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28 mars 2022 - Edition Marseille

INDUSTRIE

Pellenc

De nombreux et diverspostes en CDI, CDD ou alternance sont à pourvoir sur larégion d'Aix-en-Provence : ingénieur mécanique, technicien prototypes, monteur assembleur, gestionnaire de paie, développeur informatique... Pour candidater www. pellenc. com/fr-fr/jobs ■

25 mars 2022 - 09:01 > Version en ligne

Viticoltura, come far fronte alle sfide del cambiamento climatico

Sarà possibile preservare la qualità delle uve a fronte del surriscaldamento del Pianeta? Se ne è parlato nel corso di "Un giro di vite", il convegno organizzato dalle Donne della Vite

Per fronteggiare il global warming evoluzione tecnologica e sostenibilità ambientale saranno ancor più indissolubilmente legate (Foto di archivio) Fonte foto: © riebevonsehl - Adobe Stock Sarà possibile preservare la qualità delle uve a fronte del surriscaldamento del Pianeta? Una risposta positiva, almeno nell'immediato, potrà giungere da una diversa interpretazione di alcune tecniche colturali e dall'adozione di nuove, in modo da gestire gli effetti del cambiamento climatico e cogliere l'occasione per rinnovare gli schemi produttivi preservando la qualità del prodotto in un contesto climatico nuovo per riuscire negli areali "storicamente" vocati a produrre vini a denominazione. C'è bisogno di "Un giro di vite", per dirla con il titolo scelto dalle Donne della Vite per il convegno organizzato nell'ambito di Enoliexpo 2022 a Bari l'11 marzo scorso. "Su questo tema di grande attualità - ha affermato Valeria Fasoli, presidente dell'Associazione - abbiamo chiamato esperti a portare il loro contributo di conoscenza ed esperienza, continuando nel solco dello spirito che contraddistingue Donne della Vite, a comunicare, trasmettere e diffondere cultura nel mondo vitivinicolo, nel rispetto dei principi cardine di una viticoltura sostenibile". "Abbiamo voluto creare un momento di confronto tra esperienze diverse e di dialogo tra percorsi di ricerca e sperimentazione solo apparentemente lontani - ha spiegato la vicepresidente dell'Associazione Donne della Vite e moderatrice del convegno Costanza Fregoni - nella consapevolezza che il cambiamento climatico necessita di uno sforzo congiunto di ricercatori, tecnici e produttori per preservare standard qualitativi del prodotto e competitività del settore". Secondo quanto riportato dall'ultimo Rapporto dell'Intergovernmental Panel for Climate Change (Ipcc), a correre il rischio maggiore sono i Paesi del Sud dell'Europa dove si concentra la vite. Anche nello scenario più ottimistico, che prefigura il

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contenimento del riscaldamento globale in 1,5

° C nei prossimi venti anni, le conseguenze ambientali, sociali ed economiche saranno gravissime e irreversibili. E non è difficile immaginare quali possano essere gli effetti sulla vite. "Abbiamo molti strumenti per mitigare gli effetti del climate change - ha detto Vittorino Novello dell'Università di Torino e vicepresidente della Commissione Viticoltura dell' Oiv - ma è necessario riesaminare e rivedere alcune tecniche adottate negli ultimi decenni per innalzare la qualità delle uve. Un esempio è la riduzione delle rese che oggi, con aumento di concentrazione zuccherina e calo di acidità delle uve indotti dal riscaldamento globale, diventa un'arma a doppio taglio". La nuova situazione sarà assimilabile a quella dei climi caldo aridi. "In areali viticoli come quello pugliese - ha illustrato Antonio Carlomagno, agronomo di Agriproject - stiamo già affrontando condizioni estreme. Bisogna evitare la standardizzazione dei modelli viticoli ricorrendo al monitoraggio delle variabili meteorologiche su scala aziendale o di comprensorio e servendosi della sensoristica e dei modelli di supporto alle decisioni per perseguire l'uso sostenibile ed efficiente di risorse sempre più rare e preziose come, ad esempio, l'acqua". Per fronteggiare il global warming evoluzione tecnologica e sostenibilità ambientale saranno ancor più indissolubilmente legate. "Una sinergia possibile - ha sottolineato a questo proposito Marcello Salvestrini di Volentieri Pellenc, Azienda del comparto e partner del convegno - grazie a macchine con tecnologie avanzate capaci di ridurre i costi e perseguire la qualità delle uve selezionate con sistemi di precisione. Oltre settanta ingegneri lavorano nel Gruppo Pellenc, in una sorta di comunanza di intenti, per elaborare tecnologie sempre più rispondenti alle esigenze dei viticoltori con uno sforzo costante in termini di innovazione e investimenti in ricerca". Il deserto è un formidabile laboratorio in cui testare sulla vite gli effetti che i cambiamenti climatici hanno o potranno avere sui vigneti di zone non desertiche. "La sperimentazione nel deserto del Negev su vite da vino e su altre colture - ha raccontato Aaron Fait della Ben Gurion University del Negev (Israele) - permette di ottenere modelli per anticipare quella che sarà la condizione in Europa tra venti o trenta anni. Oggi riusciamo, comunque, a produrre vini di qualità, come testimoniano i premi ricevuti. Tuttavia osserviamo una riduzione di rese, in particolare su alcune varietà, che ci porta a prevedere una perdita fino al 60% della produzione con un incremento di temperatura di 2 ° C. Stiamo ottenendo buoni risultati sull'omogeneità e sul livello qualitativo delle uve mitigando gli effetti delle alte temperature costanti dei grappoli, anche oltre i 45 ° C, con reti di diversi colori sulla fascia produttiva e modificando l'architettura della pianta". Il riscaldamento globale detterà inesorabilmente, per quanto si possa mitigarne gli effetti, il profilo futuro dei vini e implicherà anche un cambiamento sociologico. "Muterà l'idea stessa dell'evoluzione e della longevità dei top wine - ha osservato il sociologo Gianmarco Navarini dell'Università Bicocca di Milano - e si modificheranno la valutazione della qualità da parte della critica enologica e, di conseguenza, gli orientamenti dei consumatori. Oggi si registra la tendenza all'intreccio della concezione di qualità del vino con quella di ambiente e, quest'ultima, con il contesto e il territorio di produzione. Nel clima sociale, culturale e intergenerazionale attuale, la nuova posta in gioco della qualità sembra risiedere in questo intreccio, che dal punto di vista della produzione chiama in causa la bellezza di una certa dose di coraggio".

23 mars 2022 - 08:10 > Version en ligne

Des porte-outils pour un bon débit de chantier

Les constructeurs proposent des porte-outils pour augmenter les débits de chantier, améliorer la qualité de travail ou le confort du chauffeur. Sur les machines à vendanger de types porteurs multifonctions, les porte-outils arrière doubles permettent de réaliser des bons débits de chantier à chaque passage. Dotés de prise de force pour chaque outil, ils contribuent à valoriser les puissances de traction et hydraulique disponibles sur ces automoteurs et aident à les amortir. Lorsque le porteur multifonction est également doté d’un bras avant, il peut réaliser deux, voire trois travaux en même temps. « Certains de nos clients installent une rogneuse un rang plus deux demi-rangs à l’avant et, au choix, deux cultivateurs sur chacun des relevages arrière, s’ils labourent chaque interrang, ou un cultivateur et une tondeuse interrang, s’ils maintiennent l’enherbement un rang sur deux », donne pour exemples Jacques Servoles de Pellenc . Même si on peut y voir attelés des épandeurs d’engrais ou des rampes pour désherber ou épamprer chimiquement, ces porte-outils sont principalement utilisés en travail du sol et à la tonte, des travaux pouvant être réalisés à des vitesses élevées. Rares sont ceux qui y mettent des interceps, éventuellement des roues Kress. Ces appareils proposent un certain nombre d’automatismes qui aident à la conduite. « On ne peut pas avoir l’attention portée sur deux ou trois outils en même temps », justifie Jacques Servoles. Le porte-outil multifonction dispose de palpeurs au sol et latéraux. Les premiers règlent la hauteur de l’outil par rapport au sol : le conducteur a juste à paramétrer la profondeur de travail en début de chantier par rapport à ces palpeurs. Les seconds servent, une fois l’interrang paramétré, à recentrer en permanence l’outil dans l’interrang, corrigeant les écarts de conduite. Certains s’équipent de caméras pour avoir une vue sur les outils. D’autres se limitent juste aux rétros bien positionnés pour contrôler. Un seul chauffeur pour faire le travail de deux Se montant et se démontant en dix à trente minutes, ces porte-outils offrent, outre ceux servant au positionnement de chaque outil, des automatismes de bout de rang

23 mars 2022 - 08:10 > Version en ligne

qui permettent de simplifier les manœuvres. « Une seule impulsion et on relève tous les matériels », explique Pierre Cayrouse de New Holland. « Les outils sont recentrés sur le châssis et se replient à la verticale s’ils sont pourvus d’un troisième point hydraulique, poursuit Jacques Servoles. Une fois le demi-tour effectué, on appuie sur le même bouton et les outils redescendent et se recentrent dès que les palpeurs touchent les premiers ceps. » Côté tarif, Pellenc et New Holland proposent leurs solutions aux prix respectifs de 26 000 et 60 000 euros. « C’est un frein à l’investissement, constate Pierre Cayrouse, mais dès lors que l’on a un grand parcellaire pour bien valoriser le porte-outil, il y a un bon retour sur investissement. Dans un contexte de pénurie de main-d’œuvre, notamment qualifiée, un bon chauffeur peut faire le travail de deux personnes. » Les heures réalisées avec le porte-outils aident également à l’amortissement du porteur multifonction. Mieux vaut travailler les deux côtés du rang en même temps

Le porte-outils Acolyte 150+ de Boisselet travaille un rang complet et s'appuie sur les palpeurs pour s'autocentrer. © Boisselet Outre les versions sur porteurs multifonctions, il existe également les

porte-outils traînés derrière les tracteurs, notamment pour travailler sous le rang

23 mars 2022 - 08:10 > Version en ligne

, à l’image de l’Acolyte 150 + de Boisselet. « Lorsque nous avons créé cet outil, nous sommes partis d’un constat, dont nous n’avons toujours pas l’explication : travailler simultanément les deux côtés d’un rang

réalise un meilleur boulot que faire la même tâche pour chaque demi-rang en deux passages successifs

, reconnaît Fabrice Dulor de Boisselet. En d’autres mots, un enjambeur réalisera toujours un travail plus qualitatif qu’un cadre porte-outils interrang bien réglé. » Le porte-outil Acolyte 150 + (pour les vignes de 1,50 m et plus) est donc la transposition traînée d’un enjambeur. Ne nécessitant qu’un tracteur de 50 chevaux, le porte-outil dispose d’une centrale hydraulique composée de trois pompes (débit de 20, 30 et 30 l/min), ainsi qu’une roue

motrice à droite, qui a pour vocation de maintenir aligné l’Acolyte qui roule en

déporté par rapport au tracteur. « Un potentiomètre piloté par le conducteur donne à cette roue plus de motricité en montée ou moins dans les descentes, explique Fabrice Dulor. Des palpeurs assurent l’autocentrage permanent. Et les roues au milieu de

l’interrang procurent de la stabilité aux interceps en termes de profondeur de

travail. » Pour les viticulteurs pratiquant l’enherbement un interrang sur deux, l’Acolyte permet de circuler avec le tracteur uniquement dans les interrangs enherbés. Côté débit de chantier, la vitesse d’avancement de l’Acolyte, dont le tarif varie de 30 000 à 45 000 euros selon les équipements, est limitée par ce que permettent les outils interceps. L’Emisol travaille deux rangs en intercep

Le porte-outil Emisol de Forge Boisnier travaille deux rangs complets à chaque passage. © Forge Boisnier

Pour avoir davantage de débit de chantier avec des interceps, il n’y a nul autre choix que de multiplier le nombre de rangs travaillés

. C’est le choix qu’a fait Forge Boisnier, en développant il y a trois ans l’Emisol. Doté d’un

double essieu à voie variable

pour s’adapter aux interrangs, le porte-outils traîné dispose de

deux portiques pour travailler deux rangs complets

et ne circuler que sur les interrangs enherbés.

À l’arrière, un relevage et une prise de force permettent d’atteler un outil interrang

23 mars 2022 - 08:10 > Version en ligne

, une tondeuse par exemple. D’un poids de 2,7 tonnes et doté de deux pompes hydrauliques de 40 et 70 l/min, l’outil connaît un vif succès avec plus de 60 appareils commercialisés (

tarif actuel de 67 000 euros HT

) et répond à la demande de viticulteurs qui veulent du débit de chantier, notamment suite à l’arrêt du désherbage chimique sur le rang. « Certains clients travaillent 650 hectares par an, en quatre passages » , cite pour exemple Adrien Boisnier, le dirigeant. L’appareil dispose d’une gestion de la hauteur des interceps sur chaque descente et d’un recentrage automatique des outils. Destiné aux vignes de 2,20 à 3 m, l’Emisol dispose depuis peu d’un petit frère, le Limasol livré récemment en Anjou, pour les vignes de 1,70 à 2,50 m. « Une version plus musclée, baptisée Emisol Adrien, sortira prochainement de l’atelier, pour les vignes de 2,50 à 3 m, poursuit Adrien Boisnier. Pourvu d’un double châssis pour pouvoir recevoir des décavaillonneuses, il affiche une tonne de plus sur la bascule et intègre le graissage centralisé, un pont moteur, le report de charge, l’Isobus et la gestion de la hauteur par laser. Doté de pompes hydrauliques de 40 et 90 l/min, il pourra recevoir d’autres outils que des interceps, comme des rogneuses, des épampreuses et des rotofils. »

16 mars 2022 Cliquez ici pour voir la page source de l’article

La taille rase de précision, une solution à la crise ?

Naïs Capdebon

VIGNOBLE Le 3 mars, près de 150 personnes sont venues découvrir la taille mécanique de précision à Mauriac.

Des viticulteurs intéressés sont venus de tout le département.

Les rencontres techniques taille de la Chambre d'agriculture de la Gironde se sont déroulées au sein des vignobles Yon, le 3 mars, à Mauriac. André Faugère, président de l'ADAR des deux rives, précisait le contexte : « la taille rase de précision (TRP) ne fait pas partie du vocabulaire local. Les habitudes AOC puis AOP sont plus calées sur la taille guyot, même si, avec le temps, on a vu arriver la taille en cordon. En réalité, la TRP, c'est l'évolution de la taille en cordon mécanisé. On reste dans le cahier des charges qui nous est imposé en AOP ou en IGP, ce qui est un moyen de s'adapter aux différents marchés et de répondre aux attentes des consommateurs. » Il a poursuivi : « Aujourd'hui, tout le monde est en train de réfléchir à ses coûts de production. Quand on voit les cours dans le commerce, on a des questions à se poser sur la pérennité de certaines exploitations. Il y a aussi le problème du déficit de main-d'œuvre, spécialement de main-d'œuvre qualifiée. Par ces rencontres, nous essayons de répondre à toutes ces questions. » Rigueur dans l'installation L'installation de la taille mécanique peutse faire sur des vignobles de dix àquinze ans. David Clerdan, conseiller agroéquipement de la Chambre d'agriculture, préconisait unecertaine rigueur : « Nous conseillons de remettre un fil à 10 cm environ au-dessus du premier fil du bas pour repartir sur un cordon unilatéral ou bilatéral. Car ce qui est important, c'est d'avoir un rang le plus rectiligne possible. La TRP demande d'avoir une constance des hauteurs de pieds et ce n'est pas le cas actuellement dans la plupart des vignes de Bordeaux. En effet, on a des hauteurs de pieds qui sont différents dans une même parcelle et même si ce n'est que de 5 centimètres, sur une TRP, le résultat sera décevant. » Quelle machine choisir ? Lors de cette rencontre, trois constructeurs étaient représentés : Ferrand, (Ets Ortega, Targon), Provitis (Ets Chambon, Preignac) et Pellenc Bordeaux Charentes. La démonstrations'est déroulée sur une vingtainede rangs. Les machines étaient toutes équipées de disques scies horizontaux et verticaux, dont ladurée de vie est équivalente. Il y a unesécurité d'effacement pour éviter unpalissage défectueux. La principale différence technique est au niveau du guidage automatique, c'est-à-dire de la lecture du cordon par suivi optique. Ferrand et Pellenc proposent le suivi optique, pas Provitis. Pour Florent Renaut, commercial de cette marque : « Le suivi de cordon manuel est accessible à tout le monde. Notre machine est simple, elle n'a pas d'électronique, donc pas de panne, et son coût d'entretien est moindre. Un viticulteur équipé en polyvalence frontale chez Provitis va pouvoir passer à la taille rase à moindre coût :12 000 euros et moins de 19 000 euros pour un équipement complet (mât + TRP + commande en cabine). » Autre son de cloche, évidemment, chez Christophe Grisolle, technicien chez Pellenc : « le gros avantage de cette machine est son suivi de cordon. La hauteur de coupe se règle en pas de 5 mm. Seule la partie arrière de la machine va se lever et suivre le cordon, la tête et les scies restent totalement fixes. La vitesse de coupe est de 4 000 tours minutes. » Quelles surfaces consacrer à la TRP ? Selon André Faugère « si on fait appel à un prestataire de services, on peut commencer sur une petite surface. Si on décide d'investir, et afin d'amortir le matériel, on peut décider d'aller plus vite pour la reconversion. » Selon lui, « Passer des travaux d'hiver traditionnels à une technique simplifiée et mécanisée permet d'économiser de 800 à 1 000 euros

16 mars 2022 Cliquez ici pour voir la page source de l’article

par hectare. » ■

4 mars 2022 Cliquez ici pour voir la page source de l’article

Désherber mécaniquement et chimiquement en un seul passage

Xavier Delbecque

> Le désherbinage sous le rang est une pratique qui suscite l'intérêt des viticulteurs. À la clé, un gain sur le nombre de passages annuels et les doses d'herbicides.

L'Herbiduo de Natur'Agri a été présenté pour la première fois à un groupe de viticulteurs en mars dernier.

A vec la limitation du glyphosate, les solutions de désherbage en vigne s'amenuisent. Depuis quelques années, l'idée d'un désherbage mixte entre travail du solet solutions chimiques a fait son apparition. Lors du Sitevi 2019, l'entreprise Corteva a présenté son concept Grifherbi : un cadre avec des lames et des disques émotteurs, sur lequel repose une cuve de pulvérisation pour le désherbage ainsi que des buses orientées sur le cavaillon. « Au départ c'est une initiative régionale, d'un de nos commerciaux qui a eu cette idée en voyant que les itinéraires tout chimiques étaient de plus en plus décriés », explique Camille Jouan, responsable produit chez Corteva. « Il s'est rapproché d'un concessionnaire pour lancer un prototype et nous avons décidé de le dévelop-per au niveau national. » Séduit par le concept, Renaud Cavalier, conseiller en agroéquipements à lachambre d'agriculture du Gard, est venu prêter main-forte pour le développement.« Jusqu'ici l'itinéraire classique dans le bassin méditerranéen consistait à passer un glyphosate associé à un herbicide de prélevée avant le printemps. Mais avec les hivers de plus en plus doux, on constate qu'il y a davantage d'herbe. Dans ce cas, si le glyphosate fait correctement effet, il n'en est pas de même pour l'antigerminatif, qui ne fonctionne pas. Il ne sert strictement à rien s'il est positionné sur de l'herbe », analyse le conseiller.

Ne pas repasser l'intercep du printemps

Ce dernier a partagé son expertise en matériel viticole avec le chimiste Corteva afin de rendre le prototype de Grifherbi plus efficace et moins onéreux. Avec un objectif en tête : optimiser le placement de l'antigerminatif. L'idée est donc de faire place nette avec l'outil de travail du solinter-cep, etde positionner le prélevée sur une terre propre et meuble pour une efficience maximale. Ainsi, le sol devient propre et le reste pour trois mois. Car c'est surtout cela l'objectif : gagnerdu temps à un moment où il y a tout à faire, notamment la protection phyto. Les buses sont placées à 40 cm derrière l'outil afin de déposer le produit sans l'incorporer. Et les jets se recroisent au niveau du cep pour avoir la mêmequantité de matière active répartie de façon homogène sur toutela surface. « Les premiers essais menés en 2019 et 2020 sont concluants », assure Camille Jouan. « L'an dernier, notre viticulteur partenaire a fait un passage avec le Grifherbi le 2 avril et a été tranquille jusqu'à la récolte. L'efficacité s'est montrée meilleure qu'avec une application classique de glyphosate associé à du flazasulfuron. » Selon les chiffres de Corteva, l'efficacité à 60 jours a été de 40 % sur ray-grass, 60 %sur morelle, 30 % sur érigéron et 60 % sur laiteron avec un passage chimiquecouplant glyphosate et flazasulfuron, là où l'on atteint respectivement 60 %, 50 %, 50 % et 70 % d'efficacité avec un travail du solcouplé à un flazasul-furon, et 80 %, 95 %, 90 % et 100 % d'efficacité lors d'un travail du sol couplé à une association de Boa et Cent 7. Pour 2021, Corteva a créé une communauté de viticulteurs équipés (8 dans le Sud-Est, 1 dans le Bordelais et 1 en Bourgogne), afin de multiplier les retours d'expérience.Chacun notera, en comparaison avec sa modalité habituelle, la flore présente, le nombre de passage et le bilan carbone. L'objectif étant d'arriver à gérer le cavaillon avec seulement un travail du solautomnal etun Grifherbidans l'année, soit deux passages de tracteur. Le Grifherbi n'est pas commercialisé avec le cadre de travail du sol, « ce ne serait pas pertinent car chaque

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