Recensione sulla Rivista di cultura classica e medioevale

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Pubblicazione semestrale fondata da

ETTORE PARATORE · CIRO GIANNELLI · GUSTAVO VINAY Diretta da

GIAMPIETRO MARCONI Redazione

Nico De Mico · Sofia Mattei Comitato dei consulenti

Giovannella Cresci (Venezia) · Umberto Bultrighini (Chieti) Vincenzo Di Benedetto (Pisa) · Pat E. Easterling (Cambridge) Cesare Letta (Pisa) · Bruno Luiselli («La Sapienza», Roma) Roberto Mercuri («La Sapienza», Roma) · Giovanni Salanitro (Catania) Riccardo Scarcia (Tor Vergata, Roma) Bruna Marilena Palumbo Stracca («La Sapienza», Roma) Heikki Solin (Helsinki) * «Rivista di cultura classica e medioevale» is an International Peer-Reviewed Journal. The eContent is Archived with Clockss and Portico. The Journal is Indexed and Abstracted in Scopus (Elsevier). Classificazione anvur: a. Direzione Via Palestro 78, i 00185 Roma: a questo indirizzo vanno inviati i dattiloscritti. Direzione editoriale FABRIZIO SERR A E D ITOR E ® Via Carlo Emanuele I 48, i 00185 Roma, fse.roma@libraweb.net

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S OM M AR IO saggi Luigi De Cristofaro, Esegesi di testi omerici (Il. ii 645-652; Od. xix 172-180) César Sierra Martín, Jordi Cortadella Morral, Telestágoras y la instuaración de la tiranía en Naxos Serena Nardella, Verso una nuova interpretazione dei testimoni del carme della vecchiaia di Saffo: P. Oxy. xv 1787 (fr. i +ii ) e P. Köln. 21351 + 21376 (fr. i +ii ) Barbara Giubilo, The roar of Dionysus in Aristoph. Ra. 814: Concerning the epithet âÚÈ‚ÚÂ̤ٷ˜ Maria Salanitro, Cornelio Gallo nella x Ecloga di Virgilio Francesco Corsaro, Costantino ed Eusebio nella Vita Constantini di Eusebio di Cesarea Elsa Bruno, Lettura degli Itineraria di Magno Felice Ennodio Elena Malaspina, Res publica nell’Occidente romanobarbarico: nostalgia ed eclissi di un modello Maria Fernanda Ferrini, «Animi a corporis motibus non sunt impassibiles» I Physiognomonica del Corpus Aristotelicum nel De Humana Physiognomonia di Giovan Battista Della Porta Antonino Grillone, La tradizione manoscritta delle Tusculanae Disputationes di Cicerone nei secoli xvi-xviii Saverio Siciliano, Anna Livia Radici, Prammatica del testo nel mondo classico: l’‘interpretazione guidata’

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recensioni Amalia Margherita Cirio, Gli Epigrammi di Giulia Balbilla (ricordi di una dama di corte) e altri testi al femminile sul Colosso di Memnone (Paola Radici Colace) 393 Rubén Florio, Transformaciones del héroe y el viaje heroico en el Peristephanon de Prudencio (Nico De Mico) 396 Francesco Prontera, Geografia e storia nella Grecia antica (Giampietro Marconi) 401


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sommario

Epigrammata Bobiensia a cura di Luca Canali, Francesca Romana Nocchi (Giampietro Marconi) Maria Salanitro, L’arguzia di Marziale (Giampietro Marconi) Aquilino Giovenco, Il poema dei Vangeli a cura di Luca Canali (Giampietro Marconi) Irene Santori, Jean Racine, Poesie sacre: Cantiques Spirituels, Hymnes (Giampietro Marconi) Piergiorgio Parroni, Lo spazio letterario di Roma antica, vol. vii; I testi: 2. La prosa (Giampietro Marconi) Manuela Callipo, Dionisio Trace e la tradizione grammaticale (Sergio Audano)

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libri Paolo Frassinetti, Pagine sull’Octavia (Giampietro Marconi) 423 Giovanni Salanitro, Profili di grecisti dell’Ateneo catanese (Giampietro Marconi) 423 Sommario dell’annata 2012

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Amalia Margherita Cirio, Gli Epigrammi di Giulia Balbilla (ricordi di una dama di corte) e altri testi al femminile sul Colosso di Memnone, a cura di O. Vox, vol. 9, Lecce-Brescia, Pensa MultiMedia, 2011, pp. 178 («Satura. Testi e Studi di Letteratura Antica»).

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al 19 al 21 novembre del 130 d.C. l’Imperatore Adriano e la moglie Vibia Sabina compirono una visita ai ‘Colossi’ di Memnone, coppia di gigantesche statue ricavate ciascuna da blocchi monolitici, alte 18 metri e collocate lungo la strada che porta a Tebe Ovest, in uno spiazzo polveroso. Del seguito imperiale faceva parte una ‘dama’, Giulia Balbilla, figlia del principe di Commagene Gaio Giulio Archelao Antioco Epifane e di una donna egiziana di origine greca, Claudia Capitolina, e sorella di Gaio Giulio Antioco Epifane Filopappo. Nata a Roma, si trasferì, dopo la morte del nonno Antioco iv di Commagene, ad Atene e dopo la morte del padre, nel 92 d.C., ad Alessandria d’Egitto, città d’origine della madre. Intima amica dell’imperatrice e degna di starle al fianco alla pari, grazie alla nobile stirpe cui apparteneva (il suo antenato paterno Tiberio Claudio Balbillo, celebre astrologo definito da Seneca virorum optimus perfectusque in omni litterarum genere rarissime, era stato prefetto d’Egitto sotto Nerone e amico degli imperatori Tiberio, Claudio e Vespasiano: vd. l’albero genealogico a p. 74, Tav. 2.), Balbilla ebbe l’onore di accompagnare la corte imperiale durante le visite ai Colossi, già famosi nell’antichità per il particolare suono emesso all’alba dalla più settentrionale delle due statue: dopo quelle visite, il culto del divino Memnone, che ogni mattina salutava col mirabolante suono che usciva dalla pietra della statua la madre Eos, dea dell’aurora, fu definitivamente consacrato. Nell’occasione, Balbilla compose i quattro epigrammi, per complessivi quarantacinque versi, che costituiscono tutta la sua produzione poetica a noi pervenuta e nei quali si intrecciano elementi di sincretismo religioso, storia ufficiale e autocelebrazione della nobile famiglia dell’autrice. A questi Epigrammi (n. 28 Bernand, 12 versi: “Di Giulia Balbilla: quando la voce di Memnone l’Augusto Adriano udì”; n. 29 Bernand, 18 versi: “Quando insieme con la venerabile Sabina fui al cospetto di Memnone”; n. 30 Bernand, 8 versi: “Quando, nel primo giorno, non sentimmo Memnone”; n. 31 Bernand, 7 versi: “Io, Balbilla, ho sentito, dalla pietra parlante, la voce divina di Memnone o Phamenoth”, vv. 1-2), incisi con altre testimonianze di omaggio sulle gambe del ‘Colosso di Memnone’ e ritenuti, per tale caratteristica della trasmissione, di esclusiva rilevanza antiquaria, epigrafica ed archeologica, A. M. Cirio concede per la prima volta uno spazio monografico, che ne fa emergere la qualità e l’importanza, finora misconosciute o sottovalutate, sotto il profilo storico-letterario e linguistico. Tale importanza, dimostra efficacemente la studiosa, è determinata non solo dal fatto che questa produzione costituisce un unicum linguistico, in quanto ultima testimonianza (a distanza di cinque secoli dai cosiddetti ‘Idilli’ eolici di Teocrito), dell’impiego letterario del dialetto eolico, ma anche dalla pregevole fattura, sottolineata nel commento puntuale, volto a valo«rivista di cultura classica e medioevale» · 2 · 2012


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rizzare e dare spessore ad ogni singolo elemento di questa produzione particolarmente colta e raffinata. Il risultato del nuovo approccio è questo pregevole volume, permeato di una eleganza al femminile della studiosa che si incontra con la cultura ‘femminile’ di Balbilla: costituito da una premessa (pp. 5-6), da un articolato e documentato saggio introduttivo (pp. 9-74), dall’edizione degli epigrammi (pp. 75-114) e da due Appendici (pp. 119-147: 1: Altre scritture greche al femminile sul Colosso di Memnone; 2. Iconografia di Giulia Balbilla) e corredato da una ricca ed esaustiva Bibliografia (pp. 149-162), il libro di A. M. Cirio ha il merito di costituire un capitolo mai scritto sulla storia culturale del ii sec. d. C. Un accurato inquadramento storico complessivo, articolato in una raccolta delle testimonianze relative al Colosso (pp. 14-38, suddivise in a) Fonti primarie e b) Fonti secondarie, corredate ciascuna di note critiche e bibliografiche di commento), nell’esame del fenomeno (Suoni e silenzio del Colosso, pp. 38-42), nella ripercussione sugli aspetti sacrali e religiosi (Aspetto sacrale e religioso, pp. 43-48), costituisce la rigorosa cornice entro cui A. M. Cirio incastona le sezioni sullo stato dei testi e sull’esegesi (pp. 48-52), sull’ambiente storico-culturale (pp. 53-64), sull’ordine, i titoli e le firme degli Epigrammi (pp. 65-70). I Criteri di edizione (pp. 70-73) rendono conto di una metodologia sicura, finalizzata ad una ottimale e coerente presentazione dei materiali, che rende condivisibili le soluzioni ecdotiche adottate dalla studiosa (vd., ad es., la scelta, ove necessario, di un apparato plenior, o l’adozione dell’iota sottoscritto, al di là della distinzione operata dal Bernand). Il corpo centrale del libro è costituito dall’edizione critica degli Epigrammi, preceduta da una sezione dedicata alle Edizioni, che rende conto con puntuali rimandi dei numerosi interventi precedenti. L’apparato registra con completezza di dati la storia del testo, e si distingue per la chiarezza ordinativa e l’equilibrio delle soluzioni. I testi, corredati da una elegante traduzione, sono accompagnati da un commento esaustivo da tutti i punti di vista (filologico, linguistico, letterario, storico), – in cui particolarmente pregevoli sono le osservazioni sulle forme eoliche-, che restituisce un profilo completamente riscritto all’autrice di questi epigrammi, capace di destreggiarsi con successo tra l’aulicità della forma, l’ambiguità dei miti, la “costruzione avveduta e bilanciata del testo” (p. 101). Il ritratto di Giulia Balbilla che viene fuori dal volume di A. M. Cirio non è più quello della «confidente del momento» dell’imperatrice Vibia Sabina, quasi un’ambigua risposta al rapporto di Antinoo con l’imperiale marito, una che «componeva versi greci abbastanza bene», «la sciocca che credeva di udire, all’alba, la voce misteriosa di Memnone», l’«inoffensiva letterata» disegnato nelle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. E Balbilla non è più l’oggetto di giudizi critici negativi, sommariamente liquidatori (De Martino 2006, p. 404: “modesta versificatrice”, “un po’ schizofrenica”, che “si piccava di scrivere in lesbio”), relegata al ruolo di “lontana e assai modesta seguace di Saffo”, sulle cui orme si arrabatta cercando di fare del suo meglio (Guarducci 1974, p. 216), né l’autrice di composizioni, su cui cadevano, pesanti e trancianti, le riserve di un’ inutile pedanteria e di un soverchio sfoggio di erudizione, gravato da una volontà sproporzionata di esaltazione della sua pur nobile famiglia.


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Con rigore, passo dopo passo, recuperando una coerenza personale ed artistica, A. M. Cirio ha il merito di aver costruito la figura di una poetessa, che alla luce di questa rivisitazione appare una delle infrequenti declinazioni al femminile dell’attività poetica e la cui esclusione dai testi moderni di storia della letteratura greca, con la taccia di essere niente più che una ambiziosa dilettante, risulta ora quanto mai immotivata. L’accurato ed attento esame filologico di A. M. Cirio ne sottrae la produzione al calderone delle innumerevoli epigrafi incise sul ‘Colosso di Memnone’, effimeri segni di ‘pellegrinaggi’ consegnati ad una scrittura poco autoriale e di routine, e consente di scrivere una pagina importante sia per la storia della letteratura che per quella dei dialetti letterari greci. Ma i risultati non si collocano su questi pur importanti piani. Viene restituito alla storia, intesa come complessità, il profilo di una ‘dama’ di ascendenza regale che era anche una intellettuale colta, sapiente versificatrice, padrona di un ‘sapere letterario’ non certo mediocre, perfettamente inserita nel contesto del suo tempo e nei progetti privati e pubblici dell’imperatore Adriano e della sua famiglia. Il quadro complessivo ricostruito dalla studiosa senza petitiones principii pregiudiziali e con l’impiego sapiente di una documentazione puntualmente raccolta, raggiunge anche il risultato di gettare una luce di attenzione complessiva sulle epigrafi, sia in lingua greca che in lingua latina iscritte sul ‘Colosso’, e sulla complessità delle pratiche cultuali sviluppatesi intorno a questa ‘statua parlante’, sullo sfondo del progetto politico di ellenizzazione perseguita da Adriano ed incoraggiata da personalità di origine greca ed orientale, in una regione di particolare interesse strategico e storico-geografico, quale era l’Egitto del ii sec. d. C. Paola Radici Colace


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