Fiolafulllow

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con il patrocinio del


A volte ci capitano dei fatti che definire incredibili sarebbe esagerato ma che senz’altro si meritano la qualifica di singolari. Ecco il mio. Sono in macchina su una strada della val Brembana, mi viene fame e quando vedo una trattoria che espone il cartello “qui polenta taragna”, mi fermo, siedo sotto il portico e mi abbuffo. Dopo il caffè e l’ammazzacaffè, mi viene un dolce torpore, favorito anche da una deliziosa arietta fresca. È a questo punto che mi arriva alle orecchie un vocione profondo e armonioso. Mi volto e, tra le palpebre già a mezz’asta, vedo un vecchio con un bambino che classifico nonno e nipote. Si stanno avvicinando a una panchina poco lontano. E il vecchio sta dicendo ’dess te conti la storia d’la dona del zoch. Si siede, lo prende in braccio e comincia: fiola del vent, fiola del ciel… Mi dico continuamente che dovrei sempre portarmi dietro un registratore, ma poi naturalmente non lo faccio mai. L’avessi avuto, l’avrei acceso e l’avrei registrata tutta. Ma non l’avevo e adesso, a distanza di tempo, di quella ballata ricordo solo i frammenti che mi sono rimasti in testa tra un dormiveglia e l’altro, prima di scivolare completamente nel sonno. E del vecchio non so nulla, nemmeno il nome, perché quando mi risveglio, se n’è già andato. Chiedo all’oste e consorte se per caso sanno chi fosse. Risposta: boh! Non l’hanno neanche visto. Provo a descriverlo. Niente, non ricordano nessuno che possa corrispondere al mio identikit verbale. Facciamola breve: quei frammenti di versi e di ricordi, un bel giorno nella mia testa si sono organizzati in una storia qua e là vagamente autobiografica, ma soprattutto basata sulla leggenda della Dona del Zoch. L’ho scritta. E quando ho conosciuto Alberto Locatelli e ho visto i suoi paesaggi, (uno è quello che fa da sfondo a queste parole) gli ho chiesto di disegnarmela. A noi è piaciuto realizzarla. Speriamo piaccia anche a chi la leggerà.

NB Ad uso dei lettori non lombardi o comunque non in grado di capire le espressioni dialettali sparse nella storia, in terza di copertina viene fornito un piccolo dizionario che le traduce.


FIÖLA DEL VENT testi : c. pedrocchi

disegni : a. locatelli

fiöla del vent, fiöla del ciel, da semper t’s’ incantunet de mistér sota ’n vel.

Pomeriggio inoltrato d’un giorno di primavera del ’33, nel bel mezzo della VAL BREMBANA…

VACA LÖGIA BASTARDA!


A bordo della sua BALILLA 508, il quarantenne milanese CARMOLLI PIERO, viaggiatore di commercio …

Mi son perso! Perdü in ‘sta nèbia del demòni! E rabbia se si trova ‘na vaca d’indicasiùn del menga!

Salite, discese tornanti… finché…

Ma va’?! Un cartello? O sarà mica un miraggio?

SULLA GUIDA TOURING NEANCHE UN PAESE IL CUI NOME COMINCI (O FINISCA?) CON GHER

SI LEGGE QUASI PIÙ NIENTE. ‘STA ROBA RISALE MINIMO AL TEMPO DEL RADÈSKI

Magari qui sopra c’era il nome che gli avevan dato i crucchi nella loro lingua tutta CRIKEN CRAKEN

D’ogni modo da ‘sta parte ci dev’essere un paese o almeno una frazione. Sicchè ‘ndem de chì e se la va la gh’ ha i gamb!


Un’altra manciata di curve e chilometri, finché …

Signùr te ringrassi… quella lì è proprio ‘na gran bella osteria!

Ahhh… ghe vureva propi… e boia se è buono!

Dove lo compra questo vino?

Produzione propria. ROSSO VALGHERA

Mettici prima un VAL, poi una A… Ecco come si chiama ‘sto posto…

E quel lì? …Orca che tipo…


Con quella barba pare quasi il Padreterno di certi quadri…

Conta su, Gigia

Avevamo pèna fini’ de disnà, io e mio marito. E a l’improìsa …

“… da di fuori ci arriva ‘no sbarabaus di campanelli e di versi come bau e gnau e s-ciriciaf d’acqua”.

“Usciamo… e ci vien la pelle di gallina!”

Gesü GiüseppE e Maria!…

Oh Mama! E questa... che roba è?

Un quai scemo che vuol fare scherzi. ‘Des ghe pensi mi!

Vaca boia!


“perché vediamo proprio roba che fa venire il cagotto. E difatti a me e al MASO ci viene!”

“…e via di nuovo in casa e sèra sü la porta a cadenàss …”

“… e sta’ lì sensa fiadà e cun la tremaröla”. “E dopo un po’ lo sbarabaus finisce e allora torniamo fuori e non c’è più niente”.

Oh bèla! …Ci siamo sognato tutto?

Il stesso sogno in due?


Tu che sai tutto, Pa’ Cech, cosa mi dici?

Le risponde una voce profonda e incredibilmente giovanile.

Non avete sognato, Gigia. È solo venuta a farvi visita LA DONA DEL ZOCH

Ma cosa dici, dai … me par de sentì la me nòna…

“Quand’ero piccola, per farmi stare buona mi diceva…”

Ma era ‘na roba da fiabe, tipo l’orco o l’uomo nero.

Anche quel poema antico… l’ILIADE… era una fiaba, una leggenda. Poi però la città di cui parlava l’han trovata davvero. Perché ogni leggenda nasce da un fondo di verità.

Fiöla del vent fiöla del ciel da semper t’s’incantùnet de mistér sota ‘n vel…

‘arda ch’ la t’ vegnarà a trumenta’ LA DONA DEL ZOCH...

E’ l’inizio della piccola “Iliade” della nostra DONA… Una vecchia ballata di cui purtroppo ricordo solo dei frammenti…


“Narra di una creatura dei monti, nata chissà quando e chissà come. La sua dimora è presso uno sconosciuto laghetto, lassù fra le cime. E per lunghi periodi se ne sta tranquilla…”

Poi ogni tanto decide di ricomparire…

E allora comincia a scatenarsi verso il tramonto e poi gira qua e là per tutta la NOTTE a fare i suoi ZOCH.

E vün che ghe par bèl l’è ‘nda’ fö’ da ‘na porta puciàs dint’a ‘n mastèl difesa da ‘na scorta de tanti can e ga’ che i sòna i sò suna’...

Sputata la scena che ho visto io!


“E la ballata dice ancora che spesso corre da sola per valli e per monti, agilissima e leggera sui sentieri più impervi.

E d’i volt, crèdegh o no, se fa alta fin al ciel e la rid e rid ammò ‘ntant che giöga cunt i stell.

Perché lei è nata per giocare… Però è anche stizzosa e DISPETTOSA. E se per caso ti capita d’incontrarla…

“Per chi èla la nocc?” dumanda lé E te gh’ he’ de rispund: “Per mé, per té per quei che miga i va ‘nturen del dé!”

Proprio queste parole precise devi dire. Perché se non rispondi giusto, lei comincia a farti un’ iraddiddio di dispetti.

Esempio? Un pipistrello nei capelli, lombrichi giù per la schiena, pietroni sui ditoni… Roba così.

A ‘sto punto Piero ha deciso d’aver sentito abbastanza balordaggini. e’ entrato a bersi un altro po’ dell’ottima “produzione propria”.

Be’ sa… l’è vècc. È vecchio… può darsi che… ‘nsoma, le rotelle non gli girino sempre come si deve…

Ma è proprio tutto giusto con la testa, quel PA’ CECH?


Però sa TUTTO di questo paese, anche storie antichissime di quando c’erano i CAMUNI e poi i ROMANI e poi i LONGOBARDI… Come se lui e il paese fossero nati insieme.

Sì, qualcosa del genere… ‘desso però, mi scusi ma è ora di chiudere.

‘orca è vero, già le undici! E’ mica che magari lei fa anche servizio d’alloggio?

No. Però c’è ‘na locanda mica tanto lontana.

Una specie di LIBRO DI STORIA vivente.

Va di là e fra un mèso chilometro trova ‘na strada che va a destra. Ci gira dentro e va avanti finché trova un ponte. Passato il ponte l’è riva’.

Capito. Grazie.


Ha un sonno che metà basta, però per fortuna adesso la nebbia non c’è più e invece ci sono luna e stelle. E trovare la strada che va a destra non è difficile.

Però, porca boia, più che una strada sembra un sentiero per carri di buoi!

Eccola lì…

Avanti piano, e fa’ le corna che non c’impantaniamo e aguzza la vista perché con l’infittirsi della boscaglia si fa più fitto anche il buio…

Finché, finalmente…

Il ponte! Era ora!

Va’ da’ via el gnau ‘sta strada del diàul che se la porti!

Un tentativo di marcia indietro non dà risultato.

Anca impantana’, boia d’un can bastard!


‘Orca! E quella?…

Va be’, andiamo a piedi. Tanto stando a quel che ha detto l’oste, passato il ponte sun riva’.

L’ultimo incontro che s’aspettava di fare in piena notte. Una splendida ragazza vestita di quasi niente.

Ciao anche a te…

Ma cosa ci fai in giro da sola…

…a quest’ o…‘RCA BOIA!


…se fa alta fin al ciel…

Per chi èla la nocc?

L’è no pusìbil! Tu saresti… la DONA DEL ZOCH?

Per chi èla la nocc?

Ah già, bisogna risponderti… ‘spèta, come aveva detto il vecchio? “Per mé, per té”… Oddìo e poi com’è che andava avanti ?


Uhè, no, sta’ ferma !

Bast…

Mùchela dai ! No basta… AHIA!


Alba…

Ma cosa le è successo? Signore… ehi, signore… Sta bene?

Eh?… ssì… cioè… boia che mal di testa…

Bevuto troppo, pirla che sono… c’avevo un sonno bestia… Poi sono andato a sbattere contro quel pietrone…

Scusi, ma come ci è venuto in mente di venire fin qui con la macchina? Su ‘sta vecchia strada di solito ci passan solo carri di contadini. E ogni tanto noi cacciatori.

Forse ho sbagliato… Forse non era questa la strada che mi ha indicato quell’oste là in quel posto… come si chiamava… ah sì, VALGHERA , mi pare

Di sicuro le pare sbagliato. NON PUO’ essere stato in VALGHERA.

Ah no? E perché?

Perché è una fiaba. Quand’ero bambino mia mamma me l’ha raccontata un sacco di volte. C’era una volta in VALGHERA ‘ndel reàm de GHERAGHEPÜ… Come dire: “la valle che c’era nel reame che c’era e non c’è più’“.


Una fiaba?… Il cartello, l’osteria… Mi son sognato tutto? E tutta la storia della DONA DEL ZOCH… che poi l’ho anche vista… Ma come ho fatto a sognare ‘ste cose se non ne avevo mai sentito parlare prima?…

Tè, va’ un po’ che strano…

Boia d’un cane! Avrei SOGNATO che QUELLA me le tirava… e adesso CI SONO DAVVERO?

Che roba?

‘Ste pigne. Ce n’è un bel po’. Ma non ci sono pini, qui intorno. Sono molto più in alto.

D’ogni modo c’ha avuto ‘na bella fortuna a sbattere contro ‘sta pietra.

Fortuna? Ma che stüpidada el dis adess?

Che vaca d’un sacranùn dovrei capire?

Be’… se va sul ponte lo capisce da solo.


VACA LÖGIA BASTARDA! Fossi passato di qui stanotte… brrr!…

Ma allora… La DONA DEL ZOCH m’ha salva’ la pell!?

Cioè: LEI, un sogno, o ‘na bòta de cü… o che alter?

...da semper t’s’ incantunet de mistér sota ’n vel...


TAVOLA 1

fiöla del vent…

Figlia del vento / figlia del cielo / da sempre ti nascondi / di mistero sotto un velo.

TAVOLA 2

Sicchè ‘ndem de chì

dunque andiamo da questa parte e se va ha le gambe (un modo per dire che se l’esito sarà buono significherà che la scelta ha funzionato)

TAVOLA 3

Ghe vureva pròpi

ci voleva proprio

TAVOLA 4

Conta su Pèna fini’… ‘des ghe pensi mi

racconta Avevamo appena finito di cenare e all’improvviso… adesso ci penso io

TAVOLA 5

Sèra su … Sensa fiadà… Pa’ Cech Dona del Zoch ‘arda ch’ la…

chiudi la porta a catenaccio senza fiatare e con la tremarella

TAVOLA 7

E vun che ghe par…

E uno (degli scherzi) che le pare bello / è andare fuori da una porta / immergersi in un mastello / difesa da una scorta / di tanti cani e gatti / che fan tintinnare i loro sonagli

TAVOLA 8

E d’i volt…

E certe volte, che tu ci creda o no / si fa alta fino al cielo / e ride e ride ancora / mentre gioca con le stelle.

Per chi èla la nocc...

Per chi è la notte?, domanda lei / e tu devi rispondere: per me, per te / Per quelli che non vanno in giro di giorno. (Attenzione: le c di nocc vanno pronunciate dolci come in ciao).

Mùchela

smettila

TAVOLA 6

TAVOLA 13

papà Cecco Donna del gioco. Inteso come scherzo, anche un po’ maligno. guarda che verrà a tormentarti

Una produzione Soggetto e sceneggiaturta: Carlo Pedrocchi Disegni - Illustrazioni di copertina: Alberto Locatelli albertolocatelliartbook.blogspot.it

Impaginazione e lettering: Zazzi Massimiliano Progetto grafico copertina: Graz Pedrocchi © Carlo Pedrocchi Ottobre 2013

FIÖLA DEL VENT - € 4,00 Via Gal. Fanzago,19 24121 Bergamo - Tel 035.24.79.84 www.comixrevolution.com redazione@comixrevolution.com

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Non si pensi che i due tapini abbiano presuntuosamente voluto autoeternarsi alla maniera dei presidenti USA. La verità è che quando hanno incontrato la Dona del Zoch sono rimasti impietriti.


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