali del terreno, elimina del tutto i movimenti di terra in modo che le costruzioni non deturpino o distruggano l'ambiente silvano, consistente quasi 19 Arch. Storico Comune di Castellaneta –Busta 35 (sottoserie 1954 – 1959) Cantiere di lavoro n. 036799/L e segg.: "Sistemazione della strada per la Colonia Marina" – CAT. X – "Lavori Pubblici" – Cl. 1^ – fasc. 209/sott. 8.


esclusivamente in vegetazione di pini d'Aleppo di alto e medio fusto. Le costruzioni dei manufatti devono avvenire esclusivamente in spazi liberi senza taglio di alberi. L'iniziale vendita dei lotti avviene in modo "sui generis" con la cessione degli stessi a prezzi bassissimi, pur di invogliare gli abitanti di Castellaneta ed i forestieri ad investire in un territorio ancora embrionalmente in fase di progettazione. Unico vincolo per l'acquirente dei lotti la costruzione dell'immobile entro due anni dall'acquisto del terreno, pena la riacquisizione dello stesso alla proprietà comunale. Inoltre, l'abbattimento dei pini d'Aleppo doveva essere ridotto al minimo essenziale per conservare intatto l'ambiente naturalistico-paesaggistico, che da sempre aveva caratterizzato la zona nonostante i numerosi incendi sviluppatisi o appiccati nel tempo, ovvero sin dal lontano 1888, ma sia 1'Amministrazione comunale sia lo Stato avevano sempre proceduto al relativo rimboschimento delle zone distrutte dal fuoco.

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Castellaneta marina: la duna. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

Mancando un progetto urbanistico razionale, la voglia di realizzare un polo turistico ha fatto si che, pur venendo rispettato il vincolo naturalistico-paesaggistico, la rete stradale ancor oggi risente dell'assenza di un'urbanizzazione razionale corretta. Infatti, le strade sono strette e hanno la forma di un dedalo disordinato mentre, guardando dall'alto, l'unica nota positiva è data dalle macchie (le villette) che si notano immerse nel verde dei pini d'Aleppo, ognuna diversa dall'altra secondo la grandezza e la caratteristica dei lotti dove sono state costruite: unifamiliari, bifamiliari o quadrifamiliari; tutte con giardini annessi. La prima vera razionalizzazione di Castellaneta Marina è dovuta ad un serio progetto urbanistico, redatto dall'ing. Pietro Catalano20 ed adottato dal Consiglio comunale con atto n. 6 del 3.9.1964. Nella relazione dell'ing. Catalano si legge testualmente che "...per quanto riguarda la rete viaria al di fuori dell'abitato, si prevede la sistemazione delle seguenti strade:...a) completamento ed allargamento, ove necessario, del collegamento con il mare (quartiere residenziale nel bosco "Il Pineto") ...omissis21" ed ancora "...nel territorio di Castellaneta si è dato rilievo alle zone turistiche residenziali che sono state individuate: l'una al mare nel bosco "Il Pineto" di proprietà comunale di 20 21

Arch. Storico Comune di Castellaneta –Busta 69 (sottoserie 1960 – 1969) – CAT. X –"Lavori Pubblici" Cl. 9^ – fasc. 469/sott. 2. Arch. Storico Comune di Castellaneta – (Ibidem) – sott. 6; pag. 13 – Relazione P.R.G.


cui già è in corso una prima valorizzazione a cura del Comune stesso....22". Queste le indicazioni di massima che dicono di una valorizzazione già in atto della zona balneare da parte dell’Amministrazione. La pianificazione fu poi affidata agli arch. Michele Giannico e Alberto Marsella da Taranto, i quali per conto della Società Incremento Attrezzature Turistiche Alberghiere (la S.I.S.A.T.A.) e nell'interesse del Comune di Castellaneta procedettero alla redazione del piano. In dettaglio l'arch. Marsella riferisce che la zona, dalla riva del mare, per tutta l'estensione presenta dislivelli dai 2 ai 10 metri sul livello del mare, con un terreno sabbioso e dello spessore di 3-4 metri, poggiante su banco di argilla. La conformazione geologica del terreno presenta falde acquifere superficiali, sufficienti per l'approvvigionamento idrico agricolo ed urbanistico. Quindi, tenendo presente tutte le caratteristiche variabili per ogni lotto23, determina la superficie di un lotto da un minimo di 2.330 mq. ad un massimo di 6.000 mq., la cui costruzione dell'immobile da realizzare non deve superare 1/10 dell'intera superficie.

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Chiesa Stella Maris. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008

Nel piano di zonizzazione il territorio viene diviso in quattro zone: Zone residenziali, destinate alla costruzione di edifici privati, la cui realizzazione consentita è massimo il piano superiore. Ogni lotto è servito di una strada di lottizzazione. Zone a verde: anche se da conservarsi totalmente a verde, sono previste alcune zone dove, per il bosco a disposizione di tutti, è vietata qualsiasi costruzione anche se di interesse collettivo. Zone per attrezzature pubbliche: spazi destinati alla costruzione per necessità primarie a servizio delle zone residenziali stesse, nonchè per attrezzature turistiche quali alberghi, bar, ristoranti, stabilimenti balneari, negozi, campi da giuoco, chiese etc. Zone per impianti collettivi: terreni destinati ad ospitare fabbricati privati ma di interesse collettivo. Quindi possono trovare posto alcune costruzioni di cui al precedente 22 23

Arch. Storico Comune di Castellaneta – (Ibidem) – pag. 19 – (Ibidem) Per l'alienazione del terreno attrezzato prezzo da pagare viene stimato in £ 72 al mq.


punto nonchè di colonie marine per bambini, case per ferie, alberghi, campeggi, ristoranti, attrezzature balneari etc.

Complesso Ticho’s hotel. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008

Lo sviluppo economico ed urbanistico di Castellaneta Marina comincia anche e soprattutto con l'incremento della popolazione residente che lavorano presso vicino stabilimento dell'Italsider di Taranto, la scelgono infatti come sede per la residenza delle loro famiglie. Molti di questi lavoratori investono nell'acquisto dei lotti per costruirvi ville anche di una certa consistenza. Sorgono cosi numerose ville unifamiliari, bifamiliari e quadrifamiliari. Contemporaneamente, vengono realizzati i primi stabilimenti balneari e complessi turistici che ospitano villeggianti balneari, che raggiungono nella stagione estiva una media giornaliera di 50 mila presenze con una punta massima di 65 mila grazie ai pendolari del turismo “mordi e fuggi”. Castellaneta Marina oggi conta 3.000 ville e 150.000 mq di superficie stradale e calpestabile. La fascia costiera di 10 Km è denominata Bosco Pineto per la presenza dei numerosi pini d'Aleppo e della macchia mediterranea rigogliosa ed in ottimo stato vegetativo. Tra le attrezzature turistico alberghiere: Hotel Villa Giusy; Ticho's Hotel; Jonio Vacanze (alloggi distribuiti in 70 appartamenti in Nidiata, Sole, Faro e Villini); Jonico Hotel; Nicotel Pineto; Lido Valentino.; Tra gli stabilimenti balneari: Albatros club; Trocadero; Conchiglia; Capannina; Lisea; Paradiso; L'Ancora;

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La Barchetta; Sporting Club; Marea; El Patio; La Vela; Il Valentino; Il Panda. In zona centrale sorge una piastra ed un centro commerciale dove insistono servizi di ristorazione di varie tipologie.

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Litorale (lido il Patio e lido Marea). Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008

Discorso a parte merita l'ex "Casa della Principessa", situata ad est del Bosco Marina. Questa zona e stata sempre appetibile dagli imprenditori, tra cui il regista cinematografico Carlo Ponti, marito di Sofia Loren, il quale aveva nel suo progetto ambizioso la costruzione di un ippodromo, sale cinematografiche, alberghi e residence. Questo progetto scatenò la presa di posizione degli ambientalisti e fu stranamente osteggiato dagli amministratori locali dell'epoca. Così, dopo qualche anno, il famoso regista vendette tutto e migrò per altri lidi. Soltanto agli inizi degli anni '90 furono rilasciate le dovute autorizzazioni per un progetto meno faraonico ma non per questo meno ambizioso con le sue 790 stanze per potenziali 2.800 posti letto, realizzato dal gruppo societario Putignano "Nuova Concordia" grazie ad un piano progettuale che prevedeva investimenti per complessivi 495 miliardi di lire. Il complesso edilizio e denominato “Nova Yardinia” ed è composto da quattro strutture alberghiere, di cui due hotels a 5 stelle ("Kalidria & Thalasso SPA" e "Alborea Ecolodge Suites") e due villaggi a 4 stelle (il "Valentino Hotel Village" e "Calane Hotel Village"). Tutte queste ricezioni alberghiere sono dotate di proprie piscine, ristoranti e impianti sportivi. Il "Nova Yardinia" era dotato anche di due strutture di intrattenimento oramai dismesse: "Felisia", entertainment center, dislocate


all'ingresso del complesso "Yardinia", in cui insiste l'unico IMAX theatre d'Italia della grandezza di 800 mq. unitamente alle discoteche "Cromie" ed "Estasia" con punti di ristoro, bar, gelateria e pizzeria; e "Felifonte", distante 6 Km, che si estende su una superficie di 50 ettari con un parco divertimenti a tema. Nel versante ovest della zona balneare sorge la "Città del Catalano Residence", situata in una radura (Giovinazzo-Perronello) inserita in uno dei più grandi litorali sabbiosi d'Italia tra la costa di Taranto e quella di Metaponto. Il progetto del complesso urbanistico è opera dell’arch. Aldo Rossi ed ha al suo interno villette con appartamenti multiproprietà, un centro commerciale, ristorante, piscine, attrezzature e strutture per lo sport ed il tempo libero. Del progetto fa parte anche un albergo di circa 200 camere per una ricezione di 300 posti letto.

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Città del Catalano Residence. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008

Ancora più a ovest sorge Riva dei Tessali, villaggio residenziale privato immerso nella pineta, con hotel, piscina, ristoranti e impianti sportivi. Progettato dall'architetto milanese Paolo Caccia Dominioni, si affaccia su una spiaggia bianchissima privata. Complesso famoso a livello internazionale per il suo campo da golf a diciotto buche. Sempre a ovest il Villaggio Borgo Pineto, con villette private, centro commerciale, ristorante, attrezzature per il tempo libero e spiaggia privata. Se andiamo indietro nel tempo, e precisamente verso la fine del 1800, dagli atti esistenti presso


1'Archivio Storico del Comune di Castellaneta24 si nota che anche allora il "Bosco della Marina"25 era tenuto in grande considerazione dalle varie Amministrazioni comunali dell'epoca in quanto veniva sfruttato con contratti di pascolo, di resinazione degli alberi (i pini d'Aleppo), sfruttamento del rosmarino, vendita della corteccia dei pini e legna ai carbonai, specialmente degli arbusti colpiti da incendi anche di carattere doloso.

Complesso Riva dei Tessali: campo da golf. Immagine tratta da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008

Particolarmente importante è il lungo contenzioso, intrapreso nel 1893 dall'Amministrazione comunale con la Regia Sotto Prefettura di Taranto, la quale sollecitava la vendita "...ai pubblici incanti, in base al prezzo di perizia ammontante a £ 6.362,00, gli alberi dei Capistrada26 del Bosco Marina, trovandosi in corso una quotizzazione del suolo ...". L'Amministrazione cercò in tutti i modi di non eseguire l'ordinanza prefettizia, datata 10 luglio 1893, adottando numerosi atti di consiglio comunale27, a partire dal 1894, motivando la negazione della quotizzazione, ai 94 aventi diritto, con le cattive condizioni di viabilità dal capoluogo al Bosco della Marina, l'aria malsana della zona, la mancanza di materiali per la costruzione dei ricoveri, la natura del terreno, le spese di quotizzazione, peggioramento delle condizioni igieniche di Castellaneta e l'influenza sulle finanze comunali. Questo contenzioso28, intrapreso all'epoca, ci consente di ricavare utili elementi sulle condizioni di Il riordino e l'inventario e avvenuto ad opera della society CNI nell'ambito del progetto "Archivi storici in rete della provincia di Taranto", rientrante nell'accordo programma Quadro (APQ) in materia di beni e attività culturali per il territorio della Regione Puglia, Azione "Sistema degli Archivi" (2006 – 2007). 24

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Lo stesso era indicato anche come Demanio Marina. Gli alberi Capistrada definivano i confini ed erano posti ad entrambi i lati delle strade "mulattiere"; inoltre, fiancheggiavano l'intera mulattiera posti ad una determinata distanza l'uno dall'altro per dare ristoro ai cavalli ed ai viandanti, alla cui ombra si riparavano durante il loro cammino. 27 Confronta Estratto Consiglio Comunale n.111 del 25.6.1894. 28 E' particolarmente suggestivo pensare come il contenzioso che andremo ad esaminare segua di pochi mesi la firma di "Atti di in-canto per affitto pascolo Bosco comunale Marina, aggiudicato al sig. Vito Perrone (il sindaco, da sottolineare, era il Cav. Mauro Perrone... Una coincidenza? Noi desideriamo credere di si anche se in seguito torneremo ad approfondire appunto il presente argomento), garantito solidalmente dal signor Palatrasio Antonio per la somma annua di £ 612 (tale somma e esattamente quella che incassa il Comune) e per la durata di anni 5 dal di 9 26

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vita, sulla morfologia del terreno, sulle condizioni della vita nonchè sulla suddivisione del territorio comunale e dei confini, che va dal capoluogo alla zona balneare. Tutto ciò lo ricaviamo dall'apposita relazione, datata 30 maggio 1894, redatta, per conto della Sotto Prefettura di Taranto, da due professionisti leccesi, il prof. Achille Daniele e Francesco Buonerba con la quale i tecnici contestano tutte le osservazioni negative evidenziate dall'Amministrazione per non quotizzare il demanio della Marina e suggerendo anche le opportune soluzioni. Il tutto lo si può sintetizzare nel modo seguente: Cattive condizioni della viabilità E' pur vero che la viabilità lascia molto a desiderare sia per la distanza sia per la praticabilità ma non è una ragione sufficiente per negare la quotizzazione. Tanto vero che il Demanio Marina non differisce molto da altri demani messi a coltura: basti pensare al demanio "Orsanese", suddiviso in 342 quote, distante dall'abitato 18 chilometri; il demanio "Sterpine", 19 chilometri e Montecamplo, 16 chilometri, tanto quanto dista la Marina. Viene riconosciuto che, causa l'impraticabilità della strada, non si può accedere al Demanio senza passare per proprietà private, quali quelle di "Giovinazzo" e "Perrone". La strada mulattiera diventa impraticabile a 10 chilometri dal paese lì dove la discesa del "Gravaglione" è praticabile soltanto con cavalcature perchè le acque non indirizzate correttamente rendono pericoloso l'attraversamento. Dopo aver costeggiato il "pascone" in lungo, la strada lo attraversa salendo su una collina e costeggiando la masseria Fontana-Palumbo dei signori Perrone, quindi il pantano denominato "Menasciuto" per poi giungere al demanio29. Per la soluzione dell'accesso viene proposto: a) il rintracciamento per intero dell'antica strada; b) ricostruzione del ponte del Re30". Il tutto nell'interesse del Comune al fine di evitare che i privati, col passare del tempo, accampino diritti acquisiti e che l'accesso ad un suolo comunale non dipenda dalla compiacenza di privati. Aria malsana Anche l'infezione palustre della zona non sembra una gravissima ragione come impedimento alla quotizzazione del demanio perché moltissime zone funestate dalla malaria sono messe a coltura. Se così non fosse, quasi tutta la parte litoranea d'Italia, influenzata dalla malaria, dovrebbe essere incolta. Ragione per cui l'alimentazione sana nel contadino, l'igiene più accurata e il ritorno all'abitato alla sera supera questo inconveniente che non deve impedire la coltura di una regione. Se fosse veramente così tragica la situazione come si spiegherebbero le tenute di Giancipoli, Giovinazzo, Perrone e della Regina di Spagna, vicinissime al Demanio Marina? Dette tenute, infatti, sono coltivate malgrado l'insalubrità dell'aria. Mancanza di materiali per costruire ricoveri E' vero che nel raggio di molti chilometri dal Demanio non esiste una cava di materiali ne una fabbrica di laterizi ma i ricoveri possono essere costruiti. Infatti, nella pineta del sig. Giovinazzo dimorano da molti mesi molti carbonai che hanno costruito ricoveri per le loro famiglie con rami di pino per ossatura e zolle di terreno per rivestimento. Ne si può dire che manchi il legname per costruire simili ricoveri dal momento che il Bosco del Demanio ne ha in abbondanza. Quindi, i contadini di Castellaneta possono vivere sotto il legname. Natura del terreno Il terreno è formato di sabbia silicea oltre che di humus in superficie, mentre manca l'elemento argilloso, per cui la terra "sciolta e permeabile" è facilmente lavorabile con gli arnesi rurali. Vi prosperano il pino d'Aleppo, il mirto, il lentisco ed il muschio. A poca distanza dai Capistrada, nel bosco Girifalco di proprietà della Regina di Spagna, nonchè lateralmente alla ferrovia sul percorso Ginosa-Taranto vi è l'esistenza di una vite spontanea, il cui frutto viene mangiato dai mandriani. Il terreno non è ottimo ma si potrebbe comunque tentare la coltura di oliveti, che insistono abbondanti non poco distanti, come pure impiantarvi vigne là dove maggio 1892 etc.....–Arch. Storico Comune di Castellaneta – Busta 4 (sottoserie 1888-1896) – "Proprietà comunali etc. – Fitti passivi, appalti e contratti diversi" – CAT. 3 – fasc. 70 – sez. 5 – sott. 1742 -1901

29 Arch. Storico Comune di Castellaneta –Busta 16 "Quotizzazione e Demanio – Usi Civici – Censi e canoni" – Cat. V – Finanze – Cl. 1 – fascc.209/210 – sott. 9 30 I due tecnici ricordano che anticamente esisteva il ponte del Re (l'odierno ponte che da Palagianello porta al di là del Pascone, di proprietà del Comune di Castellaneta) e che la strada, che portava dal pascone alla proprietà dei Perrone, era scomparsa forse perchè usurpata (Relazione sulla convenienza di quotizzare i Capistrada del demanio Marina in Castellaneta). In realtà ancor oggi il pascone un tutt'uno con la masseria Perrone, ormai abbandonata ed in stato di avanzato decadimento.

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sono rigogliose quelle che crescono silvestri. Al di là di tutto, oltre la linea di confine verso est31, nella proprietà del Duca de' Mari32, vi è un piccolo e significativo esempio di coltura fatto dal guardiano del bosco perchè, se non fosse stata soddisfacente, avrebbe di certo abbandonato la coltura da tempo.

Sin qui la relazione dei tecnici leccesi, nominati dalla Sotto Prefettura di Taranto, che fu attentamente valutata dal Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio sul ricorso, presentato dal sindaco cav. Mauro Perrone, per ottenere l'annullamento della ordinanza prefettizia. La decisione del Ministro la si apprende da una nota prefettizia del 18 novembre 1897, che comunica il rigetto del ricorso sollecitando di procedere senza alcun altro indugio alla quotizzazione, suggerendo anche di "... istituire apposito capitolo in bilancio, mediante storni, per un importo di £ 1.000 in entrata, in aumento, per la sovraimposta ai tributi diretti da riscuotersi con ruoli speciali, come si è fatto per Grottaglie". Concludendo, dalla relazione si apprende che l'intero territorio comunale era interessato dalla malaria (ma questo era un male comune per tutte le zone litoranee d'Italia); i contadini erano costretti a lunghe maratone notturne sia per recarsi al lavoro che per farvi ritorno a casa; le mulattiere non erano tutte praticabili con traino, ma per attraversare determinate zone per giungere alla marina od accedere a proprietà private quali quelle di Giovinazzo, Perrone, Giancipoli ed altre bisognava guadare alcuni percorsi, tra i quali il pascone, soltanto a dorso di cavalcature; la natura del terreno del "Bosco della Marina" nonchè i suoi confini non differiscono molto dalle caratteristiche odierne: il terreno è prettamente sabbioso specie quando si va verso il mare, allontanandosi invece affiora l'humus, che oggi consente variegate coltivazioni tra le quali, uliveti, viti, aranci e verdure; i confini ora sono ad est il nuovo complesso "Nova Yardinia" del gruppo "Nuova Concordia" (prima possedimento del Duca de' Mari), a nord c’è sempre l'azienda "Cicciariello", exzuccherificio da anni ormai dismesso, di proprietà ex-E.N.A.O.L.I., ad ovest con la “Città del Catalano Residence”, mentre l’ex-fortezza Girifalco della defunta Regina di Spagna oggi è un modernissimo agriturismo. II territorio a metà strada trin Castellaneta Marina e Castellaneta, ovvero quella del "pascone" è rimasta sempre tale. L’acqua vi affiora sempre ed è un terreno pressocchè abbandonato privo di qualsiasi coltivazione, tenuto conto che la masseria di proprietà Perrone, ad esso confinante, e disabitata perchè decadente.

(*) Il testo è tratto da “Castellaneta città del mito. Centro storico Territorio Tradizioni”, a cura di Aurelio Miccoli, Mario Congedo editore. Bari, luglio 2008.

31 32

Questa proprietà è parte dell'ex "Casa della Principessa" II casato De' Mari è stato per numerosi secoli uno dei principali della città di Castellaneta

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5 LO STATO GIURIDICO E LA PROGRAMMAZIONE URBANISTICA IN ATTO 5.1 Il programma di fabbricazione e le sue varianti Lo strumento urbanistico generale vigente nel Comune di Castellaneta è il Programma di Fabbricazione adottato con Delibere del C.C. n.80/20.11.1969 e n.70/20.11.1971, ed approvato con DPGR n.1087/22.06.1973. Il PdF, proporzionato al 1980, con le modifiche introdotte in sede di approvazione, per il centro abitato, prevedeva: a. zone di edilizia residenziale, b. zone produttive, c zone di uso pubblico, oltre alle attrezzature (urbanizzazioni secondarie) esistenti e previste. Le Norme di Attuazione ed il Regolamento Edilizio vennero integrati con delibere C.C. n.894/10.12.1973 e n.2/25.2.1974, approvati con DPRG n.1294/11.05.1974 e n.2407/27.07.1977. Una Variante al PdF venne adottata con delibera C.C.n.82/16.10.1976 ed approvata con DPRG n.4253/27.06.1977. Questa Variante consisteva nella previsione, rispetto alla zonizzazione del centro abitato, di due nuove zone: una residenziale(ampliamento della zona a4), destinata ad edilizia residenziale economica e popolare, l’altra produttiva (zona b2.bis), destinata ad insediamenti produttivi ai sensi dell’art.27 della legge 865/1971. Con riferimento al centro abitato, altre varianti puntuali sono state formate nel corso dei circa vent’anni di vigilanza del PdF, su puntuali localizzazioni (Ospedale, PEEP, PIP, FFSS, piscina coperta, ecc.). Tra queste va richiamata la Variante al PdF per gli insediamenti produttivi adottata con deliberazione del CC n.121 del 18.07.1994, conseguente all’esaurimento delle aree del PIP previgente così come modificato dalla relativa Variante adottata con deliberazione CC n.73 del 10.05.1994 con la quale lo stesso PIP vigente venne configurato con accorpamento di lotti per l’insediamento del Gruppo Tessile Miroglio spa. Con riferimento alla fascia costiera, la “Variante al Programma di Fabbricazione e Regolamento Edilizio per la fascia costiera con lo studio particolareggiato del comprensorio Bosco Pineto di proprietà comunale” venne adottata con delibera n.107/01.04.1980 ed approvata con DGR n.4659/30.05.1980. Come ulteriore “variante” va considerata la Deliberazione n.7171 del 29.07.1988 della Giunta Regionale che approvò il progetto ANAS di ammodernamento della strada statale 106 “Jonica”. 5.1.1. La zonizzazione del Programma di Fabbricazione La zonizzazione del PdF, per il centro abitato, si articola in zone che sono state denominate in modo non corrispondente alle definizioni del DIM 1444/68; esse sono: Zona “a1”, “residenziale di carattere storico o di particolare interesse ambientale”, estesa per complessivi 11 ettari circa, corrispondente al centro storico a sud-est dell’abitato e, quindi, corrispondente sia allora che attualmente, alla zona omogenea A del DIM 1444/68; Zona “a2”, “residenziale esistente”, estesa per 40 ettari circa, corrispondente alle aree edificate; conseguentemente, sia allora che attualmente, corrisponde alla zona omogenea B del DIM 1444/68 ; Zona “a3”, “residenziale di completamento e di ristrutturazione urbanistica”, estesa per complessivi 13 ettari circa, corrispondente alle aree allora parzialmente edificate; conseguentemente, corrisponde per allora alla zona omogenea C;

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Zona “a4”, “residenziale di espansione”, estesa per 33 ettari circa, corrispondente alle aree allora destinate a nuovi insediamenti; conseguentemente, corrisponde per allora alla zona omogenea C; Zona “a4-bis”, “residenziale di espansione per edilizia economica”, estesa per 10,03+5,16 ettari circa, corrispondente alle aree per il piano di zona ex lege 167/1962; conseguentemente, corrisponde per allora alla zona omogenea C; Zona “b.1.1”, “zona produttiva vincolata per attività primarie di tipo A”, corrisponde alle aree agricole sottoposte a tutela paesaggistica, per cui corrisponde alla zona omogenea E del DIM 1444/68; Zona “b.1.2”, “zona produttiva per attività primarie di tipo A oppure B”, corrispondente alle aree destinate alle normali attività agricole, per cui corrisponde alla zona omogenea e del DIM 1444/68; Zona “b2”, “zona produttiva per attività secondarie”, estesa per 10+12 ettari circa, corrisponde alle aree destinate alle attività industriali-artigianali e, quindi, alla zona omogenea D del DIM 1444/68; Zona “b3”, “zona produttiva per attività terziarie”, estesa per 4 ettari circa, corrisponde alle aree destinate agli insediamenti terziari e, quindi, alla zona omogenea D del DIM 1444/68; Zone “c1”, “aree destinate alla viabilità ed ai rispetti stradali”, di uso pubblico e, quindi, secondo il DIM 1444/68 di urbanizzazione primaria; Zona “c2”, “aree cimiteriali”, per circa 6,5 ettari, secondo il DIM 1444/68 corrispondenti alla zona omogenea F; Zona “c3”, “aree a verde pubblico”, corrispondenti alle aree di uso pubblico destinate a verde attrezzato, della superficie di 26,5+11,5 ettari circa, corrispondenti secondo il DIM 1444/68 a urbanizzazioni secondarie e/o a zona omogenea F; Aree destinate a sede e servizi ferroviari. La zonizzazione del PdF, per la fascia costiera, si articola in zone che sono state denominate in modo non corrispondente alle definizioni del DIM 1444/68; esse impegnano circa 1.572 ettari nel complesso e si distinguono in : “zona costiera di tipo A”, corrisponde agli arenili e totalizza una superficie complessiva media di circa 43,5 ettari; “zona costiera di tipo B”, corrisponde alle aree comprese tra l’arenile e o la ferrovia o la strada lungomare, ed ha una superficie complessiva di 56,5 ettari circa; “zona a verde di riserva naturale”, corrisponde alle aree boscate vincolate con tale destinazione; secondo il DIM 1444/68 rientra nella zona omogenea E; complessivamente ha una superficie pari a 653 ettari circa di cui 567,5 attualmente coperti da bosco; “zona a verde attrezzato”, corrisponde ad aree non boscate e boscate ove sono consentite compatibili attrezzature sportito-ricreative; secondo il DIM 1444/68 rientra nella zona omogenea F; complessivamente a una superficie di 196,5 ettari circa di cui 105 attualmente coperti da bosco; “zona residenziale esistente”, corrispondente agli insediamenti di Bosco Pineto, Borgo Pineto e di Riva dei tessali e, pertanto, secondo il DIM 1444/68, alla zona omogenea B; complessivamente ha una superficie di 389 ettari circa, di cui 332,5 attualmente boscati; “zona residenziale di progetto”, corrisponde alle aree destinate a nuovi insediamenti residenziali-turistici e, pertanto, secondo il DIM 1444/68, alla zona omogenea C; complessivamente ha una superficie di 234 ettari circa di cui 141 attualmente coperti da bosco;

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“zona agricola”, corrisponde alle aree destinate alle attività agricole comprese tra la pineta e la strada statale Jonica e, pertanto, secondo il DIM 1444/68, alla zona omogenea E. 5.1.2. Lo stato di attuazione del Programma di Fabbricazione E’ stata adottata una variante al PdF, sopra già citata, relativa al nuovo insediamento PIP/D2 per le attività produttive di tipo artigianale e industriale, risultando praticamente esaurito il PIP vigente in conseguenza dell’insediamento del Gruppo Miroglio Tessile. La Variante/PIP del PdF, sostanzialmente inattuata se non per la realizzazione delle urbanizzazioni secondarie, impegna un’area di circa 30 ettari ed è posta a nord-est del centro abitato, in fregio alla strada statale n.7, a poca distanza dal confine comunale verso Laterza, nella zona denominata “Masseria Del Vecchio”. Strumentazione esecutiva pubblica Oltre ai già citati specifici progetti di iniziativa pubblica comportanti puntuali varianti dello strumento generale, risulta rilevante considerare i seguenti principali piani urbanistici esecutivi: Piano di zona PEEP/167: formato originariamente nel 1974 (Del.C.C. n.83/30.12.74) e più volte ampliato (prima nel 1976, con Del.C.C. n.30/06.03.76, n.83/16.10.76, poi nel 1979 con Del.C.C. n.40/18.04.79), il Piano di Zona per l’edilizia residenziale pubblica, nella sua vigente versione, che impegna la maglia “a.4.4” del PdF, è stato variato, ai sensi dell’ultimo comma dell’art.8 della legge 167/1962, con deliberazione del Commissario Straordinario n.267/15.11.90. Esso è da ritenersi sostanzialmente esaurito. Piano per insediamenti produttivi (PIP): formato negli anni 1977-1978 e definitivamente approvato nel 1979 con deliberazione della G.R. n.7701/10.12.1979, il PIP vigente in contrada “Trappeto S. Croce” originariamente prevedeva 72 lotti impegnando una superficie complessiva di 11,7 ettari; è stato variato per adeguamenti, nel 1981, al tracciato dell’acquedotto del Pertusillo e, nel 1994, sia al tracciato della ferrovia Bari-Taranto, sia alla assegnazione al Gruppo Miroglio Tessile; la sua capacità insediativa è, attualmente, da ritenersi formalmente esaurita. Piano di recupero del centro storico: adottato nel 1992, approvato con deliberazione consiliare n.171 del 10.10.1992 e successivamente trasmesso alla Regione per il vincolante parere del CUR, il piano di recupero del centro storico suddivide l’area di intervento in sei comparti considerati omogenei per specificità storiche e tipologiche e, definita come unità minima di intervento la particella catastale, precisa i tipi di trasformazione consentiti per ciascuna di esse. Prevede il recupero di circa 311 alloggi per circa 1.244 vani e specifica i dieci interventi funzionali alla riqualificazione ambientale degli spazi pubblici. Le valutazioni finanziarie relative comportano un impegno di 2,58 miliardi di lire per acquisizione di aree ed edifici, e di 26,21 miliardi di lire per interventi di sistemazione, restauri, adeguamenti, lavori vari. Discarica controllata: con provvedimento n.1305 del 12.09.1991 la Giunta Provinciale ha approvato la realizzazione del progetto discarica controllata di prima categoria, in contrada “Olivetello-Specchia”, che era già stato approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione n.26 del 25.01.1991. La discarica, estesa per circa 2,73 ettari, ha una capacità di 127.597 tonnellate, pari a 182.281 mc circa di rifiuti solidi urbani, e copre le esigenze del Comune per una durata di 11 anni. Strumentazione esecutiva privata Le aree di espansione residenziale previste dal programma di fabbricazione sono state tutte sottoposte a lottizzazione, sia nel centro abitato che nella fascia costiera, mediante i seguenti piani: Centro abitato: - Lottizzazione a sud di via S. Francesco, in maglia a.4.3 (parte), di proprietà eredi palazzo e Pignatelli; attuata dal 1983;

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-

Lottizzazione a ovest di via Mater Christi, in maglia a.4.1 (parte), di proprietà di Speziale, Di Pippa, Drago, Caputo, Fortunato, Colizzi, Carignano, e altri; attuata dal 1984; - Lottizzazione a nord-ovest di via S. Francesco, in maglia a.4.2 (parte), di proprietà Frisini, Pavone, Prenna, Benedetti, Fanelli; datata al 1985; - Lottizzazione a nord-est di via S. Francesco, in maglia a.4.2 (completamento), di proprietà Di Turo, Giandomenico; attuata dal 1985; - Lottizzazione a sud di via Delle Spinelle, in maglia a.3.2, di proprietà Palazzo, Ripa, Schinaia; datata dal 1977; - Lottizzazione a cavallo di S. Francesco, nelle maglie a.3.3 e a.4.3 (completamento), di proprietà Surico, Napoletano, Signorile, Salinari; attuata dal 1974; - Lottizzazione ad est della strada statalen.7 per Taranto, nella maglia a.3.1, di proprietà Converso; datata al 1978; - Lottizzazione a sud di via Spinelle ed a ovest della strada statale n.7 per Taranto, nella maglia a.4.1 (completamento), di proprietà Cassano; attuata dal 1983. Fascia costiera: - Insediamento comunale di Borgo Pineto, ha una superficie complessiva di circa 250 ettari; - Lottizzazione Riva dei Tessali, posta sul confine comunale con il territorio di Ginosa, della superficie complessiva di 170 ettari circa; - Lottizzazione Peronello-Catalano, posta sul limite della fascia costiera ad est di Riva dei tessali, verso la strada statale, della superficie territoriale di 101,5 ettari circa; - Lottizzazione Concordia, posta sul limite ovest della fascia costiera a confine con il fiume Lato, della superficie territoriale di circa 12,5+95,5 ettari. 5.1.3. Le superfici tipizzate dal PdF Centro abitato- programma di fabbricazione: superfici tipizzate Zona a1.01

superficie (mq) 104.788

Zona a2.01 Zona a2.02 Zona a2.03 Zona a2.04 Zona a2.05 Zona a2.06 Zona a2.07 Zona a2.08 Zona a2.09 Zona a2.10 Zona a2.11 Zona a2.12 Zona a2.13 Zona a2.14 Totale

52.311 17.437 21.606 111.209 43.902 26.276 15.722 8.937 15.959 15.233 10.708 116.282 10.680 1.940 468.202

Zona a3.01 Zona a3.02 Zona a3.03 Totale

25.899 68.120 26.742 120.761

Zona a4.01 Zona a4.02 Zona a4.03 Totale

52.914 148.140 116.501 317.555

106


Zona a4-bis.01

112.004

Zona b2.01 89.526 Zona b2.02 123.406 Totale 212.932 Zona b3.01 11.884 Zona b3.02 22.789 Totale 34.673 Zona c2.01

92.921

Zona c3.01 Zona c3.02 Zona c3.03 Zona c3.04 Totale

5.585 15.716 21.427 77.123 119.851

Fascia costiera: - programma di fabbricazione: superfici tipizzate superficie (mq) 396.480

zona “a”.01 zona “b”.01 zona “b”.02 totale

270.964 267.690 538.654 pari a

totale

1.115.614 331.163 200.483 195.155 228.193 259.499 31.244 1.011.619 286.749 644.701 602.911 24.362 699.274 492.681 6.123.648

zona “residenziali esistenti”.01 zona “residenziali esistenti”.02 zona “residenziali esistenti”.03 zona “residenziali esistenti”.04 zona “residenziali esistenti”.05 zona “residenziali esistenti”.06 zona “residenziali esistenti”.07 zona “residenziali esistenti”.08 zona “residenziali esistenti”.09 zona “residenziali esistenti”.10 zona “residenziali esistenti”.11 zona “residenziali esistenti”.12 zona “residenziali esistenti”.13 totale

171.351 197.151 367.650 186.655 141.990 86.263 367.902 316.602 48.339 262.972 41.254 93.563 13.323 2.295.015

zona “verde attrezzato”.01 zona “verde attrezzato”.02

165.988 10.263

zona “riserva naturale”.01 zona “riserva naturale”.02 zona “riserva naturale”.03 zona “riserva naturale”.04 zona “riserva naturale”.05 zona “riserva naturale”.06 zona “riserva naturale”.07 zona “riserva naturale”.08 zona “riserva naturale”.09 zona “riserva naturale”.10 zona “riserva naturale”.11 zona “riserva naturale”.12 zona “riserva naturale”.13 zona “riserva naturale”.14

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zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona zona

“verde attrezzato”.03 “verde attrezzato”.04 “verde attrezzato”.05 “verde attrezzato”.06 “verde attrezzato”.07 “verde attrezzato”.08 “verde attrezzato”.09 “verde attrezzato”.10 “verde attrezzato”.11 “verde attrezzato”.12 “verde attrezzato”.13 “verde attrezzato”.14 “verde attrezzato”.15 “verde attrezzato”.16 “verde attrezzato”.17 “verde attrezzato”.18 “verde attrezzato”.19 “verde attrezzato”.20 “verde attrezzato”.21 “verde attrezzato”.22 “verde attrezzato”.23 “verde attrezzato”.24 “verde attrezzato”.25 “verde attrezzato”.26 “verde attrezzato”.27 “verde attrezzato”.28 “verde attrezzato”.29 “verde attrezzato”.30 totale

32.639 14.061 40.906 31.312 41.402 140.921 35.820 13.905 12.588 16.966 92.363 35.333 95.684 64.060 19.760 26.558 21.799 73.073 60.043 578.169 37.124 37.727 112.457 39.012 35.607 117.857 7.770 5.783 2.016.950

zona “residenz. di progetto”.01 zona “residenz. di progetto”.02 zona “residenz. di progetto”.03 zona “residenz. di progetto”.04 zona “residenz. di progetto”.05 zona “residenz. di progetto”.06 totale

504.637 476.083 230.810 940.021 122.558 6.128 2.280.237

5.1.4. Capacità insediative e dotazioni attuali Il settore residenziale del centro abitato Il Programma di Fabbricazione vigente ha capacità insediative residue, nel settore residenziale, stimabili pari, per ogni zona omogenea, a: Zona “a1”, “residenziale di carattere storico o di particolare interesse ambientale”. Corrisponde al centro storico che, nel PdF è denominata “zona a1”. Come già scritto, il piano esecutivo vigente ha valutato le possibilità di recupero residenziale in complessivi 1.244 vani. Zona “a2”, “residenziale esistente”. Corrisponde al costruito residenziale esistente al momento dell’adozione del PdF (zona a2, nel PdF). Dette superfici, come attestano i dati delle densità di popolazione residenti e l’analisi condotta attraverso il riporto delle aree sulla CTR 2006, sono da definirsi come zona omogenea B ai sensi del DIM 1444/1968. Le situazioni dei luoghi non consentono consistenti incrementi di popolazione residente. Zona “a3”, “residenziale di completamento e di ristrutturazione urbanistica”. Corrispondente alle aree allora parzialmente edificate, per allora alla zona omogenea C; per le maglie di zona a3, come attestato dall’analisi condotta attraverso il riporto delle aree sulla CTR 2006, lo stato dei luoghi non consente consistenti incrementi di popolazione residente. Zona “a4”, “residenziale di espansione”.

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Corrispondente alle aree allora parzialmente edificate, per allora alla zona omogenea C; per le maglie di zona a4, come attestato dall’analisi condotta attraverso il riporto delle aree sulla CTR 2006, lo stato dei luoghi non consente consistenti incrementi di popolazione residente. Zona “a4-bis”, “residenziale di espansione per edilizia economica”. Corrisponde alla zona di espansione per l’ERP; per le maglie di zona a4bis, come attestato dall’analisi condotta attraverso il riporto delle aree sulla CTR 2006, lo stato dei luoghi non consente consistenti incrementi di popolazione residente. In definitiva, pertanto, per il settore residenziale il vigente Programma di Fabbricazione ha una residuale minima capacità insediativa, dovuta sostanzialmente a possibili operazioni di sostituzione edilizia con minimi incrementi volumetrici (comunque poco significativi rispetto al dimensionamento complessivo del piano). Il settore residenziale della marina “zona residenziale esistente”, corrispondente agli insediamenti di Bosco Pineto, Borgo Pineto e di Riva dei tessali: le possibilità insediative previste dalla Variante del 1980 sono da considerarsi sostanzialmente esaurite. È pertanto valutabile che le operazioni di recupero, di mantenimento e di eventuale sostituzione edilizia, non comportino ulteriore apprezzabile capacità insediativa, aggiuntiva all’attuale. “zona residenziale di progetto”, corrisponde agli insediamenti turistico-residenziali di Catalano/Peronello e di Concordia: per essi le potenzialità insediative previste dalle lottizzazioni convenzionate in attuazione della Variante del 1980. Le previsioni urbanistiche sono in parte ancora da esplicarsi, per cui sono insediabili ulteriori volumetrie. Il settore produttivo Come già scritto il PIP vigente è da ritenersi sostanzialmente esaurito. La variante al PdF per la localizzazione del nuovo PIP avrebbe consentito la formazione di un piano per insediamenti produttivi su una superficie complessiva di circa 30 ettari che avrebbe soddisfatto (ove mai attuato) il fabbisogno complessivo per il settore produttivo. 5.1.5. Il settore infrastrutturale del centro abitato La dotazione attuale, esistente di urbanizzazioni secondarie e di attrezzature di interesse generale, nel centro abitato, è costituita da: 1. Urbanizzazioni secondarie (dati provvisori in fase di aggiornamento) 1.1. aree per l’istruzione IMa - asilo nido e scuole materne 14.424 mq IE - scuola elementare 8.311 mq IM - scuola media inferiore 6.050 mq 28.785 mq 1.2. aree per attrezzature di interesse comune AR - centri religiosi 10.101 mq ACu - centri culturali 1.100 mq AC - centri civici 21.267 mq 32.468 mq 1.3. aree per verde attrezzato VQ - parco di quartiere 64.509 mq VS - verde sportivo 52.811 mq 117.320 mq 1.4. area a parcheggio PP - aree a parcheggio 29.069 mq

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1.5. ACe - aree cedute

31.640 mq 239.282 mq

2. Aree per attrezzature di interesse generale (zone F) (dati provvisori in fase di aggiornamento) attrezzature per l'istruzione superiore 25.040 mq attrezzature sanitarie ed ospedaliere 77.466 mq parchi pubblici urbani e territoriali 0 mq 102.506 mq 4. IS - impianti speciali

66.932 mq

La dotazione minima prevista dal DIM 1444/1968 per la dotazione di urbanizzazione secondaria in rapporto al numero degli abitanti al 2011 (17.144 abitanti al 01.01.2011, dato ISTAT) per il Comune di Castellaneta è: Urbanizzazioni secondarie 1.1. aree per l’istruzione 1.2. aree per attrezzature di interesse comune 1.3. aree per verde attrezzato 1.4. area a parcheggio

4,5 mq x abitante = 4,5 x 17.144 = 77.148 mq 2,0 mq x abitante = 2,0 x 17.144 = 34.288 mq 9,0 mq x abitante = 9,0 x 17.144 = 154.296 mq 2,5 mq x abitante = 2,5 x 17.144 = 42.860 mq 18 mq x abitante = = 308.592 mq

Aree per attrezzature di interesse generale (zoneF) attrezzature per l'istruzione superiore 1,5 mq xabitante = 1,5 x 17.144 = 26.166 mq attrezzature sanitarie ed ospedaliere 1 mq x abitante = 1 x 17.144 = 17.144 mq parchi pubblici urbani e territoriali 15 mq x abitante = 15 x 17.144 = 257.160 mq 17,5 mq x ab. = 17,5 x 17.144 = 300.020 mq Da cui valutando il fabbisogno pregresso (cioè sulla popolazione esistente al 2011) di servizi, si ha: per le urbanizzazioni secondarie: esistenti necessarie deficit 1.1. aree per l’istruzione 28.785 mq 77.148 mq - 48.363 mq 1.2. aree per attrezzature di interesse comune 32.468 mq 34.288 mq - 1.820 mq 1.3. aree per verde attrezzato 117.320 mq 154.296 mq - 36.976 mq 1.4. area a parcheggio 29.069 mq 42.860 mq - 13.791 mq 207.642 mq 308.592 mq - 69.310 mq 1.5. aree cedute 31.640 mq 239.282 mq 308.592 mq 42.630 mq per le attrezzature di interesse generale: attrezzature per l'istruzione superiore attrezzature sanitarie ed ospedaliere parchi pubblici urbani e territoriali

esistenti 25.040 mq 77.466 mq 0 mq 102.506 mq

necessarie 26.166 mq 17.144 mq 257.160 mq 300.470 mq

deficit - 1.126 mq + 60.322 mq - 257.160 mq - 197.964 mq

Da cui ne deriva che rispetto a quanto disposto dal DIM 1444/1968 nel Comune di Castellaneta vi è una buona dotazione di urbanizzazione secondarie ed un deficit limitato pari a 2,49 mq/abitante di aree per urbanizzazioni secondarie (15,51 mq/ab esistenti a fronte di 18 mq/ab da DIM), anche se nei tre ettari di aree per urbanizzazioni secondarie cedute da lottizzazioni attuate non risultano ancora realizzati i servizi.

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Il dato relativo alle attrezzature di interesse generale è sicuramente falsato dalla quota parte di zone “F” che il DIM destina a “parchi territoriali” mentre risulta sostanzialmente soddisfatta la quota minima per le attrezzature per l’istruzione superiore ed un surplus (notevole) di aree per le attrezzature sanitarie ed ospedaliere. 5.1.6. Dati di dettaglio sui servizi esistenti (dati provvisori in fase di aggiornamento) 1. aree per l’istruzione 1.1. IMa - asilo nido e scuole materne IMa.1 - Ist. Cuore Immac. Di Maria (Via Jacobellis) IMa.2 - Scuola materna in Via Don Luigi Sturzo IMa.3 - Scuola materna Collodi (Via Pirandello) IMa.4 - Scuola materna in Via delle Spinelle (ovest) IMa.5 - Scuola materna in Via delle Spinelle (est) 1.2. IE - scuola elementare IE.1 - Ist. Cuore Immac. Di Maria (Viale Verdi) IE.2 - Scuola elementare Pascoli (Via Mazzini) 1.3. IM - scuola media inferiore IM.1 - Ist. Giovinazzi; Ist. Surico (Via delle Spinelle)

835 mq 3671 mq 5140 mq 2844 mq 1934 mq 835 mq 7476 mq 6050 mq

2. aree per attrezzature di interesse comune 2.1. AR - centri religiosi AR.1 - Chiesa Cuore Immacolato di Maria (Viale Verdi) AR.2 - Chiesa di San Michele (Largo Umberto) AR.3 - Chiesa di San Giuseppe (Via Carrara) AR.4 - Chiesa di San Giovanni (Vico San Giovanni) AR.5 - Chiesa di Santa Maria del Rifugio (Via Vittorio Emanuele) AR.6 - Chiesa di Santa Caterina (Via La Marina) AR.7 - Chiesa di Santa Chiara (Via Vittorio Emanuele) AR.8 - Chiesa di San Domenico (Via San Domenico) AR.9 - Cattedrale di San Nicola (Piazza De Martino) AR.10 - Chiesa Madonna Aiuto (Via Aiuto) AR.11 - Chiesa e Convento di San Francesco (Via San Francesco) AR.12 - Chiesa Madonna del Soccorso (Strada Vico Madonna del Soccorso) AR.13 - Chiesa dell'Assunta (Via dell'Assunta) AR.14 - Chiesa Mater Cristi (Via Mater Christi) AR.15 - Chiesa dell'ospedale 2.2. Cu - centri culturali ACu.1 – Anfiteatro 2.3. AC - centri civici AC.1 - Municipio (Via Umberto I) AC.2 - ................. (Via Rossa) AC.3 - Piazza coperta (Via Mercato) AC.4 - INPS (Via Pertini) AC.5 - Vigili del Fuoco (Via Taranto)

1167 mq 5.602 mq 550 mq 10118 mq 3830 mq

3. aree per verde attrezzato 3.1. VQ - parco di quartiere VQ.1 - Piazza Umberto I VQ.2 - Via De Gasperi VQ.3 - Villa De Gasperi in Via Pirandello VQ.4 - Via Tobagi VQ.5 - Viale Europa VQ.6 - Via Quasimodo VQ.7 - Via Ungaretti

3746 mq 4890 mq 12023 mq 4394 mq 3132 mq 3885 mq 2708 mq

1872 mq 550 mq 75 mq 155 mq 185 mq 89 mq 142 mq 952 mq 942 mq 109 mq 2734 mq 99 mq 1230 mq 357 mq 610 mq 1100 mq

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VQ.8 - Via Basilicata VQ.9 - Piazza Caduti del Lavoro VQ.10 - Via Don Luigi Sturzo VQ.11 - Via Roma VQ.12 - Viale Verdi VQ.13 - Via Mastrobuono VQ.14 - Via Van Francesco VQ.15 - Via Mancini 3.2. VS - verde sportivo VS.1 - Campi da tennis (Via Bachelet) VS.2 - Campo da calcio + piscina coperta (Via Stazione) VS.3 - Stadio De Bellis (Piazza U. Betti) VS.4 - Campo da calcio VS.5 - Campo da calcio VS 6 - Via Mancini

7667 mq 6.573 mq 861 mq 1207 mq 2100 mq 953 mq 8448 mq 1921 mq 1972 mq 12250 mq 18020 mq 1620 mq 17028 mq 1921 mq

4. area a parcheggio 4.1. PP - aree a parcheggio PP.1 - Via Pricipe di Napoli PP.2 - Via Rossa PP.3 - Via Maritano PP.4 - Via Bachelet PP.5 - Via Tobagi PP.6 - Via San Francesco PP.7 - Via San Francesco PP.8 - Via Ospedale PP.9 - Via Rodari PP.10 - Via Spineto Montecamplo PP.11 - Via San Francesco PP.12 - Viale P. Nenni PP.13 - Via Pascoli PP.14 - Viale Europa PP.15 - Via Strasburgo PP.16 - Via Ungaretti PP.17 - Via Quasimodo PP.18 - Via Madonna dell'Assunta PP.19 - Via Taranto PP.20 - Viale Mastrobuono PP.21 - Via Mastrobuono PP.22 - Viale Mastrobuono PP.23 - Via Taranto PP.24 - Via Stazione PP.25 - Via Mercato PP.26 - Via Mercato PP.27 - Via San Giovanni Bosco PP.28 - Via Mastrobuono PP.29 - Via Mastrobuono PP.30 - Via Mastrobuono

1012 mq 471 mq 1162 mq 1923 mq 1493 mq 1086 mq 966 mq 506 mq 883 mq 696 mq 240 mq 1078 mq 410 mq 515 mq 1980 mq 397 mq 499 mq 603 mq 503 mq 1652 mq 1624 mq 1593 mq 476 mq 974 mq 1036 mq 1321 mq 2915 mq 554 mq 183 mq 318 mq

5. aree cedute da pdl ACe - aree cedute ACe.1 ACe.2 ACe.3 ACe.4 ACe.5

1196 mq 2148 mq 6753 mq 4795 mq 6967 mq

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ACe.6 ACe.7 ACe.8 ACe.9 6. aree per attrezzature di interesse generale (zone F) 6.1. FS - aree per attrezzature di interesse generale FS.1 - Cimitero (Via del Cimitero) FS.2 - Nuovo Ospedale (Via del Cimitero) FS.3 - Ospedale (Via del Mercato) FS.4 - Centro Polivalente per gli Anziani (Via Sturzo) FS.5 - Ospedale Generale Regionale "Miulli" , Emodialisi (Via Mater Christi) FS.6 - Istituto Igiene Mentale (Via Taranto) FS.7 - Mattatoio (Via Taranto) FS.8 – Stazione 6.2. FI - scuola media superiore FI.1 - Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e Turistici "Perrone" (Via Spineto Montecamplo) FI.2 - Istituto "Perrone" (Centro Storico, nord Via Roma) FI.3 - Liceo classico "Flacco" (Via Luigi Sturzo) FI.4 - ITIS "Majorana" (Via Stazione) FI.5 - IPSIA "Archimede" (Via delle Spinelle) IMPIANTI SPECIALI IS - impianti speciali IS.1 - Impianto di depurazione IS.2 - Discarica R.S.U. IS.3 - Impianto di preselezione IS.4 - Centrale Enel

3544 mq 1493 mq 2662 mq 2082 mq

27335 mq 30565 mq 3816 mq 3017 mq 1122 mq 1747 mq 2250 mq 7614 mq 8823 mq 125 mq 9932 mq 450 mq 5710 mq

19267 mq 10700 mq 33406 mq 3559 mq

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5.2. Il Piano Urbanistico Generale in itinere L’entrata in vigore della lr 20/2001 e del DRAG ha di fatto segnato un momento di profondo cambiamento nella prassi urbanistica della Regione Puglia; cambiamento relativo alle procedure di formazione degli strumenti urbanistici ma soprattutto ai contenuti ed all’articolazione degli stessi. 5.2.1. I contenuti “innovativi” del nuovo piano I Comuni più dinamici, superando i limiti disciplinari e amministrativi del Piano urbanistico generale, pur rispettandone procedure e contenuti così come attualizzati a livello regionale, hanno integrato la programmazione del loro territorio con contenuti di nuovo tipo, allo scopo di costruire una visione ed un progetto complessivo per il futuro della città e del suo territorio, quali quelli ispirati dalla “pianificazione strategica” (così come si è diffusa in Europa a partire dagli anni ’80), intesa come selezione degli obiettivi e temporalizzazione delle azioni individuate per ripensare, favorire e anticipare e quindi gestire un nuovo ciclo di sviluppo in coerenza appunto con il nuovo strumento urbanistico. Ciò con la costruzione del collegamento tra “locale” e”globale” investendo questioni profonde di ordine culturale prima che sociali ed economiche anche se il piano è “territoriale”. Ma il territorio non è mai soltanto “fisico”: esso è sempre “sociale”. Le prospettive di piano, devono essere fondate su quadri conoscitivi e interpretativi del sistema territoriale, acquisiti attraverso un continuo processo di lettura critica dello stesso sistema basato non soltanto su dati quantitativi (i “fabbisogni”) ma, principalmente, sulle valutazione qualitative “dei caratteri dominanti dei luoghi, delle relazioni tra risorse individuate e relative tendenze di trasformazione” e, quindi, dell’idea condivisa dello sviluppo socio-economico e spaziale. Il sistema territoriale locale, pertanto, è da considerare in relazione alle sue “risorse” che, in coerenza con il DRAG, possono essere classificate in ambientali, paesaggistiche, rurali, insediative, infrastrutturali. Per cogliere in modo organico lo stato di fatto e le tendenze del sistema territoriale occorrono regole interpretative che consentano di individuare le risorse territoriali da considerare come “invarianti strutturali” le quali, in quanto tali, non devono/possono essere sottopose a modificazioni (che non siano di ripristino da situazioni detrattive della qualità), dalle altre parti del territorio liberamente trasformabili. Per tale finalità il territorio comunale va articolato in “contesti territoriali” distinguendo quelli urbani da quelli rurali. 5.2.2. Le previsioni strutturali del piano Le previsioni strutturali del PUG, secondo l’art. 9 comma 2 della L.R. 20/01: identificano le linee fondamentali dell’assetto dell’intero territorio comunale, derivanti dalla ricognizione della realtà socio-economica, dell’identità ambientale, storica e culturale dell’insediamento, anche con riguardo alle aree da valorizzare e da tutelare per i loro particolari aspetti ecologici, paesaggistici e produttivi; determinano le direttrici di sviluppo dell’insediamento nel territorio comunale, del sistema delle reti infrastrutturali e delle connessioni con i sistemi urbani contermini. Nel PUG (come “descritto” dal DRAG), le linee fondamentali di assetto del territorio comunale sono identificate nelle invarianti strutturali e nei contesti territoriali, mentre le direttrici di sviluppo sono determinate nei contesti della trasformazione (di riqualificazione e di nuovo impianto). Le previsioni strutturali sono orientate a definire le politiche urbanistiche per ciascun contesto e invariante, e finalizzate a tutela, uso e valorizzazione delle risorse esistenti, aventi o meno rilevanza storica e culturale, anche ai fini della limitazione del consumo delle risorse ambientali, ivi compresa la risorsa suolo. Le Previsioni strutturali quindi dovrebbero definire: le articolazioni, i perimetri e la disciplina di tutela dei contesti urbani e rurali;

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le articolazioni, i perimetri e la disciplina di tutela delle invarianti strutturali di tipo paesistico-ambientale e storico-culturale; le articolazioni, i perimetri delle invarianti strutturali di tipo infrastrutturale esistenti e previste, delle quali il PUG Programmatico e i PUE definiranno e preciseranno la localizzazione precisa, stabilendone la disciplina urbanistica. Le previsioni del PUG/S hanno solo valore indicativo e non conformativo dei diritti proprietari, ad eccezione delle aree soggette a vincoli ricognitivi di carattere ambientale e paesistico (invarianti strutturali), nonché di quelle soggette a vincoli specifici funzionali a determinate infrastrutture e attrezzature (invarianti infrastrutturali); in tali aree si applicano le norme e le disposizioni delle leggi nazionali e regionali di riferimento. 5.2.3. I “contesti rurali” ed i “contesti urbani” I contesti territoriali, dovrebbero essere intesi quali parti del territorio connotate da uno più specifici caratteri dominanti sotto il profilo ambientale, paesistico, storico - culturale, insediativo e da altrettanto specifiche e significative relazioni e tendenze evolutive che le interessano. Il PUG/strutturale, in funzione delle specificità locali e delle caratteristiche dei contesti, dovrebbe individuare, per ognuno di essi, le modalità applicative di indirizzi e direttive per il PUG/Programmatico (per i contesti con significativi caratteri ambientali, paesaggistici e culturali anche una disciplina di tutela). I contesti territoriali sono articolati in “contesti urbani” e “contesti rurali”, ciascuno dei quali caratterizzato da differenti requisiti ambientali, culturali e socioeconomici e quindi da assoggettarsi a diversi contenuti progettuali e politiche territoriali, anche in attuazione delle direttive e degli indirizzi del PUTT/P, del PAI e di altri piani e norme a rilevanza territoriale. 5.2.4. Il sistema dei “contesti rurali” I contesti rurali, sono le parti del territorio prevalentemente non “urbanizzate”, caratterizzati da differenti rapporti tra le componenti agricole/produttive, ambientali, ecologiche, paesaggistiche ed insediative. Il PUG/ parte strutturale, in coerenza con i contenuti del PUTT/P della Regione Puglia, ne definisce il perimetro ed individua specifiche azioni di uso, tutela, recupero e valorizzazione finalizzate ad assicurare la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici presenti sul territorio. In ragione dei contenuti del DRAG, e nella prospettiva dello sviluppo sostenibile ed in ragione dei diversi ruoli oggi assegnati al territorio rurale, legati non solo alla produzione agricola e zootecnica ma anche all’assolvimento di funzioni ambientali e alla produzione di paesaggi, le azioni di trasformazione fisica dei contesti rurali dovranno essere orientati: alla salvaguardia e valorizzazione del paesaggio rurale nella sua connotazione economica e strutturale tradizionale, promovendo il sistema produttivo aziendale per le funzioni e tipologie produttive significative e lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e multifunzionale; preservando i suoli di elevato pregio attuale e potenziale ai fini della produzione agricola, per caratteristiche fisiche o infrastrutturali, consentendo il loro consumo solo in assenza di alternative localizzative tecnicamente ed economicamente valide; alla valorizzazione della funzione dello spazio rurale di riequilibrio ambientale e di mitigazione degli impatti negativi degli insediamenti, anche attraverso il rafforzamento del ruolo di presidio ambientale delle aziende, prestando particolare attenzione alle zone di maggior pregio ambientale e a più basso livello di produttività; alla promozione della permanenza delle attività agricole e mantenimento di una comunità rurale vitale, specie nelle aree marginali, quale presidio del territorio indispensabile per la sua manutenzione e salvaguardia, incentivando lo sviluppo nelle aziende agricole di attività complementari;

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al mantenimento e sviluppo delle funzioni economiche, ecologiche e sociali della silvicoltura; alla promozione del recupero del patrimonio rurale esistente, con particolare riguardo a quello di valore storico/architettonico/ambientale, e limitazione della nuova edificazione a esigenze degli imprenditori agricoli strettamente funzionali allo sviluppo dell'attività produttiva. 5.2.5. Il sistema dei “contesti urbani” Per ciascuno dei Contesti Urbani, caratterizzati da differenti condizioni di assetto fisico, insediativo e funzionale e da diverse tendenze di trasformazione edilizia e condizione socioeconomica, le previsioni strutturali del PUG dovrebbero individuare il perimetro e stabilire indirizzi e direttive strutturali, volti a definire specifiche politiche urbanistiche, ovvero gli obiettivi di tutela, uso e valorizzazione delle risorse, e le caratteristiche prestazionali sotto il profilo ambientale, morfologico, funzionale e procedurale delle trasformazioni compatibili con detti obiettivi. Come direttiva generale, in linea con i contenuti del DRAG regionale, le trasformazioni ammissibili nei contesti territoriali, sono comunque finalizzate: al contenimento del consumo di suolo; alla riduzione dei costi insediativi; al risparmio energetico e all'uso di tecnologie ecocompatibili e sostenibili; alla riduzione dell'inquinamento acustico e dell'inquinamento luminoso; all’aumento della permeabilità dei suoli urbani e del verde urbano anche mediante la previsione di specifici indici di densità vegetazionale e di reti ecologiche quali fattori di rigenerazione ambientale degli insediamenti urbani; all’abbattimento delle barriere architettoniche; allo sviluppo della mobilità pedonale e ciclabile. alla rigenerazione dei tessuti esistenti mediante azioni integrate di riqualificazione fisica e inclusione sociale. 5.2.6. Le invarianti strutturali paesistico-ambientali e storico-culturali Le invarianti strutturali definite anche in coerenza con i contenuti del PUTT/P della Regione Puglia e del PAI dell’AdB, sono rappresentate dagli elementi fisici maggiormente significativi del territorio comunale, per gli aspetti paesaggistici, ambientali, storici, culturali ed infrastrutturali. Il Pug individua quali invarianti strutturali: invarianti strutturanti il sistema geomorfologico; invarianti strutturanti il sistema idrologico; invarianti strutturanti il paesaggio agrario; invarianti strutturanti il sistema ecologico; invarianti strutturanti il paesaggio storico. 5.2.7. L’armatura infrastrutturale Il PUG dovrebbe definire gli elementi costitutivi del sistema infrastrutturale di interesse sovralocale, ovvero le principali infrastrutture lineari e puntuali per la mobilità; gli impianti necessari per garantire la qualità igienico sanitaria e l’efficienza degli insediamenti; le attrezzature per favorire il migliore sviluppo della comunità e per elevare la qualità della vita individuale e collettiva; i nodi ad elevata specializzazione funzionale che concentrano funzioni strategiche o servizi ad alta specializzazione di interesse sovralocale; che assumono le caratteristiche di invarianti strutturali. Il sistema infrastrutturale, nella sua articolazione funzionale, nelle interconnessioni reciproche e nelle relazioni con i contesti rurali e urbani, costituisce una “armatura territoriale”, caratterizzata da continuità, differenziazione, efficienza, nonché da limitati impatti sull’ambiente e sul paesaggio, ed assume le caratteristiche di invariante strutturale del PUG/S. Nell’ambito del sistema dell’armatura infrastrutturale il PUG/Strutturale: dovrebbe definire la giacitura della rete per la mobilità esistente e di progetto di rilievo sovracomunale (reti nodi intermodali, strade di rilievo intercomunale e connessioni tra rete urbana e territoriale, quali strade di scorrimento e assi urbani principali, tangenziali e snodi,

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e comprensive dei parcheggi di attestazione e interscambio), definendo ambiti di salvaguardia all’interno dei quali verrà sviluppato il tracciato definitivo dell’infrastruttura medesima; dovrebbe definire il sistema degli interventi sulla rete esistente necessari per adeguarla funzionalmente e per mitigarne gli impatti; dovrebbe individuare le aree ove sono localizzate le reti tecnologiche e degli impianti e necessarie per garantire la qualità igienico sanitaria degli insediamenti e ha definito il sistema degli interventi sulla rete e gli impianti esistenti necessari per adeguarli funzionalmente e per mitigarne gli impatti; dovrebbe individuare le aree più idonee per la localizzazione delle attrezzature di interesse sovracomunale e per i nodi ad elevata specializzazione funzionale, fornendo indirizzi per le caratteristiche morfologiche e l’organizzazione funzionale; dovrebbe definire inoltre gli interventi sulle attrezzature e i nodi esistenti finalizzati ad adeguarli, riqualificarli e completarli e a dotarli delle necessarie infrastrutture. 5.2.8. Il piano programmatico Il Piano Urbanistico Generale “previsioni programmatiche” (PUG/P) ai sensi dell’articolo 9 comma 3 della LR 20/2001 e del Documento Regionale di Assetto Regionale, contiene gli obiettivi specifici e la disciplina delle trasformazioni territoriali e della gestione delle trasformazioni diffuse in coerenza con il PUG/Strutturale e la programmazione comunale, in particolare con il Piano Triennale delle Opere Pubbliche. Definisce inoltre, in coerenza con il dimensionamento dei fabbisogni nei settori residenziale e produttivo e infrastrutturale operato dal PUG/Strutturale, le localizzazioni delle aree comprese nei Piani Urbanistici Esecutivi (PUE), stabilendo le trasformazioni fisiche e funzionali ammissibili sottoposte alla previa redazione dei PUE e/o alla disciplina di trasformazione della città costruita. Le previsioni del PUG/P hanno carattere prescrittivo e valore conformativo dei diritti proprietari. 5.2.9. Lo schema strutturale strategico del PUG Il PUG di Castellaneta è in avanzata fase di redazione. Il Documento Programmatico Preliminare è stato adottato nell’ottobre del 2005 ed integrato/aggiornato con un “atto di indirizzo” politico nel febbraio del 2008; si è chiusa la fase della c.d. copianificazione con gli Enti competenti in materia ambientale con le quattro conferenze tenutesi nel marzo e nel settembre del 2008 e nel febbraio e maggio 2009 durante le quali è stato illustrato il Rapporto Ambientale che segue la procedura di Valutazione Ambientale Strategica; è stata in parte attuata la c.d. partecipazione alla formazione del piano con incontri pubblici (giugno e luglio del 2008); è stato aperto un c.d. “tavolo tecnico” con l’Autorità di Bacino della Regione Puglia per la ridefinizione del Piano di Assetto Idrogeologico da cui un primo incontro nel febbraio 2010 a cui sono seguiti diversi sopralluoghi della stessa AdB; è stato definito un robusto “sistema delle conoscenze” su cui è stato impostato un primo “piano strutturale” che è stato condiviso dalla Giunta Comunale (nell’aprile 2010) ed è stato illustrato al Consiglio Comunale (maggio 2010); nel luglio del 2010 è stato “riformato” l’Ufficio di Piano ed è stata riavviata la formazione del PUG con una fase di riallineamento dei contenuti dello stesso rispetto a quanto previsto dal DRAG regionale, dai piani sovraordinati (come il PTCP della Provincia di Taranto), con i risultati dei tavoli tecnici Comune/AdB e con la formazione di uno schema strutturale strategico, che assume il significato di sintesi formale di quanto già definito e di atto propositivo per quanto si vuole proporre nel PUG. Quindi Integrando i contenuti esplicitati nel Dpp, nel successivo “atto di indirizzo”, con i risultati del processo decisionale che ne è seguito (dibattito consiliare, osservazioni, controdeduzioni, mandato amministrativo dell’attuale Amministrazione comunale), sono stati delineati gli obiettivi e i criteri progettuali del Pug, in riferimento ad una idea di sviluppo socio-economico e spaziale maturata a partire dal sistema di conoscenze e dai quadri interpretativi (opportunamente integrato ed aggiornato).

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Gli obiettivi generali indicati sono relativi: alla salvaguardia e valorizzazione delle invarianti strutturali; a una prima individuazione delle grandi scelte di assetto di medio-lungo periodo (per i contesti urbani e territoriali); all’articolazione di temi di intervento prioritario per la riqualificazione della città e del territorio; al soddisfacimento di domande sociali pregresse ed emergenti. Chiaramente e coerentemente con l’adozione di un approccio strategico, perché tali obiettivi siano più efficacemente “orientati all’azione”, è necessario che essi siano condivisi attraverso la partecipazione dei diversi soggetti territoriali. Gli obiettivi progettuali dovranno comunque fondarsi anche sulle analisi e valutazioni effettuate nell’ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica, ed inoltre saranno suscettibili di adeguamento, modifica e integrazione, nell’elaborazione del PUG in forma compiuta. 5.3. Le azioni del DPP e dell’Atto di indirizzo a. I “criteri” rivenienti dal PRG adottato “confermate” dal DPP a1. criteri di carattere generale: favorire l’attraversamento del territorio comunale, sia nella direzione Taranto-Matera, sia in quella Bari (S. Basilio/autostrada) - Ss 106 (Bosco Pineto) in modo tale che il centro abitato, nel contempo non venga coinvolto direttamente, ma non venga escluso da immediate connessioni con le due fondamentali direttrici dei traffici; bilanciare le presenze nella fascia costiera (ove e insediato circa il 50% del patrimonio edilizio presente nel territorio comunale) sia in senso temporale (attualmente sono soltanto estive) con attrezzature “destagionalizzanti” le presenze con richiami anche primaverili e autunnali, sia in senso geografico con attrezzature complementari (e non alternative) nel centro abitato e nelle campagne; rendere possibile la fruizione “in sicurezza” dei siti naturalistici e “storicizzati” presenti nel territorio comunale, con una idonea (il che non significa veloce e, tanto meno, di tipo autostradale) rete viaria (gia “vicinale”) sia carrabile sia ciclabile; rendere possibile, nei termini in cui aspetti di solidarietà e di opportunità lo richiedano, l’insediamento di lavoratori provenienti da altre realtà. a2. criteri per il “centro abitato” individuare il percorso della circonvallazione ovest in stretta connessione, o in sovrapposizione, con il percorso diretto tra il casello autostradale di S. Basilio e la strada statale 106 (Bosco Pineto), e degli accessi al centro abitato; individuazione del sistema viario per una efficiente mobilità interna al centro abitato, anche in previsione sia della dismissione dell’attuale sede ferroviaria e della entrata in attività della nuova stazione, sia della incentivata predisposizione di luoghi per la sosta, sia per la pedonalizzazione ad isole (permanente e/o temporanea) di ambiti strategici per la fruizione di spazi pubblici e privati; dare priorità al tema del recupero e della valorizzazione, non soltanto del centro storico e delle residuai testimonianze del “rupestre”, ma anche alle presenze diffuse (ancorchè rare, ma proprio per tale motivo preziose) nel centro abitato dell’architettura “ottocentesca-ante guerra”; incentivare, per le nuove edificazioni, tipologie edilizie in linea con la tradizione abitativa locale, senza mutuare i modelli propri delle periferie metropolitane; incentivare la riorganizzazione del “periurbano” costituitosi sul versante nord (in attuazione del 2° Ppa), mantenendo le caratteristiche “miste” tra attività agricole e radi insediamenti residenziali e produttivi; localizzare i nuovi insediamenti residenziali (che saranno sempre misti, privati e pubblici) nella dimensione derivata dall’applicazione dei criteri regionali, in posizione tale da evitare il costituirsi di ambiti emarginati, fuori dai circuiti vitali per il centro abitato; localizzare le aree produttive, integrative di quelle già previste per il nuovo Pip, in posizione

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strategica rispetto ai collegamenti sia con il centro abitato sia con i principali luoghi di provenienza/destinazione delle merci e degli operatori; riorganizzare ed attualizzare la disciplina per l’edificazione del centro abitato senza che ciò, per le zone B, comporti la necessità di ulteriore pianificazione esecutiva, per prevedendo gli strumenti di recente introduzione nell’ordinamento statale e regionale. a3. criteri per la “fascia costiera” predisporre quanto e di competenza comunale per la messa a regime del sistema della viabilità connesso con il nuovo assetto della strada statale 106 e, più in particolare, con il funzionamento a “distribuzione longitudinale” del traffico locale per tutta la fascia costiera della complanare lato mare; predisporre, anche in attuazione di una previsioni del Piano Regionale per il Turismo, e per mitigarne al massimo l’impatto, dei raccordi per la costruzione del porto-isola turistico; localizzare in area agricola, a cavallo della strada statale 106, l’insediamento di una struttura tipo “parco dei divertimenti”, a valenza sopraregionale, con la finalità di contribuire alla destagionalizzazione delle presenze turistiche nell’intera fascia costiera; localizzare nell’ambito dell’area Enaoli di un centro per l’assistenza alla produzione ed alla sperimentazione, per la promozione dell’immagine e della commercializzazione dei prodotti agricoli tipici dell’area; predisporre normativa perchè nell’ambito dell’edificato esistente in Bosco Pineto siano consentite modificazioni di destinazioni d’uso per aumentare la dotazione di servizi (commerciali ed artigianali) alla residenza; prevedere il riassetto delle fasce edificate prospicienti viale dei Pini, in Bosco Pineto, con la possibilità di realizzare, in sostituzione dell’attuale edificazione, strutture commercialiartigianali con idonee dotazioni di parcheggi e di rispetti sui confini; prevedere il riassetto della fascia prospiciente il lungomare, in Bosco Pineto, con la possibilità incentivata, di sostituzioni edilizie per la costruzione di strutture alberghiere; ridefinire normativa per la tutela e la fruizione delle aree boscate, con incentivazione (per quelle di proprietà privata) della ricostruzione dei soprassuoli percorsi da incendio o danneggiati, eventualmente organizzata con aree/percorsi atti a consentire la loro fruizione sportiva (golf;, percorsi vita, ecc.); disposizioni normative a tutela del sistema dunoso e ad incentivarne la ricostruzione, nell’ambito delle modalità di uso balneare del litorale; mantenimento del carico insediativo esistente e di quello già approvato senza alcun aumento di posti letto, e disposizioni normative atte a consentire interventi manutentivi, migliorativi e di ristrutturazione dell’edificato esistente, senza alcun aumento dei posti letto. b. I criteri rivenienti dal DPP b.1. Le precisazioni circa i criteri del PRG adottato la dismissione della attuale sede ferroviaria e avvenuta. Dovrà essere individuato il modo di utilizzarne il percorso, sia al fine di trasformare l’antica barriera in un elemento urbano di ricucitura delle due parti della città, sia al fine di individuare le parti dell’antico percorso utilizzabili ai fini della mobilita urbana e di quella turistica e di tempo libero; si concorda con l’interesse verso le aree poste a nord; ma si ritiene di dover trasformare l’esistente confusa edilizia mista (“periurbana”) in una possibile struttura residenziale, considerando che le aree poste a nord risultano essere una delle poche direzioni di possibile sviluppo dell’abitato, chiuso da vincoli naturali o artificiali in tutte le altre direzioni; si concorda sulla necessità di collegare correttamente i nuovi insediamenti con l’abitato esistente e i suoi circuiti vitali. Si rimanda ad una più attenta considerazione la dislocazione e il dimensionamento delle aree di edilizia pubblica, non scartando l’ipotesi mista ma sottoponendola ad attenta verifica, sia in relazione alla sua reale e rapida fattibilità, sia all’ipotesi di ridurre al minimo il ricorso a piani attuativi per la realizzazione del PUG;

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una struttura analoga al richiesto “parco dei divertimenti” e stata costruita ed inaugurata, anche se in area pin interna a quella indicata - non a cavallo della Ss 106, ma su un suolo più interno è stato realizzato il “parco a tema Felifonte” che sembra rispondere a quanto richiesto; la destinazione d’uso dell’area Enaoli dovrà essere valutata anche in relazione a quanto realizzato e programmato nel settore turistico, a valle della Ss 106; la tutela delle aree boscate viene ora definita dal Putt Paesaggio vigente; per la utilizzazione dei “soprassuoli percorsi da incendio”, va ricordata anche la norma statale che impedisce (per 15 anni) trasformazioni d’uso. Deve essere eventualmente potenziata (e resa obbligatoria per i privati) la predisposizione di opportune barriere o sentieri antifuoco, a difesa delle pinete, considerate un bene primario del territorio comunale di Castellaneta. b.2. Gli obiettivi e criteri di impostazione del PUG Parte urbana il DPP considera opportuno introdurre un nuovo PIP (Piano insediamenti produttivi) in prossimità dello svincolo autostradale di S.Basilio, in zona che sembra rispondere a quanto richiesto nel punto 2.1.g dei "Criteri" precedentemente esposti; le zone residenziali sono destinate alle abitazioni e ai connessi servizi ed attività, quali negozi al dettaglio, autorimesse, studi professionali e commerciali, laboratori artigianali non molesti, alberghi, cliniche, teatri, cinematografi e luoghi di divertimento; in sede di PUG, le zone B potranno essere ulteriormente suddivise, per meglio adattare la normativa allo stato reale e alle intenzioni della pianificazione; gli edifici di architettura ottocentesca o ante guerra, di riconosciuto valore architettonico o ambientale, diffusi nelle aree B del piano vigente (e anche al di fuori di esse) e indicati in apposita cartografia negli elaborati del PUG, saranno sottoposti a specifica tutela: sono ammesse (di massima) solo operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, e di restauro conservativo; il DPP considera una serie di vincoli e di distanze da rispettare (relative alla gravina posta al margine dell’abitato e alla “lama” che vi si inserisce; rispetto alle discariche e al centro di compostaggio, già realizzato anche se non ancora entrato in funzione). Pertanto si ritiene non sostenibile (per mancanza di territorio edificabile) una direttrice di espansione residenziale verso sud, in direzione della nuova stazione ferroviaria; viene indicata una direttrice principale di espansione verso nord, un’area che e stata “liberata” dal recente spostamento della ferrovia e che si apre ad una ampia area pianeggiante, di facile urbanizzazione. Una seconda “direttrice” viene indicata verso sudovest, a completamento delle recenti aree di sviluppo esistenti in quella zona, lungo la via e fino alla chiesa di S. Francesco. Su queste aree dovranno essere disposte le quantità di edilizia residenziale evidenziate dal calcolo sopra riportato, secondo indici di fabbricabilità (e quindi tipologie edilizie) opportuni. Le aree dovranno contenere al loro interno sia la viabilità che il verde e i servizi secondo le quantità minime indicate dal Dim 1444/68. Al loro interno dovrà essere applicata la regolamentazione della perequazione, nelle forme indicate dalla legislazione regionale. Fascia costiera l’analisi prima condotta sulle capacita insediative della costa sembra escludere la possibilità di ulteriori insediamenti sia nella fascia considerata (tra la statale Taranto-Reggio C. e il mare) sia nella prima ampia fascia di km 5 dalla costa. L’acquisizione di tutti i progetti relativi all’ “accordo di programma” in corso di realizzazione porterà probabilmente a dover considerare altre volumetrie abitative e alberghiere, portando ad un ulteriore aumento della già imponente volumetria esistente e assentita nel tratto di territorio considerato; non si esclude comunque la possibilità di poter completare parte dei tessuti già realizzati, classificabili come zona omogenea B, ovvero di prevedere attrezzature di tipo non residenziale, legate al tempo libero o al commercio.

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c. Attrezzature speciali: il porto In alcune documentazioni trasmesse a nota dal Comune, si rileva il disegno di un portoisola, localizzato al margine est di Bosco Pineto. La dimensione ridotta e la localizzazione a non eccessiva distanza dalla costa, la mancanza (almeno nella documentazione rinvenuta) di qualsiasi serio studio relativo alla possibilità tecnica di insediare l’opera senza apportare sconvolgimenti alle contigue spiagge, la mancanza di qualsiasi studio di tipo economico sul rapporto costi-benefici dell’opera, ci hanno indotto, in questa fase, a non tenerne conto. In sede di approfondimento dello studio della zona costiera e alla conoscenza di materiali progettuali non comunicati in questa fase, i tecnici incaricati si dichiarano pronti a riprendere in considerazione quanto proposto ovvero a svilupparlo in diversa e (forse) più giustificata forma. b3. Lo schema grafico del DPP - direttrici di sviluppo l’accavallarsi dei vincoli sopra elencati escludono - allo stato delle cose - la possibilità di continuare lo sviluppo in direzione sud e sud-est, verso aree peraltro non particolarmente vaste anche se aperte al paesaggio della valle e, in lontananza, del mare. Pertanto, vista la cessazione del vincolo costituito dal binario della ferrovia, si propone che la principale direzione di sviluppo debba essere verso nord e nord-ovest, nella zona indicata sul grafico con la lettera A. In questa direzione si apre un vastissimo pianoro, capace di sostenere anche eventuali successive crescite non solo delle aree residenziali, ma di una moderna struttura urbana e commerciale. L’ampiezza dell’area dovrebbe permettere al PUG di indicare modelli edilizi disegnati unitariamente, evitando che singole (piccole) lottizzazioni disegnino “per zolle” e in modo spesso incoerente il volto della nuova città; una seconda direzione di espansione viene suggerita verso ovest, nel settore indicato sul grafico con la lettera B, a completare l’attuale espansione con tipi edilizi adeguati alle caratteristiche dell’area. La quantità totale di nuova residenza che il PUG potrà indicare non dovrà superare la quantità complessiva di mc 831.600; rimane un problema di non semplice risoluzione l’isolamento della nuova “stazione”. Il DPP ritiene che si possa concentrare nell’area indicata nel grafico con la lettera C una serie di attività per il tempo libero (attrezzature e campi per pratiche sportive, teatri e discoteche all’aperto, giostre e circhi e simili) che, senza contraddire i vincoli, possano permettere una sufficiente vitalità alla zona, raccordando fermata ferroviaria e margine urbano; lo spostamento della ferrovia ha lasciato una profonda e irrisolta ferita nel territorio urbano: i binari non ci sono più, ma resta l’alto e inutile terrapieno e il “taglio” che portava alla galleria. Il DPP ritiene che questo percorso possa essere recuperato come nuova strada urbana che, eliminato il terrapieno e colmato il taglio, colleghi i tessuti urbani all’ospedale, formando nel contempo un nuovo luogo di passeggio, di uffici, di esposizione e vendita: un nuovo luogo urbano complesso, simbolo della nuova forma della città e ricordo di quella precedente. Questo progetto dovrà interessare i terreni circostanti ancora liberi o poco edificati e potrà essere gestito con un Piano particolareggiato e realizzato con uno dei tanti strumenti operativi che oggi la legislazione mette a disposizione dei Comuni e degli imprenditori (PRUST, STU, ecc.); alla viabilità esistente il DPP aggiunge una breve “circonvallazione” che, partendo dalla strada statale per Laterza, corra a valle della attuale ferrovia, scambiando con i principali percorsi verso la città e si concluda sulla esistente via Taranto tra il margine dell’area industriale e la vasca di irrigazione (o - se necessario - a valle di questa). Questa strada, nelle prime ipotesi progettuali, si presenta sufficientemente piana, con solo brevi tratti con pendenza pari all’8%; sul lato opposto, il DDP ipotizza un percorso pedonale (in parte ottenuto recuperando sentieri esistenti, in parte da realizzare ex novo) lungo tutto il margine della grande gravina. Partendo dagli esistenti ponti della ferrovia (vecchia e nuova) sulla gravina, e da una prima area attrezzata a servizio del turismo (parcheggio, nolo bici, ristoro, wc ...) il percorso risale

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verso il centro storico (a fianco al quale é prevista una seconda area di servizio, simile alla prima), lo attraversa secondo due itinerari convergenti e prosegue fino a monte del cimitero dove è localizzata una terza area di servizio. Da qui questo percorso potrebbe proseguire con una pista ciclabile-pedonale sul vecchio percorso della ferrovia (e quindi sempre sul bordo della gravina; oppure questo tratto della ferrovia potrebbe essere ripristinato con una linea tranviaria a utilizzazione turistica e di collegamento (urbano) con le nuove aree produttive e intermodali che si intende predisporre in prossimità del bivio per Matera. Un analogo recupero ferroviario potrebbe interessare anche il tratto a valle, ripristinando, a partire dal ponte sulla gravina, un percorso tranviario verso le aree attrezzate per il tempo libero di Palagiano, le sue abitazioni rupestri e il soprastante centro storico con il bel castello. Operazioni simili si vanno ormai realizzando (alcune sono già operative) sia in Italia che in Europa, con forti contributi degli specifici fondi europei; il recupero della gravina insieme alle potenzialità turistiche dei nuovi complessi della costa potrebbero rappresentare una importante occasione anche per un (reale) recupero del centro storico. c. I criteri rivenienti dall’ “Atto d’Indirizzo” c1. Obiettivi e orientamenti generali del PUG la tutela e valorizzazione dei valori ambientali, storici e culturali (derivanti dalla lettura significativa del territorio comunale) finalizzati allo sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico) del territorio; la centralità, nell’azione di governo del territorio, della riqualificazione rispetto all’espansione urbana; l’applicazione del principio di “sussidiarietà” mediante il metodo della co-pianificazione; l’efficienza dell’azione amministrativa mediante la semplificazione dei procedimenti; la trasparenza delle scelte mediante la più ampia partecipazione sociale; la “perequazione urbanistica” quale strumento attuativo e di equità sociale; l’introduzione di procedure valutative (VAS) nella attività di pianificazione; c2. Risorse e criticità del territorio comunale il paesaggio naturale: obbiettivi Le problematiche di questa parte del nostro territorio evidenziano ambiti critici riferiti all’interazione e agli effetti della antropizzazione sull’ambiente naturale e alla non corretta comprensione dei valori unici ed identitari del nostro patrimonio ambientale. Basti pensare all’importanza comunitaria della rete ecologica e di biodiversità rappresentata dagli areali boschivi di MonteCamplo, dalle nostre Gravine, dalle lame e dalle pinete costiere. Gli insediamenti rupestri e siti archeologici (comprensorio di Masseria del Porto, Santa Trinità località Montecamplo a confine con Laterza, Masseria Minerva ed altri). Un patrimonio unico a cui dovrà corrispondere una corretta politica di tutela dell’integrità fisica e ambientale dei luoghi, accompagnata anche da una valorizzazione dei siti a valenza naturalistica che eviti effetti di museificazione del territorio e proponga interventi sostenibili finalizzati ad un ecoturismo alternativo, di qualità e a basso impatto ambientale. L’importanza del valore storico e di memoria territoriale rappresentato dalle antiche vie di trasumanza dei tratturi, tra l’altro interessati da una pianificazione regionale in atto, impone una ricognizione sulla loro effettiva condizione ed una analisi e possibile risoluzione dei livelli di criticità presenti, ai fini di una della politica di tutela e di valorizzazione. la marina: obiettivi La risoluzione del delicato e difficile equilibrio tra le risorse naturali (il mare, il sistema delle dune a macchia mediterranea, la fascia della pineta), e l’implementazione dei servizi pubblici di cui necessita Castellaneta Marina, e tra questi e le strutture ricettive esistenti, rappresenta la sfida a cui la nuova pianificazione dovrà dare risposta, non solo per il futuro

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sostenibile di quest’area, ma nell’interesse dell’intero sistema economico locale e di area vasta. il territorio rurale: obiettivi Le problematicità riferite ai contesti rurali a prevalente funzione agricola riguardano soprattutto la carenza di infrastrutture e di servizi a supporto delle imprese legate alle produzioni di qualità, alla valorizzazione e commercializzazione dei prodotti locali e alla multifunzionalità. Negli ambiti rurali a maggiore valenza ambientale e storico-paesaggistica sarà opportuna una seria azione di tutela e salvaguardia del paesaggio rurale, quale indiscutibile valore identitario, attraverso il controllo degli interventi edilizi e agrari che mal si relazionano con la storia e le forme dei nostri luoghi, incentivando la valorizzazione fruitiva con il recupero dell’edilizia rurale e delle strutture agrarie storiche. Altre azioni da intraprendere saranno: il potenziamento della rete viaria rurale per il collegamento verso le grandi arterie infrastrutturali e la rivitalizzazione delle contrade rurali (Caccamone, Gaudella, Sant’Andrea, ecc.), viste come nuove polarità rurali idonee a divenire centri di aggregazione e attrazione sociale per i residenti della campagna e non, complementari all’area urbana, anche attraverso la de-localizzazione degli uffici amministrativi o delle associazioni di categoria. l’area urbana: obiettivi Per il Centro Antico, all’anarchia degli interventi va sostituita un’azione amministrativa programmatica di corretta tutela del nostro patrimonio storico. Con la previsione ed aggiornamento del Piano di Recupero esistente, inglobando anche nella azione di tutela l’architettura della città ottocentesca e del primo ‘900 di Via Roma e Piazza Umberto I, l’azione amministrativa individuerà anche nuove strategie di rivitalizzazione del tessuto antico attraverso l’implementazione dei servizi, delle attività commerciali, ricettive e culturali. Le criticità evidenziate per l’area urbana potranno trovare rimedio attraverso scelte di piano che assumono la riqualificazione urbanistica quale regola primaria di rigenerazione degli ambiti critici consolidati e dei tessuti urbani marginali e periferici. Il tracciato della vecchia linea ferroviaria, nella parte urbana che va dalla vecchia stazione campagna fino alla galleria in prossimità dell’ospedale, costituisce ancor oggi una cesura ed un limite fisico rappresentato dai rilevati della linea ferroviaria. L’area di sedime, contestualmente all’eliminazione dei rilevati esistenti, va riqualificata attraverso un intervento di “ricucitura” tra gli ambiti urbani interessati, e tra questi con la città. La parte extra-urbana del vecchio tracciato (oggetto di attenzione dell’ultima legge Finanziaria), che interessa anche i Comuni di Palagianello e Mottola, attraverso il suo recupero può essere utilizzato come percorrenza territoriale ciclabile lungo il sistema intercomunale delle gravine. Per quanto concerne l’area edificata tra la s.s. 7 e il margine della gavina, a sud dell’abitato, la presenza anche di strutture ed attività non autorizzate ed incompatibili con l’elevato valore ambientale della zona, richiede un intervento di riqualificazione urbana (P.I.R.T. o altro) che ridia all’area la sua condizione originaria, e progettata quale ingresso “verde” alla città (parco urbano attrezzato). La dismissione delle strutture e attività non autorizzate ed incompatibili al programma di riqualificazione ambientale, porterà ad una localizzazione delle attività nelle future aree produttive, anche attraverso sistemi di compensazione e incentivazione. Per le nuove aree di espansione e trasformazione, attraverso la perequazione urbanistica quale strumento innovativo di attuazione, dovranno apportare interventi edilizi di qualità e contenimento del consumo di suolo, stabilendo un equilibrato rapporto tra aree verdi e costruito, garantendo anche un mix funzionale e sociale quale indispensabile arricchimento dei tessuti urbani, capaci di esprimere l’appartenenza dei luoghi.

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Lo spostamento della linea ferroviaria lungo la nuova direttrice ha ubicato la stazione fuori dal perimetro urbano, relegandola ad una condizione di isolamento, aggravata anche dalla impossibilità di una futura espansione urbana in quella zona per effetto del limite (1500 mt) imposto dalla discarica. Questa condizione, pur nei vincoli sopra descritti, va ripensata nell’ottica di una possibile destinazione (non residenziale) delle aree limitrofe che attenui la condizione di isolamento urbano della stazione. La saturazione del vecchio P.I.P. e la cattiva localizzazione del nuovo P.I.P. 2 (in ambito ambientale molto delicato) impongono una nuova strategia localizzativa delle future aree produttive, tipizzate e dimensionate in base alle effettive caratteristiche ed esigenze del sistema economico locale e dell’indotto legato al sistema agricolo e turistico (pensiamo alla possibilità di realizzare un centro logistico-produttivo multifunzionale, in prossimitä della s.s. Jonica). In quest’ottica e auspicabile pensare ad una possibile riconversione del P.I.P. 2, mai completato e fermo alle prime opere di urbanizzazione, in attività a basso impatto ambientale (es. terziario avanzato o aree da destinare ad attività ludico-sportive). infrastrutture della mobilità: obiettivi Per la viabilità la condizione di criticità è rappresentata, in primis, dalla mancanza e individuazione di una direttrice extra-urbana capace di deviare il traffico pesante dal centro abitato, che di fatto decongestionerebbe la viabilità urbana interna già compromessa dall’aumento esponenziale delle auto. Accanto a questo va migliorata e potenziata la viabilità comunale e il collegamento tra il sistema viario locale e le grandi arterie di traffico (s.s.7 e s.s. 106), in funzione del ruolo strategico che assume la viabilità rurale comunale, soprattutto quale supporto agricola specializzata che è parte preponderante dell'economia locale. 124


5.4. Il Piano Strategico dell’Area Vasta Tarantina 5.4.1 La Vision Con la Del.G.R. n.1072 del 4.7.2007, la Regione Puglia ha approvato le linee guida per la pianificazione strategica territoriale di Area Vasta e per la redazione dei Piani Urbani della Mobilità. Il processo di pianificazione di Area Vasta rappresenta un’importante opportunità per la definizione del futuro del te<rritorio metropolitano tarantino. Una vision chiara e condivisa attorno alla quale aggregare il sostegno e l’unità d’intenti di tutti gli attori che partecipano allo sviluppo dell’intera area d’intervento e della società in generale. In tali interpretazioni tende ad emergere una immagine dell’Area Vasta tarantina che si discosta significativamente dalle rappresentazioni ormai consolidate di un territorio segnato dalla dominanza delle sue dinamiche di sviluppo industriale ed infrastrutturale (il porto transhipment e commerciale, le aree industriali ed energetiche), per assumere una configurazione aperta e dinamica che travalichi gli attuali limiti amministrativi dell’area vasta per mettere in gioco la molteplicità delle risorse territoriali e paesaggistiche all’interno di configurazioni territoriali sempre variabili rispetto alle interdipendenze attivate con altri territori. La visione guida fa leva sulle potenzialità territoriali delle reti e dei nodi infrastrutturali, intendendo questi ultimi non solo come opere tecniche che devono garantire livelli adeguati di prestazione funzionali, ma soprattutto come opere territoriali, capaci di attivare i contesti di sviluppo locale attraverso progetti integrati, associati ai progetti infrastrutturali, materiali ed immateriali. Non solo, dunque, opere di potenziamento delle reti esistenti, ma soprattutto progetti di territorio che aspirano alla costruzione di una immagine unitaria, condivisa e sostenibile del futuro dell’area vasta per dare coerenza alla molteplicità delle azioni promosse dai differenti attori territoriali. Il complesso processo di discussione comune che ha coinvolto i principali attori del territorio, ha portato quindi all’elaborazione ed alla condivisione di una visione comune che proietta l’Area Vasta Tarantina in una dimensione prospettica così sintetizzabile: “l’area vasta tarantina come piattaforma multilivello nell’orizzonte euro-mediterraneo” Una nuova concezione che vede l’Area Vasta come territorio unitario e coeso, che si proietta competitivamente all’interno della geografia delle reti e degli scambi internazionali, attraverso il sistema delle sue eccellenze logistiche, produttive, ambientali, culturali, scientifiche. 5.4.2 Livelli Strategici/Obiettivi Generali il processo di approfondimento ha fatto emergere una prospettiva futura multilivello e transcalare dell’area vasta tarantina che è stata rappresentata all’interno di tre livelli strategici, riconosciuti come obiettivi generali del piano: - livello 1 - area vasta come territorio transnazionale: obiettivo generale A - livello 2 - area vasta come territorio metropolitano: obiettivo generale B - livello 3 - area vasta come territorio identitario: obiettivo generale C a ciascun livello sottende una coerente e precisa strategia territoriale, in particolare: il livello 1 - Area vasta come territorio transnazionale - adotta quale strategia la competitività e comprende quegli Obiettivi Specifici e quelle Linee di intervento che, assumendo uno scenario di rafforzamento del contesto euro-mediterraneo, tendono a potenziare la capacità connettiva e competitiva dell’Area Vasta qualificando le sue relazioni (materiali ed immateriali) di interconnessione territoriale (verso i Balcani, l’Europa continentale, le aree metropolitane di Bari, Brindisi e Lecce, Gioia Tauro e Matera) e le sue reti per l’innovazione e la ricerca scientifica; il livello 2 - Area vasta come territorio metropolitano - tende a sostenere quelle azioni integrate che, veicolando un modello di sviluppo sostenibile ed equilibrato, cercando di colmare gli attuali squilibri territoriali presenti nell’Area Vasta;

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il livello 3 - Area vasta come territorio identitario - promuove una immagine dell’area vasta tarantina come grande parco naturale e culturale che valorizza le proprie reti di relazione identitaria come condizioni di coesione interna e di qualità dei suoi livelli abitativi. Competitività, sostenibilità, coesione e qualità abitativa rappresentano quindi le strategie innovative che orienteranno le molteplici azioni progettuali verso gli obiettivi di qualificazione e sviluppo dell’Area Vasta. In tale prospettiva concettuale e coerentemente ad una impostazione gerarchica della struttura del Piano, i livelli e gli Obiettivi Generali individuati, si articolano, a loro volta, in Obiettivi Specifici e Linee di Intervento strettamente collegate ai livelli strategici descritti. La definizione degli Obiettivi Generali, e dagli Obiettivi Specifici hanno aiutato a selezionare i numerosi progetti di trasformazione territoriale in atto promossi dai differenti soggetti coinvolti nel processo di pianificazione strategica. OBIETTIVO GENERALE A - Area vasta come territorio transnazionale - Livello 1 Strategia: COMPETITIVITA’ Questo primo OBIETTIVO GENERALE, trae forza dall’immagine dell’Area Vasta come territoriorete all’interno dei flussi e degli scambi internazionali garantiti dalle Autostrade del Mare, dalle reti Trans-europee di trasporto e dalle piattaforme di interconnessione territoriale verso Bari, Brindisi, Lecce, Gioia Tauro e Matera. Una visione, dunque, che esalta la posizione baricentrica ed il naturale ruolo di area cerniera nel Mediterraneo, le direttrici di connessione con i principali corridoi, l’integrazione con piattaforme territoriali transnazionali e di interesse nazionale, la disponibilità di aree all’interno delle quali valorizzare in termini produttivi il grande assetto territoriale determinato dal posizionamento geografico. Nell’immagine di sintesi all’interno del territorio metropolitano, emergono da un lato alcune aree strategiche e sistemi di snodo, in cui si rileva una concentrazione di reti infrastrutturali e di funzioni di eccellenza territoriale (porto, aeroporto, svincoli autostradali, area di Paolo VI), dall’altro i corridoi della mobilità (marittima, ferroviaria e stradale) che garantiscono ai nodi di essere interconnessi e di funzionare come efficienti gateway di livello internazionale. Questo obiettivo sottolinea la centralità del sistema portuale, aeroportuale e della filiera logistica. Nel settore portuale, in particolare, occorre puntare per la rapida realizzazione di quei progetti strategici in grado di veicolare ed affermare i vantaggi competitivi della localizzazione dell’Area Vasta Tarantina. In generale, si dovranno costruire le condizioni: per rendere efficiente ed efficace l’offerta trasportistica; per abbattere i costi dell’ultimo miglio nell’accesso agli impianti portuali, aeroportuali ed alle piastre logistiche; per abbattere l’incidenza del costo del trasporto e della logistica sul valore del trasportato; per rendere competitivi i prodotti locali all’interno dell’Unione Europea; per ridimensionare il consumo energetico. Dunque, si dovrà tendere alla costruzione di una offerta di qualità di trasporto coerente alle esigenze di una domanda diffusa di mobilità che non ha più come riferimenti infrastrutturali quelli locali, come riferimenti di costo dei servizi quelli nazionali o regionali, e come indicatori di qualità e di efficienza specifiche realtà territoriali o specifici organismi. La questione dei divari di sviluppo regionali emerge, in forme nuove, in tutti i Paesi dell’Unione Europea, disegnando una nuova gerarchia economica dei sistemi urbani che risponde alle logiche della contiguità territoriale. In tale prospettiva ogni scelta, ogni intervento sul territorio, anche se ubicato in uno specifico ambito geografico, farà risentire i suoi effetti in tutto il sistema comunitario. In questo primo livello strategico emerge l’immagine dell’area vasta come territoriorete all’interno dei flussi e degli scambi internazionali garantiti dalle Autostrade del Mare, dalle reti Trans-europee di trasporto e dalle piattaforme di interconnessione territoriale verso Bari, Brindisi, Lecce, Gioia Tauro e Matera.

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OBIETTIVO GENERALE B - Area vasta come territorio metropolitano - Livello 2 Strategia: SOSTENIBILITA’ Questo secondo livello strategico tende a sostenere quegli obiettivi specifici e linee di intervento finalizzate a strutturare il territorio dell’Area Vasta come sistema territoriale equilibrato e coeso. In tale prospettiva assumono rilievo strategico quelle azioni di sistema, sia materiali che immateriali, che tendono alla costruzione di una immagine dell’Area vasta come sistema equilibrato che integra i principali valori paesaggistici presenti all’interno dei differenti contesti territoriali. In tale prospettiva territoriale si evidenzia, in modo particolare, il ruolo strategico della Bradanicosalentina come corridoio ambientale ed infrastrutturale che attraversa l’intera area metropolitana connettendo, attraverso un sistema di relazioni trasversali, le differenti risorse territoriali, culturali e paesaggistiche dell’area vasta (la costa orientale ed occidentale e le aree delle gravine).

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OBIETTIVO GENERALE C - Area vasta come territorio identitario - Livello 3 Strategia: COESIONE e QUALITA’ ABITATIVA Il terzo obiettivo generale si muove all’interno di un sistema di valori territoriali che fanno riferimento all’insieme delle risorse individuabili attraverso una lettura in filigrana dei contesti che compongono l’area vasta tarantina. L’obiettivo promuove, quindi, un rapporto di maggiore integrazione fra natura, storia e cultura, riscoprendone i legami e valorizzando con questi il patrimonio materiale ed immateriale. È il livello della riscoperta della memoria dei luoghi, delle pratiche sociali e di convivenza in esso radicate, del legame indissolubile fra il patrimonio dei luoghi, il patrimonio ambientale e paesaggistico, la dotazione di beni materiali di carattere storico ed archeologico, e le caratteristiche antropologiche, la memoria del lavoro, la riscoperta delle tradizioni e dei luoghi, che costituiscono la matrice fondante, il senso primitivo di appartenenza ad un territorio. È questo il luogo dello spirito e della memoria, che è anche incubatore di sviluppo e rivitalizzazione dei luoghi. L’idea guida è quella della costruzione di una rete di connessioni culturali e naturali composta dalla fitta presenza di risorse naturali e culturali, materiali ed immateriali, del territorio di area vasta, che viene inteso come un grande parco, nelle diverse declinazioni di parco naturale e parco culturale. Questa scala di connessione, opportunamente individuata e messa in valore, offre terreno all’assimilazione dei flussi e delle relazioni transnazionali, rivenienti dai due precedenti livelli di interpretazione, innestando un processo di causa-azione circolare cumulativa. Ovvero il campo delle reti e delle connessioni transcalari, della sovrapposizione dei flussi differenti dei distinti livelli territoriali, alimenta il potenziamento del sistema reticolare delle identità locali (la grana minuta del tessuto di area vasta), il quale assume, a sua volta, carattere di attrattore territoriale. È questa la materializzazione della “dimensione territoriale dello sviluppo” descritta ed auspicata dal DSR 2007-2013 della Regione Puglia, che, attraverso il potenziamento del sistema territoriale, individuabile alla scala “vasta”, appunto, permetta di assimilare i flussi e le relazioni transnazionali in un ampio disegno “territoriale” di valorizzazione delle risorse e delle identità locali. Le risorse e le identità locali individuate sono costituite dall’insieme dei beni ambientali presenti: dal “Parco Regionale delle Gravine” che attraversa il territorio parallelamente alla costa ionica, dall’estremo

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confine occidentale con la Basilicata fino al confine con la provincia di Brindisi (il Comune di Villa Castelli, in provincia di Brindisi, rientra nella perimetrazione del Parco), fortemente incernierato, attraverso lo scorrimento delle acque, con la Riserva Naturale delle “Pinete dell’arco jonico”, fino alle Riserve Naturali Orientate del “Litorale Tarantino Orientale”, un complesso sistema di aree naturali composto dalle “Dune di Campomarino e Torrente Borraco”, dalla “Foce del Chitro”, dalle “Saline e dune di Torre Colimena”, dalla “Palude del Conte e duna costiera” e dai “Boschi Cuturi e Rosamarina”, passando per la Riserva della “Palude La Vela”, che affaccia sul secondo seno del Mar Piccolo. Questo fitto insieme di risorse naturali costituisce il substrato geo-morfologico su cui poggia il sistema antropico degli insediamenti abitati e dei beni archeologici ed architettonici diffusi sul territorio. In alcuni casi, come per l’area delle gravine, il sistema insediativo si fonde in una profonda concrezione con le caratteristiche geomorfologiche dei siti: si pensa ai centri storici di Massafra, Palagianello fino a Ginosa e Laterza.

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5.4.3 Obiettivi Specifici del Piano Strategico OBIETTIVO SPECIFICO A.1 Potenziamento e qualificazione dell’armatura infrastrutturale e delle filiere logistiche (sistemi portuale, aeroportuale e logistico) Il Porto, l’Aeroporto di Grottaglie, il Centro Intermodale di Grottalupara, il Distripark, Agromed, la rete ferroviaria e stradale, la vicinanza di altre realtà portuali e aeroportuali, la presenza di una considerevole attività produttiva in Puglia e in Basilicata, confermano l’area di Taranto come polo logistico di rilevanza internazionale. Il limite di questa considerazione, tuttavia, è insito nella distanza esistente tra potenzialità e realtà, nel divario tra realtà geografica e realtà geo-economica. Il comune denominatore del processo di individuazione e di costruzione di una città funzionale è costituito dalla efficienza del trasporto e delle reti logistiche in quanto condizione di interazione dei fruitori della città, garanzia per la distribuzione delle merci, fattore rilevante nella definizione dei livelli di qualità della vita e di salubrità dell’ambiente. OBIETTIVO SPECIFICO A.2 Sviluppo delle reti dell’innovazione e della ricerca scientifica e tecnologica La pianificazione strategica di Area Vasta rappresenta l’occasione per promuovere la competitività e crescita del sistema economico jonico attraverso le sue reti dell’innovazione e della ricerca scientifica e tecnologica. Il Piano conferisce centralità ai processi di produzione del valore aggiunto legati alle risorse immateriali ed alle reti della conoscenza. L'efficacia degli interventi del


Piano presuppone, inoltre, che siano completate anche le infrastrutture organizzative e di governance dell'intero sistema. OBIETTIVO SPECIFICO A.3 Tutela e sostenibilità ambientale Il tema della tutela e sostenibilità ambientale delle trasformazioni spaziali rappresenta, per l’Area vasta tarantina, un obiettivo strategico nella prospettiva di crescita dei suoi livelli di competitività territoriale. L’efficienza delle reti e dei nodi infrastrutturali, nonché la crescita del ruolo logistico della piattaforma produttiva tarantina, risultano sempre più associati ad un modello di sviluppo sostenibile in grado di farsi carico della risoluzione degli attuali problemi ambientali. OBIETTIVO SPECIFICO B.1 Integrazione territoriale dei sistemi della mobilita di area vasta OBIETTIVO SPECIFICO B.2 Qualificazione delle filiere produttive OBIETTIVO SPECIFICO B.3 Rafforzamento delle politiche sociali OBIETTIVO SPECIFICO B.4 Gestione e risanamento ambientale Con riferimento agli aspetti ambientali legati allo sviluppo del territorio metropolitano, la realtà economica e sociale di oggi, è tale da richiedere un uso molto intenso delle risorse naturali ed ambientali del territorio. Trovare un equilibrio tra l’esigenza di sostenere lo sviluppo e l'aspirazione a vivere in un ambiente integro, salubre e gradevole, è assai difficile, e il conflitto può nascere laddove non si identifichino con precisione i limiti che separano gli usi legittimi dagli usi degradanti la risorsa ambientale. Queste due dimensioni non entreranno in conflitto se si riesce ad operare un efficace cultura dell'organizzazione e della gestione dell'ambiente, che faccia dipendere gli orientamenti e le tecniche di salvaguardia da una capacità di valutare globalmente tutti i termini del problema. Per un verso la produzione scientifica, in questi anni, ci ha dato molte accurate analisi settoriali, ma mancano tuttavia, quadri conoscitivi globali, che sappiano mettere in rilievo la complessità dei fenomeni, le interconnessioni fra problemi diversi e le reciproche compatibilità. Per altro verso gli organismi decisionali, a livello centrale e a livello locale, hanno scarsi collegamenti e pertanto la loro capacità di iniziativa appare frammentaria e non in grado di fornire risultati d’insieme. In questo contesto il piano strategico dell’Area Vasta Tarantina vorrebbe sciogliere la tensione olismo/specialismo che per problemi di carattere ambientale deve tendere a visioni globalizzanti vista la complessità interattiva dei sistemi e dei processi ambientali, lasciando alla ricerca scientifica gli approfondimenti specialistici. Per l’inquadramento e la valutazione delle proposte contenute nel presente Documento di Piano rappresentano supporto indispensabile le analisi di seguito indicate e riportate quali allegati dell’Analisi di Contesto. OBIETTIVO SPECIFICO C.1 Salvaguardia e valorizzazione dei paesaggi identitari. Tra i beni tutelati dalla più recente normativa c’è il paesaggio, in quanto sintesi di natura e antropizzazione; al suo interno vi si trovano le impronte che le diverse civiltà hanno impresso nel territorio. Dunque il Piano di Area Vasta tarantina considera con attenzione in primo luogo le divisioni agrarie e le colture tradizionali. In tale ottica , il Piano tende a considerare con estrema attenzione e cautela anche le progettualità per il rifacimento delle reti viarie. In particolare dovrà essere tutelato il sistema stradale anteriore alla fine dell’XIX secolo, inclusi la via Appia antica e i tratturi, che si intende valorizzare al pari di quanto è avvenuto fra Abruzzo, Molise e Capitanata. Perfettamente ricadenti nei requisiti previsti da tale legge potrebbero essere i percorsi intorno al Mar Piccolo di Taranto, già oggetto di studio nell’ambito del progetto Posidonia e del Lam ed il circuito dei siti rupestri ricadenti nell’ambito del parco o comunque in aree riconosciute come beni paesaggistici in base al codice dei BBCC, a dover essere riqualificati. OBIETTIVO SPECIFICO C.2 Valorizzazione degli ambiti urbani strategici 5.3.4. Linee d’intervento strategiche Si riporta di seguito solamente l’elenco delle Linee di Intervento Strategiche, rimandando alla lettura degli elaborati del piano per ulteriori approfondimenti descrittivi. A.1.1 Interconnessione delle reti della grande mobilità A.1.2 Potenziamento dei nodi e dei poli logistici

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A.2.1 Sviluppo delle reti della ricerca scientifica e tecnologica A.2.2 Potenziamento delle infrastrutture digitali e dei sistemi innovativi per PA, cittadini, imprese A.3.1 Salvaguardia dei sistemi ambientali e bonifica dei siti inquinati B.1.1 Rafforzamento delle principali direttrici territoriali B.1.2 Sviluppo delle reti della mobilitĂ sostenibile B.2.1 Potenziamento e valorizzazione delle aree industriali e del settore agro-alimentare B.2.2 Valorizzazione delle filiere turistiche B.3.1 Qualificazione delle strutture e sviluppo dei servizi B.4.1 Gestione sostenibile delle risorse idriche e tutela dei sistemi ambientali B.4.2 Sviluppo delle fonti energetiche alternative B.4.3 Gestione integrata del ciclo dei rifiuti C.1.1 Valorizzazione del paesaggio rupestre e agrario e delle aree archeologiche C.1.2 Valorizzazione dei centri storici e delle tradizioni locali C.2.1 Riqualificazione delle periferie e riuso delle aree dismesse C.2.2 Miglioramento delle infrastrutture urbane ed extra urbane secondarie

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6 I MACRO-OBIETTIVI GENERALI DELLA RIGENERAZIONE URBANA Dalla “Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana”, si delinea un quadro dei macro-obiettivi di qualità che costituiscono i pre-requisiti assoluti acquisiti dal presente DPRU: la qualità urbana; la qualità urbanistica; la qualità architettonica; la qualità dello spazio pubblico; la qualità sociale; la qualità economica; la qualità ambientale; la qualità energetica; la qualità culturale; la qualità paesaggistica.

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6.1. La qualità urbana Perseguire la qualità urbana significa porre in rapporto dinamico tutti gli elementi legati alla riqualificazione di un’area con quelli più ampi del contesto nel quale essa insiste. La somma di singoli buoni progetti non basta, infatti, a garantire qualità urbana, in termini di miglioramento della vita dei cittadini.


La qualità di un intervento di rigenerazione si misura anche dalla sua capacità di divenire fattore di innesco e moltiplicazione di un più ampio ed equilibrato sviluppo urbano che comprenda residenzialità, servizi e lavoro. Il concetto di “qualità urbana” rimanda a definizioni complesse e non uniformi le cui componenti interagiscono tra di loro in modo diverso nello spazio (città piccole/grandi; centrali/periferiche; nord/centro/sud, etc.) e nel tempo (particolari condizioni storiche, sociali ed economiche). I presupposti per realizzare gli interventi di rigenerazione sono essenzialmente: - che il governo della riorganizzazione territoriale sia esercitato dalle istituzioni in modo sempre più aperto al contributo di tutti gli attori; - che i processi di trasformazione abbiano come obiettivo generale quello di contribuire a realizzare maggiore coesione sociale ed economica, presupposto per lo sviluppo di tutto il territorio; - che il giudizio sulla qualità di ogni singolo intervento comprenda la sua capacità di integrazione fisica, sociale ed economica con il contesto urbano e che l'effetto riqualificativo sia duraturo nel tempo. 6.2. La qualità urbanistica Ogni progetto di rigenerazione deve essere inquadrato in una logica definita a monte dagli strumenti di pianificazione e programmazione strategica di ampia scala, quali i piani urbanistici generali, i piani strategici, il piano urbano ella mobilità etc. Si dovrà scegliere lo strumento più congeniale purché capace di subordinare ogni trasformazione urbana agli obiettivi condivisi che compongono l'interesse generale della città e sono perciò irrinunciabili. Senza un disegno complessivo c’è il rischio che prevalga la logica interna del singolo progetto, spesso a scapito della collettività e della qualità urbana. E’ indispensabile che il contesto istituzionale abbia definito, oltre alle regole di governo del territorio e i conseguenti strumenti operativi, anche la strategia di sviluppo che i cittadini, attraverso gli strumenti democratici della rappresentanza e della partecipazione, intendono imprimere alla loro città. Il quadro strategico scaturisce da una sintesi degli interessi sociali, economici e culturali che la comunità urbana si è data; è espressione del ruolo che la città intende ricoprire nel territorio e del grado di competitività da attivare su scala regionale, nazionale e internazionale. E’ necessario un processo di progettazione trasparente che, unito alla semplificazione delle procedure urbanistiche, renda espliciti gli obiettivi dell’intervento, riduca i rischi legati ai ritardi e alla lievitazione dei costi e, quindi, favorisca il giusto operare. L’impianto normativo e lo strumento urbanistico devono garantire, all’interno di parametri chiari e definiti, elementi di flessibilità perchè la proposta urbanistica possa essere attuata anche nel mediolungo periodo, garantendo sempre la certezza del diritto e la coerenza con il progetto/programma iniziale. 6.3. La qualità architettonica La qualità architettonica di un processo di rigenerazione è riferita sia ai manufatti progettati ex-novo che a quelli riqualificati e costituisce un’occasione per elevare la qualità complessiva della città del ‘900, spesso drammaticamente carente. La qualità architettonica si gioca in sostanza su tre piani: - la sfida della contemporaneità e dei nuovi stili dell’abitare, del lavorare, del vivere, della multietnicità; - l’uso delle nuove tecnologie compatibili con l’ambiente e che assicurino il risparmio delle risorse; - l’integrazione e la continuità con l'esistente, la storia dei luoghi e i fattori identitari locali.

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L’integrazione tra questi aspetti produce attrattività per i potenziali investitori e i futuri fruitori che sono incoraggiati a investire, abitare o trasferire le loro attività nelle aree riqualificate. Per raggiungere elevati livelli di qualità della forma urbana e architettonica va usato al meglio l’apparato disciplinare in nostro possesso e perseguite tutte le procedure utili a questo scopo. Tra queste, il ricorso ai concorsi pubblici, promossi anche da parte dei privati, può rendere ogni progetto un vettore di idee per arricchire la città e per darle identità, anche nella realizzazione delle urbanizzazioni e delle opere pubbliche in generale, che rivestono un ruolo primario nella vita sociale degli abitanti. In questo senso va riabilitata la centralità della figura del progettista, garante del rapporto tra le esigenze dell’abitare e del vivere, qualità del progetto e necessità del costruttore. 6.4. La qualità dello spazio pubblico Una città fatta di adeguati spazi pubblici favorisce lo sviluppo, la convivenza civile, la comunicazione e l’aggregazione sociale, la sicurezza, la conoscenza reciproca e la partecipazione. Riferita alla rigenerazione di aree dismesse o dismettibili, la qualità dello spazio pubblico ha una funzione di rilievo per riavviare i necessari processi di identificazione e integrazione sociale e per la riconoscibilità del luogo; è importante per la ricucitura e la fluida circolazione e scambio con il contesto urbano. Esso costituisce il completamento indispensabile alla valorizzazione del patrimonio architettonico e urbanistico, aumenta la qualità generale del tessuto urbano laddove accresce le opportunità di mobilità, anche per le categorie più svantaggiate, crea un ambiente attraente, sicuro e flessibile capace di competere con i nuovi poli residenziali, terziari, commerciali e del tempo libero sorti all’esterno dei nuclei urbani, restituendo valore aggiunto alle parti centrali e consolidate delle nostre città. Secondo la tradizione storica europea, gli spazi pubblici devono tornare ad essere elemento costitutivo del tessuto urbano dove la mobilità, pedonale in primis e veicolare (se necessaria) sia garantita senza il ricorso a soluzioni viabilistiche improprie per la città, favorendo la realizzazione di luoghi aperti, piacevoli e sicuri. In controbilanciamento alla scarsa durabilità delle opere di architettura contemporanea, avere nuovi spazi pubblici di qualità significa investire nel capitale sociale urbano fisso a medio lungo termine. 6.5. La qualità sociale Qualità sociale significa benessere per gli abitanti (residenti e city users), sia come individui che come collettività. Il contesto urbano deve facilitare la coesione, favorire i rapporti interpersonali e l’interazione con i luoghi, offrire servizi adeguati ed evitare processi di esclusione o emarginazione. In questa chiave è fondamentale puntare, negli interventi con destinazioni residenziali, ad una composizione sociale articolata, attraverso la realizzazione di un’offerta immobiliare diversificata (proprietà/affitto, mercato/social housing). Inoltre, laddove è possibile, occorre mantenere e sviluppare le attività lavorative all’interno delle aree, in modo da scongiurare il rischio della riproposizione del “recinto” monofunzionale. E’ indispensabile verificare la sostenibilità sociale delle trasformazioni prevedendo l’impatto che esse avranno sul contesto. La tenuta e il miglioramento delle dotazioni territoriali, delle aree verdi, delle aree pedonali, del commercio, dei luoghi di aggregazione, degli spazi pubblici, della residenza sociale e non convenzionale, sono tutti fattori imprescindibili nelle operazioni di riqualificazione urbana. Gli obiettivi sociali devono essere perseguiti dal programma di rigenerazione nelle sue premesse, politiche e tecniche, e sviluppate nel progetto, nella sua esecuzione e gestione, attraverso un processo codificato di partecipazione.

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6.6. La qualità economica La qualità economica di un intervento a scala urbana risiede essenzialmente in due fattori: - la capacità di produrre occasioni di sviluppo auto propulsivo duraturo nel tempo e crescita economica dell’area urbana in cui si inserisce; - il bilanciamento tra qualità tecnica, tempi, efficienza attuativa e costo globale per evitare diseconomie nelle fasi di progettazione e realizzazione dell’opera, nonché nella sua gestione e manutenzione. Una trasformazione urbana di qualità genera benefici economici sia per gli investitori (Privato economico), sia per il Pubblico, che per i cittadini (Privato collettivo); attira investimenti generando sviluppo e nuove opportunità di lavoro. I benefici potenziali devono essere considerati e assunti fin dalla nascita del programma di recupero che, nella sua valutazione, deve evidenziare le utilità e i benefici più larghi (pubblici e privati) generati dagli investimenti di riqualificazione (pubblici e privati). È importante determinare i presupposti finanziari ottimali per le trasformazioni, in particolare favorendo le condizioni che danno maggior spazio all’investimento privato e alle sue ricadute pubbliche. È fondamentale, in tal senso, il ruolo dell’investimento pubblico come innesco all’investimento privato, a partire da un uso intelligente del patrimonio immobiliare pubblico come leva, anche economico-finanziaria, per gli investimenti privati. Ogni processo di trasformazione urbana è accompagnato da un potenziale rischio d’impresa. Tutti i rischi vanno valutati nella fase iniziale del processo attraverso opportuni studi di fattibilità che identifichino, anche attraverso più ipotesi di scenario complessivo, le destinazioni d’uso più appropriate, in relazione ai costi potenziali di intervento stimati nel modo più realistico possibile. I singoli progetti di trasformazione sono avvantaggiati se inseriti in una più vasta iniziativa di rigenerazione. E’ perciò fondamentale che la progettazione economica e finanziaria alla base di un intervento nasca insieme ad esso e sia coerente con gli strumenti pianificatori e programmatici generali, in modo da rispettare, nel processo attuativo, le strategie di lungo periodo che la città si è data. 6.7. La qualità ambientale Il recupero delle aree urbane dismesse ha due importanti ricadute sulla qualità ambientale: - la prima è legata ai fattori generali che definiscono la crescita sostenibile di una città; - la seconda riguarda le bonifiche ambientali che tale recupero produce quando, come accade nella maggior parte di casi, si tratta di siti storicamente inquinati. Un’accurata valutazione delle condizioni ambientali delle aree, accompagnata da studi sugli impatti determinati dalla bonifica dei siti potenzialmente contaminati, costituisce un passaggio imprescindibile per il successo dell’intera operazione; preserva la salute dei cittadini ed è il primo passaggio necessario per assegnare attrattività ai luoghi, diminuendo le incertezze e aumentando il potenziale del mercato locale. Una politica del pieno utilizzo delle aree disponibili che minimizza l’espansione urbana, riduce inoltre la necessità di urbanizzare nuove aree verdi o agricole, contribuisce all’uso efficiente delle strutture e infrastrutture esistenti e abbatte il consumo energetico sia degli edifici, sia della città. 6.8. La qualità energetica Il rispetto dei principi cardine della sostenibilità ambientale sono un requisito essenziale pienamente affermato a scala urbana. L’obiettivo dichiarato sono le eco-città, caratterizzate dal contenimento dei consumi energetici, dall’impiego minimo di risorse naturali, dalla riduzione dei rifiuti e delle emissioni clima-alteranti, nel rispetto di elevati standard abitativi. Il patrimonio edificato esistente, buona parte del quale costruito nella seconda metà del ‘900, non rispetta queste qualità e costituisce anzi una delle principali cause di spreco energetico e d'inquinamento.

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La rigenerazione delle aree dismesse o dismettibili, contribuisce a raggiungere obiettivi di sostenibilità attraverso: - la trasformazione degli edifici da consumatori a produttori di energia; - l’integrazione del linguaggio del progetto con le tecnologie più avanzate per il contenimento dei consumi energetici; - l’adozione di sistemi passivi (materiali di costruzione, esposizione, uso del verde, ventilazione, ecc) e attivi (teleriscaldamento, impianti di condizionamento intelligenti, fonti energetiche rinnovabili, raccolta e utilizzazione dell'acqua piovana, ecc) per migliorare l’efficienza energetica; - la produzione di biogas dai rifiuti; - l’utilizzazione di biotecnologie per assorbire le sostanze inquinanti nelle bonifiche di aree inquinate; - l’incentivazione della produzione di energia domestica (fotovoltaico, solare termico etc.) promuovendo un nuovo mercato energetico nel quale i cittadini, fino ad ora solo consumatori, diventino anche produttori d’energia; - la progettazione degli spazi aperti (pubblici e privati), del verde e delle superfici d’acqua come elementi integranti del riequilibrio bioclimatico. La Pubblica Amministrazione deve adottare normative che stimolino la capacità di produrre edifici con alte prestazioni ambientali da parte degli operatori. Attraverso l’adozione di incentivi (fiscali e normativi) va contrastata la politica del basso costo di costruzione che si traduce nella lievitazione dei costi di manutenzione e gestione e nello spreco energetico che grava sulla salute dei cittadini e sulla qualità urbana. Devono essere elaborati nuovi modelli metodologici per l’edilizia pubblica con la partecipazione degli attori imprenditoriali, sociali e tecnici. 6.9. La qualità culturale Qualità culturale significa progettare trasformazioni che siano in continuità con le evoluzioni storico-culturali del luogo, o in necessaria e costruttiva rottura, sulla base della consapevolezza del portato della storia fisica, economica e sociale dell'area in questione e della città. Il lavoro di indagine e “ascolto” del luogo e dei suoi abitanti è la premessa necessaria ad ogni progetto di rigenerazione e deve accompagnare la sua realizzazione in tutte le fasi, grazie al contributo di professionisti dedicati. Dal punto di vista architettonico, la conoscenza dei valori testimoniali dei manufatti presenti e del loro stato di conservazione consente di identificare le categorie d’intervento, relative al complesso e ai singoli edifici, secondo graduazioni che vanno dal restauro, al recupero, alla ristrutturazione ed infine alla sostituzione per gli edifici che non presentano valori degni di tutela. Dal punto di vista urbanistico, la morfologia delle città che sono caratterizzate da un'importante storia industriale va riconosciuta e salvaguardata; ogni integrazione e trasformazione deve essere coerente a tale peculiare carattere. La vitalità di una trasformazione urbana è legata ad azioni che compongano il senso appartenenza al territorio, la continuità storica e nuove risposte alle sfide dello sviluppo urbano. 6.10. La qualità paesaggistica La qualità paesaggistica deriva dall’insieme delle qualità raggiunte negli ambiti già citati, nei casi in cui la loro composizione crea un rinnovato “senso del luogo”. Non si tratta quindi di perseguire l’idea di semplice “cosmesi”, ma di giungere a una giusta sintesi tra la morfologia del territorio, il patrimonio presente, il sistema delle risorse di cui gode e il sistema sociale ed economico espresso dalla comunità che in esso vive, creando un “bene paesaggio” inteso come costruzione collettiva. Nel caso specifico delle aree dismesse, particolare rilievo hanno i fattori tempo e gradualità: gli abitanti, le amministrazioni e gli attori coinvolti devono essere sollecitati a riappropriarsi del

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“paesaggio abbandonato”, a volte negato e rimosso, perché i suoi caratteri distintivi possano essere giustamente individuati, valutati e confrontati con le nuove esigenze. Sulla base di questo confronto potranno essere elaborati, secondo le indicazioni legislative vigenti, i termini del progetto di recupero e trasformazione che dovrà essere flessibile e poter interagire sia con gli assestamenti e le modificazioni naturali nel corso del tempo sia con gli abitanti nella nuova graduale appropriazione del “luogo”.

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7 I MACRO AMBITI URBANI DA SOTTOPORRE PRIORITARIAMENTE A PROGRAMMI INTEGRATI DI RIGENERAZIONE URBANA 7.1. I Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana Come definito dall’art.2 della lr 21/2008, i PIRU sono strumenti volti a promuovere la riqualificazione di parti significative di città e sistemi urbani mediante interventi organici di interesse pubblico. I programmi si fondano su un’idea-guida di rigenerazione legata ai caratteri ambientali e storico-culturali dell’ambito territoriale interessato, alla sua identità e ai bisogni e alle istanze degli abitanti. Essi comportano un insieme coordinato d’interventi in grado di affrontare in modo integrato problemi di degrado fisico e disagio socio-economico che, in relazione alle specificità del contesto interessato, includono: la riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, garantendo la tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-culturale, paesaggistico, ambientale; la riorganizzazione dell’assetto urbanistico attraverso il recupero o la realizzazione di urbanizzazioni, spazi verdi e servizi e la previsione delle relative modalità di gestione; il contrasto dell'esclusione sociale degli abitanti attraverso la previsione di una molteplicità di funzioni e tipi di utenti e interventi materiali e immateriali nel campo abitativo, sociosanitario, dell’educazione, della formazione, del lavoro e dello sviluppo; il risanamento dell’ambiente urbano mediante la previsione di infrastrutture ecologiche quali reti verdi e blu finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano, sentieri didattici e mussali, percorsi per la mobilità ciclabile e aree pedonali, spazi aperti a elevato grado di permeabilità, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico nella realizzazione delle opere edilizie. I programmi, predisposti dai comuni singoli o associati o sono proposti ai comuni da altri soggetti pubblici o privati, anche fra loro associati, devono interessare ambiti territoriali totalmente o prevalentemente edificati e programmi non possono comportare varianti urbanistiche per trasformare in aree edificabili aree a destinazione agricola, comunque definite negli strumenti urbanistici comunali, fatta eccezione per quelle contigue necessarie alla realizzazione di verde e servizi pubblici nella misura massima del 5 per cento della superficie complessiva dell’area d’intervento (tale variante deve comunque essere compensata prevedendo una superficie doppia rispetto a quella interessata dal mutamento della destinazione agricola, destinata a ripermeabilizzare e attrezzare a verde aree edificate esistenti). Come definito dall’art.4 della lr 21/2008, il programma integrato di rigenerazione urbana deve fondarsi su un’idea-guida capace di orientare il processo di rigenerazione urbana e di legare fra loro interventi diversi afferenti alle politiche abitative, urbanistiche, ambientali, culturali, sociosanitarie, occupazionali, formative e di sviluppo. Il programma riguarda prioritariamente: il recupero, la ristrutturazione edilizia e la ristrutturazione urbanistica di immobili destinati o da destinare alla residenza, con particolare riguardo all’edilizia residenziale sociale, garantendo la tutela del patrimonio storicoculturale, paesaggistico, ambientale e l’uso di materiali e tecniche della tradizione; la realizzazione, manutenzione o adeguamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie; l’eliminazione delle barriere architettoniche e altri interventi atti a garantire la fruibilità di edifici e spazi pubblici da parte di tutti gli abitanti, con particolare riguardo ai diversamente abili, ai bambini e agli anziani;

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il miglioramento della dotazione, accessibilità e funzionalità dei servizi socio assistenziali in coerenza con la programmazione dei piani sociali di zona; il sostegno dell’istruzione, della formazione professionale e dell’occupazione; la rigenerazione ecologica degli insediamenti finalizzata al risparmio delle risorse, con particolare riferimento a suolo, acqua ed energia, alla riduzione delle diverse forme di inquinamento urbano, al miglioramento della dotazione di infrastrutture ecologiche e alla diffusione della mobilità sostenibile; la conservazione, restauro, recupero e valorizzazione di beni culturali e paesaggistici per migliorare la qualità insediativa e la fruibilità degli spazi pubblici; il recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente per favorire l'insediamento di attività turistico-ricettive, culturali, commerciali e artigianali nei contesti urbani interessati da degrado edilizio e disagio sociale. 7.1.1. I contenuti tecnici minimi dei PIRU Il programma integrato di rigenerazione urbana è costituito da elaborati scrittografici atti a descrivere e rappresentare in scala adeguata al carattere operativo degli interventi previsti: l’area d’intervento e le relative caratteristiche economico-sociali, paesaggistico-ambientali, urbanistiche, dimensionali, proprietarie; le soluzioni progettuali proposte con particolare riferimento ai caratteri morfologici degli insediamenti e all’integrazione nel tessuto urbano, alle destinazioni d’uso e ai tipi edilizi e insediativi, ai requisiti di qualità e di sostenibilità edilizia e urbana, al risparmio dell'uso delle risorse, con particolare riferimento al suolo, all’acqua e all’energia, alla dotazione di spazi pubblici o riservati ad attività collettive, verde pubblico o parcheggi nel rispetto degli standard urbanistici, specificando gli impatti attesi dalle soluzioni stesse; le misure adottate per rispondere ai bisogni abitativi espressi dai soggetti svantaggiati e per contrastare l'esclusione sociale degli abitanti, con particolare riguardo a interventi e servizi socio-assistenziali e sanitari e a sostegno dell’istruzione, della formazione professionale e dell’occupazione, in coerenza con rispettivi programmi e politiche di settore; l’esistenza di eventuali vincoli normativi gravanti sull’area d’intervento, con particolare riferimento a quelli storico-culturali, paesaggistici, ambientali, urbanistici, idrogeologici e sismici, e le misure di salvaguardia e prevenzione adottate; gli alloggi eventualmente necessari per l’allocazione temporanea degli abitanti degli edifici da risanare; gli alloggi destinati a edilizia residenziale sociale da realizzare, recuperare o ristrutturare, eventualmente previa acquisizione degli stessi al patrimonio pubblico; le iniziative assunte per assicurare la partecipazione civica all’elaborazione e attuazione del programma, con particolare riferimento agli abitanti che risiedono o operano nel contesto da riqualificare o negli ambiti ad esso contigui e il grado di condivisione da parte degli stessi, opportunamente documentati; le iniziative assunte per coinvolgere le forze sociali, economiche, culturali all’elaborazione e attuazione del programma e il grado di condivisione da parte delle stesse, opportunamente documentate; l’eventuale articolazione in fasi dell’attuazione del programma, cui possono corrispondere anche diversi strumenti esecutivi; i soggetti pubblici e privati partecipanti alla realizzazione e gestione degli interventi previsti dal programma o i criteri di selezione degli stessi, secondo principi di concorrenzialità e trasparenza; i costi dei singoli interventi e le relative fonti di finanziamento e modalità gestionali, specificando la ripartizione degli stessi tra i soggetti coinvolti nel programma;

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lo schema di convenzione che disciplina i rapporti tra il comune e gli altri soggetti pubblici e privati coinvolti nell’attuazione del programma e nella gestione delle iniziative da questo previste. 7.1.2. Procedura di formazione dei PIRU conformi al Piano Regolatore Generale vigente La procedura di formazione per i programmi integrati di rigenerazione urbana conformi agli strumenti urbanistici generali comunali vigenti (nel caso di Castellaneta il Programma di Fabbricazione), prevede che gli stessi PIRU: 1. siano adottati con atto deliberativo del consiglio comunale tenendo conto delle proposte avanzate dalle forze sociali, economiche, culturali e dagli abitanti che risiedono o operano nel contesto da riqualificare e negli ambiti ad esso contigui; 2. entro trenta giorni dalla data di adozione, il programma e i relativi elaborati siano depositati, per quindici giorni consecutivi, presso la segreteria del comune, in libera visione al pubblico. Del deposito è dato avviso sull’albo comunale e su almeno due quotidiani a diffusione provinciale; 3. entro il termine di quindici giorni dalla data di scadenza del periodo di deposito di cui al punto 2, chiunque abbia interesse può presentare proprie osservazioni, anche ai sensi dell'articolo 9 della legge 7 agosto 1990, n.241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi); 4. qualora il programma riguardi aree sulle quali insistono vincoli specifici, decorso il termine per le osservazioni, il Sindaco indice una conferenza di servizi alla quale partecipano rappresentanti delle amministrazioni competenti per l'emanazione dei necessari atti di consenso, comunque denominati; 5. entro trenta giorni dalla data di acquisizione degli atti di consenso di cui al punto 4, il Consiglio Comunale approva in via definitiva il programma, pronunciandosi altresì sulle osservazioni presentate; 6. la deliberazione di approvazione è pubblicata, anche per estratto, sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia (BURP); 7. il programma acquista efficacia dal giorno successivo a quello di pubblicazione di cui al punto 6. 7.1.3. Procedura di formazione dei PIRU in variante al Programma di Fabbricazione vigente La procedura di formazione per i programmi integrati di rigenerazione urbana in variante agli strumenti urbanistici generali comunali vigenti (nel caso di Castellaneta il Programma di Fabbricazione), prevede che gli stessi PIRU: 1. siano adottati con atto deliberativo del consiglio comunale sulla base di quanto stabilito dal documento programmatico per la rigenerazione urbana e tenendo conto delle proposte avanzate dalle forze sociali, economiche e culturali e dagli abitanti che risiedono o operano nel contesto da riqualificare e negli ambiti ad esso contigui; 2. il sindaco, dopo l’adozione del programma integrato di rigenerazione urbana, convoca una conferenza di servizi, ai sensi del comma 3 dell’articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni competenti per l'acquisizione dei necessari atti di consenso, comunque denominati, per verificare la possibilità di concordare il successivo accordo di programma; 3. in sede di conferenza di servizi le amministrazioni partecipanti, nel rispetto del principio di copianificazione, devono indicare le ragioni ostative o, ove possibile, le modifiche necessarie ai fini della conclusione positiva dell’iter del programma mediante l’approvazione dell’accordo di programma; 4. In caso di approvazione da parte della conferenza, lo schema di accordo di programma, sottoscritto dai soggetti intervenuti alla conferenza di servizi e corredato della

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5. 6. 7. 8.

9.

documentazione tecnica e grafica prescritta, ivi compresa quella prevista dalle vigenti norme urbanistiche, è depositato per trenta giorni consecutivi presso la segreteria del comune interessato, durante i quali chiunque può prenderne visione; l’effettuato deposito è tempestivamente reso noto al pubblico mediante la pubblicazione sul BURP e su almeno due quotidiani a diffusione provinciale, nonché mediante l’affissione di un avviso all'albo pretorio con l’annotazione degli estremi di pubblicazione nel BURP; entro trenta giorni dalla data di pubblicazione nel BURP gli interessati possono presentare al comune le proprie osservazioni; entro i quindici giorni successivi alla scadenza del termine per la presentazione delle osservazioni, il soggetto proponente presenta le proprie deduzioni sulle osservazioni pervenute; entro i trenta giorni successivi alla scadenza del termine di cui al punto 7, il Sindaco del Comune interessato chiede al Presidente della Giunta regionale la convocazione dei soggetti invitati alla conferenza di cui al punto 2 per la valutazione delle osservazioni pervenute e la conclusione dell’accordo; l’accordo, approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale entro i trenta giorni successivi, produce effetto di variante allo strumento urbanistico comunale con l’adozione della deliberazione consiliare di ratifica dell'adesione del Sindaco all'accordo. Tale ratifica deve intervenire, a pena di decadenza, entro trenta giorni dalla stipula dell’accordo.

7.1.4. Procedura dei PIRU proposti dai privati Dal combinato disposto del comma 2 dell’art.2 della lr 21/2008 e del punto b) del comma 1 dell’art.16 della lr 20/2001, possono essere proposti PIRU dai privati proprietari che rappresentino, in base alla superficie catastale, almeno il 51% degli immobili compresi entro il perimetro dell’area interessata. Il loro concorso è sufficiente a costituire il consorzio ai fini della presentazione al Comune della proposta di PIRU e dei relativi atti amministrativi. 7.2. Individuazione dei macro ambiti da sottoporre prioritariamente a Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana Come già ampiamente anticipato, il DPRU del Comune di Castellaneta è stato “pensato” in linea con quanto già strutturato nel processo di formazione del nuovo Piano Urbanistico Generale e già anticipato dal Documento Programmatico Preliminare, dall’ “atto di indirizzo” successivo e dallo “schema strutturale strategico” allo stesso. La riqualificazione o rigenerazione urbana dei contesti esistenti e/o in formazione è uno dei cardini su cui si basa la “visione” urbanistica sottesa nell’ “atto di indirizzo integrativo” del DPP e tradotta nello “schema strutturale strategico” del PUG di Castellaneta (in linea con quanto definito nel DRAG regionale). Su questa visione, è stata individuata una griglia interpretativa che analizzando le problematiche edilizie, insediative, funzionali, ambientali e paesaggistiche dei contesti urbani esistenti e filtrate attraverso gli obiettivi complessivi delle iniziative strategiche previste dalla lr 21/2008, ha portato alla individuazione di 3 macro ambiti che, in via preliminare potranno essere oggetto di PIRU di iniziativa pubblica o privata, e che rispondono a specifiche caratteristiche (richieste dalla legge), ovvero: contesti urbani periferici e marginali interessati da carenza di attrezzature e servizi, degrado degli edifici e degli spazi aperti e processi di esclusione sociale; contesti urbani storici interessati da degrado del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici e da disagio sociale; contesti urbani storici interessati da processi di sostituzione sociale e fenomeni di terziarizzazione; aree dismesse, parzialmente utilizzate e degradate.

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Le problematiche emergenti selezionate sono: a) di tipo ambientale presenza di spazi e/o luoghi urbani degradati; presenza di “vuoti” urbani; elevati livelli di inquinamento ambientale; scarsa permeabilità dei suoli e problemi di allagamento; assenza di adeguati spazi per una circolazione sostenibile e insicurezza delle reti esistenti; presenza di degrado fisico, costruzioni abusive e dequalificanti; b) di tipo storico difficile fruibilità dei beni presenti, per le condizioni di degrado generale del contesto; scarsa attenzione alle testimonianze storiche presenti; impossibilità di intervento per problemi urbanistici e/o giuridici; c) di tipo insediativo basso livello qualitativo e quantitativo di aree per servizi; discontinuità fisica e funzionale tra gli ambiti individuati ed i contesti urbani adiacenti; non-idoneità delle urbanizzazioni primarie esistenti rispetto alle funzioni insediate; prevalente carattere monofunzionale del contesto; d) di tipo socio–economico inesistenza di servizi e/o insufficienza di quelli esistenti; discontinuità sociale dalla città esistente; discontinuità economica dalla città esistente; presenza di degrado sociale; consistente richiesta di abitazioni. Gli obiettivi complessivi delle iniziative strategiche selezionati sono: innesco trasformazioni urbanistiche; incremento funzionalità del contesto urbano; rimodellazione paesaggio urbano e recupero tessuto edilizio, urbano ed ambientale; favorire occupazione; riduzione disagio sociale; accrescimento dotazione servizi; risparmio risorse naturali; accrescimento dotazione residenziale (Edilizia Residenziale Sociale - Edilizia Residenziale Privata); tutela e valorizzazione dei beni culturali. Sulla coesistenza delle problematiche emergenti selezionate e sulla risposta rispetto agli obiettivi complessivi delle iniziative strategiche individuati e/o in risposta ai contributi della partecipazione civica ed istituzionale, sono stati selezionati in via preliminare cinque macro “Ambiti di Rigenerazione Urbana”: ARU.01 - Ambito di Rigenerazione Urbana “ex tracciato ferroviario” ARU.02 - Ambito di Rigenerazione Urbana “via Roma” ARU.03 - Ambito di Rigenerazione Urbana “via Aldo Moro” ARU 04 - Ambito di Rigenerazione Urbana “Centro storico” ARU 05 - Ambito di Rigenerazione Urbana “La passeggiata” ARU 06 - Ambito di Rigenerazione Urbana “Castellaneta marina”

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Matrice I Valutazione della presenza di problematiche emergenti rispetto ai macro Ambiti di Rigenerazione Urbana selezionati ARU 01 ex tracciato ferroviario

ARU 02 via Roma

ARU 03 via Aldo Moro

ARU 04 Centro storico

ARU 05 La passeggiata

ARU 06 Castella neta marina

PROBLEMATICHE EMERGENTI di tipo ambientale presenza di spazi e/o luoghi urbani degradati presenza di “vuoti” urbani degradati e degradanti elevati livelli di inquinamento ambientale scarsa permeabilità dei suoli e problemi di allagamento assenza di adeguati spazi per una circolazione sostenibile e insicurezza delle reti esistenti presenza di degrado fisico, costruzioni abusive e dequalificanti di tipo storico difficile fruibilità dei beni presenti, per le condizioni di degrado generale del contesto scarsa attenzione alle testimonianze storiche presenti impossibilità di intervento per problemi urbanistici e/o giuridici di tipo insediativo basso livello qualitativo e quantitativo di aree per servizi discontinuità fisica e funzionale tra l’ambito individuato ed i contesti urbani adiacenti non-idoneità delle urbanizzazioni primarie esistenti rispetto alle funzioni insediate prevalente carattere monofunzionale del contesto di tipo socio–economico inesistenza di servizi e/o insufficienza di quelli esistenti discontinuità sociale dalla città esistente presenza di degrado sociale consistente richiesta di abitazioni

Legenda:

PROBLEMATICA EMERGENTE MOLTO PRESENTE PROBLEMATICA EMERGENTE PRESENTE PROBLEMATICA EMERGENTE NON PRESENTE

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Matrice II Valutazione degli impatti delle iniziative strategiche derivanti dall’’attuazione dei macro Ambiti di Rigenerazione Urbana sugli obiettivi complessivi

ARU 01 ex tracciato ferroviario

ARU 02 via Roma

ARU 03 via Aldo Moro

ARU 04 Centro storico

ARU 05 La passeggiata

ARU 06 Castellaneta marina

OBIETTIVI COMPLESSIVI DELLE INIZIATIVE STRATEGICHE Tutela e valorizzazione sistema storico/archeologico/paesaggistico Innesco trasformazioni urbanistiche Incremento funzionalità del contesto urbano Rimodellazione paesaggio urbano e recupero tessuto edilizio, urbano ed ambientale Favorire occupazione Riduzione disagio sociale Accrescimento dotazione servizi Partecipazione dei residenti Risparmio risorse naturali Accrescimento dotazione residenziale (ERS – ERP)

Legenda:

IMPATTO GENERALMENTE MOLTO POSITIVO IMPATTO GENERALMENTE POSITIVO IMPATTO GENERALMENTE NULLO

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ARU.01 AMBITO DI RIGENERAZIONE URBANA “EX TRACCIATO FERROVIARIO” 1. Descrizione dell’ambito Il macro ambito, ubicato nel settore nord ovest del territorio urbano di Castellaneta, articolato lungo l’ex tracciato ferroviario (dismesso) che assume (o potrebbe assumere) il ruolo di elemento lineare o cerniera fisica e funzionale tra i diversi contesti del macro ambito e fra il macro ambito ed il tessuto edificato circostante. Un primo contesto è il nucleo per servizi di livello urbano e territoriale costituito dal cimitero e dall’ospedale, ubicato a chiusura del tessuto edificato cittadino ed al limite con la gravina, con una serie di aree interstiziali libere o dismesse e con evidenti carenze infrastrutturali. Il contesto delimitato dall’ex tracciato e da via Estramurale e da via Della Stazione (con prolungamenti) a nord, tessuto di frangia urbana a confine con il contesto rurale, è caratterizzato dalla presenza di edilizia residenziale con tipologia mista e datazione varia e di numerose ed ampie aree dismesse o non utilizzate perché non definite dal Programma di Fabbricazione o perché interessate da problemi di carattere idrogeomorfologico. Il contesto delimitato a nord dall’ex tracciato ferroviario ed a sud da via Bachelet e da via San Francesco (nell’ultimo tratto), ha le stesse caratteristiche fisiche e funzionali del precedente, ma con un tessuto edilizio più denso nella parte centrale e maggiore presenza di servizi. 2. Stato giuridico 2.1. Programma di fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: “zona a2 - residenziali esistenti” “zona a3 - di completamento e di ristrutturazione urbanistica” “zona a4 - di espansione” “zona b3 - per attività terziarie” “zona c2- aree cimiteriali” Norme Tecniche di Attuazione Titolo 3° art.3 NTA Titolo 3°art.4 NTA Titolo 3°art.5 NTA Titolo 4° art.5 Titolo 5° art.2 3. Vincoli e/o invarianti strutturali presenti vincolo 1497/1939 vincolo 431/1985 c.d. “Galasso” vincolo c.d. “decreto galassino” PAI/AdB; IBA; SIC; ZPS. 4. Le azioni del DPP e dell’Atto di indirizzo a. I “criteri” rivenienti dal PRG adottato “confermate” dal DPP a1. criteri di carattere generale: favorire l’attraversamento del territorio comunale, sia nella direzione Taranto-Matera, sia in quella Bari (S. Basilio/autostrada) - Ss 106 (Bosco Pineto) in modo tale che il centro abitato,

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nel contempo non venga coinvolto direttamente, ma non venga escluso da immediate connessioni con le due fondamentali direttrici dei traffici; bilanciare le presenze nella fascia costiera (ove e insediato circa il 50% del patrimonio edilizio presente nel territorio comunale) sia in senso temporale (attualmente sono soltanto estive) con attrezzature “destagionalizzanti” le presenze con richiami anche primaverili e autunnali, sia in senso geografico con attrezzature complementari (e non alternative) nel centro abitato e nelle campagne; a2. criteri per il “centro abitato” individuare il percorso della circonvallazione ovest in stretta connessione, o in sovrapposizione, con il percorso diretto tra il casello autostradale di S. Basilio e la strada statale 106 (Bosco Pineto), e degli accessi al centro abitato; individuazione del sistema viario per una efficiente mobilità interna al centro abitato, anche in previsione sia della dismissione dell’attuale sede ferroviaria e della entrata in attività della nuova stazione, sia della incentivata predisposizione di luoghi per la sosta, sia per la pedonalizzazione ad isole (permanente e/o temporanea) di ambiti strategici per la fruizione di spazi pubblici e privati; incentivare, per le nuove edificazioni, tipologie edilizie in linea con la tradizione abitativa locale, senza mutuare i modelli propri delle periferie metropolitane; localizzare i nuovi insediamenti residenziali (che saranno sempre misti, privati e pubblici) nella dimensione derivata dall’applicazione dei criteri regionali, in posizione tale da evitare il costituirsi di ambiti emarginati, fuori dai circuiti vitali per il centro abitato; riorganizzare ed attualizzare la disciplina per l’edificazione del centro abitato senza che ciò, per le zone B, comporti la necessità di ulteriore pianificazione esecutiva, per prevedendo gli strumenti di recente introduzione nell’ordinamento statale e regionale. b. I criteri rivenienti dal DPP b.1. Le precisazioni circa i criteri del PRG adottato la dismissione della attuale sede ferroviaria e avvenuta. Dovrà essere individuato il modo di utilizzarne il percorso, sia al fine di trasformare l’antica barriera in un elemento urbano di ricucitura delle due parti della città, sia al fine di individuare le parti dell’antico percorso utilizzabili ai fini della mobilita urbana e di quella turistica e di tempo libero; si concorda sulla necessità di collegare correttamente i nuovi insediamenti con l’abitato esistente e i suoi circuiti vitali. Si rimanda ad una più attenta considerazione la dislocazione e il dimensionamento delle aree di edilizia pubblica, non scartando l’ipotesi mista ma sottoponendola ad attenta verifica, sia in relazione alla sua reale e rapida fattibilità, sia all’ipotesi di ridurre al minimo il ricorso a piani attuativi per la realizzazione del PUG; b.2. Gli obiettivi e criteri di impostazione del PUG Parte urbana le zone residenziali sono destinate alle abitazioni e ai connessi servizi ed attività, quali negozi al dettaglio, autorimesse, studi professionali e commerciali, laboratori artigianali non molesti, alberghi, cliniche, teatri, cinematografi e luoghi di divertimento; gli edifici di architettura ottocentesca o ante guerra, di riconosciuto valore architettonico o ambientale, diffusi nelle aree B del piano vigente (e anche al di fuori di esse) e indicati in apposita cartografia negli elaborati del PUG, saranno sottoposti a specifica tutela: sono ammesse (di massima) solo operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, e di restauro conservativo; b3. Lo schema grafico del DPP - direttrici di sviluppo c. I criteri rivenienti dall’ “Atto d’Indirizzo” c1. Obiettivi e orientamenti generali del PUG la tutela e valorizzazione dei valori ambientali, storici e culturali (derivanti dalla lettura significativa del territorio comunale) finalizzati allo sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico) del territorio;

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la centralità, nell’azione di governo del territorio, della riqualificazione rispetto all’espansione urbana; la “perequazione urbanistica” quale strumento attuativo e di equità sociale; c2. Risorse e criticità del territorio comunale l’area urbana: obiettivi Il tracciato della vecchia linea ferroviaria, nella parte urbana che va dalla vecchia stazione campagna fino alla galleria in prossimità dell’ospedale, costituisce ancor oggi una cesura ed un limite fisico rappresentato dai rilevati della linea ferroviaria. L’area di sedime, contestualmente all’eliminazione dei rilevati esistenti, va riqualificata attraverso un intervento di “ricucitura” tra gli ambiti urbani interessati, e tra questi con la città. La parte extra-urbana del vecchio tracciato (oggetto di attenzione dell’ultima legge Finanziaria), che interessa anche i Comuni di Palagianello e Mottola, attraverso il suo recupero può essere utilizzato come percorrenza territoriale ciclabile lungo il sistema intercomunale delle gravine. Per le nuove aree di espansione e trasformazione, attraverso la perequazione urbanistica quale strumento innovativo di attuazione, dovranno apportare interventi edilizi di qualità e contenimento del consumo di suolo, stabilendo un equilibrato rapporto tra aree verdi e costruito, garantendo anche un mix funzionale e sociale quale indispensabile arricchimento dei tessuti urbani, capaci di esprimere l’appartenenza dei luoghi. infrastrutture della mobilità: obiettivi

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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana art. 3 - Legge Regionale 21/2008

ARU.01 "ex tracciato ferroviario" inquadramento generale

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione su ortofotocarta, scala 1:10.000

01.Via Sacro Cuore

02.Via Quarto Commercio

03.Via G. Rossi

04.Via Daunia

05.Via Daunia

06.Via Pertini

07.Via del Cimitero

08.Via Q. Commercio

09.Via San Francesco

10.Via Sacro Cuore


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ARU.01 "ex tracciato ferroviario" inquadramento generale

T a r a n t o )

Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana art. 3 - Legge Regionale 21/2008

C AS TE LL

K.613

AN ET

-

A

Masseria Santa Caterina

Cimitero

Acquedotto

Masseria Stingeto

-

N.7 TARANTO

Parco delle Ginestre BA

RI

ANTO

TAR

FERROVIE

ST AT O

ANAS

DELLO

FE RR

STATO

DELLO

ST AT O

I.T.I.S.

OV

IE

Pronto Soccorso

Monumento Ai Caduti

Scuola Elementare

DELLO

San Michele

ANTO TAR

Scuola di Musica

Auditorium

Scuola Superiore

Centrale Enel

-

Scuola Materna

Cattedrale San Nicola

VIE

RI BA

R FE

RO

Scuola Media e Superiore

Cabina Telecom

Scuola Media

Scuola Materna Calvario

Scuola Materna

Stadio Giovanni De Bellis

Centro Polivalente Anziani

Chiesa e Convento San Francesco

INPS

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione su Carta Tecnica Regionale, scala 1:10.000

11.Via Montecamplo

12.Via F. Maritano

13.Via Montecamplo

14.Via della Stazione

15.Via Estramurale

16.Via San Francesco

16.Via F. Maritano

18.Via Messapia

19.Via San Martino

20.Via della Stazione


C o m u n e

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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana art. 3 - Legge Regionale 21/2008

ARU.01 "ex tracciato ferroviario" inquadramento generale

FE

RR

OV

Calvario

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su ortofotocarta

IE

Centro Polivalente Anziani

Chiesa e Convento San Francesco Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su Carta Tecnica Regionale


C o m u n e

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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana art. 3 - Legge Regionale 21/2008

Parco delle Ginestre

ARU.01 "ex tracciato ferroviario" inquadramento generale

N.

7

ANAS

ST

AT

O

I.T.I.S.

Pronto Soccorso DELLO

Auditorium

Scuola Superiore

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su ortofotocarta

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su Carta Tecnica Regionale


C o m u n e

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ARU.01 "ex tracciato ferroviario" inquadramento generale

T a r a n t o )

Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana art. 3 - Legge Regionale 21/2008

ST

AT

O

TARANTO

Cimitero

Pronto Soccorso Scuola Elementare

Monumento San Michele Ai Caduti

Auditorium

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su ortofotocarta

Centrale

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su Carta Tecnica Regionale






ARU.02 AMBITO DI RIGENERAZIONE URBANA “VIA ROMA” 1. Descrizione dell’ambito Il macro ambito, ubicato nel settore sud est del territorio urbano di Castellaneta, strutturato lungo la direttrice di via Roma o ex via Taranto (e di arterie stradali minori) ha caratteristiche fisiche, funzionali e giuridiche molto articolate. Il contesto produttivo ubicato a cavallo di via Roma fino all’innesto con via Mastrobuono ha assunto caratteristiche monofunzionali produttive (che nella parte a monte rispettano la destinazione urbanistica impressa dal Programma di Fabbricazione e dai conseguenti strumenti urbanistici attuativi) consolidatesi nel tempo ma, per la parte di ambito che si affaccia sulla gravina, fortemente contrastanti con un contesto paesaggistico e naturalistico eccezionale (e tutelato da normative europee, statali e regionali). La porzione di ambito produttivo ubicato sul lato interno di via Roma, presenta diversi vuoti urbani (in parte dovuti alla destinazione urbanistica) e segni di degrado (anche) dovuti alla dismissione di attività produttive. Il contesto ubicato a sud di via Mastrobuono ha assunto caratteristiche plurifunzionali (sostanzialmente residenza e servizi), ma con forte presenza di vuoti urbani, di degrado fisico e funzionale e di aree residuali o frange urbane, che hanno perso le caratteristiche di zona agricola, ma che non hanno assunto (anche per mancanza di disciplina urbanistica specifica), le caratteristiche di ambiti urbani o suburbani. L’ambito compreso tra via Mastrobuono, via Spinelle, via Neviera e via Roma, è definibile come contesto urbano consolidato, ovvero parti del territorio urbano totalmente edificate con continuità, e presenta un adeguato livello di qualità urbana con assenza di forme di degrado o vuoti urbani consistenti, e di conseguenza non richiede (al contrario degli altri ambiti descritti) interventi diffusi di rigenerazione, ma piuttosto interventi più limitati e riconducibili alla sostituzione urbanistica o edilizia. 2. Stato giuridico 2.1. Programma di fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: “zona a2 – residenziali esistenti” “zona a4 - di espansione” “zona b2 - per attività secondarie” “zona c3- verde pubblico” Norme Tecniche di Attuazione Titolo 3° art.3 Titolo 3°art.5 Titolo 4°art.4 Titolo 4° art.5 Titolo 5° art.3 3. Vincoli e/o invarianti strutturali presenti vincolo 1497/1939 vincolo 431/1985 c.d. “Galasso” vincolo c.d. “decreto galassino” PAI/AdB vincolo architettonico puntuale; grotte; IBA; SIC;

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ZPS. 4. Le azioni del DPP e dell’Atto di indirizzo a. I “criteri” rivenienti dal PRG adottato “confermate” dal DPP a1. criteri di carattere generale: favorire l’attraversamento del territorio comunale, sia nella direzione Taranto-Matera, sia in quella Bari (S. Basilio/autostrada) - Ss 106 (Bosco Pineto) in modo tale che il centro abitato, nel contempo non venga coinvolto direttamente, ma non venga escluso da immediate connessioni con le due fondamentali direttrici dei traffici; bilanciare le presenze nella fascia costiera (ove e insediato circa il 50% del patrimonio edilizio presente nel territorio comunale) sia in senso temporale (attualmente sono soltanto estive) con attrezzature “destagionalizzanti” le presenze con richiami anche primaverili e autunnali, sia in senso geografico con attrezzature complementari (e non alternative) nel centro abitato e nelle campagne; a2. criteri per il “centro abitato” individuare il percorso della circonvallazione ovest in stretta connessione, o in sovrapposizione, con il percorso diretto tra il casello autostradale di S. Basilio e la strada statale 106 (Bosco Pineto), e degli accessi al centro abitato; individuazione del sistema viario per una efficiente mobilità interna al centro abitato, anche in previsione sia della dismissione dell’attuale sede ferroviaria e della entrata in attività della nuova stazione, sia della incentivata predisposizione di luoghi per la sosta, sia per la pedonalizzazione ad isole (permanente e/o temporanea) di ambiti strategici per la fruizione di spazi pubblici e privati; dare priorità al tema del recupero e della valorizzazione, non soltanto del centro storico e delle residuai testimonianze del “rupestre”, ma anche alle presenze diffuse (ancorchè rare, ma proprio per tale motivo preziose) nel centro abitato dell’architettura “ottocentesca-ante guerra”; b. I criteri rivenienti dal DPP b.2. Gli obiettivi e criteri di impostazione del PUG Parte urbana il DPP considera opportuno introdurre un nuovo PIP (Piano insediamenti produttivi) in prossimità dello svincolo autostradale di S.Basilio, in zona che sembra rispondere a quanto richiesto nel punto 2.1.g dei "Criteri" precedentemente esposti; le zone residenziali sono destinate alle abitazioni e ai connessi servizi ed attività, quali negozi al dettaglio, autorimesse, studi professionali e commerciali, laboratori artigianali non molesti, alberghi, cliniche, teatri, cinematografi e luoghi di divertimento; il DPP considera una serie di vincoli e di distanze da rispettare (relative alla gravina posta al margine dell’abitato e alla “lama” che vi si inserisce; rispetto alle discariche e al centro di compostaggio, già realizzato anche se non ancora entrato in funzione). Pertanto si ritiene non sostenibile (per mancanza di territorio edificabile) una direttrice di espansione residenziale verso sud, in direzione della nuova stazione ferroviaria; b3. Lo schema grafico del DPP - direttrici di sviluppo alla viabilità esistente il DPP aggiunge una breve “circonvallazione” che, partendo dalla strada statale per Laterza, corra a valle della attuale ferrovia, scambiando con i principali percorsi verso la città e si concluda sulla esistente via Taranto tra il margine dell’area industriale e la vasca di irrigazione (o - se necessario - a valle di questa). Questa strada, nelle prime ipotesi progettuali, si presenta sufficientemente piana, con solo brevi tratti con pendenza pari all’8%; sul lato opposto, il DDP ipotizza un percorso pedonale (in parte ottenuto recuperando sentieri esistenti, in parte da realizzare ex novo) lungo tutto il margine della grande gravina. Partendo dagli esistenti ponti della ferrovia (vecchia e nuova) sulla gravina, e da una prima area attrezzata a servizio del turismo (parcheggio, nolo bici, ristoro, wc ...) il percorso risale

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verso il centro storico (a fianco al quale é prevista una seconda area di servizio, simile alla prima), lo attraversa secondo due itinerari convergenti e prosegue fino a monte del cimitero dove è localizzata una terza area di servizio. Da qui questo percorso potrebbe proseguire con una pista ciclabile-pedonale sul vecchio percorso della ferrovia (e quindi sempre sul bordo della gravina; oppure questo tratto della ferrovia potrebbe essere ripristinato con una linea tranviaria a utilizzazione turistica e di collegamento (urbano) con le nuove aree produttive e intermodali che si intende predisporre in prossimità del bivio per Matera. Un analogo recupero ferroviario potrebbe interessare anche il tratto a valle, ripristinando, a partire dal ponte sulla gravina, un percorso tranviario verso le aree attrezzate per il tempo libero di Palagiano, le sue abitazioni rupestri e il soprastante centro storico con il bel castello. Operazioni simili si vanno ormai realizzando (alcune sono già operative) sia in Italia che in Europa, con forti contributi degli specifici fondi europei; il recupero della gravina insieme alle potenzialità turistiche dei nuovi complessi della costa potrebbero rappresentare una importante occasione anche per un (reale) recupero del centro storico. c. I criteri rivenienti dall’ “Atto d’Indirizzo” c1. Obiettivi e orientamenti generali del PUG la tutela e valorizzazione dei valori ambientali, storici e culturali (derivanti dalla lettura significativa del territorio comunale) finalizzati allo sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico) del territorio; la centralità, nell’azione di governo del territorio, della riqualificazione rispetto all’espansione urbana; c2. Risorse e criticità del territorio comunale il paesaggio naturale: obbiettivi Le problematiche di questa parte del nostro territorio evidenziano ambiti critici riferiti all’interazione e agli effetti della antropizzazione sull’ambiente naturale e alla non corretta comprensione dei valori unici ed identitari del nostro patrimonio ambientale. Basti pensare all’importanza comunitaria della rete ecologica e di biodiversità rappresentata dagli areali boschivi di MonteCamplo, dalle nostre Gravine, dalle lame e dalle pinete costiere. Gli insediamenti rupestri e siti archeologici (comprensorio di Masseria del Porto, Santa Trinità località Montecamplo a confine con Laterza, Masseria Minerva ed altri). Un patrimonio unico a cui dovrà corrispondere una corretta politica di tutela dell’integrità fisica e ambientale dei luoghi, accompagnata anche da una valorizzazione dei siti a valenza naturalistica che eviti effetti di museificazione del territorio e proponga interventi sostenibili finalizzati ad un ecoturismo alternativo, di qualità e a basso impatto ambientale. l’area urbana: obiettivi Le criticità evidenziate per l’area urbana potranno trovare rimedio attraverso scelte di piano che assumono la riqualificazione urbanistica quale regola primaria di rigenerazione degli ambiti critici consolidati e dei tessuti urbani marginali e periferici. Per quanto concerne l’area edificata tra la s.s. 7 e il margine della gravina, a sud dell’abitato, la presenza anche di strutture ed attività non autorizzate ed incompatibili con l’elevato valore ambientale della zona, richiede un intervento di riqualificazione urbana (P.I.R.T. o altro) che ridia all’area la sua condizione originaria, e progettata quale ingresso “verde” alla città (parco urbano attrezzato). La dismissione delle strutture e attività non autorizzate ed incompatibili al programma di riqualificazione ambientale, porterà ad una localizzazione delle attività nelle future aree produttive, anche attraverso sistemi di compensazione e incentivazione. Per le nuove aree di espansione e trasformazione, attraverso la perequazione urbanistica quale strumento innovativo di attuazione, dovranno apportare interventi edilizi di qualità e contenimento del consumo di suolo, stabilendo un equilibrato rapporto tra aree verdi e

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costruito, garantendo anche un mix funzionale e sociale quale indispensabile arricchimento dei tessuti urbani, capaci di esprimere l’appartenenza dei luoghi. La saturazione del vecchio P.I.P. e la cattiva localizzazione del nuovo P.I.P. 2 (in ambito ambientale molto delicato) impongono una nuova strategia localizzativa delle future aree produttive, tipizzate e dimensionate in base alle effettive caratteristiche ed esigenze del sistema economico locale e dell’indotto legato al sistema agricolo e turistico (pensiamo alla possibilità di realizzare un centro logistico-produttivo multifunzionale, in prossimitä della s.s. Jonica). In quest’ottica e auspicabile pensare ad una possibile riconversione del P.I.P. 2, mai completato e fermo alle prime opere di urbanizzazione, in attività a basso impatto ambientale (es. terziario avanzato o aree da destinare ad attività ludico-sportive). infrastrutture della mobilità: obiettivi Per la viabilità la condizione di criticità è rappresentata, in primis, dalla mancanza e individuazione di una direttrice extra-urbana capace di deviare il traffico pesante dal centro abitato, che di fatto decongestionerebbe la viabilità urbana interna già compromessa dall’aumento esponenziale delle auto. Accanto a questo va migliorata e potenziata la viabilità comunale e il collegamento tra il sistema viario locale e le grandi arterie di traffico (s.s.7 e s.s. 106), in funzione del ruolo strategico che assume la viabilità rurale comunale, soprattutto quale supporto agricola specializzata che è parte preponderante dell'economia locale.

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Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su ortofotocarta

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su Carta Tecnica Regionale






APRU.03 AMBITO DI RIGENERAZIONE URBANA “VIA ALDO MORO” 1. Descrizione dell’ambito L’ambito, ubicato nel settore sud est del territorio urbano di Castellaneta, di limitate dimesioni rispetto ai due precedenti, è articolato lungo via Aldo Moro dalla rotatoria con via Pizzi e via delle Spinelle fino al limite del tessuto edificato. Il contesto ubicato a sud di via Aldo Moro è stato realizzato come zona 167 e quindi con caratteristiche funzionali e tipologiche (edilizia residenziale pubblica) sostanzialmente uniformi. La mancata realizzazione delle aree per servizi, ha prodotto delle aree non utilizzate o in parte utilizzate l’effetto “vuoto urbano”. Il contesto ubicato a nord di via Aldo Moro, ha caratteristiche simili al precedente, ma è caratterizzato dalla presenza di diversi servizi pubblici e di un grande “vuoto urbano” ubicato fra via Sandro Pertini e via Giuseppe di Vittorio. Il contesto ubicato a nord est dell’ambito, a sud di via Aldo Moro e di via delle Spinelle ed a ovest di via Strasburgo, con tessuto misto dal punto di vista tipologico e funzionale, è caratterizzato dalla presenza di aree per l’istruzione, spazi aperti urbanizzati ma non del tutto risolti (area fra via Fabio Fazzi e via Aldo Moro), spazi aperti non urbanizzati (area limitrofa alla scuola materna) e tessuto edilizio rado misto ad aree con caratteristiche fisiche complesse. 2. Stato giuridico 2.1. Programma di fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: “zona a2 - residenziali esistenti” “a3 - di completamento e ristrutturazione urbanistica” “zona a4 - di espansione” “zona a4bis - di espansione per l’edilizia economica” Norme Tecniche di Attuazione Titolo 3° art.3 Titolo 3°art.4 Titolo 3°art.5 Titolo 4° art.5 Piano di zona 167 3. Vincoli e/o invarianti strutturali presenti IBA; SIC; ZPS. 4. Le azioni del DPP e dell’Atto di indirizzo a. I “criteri” rivenienti dal PRG adottato “confermate” dal DPP a2. criteri per il “centro abitato” individuazione del sistema viario per una efficiente mobilità interna al centro abitato, anche in previsione sia della dismissione dell’attuale sede ferroviaria e della entrata in attività della nuova stazione, sia della incentivata predisposizione di luoghi per la sosta, sia per la pedonalizzazione ad isole (permanente e/o temporanea) di ambiti strategici per la fruizione di spazi pubblici e privati; dare priorità al tema del recupero e della valorizzazione, non soltanto del centro storico e delle residuai testimonianze del “rupestre”, ma anche alle presenze diffuse (ancorchè rare, ma proprio per tale motivo preziose) nel centro abitato dell’architettura “ottocentesca-ante guerra”;

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b. I criteri rivenienti dal DPP b.1. Le precisazioni circa i criteri del PRG adottato si concorda sulla necessità di collegare correttamente i nuovi insediamenti con l’abitato esistente e i suoi circuiti vitali. Si rimanda ad una più attenta considerazione la dislocazione e il dimensionamento delle aree di edilizia pubblica, non scartando l’ipotesi mista ma sottoponendola ad attenta verifica, sia in relazione alla sua reale e rapida fattibilità, sia all’ipotesi di ridurre al minimo il ricorso a piani attuativi per la realizzazione del PUG; b.2. Gli obiettivi e criteri di impostazione del PUG Parte urbana le zone residenziali sono destinate alle abitazioni e ai connessi servizi ed attività, quali negozi al dettaglio, autorimesse, studi professionali e commerciali, laboratori artigianali non molesti, alberghi, cliniche, teatri, cinematografi e luoghi di divertimento; b3. Lo schema grafico del DPP - direttrici di sviluppo una seconda direzione di espansione viene suggerita verso ovest, nel settore indicato sul grafico con la lettera B, a completare l’attuale espansione con tipi edilizi adeguati alle caratteristiche dell’area. La quantità totale di nuova residenza che il PUG potrà indicare non dovrà superare la quantità complessiva di mc 831.600; rimane un problema di non semplice risoluzione l’isolamento della nuova “stazione”. Il DPP ritiene che si possa concentrare nell’area indicata nel grafico con la lettera C una serie di attività per il tempo libero (attrezzature e campi per pratiche sportive, teatri e discoteche all’aperto, giostre e circhi e simili) che, senza contraddire i vincoli, possano permettere una sufficiente vitalità alla zona, raccordando fermata ferroviaria e margine urbano; lo spostamento della ferrovia ha lasciato una profonda e irrisolta ferita nel territorio urbano: i binari non ci sono più, ma resta l’alto e inutile terrapieno e il “taglio” che portava alla galleria. Il DPP ritiene che questo percorso possa essere recuperato come nuova strada urbana che, eliminato il terrapieno e colmato il taglio, colleghi i tessuti urbani all’ospedale, formando nel contempo un nuovo luogo di passeggio, di uffici, di esposizione e vendita: un nuovo luogo urbano complesso, simbolo della nuova forma della città e ricordo di quella precedente. Questo progetto dovrà interessare i terreni circostanti ancora liberi o poco edificati e potrà essere gestito con un Piano particolareggiato e realizzato con uno dei tanti strumenti operativi che oggi la legislazione mette a disposizione dei Comuni e degli imprenditori (PRUST, STU, ecc.); c. I criteri rivenienti dall’ “Atto d’Indirizzo” c2. Risorse e criticità del territorio comunale l’area urbana: obiettivi Le criticità evidenziate per l’area urbana potranno trovare rimedio attraverso scelte di piano che assumono la riqualificazione urbanistica quale regola primaria di rigenerazione degli ambiti critici consolidati e dei tessuti urbani marginali e periferici. Lo spostamento della linea ferroviaria lungo la nuova direttrice ha ubicato la stazione fuori dal perimetro urbano, relegandola ad una condizione di isolamento, aggravata anche dalla impossibilità di una futura espansione urbana in quella zona per effetto del limite (1500 mt) imposto dalla discarica. Questa condizione, pur nei vincoli sopra descritti, va ripensata nell’ottica di una possibile destinazione (non residenziale) delle aree limitrofe che attenui la condizione di isolamento urbano della stazione. infrastrutture della mobilità: obiettivi Per la viabilità la condizione di criticità è rappresentata, in primis, dalla mancanza e individuazione di una direttrice extra-urbana capace di deviare il traffico pesante dal centro abitato, che di fatto decongestionerebbe la viabilità urbana interna già compromessa dall’aumento esponenziale delle auto.

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Accanto a questo va migliorata e potenziata la viabilità comunale e il collegamento tra il sistema viario locale e le grandi arterie di traffico (s.s.7 e s.s. 106), in funzione del ruolo strategico che assume la viabilità rurale comunale, soprattutto quale supporto agricola specializzata che è parte preponderante dell'economia locale.

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ARU.03 "Via Aldo Moro" inquadramento generale

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione su Carta Tecnica Regionale, scala 1:10.000

01.Viale Aldo Moro

02.Viale Aldo Moro

03.Viale Aldo Moro

04.Viale Aldo Moro

05.Viale Aldo Moro

06.Viale Aldo Moro

07.Viale Aldo Moro

08.Viale Aldo Moro

09.Viale Aldo Moro

10.Viale Aldo Moro



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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana art. 3 - Legge Regionale 21/2008

ARU.03 "Via Aldo Moro" inquadramento generale

Scuola Materna Calvario

Centro Polivalente Anziani

INPS

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Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su ortofotocarta

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su Carta Tecnica Regionale


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Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana art. 3 - Legge Regionale 21/2008

ARU.03 "Via Aldo Moro" inquadramento generale Pronto Soccorso Scuola Elementare

DELLO

Auditorium

Scuola Superiore

Centrale Enel

Scuola Materna

Centro Polivalente Anziani

CASTELLANETA

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su ortofotocarta

Inquadramento dell'ambito di rigenerazione urbana su Carta Tecnica Regionale






APRU.04 AMBITO DI RIGENERAZIONE URBANA “CENTRO ANTICO” 1. Descrizione dell’ambito L’ambito è perimetrato sul limite fisico e giuridico del centro storico di Castellaneta. 2. Stato giuridico 2.1. Programma di fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: “zona a1 – di carattere storico o di particolare interesse ambientale” Norme Tecniche di Attuazione Titolo 3° art.1 2.2. Piano di Recupero del centro storico Adottato nel 1992, approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n.171/10.10.1992 e successivamente trasmesso alla Regione per il vincolante parere del CUR, il PdR del Centro storico suddivide l’area di intervento in sei comparti considerati omogenei per specificità storiche e tipologiche e, definita come unità minima di intervento la particella catastale, precisa i tipi di trasformazione consentiti per ciascuna di esse. Prevede il recupero di circa 311 alloggi e specifica i dieci interventi funzionali alla riqualificazione ambientale degli spazi pubblici. 3. Vincoli e/o invarianti strutturali presenti vincolo 1497/1939; vincoli architettonici puntuali; IBA; SIC; ZPS; Dlgs 42/2004. 4. Le azioni del DPP e dell’Atto di indirizzo a. I “criteri” rivenienti dal PRG adottato “confermate” dal DPP a1. criteri di carattere generale: bilanciare le presenze nella fascia costiera (ove e insediato circa il 50% del patrimonio edilizio presente nel territorio comunale) sia in senso temporale (attualmente sono soltanto estive) con attrezzature “destagionalizzanti” le presenze con richiami anche primaverili e autunnali, sia in senso geografico con attrezzature complementari (e non alternative) nel centro abitato e nelle campagne; l’insediamento di lavoratori provenienti da altre realtà. a2. criteri per il “centro abitato” individuazione del sistema viario per una efficiente mobilità interna al centro abitato, anche in previsione sia della dismissione dell’attuale sede ferroviaria e della entrata in attività della nuova stazione, sia della incentivata predisposizione di luoghi per la sosta, sia per la pedonalizzazione ad isole (permanente e/o temporanea) di ambiti strategici per la fruizione di spazi pubblici e privati; dare priorità al tema del recupero e della valorizzazione, non soltanto del centro storico e delle residuai testimonianze del “rupestre”, ma anche alle presenze diffuse (ancorchè rare, ma proprio per tale motivo preziose) nel centro abitato dell’architettura “ottocentesca-ante guerra”;

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b. I criteri rivenienti dal DPP b.1. Le precisazioni circa i criteri del PRG adottato la dismissione della attuale sede ferroviaria è avvenuta. Dovrà essere individuato il modo di utilizzarne il percorso, sia al fine di trasformare l’antica barriera in un elemento urbano di ricucitura delle due parti della città, sia al fine di individuare le parti dell’antico percorso utilizzabili ai fini della mobilità urbana e di quella turistica e di tempo libero; b.2. Gli obiettivi e criteri di impostazione del PUG Parte urbana le zone residenziali sono destinate alle abitazioni e ai connessi servizi ed attività, quali negozi al dettaglio, autorimesse, studi professionali e commerciali, laboratori artigianali non molesti, alberghi, cliniche, teatri, cinematografi e luoghi di divertimento; gli edifici di architettura ottocentesca o ante guerra, di riconosciuto valore architettonico o ambientale, diffusi nelle aree B del piano vigente (e anche al di fuori di esse) e indicati in apposita cartografia negli elaborati del PUG, saranno sottoposti a specifica tutela: sono ammesse (di massima) solo operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, e di restauro conservativo; b3. Lo schema grafico del DPP - direttrici di sviluppo sul lato opposto, il DDP ipotizza un percorso pedonale (in parte ottenuto recuperando sentieri esistenti, in parte da realizzare ex novo) lungo tutto il margine della grande gravina. Partendo dagli esistenti ponti della ferrovia (vecchia e nuova) sulla gravina, e da una prima area attrezzata a servizio del turismo (parcheggio, nolo bici, ristoro, wc ...) il percorso risale verso il centro storico (a fianco al quale é prevista una seconda area di servizio, simile alla prima), lo attraversa secondo due itinerari convergenti e prosegue fino a monte del cimitero dove è localizzata una terza area di servizio. Da qui questo percorso potrebbe proseguire con una pista ciclabile-pedonale sul vecchio percorso della ferrovia (e quindi sempre sul bordo della gravina; oppure questo tratto della ferrovia potrebbe essere ripristinato con una linea tranviaria a utilizzazione turistica e di collegamento (urbano) con le nuove aree produttive e intermodali che si intende predisporre in prossimità del bivio per Matera. Un analogo recupero ferroviario potrebbe interessare anche il tratto a valle, ripristinando, a partire dal ponte sulla gravina, un percorso tranviario verso le aree attrezzate per il tempo libero di Palagiano, le sue abitazioni rupestri e il soprastante centro storico con il bel castello. Operazioni simili si vanno ormai realizzando (alcune sono già operative) sia in Italia che in Europa, con forti contributi degli specifici fondi europei; il recupero della gravina insieme alle potenzialità turistiche dei nuovi complessi della costa potrebbero rappresentare una importante occasione anche per un (reale) recupero del centro storico. c. I criteri rivenienti dall’ “Atto d’Indirizzo” c1. Obiettivi e orientamenti generali del PUG la tutela e valorizzazione dei valori ambientali, storici e culturali (derivanti dalla lettura significativa del territorio comunale) finalizzati allo sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico) del territorio; c2. Risorse e criticità del territorio comunale l’area urbana: obiettivi Per il Centro Antico, all’anarchia degli interventi va sostituita un’azione amministrativa programmatica di corretta tutela del nostro patrimonio storico. Con la previsione ed aggiornamento del Piano di Recupero esistente, inglobando anche nella azione di tutela l’architettura della città ottocentesca e del primo ‘900 di Via Roma e Piazza Umberto I, l’azione amministrativa individuerà anche nuove strategie di rivitalizzazione del tessuto antico attraverso l’implementazione dei servizi, delle attività commerciali, ricettive e culturali.

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Le criticità evidenziate per l’area urbana potranno trovare rimedio attraverso scelte di piano che assumono la riqualificazione urbanistica quale regola primaria di rigenerazione degli ambiti critici consolidati e dei tessuti urbani marginali e periferici.

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APRU.05 AMBITO DI RIGENERAZIONE URBANA “LA PASSEGGIATA” 1. Descrizione dell’ambito La cosidetta “passeggiata” su via Roma è un elemento urbano su cui gravita (o potrebbe gravitare) un ampio sistema urbano che include diversi spazi pubblici attrezzati e che funziona da elemento mediatore tra il centro storico ed il tessuto compatto. Sono coinvolti (direttamente e/o indirettamente) in questo sistema di transizione tra città compatta e centro storico numerosi spazi o attrezzature pubbliche (la scuola materna Collodi, la scuola materna di via Delle Spinose; gli spazi verdi di via de Gasperi, di Piazza Umberto, di Villa De Gasperi in via Pirandello; l’area a parcheggio di via Principe di Napoli; il Municipio e l’area pedonale antistante). 2. Stato giuridico 2.1. Programma di fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: “zona a2 – residenziali esistenti” “zone c3- a verde pubblico” Norme Tecniche di Attuazione Titolo 3° art.3 Titolo 5° art.3 3. Vincoli e/o invarianti strutturali presenti IBA; SIC; ZPS; 1497/1939. 158

4. Le azioni del DPP e dell’Atto di indirizzo a. I “criteri” rivenienti dal PRG adottato “confermate” dal DPP a1. criteri di carattere generale: favorire l’attraversamento del territorio comunale, sia nella direzione Taranto-Matera, sia in quella Bari (S. Basilio/autostrada) - Ss 106 (Bosco Pineto) in modo tale che il centro abitato, nel contempo non venga coinvolto direttamente, ma non venga escluso da immediate connessioni con le due fondamentali direttrici dei traffici; bilanciare le presenze nella fascia costiera (ove e insediato circa il 50% del patrimonio edilizio presente nel territorio comunale) sia in senso temporale (attualmente sono soltanto estive) con attrezzature “destagionalizzanti” le presenze con richiami anche primaverili e autunnali, sia in senso geografico con attrezzature complementari (e non alternative) nel centro abitato e nelle campagne; a2. criteri per il “centro abitato” individuare il percorso della circonvallazione ovest in stretta connessione, o in sovrapposizione, con il percorso diretto tra il casello autostradale di S. Basilio e la strada statale 106 (Bosco Pineto), e degli accessi al centro abitato; individuazione del sistema viario per una efficiente mobilità interna al centro abitato, anche in previsione sia della dismissione dell’attuale sede ferroviaria e della entrata in attività della nuova stazione, sia della incentivata predisposizione di luoghi per la sosta, sia per la pedonalizzazione ad isole (permanente e/o temporanea) di ambiti strategici per la fruizione di spazi pubblici e privati; dare priorità al tema del recupero e della valorizzazione, non soltanto del centro storico e delle residuai testimonianze del “rupestre”, ma anche alle presenze diffuse (ancorchè rare, ma proprio per tale motivo preziose) nel centro abitato dell’architettura “ottocentesca-ante guerra”;


riorganizzare ed attualizzare la disciplina per l’edificazione del centro abitato senza che ciò, per le zone B, comporti la necessità di ulteriore pianificazione esecutiva, per prevedendo gli strumenti di recente introduzione nell’ordinamento statale e regionale. b. I criteri rivenienti dal DPP b.2. Gli obiettivi e criteri di impostazione del PUG Parte urbana le zone residenziali sono destinate alle abitazioni e ai connessi servizi ed attività, quali negozi al dettaglio, autorimesse, studi professionali e commerciali, laboratori artigianali non molesti, alberghi, cliniche, teatri, cinematografi e luoghi di divertimento; in sede di PUG, le zone B potranno essere ulteriormente suddivise, per meglio adattare la normativa allo stato reale e alle intenzioni della pianificazione; gli edifici di architettura ottocentesca o ante guerra, di riconosciuto valore architettonico o ambientale, diffusi nelle aree B del piano vigente (e anche al di fuori di esse) e indicati in apposita cartografia negli elaborati del PUG, saranno sottoposti a specifica tutela: sono ammesse (di massima) solo operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, e di restauro conservativo; b3. Lo schema grafico del DPP - direttrici di sviluppo alla viabilità esistente il DPP aggiunge una breve “circonvallazione” che, partendo dalla strada statale per Laterza, corra a valle della attuale ferrovia, scambiando con i principali percorsi verso la città e si concluda sulla esistente via Taranto tra il margine dell’area industriale e la vasca di irrigazione (o - se necessario - a valle di questa). Questa strada, nelle prime ipotesi progettuali, si presenta sufficientemente piana, con solo brevi tratti con pendenza pari all’8%; c. I criteri rivenienti dall’ “Atto d’Indirizzo” c1. Obiettivi e orientamenti generali del PUG la tutela e valorizzazione dei valori ambientali, storici e culturali (derivanti dalla lettura significativa del territorio comunale) finalizzati allo sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico) del territorio; c2. Risorse e criticità del territorio comunale l’area urbana: obiettivi Per il Centro Antico, all’anarchia degli interventi va sostituita un’azione amministrativa programmatica di corretta tutela del nostro patrimonio storico. Con la previsione ed aggiornamento del Piano di Recupero esistente, inglobando anche nella azione di tutela l’architettura della città ottocentesca e del primo ‘900 di Via Roma e Piazza Umberto I, l’azione amministrativa individuerà anche nuove strategie di rivitalizzazione del tessuto antico attraverso l’implementazione dei servizi, delle attività commerciali, ricettive e culturali. Le criticità evidenziate per l’area urbana potranno trovare rimedio attraverso scelte di piano che assumono la riqualificazione urbanistica quale regola primaria di rigenerazione degli ambiti critici consolidati e dei tessuti urbani marginali e periferici. La saturazione del vecchio P.I.P. e la cattiva localizzazione del nuovo P.I.P. 2 infrastrutture della mobilità: obiettivi Per la viabilità la condizione di criticità è rappresentata, in primis, dalla mancanza e individuazione di una direttrice extra-urbana capace di deviare il traffico pesante dal centro abitato, che di fatto decongestionerebbe la viabilità urbana interna già compromessa dall’aumento esponenziale delle auto. Accanto a questo va migliorata e potenziata la viabilità comunale e il collegamento tra il sistema viario locale e le grandi arterie di traffico (s.s.7 e s.s. 106), in funzione del ruolo strategico che assume la viabilità rurale comunale, soprattutto quale supporto agricola specializzata che è parte preponderante dell'economia locale.

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APRU.06 AMBITO DI RIGENERAZIONE URBANA “CATELLANETA MARINA” 1. Descrizione dell’ambito E’ il contesto turistico residenziale di Castellaneta Marina. Può essere assimilato agli ambiti territoriali che nel DRAG regionale vengono definiti come “contesti della diffusione”, ovvero quelle porzioni di territorio nelle quali soprattutto negli ultimi decenni la componente insediata ha modificato in profondità il paesaggio rurale, realizzando insediamenti a bassa densità, sostanzialmente privi di proprie attrezzature e caratterizzati da fenomeni di sfruttamento ai fini turistici di risorse ambientali, dall’occupazione di spazi aperti resi facilmente accessibili dalle infrastrutture soprattutto stradali. 2. Stato giuridico 2.1. Programma di fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: “zona a2 – residenziali esistenti” “zone c3- a verde pubblico” Norme Tecniche di Attuazione Titolo 3° art.3 Titolo 5° art.3 2.2. Fascia costiera: variante al PdF “Piano particolareggiato “Bosco Pineto” Approvato con Del.G.R. n.4659/30.05.1980. 3. Vincoli e/o invarianti strutturali presenti Legge Galasso; SIC; RiservaNaturale Statale; Boschi e/o macchie; Tratturi; PAI/AdB. 4. Le azioni del DPP e dell’Atto di indirizzo a. I “criteri” rivenienti dal PRG adottato “confermate” dal DPP a1. criteri di carattere generale: bilanciare le presenze nella fascia costiera (ove e insediato circa il 50% del patrimonio edilizio presente nel territorio comunale) sia in senso temporale (attualmente sono soltanto estive) con attrezzature “destagionalizzanti” le presenze con richiami anche primaverili e autunnali, sia in senso geografico con attrezzature complementari (e non alternative) nel centro abitato e nelle campagne; rendere possibile la fruizione “in sicurezza” dei siti naturalistici e “storicizzati” presenti nel territorio comunale, con una idonea (il che non significa veloce e, tanto meno, di tipo autostradale) rete viaria (gia “vicinale”) sia carrabile sia ciclabile; a3. criteri per la “fascia costiera” predisporre quanto e di competenza comunale per la messa a regime del sistema della viabilità connesso con il nuovo assetto della strada statale 106 e, più in particolare, con il funzionamento a “distribuzione longitudinale” del traffico locale per tutta la fascia costiera della complanare lato mare; predisporre, anche in attuazione di una previsioni del Piano Regionale per il Turismo, e per mitigarne al massimo l’impatto, dei raccordi per la costruzione del porto-isola turistico; localizzare in area agricola, a cavallo della strada statale 106, l’insediamento di una struttura

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tipo “parco dei divertimenti”, a valenza sopraregionale, con la finalità di contribuire alla destagionalizzazione delle presenze turistiche nell’intera fascia costiera; localizzare nell’ambito dell’area Enaoli di un centro per l’assistenza alla produzione ed alla sperimentazione, per la promozione dell’immagine e della commercializzazione dei prodotti agricoli tipici dell’area; predisporre normativa perchè nell’ambito dell’edificato esistente in Bosco Pineto siano consentite modificazioni di destinazioni d’uso per aumentare la dotazione di servizi (commerciali ed artigianali) alla residenza; prevedere il riassetto delle fasce edificate prospicienti viale dei Pini, in Bosco Pineto, con la possibilità di realizzare, in sostituzione dell’attuale edificazione, strutture commercialiartigianali con idonee dotazioni di parcheggi e di rispetti sui confini; prevedere il riassetto della fascia prospiciente il lungomare, in Bosco Pineto, con la possibilità incentivata, di sostituzioni edilizie per la costruzione di strutture alberghiere; ridefinire normativa per la tutela e la fruizione delle aree boscate, con incentivazione (per quelle di proprietà privata) della ricostruzione dei soprassuoli percorsi da incendio o danneggiati, eventualmente organizzata con aree/percorsi atti a consentire la loro fruizione sportiva (golf;, percorsi vita, ecc.); disposizioni normative a tutela del sistema dunoso e ad incentivarne la ricostruzione, nell’ambito delle modalità di uso balneare del litorale; mantenimento del carico insediativo esistente e di quello già approvato senza alcun aumento di posti letto, e disposizioni normative atte a consentire interventi manutentivi, migliorativi e di ristrutturazione dell’edificato esistente, senza alcun aumento dei posti letto. b. I criteri rivenienti dal DPP b.1. Le precisazioni circa i criteri del PRG adottato una struttura analoga al richiesto “parco dei divertimenti” e stata costruita ed inaugurata, anche se in area pin interna a quella indicata - non a cavallo della Ss 106, ma su un suolo più interno è stato realizzato il “parco a tema Felifonte” che sembra rispondere a quanto richiesto; la destinazione d’uso dell’area Enaoli dovrà essere valutata anche in relazione a quanto realizzato e programmato nel settore turistico, a valle della Ss 106; la tutela delle aree boscate viene ora definita dal Putt Paesaggio vigente; per la utilizzazione dei “soprassuoli percorsi da incendio”, va ricordata anche la norma statale che impedisce (per 15 anni) trasformazioni d’uso. Deve essere eventualmente potenziata (e resa obbligatoria per i privati) la predisposizione di opportune barriere o sentieri antifuoco, a difesa delle pinete, considerate un bene primario del territorio comunale di Castellaneta. b.2. Gli obiettivi e criteri di impostazione del PUG Fascia costiera l’analisi prima condotta sulle capacita insediative della costa sembra escludere la possibilità di ulteriori insediamenti sia nella fascia considerata (tra la statale Taranto-Reggio C. e il mare) sia nella prima ampia fascia di km 5 dalla costa. L’acquisizione di tutti i progetti relativi all’ “accordo di programma” in corso di realizzazione porterà probabilmente a dover considerare altre volumetrie abitative e alberghiere, portando ad un ulteriore aumento della già imponente volumetria esistente e assentita nel tratto di territorio considerato; non si esclude comunque la possibilità di poter completare parte dei tessuti già realizzati, classificabili come zona omogenea B, ovvero di prevedere attrezzature di tipo non residenziale, legate al tempo libero o al commercio. Attrezzature speciali: il porto In alcune documentazioni trasmesse a nota dal Comune, si rileva il disegno di un portoisola, localizzato al margine est di Bosco Pineto. La dimensione ridotta e la localizzazione a non eccessiva distanza dalla costa, la mancanza (almeno nella documentazione rinvenuta) di

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qualsiasi serio studio relativo alla possibilità tecnica di insediare l’opera senza apportare sconvolgimenti alle contigue spiagge, la mancanza di qualsiasi studio di tipo economico sul rapporto costi-benefici dell’opera, ci hanno indotto, in questa fase, a non tenerne conto. In sede di approfondimento dello studio della zona costiera e alla conoscenza di materiali progettuali non comunicati in questa fase, i tecnici incaricati si dichiarano pronti a riprendere in considerazione quanto proposto ovvero a svilupparlo in diversa e (forse) più giustificata forma. c. I criteri rivenienti dall’ “Atto d’Indirizzo” c1. Obiettivi e orientamenti generali del PUG la tutela e valorizzazione dei valori ambientali, storici e culturali (derivanti dalla lettura significativa del territorio comunale) finalizzati allo sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico) del territorio; la centralità, nell’azione di governo del territorio, della riqualificazione rispetto all’espansione urbana; c2. Risorse e criticità del territorio comunale la marina: obiettivi La risoluzione del delicato e difficile equilibrio tra le risorse naturali (il mare, il sistema delle dune a macchia mediterranea, la fascia della pineta), e l’implementazione dei servizi pubblici di cui necessita Castellaneta Marina, e tra questi e le strutture ricettive esistenti, rappresenta la sfida a cui la nuova pianificazione dovrà dare risposta, non solo per il futuro sostenibile di quest’area, ma nell’interesse dell’intero sistema economico locale e di area vasta.

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8 LA PARTECIPAZIONE CIVICA ED IL COINVOLGIMENTO DEGLI ENTI Premessa Dalla “Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana” derivano una serie di riflessioni in merito all’informazione ed alla partecipazione utili non soltanto per la programmazione delle trasformazioni di aree urbane dismesse o dismettibili ma dell’intero centro abitato, condivisibili e, pertanto, qui ulteriormente enunciate. Un’informazione tempestiva, completa e diffusa tra tutti gli attori sull’entità e gli obiettivi di un progetto, è il principale presupposto per l’uso più efficace degli strumenti di pianificazione. Informare tutti i soggetti coinvolti è indispensabile non solo per dare trasparenza formale alle modalità di realizzazione di un progetto, ma sopratutto per far si che ogni attore, contribuendo effettivamente alla sua formulazione, ne condivida gli scopi, la forma, le modalità e i tempi d’attuazione. Ciò renderà possibile, al processo concertativo, comporre un quadro in cui i differenti interessi convergano, in modo equilibrato, in un interesse generale compreso e riconosciuto da tutti. I tempi e i costi di questa attività di informazione, che sarà di volta in volta adattata all’entità di ciascuna operazione, sono da considerarsi un investimento produttivo, che favorirà maggiore rapidità, quindi costi più contenuti, nella fase di realizzazione. Ogni progetto dovrà, dunque, essere comunicato e monitorato, in tutte le sue fasi di elaborazione e di attuazione, attraverso attività specifiche (indagini conoscitive, sociologiche e di mercato, workshop, assemblee pubbliche, infobox etc.) che saranno svolte sia in modo bilaterale (pubblico/privato economico; pubblico/privato collettivo; privato economico/privato collettivo), sia trilaterale. Il Pubblico deve favorire la concertazione e garantire la partecipazione dei cittadini in tutte le dimensioni della sua azione: dalla gestione dei servizi urbani all’elaborazione delle politiche della città. La partecipazione dovrà tenere conto dei seguenti principi: Principio di finalità: prima di essere un mezzo, lo sviluppo di una democrazia più partecipativa è innanzitutto una finalità politica. Essa sarà il cuore di una strategia di sviluppo sostenibile e della costruzione di una forte cultura comunitaria comunale. Essa deve mirare a rinnovare la democrazia locale, rafforzare la legittimità degli eletti, sviluppare i legami sociali, animare la città, restaurare il dibattito pubblico, facilitare l’accesso alla parola, adattare i progetti politici alla domanda sociale. La concertazione non deve essere più considerata come un semplice “rivestimento” ma come un metodo di elaborazione e di condotta dei progetti; Principio di efficacia: la concertazione deve permettere di migliorare la leggibilità e la legittimità dell'azione pubblica, arricchire i contenuti dei progetti, facilitare la loro realizzazione e la loro appropriazione (da parte della popolazione); Principio di sussidiarietà: per la concertazione sui progetti d’interesse strettamente locale, il principio di sussidiarietà deve essere privilegiato. Ogni Pubblica Amministrazione si deve impegnare a diffondere questa cultura in tutti i livelli territoriali così come in tutte quelle istituzioni alle quali delega una parte delle sue competenze (Aziende, etc.); Principio di adattabilità: non esiste il metodo unico della concertazione. E’ dunque essenziale adattare le strategie di concertazione in funzione dei progetti, degli attori, dei territori e degli obblighi legislativi, tecnici e finanziari. Gli scambi di esperienza permettono di costruire una ingegneria della concertazione.

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L’importanza di corrette e condivise procedure di valutazione da applicare al momento della predisposizione del programma di intervento (ex ante), nel corso della sua attuazione (monitoraggio) e successivamente alla sua conclusione (ex post) riguarda due aspetti fondamentali. Il primo è relativo alla qualità intrinseca degli interventi che debbono essere analizzati attraverso: le valutazioni economiche relative ai costi/benefici dell’intervento, sia diretti che indiretti; le valutazioni sociali, che debbono rientrare in tutto il processo di progettazione; le valutazioni sulla qualità urbanistica e architettonica; le valutazioni sulla sostenibilità ambientale e il contenimento energetico. Il secondo riguarda la valutazione delle ricadute di interesse pubblico e collettivo che ogni trasformazione produce. La disparità che emerge tra i diversi interventi, anche simili, di recupero urbano negli esiti di tali ricadute deriva dal fatto che l’interesse generale non è stabilito in base a criteri univoci e misurabili, ma è affidato alle specifiche capacità contrattuali dei soggetti, pubblici e privati, in campo. Ciò produce opacità nelle procedure, incertezza negli esiti e, spesso, penalizzazione dell’interesse della collettività. Sapendo che ogni intervento produce una valorizzazione economica e che il plusvalore generato varia secondo il contesto socio-economico, occorre individuare parametri e criteri trasparenti e condivisi a livello regionale e locale attraverso i quali individuare l’equilibrio tra la quota di plusvalore riservata agli operatori privati e quella riservata alla parte pubblica come riconoscimento dell'interesse pubblico dell'operazione. I processi di cambiamento non hanno un inizio ed una fine, sono una fisiologia dinamica permanente sollecitata e sostenuta dai diversi sistemi (politico-istituzionali, economici, sociali, mediatici, etc.) mantengono in permanente stato di mutazione. L’insoddisfazione per le condizioni di degrado in cui versa parte della città, riconducibili peraltro a processi avvolgenti l’insieme dei rapporti sociali e delle condizioni urbanistiche-architettoniche, ha spinto a delineare una complessiva strategia di rigenerazione urbana, per opera e volontà dell’Amministrazione Comunale, interprete delle richieste dei cittadini. L’Amministrazione si rivolge a tutti i cittadini, sia direttamente che attraverso le forme di rappresentanza, mediazione e organizzazione, affinché portino un contributo al processo di rigenerazione urbana. Il DPRU di Castellaneta, nello spirito della lr 21/2008 si propone un percorso di comunicazione e di “coivolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati”, fortemente orientato alle pratiche partecipative per realizzare un documento programmatorio condiviso. In questo percorso si tiene forte attenzione al circuito dell’informazione-comunicazione per realizzare un vero e proprio processo di apprendimento collettivo basato su presupposti innovativi della comunicazione pubblica. 8.1. Gli attori del cambiamento Gli attori che interagiscono in un processo di rigenerazione urbana, come ricordato dalla “Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana” sono il Pubblico, a cui è sempre e comunque affidata la regia del processo, il Privato economico e il Privato collettivo. Ciascuno di essi è portatore d'interessi specifici legittimi, talvolta contrastanti, che devono essere armonizzati. Tutto, dall’individuazione dell’interesse generale, alla definizione della “vocazione” e del ruolo strategico della città o di un’area, fino alla decisione circa la fattibilità dei progetti, fa parte di un processo nel quale, a vari livelli e con differenti responsabilità, devono partecipare tutti e tre i soggetti per arrivare alla ratifica istituzionale che ha tante più possibilità di successo quanto più è basata su un progetto realmente condiviso. Solo attraverso questo processo sarà possibile risolvere un conflitto che, in particolare nelle aree urbane marginalizzate, è sempre latente e può assumere, in presenza di problemi sociali non risolti, i caratteri di un vero e proprio scontro sociale tendente e contrapporre la cultura dell'innovazione a

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quella dei diritti. Questa contrapposizione è un freno per la rigenerazione urbana ed il conflitto che ne deriva, se non espresso nel quadro d'interessi generali condivisi a monte, assume spesso aspetti paralizzanti e regressivi. Il primo compito di tutti e tre gli attori qui considerati è di dare vita ad una dialettica aperta e visibile tra i loro differenti diritti costituiti, rappresentando in modo trasparente sia gli interessi economici legittimi e le aspettative che la comunità locale ha maturato sui destini dell'area in oggetto, sia l'interesse dell'intera città per una sua crescita complessiva più moderna ed equilibrata. In ogni caso il conflitto va governato e, in tal modo, può anche rivelarsi virtuoso e migliorare il progetto. Le forme che assumeranno l’interazione tra i tre soggetti saranno molteplici e si determineranno a seconda dei momenti, dei luoghi e delle opportunità legislative. 8.1.1. Il Pubblico Nelle mutate condizioni della modernità non si verifica una coincidenza automatica tra l’azione del Pubblico e l’interesse di tutti coloro che compongono l’interesse generale. L’interesse generale oggi è la risultante di un’equilibrata e trasparente mediazione tra interessi legittimi diversi in continua scomposizione e ricomposizione. In questo quadro, il Pubblico è esso stesso parte in causa non più solo come rappresentante dei cittadini nel loro insieme, ma anche come portatore di uno specifico interesse del pubblico che varia anch’esso a seconda delle condizioni politiche e/o economiche nelle quali opera. Questo interesse, spesso motivato dall’esigenza di realizzare trasformazioni urbane con risorse economiche prevalentemente private, non può essere considerato sempre al di sopra degli altri interessi legittimi in campo, quelli del Privato economico e del Privato collettivo, ai quali deve essere riconosciuta la capacità di concorrere, parimenti e in modo costitutivo, all'individuazione dell'interesse generale in continua evoluzione. Si apre così una fase di sperimentazione di nuovi strumenti di democrazia partecipata nella quale il Pubblico deve essere, contemporaneamente, regista, attore ed arbitro. Regista, in quanto promotore del disegno d’insieme di sviluppo della città e di crescita complessiva della sua comunità; attore, perché impegnato direttamente con le proprie risorse; arbitro, perché impegnato a favorire, incentivare, la massima coesione sociale attorno ai progetti da realizzare, in modo condiviso, per dare vita a quel disegno. Il compito di convocare le “parti”, per stimolarne la partecipazione piena e per coordinarne il lavoro comune, spetta al Pubblico il quale ha il compito di fare sintesi nelle decisioni, affrontando i singoli aspetti secondo una logica che li metta tutti in relazione. Il Pubblico deve dare certezza che i percorsi intrapresi vadano a buon termine, dando garanzia contemporaneamente ai cittadini ed alle imprese. Per implementare le politiche di rigenerazione il Pubblico può essere promotore di incentivi, sia in termini di finanziamento che fiscali, per tutte le parti del programma che costituiscono elementi di interesse generale. Il Pubblico promuove modalità di progettazione che facilitino la comprensione degli elementi sui quali la collettività è chiamata a decidere (processo partecipativo). 8.1.2. Il Privato economico I proprietari delle aree, le imprese, gli investitori, gli sviluppatori, costituiscono il Privato economico che interviene nei processi di trasformazione urbana con legittime finalità di profitto. Il Privato economico deve essere messo nelle condizioni di interpretare, accanto ai legittimi interessi d’impresa, gli obiettivi generarli degli interventi di rigenerazione. L’iniziativa e la partecipazione del Privato economico devono essere orientate a dare prodotti di qualità che facciano crescere il valore economico e sociale degli interventi.

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È importante che un buon rapporto tra il Pubblico ed il Privato economico porti alla definizione di programmi che perseguano la qualità urbana (intesa come prodotto delle componenti sopra elencate) e la qualità delle opere sia private che pubbliche (servizi, edilizia, infrastrutture etc.). In questo senso va considerata la responsabilità sociale del Privato economico nella costruzione di progetti di rigenerazione urbana e sviluppo del territorio. A tal fine, l’azione del privato economico deve essere incentivata garantendo tempi e procedimenti trasparenti e certi. 8.1.3. Il Privato collettivo Il Privato collettivo, costituito da cittadini organizzati in associazioni o singoli, ha acquistato un ruolo centrale ed attivo nel campo della pianificazione ed attuazione degli interventi a scala urbana. È condizione necessaria per il perseguimento di una buona qualità urbana che gli interessi del privato collettivo non vadano solo raccolti e registrati, ma anche facilitati, attraverso la più ampia informazione preventiva e un confronto che renda chiare le intenzioni degli altri attori e le condizioni reali nelle quali si svilupperanno i programmi. È inoltre opportuno identificare con maggiore precisione e ampiezza i soggetti rappresentativi degli interessi legittimi con i quali avviare il rapporto e definire meglio modalità, strumenti, percorsi e tempi della rappresentazione degli interessi sociali (Carta della partecipazione). Non si sottovaluta infine il cruciale contributo che dovrà essere dato da architetti, ingegneri e altri esperti disciplinari ed interdisciplinari nel delineare e precisare le azioni e le modalità di svolgimento dei lavori di rigenerazione urbana. In sintesi, si mira a mettere in moto un circuito virtuoso tra istituzioni pubbliche, società civile, operatori economici ed esperti delle diverse discipline affinché la rigenerazione urbana possa realizzarsi davvero, in modi, tempi e costi accettabili, con risultati che via via convincono sempre più soggetti ad un maggiore impegno. 166

8.1.4. La partnership pubblico-privato Le decisioni e le scelte che vengono prese quando si affronta il tema del recupero delle aree urbane sono affidate innanzitutto a elementi di concertazione e alle capacità di chi siede intorno al tavolo. In un regime di carenza di risorse e in una realtà sempre più complessa, il tema della negoziazione trasparente che porta alla realizzazione della città pubblica attraverso le risorse private è centrale e strategico per la realizzazione dei programmi di intervento. La Partnership Pubblico-Privato riveste un ruolo chiave nel panorama contemporaneo delle trasformazioni urbane ed è lo strumento posto, molto spesso, alla base dell’attuazione dei programmi complessi, in cui il Pubblico interagisce con i privati per la realizzazione di opere di pubblico interesse. Si deve considerare la partnership pubblico-privato come parte integrante del processo di concertazione. La costituzione di strumenti fondati sulla partnership pubblico-privato, in cui il buon esito dell'intervento porta vantaggi sia al privato investitore sia alla collettività, deve essere visto come un notevole passo avanti rispetto alla logica secondo cui tutto il calcolo del contributo privato alla città pubblica passa attraverso gli oneri di urbanizzazione. Il valore aggiunto di un’operazione di trasformazione urbana deve trovare un’equilibrata e giusta ripartizione tra la parte pubblica che consente o promuove la trasformazione e la parte privata che vi partecipa secondo i propri mezzi e le proprie competenze. In quest’ottica verranno di volta in volta valutate le specifiche forme di realizzazione che gli interventi dovranno assumere. Diventerà comunque indifferente se l’intervento sarà realizzato tramite la costituzione di una società in partnership pubblico-privato, o per iniziativa interamente pubblica o interamente privata, in quanto la convergenza di interessi rappresenta una garanzia per tutte le parte in causa che il processo venga portato a termine nei tempi previsti e secondo gli obiettivi condivisi.


Per avere basi oggettive e materiali su cui fondare il processo è fondamentale, oltre ad avere un programma pubblico approvato e condiviso di riferimento, codificare e rendere trasparenti i criteri di valutazione dei costi e dei benefici in tutte le fasi. 8.2. Il significato della partecipazione per il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana del Comune di Castellaneta Per il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana di Castellaneta, che va inteso (principalmente) quale strumento che concretizza obiettivi e strategie già fissate dal DPP e anticipa azioni specifiche del PUG (e quindi strumenti già avviati e definiti attraverso processi decisionali condivisi), la partecipazione assume il ruolo di importante momento di riflessione sulla reale fattibilità tecnica, economica e sociale delle opzioni di piano e/o sulla possibile gerarchizzazione temporale degli interventi già previsti. La partecipazione sul Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana va, pertanto, strutturata in due momenti distinti, dove (attraverso incontri pubblici e/o tavoli concertativi) in un primo momento di riflessione vengano illustrati i contenuti del DPRU, il particolare significato che esso assume per la città, le motivazioni che hanno portato alla definizione di alcuni specifici ambiti di rigenerazione e le priorità definite/definibili; in un secondo momento vengano valutate le possibili integrazioni al documento stesso e, attraverso la serie di indicatori già definiti, i possibili nuovi ambiti di rigenerazione urbana. Per l’approfondimento dei momenti partecipativi già effettuati, si rimanda all’allegato al presente DPRU “La partecipazione per la rigenerazione urbana”.

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9 I CRITERI PER VALUTARE LA FATTIBILITÀ DEI PROGRAMMI L’esigenza di intervenire sul territorio urbanizzato attraverso modalità operative in grado di portare avanti obiettivi di recupero di aree urbane, caratterizzate da degrado fisico e sociale, ha determinato una significativa vitalità a livello nazionale e regionale in termini di produzione di strumenti per favorire gli interventi di trasformazione urbana. L’individuazione di criteri da utilizzare per la valutazione della fattibilità dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana risulta fondamentale per valutare l’attuazione del programma in tempi certi e rapidi. In questa fase sono stati individuati i seguenti quattro criteri generali di valutazione: il criterio giuridico, che mira a verificare la fattibilità giuridica dell’intervento rispetto alla legislazione vigente (le norme di piano, la legislazione regionale, nazionale, europea, ecc.); il criterio tecnico, che verifica la fattibilità tecnica dell’intervento (la realizzabilità), in riferimento alle sue caratteristiche ed alla sua costruzione; il criterio finanziario, che verifica la fattibilità economico-finanziaria (la sostenibilità) dell’intervento; il criterio etico, che valuta la fattibilità e desiderabilità sociale (la legittimità) dell’intervento, e che comporta l’espressione di un giudizio di merito sul progetto, sui costi e benefici sociali e sulla loro distribuzione. 9.1. Il criterio giuridico potrà essere utilizzato per valutare la conformità e/o la coerenza del programma a norme e/o a criteri. Utilizzare il criterio giuridico significa verificare la complessità e la convergenza dell’offerta legislativa in continua evoluzione che definisce lo spazio dell’azione pubblica. I progetti e le politiche pubbliche devono uniformarsi ad una griglia di regole disegnata da diversi livelli di governo. La definizione e la richiesta di conformità, di coerenza a norme e criteri (più o meno flessibili) costituiscono un carattere rilevante delle decisioni legislative che precisano strumenti e procedure d’intervento. La soddisfazione di norme e criteri è un significativo banco di prova nella costruzione delle politiche e progetti per l’accesso ai benefici ed incentivi disposti con modalità concorrenziali e per verificare l’adeguatezza dell’azione pubblica. Da un punto di vista legale, sarà necessario definire le procedure urbanistiche e regolamentari sui differenti ambiti, coinvolgendo i proprietari e gli aventi diritto. Ogni fondo pubblico sarà stanziato attraverso gare secondo il principio di concorrenzialità e trasparenza. 9.2. Il criterio di fattibilità tecnica considera e verifica l’effettiva realizzabilità del programma. La valutazione della fattibilità dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana sono valutati in funzione dei macro-obiettivi di riqualificazione urbana, inclusione sociale e sostenibilità ambientale ai sensi della lr n.21 del 29.07.2008 e di quelli di pianificazione strategica del territorio e rigenerazione urbana. Gli interventi saranno analizzati attraverso valutazioni: economiche relative ai costi/benefici dell’intervento, sia diretti che indiretti; sociali, che devono rientrare in tutto il processo di progettazione; sulla qualità urbanistica e architettonica; sulla sostenibilità ambientale e il contenimento energetico. Un ulteriore parametro di valutazione riguarda l’aspetto delle ricadute di interesse pubblico e collettivo che ogni trasformazione produce. In tal senso, poiché l’interesse generale non può essere stabilito in base a criteri univoci e misurabili, è necessario individuare il giusto equilibrio tra l’interesse degli operatori privati e quello

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pubblico, e a tale scopo è necessario che l’interesse generale sia affidato alle specifiche capacità contrattuali dei soggetti, pubblici e privati, in campo. In linea generale la fattibilità di un programma integrato di rigenerazione urbana sarà affidata dunque a specifici elementi contrattuali tra la parte pubblica e la parte privata che troveranno la loro attuazione in appositi protocolli di intesa e convenzioni atti a garantire: l’esatta individuazione dei soggetti coinvolti nell’attuazione del programma, le relative competenze, la quantificazione e la natura delle risorse finanziarie; le idonee garanzie finanziarie degli operatori pubblici e privati coinvolti nell’attuazione dei programmi che costituiranno ulteriori elementi di valutazione; la coerenza e l’integrazione tra gli interventi previsti in relazione alla natura del Programma ed alle caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche, urbanistiche e socio economiche; l’accuratezza dello studio di relazioni tra l’ambito di intervento ed il sistema urbano complessivo; le sinergie con programmi sociali e l’attivazione di servizi a favore di soggetti deboli quali anziani, bambini, diversamente abili, ecc..; l’incremento di servizi di quartiere e di spazi di aggregazione in relazione ai bisogni specifici della popolazione residente; l’incremento della dotazione di alloggi di edilizia residenziale sociale al fine di ridurre il disagio abitativo rispondendo ai bisogni di categorie disagiate quali anziani, giovani coppie, diversamente abili, famiglie monoparentali con minori a carico, ecc..; la realizzazione di infrastrutture e servizi a completamento delle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti; la realizzazione di interventi e l’adozione di tecniche costruttive atte a perseguire gli obiettivi di sostenibilità ambientale e tutela delle risorse naturali in relazione alle specifiche caratteristiche dell’area di intervento. La fattibilità tecnica si produce all’interno dello spazio definito da norme e procedure e razionalità tecnica. Le maggiori e necessarie responsabilità nella valutazione della fattibilità tecnica degli interventi implicano la capacità di interpretazione della discrezionalità delle norme e delle procedure. Considerare la fattibilità tecnica del progetto comporta la responsabilità di raggiungere gli obiettivi prefissati e di risolvere i problemi con competenza, riducendo i rischi delle previsioni. 9.3. Il criterio finanziario, ovvero la sostenibilità degli interventi, è uno strumento fondamentale per l’attuazione del programma. Il criterio di sostenibilità finanziaria verifica la fattibilità economica degli interventi previsti, accertando l’esistenza e la provenienza delle risorse finanziarie necessarie. Il successo della politica locale dipende in modo significativo dai meccanismi di finanziamento, dalla possibilità e dalla capacità di sostanziare le politiche con risorse finanziarie autonome ed adeguate provenienti dal settore pubblico (da trasferimenti da livelli di governo diversi, dalla politica di bilancio e della fiscalità locale) o della sostenibilità economica allargata ovvero dalla mobilitazione del capitale privato. La riduzione dei trasferimenti e la scarsa manovrabilità dei bilanci hanno determinato azioni innovative di finanziamento delle politiche locali verso tre direzioni: una maggiore attenzione al cofinanziamento pubblico e pubblico-privato; la ricerca di forme alternative di finanziamento; una migliore selezione degli investimenti. 9.4. Il criterio etico: la legittimità degli interventi. La scelta di un intervento, di un provvedimento pubblico che attraverso politiche determina e alloca la distribuzione di vantaggi e svantaggi, può essere giustificata, accettata o respinta, non solo in quanto massimizzazione delle preferenze e degli interessi in gioco, ma in termini etici sulla base di principi di equità. La legittimità sociale evidenzia

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se un progetto non è desiderabile in quanto difficilmente accettabile in relazione ai costi ed ai benefici sociali che assegna. I meccanismi decisionali e di costruzione/approvazione e deliberazione degli interventi di riqualificazione hanno visto il diffondersi di nuove procedure amministrative e di pianificazione. Si tratta di procedure che mirano alla certezza dei tempi e dei risultati, da un lato, alla flessibilità e alla possibilità di adattamento alle norme, dall’altro. La progressiva estensione dei protocolli d’intesa e degli accordi di programma tra soggetti pubblici, nonché il sempre più insistente coinvolgimento dei soggetti privati nei meccanismi giuridici e decisionali, ha portato significativi cambiamenti. 9.5. Conclusioni Gli elementi contrattuali tra la parte pubblica e privata troveranno attuazione attraverso i protocolli di intesa e le convenzioni garantendo: l’individuazione dei soggetti coinvolti per attuare il programma, la quantificazione e la natura delle risorse finanziarie e le relative competenze; le garanzie finanziarie sia degli operatori pubblici che di quelli privati. Dal punto di vista formale, quelli che inizialmente sono stati introdotti come strumenti “speciali” o complessi di programmazione da parte della legislazione nazionale e regionale, sono diventati ormai a tutti gli effetti di natura ordinaria, tanto da assumere gli effetti di strumenti urbanistici esecutivi. Dal punto di vista sostanziale, è indubbio che il piano della trasformazione dell’esistente, piuttosto che dell’espansione, abbia contenuti se non nuovi, perlomeno da affrontare da punti di vista e in modi differenti rispetto al passato. In relazione alla valutazione della realizzabilità tecnica degli interventi, va sottolineata una questione principale, strettamente legata ai temi e agli strumenti che hanno caratterizzato l’evoluzione della legislazione urbanistica in materia di riqualificazione urbana. Tale questione riguarda la complessità di una valutazione in relazione alla sempre maggiore complessità dei progetti e dei temi messi in gioco (gli interventi sono caratterizzati dall’introduzione di mix funzionali e di interventi di diversa natura, che vanno dalle opere di urbanizzazione alle grandi trasformazioni, da interventi su contesti già urbanizzati spesso in condizioni ambientali critiche, ad interventi su aree sensibili, ecc.). La realizzabilità degli interventi investe temi legati ai caratteri delle volumetrie insediate, delle densità, delle funzioni, dei pesi insediativi, ecc., al sistema ambientale e della mobilità. In presenza di risorse limitate rispetto alla rilevante dimensione quantitativa del fabbisogno finanziario, il sostegno finanziario dei privati risulta fondamentale. La valutazione della legittimità etica considera se le decisioni legate agli interventi di riqualificazione urbana migliorano la distribuzione dei vantaggi e degli svantaggi verso l’equità distributiva e la desiderabilità sociale. Gli strumenti complessi di intervento distribuiscono vantaggi in termini di dotazione e prestazioni di servizi pubblici ad aree e ad alcune categorie sociali. La giustificazione delle politiche, la costruzione del consenso e l’individuazione dei costi e dei benefici sociali della riqualificazione urbana avvengono tuttavia attraverso l’individuazione di aree urbane in condizioni di degrado fisico e sociale e non di individui. Valutare la fattibilità giuridica, tecnica e la sostenibilità finanziaria dei progetti significa considerare ciò che si può fare, mentre valutarne la legittimità significa verificare se le soluzioni proposte corrispondono ai bisogni sociali dei cittadini interessati in qualità di destinatari dell’intervento pubblico. Sinteticamente la fattibilità del programma potrà essere valutata secondo i seguenti indicatori: maggiori garanzie riguardo all’effettiva partecipazione degli enti pubblici e dei soggetti privati coinvolti nell’elaborazione del programma;

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effettiva disponibilità delle risorse finanziarie già disponibili da parte degli enti pubblici e dei soggetti privati coinvolti; piena disponibilità di aree ed edifici oggetto di intervento, da parte degli operatori pubblici e privati in modo da ridurre i tempi di realizzazione degli interventi previsti; minore complessità degli adempimenti urbanistici da porre in essere (conformità/variante allo strumento urbanistico generale, conformità/variante allo strumento urbanistico attuativo); minore complessità degli adempimenti amministrativi; puntuale definizione del cronogramma di attuazione di tutte le fasi del processo realizzativo; disponibilità di livelli di progettazione degli interventi più avanzati; avanzamento delle procedure autorizzative (pareri, autorizzazioni e nulla-osta, gare d’appalto ecc.); maggiore coerenza tra programma e peculiarità ambientali, storiche ed insediative dell’ambito di intervento; maggiore coerenza ed integrazione tra gli interventi previsti; maggiore sinergia con altri programmi sociali in atto; maggiore coerenza tra processo partecipativo ed interventi previsti. Per quanto attiene agli enti pubblici coinvolti nell’attuazione del programma, le garanzie riguardo alla loro effettiva partecipazione, saranno assicurate mediante appositi protocolli d’intesa che definiranno le relative competenze, la quantificazione e la natura delle risorse finanziarie a disposizione, ed il programma dei tempi di attuazione. Per quanto riguarda la disponibilità delle risorse messe a disposizione del programma da parte del Comune di Castellaneta, i fondi a disposizione potranno essere relativi ad interventi inseriti nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche dei quali è certa la copertura finanziaria e ad oneri concessori derivanti dalla realizzazione degli interventi edilizi eventualmente previsti dal programma. Per quanto attiene ai soggetti privati selezionati a seguito di avviso pubblico concorrenziale, ad essi si richiederà di presentare regolari polizze fideiussiorie a favore del Comune di Castellaneta, accettando che la polizza fideiussioria venga escussa ed incamerata dal Comune senza necessità di instaurare procedimenti in contraddittorio, nel caso in cui gli stessi non intervengano alla firma delle convenzioni successive. Nei protocolli d’intesa si prevederà che siano sostituiti da convenzioni bilaterali sottoscritte tra le parti, alle quali saranno allegate polizze fidejussorie a favore del Comune a garanzia totale del contributo aggiuntivo pari all’apporto delle risorse private.

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10 I SOGGETTI PUBBLICI E LE MODALITÀ DI SELEZIONE DEI SOGGETTI PRIVATI PER LA ELABORAZIONE, ATTUAZIONE E GESTIONE DEI PROGRAMMI INTEGRATI DI RIGENERAZIONE URBANA 10.1. I soggetti pubblici Per quanto attiene agli enti pubblici che parteciperanno ai programmi, essi saranno coinvolti sin dalla fase iniziale di predisposizione, in modo da concordare e verificare direttamente con loro le scelte da fare e le soluzioni da adottare per rendere più snelle le procedure attuative dei programmi stessi e per garantire la più ampia condivisione. Nell’elaborazione, attuazione e gestione dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana che saranno promossi dall’Amministrazione comunale di Castellaneta si ritiene utile coinvolgere da subito, direttamente ed indirettamente a vario titolo, i seguenti enti pubblici, cui potranno aggiungersene altri nel corso dell’elaborazione dei piani: Regione Puglia Provincia di Taranto Assessorato regionale Assetto del Territorio (Settore Urbanistica; Settore Assetto del Territorio; Settore Edilizia Residenziale Pubblica) Assessorato regionale Ecologia (Settore Ecologia; Settore Rifiuti; Settore Attività Estrattive) Assessorato regionale Opere Pubbliche (Settore Risorse Naturali; Settore Tutela delle Acque) Assessorato regionale Politiche della Salute (Settore Assistenza Territoriale e prevenzione) Agenzia del Demanio dello Stato Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia Taranto Acquedotto Pugliese ANCI Puglia Protezione civile Soprintendenza ai beni Archeologici della Puglia Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed antropologico Soprintendenza per i beni Architettonici, per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico AATO Puglia ARPA Puglia ARPA AdB Puglia Enti e concessionari delle reti urbane 10.2. I soggetti privati I soggetti privati da coinvolgere, direttamente ed indirettamente a vario titolo, anche durante le riunioni, gli incontri partecipativi, nell’attuazione dei programmi integrati saranno i seguenti: Residenti Parrocchie ed associazioni Comitati degli inquilini e dei cittadini Cooperative sociali Centri di formazione professionale Associazioni sportive

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Associazioni culturali Cooperative di servizi e gestione ambientale Associazioni di volontariato, promozione sociale e della cooperazione Organizzazioni sindacali Associazioni esercenti commerciali e delle attività della ricettività turistica Organizzazioni imprenditoriali nel campo dell’edilizia, servizi, commercio, etc. Imprenditori promotori o potenziali promotori di project financing Associazioni Ambientaliste Enti di Ricerca e Formazione Associazioni di categoria Ordini professionali 10.3. L’attuazione e gestione del programma Dal momento dell’adozione del presente documento in Consiglio Comunale, seguiranno una serie di azioni che, a titolo esemplificativo, possono essere così riassunte: 1. Avvio dei processi di informazione/comunicazione, consultazione e collaborazione attiva dei soggetti interessati all’elaborazione e attuazione dei programmi integrati di rigenerazione urbana attraverso: presentazione del documento agli Enti Pubblici ed ai Soggetti Pubblici interessati; presentazione del documento alla Città e agli investitori interni ed esterni potenzialmente interessati ai programmi di rigenerazione urbana in un quadro di azioni sinergiche con l’Amministrazione; discussione pubblica con la candidatura di uno o più di essi alle diverse iniziative strategiche di rigenerazione urbana; 2. Redazione dei programmi di rigenerazione urbana sulla base delle linee guida delineate dal presente Documento e di eventuali idee-guida alternative e messa a punto nei documenti di dettaglio per le iniziative strategiche; 3. Definizione delle procedure di gara per l’espletamento delle successive fasi di progettazione e per la realizzazione degli interventi previsti; 4. Reperimento dei fondi pubblici necessari per la realizzazione dei programmi; 5. Predisposizione e pubblicazione dei bandi di gara improntati su criteri di trasparenza e competitività per la realizzazione degli interventi previsti; 6. Realizzazione degli interventi e servizi previsti nei programmi. 10.4. Modalità di selezione dei soggetti privati Per quanto attiene ai soggetti privati, la selezione degli stessi sarà legata alla coerenza degli interventi proposti con i programmi generali e con le garanzie economiche e finanziarie offerte. Al fine di garantire la massima trasparenza e concorrenzialità, i soggetti privati attuatori degli interventi saranno individuati attraverso Avvisi Pubblici diffusi su quotidiani ed inseriti anche sul sito internet del Comune per darne la più ampia diffusione, e saranno relativi a: Manifestazioni di interesse per interventi relativi ad opere e progetti infrastrutturali, strutture per servizi, interventi residenziali e non residenziali, servizi a favore della collettività e di enti pubblici, attività volte alla riqualificazione edilizia e/o urbanistica, del tessuto socioculturale ed economico ed all’incentivazione della occupazione ad opera di soggetti pubblici e privati; Avviso pubblico concorrenziale per l’individuazione dei soggetti interessati alla realizzazione di edilizia residenziale sociale e servizi annessi ed al cofinanziamento delle opere di urbanizzazione, delle espropriazioni ed opere pubbliche previste nei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana.

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Comune di Castellaneta (Provincia di Taranto)

DPRU DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER LA RIGENERAZIONE URBANA lr 21/2008

Allegato

La partecipazione per la “rigenerazione urbana”

Elaborazione arch. Nicola Ferdinando FUZIO (Studio Associato Fuzio) Collaborazione arch. Rosa Angela MOREA (Studio Associato Fuzio) ing. Maddalena COLONNA (Studio Associato Fuzio) arch. Cinzia PERRONE (Studio Associato Fuzio)


Indice 1. La partecipazione per la “rigenerazione urbana” 2. La consultazione della comunità sul DPRU presentato 3. I risultati della partecipazione

Allegati Allegato n.1- Invito all’incontro del 27.10.2011 Allegato n.2- Invito all’incontro del 28.10.2011 Allegato n.3- Verbale dei presenti all’incontro del 27.01.2011 Allegato n.4- Verbale dei presenti all’incontro del 28.01.2011 Allegato n.5- Stenotipia dell’incontro del 27.01.2011 Allegato n.6- Stenotipia dell’incontro del 28.01.2011 Allegato n.5- Avviso Pubblico per la presentazione dei contributi collaborativi Allegato n.6 - Contributi collaborativi pervenuti


1. La partecipazione per la “rigenerazione urbana” Come definito chiaramente in diversi articoli della lr 21/2008, la procedura di formazione dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (e di conseguenza del Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana), deve obbligatoriamente prevedere “iniziative per assicurare la partecipazione civica e il coinvolgimento di altri enti e delle forze sociali, economiche e culturali alla elaborazione e attuazione dei programmi”. Nella bozza del DPRU, il capitolo 8 “La partecipazione civica ed il coinvolgimento degli enti”, è interamente dedicato al “tipo” di partecipazione che deve essere seguita (o perseguita) per il Comune di Castellaneta. In particolare il paragrafo 8.2 “Il significato della partecipazione per il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana del Comune di Castellaneta” specifica che: “Per il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana di Castellaneta, che va inteso (principalmente) quale strumento che concretizza obiettivi e strategie già fissate dal DPP e anticipa azioni specifiche del PUG (e quindi strumenti già avviati e definiti attraverso processi decisionali condivisi), la partecipazione assume il ruolo di importante momento di riflessione sulla reale fattibilità tecnica, economica e sociale delle opzioni di piano e/o sulla possibile gerarchizzazione temporale degli interventi già previsti. La partecipazione sul Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana va, pertanto, strutturata in due momenti distinti, dove (attraverso incontri pubblici e/o tavoli concertativi) in un primo momento di riflessione vengano illustrati i contenuti del DPRU, il particolare significato che esso assume per la città, le motivazioni che hanno portato alla definizione di alcuni specifici ambiti di rigenerazione e le priorità definite/definibili; in un secondo momento vengano valutate le possibili integrazioni al documento stesso e, attraverso la serie di indicatori già definiti, i possibili nuovi ambiti di rigenerazione urbana”. 2. La consultazione della comunità sul DPRU presentato Come previsto dalla lr 21/2008 e come chiaramente richiamato nella bozza del DPRU, l’Amministrazione comunale, ha avviato una fase di consultazione della cittadinanza (anche attraverso le sue “forme” aggregative), con l’intento di “coinvolgerla” nella stesura definitiva del DPRU. Il primo momento di riflessione (come previsto nel DPRU), è stato strutturato in un primo ciclo di incontri promosso dall’Amministrazione Comunale per illustrare i contenuti della bozza del documento e quindi spiegare finalità e procedure che sottendono il percorso di rigenerazione urbana, concretizzatosi in due momenti distinti: un primo incontro (tenutosi il giorno 27 ottobre 2011), con i tecnici “architetti, ingegneri, geometri, agronomi, geologi, ecc.);; un secondo incontro (tenutosi il giorno 28 ottobre 2011), con i rappresentanti delle organizzazioni cittadine, delle associazioni di categoria e la cittadinanza. A valle degli incontri è stato organizzato un momento di ricognizione e di verifica di possibili indicazioni, integrazioni, modifiche al contenuto del DPRU, attraverso la presentazione di documenti presso gli uffici comunali (il secondo momento richiamato nel DPRU). A seguito della consultazione, sono pervenuti all’ufficio protocollo del Comune una serie di contributi collaborativi: 01. prot. n. 27395/14.11.2011 02. prot. n. 27401/14.11.2011 03. prot. n. 27416/14.11.2011 04. prot. n. 27423/14.11.2011 05. prot. n. 27444/14.11.2011 06. prot. n. 27458/14.11.2011 07. prot. n. 27464/14.11.2011 08. prot. n. 27466/14.11.2011 09. Contributo collaborativo consegnato a mano a margine dell’incontro del 28.10.2011


Per ognuno dei contributi collaborativi pervenuti, il DPRU individua una “considerazione tecnica” che potrebbe trovare spazio (ove ritenuta migliorativa), nei contenuti dello stesso DPRU.

Immagini relative gli incontri del 27 e del 28 ottobre 2011

3. I risultati della partecipazione Le proposte emergenti dal dibattito e soprattutto dalla fase di consultazione attraverso i contributi collaborativi presentati, tecnicamente ritenute accoglibili (e quindi che potrebbero integrare i contenuti del DPRU), in estrema sintesi sono: 1. L’inserimento dell’area attualmente occupata dalla stazione di rifornimento AGIP su via


Roma nell’ARU.01 “via Roma”;; 2. L’inserimento dell’area definita “la passeggiata” su via Roma nell’ARU.01 “via Roma” o l’individuazione di un nuovo ARU per il sistema urbano che gravita sulla c.d. “passeggiata”;; 3. L’inserimento di un ambito localizzato in fregio a via del Votano e via Neviera ( a sud delle stesse) nell’ARU.02 “via Moro”. 4. La individuazione di un ARU per il contesto costruito di Castellaneta Marina; 5. La individuazione come ARU del centro storico di Castellaneta.


Cc.01 Protocollo:

27395/14.11.2011

Proponenti:

ing. Margherita Lentini Ing. Nicola Granile

Asseverante:

--

Contenuti del contributo collaborativo Viene suggerita l’individuazione all’interno dei macro ambiti di rigenerazione urbana proposti nel DPRU, delle unità minime di intervento, utili alla velocizzazione delle procedure per l’attivazione della rigenerazione.

Considerazioni tecniche Il DPRU è lo strumento che deve individuare (anche e prioritariamente) i possibili Ambiti di Rigenerazione Urbana. Il DPRU di Castellaneta ha individuato macro ambiti (tre) all’interno dei quali possono essere presentati dei PIRU (Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana). Le unità minime di intervento richiamate nell’osservazione andrebbero individuare dai proponenti dei PIRU. Indicare già nel DPRU i “micro” ambiti su cui attivare i PIRU rischierebbe di “ingessare” la procedura e di conseguenza, limitare le possibilità di scelta sul “tipo” di rigenerazione che si vuole attivare.

Possibili effetti sui contenuti del DPRU Nessuno.


Cc.02 Protocollo:

27401/14.11.2011

Proponenti:

LEGAMBIENTE/Circolo di Castellaneta

Asseverante:

Sandro Losavio (Presidente)

Contenuti del contributo collaborativo Il contributo è multiplo. Per gli aspetti definiti di carattere generale: vengono sollevate carenze nella procedura di partecipazione (documenti poco leggibili, limitato tempo per le osservazioni); viene suggerito di attivare procedure di rigenerazione urbana anche per il centro storico; vengono richiamati errori sul sistema delle conoscenze del DPRU circa la localizzazione e/o la destinazione di alcune aree. Per gli aspetti definiti di carattere specifico: Per l’ARU.01 “Tracciato ferroviario”, vengono richiamate discrepanze tra le destinazioni di zona omogenea (rivenienti dal PdF) e l’uso attuale di alcune aree; viene richiesta la esplicitazione di alcune definizioni richiamate dallo “Schema strutturale strategico” del PUG. Per l’ARU.02 “Via Roma”, vengono richiamate discrepanze tra le destinazioni di zona omogenea (rivenienti dal PdF) e l’uso attuale di alcune aree; viene richiesta la esplicitazione di alcune definizioni richiamate dallo “Schema strutturale strategico” del PUG;; viene richiesto l’inserimento di un’area (stazione AGIP) nel macroambito. Per l’ARU.03 “Via Aldo Moro”, viene richiamata una mancanza di indicazione di rigenerazione dell’area e vengono ritenute non corrette le matrici di valutazione contenute nel DPRU; viene contestata l’opzionE di piano richiamata dallo “Schema strutturale strategico” del PUG e relativa al “contesto urbano di nuovo impianto già pianificato”.

Considerazioni tecniche Appare utile chiarire che l’attuale fase partecipativa attiene al processo di rigenerazione urbana che l’Amministrazione Comunale di Castellaneta ha intrapreso; nel contributo collaborativo, vengono richiamate argomenti e questioni che pur avendo quale sfondo l’ “urbanistica”, hanno attinenza con lo strumento urbanistico generale vigente (il PdF e le destinazioni di zona o zone omogenee concretatisi differentemente da quanto previsto dal piano), o con lo strumento urbanistico generale in itinere (il PUG e le opzioni strategiche previste), per il quale è stata già avviata (e sarà riavviata) una apposita ed articolata fase partecipativa. Rispetto all’inserimento dell’area (stazione AGIP) nell’ARU.02, fermo restando le “probabili” e legittime riflessioni del/dei proprietari, l’ambito ha sicuramente caratteristiche fisiche e funzionali per essere inserito in un processo di rigenerazione e quindi può rientrare nell’ARU.02. Per quanto attiene le considerazioni sull’ARU.03, va chiarito che le matrici valutative richiamate hanno agevolato la selezione dei possibili ambiti e di conseguenza gerarchizzato i possibili interventi, ma non definiscono il modus operandi da seguire nella redazione dei PIRU, a cui è rimandata la vera azione di rigenerazione urbana.


Rimangono non chiare le considerazioni circa la mancata possibilità di operare la rigenerazione urbana nell’ARU.03.

Possibili effetti sui contenuti del DPRU 1. Inserimento nell’ARU.02 dell’area attualmente occupata dalla stazione di servizio AGIP su via Roma. 2. La creazione di un ARU per il Centro Storico.


Cc.03 Protocollo:

27416/14.11.2011

Proponenti:

Giuseppina Vinci Caterina Vici

Asseverante:

ing. Francesco Carenza

Contenuti del contributo collaborativo Viene richiesta l’inserimento di aree limitrofe (ma non contigue) nell’ARU.03.

Considerazioni tecniche L’area oggetto della richiesta ha senza dubbio alcune delle caratteristiche richiamate dalla lr 21/2008 e dal DPRU per essere sottoposta alla procedura di rigenerazione urbana, ma ha anche alcuni limiti derivanti dallo stato fisico, giuridico e funzionale esistente. L’istanza potrebbe essere accolta rimandando ad un successivo momento e ad un più dettagliato livello di approfondimento, la verifica della fattibilità di un intervento di rigenerazione (e quindi dell’accoglibilità di una proposta di PIRU).

Possibili effetti sui contenuti del DPRU L’inserimento dell’ambito localizzato in fregio a via del Votano (a sud della stessa) nell’ARU.02 “via Moro”.


Cc.04 Protocollo:

27423/14.11.2011

Proponenti:

Sigismondo Di Natale

Asseverante:

arch. Vito Bufano

Contenuti del contributo collaborativo Viene richiesta l’inserimento di aree libere o in parte occupata da vecchi fabbricati prospicienti via Neviera, per l’attivazione di un processo di riqualificazione ambientale delle aree.

Considerazioni tecniche L’area oggetto della richiesta ha senza dubbio alcune delle caratteristiche richiamate dalla lr 21/2008 e dal DPRU per essere sottoposta alla procedura di rigenerazione urbana, ma ha anche alcuni limiti derivanti dallo stato fisico, giuridico e funzionale esistente. L’istanza potrebbe essere accolta rimandando ad un successivo momento e ad un più dettagliato livello di approfondimento, la verifica della fattibilità di un intervento di rigenerazione (e quindi dell’accoglibilità di una proposta di PIRU).

Possibili effetti sui contenuti del DPRU L’inserimento dell’ambito localizzato in fregio a via Neviera (a sud della stessa) nell’ARU.02 “via Moro”.


Cc.05 Protocollo:

27444/14.11.2011

Proponenti:

Geom. Dario De Giorgi

Asseverante:

--

Contenuti del contributo collaborativo Viene richiesto l’inserimento fra i possibili ambiti di rigenerazione il lungomare di Castellaneta Marina, e nello specifico la fascia di edificato che è situata in fregio al lungomare per tutta la larghezza dell’edificato.

Considerazioni tecniche L’area oggetto della richiesta, sia come ambito definito che quale parte del contesto di Castellaneta Marina, ha senza dubbio alcune delle caratteristiche richiamate dalla lr 21/2008 e dal DPRU per essere sottoposta alla procedura di rigenerazione urbana.

Possibili effetti sui contenuti del DPRU La individuazione di un ARU.04 “Castellaneta Marina”, che includa tutto il tessuto edificato esistente e/o tipizzato dagli strumenti urbanistici generali e/o particolareggiati vigenti.


Cc.06 Protocollo:

27458/14.11.2011

Proponenti:

Geom. Giovanni Digregorio

Asseverante: Contenuti del contributo collaborativo Viene richiesto l’inserimento fra i possibili ambiti di rigenerazione Castellaneta Marina, e nello specifico il contesto edificato (con l’esclusione delle aree boscate).

Considerazioni tecniche L’area oggetto della richiesta, ha senza dubbio alcune delle caratteristiche fisiche, funzionali e giuridiche richiamate dalla lr 21/2008 e dal DPRU per essere sottoposta alla procedura di rigenerazione urbana.

Possibili effetti sui contenuti del DPRU La individuazione di un ARU.04 “Castellaneta Marina”, che includa tutto il tessuto edificato esistente e/o tipizzato dagli strumenti urbanistici generali e/o particolareggiati vigenti.


Cc.07 Protocollo:

27464/14.11.2011

Proponenti:

D’Elia Filippo ed altri

Asseverante:

Ing. Augusto Marrese Ing. Alfredo Marrese

Contenuti del contributo collaborativo Viene anticipata la manifestazione di interesse ad operare con un PIRU, la rigenerazione urbana in un’area già ricompresa nell’ARU.01.

Considerazioni tecniche Per l’area oggetto dell’osservazione nei termini e nelle modalità procedurali stabilite dalla lr 21/2008, dal DPRU e dai successivi atti, gli istanti potranno presentare la richiesta per la formazione del PIRU.

Possibili effetti sui contenuti del DPRU Nessuno.


Cc.08 Protocollo:

27466/14.11.2011

Proponenti:

ARCAS (Associazione Architetti di Castellaneta)

Asseverante:

arch. Rosanna Franco

Contenuti del contributo collaborativo Viene richiesta: 1. la definizione di un Ambito di Rigenerazione Urbana per il centro storico di Castrellaneta; 2. l’inclusione tra gli ARU del “sistema urbano” della passeggiata su via Roma.

Considerazioni tecniche 1. Le motivazioni che sono alla base della richiesta di inclusione del centro storico tra gli ARU sono sostanzialmente condivisibili e d’altronde lo stesso comma 2 dell’art. 1 “Finalità e ambiti di applicazione” della lr 21/2008 riporta che “I principali ambiti d’intervento sono i contesti urbani periferici e marginali interessati da carenza di attrezzature e servizi, degrado degli edifici e degli spazi aperti e processi di esclusione sociale, ivi compresi i contesti urbani storici interessati da degrado del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici e da disagio sociale; i contesti urbani storici interessati da processi di sostituzione sociale e fenomeni di terziarizzazione; le aree dismesse, parzialmente utilizzate e degradate”. Detto questo è innegabile l’esistenza di difficoltà oggettive (sia amministrative che di contenuti tecnici), nella formazione di un PIRU per un ambito molto “fragile” e complesso qual è il centro storico di Castellaneta. 2. La cosidetta “passeggiata” su via Roma è un elemento urbano su cui gravita (o potrebbe gravitare) un ampio sistema urbano che include diversi spazi pubblici attrezzati e che funziona da elemento mediatore tra il centro storico ed il tessuto compatto. Da cui deriva, anche in riferimento a quanto richiesto dal contributo n.02 relativo all’area AGIP, l’opportunità di includere il sistema urbano che comprende la cosidetta “passeggiata” su via Roma in un ARU.

Possibili effetti sui contenuti del DPRU 1. La creazione di un ARU.06 “Il Centro Storico”. 2. La creazione di un ARU.06 “La passeggiata su via Roma”, o l’inclusione dello stesso contesto nell’ARU.02.


Cc.09 Protocollo:

---/28.10.2011

Proponenti:

Francesco Mancino

Asseverante: Contenuti del contributo collaborativo e considerazioni tecniche Il contributo, molto ampio ed articolato propone diversi argomenti, alcuni attinenti alla procedura del DPRU (come l’inclusione di “Bosco Pineto” fra gli ambiti di rigenerazione o la riqualificazione della lunga passeggiata belvedere); altri che attengono più alla gestione dello spazio pubblico (verde e panche in Piazza Verdi o la “questione” marciapiedi) o la gestione dei lavori pubblici (il risanamento dell’Auditorium o la realizzazione del nuovo municipio).

Possibili effetti sui contenuti del DPRU La individuazione di un ARU.04 “Castellaneta Marina”,


Allegati Allegato n.1- Invito all’incontro del 27.10.2011 Allegato n.2- Invito all’incontro del 28.10.2011 Allegato n.3- Verbale dei presenti all’incontro del 27.01.2011 Allegato n.4- Verbale dei presenti all’incontro del 28.01.2011 Allegato n.5- Stenotipia dell’incontro del 27.01.2011 Allegato n.6- Stenotipia dell’incontro del 28.01.2011 Allegato n.5- Avviso Pubblico per la presentazione dei contributi collaborativi Allegato n.6 - Contributi collaborativi pervenuti


Allegato n.1 Invito all’incontro del 27.10.2011

Categorie invitate all’incontro: 1. Geologi; 2. Agrionomi; 3. Architetti; 4. Ingegneri; 5. Geometri; 6. Imprenditori edili



Allegato n.2 Invito all’incontro del 28.10.2011

Categorie invitate all’incontro: 1. CIA; 2. CGL; 3. CISL; 4. UIL; 5. UPA; 6. Associazione Commercio; 7. Associazione Turismo; 8. Associazione Servizi; 9. Cittadinanza.



Allegato n.3 Verbale dei presenti all’incontro del 27.01.2011




Allegato n.4 Verbale dei presenti all’incontro del 28.01.2011





Allegato n.5 Stenotipia dell’incontro del 27.01.2011


Comune di CASTELLANETA Provincia di Taranto

Incontro per la Presentazione dello schema di DPRU (Documento Programmatico per la Rigenerazione urbana) Seduta del 27 ottobre 2011 Convocazione ore 16:00 – Inizio ore 16:50 Consigliere MASSAFRA L'Amministrazione Comunale di Castellaneta ha inteso affrontare il problema della rigenerazione urbana, quindi, ha dato incarico all'arch. Fuzio, qui presente, di predisporre una bozza di documento programmatico, che viene sottoposta all'attenzione oggi dei tecnici e poi domani alle associazioni, le imprese, per aver dei suggerimenti. Non è un pacchetto preconfezionato, potete sicuramente, anzi dovete fare delle osservazioni. Abbiamo ritenuto anche di dare un certo numero di giorni per eventuali osservazioni scritte, per cui nella massima trasparenza e con la massima partecipazione, si vorrebbe procedere su questa strada. Adesso l'arch. Fuzio vi illustrerà le motivazioni e i percorsi da seguire e poi eventualmente la parola a voi, sia oggi che nei prossimi giorni, con eventuali osservazioni. Grazie. Arch. FUZIO Buonasera a tutti. Io ho preparato una breve presentazione che cercherò di non seguire, come al solito, perchè questi incontri, questa partecipazione, secondo me, serve più per ascoltare che per proporre. Però è bene fare una breve introduzione sul contenuto, sulle finalità, sull'iter procedurale che sottende il documento programmatico per la rigenerazione urbana. Innanzitutto cosa è la rigenerazione urbana? Come è stata inserita nella legge regionale? E quale è la finalità? Vi prego fin da ora, se ci sono domande, quesiti, interrogativi, sicuramente farvi avanti, anzi, se ci sono precondizioni alla introduzione, è bene che interveniate, preferisco sempre il dialogo al monologo. Procedura. La legge regionale 21/2008 ha codificato quella che è la prassi della rigenerazione urbana. In realtà il termine rigenerazione urbana è stato introdotto già dal D.R.A.G., dal documento regionale di assetto regionale che ha, in qualche modo, esplicitato i contenuti della legge 20/2001 che è la legge madre urbanistica della Regione Puglia che ha sostituito la legge 56/80 che è la legge su cui si configurava la pianificazione in Puglia. La legge 20/2001 è una legge di principi che, in qualche modo, nei suoi articoli già anticipava un pò questo discorso della rigenerazione, ma è con il D.R.A.G. del 2007 che si è avuta la conferma ed, in qualche modo, ha permeato quello che è l'atto pianificatorio in Puglia sulla rigenerazione. Che significa rigenerare? Rigenerazione? Significano due cose correlate tra loro: utilizzare al massimo i tessuti edificati esistenti, per la nuova edificazione, per la trasformazione e cercare anche di risparmiare territorio. La rigenerazione tende verso un riuso, riutilizzo, rigenerazione, riqualificazione dei tessuti urbani esistenti e tende al contempo negli atti di pianificazione al risparmio dell'uso del territorio. Questi sono i due cardini in cui si muove la legge 21/2008. Legge che introduce, procedure, contenuti, disciplina anche l'iter di formazione dei PIRU (programmi integrati di rigenerazione urbana) che sono il vero cuore della rigenerazione urbana. Vi dirò brevemente l'iter di formazione previsto dalla 21. Per partire con la rigenerazione urbana c'è bisogno di un documento programmatico di rigenerazione urbana che, sostanzialmente, è un documento di indirizzo, che non esprime effetti giuridici sul territorio, ma che deve contemplare al suo interno tutta una serie di indicazioni, obiettivi, strategie volte alla rigenerazione urbana dei tessuti esistenti. Questo documento programmatico preliminarmente è obbligatorio, dice la legge, nel momento in cui nel territorio si vogliono presentare programmi integrati di rigenerazione urbana che vadano in variante allo strumento urbanistico generale vigente. è il caso di Castellaneta in cui lo strumento urbanistico vigente è il programma di fabbricazione. Quindi, la legge dice , andando al contrario, che chiunque, in qualsiasi momento, anche in assenza di un documento programmatico di rigenerazione urbana può presentare PIRU (programmi integrati di rigenerazione urbana) che


devono essere conformi allo strumento urbanistico generale vigente. Detto questo cosa è il PIRU? Il PIRU, secondo la legge, è un PUE un piano urbanistico esecutivo, e ha tutti i contenuti e le procedure dei piani urbanistici esecutivi. Con una condizione che è importante, ove in variante allo strumento urbanistico generale vigente seguire la procedura del cosiddetto accordo di programma che è una procedura semplificata. Sostanzialmente i PIRU che deve essere conforme alle indicazioni e agli obiettivi e ai contenuti esplicitati nel D.P.R. 1 il documento di rigenerazione urbana segue questo iter inizialmente, anzi, diciamo, prima dal punto di vista giuridico come si compone l'iter? Il PIRU deve essere adottato in Consiglio Comunale, deve essere sottoposto ad osservazioni, quindi, alle controdeduzioni come tutti i piani urbanistici esecutivi ai sensi della 20, dopo le controdeduzioni, tutto un procedimento semplificato che è quello della conferenza di servizi che vede, quindi, da un lato il comune, dall'altro la regione e tutti gli enti che hanno competenza territoriale davanti ad un tavolo, per decidere se la variante proposta è conforme o meno all'ordinamento e ai piani sovra ordinati. Il quadro della conferenza dei servizi si chiude con esito positivo, c'è una firma da parte del Presidente della Giunta Regionale e, quindi, c'è un atto di Giunta Regionale. Dopodichè il piano torna in Consiglio Comunale per l'approvazione definitiva. Questa procedura è, chiaramente, semplificata rispetto alla procedura di formazione di un Piano Urbanistico Generale esecutivo, in variante ad un piano generale, è scandita dalla normativa, dalla controdeduzione, sono necessari 150 giorni perchè la conferenza si chiuda, quindi, il Presidente della Giunta Regionale apponga la sua firma sulla delibera. Dopodichè, il piano torna al comune ed è in gestione dell'Amministrazione Comunale. Questa è la procedura scandita dalla legge. La 21, ma anche il D.R.A.G., inserisce in questa procedura un atto fondamentale che è quello della partecipazione. Ormai nella prassi urbanistica consolidata viene chiaramente esplicitato il fatto che tutti gli atti di pianificazione devono avere una componente partecipativa molto forte. Partecipazione che significa? Può significare tante cose, secondo me, ma anche come dice la legge, la partecipazione non è solo condivisione di strumenti in qualche modo già impostati dagli amministratori, ma è anche partecipazione alla costruzione di questi strumenti. Ecco perchè prima il Consigliere diceva: abbiamo voluto intendere la partecipazione al DPRU in due momenti: un momento utile alla formazione del documento programmatico, e un momento successivo che è quello formale, che avverrà dopo l'adozione in Consiglio Comunale del documento programmatico dove ci saranno delle osservazioni formali e delle controdeduzioni formali su cui si dovrà esprimere il Consiglio Comunale. Questa è una bozza tecnica del DPRU condivisa dalla amministrazione che può essere in qualsiasi momento, per il qualsiasi punto variata, modificata, integrata. è chiaro che la bozza tecnica segue quello che dice la legge, non può prescindere dai dettati normativi. Qui c'è anche un'altra premessa per il comune di Castellaneta, secondo me, importante; il comune di Castellaneta sta redigendo in fase di redazione del Piano Urbanistico Generale, il piano urbanistico generale che ha visto un D.P.P. documento programmatico preliminarmente del 2005, adottato e controdedotto, ha visto un lungo iter formativo, ha visto la presentazione di documenti, schemi strutturali strategici che sta vivendo in questa fase una rivisitazione per adeguarlo a tutte quelle che sono le normative sopravvenute; stiamo parlando del D.P.P. 2005, prima della entrata in vigore del D.R.A.G., prima dell'entrata in vigore del piano di assetto idrogeologico, prima dell'entrata in vigore di una serie di cose. Considerate che dal 2007 ad oggi l'urbanistica in Puglia è completamente cambiata, il fare urbanistica in Puglia è completamente cambiata. Perchè questa premessa? Perchè è chiaro che questo documento di rigenerazione urbana che, non so se avete avuto modo di vedere, è abbastanza corposo come documento, si pone anche come un momento intermedio, un momento di sintesi tra obiettivi e strategie del D.P.P. 2005, obiettivi e strategie inserite in un atto di indirizzo successivo al D.P.P. Del 2005, licenziato sempre dall'Amministrazione Comunale e quello che invece l'iter di formazione del P.U.G. attuale. Un momento di sintesi e verifica, poi vedremo perchè. Consigliere MASSAFRA Sarebbe opportuno fare delle copie del cd e darne poi a chi intende studiarlo per fare valutazioni, possiamo anche farlo quest'oggi stesso, se i tecnici domani vogliono passare per ritirarne una copia possono farlo. Arch. FUZIO


Sul sito istituzionale del comune abbiamo tentato, provato a caricarlo, il documento è molto pesante, il sito non ce la fa a supportare il carico di mega. Siccome, chiaramente, avremmo voluto che questi incontri fossero un attimo preparati, nel senso che voi veniste con la presa visione del documento, chiunque si collega al sito può richiedere tramite email l'invio del documento gli viene inviato tramite jumbo mail il documento. C'è un PDF consegnato in CD chiunque voglia farsi copia può rivolgersi allo ufficio tecnico. Il documento programmatico di rigenerazione urbana cosa deve prevedere? La legge dice che deve prevedere gli obiettivi di riqualificazione urbana. Verso quali obiettivi deve andare? è chiaro che gli obiettivi non sono generalizzati per tutti i comuni, ogni comune ha le sue caratteristiche e quindi il documento deve calarsi all'interno della realtà comunale. Gli ambiti da sottoporre a rigenerazione urbana, gli ambiti di intervento, poi vedremo come si inserisce la rigenerazione urbana in questi ambiti, le politiche pubbliche abitative, urbanistiche, ambientali e culturali deve delineare le politiche, le iniziative per assicurare la partecipazione e il coinvolgimento degli abitanti. Quello che dicevo prima la partecipazione è un atto del documento programmatico, i criteri per valutare la fattibilità dei programmi e i soggetti pubblici che si ritiene utile coinvolgere e le modalità di selezione dei soggetti privati. Il documento si compone in 4 parti principali, c'è una premessa metodologica, normativa, poi c'è la definizione del quadro conoscitivo, quadro conoscitivo nel caso specifico abbiamo costruito un quadro conoscitivo attraverso indicatori di stato che, sostanzialmente, sono stati indicatori che ci rinvengono da dati statistici, dati istat, ad esempio, abbiamo aggiornato tutta una serie di dati che per il comune di Castellaneta erano fermi al D.P.P. 2001 perchè l'istat si ferma al 2001, è in essere ora l'altro censimento, erano aggiornati da altri indicatori che ci rinvengono da altre fonti, abbiamo aggiunto degli indicatori importanti che sono gli indicatori ambientali per esempio relativi alla produzione di rifiuti, a tutta una serie di indicatori che non sono codificato, abbiamo fotografato la realtà del comune di Castellaneta. Poi abbiamo delineato il sistema storico paesaggistico ambientale sopralocale, utilizzai una serie di dati e strumenti che redatti per il P.U.G., per il Piano Urbanistico Generale, sono stati, in qualche modo, approfonditi anche per il documento programmatico di rigenerazione urbana. Abbiamo utilizzato i dati che ci rivengono dal piano paesaggistico territoriale regionale, che la Regione Puglia ha formalizzato, non ancora adottato, che a breve sostituirà il P.U.T.T. per il paesaggio. La Regione Puglia negli ultimi tempi sta affrontando il problema del sistema delle conoscenze, ha approntato una serie di dati, carte, la carta tecnica regionale, la Regione Puglia ha una carta tecnica regionale che copre tutto il territorio regionale; abbiamo a disposizione in ortofotocarta del 2006 che copre tutto il territorio regionale, per esempio, ha approntato la carta dei beni culturali che è una carta che attualizzazione il sistema storico, architettonico e archeologico sul territorio regionale che, quindi, ha sostituito sono dati già disponibili sul sito della Regione Puglia i quadri conoscitivi che rivenivano dal P.U.T.T.. Trovate elaborati grafici, scritti che indicano quale è il sistema paesaggistico storico ambientale paesaggistico sovralocale per i comuni limitrofi al comune di Castellaneta e quello locale per il comune di Castellaneta. Poi abbiamo anche individuato una analisi del sistema storico paesaggistico ambientale locale, una descrizione anche storica, attraverso mappe, fonti normative, attraverso fonti bibliografiche di quello che è stato, in qualche modo, il percorso di formazione del tessuto urbano di Castellaneta. Il sistema insediativo il paesaggio costiero. Altra parte importante probabilmente da punto di vista di quadro conoscitivo la più importante, stiamo sempre parlando di strumenti urbanistici, è l'attualizzazione in qualche modo l'aggiornamento dello stato giuridico della programmazione urbanistica in atto nel comune di Castellaneta . Quindi, l'analisi del piano di programma di fabbricazione che sono intervenute da quando è stato approvato il programma di fabbricazione, ci siamo chiaramente fermati ad una analisi sommaria delle cartografie del programma di fabbricazione, ma per esempio abbiamo sovrapposto quello che è il programma di fabbricazione, quelle che sono le zone come del piano di fabbricazione sulla cartografia aggiornata, la CTR in modo tale da valutare, evidenziare, come il programma di fabbricazione rispetto al progetto originario si è sviluppato, devo dire che ci sono grossi momenti di conflitto, molte delle previsioni del programma di fabbricazione non si sono attuate come previste e molte non possono più attuarsi, mi riferisco, ad esempio, ad alcune strade previste, viabilità di piano, che ormai abbiamo capito che si sovrappongono a strade, a tessuti edificati esistenti. Abbiamo anche individuato quelle che sono le varianti intervenute, i piani attuativi che si sono confermati sul programma di fabbricazione che, comunque, rinvengono dalla programmazione precedente.


Abbiamo anche dedicato una carta al Piano Urbanistico Generale in itinere e a capire a che punto è il Piano Urbanistico Generale in itinere e quali sono le ricadute di un documento programmatico di rigenerazione urbana, ma soprattutto di programmi integrati di rigenerazione urbana all'interno di un Piano Urbanistico Generale così spinto nella sua fase di formazione come quello di Castellaneta. La norma dice anche a chi si deve rivolgere a quello che succede all'esterno del comune, e ci dice che deve rivolgersi a quelli che sono i piani strategici che non sono Piano Urbanistico Generale ma che delineano gli orizzonti formativi del comune, di tutti i comune limitrofi. Per fare questo abbiamo utilizzato il piano strategico dell'area vasta tarantina. Questo, per esempio, sono alcune cartografie che troverete allegate al documento questa è la ricognizione delle aree a servizi, esistenti sul territorio comunale, sul territorio urbano. Una cosa importante, anche una altra premessa metodologica. Il documento di rigenerazione urbana, come il programma integrato di rigenerazione urbana si possono rivolgere solo al tessuto urbano, è chiaro che i cosiddetti contesti rurali non possono rientrare nella rigenerazione perchè proprio nella sua dizione di rigenerazione urbana che esclude a priori qualsiasi intervento extra urbano. Questa è lo stato attuale degli standard delle cosiddette urbanizzazioni secondarie o zone f) esistenti o comunque non esistenti ma cedute nei piani di lottizzazione. Altra carta importante, questa è la sovrapposizione del programma di fabbricazione delle zone che rivengono dal piano di fabbricazione sulla carta tecnica regionale, sempre molto complessa sovrapposizione fra due cartografie che non parlano tra loro. Il programma di fabbricazione è stato redatto su una cartografia fatta a mano, qui stiamo parlando di una cartografia di ultima generazione del 2006. Questo è il centro urbano, abbiamo introdotto il programma di fabbricazione per la marina di Castellaneta. Ora, la legge ci dice che dobbiamo riferire i macro obiettivi le linee tendenzialmente verso cui deve andare la rigenerazione urbana per Castellaneta è sempre un aspetto molto complicato. Noi per individuare degli obiettivi ormai codificati, ci siamo rivolti ad una carta, una carta che è entrata nella prassi urbanistica che è la carta audis della rigenerazione urbana, una carta sancita dalle associazioni delle aree urbane dismesse e individua dei macro obiettivi generali verso i quali deve traguardare la rigenerazione urbana; che sono la qualità urbana, la qualità urbanistica, la qualità architettonica, la qualità dello spazio pubblico, la qualità sociale, la qualità economico, ambientale, energetica, culturale e paesaggistica. Questi sono i cardini esplicitati molto meglio nel documento, obiettivi verso cui il DPRU di Castellaneta e quindi i PIRU conseguenti a valle del DPRU devono rivolgersi. Ora si passa alla scelta degli ambiti di rigenerazione urbana. Per come si stanno delineando nella Regione Puglia i documenti di rigenerazione urbana, ormai quasi tutti i comuni hanno approntato i documenti di rigenerazione urbana, ci sono due correnti di pensiero. Ci sono alcuni documenti programmatico che individuano dei micro ambiti di rigenerazione urbana , cioè delle parti di città molto delimitate, molto anche limitate come estensione; ci sono comuni, come nel caso di Castellaneta che hanno invece scelto di individuare dei macro ambito di rigenerazione urbana, all'interno dei quali chiunque può presentare dei programmi integrati di rigenerazione urbana. Come individuare questi macro ambiti tecnicamente? Lo dice sempre la legge 21/2008 devono avere delle caratteristiche tecniche specifiche, sono, per esempio, i contesti urbani periferici interessati da carenza di attrezzature di servizi, degrado degli edifici e degli spazi aperti, processi di esclusione sociale. Questo è un primo blocco. Oppure possono essere i contesti urbani storici, interessati dal degrado del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici del disagio sociale. Molti comune stanno individuando come ambiti prioritari di rigenerazione urbana i centri storici dove, secondo me, la rigenerazione urbana è un atto molto complesso quando si rivolge a tessuti storici molto spesso vincolati con problematiche più da piano particolareggiati che da piano di rigenerazione, però la legge lo consente, oppure contesti storici interessati da processi di sostituzione sociale e fenomeni di terzializzazione, o ancora aree dismesse parzialmente utilizzate e degradate. Come vedete in queste definizioni c'è praticamente tutto, sono definizioni molto aperte, quindi, la legge lascia al documento programmatico la definizione e la puntualizzazione di queste definizioni. Partendo da queste definizioni ci siamo posti il problema di come definirli gli ambiti. Abbiamo utilizzato delle matrici costi benefici per farla semplice, sono matrici che attraverso l'individuazione delle problematiche emergenti, che sono di tipo ambientale storico, insediativo e socio economico, anch'essi esplicitati molto meglio nel documento, attraverso l'individuazione di obiettivi complessivi, quindi, dalla intersezione tra problematiche e obiettivi hanno individuato tre


macroambiti, ARU (ambito di rigenerazione urbana) 01, ambito di rigenerazione urbana ex tracciato ferroviario; l'ambito 02 definito via Roma; e l'ambito 03 definito via Aldo Moro. Queste sono le matrici come vedete questa è la valutazione delle presenze di problematiche emergenti rispetto ai macro ambiti di rigenerazione urbana ci sono problematiche molto presenti, presenti o non presenti. Questa invece è la valutazione delle problematiche emergenti rispetto ai macro ambiti di rigenerazione urbana selezionati. Questa è la valutazione degli impianti delle iniziative strategiche complessive derivanti dalla attuazione dei macro ambiti di rigenerazione urbana. come vedete, sono l'area 01 ex tracciato ferroviario, questo ambito è posto a cavallo dell'ex tracciato ferroviario che diventa l'elemento matrice in cui si innesta tutto un sistema da rigenerare. Sono ambiti molto grandi all'interno dei quali bisogna selezionare gli ambiti da sottoporre a programma integrati di rigenerazione urbana. Quindi ex tracciato ferroviario 01, via Roma 02 che parte dal tracciato ferroviario e arriva ai margini del centro storico abbracciando una serie di aree dismesse o non utilizzate, poi c'è tutta la 167 che abbraccia via Aldo Moro. Questa è ua sovrapposizione sulla ortofotocarta del 2006, questa è una sovrapposizione dalla CTR che rinviene dalla restituzione della ortofotocarta. Queste sono le schede preparate per ogni ambito. Queste schede devono servire come indirizzo per chiunque voglia presentare il PIRU. In queste schede abbiamo individuato una breve descrizione dell'ambito e le problematiche all'interno di ogni ambito, quello che è lo stato giuridico all'interno dell'ambito, la destinazione urbanistica, le norme tecniche di attuazione di riferimento per l'ambito, tutta la vincolistica presente all'interno dell'ambito. Voi avete un territorio comunale urbano sottoposto a tutta una serie di vincoli molto forti e presenti, il territorio urbano di Castellaneta e grande parte del territorio di Castellaneta è sottoposto a vincoli di tipo comunitario, siti di importanza comunitaria che sono vincoli non di inedificabilità ma sottendono ad una procedura di verifica la cosiddetta valutazione di incidenza ambientale. Avete vincoli che derivano dal piano di assetto idrogeologico e dalla carta idromorfologica della Regione Puglia, quindi stiamo parlando di Autorità di Bacino molto presenti sia nel territorio extra urbano ma anche urbano. Abbiamo un tavolo tecnico aperto con l'Autorità di Bacino per la redazione del P.U.G. siamo arrivati ad una condivisione degli elementi sia geomorfologici che idraulici riguardanti il territorio comunale, ma non vi nascondo che ci sono problematiche molto pesanti sul territorio di Castellaneta, c'è una rete fittissima di reticoli idrografici che pone delle precondizioni alla trasformabilità al territorio comunale. Che non sono vincoli di inedificabilità ma che pongono problematiche da cui deriva una serie di studi, idraulici, geomorfologici di verifica della sussistenza di questi elementi. Avete dei vincoli storici di tipo areale, avete i cosiddetti galassimi, 14/97 legge Galasso, anche nel centro storico urbano. Abbiamo voluto in queste schede individuare quelli che sono i dettami della pianificazione in itinere, il D.P.P., ma soprattutto l'atto di indirizzo anticipava alcuni contenuti della rigenerazione urbana e soprattutto il P.U.G. in itinere e quindi, uno schema strutturale strategico che stiamo approntando, individua nella rigenerazione urbana uno dei cardini della formazione del Piano Urbanistico Generale. Quindi abbiamo individuato tutte le azioni obiettivo già codificato in questi documenti di qui ho parlato prima. Si passa alle schede che per ogni ambito individuano attraverso fotografie, e ortofotocarta specificano quali sono le porzioni degli ambiti, sono abbastanza chiare, questo per agevolare chi deve predisporre i programmi integrati di rigenerazione urbana. Qua stiamo parlando dell'ambito a cavallo dell'ex tracciato ferroviario che secondo me, ma questo è un mio punto di vista, è l'ambito di rigenerazione per eccellenza, lì c'è una cesura, una linea di demarcazione, di separazione del territorio urbano di Castellaneta e bisogna affrontare e risolvere e c'è una serie di aree limitrofe a questo elemento lineare che possono rientrare in un sistema di rigenerazione. Questo è lo strumento urbanistico vigente, questo è il sistema vincolistico presente, abbiamo diviso da vincoli che derivano dal sistema storico architettonico, vincoli che derivano dal sistema idrogemorfologico e quindi il P.A.I. e la carta idrogeomorfologica. In questo ambito sono presenti dei reticoli idrografici in questo punto, ci sono anche degli elementi ostativi alla trasformazione. Questi sono i vincoli che derivano dal sistema cosiddetto botanico vegetazionale, SIC, ZPS boschi macchie. Quelle che sono ormai entrate nella prassi del sistema botanico generazionale che non erano completati nel P.U.T.T. ma che nel PPTOR diventano anche quelle aree con difficile trasformazione le cosiddette pseudo steppe, sistemi vegetazionali prioritari e questa è la sintesi dello schema strutturale strategico che deriva dal D.P.P. atto di indirizzo P.U.G. in itinere. Area n. 02 via Roma ancora una volta descrizione, pianificazione in atto, ancora una volta azione obiettivo definizione fisica anche documentale dell'ambito, su ortofotocarta su carta tecnica regionale, tutta la zona del P.I.P. la


zona che si trova in fregio alla gravina anche quella è un ambito prioritario di rigenerazione urbana, quello è uno degli accessi alla città, una delle aree dove, secondo me, la rigenerazione dovrebbe intervenire più massicciamente, strumento urbanistico generale vigente, sistema vincolistico derivante dal sistema storico architettonico, soprattutto 14/97 che interessa chiaramente tutta l'area della gravina alcune aree in fregio alla gravina anche una porzione del centro urbano, sistema vincolistico derivante dal piano di assetto idrogeologico, sistema botanico vegetazionale, abbiamo anche certificato individuato quelle che sono i sistemi culturali arborati, vigneti e uliveti. Per fare questo abbiamo attinto dal sistema infotmativo territoriale regionale, che ha messo a disposizione dei comuni una carta ad uso del suolo aggiornata, che abbiamo comunque verificato che i comuni devono verificare perchè è una scala di uso del suolo redatta 1:5000 redatta quindi in scala molto molto grande. E quindi schema strutturale strategico del D.P.P. atto di indirizzo P.U.G.. Infine, l'ambito n. 3 via Aldo Moro, specificazione su ortofotocarta e cdr , programma di fabbricazione vigente, sistemi vincolistici, schema strutturale strategico del D.P.P. atto di indirizzo P.U.G.. Qui abbiamo dedicato una grande parte del documento alla partecipazione, a come la partecipazione deve strutturarsi a che effetti deve produrre sulla partecipazione, sono cose già dette prima, la partecipazione deve essere appunto formata da due momenti distinti, uno utile alla formazione del documento e quindi, attraverso atti formali, informali, contribuire alla costruzione del documento all'integrazione e modifica del documento e una partecipazione anche a valle formale del documento utile alla attuazione del documento. Il documento programmatico di rigenerazione urbana, come dicevo prima, non è un atto giuridico, non predispone stati giuridici ma predispone obiettivi strategie che possono essere in qualsiasi momento variati. I criteri per valutare la fattibilità dei programmi. Facciamo un passo indietro, il documento viene predisposto, corretto, integrato con i contributi della partecipazione, viene sottoposto ad adozione da parte del Consiglio Comunale, viene adottato dal Consiglio Comunale, e viene controdedotto e quindi diciamo assume una veste formale. Su questo documento programmatico di rigenerazione urbana chiunque può presentare proposte di PIRU. Paradossalmente ma la legge lo consente, chiunque può presentare PIRU anche al di fuori anche degli ambiti di rigenerazione urbana selezionati nel documento. Qui si biforcano le strade perchè ci saranno programmi integrati di rigenerazione urbana conformi allo strumento vigente che seguono un iter che hanno chiaramente una strada facilitata non sono varianti, ma poi ci sono programmi integrati di rigenerazione urbana, che andranno in variante allo strumento urbanistico generale vigente, che saranno la grande parte se non tutti, voi avete un programma di fabbricazione ormai datato, che ha escluso dalla zoning e dalla possibile trasformazione parti intere di contesti come si chiamano ora, contesti urbani che quindi predispone già nella sua natura le varianti. Che succede? Che deve succedere a vallo del documento? Che si attiva una sorta di contrattazione, di copianificazione tra Amministrazione Comunale e privati proponenti. L'amministrazione predisporrà dopo la approvazione del documento una manifestazione di interesse o documento informali in cui inviterà chiunque a presentare piani. Questi piani verranno presentati sotto forma di prefattibilità o fattibilità che saranno valutati dalla amministrazione in contraddittorio attraverso la copianificazione con chi li presenta. Si giungerà ad un punto di sintesi, al quale deve seguire poi la predisposizione e la presentazione di vero e proprio PUE che qui si chiama programma integrato di intervento ma che deve aver le caratteristica che la legge 20 individua, elaborati, norme tecniche, documentazione scrittografiche eccetera. Questo PUE ove l'amministrazione lo ritenesse fondato, opportuno, lo devo deve riadottare in Consiglio Comunale, lo deve sottoporre ad osservazioni e si attiva la procedura se semplificata lo approva direttamente l'Amministrazione Comunale se non è in variante se è in variante deve attivare la procedura dell'accordo di programma di cui abbiamo parlato prima. è chiaro che un documento programmatico si deve porre anche il problema di come valutare le proposte che arrivano. Vi dico molto sinceramente, secondo me, è difficile individuare delle precondizioni alla valutazione delle proposte, perchè le proposte saranno di tanti tipi avverranno in tanti modi. Però per ora abbiamo provato a dare dei criteri valutativi che sono il criterio giuridico che mira a verificare la fattibilità giuridico dello intervento rispetto alla rigenerazione vigente, per esempio rispetto al programma di fabbricazione, ma soprattutto per il caso specifico chi Castellaneta rispetto alla vincolistica esistente, è chiaro che ove c'è un vincolo ostativo a qualsiasi trasformazione non è neanche da proporre un PIRU in variante. Ove ci siano vincoli che in qualche modo possono essere superati attraverso procedure complesse mi riferivo prima alla valutazione di incidenza ambientale si


valuterà di conseguenza. Il criterio tecnico che verifica la fattibilità tecnica dello intervento la fattibilità, perchè dietro la rigenerazione c'è anche una fattibilità economica, dei programmi di rigenerazione. La fattibilità economica deve essere valutata e deve avere una sua veridicità i programmi non possono rimanere in termini molto espliciti attesi, ma devono essere programma che devono avere un inizio e una fine. Il criterio finanziario e il criterio etico molto importante che valuta la fattibilità, di desiderabilità sociale, la legittimità dello intervento, che comporta l'espressione di un giudizio di merito sul progetto, sui costi e benefici sociali, sulla loro distribuzione. Ancora una volta la partecipazione, come il documento programmatico di rigenerazione urbana deve essere partecipato, così anche i PIRU i programma integrati di rigenerazione urbana che riguarderanno parte ben specifici di città che di conseguenza saranno progetti di parte di città devono essere partecipati e sottoposti alla procedura della partecipazione pubblica. Poi c'è tutta una parte relativa alla individuazione dei soggetti pubblici e privati che devono entrare in questa fase di contrattazione e partecipazione, e i soggetti privati che possono in qualche modo interagire con l'amministrazione in questa fase di rigenerazione ma sono sostanzialmente tutti. Mi fermerai qui perchè potremmo andare avanti per parecchio ma vorrei anche sentire qualche considerazione dei tecnici. Grazie. Sempre per la partecipazione, il documento è depositato, sarà consultabile sul sito del comune, pregherei tutti anche per dare una vesta formale ai suggerimenti da proporre di presentarli attraverso degli appunti, non c'è bisogno di una veste formale, però importante che rimangono agli atti perchèdiventerà un allegato del documento, un dossier della partecipazione, tutti i passaggi, tutti i punti di formazione del documento verrà partecipato, condivisi e dovremo anche in qualche modo certificare questa partecipazione. Vi pregherei di presentare entro un termine che possiamo stabilire insieme queste integrazioni presso l'ufficio di piano, presso l'ufficio tecnico, verranno valutate e controdedotte, ove ritenute accoglibili, meritevoli saranno inserite nel documento di rigenerazione urbana . Arch. CASUCCI Ho una serie di domande di cui non ho cognizione, all'interno di questi famosi macro ambiti, laddove c'è il privato, mi riferisco a parti di suolo libere, in cui tra l'altro interagisce anche il pubblico avendo il discorso delle aree standard, nel senso tecnico del termine la proposizione la proposta di PUE va fatto in base alle caratteristiche della rigenerazione urbana all'interno del PUE. Io privato tecnicamente cosa posso proporre? Devo proporre edilizia sociale, devo proporre degli standard, la riqualificazione delle aree a verde? Sempre una domanda un pò stupida, ma mi metto dalla parte del privato che ha la possibilità di intervenire nelle macroambiti, e capire come farlo, perchè fare un piano urbanistico esecutivo non è di semplice soluzione, almeno credo, per cui laddove c'è l'area per esempio la titolarità pubblica può il comune fare proposte di PUE avendo all'interno delle aree sue? Arch. FUZIO La legge dice che chiunque può presentare PIRU quindi sicuramente enti che hanno proprietà sul territorio comunale sicuramente i privati proprietari. è chiaro che quelli che sono i contenuti i PIRU possono aver contenuti più diversificati, più disparati, è chiaro che nel momento in cui interviene se ho capito bene la domanda una Amministrazione Comunale persegue determinati obiettivi ha determinati finalità individua anche fonti per le risorse utili per la trasformazione della rigenerazione rispetto ad un privato. Qui si aggangia poi il quesito, perchè il privato dovrebbe proporre PIRU programmi integrati di rigenerazione urbana? La risposta è che la rigenerazione urbana e quindi l'intento della rigenerazione urbana e quindi dell'amministrazione è di rigenerare parte di città. Come farlo? Lo deve sicuramente dire, esplicitare il documento ma lo devono formalizzare i PIRU. Quando intervengono i privati, si stanno presentando in Puglia, ci sono diversi programmi integrati di rigenerazione urbana quali interviene un privato, presenta un programma integrato sulla sua area, propone una rigenerazione, è chiaro che a fronte di questa rigenerazione il privato deve avere un ristoro, nessuno si sognerebbe mai di presentare una rigenerazione urbana una riqualificazione di area privata senza che il piano poi non ponga un ristoro per i proprietari. Quindi, qui diventa complicato rispondere. Perchè per esempio ci sono ambiti di proprietà privata in cui l'amministrazione potrebbe aver utilità nel rigenerare per esempio ci sono carenze di aree per servizi, il privato sulla sua area di proprietà, decide attraverso meccanismi perequativi di proporre rigenerazione, di cedere gratuitamente al l'amministrazione


parte di sua proprietà, nella sua parte proporre edilizia residenziale sociale. Ma ci sono anche nell'ambito della ex ferrovia è un classico ambito in cui ci sono enti che devono interveniue nella rigenerazione, sicuramente l'Amministrazione Comunale e possono intervenire anche i privati proprietari delle aree. Si chiamano programma integrati perchè c'è dal punto di vista della proposta e anche della prassi della formazione di strumento delle procedure complesse. Il momento della copianificazione deve servire a dirigere queste procedure e chiarire quali sono gli obiettivi e strategie sia dell'amministrazione ma anche quale è l'interesse del privato perchè il privato non si muove se non ha un interesse, questo è chiaro ed è anche chiaro che le amministrazioni non ce la fanno più a rigenerare e nel formare, costruire e dotare le città di servizi. Arch. CASUCCI Quando faceva riferimento a due possibilità o lo fate conforme allo strumento urbanistico o potete farlo anche in situazioni non conforme con procedura più complicata, ed hai fatto riferimento ad un programma di fabbricazione. Abbiamo un P.U.G. in itinere, ma che succede se oggi si presenta un PIRU e a distanza di tempo viene approvato il P.U.G., quale è la situazione in questa fase di passaggio tra uno strumento di fabbricazione già consolidato e il P.U.G.? Arch. FUZIO Lo ho detto anche prima tra lo stato giuridico quindi la parte relativa alla urbanistica di Castellaneta la terza parte è dedicata al P.U.G. . voi avete un Piano Urbanistico Generale in fase di formazione, avanzata di formazione, e state attivando attraverso il documento programmatico anche intenti di rigenerazione. Ho anche detto prima che uno dei cardini formativi dei Piano Urbanistico Generale dei comune è la rigenerazione, ma è chiaro che questi strumento soprattutto il PIRU andranno in parallelo rispetto alla formazione del P.U.G.. è chiaro che dipende dal momento in cui verrà adottato il P.U.G. a che punto saranno i PIRU ma sicuramente il P.U.G. recepirà in pieno quelli che sono i possibili momenti di rigenerazione urbana. Arch. CASUCCI Visto che tu sei anche il tecnico del Piano Urbanistico Generale credo che questa analisi la abbia tu fatta anche tenendo conto del P.U.G.. arch. FUZIO Assolutamente sì. Devono comunque andare in parallelo ma devono avere momento di sintesi, bisogna anche essere chiari con un programma di fabbricazione come il vostro tutti i PIRU dovranno essere proposti in variante non vedo possibilità di proporre PIRU conformi al Piano Urbanistico Generale ma non è un problema di Castellaneta la legge 21 è stata attivata dalla Regione Puglia per dare la possibilità di attivare procedure semplificate alle varianti urbanistiche che seguono la legge 56/80 prevedono tempi lunghissimi, l'intervento della Regione Puglia attraverso il comitato urbanistico generale, attraverso una delibera di Giunta regionale, sappiamo tutti che sono tempi, parliamo di anni non di mesi. La conferenza di servizi in 150 giorni deve derimere qualsiasi possibilità di dubbio. Geom. Maurizio CRISTINI La domanda dell'arch. Casucci è stata molto precisa e io vorrei entrare ancora più nel dettaglio perchè molta della gente che è qui, ci sono proprietari di terreni anche. Io amo essere pragmatico, non me ne vogliate. Questo strumento dà alla popolazione che ormai come lei ha detto più volte vive su uno strumento urbanistico del lontano 73, dà una speranza che è la possibilità da parte di molti privati di poter costruire finalmente su qualche suolo che hanno lì abbandonato e la speranza per i castellanetani di poter acquistare delle case a prezzi più modici. Mi sembra di capire però che i piani che il privato può anche presentare, alla luce del fatto che o c'è del terreno pubblico o non c'è comunque presento un piano privato e devo mettere nelle condizioni l'amministrazione di potermelo approvare, l'ultima parola è sempre dell'Amministrazione Comunale in Consiglio Comunale giusto, dando la possibilità alla amministrazione di dirmi sì come? Fornendo alla amministrazione dei vantaggi. Arch. FUZIO


Non alla amministrazione, alla città, l'amministrazione è interlocutore in quanto decide, bisogna non fare passare un messaggio errato la finalità della rigenerazione urbana è la riqualificazione dei tessuti, questa è la finalità, che poi questa rigenerazione possa avvenire anche attraverso una sorta di contrattazione, attraverso una sorta di ristoro, per i privati proprietari, questo è consentito ma la finalità principale non è quella di, intendiamoci per essere molto schietto i PIRU non sono piani di lottizzazione nè possono esserlo, ci deve essere in ogni PIRU una forte matrice di interesse pubblico. Il ristoro per i privati sicuramente ci deve essere, ma non deve essere quella la finalità, ove devono essere presentati dei PIRU che hanno le sembianze di piani di lottizzazione, non potranno neanche essere presi in considerazione, c'è un altro strumento deputato a quell'obiettivo che è il P.U.G.. Voi siete in fase di redazione di un Piano Urbanistico Generale che individuerà disciplinerà le zone di espansione ha tutta una altra finalità. Geom. CRISTINI Grazie, sono contento della sua precisazione, perchè la mia domande era proprio quella, poichè non vorrei, mi spiacerebbe che la popolazione, la città come lei giustamente diceva, io per amministrazione intendevo l'Amministrazione Comunale chiunque essa sia, attenzione, ma lei specificava alla popolazione, la mia preoccupazione era relativa alla popolazione e a coloro che hanno la proprietà, di questi lotti. Non sono lottizzazione, non si costruisce così sic et simpliciter come si dice. Questa è una precisazione. Se poi è così cortese, da io sempre perchè sono molto pragmatico voglio entrare e prendere almeno una delle situazioni per comprendere meglio qualcosa. Se andiamo nelle macroaree dove c'è nella Aldo Moro come anche quella di scusate anzi, no era via Roma questa macro area, ci sono due bandi adesso che l'Amministrazione Comunale ha affisso circa la vendita di alcuni terreni dell'amministrazione a privati destinati ad opere di urbanizzazione secondaria parliamo di servizi sociali e attività commerciali. Sempre perchè sono... arch. FUZIO Scusi non ho capito la l'amministrazione ha messo a bando? Geom. CRISTINI Ha messo a bando due lotti uno di questi è questo qui, quello rientra nella macro area oggi di proprietà pubblica l'11 novembre diventerà di proprietà privata probabilmente se qualcuno parteciperà e comprerà quel lotto per area destinata a servizi di carattere sociale, attività di urbanizzazione secondaria. Ora, una domanda, giusto per comprendere poichè quel lotto rientra nella macro area io domani privato, unitamente ad un pò di gente lì che ha dei lotti privati, presento un piano, posso cambiare la destinazione alla luce del fatto che presento un piano insieme ad altri e chiedo alla amministrazione di poter fare io il mio interesse da privato dando alla amministrazione quello che è la proposta verde pubblico aree destinate a servizi sociali e qualsiasi altra cosa? Perchè magari domani architetto perchè se io oggi da privato potrei non partecipare ad un bando così fatto perchè non mi interessa economicamente, domani fino all'undici, trovo qualche amico, partecipo al bando, perchè so che tra non molto posso presentare un PIRU e vedere in amministrazione cosa accade. Arch. FUZIO Inanzitutto mi mancano dei dati sul bando, perchè un bando fissa anche dei termini alla possibile trasformazione o al cambio di destinazione di uso di una area sarebbe troppo facile. Geom. CRISTINI Non ne parla, dice le che la destinazione è questa. Arch. FUZIO è chiaro che in una prassi molto recente, di vendita, o di alienazione diventa complicato inserirli in piano o progetti che modifichino la destinazione d'uso. Mi spiego meglio, ove viene alienato domani l'area viene alienata, è chiaro che il PIRU dovrà assumerlo all'interno con quella destinazione. Mi sembra complicato ora stravolgere tutto un sistema di atti formali, di amministrativi,...


geom. CRISTINI Alla luce del fatto che ci sono all'interno di altre aree terreni agricoli che domani chiederanno sicuramente i privati la trasformazione per interesse personale, che oggi sono terreni agricoli, se io domani ho un terreno ad attività secondaria posso chiedere comunque alla amministrazione la possibilità del cambio di destinazione d'uso attesa la mia offerta alla amministrazione e alla città di determinati servizi. Arch. FUZIO nDipende dalla finalità, cosa vuole realizzare su quella area? Geom. CRISTINI Faccio l'avvocato del diavolo, qualcuno vuole realizzare degli appartamenti, siccome ci sono delle volumetrie consistenti, realizzare appartamenti in una zona dove tra l'altro è centro abitato, perchè sono tutte palazzine villette è una delle zone più carine del paese, alla luce del fatto che oggi c'è una destinazione, che è urbanizzazione secondaria, domani potrebbe il privato che oggi partecipa al bando che ha quella destinazione chiedere in un piano la possibilità di realizzare appartamenti fermo restando la possibilità del privato di dire alla amministrazione voglio cedere questo questo o quest'altro o voglio fare il verde pubblico per metà a lotto, voglio fare qualcosa per bambini? Arch. FUZIO Sì e no, le devo spiegare perchè sì e no, i piani dimensionano le aree a standard con determinati proporzioni, matematiche, tabelle riepilogative. Voi avete sicuramente un programma di fabbricazione che ha fissato rispetto al fabbisogno di che si è ormai esaurito di aree residenziali, gli standard minimi 18 metri quadri ad abitante che prevede la legge quelle aree di fatto sono destinate esclusivamente a quel tipo di destinazione. C'è da dire che ormai il concetto di urbanizzazione secondaria sta cambiamento, perchè la legge regionale la n. 12 che equipara l'edilizia residenziale sociale che non è più l'edilizia pubblica intendiamoci, è un qualcosa di diverso, un pò più ampio come definizione, ha gli standard, lo sa che oggi se io facessi una verifica degli standard sul territorio urbano di Castellaneta e a questa verifica risultasse che ci sono aree a standard in più rispetto ai 18 metri quadri previsti dalla legge, sulle aree in più, posso prevedere già da oggi edilizia residenziale sociale? Questo è il sì, il no, è che mi sembra assurdo e anche poco pragmatico pensare ad una rigenerazione urbana un cambio di destinazione di una area nel 2011 per finalità precise, c'è un bando da rispettare che nel futuro dovrà essere rispettato. è chiaro che il PIRU se confermato, delineato come ha detto lei prima, in una area più ampia, può essere integrato in quel senso, cioè si può benissimo pensare che quella area rimanga definita per quella destinazione, faccio il verde pubblico, faccio un giardino attrezzato, faccio un asilo, che ne avro contorno possano aver destinazione per edilizia residenziale sociale, il cosiddetto ristoro per il proprietario. Intendiamoci la merce di scambio, fatemi passare questo termine brutto per la rigenerazione urbana per tutte le rigenerazioni che si stanno proponendo, sono l'edilizia residenziale sociale. Il comune acquisisce aree gratuitamente per i privati, in cambio dà volumetria perchè non può dare null'altro. Il comune di Bari ha chiuro $chiuso da poco un grosso piru programma integrato di rigenerazione urbana che ha visto tre attori principali, lo iacp, il comune di Bari e tre grosse imprese pugliesi, dove si sono accordati hanno predisposto la procedure del PIRU e dove lo iacp su are e di proprietà, ha ceduto a queste imprese private due stecche, due palazzine loro hanno fatto edilizia residenziale pubblica la convenzionata e in cambio hanno avuto la ricostruzione e demolizione delle altre. Questi sono i programmi integrati, è una tipologia di programma integrato. Può avvenire che l'amministrazione si attivi il PIRU qua, l'amministrazione pone le condizioni in questa fase di contrattazione, dice ho bisogno di verde pubblico, un asilo mi devi risolvere la viabilità che cosa mi proponi in cambio? Il privato fa la sua proposta, questa fase di contrattazione, verificati i vincoli, verificati gli standard, a quello serve lo stato giuridico, verificata una serie di cose di attivare attraverso la partecipazione pubblica i residenti devono essere consapevoli e accettare quella trasformazione, si può attivare la rigenerazione urbana. che ricordo a tutti è una procedura complessa non pensate che in due giorni si fa la rigenerazione urbana perchè non è così ma era importante che il comune si dotasse di un documento di rigenerazione urbana per fissare obiettivi strategie e intenti che chiaramente saranno come diceva prima all'architetto recepiti all'interno del Piano Urbanistico Generale P.U.G. perchè saranno uno dei cardini fondativi del Piano Urbanistico Generale. Non è possibile nel 2011


standard cedute che diventano aree dismesse che non servono a nessuno, quelle aree devono essere utilizzate, come può l'amministrazione che non ha neanche i soldi per pagare la luce realizzare i servizi? Attraverso questi meccanismi. Geom. CRISTINI Ma è il caso di questa area, perchè questa delibera da un piano di lottizzazione, poi l'amministrazione vende, perchè non può realizzare perchè non ha i mezzi. Arch. FUZIO Ma vende per quella finalità. Geom. CRISTINI Ritengo, la mia domanda era quella, c'è la possibilità e lei mi ha detto sì e no. Dipende da cosa si riesce a fare. Mi ha risposto. La ringrazio è stato gentilissimo. Consigliere Giuseppe ROCHIRA Salve. Per il mio carattere che mi contraddistingue io sarò un pò polemico, come al solito. Intanto io qui sono stato invitato, qualche giorno fa mi è arrivato un invito come tecnico, però sono anche Consigliere Comunale, nonché capogruppo, nonché presidente di commissione. L'invito è arrivato qualche giorno fa, il sito del comune non funzionava, questa mattina io che sono Consigliere Comunale sono riuscito ad avere un CD non ho avuto il tempo di guardarlo, come me, presumo, anche gli altri tecnici a maggior ragione, visto che non hanno magari un accesso molto facilitato. Intanto sarebbe opportuno riaggiornarsi, atteso che, i tecnici, credo che siano, non dico impreparati, però non conoscono la questione o la conoscono molto poco, non avendo la possibilità di verificare né sul sito, né con il CD. E poi voglio anche capire: come mai, atteso che i PIRU passeranno dal Consiglio Comunale, non capisco come mai si fa questa attività prima all'esterno e non si fa, magari, anche all'interno coinvolgendo tutti i Consiglieri Comunali, visto che è un piano che riguarda il comune, cioè riguarda tutti, non riguarda la maggioranza o l'opposizione, nella maniera più assoluta. Quindi, mi sarebbe piaciuto parlarne prima anche in una commissione o in una conferenza dei capigruppo, cioè di un coinvolgimento maggiore dei Consiglieri atteso che andrà in Consiglio Comunale. Questa è la nota polemica, quindi, spero che si possa correggere il tiro nel futuro, evitiamo di mandare cartoline di invito qualche giorno prima, affiggere i manifesti per la città, far finta di fare degli incontri che poi producono poco, perché ci sono stati solo due interventi, quindi, credo che il numero degli interventi sia determinato dal fatto che nessuno ha avuto il tempo o la possibilità ed il modo di guardarsi. Arch. FUZIO Posso rispondere? Per una parte, chiaramente, non rispondo per la parte politica. Tecnicamente, secondo me, ma ormai è così, gli interventi che avvengono durante gli incontri dibattiti rimangono interventi. Per me, come tecnico redattore, è più importante avere da parte dei tecnici, ma da parte di chiunque, un documento scritto. Perché solo sui documenti scritti tu puoi riflettere, puoi anche proporre delle osservazioni, delle controdeduzioni. Per quello dicevo: è importante che questi incontri servono a dichiarare la predisposizione dello schema, ma che poi attraverso degli elaborati avvengano queste richieste di integrazione. A fronte delle quali ci potrà essere ulteriore incontro, ulteriore dibattito di spiegazione. Però se noi non abbiamo il polso della situazione, non sappiamo che cosa ci viene proposto e, ripeto, non può essere in un dibattito, non c'è la possibilità di costruire una partecipazione. Poi per quanto riguarda le commissioni e Consiglieri non le devo rispondere io. Consigliere Giuseppe ROCHIRA Poteva avvenire la proposta, potrà avvenire in un secondo momento se c'è una seconda convocazione, perché, poi, in quella sede uno può comunque produrre un documento scritto, perché, forse, magari domani mattina sarà difficile che qualcuno faccia delle proposte... arch. FUZIO Ma noi daremo un periodo di tempo, lo decidiamo insieme, quanto volete voi.


Consigliere Giuseppe ROCHIRA Questo era un inciso, tra l'altro l'invito è arrivato due giorni prima di questo incontro. Altra questione. Ha parlato lei dei tempi. I tempi siano abbastanza lunghi. Io non riesco a capire o forse sono io che non riesco a capire, cioè la utilità di questo piano di rigenerazione urbana rispetto ad un redigendo PUG. Perché mi sembra di capire che il nostro PUG sia a venire, cioè se ne parla da anni o se ne parla da mesi, da giorni, sembra che è tutto concluso, tra l'altro guardando le macro zone mi sembra che tutto il territorio sia coinvolto. Mi sembra un PUG di serie B, non lo so, forse è un termine improprio. Cioè se noi stiamo lavorando sul PUG quale è la necessità di lavorare anche sul piano di rigenerazione urbana? Forse avremmo dovuto lavorare tempo fa? In altri comuni i piani di rigenerazione urbana sono stati già approvati da tempo e per tempo. Noi, probabilmente, siamo in ritardo e non comprendo in questo momento quale è, atteso i tempi di realizzazione, avete parlato prima di 150 giorni, di tutto un iter abbastanza lungo e complesso che potrebbe, addirittura, superare l'iter del PUG, cioè sono due cose che viaggiano in parallelo ha detto prima, però potrebbero anche accavallarsi. Forse sarebbe più opportuno concentrarsi sul PUG, visto che queste macro zone comprendono tutto... volevo capire, forse è un mio problema. Grazie. Arch. FUZIO Le spiego subito. Sicuramente sono due strumenti che hanno natura, prassi, iter di formazione completamente diversi. Perché tutti sappiamo che il piano urbanistico generale ha un iter di formazione lungo, sul PUG si devono esprimere enti sia preventivamente alla adozione in Consiglio Comunale, deve essere adottato in Consiglio Comunale, deve essere sottoposto alle osservazioni, deve essere sottoposto alle controdeduzioni, altro passaggio in Consiglio Comunale, deve essere sottoposto al parere di compatibilità della Regione Puglia. Nessun PUG ad oggi è stato dichiarato compatibile dalla Regione Puglia, quindi, si attiva inevitabilmente la conferenza di servizi, eccetera. Stiamo parlando di tempi... Interviene il Consigliere Giuseppe Rochira fuori microfono arch. FUZIO Questo io non lo so. Io so solamente che da tecnico redattore del PUG le posso dire che noi siamo in una fase molto avanzata di redazione del PUG. E questo da un punto di vista di iter, quindi, la rigenerazione si pone come tempi in maniera molto più semplice, molto più veloce rispetto al PUG. Come contenuti, sicuramente, non ha i contenuti del PUG. Io, dicevo prima, la rigenerazione urbana è rivolta esclusivamente al territorio urbano, anzi, a parti del territorio urbano che hanno determinate caratteristiche che qui abbiamo tecnicamente evidenziato che possono essere riviste, perché sono parte del tessuto edificato di Castellaneta. Non è vero che c'è tutto il territorio urbano. Le spiego perché c'è gran parte. è stata una scelta anche di documento. Io lo dicevo anche prima, ci sono alcuni documenti di rigenerazione urbana che individuano direttamente i microambiti di rigenerazione, già tagliano quelle che sono le aree di intervento dei programmi integrati di rigenerazione urbana. Non è stata fatta questa scelta volutamente, perché è bene che attraverso la partecipazione, attraverso un secondo livello di approfondimento, attraverso quelle che sono anche richieste che sono state formalizzate all'amministrazione. Non ci dimentichiamo che ci sono richieste di attivazione di rigenerazione urbana protocollate, formalizzate. Ed è chiaro che a queste l'amministrazione doveva dare una risposta. Una risposta che, sicuramente, sarà il piano urbanistico generale, ma che è utile che avvengano in parallelo anche attraverso questo strumento. Il documento di rigenerazione urbana è abbastanza semplice come prassi, come iter formativo, basta l'adozione e le controdeduzioni, dopodichè si può procedere con i PIRU. è chiaro che, ove un PIRU fosse stato adottato dal Consiglio Comunale, quindi, ha assunto una veste formale verrà sicuramente recepito all'interno del PUG. Questo è certo. è chiaro che, questi ambiti di rigenerazione che sono stati definiti come un documento programmatico anch'essi verranno recepiti come documento programmatico, quindi, a livello di indirizzo, direttive strutturali nel piano urbanistico generale. Allora, se non ci sono altri interventi, il documento è stato pubblicato sul sito istituzionale, quindi, è scaricabile dal sito. Ove chiunque non abbia internet o non ha la possibilità di scaricarlo è disponibile la copia su CD del documento sempre presso l'ufficio di segreteria. Domani c'è un altro incontro, vorrei che dall'incontro di domani possiamo dare 15 giorni di tempo a chiunque voglia presentare osservazioni, indicazioni, integrazioni attraverso documenti che, per cortesia, devono


essere protocollati presso la segreteria perché devono avere, chiaramente, una indicazione di chi fa le osservazioni o chi da suggerimenti. Geom. FORTUNATO Buonasera. Queste osservazioni che noi faremo per iscritto poi saranno discussi? Saranno delle osservazioni che facciamo e poi vengono lasciati lì? Verranno considerate? Arch. FUZIO Sicuramente saranno considerate. Nel senso che noi produrremo un dossier, un allegato al documento che evidenzierà quale è stata la partecipazione e quali sono stati i risultati della partecipazione. Ogni osservazione, indicazione avrà una sua risposta, non chiamiamo controdeduzione, ed ove ritenuta utile al documento verrà integrata nel documento stesso. Geom. FORTUNATO Mi ponevo il problema se 15 giorni di tempo, almeno per noi tecnici, volendo offrire delle osservazioni con un contenuto che possa essere utile all'amministrazione, se i 15 giorni magari sono pochi. Arch. FUZIO Io, purtroppo, non faccio il politico, faccio il tecnico. Però io considero una cosa: almeno da esperienze pregresse se tu dai 15, dai 30, dai 60 è la stessa cosa. Cioè chi vuole produrre osservazioni può produrle. è chiaro che è un documento complesso, un documento molto articolato, però io presumo che le osservazioni debbano essere utili a quello che poi è il succo del discorso, quindi, alla definizione dei possibili ambiti, ai chiarimenti della possibile procedura e sopratutto quale è la prassi per la valutazione delle proposte e quelli che devono essere i contenuti delle proposte. Perché, è chiaro che, anche la proposta dei programmi integrati di rigenerazione urbana deve avere dei suoi contenuti, una sua veste formale, informale. Cioè, in qualche modo deve essere una proposta che può: a) essere discussa tecnicamente; come dicevo prima: giuridicamente sostenibile; deve essere compresa da tutti, cioè chiunque libero cittadino o imprenditore deve capire quale è la proposta e deve avere dei contenuti che devono essere anche, in un certo modo, formalizzati, perché queste proposte devono poi essere, in qualche modo, formate anche in contraddittorio con l'amministrazione. Ma l'amministrazione deve essere messa in grado di poter decidere anche sulle proposte. Non ci sono altri interventi? Grazie. Fine ore 18:15


Allegato n.6 Stenotipia dell’incontro del 28.01.2011


Comune di CASTELLANETA Provincia di Taranto

Incontro per la Presentazione dello schema di DPRU (Documento Programmatico per la Rigenerazione urbana) Seduta del 28 ottobre 2011 Convocazione ore 16:00 – Inizio ore 16:40 Consigliere MASSAFRA Buonasera a tutti. Questa sera proseguiamo con questa due giorni di incontri pubblici con cui l'Amministrazione Comunale di Castellaneta presenta la bozza del Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana. Come ho già avuto modo di dire ieri sera e ribadisco questa sera è che questa bozza non è un documento preconfezionato, è una bozza che potrà subire una serie di aggiustamenti in base alle eventuali segnalazioni che possono venire dal mondo imprenditoriale, tecnico e dall'associazionismo. Per cui l'arch. Fuzio questa sera vi illustrerà per linee generali che cosa significa la rigenerazione urbana e poi chiunque potrà intervenire, o meglio ancora, chiunque riterrà opportuno potrà chiedere con apposita istanza da presentare al protocollo e all'ufficio di segreteria copia del CD gratuitamente, innanzitutto, per cui se lo potrà studiare. Però nell'arco di 15 giorni noi riteniamo che possiate presentare eventuali osservazioni scritte a questa bozza. Per cui, poi, sarà variata e di conseguenza se sarà meritevole di accoglimento, sarà inserita. Questo era quanto mi premeva dire. Comunque quello che volevo aggiungere è che questo documento è inserito sul sito del comune di Castellaneta basta andare a cliccare con una scelta non molto felice, sulla voce P.U.G., non è il P.U.G. sia ben chiaro, lo ribadiamo, però il tecnico ha ritenuto di inserirla così. Aggiungo: chiunque voglia copia del CD può presentare domanda al protocollo, andare all'ufficio di segreteria e riceverà gratuitamente una copia del CD. Questo mi premeva dire. Grazie. SINDACO Buonasera a tutti. Parte dall'ultima osservazione fatta dal Consigliere Massafra, chiaramente qualcuno si è preoccupato di già sottolineare questo fatto della commistione tra P.U.G. e DPRU (Documento Programmatico della Rigenerazione Urbana). Noi vogliamo tranquillizzare tutti quanti, questo è uno strumento messo a disposizione dalla normativa regionale, sicchè, ritengo io, da buoni amministratori, stiamo verificando questa opportunità, che ci viene data, cioè di accelerare, per certi versi, interventi di pianificazione sul territorio, ben inteso tutto ciò che riguarda e questo poi con dovizia di particolari lo dirà l'arch. Fuzio ciò che riguarderà la rigenerazione urbana, sarà recepito sic et simpliciter nel P.U.G. nella pianificazione urbanistica generale. Si tratta di procedimento semplificato, quindi, di avere delle chance in via privilegiata, tuttavia, proprio a motivo del fatto che il termine stesso lo dice: rigenerazione vuol dire recupero, vuol dire impiego migliore ed ottimizzazione del territorio quello più prossimo al centro, quindi, sono tutte aree quasi incluse, per alcuni versi, nel tessuto urbano, quindi, noi abbiamo ritenuto, come Amministrazione Comunale, di perseguire questa via e riteniamo che il lavoro che sarà fatto da qui fino al passaggio in Consiglio Comunale, sarà arricchito, certamente, dalle osservazioni che i tecnici che ieri erano presenti qui in questa aula, e i singoli cittadini portatori di un interesse personale, tutti avranno modo di poter dare suggerimenti e ove ritenuti conformi innanzitutto e poi utili per lo sviluppo futuro dello stesso documento di rigenerazione urbana, io credo che non ci nasconderemo dietro i cosiddetti ostacoli, paramenti ideologici. Noi accoglieremo qualsiasi proposta, ripeto, meritevole di accoglimento e questo era quanto ritenevo di dover dire. Augurando buon lavoro a tutti coloro che si stanno occupando proficuamente di questa iniziativa amministrativa, politico amministrativa. Grazie. Arch. FUZIO Buonasera a tutti. Ho preparato una breve presentazione del documento programmatico di

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rigenerazione urbana. Chiaramente, il documento programmatico di rigenerazione è un documento tecnico. Oggi non è un incontro con tecnici, con addetti ai lavori, per cui cercherò di utilizzare termini e di chiarire questioni che non sono semplici da chiarire, ma cercherò di utilizzare un linguaggio semplificato. Che significa, innanzitutto rigenerazione? Che significa rigenerazione urbana? Che significa riqualificazione urbana? Si parla di riqualificazione e di rigenerazione in Europa da qualche decennio, in Italia da qualche anno, in Puglia negli ultimi anni. Sostanzialmente la rigenerazione e la riqualificazione sono azioni di pianificazione rivolte ai territori costruiti, ai territori già urbanizzati, ai territori già antropizzati. Nello specifico della rigenerazione urbana, quindi, per la Puglia, addirittura ai tessuti cosiddetti edificati, alla città compatta. Questo perché? Perché si ha una doppia finalità, queste procedure hanno una doppia finalità: quella principale è di risparmiare territorio, di evitare il consumo del territorio, le nostre città ormai sono diventate enormi, ingestibili, sia dal punto di vista dei servizi, ma anche, per quanto riguarda, tutta l'attività edificatoria e soprattutto - questa è la prima motivazione - il risparmio dell'uso del suolo, di consumo del territorio. Ma anche perché, le nostre città invecchiano e in quando tali - come invecchiamo noi invecchiano anche le città - hanno bisogno di azioni di riqualificazione e di rigenerazione. Quindi, nella prassi comune, ormai, la rigenerazione e la riqualificazione, anzi, la riqualificazione prima era un atto standardizzato, è stata inserita già dalla legge 20 del 2001 della Regione Puglia, è stata inserita nel D.R.A.G. (Documento Regionale di Assetto Generale) che è il documento madre di tutte le azioni pianificatorie in Puglia, e la Regione, in qualche modo, ha voluto formalizzare, con una legge, la legge 21 del 2008. Questa legge che dice? Dice che, sostanzialmente, tutti i comuni sia quelli che hanno già avviato la redazione dei Piani Urbanistici Generali, sia i comuni che non hanno avviato la formazione dei Piani Urbanistici Generali possono attivare delle procedure di rigenerazione urbana. E' una legge molto semplice, una legge di pochi articoli, è una legge di intenti che prevede procedure ed azioni. Quali sono le procedure? Dice la legge che, dal momento della approvazione chiunque può presentare dei PIRU (Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana) all'interno del territorio costruito, all'interno di ambiti, di porzioni di territorio costruito che devono avere determinate caratteristiche fisiche, giuridiche e funzionali; fisiche: stato del suolo; giuridiche: quello che prevede lo strumento urbanistico generale, nel caso di Castellaneta il programma di fabbricazione; funzionali: gli usi che esistono in queste porzioni di territorio. Quindi, a prescindere da qualsiasi prassi urbanistica dal 2008 chiunque può presentare programmi di rigenerazione urbana sul territorio comunale. Poi la legge dice anche, che questi programmi possono essere di due tipi: possono essere conformi allo strumento urbanistico generale, quindi, possono essere in attuazione delle previsioni già fissate dal programma di fabbricazione di Castellaneta; o possono andare in variante allo strumento urbanistico generale. Queste due possibilità seguono procedure diverse. I PIRU, i programmi integrati di rigenerazione urbana che sono conformi allo strumento urbanistico generale, hanno una procedura semplificata. Nel senso che sono, a tutti gli effetti, dei piani urbanistici esecutivi, quindi, piani di secondo livello, che devono essere adottati dal Consiglio Comunale, sottoposti alle osservazioni ed approvati dal Consiglio Comunale. Quindi, non necessitano dell'intervento regionale. Quelli, invece, che vanno in variante allo strumento Piano Urbanistico Generale e sono, perché, ormai i programma integrati di rigenerazione urbana in Puglia si stanno redigendo, si stanno attuando, e quasi tutti sono in variante allo strumento urbanistico generale, perchè in Puglia pochi comuni hanno i piani di ultima generazione, i cosiddetti P.U.G. (piani urbanistici generali) quasi tutti i comuni hanno o Piani Regolatori Generali o addirittura programmi di fabbricazione come nel caso di Castellaneta. Quindi, è chiaro che sono piani urbanistici che fondano il loro progetto di città su opzioni che ormai sono datate, su leggi che ormai sono datate, su prospettive che ormai sono datate. Quindi, è chiaro che chi progetta, pensa, un piano esecutivo nel 2011 non può farlo in linea, è difficile che lo faccia in linea con un programma di fabbricazione di 30 anni fa. Quindi, la legge, dicevo, prevede questo strumento che può avere due strade: una semplificata, quindi, abbiamo detto il programma integrato di rigenerazione urbana conforme allo strumento urbanistico e poi c'è il programma di rigenerazione urbana che va in variante. Anche per questa seconda ipotesi la legge prevede una procedura semplificata, rispetto alla procedura standard canonica che è quella della variante del piano. Io ora parlo della procedura, poi parliamo dei contenuti, chiaramente. La legge dice che, il programma di rigenerazione urbana, essendo un

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piano urbanistico esecutivo, deve essere comunque adottato dal Consiglio Comunale, deve essere comunque sottoposto alla procedura delle osservazioni e poi, invece, di essere mandato alla Regione e quindi seguire l'iter di variante, viene approvato in sede di conferenza di servizi. Quindi, è una procedura semplificata che prevede, grosso modo, 150 giorni di durata, dopodichè il piano, ove ritenuto accoglibile, è approvato dal Presidente della Giunta Regionale, torna in Consiglio Comunale e viene approvato definitivamente. Questa è la procedura molto semplificata. La legge dice anche che, ove ci sia la necessità o ci siano istanze presentate per programmi integrati di rigenerazione urbana in variante il comune non può procedere alla redazione, alla approvazione, alla adozione di questi programmi se non si dota di un documento programmatico di rigenerazione urbana ed è il documento di cui stiamo parlando questa sera. Cioè, sostanzialmente, la legge dice: ok, voi volete affrontare il discorso della rigenerazione, però per affrontarlo dovete stabilire, fissare obiettivi di rigenerazione, strategia di rigenerazione, la prassi della rigenerazione ed i contenuti che devono avere i PIRU e poi dice un'altra cosa fondamentale che poi è il nodo attorno a cui si sta costruendo l'urbanistica in Puglia. Il documento programmatico di rigenerazione urbana, ma anche il programma integrato di rigenerazione urbana, ma anche il piano urbanistico generale ha come caposaldo da partecipazione. Cioè qualunque atto di pianificazione deve essere costruito con la partecipazione, attraverso la partecipazione. Partecipazione che non è solo condivisione di decisioni già prese, partecipazione è anche, anzi, è soprattutto costruzione delle decisioni insieme. Ecco perché, come diceva prima il Consigliere, abbiamo voluto, abbiamo inteso intraprendere questo percorso di partecipazione che, in qualche modo, ha visto una prima fase, quella chi cui stiamo parlando questa sera che serve alla costruzione del documento, quello che vi stiamo presentando è una bozza del documento che deve essere condivisa, che può essere integrata, variata, in funzione della partecipazione. Questo documento nel momento in cui verrà condiviso, verrà variato, integrato in seguito alle osservazioni tornerà in commissione, poi verrà adottato dal Consiglio Comunale, dopodichè verrà sottoposto alle osservazioni formali, dopodichè ci saranno delle controdeduzioni alle osservazioni formali e con un secondo passaggio in Consiglio Comunale diventerà approvato e quindi, diventerà vigente. E' chiaro che la fase che più ci serve, è questa fase, la fase della costruzione, perchè poi la fase delle osservazioni formali è una fase sostanzialmente di condivisione di scelte già operate. Quindi, io sottolineo l'importanza di quello che diceva prima il Consigliere, chiunque voglia partecipare alla costruzione del D.P.R.U. per qualsiasi tipo di aspetto dei contenuti del DPRU stesso, cioè il quadro conoscitivo, quello che è stato, quello che è alla base della costruzione delle prospettive di piano, ma anche rispetto all'individuazione degli ambiti di rigenerazione urbana può farlo liberamente, sono indicazioni informali, non vi preoccupate della forma, l'importante è che siano note consegnate, protocollate, perchè noi poi allegheremo al DPRU, a quello che andrà in Consiglio Comunale un piccolo dossier, che attesterà la partecipazione che c'è stata. Questa è la procedura. Quindi, sostanzialmente, i comuni che vogliono procedere alla redazione di programmi integrati di rigenerazione urbana in variante allo strumento urbanistico generale, nel caso di Castellaneta la scelta è stata obbligata, perché, ripeto, stiamo parlando di un programma di fabbricazione ormai datato, devono dotarsi di un documento programmatico di rigenerazione urbana. Un piccolo inciso, ne faceva prima un cenno il Sindaco, il comune è anche in avanzata fase di redazione del Piano Urbanistico Generale, che è cosa completamente diversa dalla rigenerazione urbana, il documento programmatico di rigenerazione urbana è cosa completamente diversa al documento programmatico preliminare al P.U.G. in quanto, la rigenerazione urbana si occupa esclusivamente del centro urbano, ma esclusivamente di alcuni ambiti del centro urbano. Il P.U.G. si occupa di tutto il territorio comunale. Però, è chiaro che queste due pratiche, queste due prassi pianificatorie non possono non colloquiare tra loro, soprattutto in una fase in cui il P.U.G. è alle battute finali e sopratutto quando si ha ormai, ma ce lo dice anche la legge regionale, la rigenerazione quale elemento fondante di tutti i piani urbanistici generale. La legge regionale, il DRAG tutti i documenti che sono alla base di qualsiasi atto pianificatore ci dicono che prima di – detto in maniera molto semplice - prevedere qualsiasi tipo di espansione, bisogna prima pensare alla città esistente; prima di prevedere espansioni bisogna utilizzare gli spazi liberi all'interno della città esistente; prima di prevedere l'espansione bisogna comunque cercare di riqualificare la città esistente.

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Questo non significa che non ci deve essere espansione, ma, sicuramente, questa deve essere integrata con una seria riqualificazione e rigenerazione del tessuto urbano esistente. Quindi, da questo deriva che, questo programmatico di rigenerazione urbana serve all'amministrazione, ma anche a noi tecnici incaricati per la redazione del Piano Urbanistico Generale quale test, quale momento intermedio di partecipazione per capire se stiamo andando verso la direzione giusta. Quindi, anche in base alle osservazioni, alle indicazioni che verranno presentate potremmo capire se la direzione è quella corretta. Qui, ci sono una serie di riferimenti normativi e ci sono quelli che sono, secondo la legge, gli ambiti di riferimento per i programmi integrati di rigenerazione urbana e le azioni che devono sottendere i programmi integrati di rigenerazione urbana. Io, ora, non ve li voglio leggere perché, non voglio essere pesante, andiamo direttamente a quelli che, invece, sono i contenuti del documento programmatico di rigenerazione urbana. Come vedete questo un documento abbastanza corposo, segue i dettami della legge, va oltre, proprio perchè riutilizza, sintetizza, mette a sistema tutta una serie di informazioni che noi avevamo ed abbiamo a disposizione, perchè siamo, comunque, in avanzata fase di redazione del Piano Urbanistico Generale. Il quadro conoscitivo che significa le cartografie di base sulla quale abbiamo costruito, le indagini del documento di rigenerazione urbana sono quelle del P.U.G.; abbiamo utilizzato la documentazione che ci ha messo a disposizione la Regione Puglia, tutta una serie di stati informativi ed indicatori che verranno, sicuramente, saranno utilizzati anche nel Piano Urbanistico Generale. Quindi, qua sono definiti quelli che sono i contenuti del documento programmatico di rigenerazione urbana, quindi, sono, molto sinteticamente, obiettivi generali di riqualificazione, ambiti territoriali da sottoporre a PIRU (programmi integrati di rigenerazione urbana); il documento deve individuare prioritariamente gli ambiti sui quali poi si possono presentare i PIRU; le politiche pubbliche, abitative, paesaggistiche, ambientali e culturali cioè lo stato della pianificazione in atto; le iniziative volte ad assicurare la partecipazione, come dicevo prima è uno degli elementi fondanti della rigenerazione urbana la partecipazione; i criteri per valutare la fattibilità dei programmi che verranno a valle del documenti e i soggetti pubblici che si ritiene utili coinvolgere; e le modalità di selezione dei soggetti privati. Questi sono i 4 grossi blocchi che costituiscono il documento programmatico di rigenerazione urbana. Quindi, in prima parte il quadro conoscitivo, il sistema storico paesaggistico ed ambientale sovra locale, deriva da tutta una serie di atti pianificatori della Regione Puglia che sono stati specificati per il territorio comunale di Castellaneta; sistema storico, paesaggistico, ambientale locale, quindi, i dati riferiti al territorio di Castellaneta; lo stato giuridico; e la programmazione urbanistica in atto, il programma di fabbricazione ancora vigente e tutti gli atti di pianificazione che sono intervenuti dal momento della sua approvazione in poi. Questi sono una serie di elaborazioni grafiche allegate al documento, questa è, per esempio, la ricognizione delle aree a servizi presenti nel territorio comunale. Chiaramente, io non sto parlando con tecnici, vi dico solo che per elaborare queste carte, noi abbiamo utilizzato le ultime basi cartografiche che la Regione ha messo a disposizione. Stiamo parlando di carte datate 2006, quindi, recentissime. Questo è il programma di fabbricazione riportato sulla cartografia aggiornata e le discrasie, le problematiche sono notevoli, voi avete un programma di fabbricazione disegnato su una carta di 40 anni fa, capite bene che significa avere una carta che deriva da un rilievo ortofotogrammetrico del 2006. Questo è il centro urbano, programma di fabbricazione per la marina. Queste sono tutte carte che derivano, chiaramente, dal Piano Urbanistico Generale, non che le abbiamo redatte per il DPRU. Parlavamo prima: quali sono i macro obiettivi? Verso quali obiettivi deve tendere la rigenerazione nel comune di Castellaneta? Non ce li siamo inventati, abbiamo fatto riferimento ad una carta che ormai è entrata nel lessico della rigenerazione, che è la cosiddetta carta audis della rigenerazione urbana che fissa gli obiettivi e le qualità che devono avere i programmi integrati di rigenerazione urbana. Quali sono, secondo la legge, gli ambiti, i contesti verso i quali prioritariamente deve rivolgersi la rigenerazione urbana? Lo dice chiaramente: sono i contesti urbani periferici e marginali interessati da carenza di attrezzature e degrado degli edifici e degli spazi aperti ed ove sono in atto processi di esclusione sociale. Sono i contesti urbani storici interessati dal degrado del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici e da disagio sociale; sono i contesti urbani storici interessati da processi di sostituzione sociale e fenomeni di terziarizzazione e sono le aree dismesse e parzialmente utilizzate e degradate. Ora, è chiaro che, attraverso questa griglia interpretativa, l'abbiamo utilizzata filtrando il territorio urbano di Castellaneta e ne abbiamo trovati diversi di questi ambiti, ne abbiamo trovati diversi e li

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abbiamo anche dovuti selezionare. Come è avvenuta questa selezione? Attraverso l'individuazione di una serie di problemi, di problematiche emergenti sul territorio urbano di Castellaneta che sono di diversi tipo: ambientale, storico, insediativo, socio economico e attraverso la specializzazione di quegli obiettivi generali a cui ci rimanda la legge, verso le problematiche esistenti per il territorio urbano di Castellaneta. Facendo una intersezione, si chiama matrice, che sono queste, abbiamo tirato fuori il risultato: l'individuazione di tre macro ambiti che sono questi: ambito 01 tracciato ferroviario; ambito 02 via Roma; ambito 03 via Aldo Moro. Quindi, ambito 01 è questo. Ora, vi leggerò una breve descrizione degli ambiti è quello che, praticamente, è a cavallo dell'ex tracciato ferroviario che prende buona parte della città costruita, che arriva fino al cimitero e all'ospedale, che presenta oltre a questa cesura fisica, funzionale, del tracciato ferroviario dismesso, presenta tutta una serie di spazi interseziali, aree dismesse, aree non utilizzate che possono e devono essere rigenerate e riqualificate. Come vedete sono macro ambiti, sono parti grandi di città, è stata una scelta del documento programmatico di rigenerazione del comune di Castellaneta, ci sono altri documenti che scelgono micro ambiti per l'intervento, cioè già vanno ad individuare quali sono le aree da sottoporre a PIRU. Invece, noi abbiamo voluto individuare questo tipo di prassi, anche perchè poi vogliamo dare a tutti la possibilità di presentare proposte. Quindi, questo è il primo ambito. Il secondo ambito è quello definito via Roma che prende gran parte della zona produttiva di Castellaneta, l'accesso sud della città e quindi, tutta una serie di aree dismesse ex cave, ma arriva fino quasi al centro urbano, dove si sono problemi notevoli sia di tessuti edificati, da riqualificare, sia di aree libere da riqualificare, sia di tessuti urbani da rigenerare. La differenza tra rigenerazione e riqualificazione è molto semplice: la rigenerazione è volta verso i tessuti edificati, edifici esistenti; la riqualificazione è più volta verso spazi aperti, aree dismesse. Oramai si usa anche un termine: rottamazione, il nostro Assessore regionale parla di rottamazione degli edifici. Il terzo ambito è quello che abbiamo definito via Aldo Moro, chiaramente, questi sono nomi che non descrivono l'ambito ma sono solo strade principali su cui si attestano gli ambiti che è un'area a margine del centro abitato già interessata da massiccia presenza di edificazione, di edilizia residenziale sociale, ma anche della presenza di numerose aree o libere, o dismesse o aree a servizi, quindi, cedute in fase di lottizzazione non utilizzate. Questa è un'altra caratteristica del territorio urbano di Castellaneta, ma non è un fatto solo vostro, è una cosa molto comune. Quando venivano ceduti gli standard, le cosiddette urbanizzazioni secondarie in fase di lottizzazione, questi standard, queste aree, grosse aree si arrivava fino al 40% della superficie della maglia o del comparto, venivano cedute gratuitamente alla amministrazione e l'amministrazione su queste aree doveva realizzare a sua cura e spese i servizi. Quali sono i servizi? Le famose urbanizzazioni secondarie? Il verde attrezzato, le scuole dell'obbligo, lo sport, i parcheggi. Molto spesso in Puglia ma, diciamo, in Italia, queste aree rimangono aree dismesse, aree inutilizzate perchè le amministrazioni non hanno le risorse per poter attuare i servizi. Prima di utilizzavano mosto spesso risorse regionali, poi europee, ma ormai non ci sono più risorse. Per ogni ambito abbiamo preparato delle schede, delle schede esemplificative che serviranno per chiunque voglia presentare programmi integrativi di rigenerazione urbana a dare delle coordinate. C'è una piccola descrizione dell'ambito, c'è lo stato giuridico, quindi, quello che prevede il programma di fabbricazione o le sue varianti sull'ambito, ci sono riportati lo screening, cioè un primo esame di tutta la vincolistica presente. Voi avete un territorio urbano pesantemente afflitto, coperto da vincoli. Voi avete vincoli sul territorio urbano europei, SIC (siti di importanza comunitaria) e ZPS (zona di protezione speciale) che non sono vincoli di inedificabilità assoluta, ma sono vincoli che prevedono una procedura abbastanza complicata. Qualsiasi intervento deve essere sottoposto alla procedura della valutazione di incidenza ambientale. E questo copre tutto il centro urbano e parecchio territorio comunale. Ci sono vincoli che derivano da leggi statali come la Galasso, leggi che tutelano il paesaggio 1497 del 39 Galasso, Galassini; ci sono vincoli che derivano dal PAI (piano di assetto idrogeologico) della Autorità di Bacino. Un breve inciso, l'Autorità di Bacino è l'ente preposto al controllo sulle questioni idrauliche e geomorfologiche. Che significa? Pericolosità idrauliche, pericolosità geomorfologica. L'Autorità di Bacino ha redatto il P.A.I. che individua le aree a pericolosità. Per dirla in breve le aree di pericolosità geomorfologica sono o le aree in frana, quindi, i versanti che sono oggetto, possono essere oggetto di frane, oppure le cavità antropiche o naturali. Per loro quelli diventano vincoli di aspetti geomorfologici. Per gli aspetti idraulici, invece,

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l'Autorità di Bacino, sempre col piano di assetto idrogeologico ha individuato una serie di reticoli idrografici. Questi reticoli idrografici sono dei vincoli, sono delle linee che esprimono dei vincoli, delle fasce di 150 metri per lato ove sostanzialmente l'edificazione è molto condizionata, condizionata o a pareri dell'Autorità di Bacino o è totalmente, assolutamente vietata fino alla seconda fase di approfondimento. Il comune di Castellaneta, territorio urbano del comune di Castellaneta è fortemente interessato da questioni idrauliche, quindi, da reticoli idrografici. Molti degli ambiti di cui stiamo parlando, anzi, tutti gli ambiti, i macroambiti sono interessati da vincoli derivanti dal PAI. Abbiamo individuato per ogni macro ambito la pianificazione in itinere, come dicevo prima, non potevamo esimerci dal valutare quello che il P.U.G., anzi, il DPP del 2005, l'atto di indirizzo del 2008, ma soprattutto il PUG in itinere ha previsto per quegli ambiti, ad oggi ha previsto solo come azione obiettivo, il PUG non è ancora formato nella sua parte finale, però, sicuramente, ha una struttura, come posso dire, strategica, ben delineata da questi tre atti; ci sono una serie di azioni obiettivo che, comunque, sono state riferite anche alla rigenerazione urbana. Ancora prima della redazione di questo documento, già nel DPP, già nell'atto di indirizzo, si parlava fortemente di rigenerazione urbana. Quindi, è chiaro che le azioni obiettivo del P.U.G. devono diventare azioni obiettive del documento programmatico di rigenerazione urbana, quindi, a valle devono diventare azioni obiettivo dei programmi integrati di rigenerazione urbana. Queste sono le schede per ogni singolo ambito con una serie di fotografie, una serie di riporto sulle carte e qui ci sono delle zummate, degli ingrandimenti, questo è, per esempio, l'ambito a cavallo dell'ex tracciato ferroviario, vedete, comprende la vecchia stazione, si snoda lungo il tracciato, questa è la parte più centrale fino ad arrivare all'ospedale ed al cimitero. Questo è lo stesso ambito sul programma di fabbricazione vigente; questo è lo stesso ambito sui vincoli del cosiddetto sistema storico architettonico, quindi, tutti i vincoli di tutela paesaggistica. Questo è lo stesso ambito su quelli che sono i vincoli derivanti dall'assetto idrogeomorfologico. Si vede male, ma, per esempio qui, c'è una linea blu, questa linea blu è un reticolo idrografico e chiunque operi in quella zona deve fare i conti con i vincoli derivanti dal PAI. Questi sono, invece, i vincoli derivanti dal cosiddetto sistema botanico vegetazionale. Vedete, queste righe larghe sono SIC e ZPS, poi ci sono i boschi, poi ci sono le macchie, che, chiaramente, sono a margine degli ambiti. Infine questa è la sintesi, quello che dicevo, della pianificazione in itinere, cioè del PUG, ma PUG inteso come tutti gli atti che hanno formato il P.U.G.: DPP 2005, sopratutto, a mio avviso, atto di indirizzo del 2008, documento molto più recente, rispetto al D.P.P., quindi, di conseguenza che già attingeva in contenuti di rigenerazione urbana ed anche lo schema strutturale strategico il quale mette a sistema queste informazioni. Ora, ambito di rigenerazione 01, questo è via Roma, vado avanti inutile rileggere tutto, fotografie, riporto su CTR su ortofoto carta, zummate, le riprese ad una scala più di dettaglio. Come vedete sono parti importanti di città che comprendono aree a servizi, comprendono piazze, comprendono aree dismesse o in procinto di essere utilizzate che comprendono aree anche pesantemente sottoposte a tutela. Per esempio, qui comincia una area individuata dal parco delle gravine. Quindi, è chiaro che il documento non definisce, questo è un altro aspetto importante, il documento di programmazione non definisce stato giuridico, cioè non è un atto urbanistico, è un atto di programmazione urbanistica, è un atto di inquadramento al quale devono far riferimento gli atti urbanistici veri e propri i PIRU. Ancora scendiamo verso la ex zona PIP o zona industriale, fino ad arrivare al limite, secondo il limite del territorio urbano, non della città costruita, ma sicuramente del territorio urbano che è il limite fisico della ferrovia. Ancora, riporto dell'ambito sul programma di fabbricazione vigente. Vedete, quasi tutto l'ambito è coperto da zooning, da zonizzazione, vincolistica storico architettonica presente, è quasi tutto libero, c'è solo una piccola porzione a sud individuato come vincolo paesaggistico. Chiaramente, sempre in riferimento alla presenza della gravina. Vincoli derivanti dal P.A.I.. Anche qui non si vedono bene perché la scala, ma ci sono e nel documento si vedono meglio; vincoli derivanti da sistema storico architettonico. Queste aree che vedete, non sono boschi o macchie, ma sono aree interessate dalla presenza di uliveto e di vigneto. E' chiaro che non hanno la stessa valenza paesaggistica di boschi o macchie, però, il nuovo piano paesaggistico della Regione Puglia che sostituirà il piano paesaggistico attuale, il P.U.T.T., il nuovo piano si chiama PPTR (piano paesaggistico territoriale regionale) individua in qualsiasi essenza arborata, chiamiamola così, come elemento strutturante il paesaggio agrario. Gli

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ulivi, soprattutto gli uliveti secolari, gli ulivi secolari, monumentali che sono tutelati da una legge regionale, la legge 14, ma anche i vigneti - non i tendoni, intendiamoci - che hanno una storia, quelli ad alberello, quelli sono elementi che insieme ai muretti a secco, insieme al tratturi, non i tratturi storici, le vie di campagna, insieme alle piante monumentali costituiscono elementi che contribuiscono alla formazione di un paesaggio agrario. La Puglia, ma il territorio di Castellaneta è ricco di tutti questi elementi. Per cui abbiamo voluto segnalare anche la presenza di questi. Questo, tutto per agevolare, semplificare quello che poi è il quadro conoscitivo che deve essere alla base dei programmi integrati di rigenerazione urbana. Infine l'ambito 03 è quello, come dicevamo, che prende una parte di zona di edilizia residenziale sociale. Ancora una volta l'individuazione su ortofotocarta e qui le zummate. Come vedete quelle aree dimesse a cui facevo riferimento io, erano queste. Queste due, per esempio, sono due aree a servizi cedute in fase di pianificazione di secondo livello, ma mai utilizzate. Ancora, fino ad arrivare quasi al centro urbano. Questo è lo stesso ambito sul programma di fabbricazione, quindi, sullo zoning del programma di fabbricazione riportato però sulla cartografia tecnica regionale, quindi, già trasfusa su una cartografia di nuova generazione. Ancora una volta i vincoli di tipo storico architettonico non ce ne sono, l'unico vincolo è fuori, è la chiesa, il convento di san Francesco. Ecco, per esempio, anche per i vincoli noi abbiamo utilizzato la banca dati del Piano Urbanistico Generale. La banca dati del Piano Urbanistico Generale deriva a sua volta dalla banca dati che la Regione Puglia ci ha messo a disposizione quando ha costruito il quadro conoscitivo, quindi, la base conoscitiva del piano paesaggistico territoriale regionale. La Regione Puglia ha effettuato una ricognizione completa di tutti i cosiddetti beni culturali regionali ed ha costruito una carta, la CBC (carta dei beni culturali) dove sono presenti vincoli e segnalazioni architettonici, vincoli e segnalazioni archeologiche. Li ha riperimetrati su cartografia catastale e l'ha messa a disposizione delle Amministrazioni Comunali. Chiaramente, l'amministrazione comunale di Castellaneta nella fase di redazione del PUG ha attinto anche a questa banca dati, correggendo, in verità, il tiro su alcune questioni dove, effettivamente, la banca dati regionale è una carta a 25 mila a scala grande quindi, ha delle oggettive anomalie, ma che possono essere corrette in fase di piani urbanistici generali. Questo è, ancora una volta, l'uso del suolo, quindi, anche qui siamo in presenza di SIC e ZPS e tutta una serie di vincoli di tipo europeo. Questo è lo schema strutturale strategico del D.P.P. atto di indirizzo DPP 2005, atto di indirizzo 2008, Piano Urbanistico Generale. Qui c'è un'altra parte del documento che specifica quali sono le azioni di partecipazione, quale è l'attività di partecipazione che si vuole porre in essere sin dalla formazione del documento. E poi si apre la fase di post documento, cioè il documento programmatico oltre a contenere il quadro conoscitivo, oltre a contenere gli obiettivi generali specifici di rigenerazione, oltre a contenere una prima, primissima individuazione di ambiti di rigenerazione che, ripeto, sono in formato di bozza, cioè nel senso che, chiunque, può presentare in qualsiasi momento anche a valle della approvazione del documento, la legge è chiara su questo, programmi integrati di rigenerazione urbana al di fuori di quegli ambiti. L'importante è che gli stessi programmi di rigenerazione urbana siano, in qualche modo, conformi al documento programmatico. Allora, ad un certo punto diciamo che, procediamo con la formazione del documento programmatico, viene approvato, diventa vigente e cosa succede? Succede che l'amministrazione procederà con un avvio, una consultazione, procederà con dei bandi, delle manifestazioni di interesse, dove eviterà chiunque a presentare dei programmi integrati di rigenerazione urbana, in conformità al documento o anche in difformità al documento. Si aprirà una fase cosiddetta di contrattazione, io preferisco chiamarla di copianificazione, che vedrà da un lato l'Amministrazione Comunale, dall'altro il privato proponente, privato, ma possono essere anche enti, chiunque può presentare un PIRU, io penso, qui, ad esempio, alle ferrovie che sono interessate dal tracciato ferroviario, ma ferrovie in partnerschip anche con privati, perchè no, manifestano il loro interesse attraverso la presentazione di una scheda di fattibilità, di uno studio di fattibilità all'Amministrazione Comunale e si apre una fase di copianificazione, di concertazione che vede da un lato l'amministrazione comunale, dall'altro lato i privati che presentano e contrattano, discutono sulla proposta. E' chiaro che l'interesse dell'Amministrazione Comunale è quella di rigenerare parti di città, di dotare la città di servizi, di attivare opzioni di piano che, altrimenti, non potrebbe attivare. L'interesse del privato può essere di diversi tipi, di diversi motivi è sicuramente tra questi c'è la realizzazione edilizia. Da specificare i PIRU dovranno non dico obbligatoriamente

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ma, sicuramente, in forma prioritaria occuparsi o interessare, essere interessati da edilizia residenziale sociale, come dice la legge. Cioè si darà sicuramente un indirizzo, una strada più consona a quelli che sono gli obiettivi del documento, alle proposte di edilizia residenziale sociale. L'edilizia residenziale sociale, intendiamoci, non è più la famosa edilizia residenziale pubblica di una volta. L'edilizia residenziale sociale è diventata qualcosa di più, c'è una legge che ha specificalo che l'edilizia residenziale sociale è, sicuramente, convenzionata, sicuramente è sovvenzionata, sicuramente è agevolata, ma ci sono altre forme di edilizia sociale, come, per esempio, le case in affitto a prezzi fissati. Ormai sappiamo tutti che la sovvenzionata, quella che faceva prima lo IACP non esiste più perchè non ci sono più i fondi per farla. Quindi, si attiverà questa fase di copianificazione, dove l'amministrazione manifesterà i suoi interessi, quello che è l'interesse pubblico su quell'area ed il privato farà la sua proposta. Ci saranno diversi incontri, formalizzati, attraverso dei verbali, dopodichè si giungerà ad un accordo, ed ove l'amministrazione voglia ratificare questo accordo, porterà il programma integrato di rigenerazione urbana che, alla fine di questa fase, dovrà assumere la forma di un Piano Urbanistico esecutivo, quindi, avere i contenuti e l'aspetto del Piano Urbanistico esecutivo come disciplinato dalla legge 20 del 2001. Alla fine di questa fase di copianificazione, il PUE (piano urbanistico esecutivo) viene portato in Consiglio Comunale. Da quel momento in poi è diventato un atto anche dell'amministrazione. Poi a valle di questa adozione si attivano le due procedure quelle di cui parlavamo prima. Se in variante allo strumento urbanistico generale attiverà una procedura, se conforme ne attiverà un'altra , sicuramente, semplificata. A questo punto, però, è chiaro, bisogna capire quali sono i criteri che l'amministrazione deve utilizzare per la valutazione di queste proposte, non possono essere criteri, come posso dire, non oggettivati, non fissati. Questi criteri li abbiamo stabiliti nel documento di rigenerazione urbana. Sono molto semplici, qui, chiaramente, avete una scheda semplificata, sono esplicitati meglio nel documento, sono il criterio giuridico, sostanzialmente, che verificherà la fattibilità giuridica dell'intervento rispetto alla legislazione vigente. Sono il criterio tecnico che verificherà la fattibilità tecnica dell'intervento, la realizzabilità tecnica dell'intervento. La finalità dell'amministrazione è che questi interventi si realizzino, perché, altrimenti, non avrebbe attivato tutta questa procedura. Il criterio finanziario. Gli interventi devono essere auto finanziati cioè l'amministrazione non ha fondi per intervenire, chiede ai privati di intervenire. E' chiaro che, ad ogni programma ci deve essere un cronoprogramma, ma soprattutto uno studio economico, socioeconomico che lo supporti. Il criterio etico. Probabilmente per l'amministrazione è il più importante che vale della fattibilità e desiderabilità sociale dell'intervento. Che significa? Che con il documento programmatico di rigenerazione urbana deve essere partecipato, ancora di più i PIRU, i programmi integrati di rigenerazione urbana devono essere in qualche modo, partecipati, intendendo per partecipazione il coinvolgimento, siccome stiamo parlando di parti, di porzioni di città, degli abitanti, degli utenti di quella parte di città. Anche sui singoli PIR saranno attivate delle forme di partecipazione, di coinvolgimento, di chiamata, in qualche modo, ad esprimere osservazioni, indicazioni. Poi c'è un'altra parte del documento che esplicita quali sono i possibili soggetti pubblici da chiamare in questa fase di copianificazione, quali sono i soggetti privati e come deve essere attuato e gestito il programma di rigenerazione, ma sopratutto attraverso quali modalità bisogna individuare la selezione dei soggetti privati. Possono essere, come dicevo prima, le manifestazioni di interesse, gli avvisi pubblici, una sorta di bando pubblico a cui tutti possono rispondere. Grazie. Consigliere RIZZO Buonasera a tutti. Oggi sono stato invitato come rappresentante dell'associazione Donatori di Midollo Osseo. Ringrazio l'Architetto per la relazione. Le volevo chiedere solo una cosa: lei ha parlato, giustamente, di una fase di copianificazione, quindi, gli interessi della amministrazione con gli interessi del privato che andrebbero poi, c'era anche il Consigliere Massafra che annuiva, alla realizzazione, alla costruzione di qualcosa, alla costruzione di appartamenti o qualcosa del genere. Io leggendo la legge regionale 21 all'articolo 4 nei contenuti dei programmi integrati di rigenerazione urbana, leggo: “il programma riguarda prioritariamente il recupero, la ristrutturazione edilizia e la ristrutturazione urbanistica di immobili destinati o da destinare alla residenza con particolare riguarda all'edilizia residenziale sociale”: non c'è, quindi, una costruzione ex novo, una distruzione di una struttura già esistente e la ricostruzione di un'altra?

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Arch. FUZIO Chiedo scusa, la distruzione ha detto? Consigliere RIZZO Sì, diciamo una zona dove c'è un capannone, o qualcosa, c'è l'idea, la legge parla che io tolgo di mezzo quel capannone e su quell'area costruisco? Oppure recupero di appartamenti che sono stati abbandonati? Aree abbandonate? Cioè l'idea dell'amministrazione quale è? Oppure ho capito male io? Ho interpretato male io la legge? E' quella di recuperare delle aree? Oppure prendere delle aree per poterci costruire sopra e aggirare un po' il problema? Arch. FUZIO Le spiego subito. Il documento ma soprattutto la rigenerazione, io lo ho detto prima, è rivolta a determinati ambiti, a determinati tessuti, non a tutta la città. E' chiaro che questi macro ambiti che abbiamo individuato noi nel documento, comprendono sia aree libere, sia aree dismesse, sia zone residenziali, comprendono diverse tipologie di zone, diverse tipologie di tessuti: tessuti densamente edificati, tessuti meno edificati, tessuti vuoti. La legge è chiara, parla di rigenerazione urbana. La legge dice anche, però, lei ha letto l'articolo 4, io le leggo il comma 2 dell'articolo 1: “i principali ambiti di intervento sono i contesti urbani periferici e marginali interessati da carenza di attrezzatura e servizi, degrado degli edifici e degli spazi aperti, processi di esclusione sociale ricompresi i contesti urbani storici”;; addirittura la rigenerazione urbana si può fare nei contesti storici, nel centro storico “e negli spazi pubblici e da disagio sociale”. Cioè è una legge che, comunque, prevede la possibilità di intervento in diverse situazioni. Ora, è chiaro che deve essere, io lo ho già detto ieri, ma lo ripeto oggi, forse, non è stato chiaro, non è una legge che tende alla edificazione, non è una legge che va verso la edificazione di residenze. I PIRU non possono essere piani di lottizzazione, questo deve essere chiaro. I PIRU devo prevedere la rigenerazione dei tessuti, dei contesti, di parti di città, possono prevedere a ristoro di questa rigenerazione, a ristoro della realizzazione di servizi, anche edilizia residenziale sociale. Lei sa che c'è una legge, la legge 12 della Regione Puglia, la quale dice che “l'edilizia residenziale sociale è ormai equiparata ad uno standard, è un servizio la stessa edilizia residenziale sociale”, in questa struttura, in questo concetto un po' più aperto, si inserisce anche l'edilizia residenziale sociale. Ma deve essere chiaro che è un ristoro, la finalità della rigenerazione non è quella di realizzare appartamenti, è quella di recuperare, ricucire, rigenerare a fronte di questo, siccome l'amministrazione non ha i mezzi, l'unica moneta di scambio che ha l'amministrazione è la possibilità di creare volumetria. Questa volumetria è per edilizia residenziale sociale. Qualsiasi programma integrato di rigenerazione urbana è un programma complesso e non è un piano di lottizzazione, assume la dimensione del Piano Urbanistico Generale, ma è un programma complesso, è un programma che vede nel suo iter formativo la copianificazione non solo fra amministrazione e privato proponente, ma fra amministrazione e sicuramente in questo caso, ufficio parchi della Regione Puglia, siamo in presenza di SIC e ZPS; Assessorato all'assetto del territorio della Regione Puglia, siamo in presenza di una variante; la conferenza di servizio è una conferenza finale, ma l'iter di formazione del piano deve veder coinvolti tutta una serie di soggetti che, chiaramente, poi, nel loro procedere daranno anche, non dico sicurezza, creeranno anche la possibilità di portare avanti la procedura o meno. Però, ripeto, i PIRU non sono piani di lottizzazione, non possono esserlo. Consigliere RIZZO Questa era la mia domanda, la mia curiosità, la mia paura anche... Arch. FUZIO Chiedo scusa per i piani di lottizzazione o meglio per le zone di espansione ci devono essere anche quelle, ma c'è anche un altro strumento che si chiamo Piano Urbanistico Generale. Allora, ieri è stato anche detto: perchè voi state procedendo in parallelo? Perchè sono due cose diverse, o meglio sono due cose che si integrano perfettamente. Qua stiamo parlando di parti di città già costruite, già realizzate o comunque, già interessate da trasformazione. Poi sarà il P.U.G. che individuerà, ove le individuerà quelle possibili aree di espansione.

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Consigliere RIZZO Ultima domanda. Lei ha parlato che Castellaneta ha un piano di fabbricazione vecchio, quindi, nell'iter di approvazione del DPRU noi dobbiamo tenere in considerazione che siamo un territorio che va in variante al Piano Urbanistico Generale, quindi, per i tempi tecnici noi dobbiamo tener conto di... Arch. FUZIO Dipende dal programma che viene presentato, può essere anche conforme allo strumento urbanistico, io lo vedo difficile che sia conforme allo strumento urbanistico. E' una mia presunzione, perchè sostanzialmente avete un programma di fabbricazione che ha lasciato diversi... è un programma di prima generazione. Io la vedo dura, però ci potrebbe anche essere un programma conforme che ha, invece, una procedura comunale che non interessa regione, assetto del territorio, sicuramente, interessa regione in quanto ufficio parchi. sig. Franco MANCINO - Agente Immobiliare Sono qui come privato cittadino ed anche come iscritto alla FIMAA (Federazione Italiana Mediatori ed Agenti di Affari). Innanzitutto, porgo il mio saluto a tutti voi presenti e ringrazio l'amministrazione comunale per aver voluto questo forum per consentire ai cittadini di partecipare con idee e suggerimenti alla creazione di un progetto generale di rigenerazione urbana. Queste mie idee e suggerimenti fanno parte della mia relazione sul Piano Urbanistico Generale, presentate alla riunione della quarta e quinta commissione consiliare lunedì 11 febbraio 2008 e alla prima conferenza di copianificazione tenutasi a Modugno martedì 4 marzo 2008. Ecco alcuni dei suggerimenti ed indicazioni pertinenti con il tema di questo incontro, tra i tanti dati in passato quando ho fatto parte della commissione consultiva come esperto del turismo per il nostro Piano Regolatore Generale, oggi denominato Piano Urbanistico Generale. Primo. Includere in questo redigendo piano di rigenerazione urbana anche Castellaneta Marina, limitatamente al comparto bosco Pineto bisognoso di rigenerazione urbana rispetto al comparti privati, con particolare riferimento alla ex colonia marina in cui allocare uffici pubblici necessari per attuare il decentramento comunale al servizio del territorio costiero, divenuto ormai indispensabile. Secondo. Prevedere un parco urbano, poichè le aree verdi sono fondamentali per una città sia dal punto di vista ambientale che sociale, che io suggerisco di realizzare sul promontorio che dalla nuova stazione ferroviaria si estende salendo ed appianandosi verso monte campo e verso il paese, con una splendida veranda cittadina con vista panoramica verso il centro storico, la città di Mottola, la città di Taranto, il mare, le montagne di Basilicata e Calabria e monte campo, da recintare e rendere accessibile attraverso l'area di proprietà comunale sita alla destra della sede dello I.N.P.S.. Per questo suggerimento, segnalo che circa un mese addietro era in discussione alla Camera una proposta di legge per lo sviluppo degli spazi verdi urbani già approvata al Senato. Questo secondo suggerimento, nella predetta conferenza di copianificazione del nostro P.U.G., fu definito dalla dott.ssa Barbanente, Assessore Regionale alla urbanistica, bella idea. Terzo. Prevedere la realizzazione di una lunga passeggiata belvedere attrezzata anche tenervi manifestazioni, spettacoli ed esposizioni dalla sottostante zona di via Capo Orlando, via da rendere accessibile attraverso una scalinata o un impianto di discesa e di risalita sino a nuovo ponte della ferrovia, fascia destinata a verde attrezzato dal programma di fabbricazione, con la possibilità di realizzare in adiacenza sulla statale Appia oltre 400 posti auto a pettine utili per favorire ed incrementare le visite al nostro centro storico, incentivando adeguatamente gli operatori attualmente presenti a trasferirsi nelle aree già destinate agli insediamenti produttivi. Quarto. Individuare e riservare un idoneo sito per una sede municipale nuova, moderna e capace, per la quale io suggerisco l'ampio spazio tra il palazzetto dello sport e la sede I.N.P.S., collocandola al centro, contornandola di verde e dotata di un sottostante parcheggio per tutte le esigenze del comune e dei suoi dipendenti ed ove possibile anche per le auto degli utenti, facilmente raggiungibili da tutte le direzioni. Per l'attuale municipio sufficiente ed ormai datato, persino il direttore di Studio 100 dott. Baldacconi in coda ad un suo servizio televisivo sui candidati Sindaci si è augurato che il prossimo Sindaco provveda almeno ad una colorazione esterna più consona.

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Quinto. La vecchia sede, questa, destinarla a museo civico per esporre e far conoscere a molti di noi residenti prima e ai turisti dopo, la nostra millenaria storia. Sesto. Rigenerazione della centralissima piazza verdi, appianandola arricchendola di verde e panche e una bella fontana ornamentale posta al centro. Settimo. Rendere fruibile attraverso un radicale risanamento l'auditorium 7 febbraio 1985, come luogo fondamentale per la crescita sociale e culturale del paese. Ottavo. Prevedere una rigenerazione di tanti marciapiedi indecorosamente asfaltati e mal ridotti. Nono. Per tutti i progetti di forte valenza di utilità pubblica, indire un concorso tra i professionista castellanetani. Ringrazio per l'attenzione prestata. ho finito. Arch. FUZIO Partiamo da questo. Molti comuni hanno predisposto i documenti di rigenerazione urbana, documenti programmatici di rigenerazione urbana che, voglio ricordare, può essere di due tipi, anzi, la rigenerazione può essere di due tipi: o urbana come nel vostro caso, o territoriale, significa che alcuni comuni si mettono insieme, si mettono d'accordo, costruiscono con dei protocolli d'intesa delle associazioni ed insieme partecipano e redicono la cosiddetta rigenerazione territoriale, i PISU (programmi integrati di sviluppo). Questo perché? Perché la Regione, attraverso due bandi, l'ultimo, stiamo parlando di agosto, ha promosso e finanziato la rigenerazione urbana. Nel primo bando ci sono stati non sono quanti milioni, non ricordo quanti milioni; nel secondo bando ci sono stati 54 milioni di euro messi a bando attraverso i fondi FESR cioè i fondi della Comunità Europea, perchè la Comunità Europea e quindi la Regione che gestisce i fondi della Comunità Europea spinge molto verso la rigenerazione urbana. Quindi, molti comuni si sono dotati di documenti di rigenerazione urbana o di programmi integrati di rigenerazione urbana perché erano i requisiti minimi per partecipare a quei bandi. Quel finanziamento di cui parla lei, sicuramente, deriva da uno di questi bandi. Ora, è chiaro che l'accesso ai bandi è complicato, l'accesso ai bandi prevede tempi, prevede documenti, prevede preparazione di atti e sostanzialmente prevede una graduatoria. Cioè, alla fine, sui 200, 250 comuni della Puglia sono risultati vincitori di finanziamenti una ventina di comuni nell'ultimo bando. E' chiaro ed è anche vero che, secondo me, il finanziamento pubblico serve, la mano pubblica serve, ma non è quello, non sono quelle sono le risorse che possono, in qualche modo, attivare una rigenerazione importante. Perchè anche 6 milioni di euro vanno bene, vanno bene per realizzare un municipio, ma non vanno bene per rigenerare parti importanti di città. E' chiaro che le risorse sono limitate, ma non vi nascondo che la Regione sta pensando di mettere di nuovo a bando fondi strutturali, fondi europei per i comuni che si siano dotati di documenti di rigenerazione. Ci sono dei limiti, per esempio, i comuni al di sotto dei 20 mila abitanti non possono partecipare da soli ai bandi, devono consorziarsi con altri comuni ed insieme partecipare ai bandi per la rigenerazione territoriale. Detto questo, io la ringrazio per l'intervento, molto utile e le dico subito che, alcuni degli aspetti che lei ha sottolineato sono, sicuramente, aspetti che riguardano la rigenerazione. Per sempio lei ha parlato di Castellaneta Marina. Castellaneta Marina può rientrare in un ambito di rigenerazione? Secondo me sì, con determinati limiti. Nel senso che, Castellaneta Marina è una anomalia rispetto al panorama provinciale, regionale perché, comunque, ha tutte le caratteristiche di un tessuto edificato compatto, ha tutte le caratteristiche di un contesto urbano, caratteristiche fisiche, caratteristiche anche giuridiche, non caratteristiche funzionali. Castellaneta Marina è una città non città. E' una città che vive forse 2 mesi non so neanche 2 mesi all'anno, che però ha delle carenze strutturali importanti, anche per quei due mesi, stiamo parlando, chiaramente, delle aree per servizi e probabilmente vive quei due mesi all'anno proprio perchè carente anche di tutta una serie di servizi che potrebbero, invece, farla vivere molto di più. Si potrebbe tendere verso una destagionalizzazione, si potrebbero affrontare diverse questioni. Ora, secondo me, alcune di queste questioni possono essere affrontate nella rigenerazione, altre no, per altre bisogna arrivare al P.U.G. perchè la rigenerazione non ha la forza di affrontare tutto, ma sopratutto non si può rivolgere, come dicevo prima a tutto il territorio comunale. Questo può essere un suggerimento: inserire parte di Castellaneta Marina, magari quella parte che ha determinate caratteristiche e farla diventare anche quella un ambito di rigenerazione. Perché no? Anzi, probabilmente l'intervento dei privati, che non deve essere, sicuramente, l'obiettivo ma deve

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essere il mezzo attraverso cui effettuare opere di rigenerazione è ancora più interessante lì, è inutile che ci nascondiamo. Lì ci sono degli interessi, gli interessi derivanti da tutta una serie di questioni, interessi legittimi non stiamo parlando di nulla di che. Quindi, probabilmente questa può essere una questione da inserire, uno degli aspetti da inserire nel documento programmatico di rigenerazione urbana. Lei ha lasciato questo documento, ora, magari, si vaglierà anche in sede tecnico politico. Del museo civico sono questioni che possono riguardare la rigenerazione, ma museo civico come qualsiasi altro servizio di cui necessita la città e ce ne sono. E' qui la forza della rigenerazione, cioè è qui che può intervenire la mano privata, non solo cedendo l'area, ma anche realizzando il servizio. Ci sono meccanismi come quello del project financing che consentono su aree pubbliche la realizzazione dei servizi da parte del privato, ma soprattutto e, dico io, per fortuna la gestione dei servizi da parte del privato. Perchè l'amministrazione pubblica non ce la fa a gestire tutto, è impossibile. Per cui queste aree che, comunque, rimangono di proprietà pubblica, fondamentale, devono rimanere di proprietà pubblica, possono essere gestite attraverso forme di convenzione dai privati. Cioè ormai, io sono di Bari, a Bari tutti i parcheggi interrati, opere che sono costate decine di milioni di euro sono state realizzate da project financing, da privati, da imprenditori privati che l'hanno avuto in concessione per il tempo di ritorno dell'investimento economico. Poi, chiaramente, alla scadenza di questa convenzione sono già di proprietà pubblica, possono ritornare in gestione al pubblico io spero di no, altrimenti significa che non funzioneranno più, però l'amministrazione così ha un servizio che funziona ma, soprattutto, conserva la proprietà del servizio stesso, ma non la gestione. Ci sono altre questioni che rientrano nella rigenerazione, ma sono aspetti più puntuali, mi riferisco ai marciapiedi, mi riferisco alle strade, i percorsi eccetera. Sicuramente sono i risultati della rigenerazione ed è la cosa verso cui deve tendere la rigenerazione. E' chiaro che il verde e tutto quello che riguarda il verde pubblico, ma non solo verde pubblico, io direi verde pubblico attrezzato, è uno degli argomenti, dei cardini su cui si sta costruendo anche il Piano Urbanistico Generale. Il verde, voi avete un patrimonio di verde fantastico, enorme, stupendo, che però è tutto all'esterno del centro abitato, all'interno del centro abitato ci sono delle aree a verde, vanno potenziate, vanno riqualificate, vanno strutturate meglio. Sig. Sandro LOSAVIO Presidente circolo Legambiente Intanto mi appresto a fare un paio di domande, spero che siano appropriate, perchè mi sono perso un pezzo della relazione, anche perché, sono stato avvisato all'ultimo momento c'è stato un equivoco, per cui l'invito non mi è giunto, ma è arrivato ad altra destinazione, quindi l'ho saputo poco fa. A proposito di rigenerazione urbana se ho ben capito, qui stiamo andando ad individuare, comunque, una situazione generale che riguarda il tessuto urbano di Castellaneta e che riguarda, a differenza del Piano Urbanistico Generale, che è ad un altro livello, riguarda la situazione del centro urbano di Castellaneta essenzialmente, anche se io avevo un po' la stessa opinione di chi mi ha preceduto riguardo anche a Castellaneta Marina. Anche per verificare lì, in prospettiva futura, l'impatto che c'è rispetto a certe zone di Castellaneta Marina derivante dal P.A.I. Se non ho capito male, che comunque, è la problematica di assetto idrogeologico del territorio e credo che ce ne sia tanta in quella zona, a Castellaneta Marina. Però detto questo, per ritornare al centro urbano a me interesserebbe in questo momento soltanto sottolineare un aspetto anche da buon ambientalista. Io ho una visione, al di là della necessità di edilizia residenziale di carattere sociale, accessibile a tutti e siamo perfettamente d'accordo su questo. Però parto sempre dal presupposto che il territorio italiano in generale ed il territorio di Castellaneta in particolare non vada consumato ulteriormente, ma vada recuperato e rispetto a questo, potrei anche fare degli esempi, vorrei capire ed in questo potrebbero venirci incontro alcune volte, come lei citava poco fa, dei bandi anche di carattere regionale. Ricordo che qualche anno fa, alcuni comuni limitrofi hanno ricevuto il finanziamento del bando laboratorio urbano della Regione Puglia, credo, Palagianello, Mottola e quanti altri, adesso non ricordo esattamente. Per tornare al problema di cui vi voglio investire. La situazione è questa: è possibile prevedere, in questo documento di rigenerazione urbana, il riutilizzo, la ristrutturazione, il miglioramento di edifici al momento completamente abbandonati a Castellaneta? Oppure entrare in convenzione con altri enti, anche le ferrovie, farò cinque o sei esempi. Noi abbiamo a Castellaneta l'ex mercato comunale abbandonato da anni e questo lo dico essenzialmente per una serie di motivi, uno dei quali anche molto legato all'aspetto ed al

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coinvolgimento nel tessuto sociale della partecipazione dei cittadini anche alla attività del comune stesso, oppure un maggiore coinvolgimento, una maggiore disponibilità del comune ad individuare delle aree di aggregazione giovanile a Castellaneta che, sappiamo bene, mancano assolutamente. Allora comincio a chiedere: l'ex mercato comunale, tutti i locali sotto la passeggiata, prospiciente la villa in rifacimento, villa De Gasperi, per cui, tra l'altro, tempo fa su un comunicato stampa avevo detto: visto che ci sarà una inaugurazione prima o poi sarà pronta, visto che abbiamo due ville De Gasperi a Castellaneta, avevo invitato l'amministrazione e comunque tutto il Consiglio Comunale a dire la verità, ad intitolarla al padre Mario Cisternino recentemente scomparso missonario Conboniano, quindi, una persona di alto valore morale ed etico di Castellaneta. Detto questo torno agli esempi. Il mercato comunale è chiuso. Poi ci sono altri edifici pubblici che, probabilmente, anzi, senza probabilmente, non sono di proprietà del comune, ma abbiamo l'ASL in via Verdi, abbiamo una struttura che, credo, sia privata o forse appartiene a livello regionale all'ACLI, l'ex Enaip abbandonato da anni o forse utilizzata solo saltuariamente. L'elenco è lungo, in questi giorni mi stavo guardando intorno, proprio per scoprire tutti questi luoghi. Nel centro storico, sicuramente, avremo altri luoghi per i quali non so se sono di proprietà ecclesiastica o sono del comune di Castellaneta ci sono molte chiese chiuse, anche. Il vecchio tracciato della linea ferroviaria Bari Taranto che legambiente molte volte ha sollecitato acchè divenisse pista ciclabile. Andiamo avanti. Nel 2003 Legambiente ha presentato alla nuova Amministrazione Comunale un progetto, gratuitamente, per la rigenerazione della area prospiciente che è l'area che ricadeva sull'ex cantiere ferroviario Bari Taranto, all'entrata di Castellaneta, di fronte alla Miroglio dove avevamo pensato che si potesse realizzare un parco denominato “parco Santa Lucia” dall'omonima cripta che c'è in quella zona e via dicendo. Questo volevo capire: se al di là del rapporto pubblico privato e del ristoro che lei ha citato in questo momento io non l'ho voluto menzionare, parlavo, invece, del recupero di immobili che già esistono che, credo, non debbano essere rifatti, ma essere rimessi a disposizione della comunità. Grazie. Arch. FUZIO Le rispondo molto velocemente. Tutto quello che ha detto, sicuramente, può essere un argomento di rigenerazione urbana, anzi, è l'argomento della rigenerazione urbana. E' chiaro che ove ci sono immobili già esistenti, questi, possono essere riconvertiti, possono essere rifunzionalizzati, possono essere rigenerati. Ancor meglio se sono edifici esistenti da riutilizzare. Ma questo può avvenire sia che questi edifici siano all'interno di uno di questi ambiti di rigenerazione, fermo restando che questi ambiti di rigenerazione li possiamo tranquillamente rivedere, in base ai vostri suggerimenti ma che siano all'esterno. E' chiaro che, almeno così l'assumo io la legge, può essere anche una mia visione della legge io più che di fabbricati, edifici, parlerei di contesti, perchè stiamo parlando sempre di urbanistica, stiamo parlando di tessuti, ove però l'involucro coinvolge poi anche il suo intorno, se stiamo parlando di edifici pubblici, è chiaro che c'è un intorno, è chiaro che c'è un tessuto, chiaramente viene tutto ad essere, in qualche modo, coinvolto nella rigenerazione. Il problema non è se si può, perchè si può sicuramente, e come? Attraverso quali mezzi? Perchè poi bisogna essere pragmatici. Io sono d'accordo su tutto quello che lei ha detto, lei, probabilmente non era ancora arrivato, io ho detto che uno dei fondamenti sulla quali si muove la rigenerazione, uno dei perchè si ripropone la rigenerazione o la riqualificazione dei tessuti esistenti è proprio per evitare il consumo di suolo, è proprio per evitare l'espansione che non porta a nulla, porta solo a consumi di gestione a tutta una serie di problematiche che, invece, potrebbe essere evitata, riqualificando, densificando il tessuto esistente. Quindi, il problema non è se si può fare, ma è: come farlo? Cioè con quali mezzi farlo. Perché o ci sono dei bandi pubblici ma stanno praticamente finendo, noi stiamo uscendo dall'obiettivo uno, se non ricordo male, della Comunità Europea, fra un po' non avremo più neanche i finanziamenti della Comunità Europea. Quindi, è chiaro che quella dei privati è una fase però molto delicata, ci vuole una mano pubblica, una regia pubblica che, comunque, sappia in qualche modo organizzare la partnerscip, non è una cosa impossibile, lo stanno facendo. Ieri citavo un caso: c'è un programma di rigenerazione urbana molto importante e molto ben visto, sostanzialmente condiviso dalla Regione Puglia che è San Girolamo a Bari dove lo IACP, Regione Puglia, comune di Bari sotto la regia della Regione Puglia con delle imprese, degli imprenditori di un certo peso, stanno portando avanti su il patrimonio IACP. A San Girolamo ci sono 5 edifici in parallelo, 5 stecche di IACP le demoliscono, le

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ricostruiscono, tre secondo canoni di edilizia residenziale – questo è un altro aspetto di cui non abbiamo parlato ma che è importante - tutta la nuova edificazione deve avvenire attraverso canoni di edilizia sostenibile. Dobbiamo seguire ormai le leggi e tutto quello che ci rinviene dalla legislazione regionale, ci sono dei protocolli di risparmio energetico, tutta una serie di prassi di edilizia da seguire. Dicevo come funziona questo PIRU di San Girolamo? Le imprese demoliscono, ricostruiscono, edilizia di un certo tipo, secondo quelle che sono le richieste dello IACP, ma sopratutto le richieste degli abitanti, sono abitate, cedono gratuitamente 3 di questi edifici allo IACP, due li tengono loro per edilizia sempre sociale ma convenzionata. Questa operazione si è chiusa dal punto di vista urbanistico, ora stanno procedendo con gli aspetti attuativi. Secondo me, questa è una buona pratica di rigenerazione. Perché, comunque, rinnova il patrimonio edilizio pubblico, comunque, sovvenzionato cioè quello in proprietà allo IACP, lo IACP non ci ha messo una lira, ci ha messo la disponibilità dei suoli. Rinnovo patrimonio pubblico che rimane pubblico, comunque realizza edilizia sociale perché, la convenzionata è comunque edilizia sociale e realizza edilizia di ultima generazione e nessuno, il pubblico, non ha investito fondi. Però l'operazione si è chiusa. Questa è una buona pratica chi rigenerazione. Allora, per esempio, questo è un contesto, un tessuto su un singolo edificio, su un singolo immobile, si può attivare, bisogna capire come. Cioè lei faceva prima riferimento a Castellaneta Marina. Sicuramente quello può essere, ripeto, ora magari lo valuteremo, può diventare un ambito di rigenerazione perchè no. Determinate parti di Castellaneta Marina, lì c'è un problema, Castellaneta Marina è una pineta, la cosa bella ma complicata di Castellaneta Marina è che è una pineta, è una pineta costruita, antropizzata, è un unicum, nel panorama, quindi, ci sono delle problematiche di attuazione di alcune procedure. Non ho capito perché si riferiva agli aspetti idrogeomorfologici a Castellaneta Marina? Cioè, paradossalmente, le dico, siccome stiamo in contatto molto diretto per con l'Autorità di Bacino per il PUG, i problemi sono sul centro urbano se lei si riferisce alle aste idrografiche, ai reticoli. Castellaneta non ha problemi di quel tipo, ha problemi di insediamento costiero, ha problemi di falda, ha problemi di duna, ma non di questioni idrogeomorfologiche. Cioè là siamo in presenza di una falda quasi affiorante. Quindi, sicuramente, io sul singolo edificio si può, sicuramente, attivare, bisogna capire come. Cioè alla fine il privato, il pubblico come possono interagire. Ecco, in un contesto è più facile. Sig. Giandomenico NATALE Buonasera a tutti. D'accordo su quello che hanno detto i signori che mi hanno preceduto, ma per quanto riguarda questa cattiva espansione di Castellaneta che si deve evitare, ci sono tanti posti per poter recuperare. Per esempio, la piazzetta di viale Verdi, che oltretutto non è nemmeno ben fatta, perchè è in discesa, non possono giocane nemmeno i bambini, lì come minimo vengono due piani di noleggio per auto, garage, sottoposti, pianificando, mettendo in parallelo la piazza. Del municipio nuovo non c'è bisogno, ci sono tanti locali da ristrutturare, passeggiate, eccetera e noi diamo a privati, alle scuola, alle armi appartamenti privati, quando ne abbiamo noi del comune di Castellaneta. Almeno quando parliamo di Castellaneta mi ribolle il sangue. Qui davanti quel piazzale che è davanti, lì è tufo, al massimo è (parola incomprensibile), anche lì scavando vengono dei posti di parcheggio auto ed è il centro del paese, ove c'è posta, banche municipio e altro, qui davanti, c'è uno spazio si può scavare benissimo senza togliere terreni alla agricoltura, terreni in altre parti, è possibile. Poi parlava dell'ENAIP in abbandono, lì o si ristruttura e si rifà, oppure si può abbattendolo creiamo un vincolo dalla Bari per andare a Taranto si può fare strada, e se ho ben capito è il palazzetto dell'ACI, dove è l'ACLI, è quello lì? Noi uscendo da via Sacro Cuore a fare senso unico, davanti all'auditorium i pullman che passano per Taranto si può creare una linea diretta per Taranto collegare il nord con il sud senza creare intasamento nella città di Castellaneta, processioni, manifestazioni, si blocca il traffico, la gente non sa dove andare. Con quel sistema lì potremmo sicuramente allacciare la statale 7 dalla Madonna del Carmine per andare giù verso Taranto. Il fatto della passeggiata, tutti i locali che stanno sulla passeggiata noi abbiamo un ufficio anagrafe in fitto da un privato, abbiamo una scuola in fitto da un altro privato, non possiamo vedere di ristrutturare questi locali, questi immobili e farne uso proprio? Anzichè andare al privato? Ci sono tante altre cose che effettivamente sono arrivato in ritardo, non ho assistito dall'inizio, sentendo queste cose effettivamente mi sono sentito un po' preso dal sangue di Castellaneta, perchè ce ne sono moltissime. Tutto qui. Grazie.

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Arch. FUZIO L'amministrazione ha messo appunto il documento programmatico di rigenerazione urbana, per tutte queste finalità, per tutto quello che lei ha detto, che è stato detto nell'intervento di prima. E' chiaro che aspetta le proposte. Per quanto riguarda l'amministrazione nel momento in cui verrà licenziato il documento e sarà avviata la fase di consultazione attraverso la manifestazione di interesse, eccetera, aspetterà le proposte. Qualsiasi proposta di rigenerazione sarà valutata. Tutte queste cose di cui ha parlato prima lei, la passeggiata, i locali, l'attivazione e la rigenerazione di servizi esistenti vanno bene, devono essere in qualche modo proposti attraverso un programma integrato di intervento, cioè deve essere una proposta costruita sulla base di un documento programmatico. Guardi, io l'ho detto anche prima, non per entrare in contraddittorio, non mi permetterei, però uno dei fondamenti su cui si basa la rigenerazione è il riutilizzo dei tessuti, immobili, parti di città, già costruite, già utilizzate, proprio perchè si vuole evitare di interessare nuove aree vergini, aree non ancora interessate alla antropizzazione, questa è la finalità, perchè si ha un risparmio in tutti i sensi, un risparmio di tipo amministrativo nella gestione delle aree. Ma ci sono tanti tipi di risparmio. E' chiaro che bisogna farlo seguendo delle procedure ed attraverso dei criteri. Per chi è intervenuto dopo, è disponibile un CD presso la segreteria, con il testo del documento di programmazione, il documento programmatico di rigenerazione urbana. Chiunque ne voglia prendere una copia è disponibile. Devono chiaramente compilare una domanda perchè dobbiamo sapere chi partecipa alla redazione del documento, inoltre è sul sito del comune attraverso il link del piano urbanistico generale è possibile anche scaricare lo stesso documento. Purtroppo il sito istituzionale non carica file così grossi se non attraverso il link Piano Urbanistico Generale per cui, purtroppo, non è un argomento di Piano Urbanistico Generale siamo stati costretti a caricarlo lì, troverete lì l'elaborato in formato pdf, in alternativa è qui l'ufficio. A me serve nome e cognome giusto per fare poi l'elenco di chi ha partecipato. Per quanto riguarda la partecipazione è necessario, per noi è utile, sicuramente, ma lo ritengo necessario per la completezza della procedura, chiunque voglia fare osservazioni, dare indicazioni, come ha fatto prima il signor Mancino, lasciare al protocollo questa volta con nome e cognome, documenti, integrazioni, possibili osservazioni. Ripeto non ci servono documenti formali, bastano anche dei suggerimenti perché noi proporremo un dossier sulla partecipazione, che vagliata in sede tecnico politica, potrà variare i contenuti del documento. Questo è un momento informale che serve a costruire il documento. Nel momento in cui il documento sarà reso formale e licenziato dal Consiglio Comunale si apre la fase di consultazione formale ai sensi della legge, quindi, 20 giorni più 20 per le osservazioni e controdeduzioni. Io preferirei parlarne ora, perché è meglio arrivare con un documento condiviso, visto che la partecipazione serve a questo. Sig. LOSAVIO Siccome lei mi parla di momento informale non sarebbe giusto dare la possibilità, guardi io stasera mi sono presentato per caso, c'era il manifesto che già è un atto pubblico di per sé, però ciò non toglie che ad un atto che poi è sostanziale quello di questa sera e non è solo una pura e semplice presentazione, vengano invitati tutti gli attori del territorio. Arch. FUZIO Sono stati invitati. Consigliere MASSAFRA I tecnici, le imprese hanno ricevuto gli inviti. A parte questo, c'è un problema, c'è una esposizione questa sera di una bozza, adesso tutti possono presentare memorie, suggerimenti, ovviamente, non per tre mesi, quindici giorni credo che siano sufficienti, chiunque sia interessato a studiarselo, può prendersi il cd basta fare una semplice domanda e riceve il cd domani. Sig. LOSAVIO Il le facilito la soluzione del problema: perché non mettete un avviso pubblico che entro 15 giorni si possono presentare osservazioni? Risolviamo il problema così, bonariamente.

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Consigliere MASSAFRA Va benissimo, non ci sono problemi. Fine ore 18:30

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Allegato n.5 Avviso Pubblico per la presentazione dei contributi collaborativi


COMUNE DI CASTELLANETA Provincia di Taranto Piazza Principe di Napoli – 74011 – tel. 0998497111 – fax 0998442048 – C.F. 80012250736

Avviso pubblico DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER LA RIGENERAZIONE URBANA

L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE Comunica che – Il D.P.R.U - Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana è disponibile sul sito di questo Ente al link http://www.comune.castellaneta.ta.it/pug/index.asp., sezione documenti, scorrendo l'elenco sino alla fine. – Entro il giorno 14 novembre p.v. chiunque può presentare osservazioni, indicazioni, suggerimenti finalizzati alla redazione del D.P.R.U.. Si precisa che le stesse, indirizzate al Sindaco, dovranno essere presentate in forma scritta presso l’ufficio Protocollo. Dalla residenza municipale, lì 29 ottobre 2011. IL SINDACO Avv. Italo D’ALESSANDRO


Allegato n.6 Contributi collaborativi pervenuti

























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