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Tante care cose” che hanno lasciato un segno: LA TIMELINE

Anni ’30

Zip: nei fumetti si usa di solito per i proiettili. Indica velocità. Si usa anche quando qualcosa viene sottratto rapidamente a qualcuno. È un’onomatopea, va bene anche per i piccoli fulmini. I lampi, appunto. La chiusura lampo.

La forma per il cambiamento

Un anno fa alcuni di noi sono stati rapiti dai video lanciati su Twitter di Chiara Alessi, critica di design e curatrice di mostre, in cui raccontava gli anni d’oro del design industriale italiano. Da queste pillole è nato “Tante care cose” (Longanesi, 2021), una miniera di aneddoti, di retroscena, di scoperte che conferma l’importanza della forma nella costruzione del valore di qualsiasi prodotto.

1932

Campari recluta Fortunato Depero inizialmente come illustratore e poi come designer di packaging ante litteram. L’azienda lancia sul mercato la prima bottiglia monodose. Accade che il prodotto di punta prende il sopravvento sull’azienda stessa, diventa la sua metonimia: la Campari è il Campari, e un Campari è questa bottiglietta.

1948

La spillatrice Zenith 548 con quel suo tipico profilo che ricorda una balena è ancora oggi una delle più diffuse. Non tutti sanno che, nonostante il processo produttivo delle 39 parti metalliche che la compongono sia ormai automatizzato, il collaudo finale viene fatto a mano.

1946

Alla Fiera di Milano viene presentata la prima lavabiancheria italiana, con riscaldamento dell’acqua e pompa di scarico, marchio Candy. Il nome, all’origine, era Officine Meccaniche Eden Fumagalli, ma i versi di Nat King Cole (“Candy”) ispirarono l’azienda verso un nome più esotico, familiare e femminile.

Piaggio nasce come produttrice di arredi navali e arriva, durante il secondo conflitto, a essere una delle principali aziende produttrici di aerei. Finita la guerra decide di convertirsi al nuovo desiderio di mobilità individuale, autonoma. Anche nella forma. Mentre la cugina Lambretta somiglia ancora troppo a un mezzo militare, Piaggio pensa che il suo scooter, la Vespa, debba avere i fianchi larghi, morbidi, comunicare stabilità, robustezza, ma anche sinuosità. Serve una motocicletta che permetta di stare seduti comodi e non sporcarsi.

1933

Alfonso Bialetti è nel cortile di casa e osserva sua moglie che fa il bucato con la lessiveuse (un catino di acqua bollente sul quale viene posto un filtro contenente cenere, di cui l’acqua si impregna prima di ricadere sui panni). Gli viene in mente di trasferire quel processo su una nuova macchina, miniaturizzata e col caffè al posto della cenere. Sarà Renato, il figlio imprenditore, a dare vita alla moka, dissotterrando lo stampo che il padre aveva nascosto durante la guerra.

1957

Ode alla 500.

“Fatta dal Giacosa Dante, men famoso del poeta tuttavia un grande esteta (della Topolino, ante). Ha una forma arrotondata vi ci stan quattro persone, cinque, quando stanno buone, bassa è di cilindrata. Per chi ha appena la patente quella di seconda mano ancor può andare lontano ammirata dalla gente. Tanto che l’han poi rifatta come oggetto di design. Le han cambiato un po’ la line, sembra ancor più compatta.”

1961

La Serie Magic dei fratelli Bassani, della BTicino, la riconosciamo tutti nella sua forma primaria: la placca rettangolare in alluminio con gli angoli smussati, anche per superare l’associazione minacciosa con l’elettricità. L’elettricità non è pericolo, è magia. La pulsantiera fatta dai rettangoli in plastica bianca più piccoli nasconde il mistero. On/off. Off/on.

1967

Trent’anni prima del Motorola a conchiglia, nasce il Grillo di Richard Sapper e Marco Zanuso, grazie all’intuizione secondo cui l’apparecchio telefonico deve essere mobile. Non c’entra la forma, il nome deriva dalla suoneria meccanica “a ronzatore”, per la prima volta inserita direttamente nella spina del telefono.

1964

Graziella: “la Rolls-Royce di Brigitte Bardot”, recitava lo slogan dell’epoca. Ed è la trovata pubblicitaria più azzeccata per associare lo status della donna (più sexy in circolazione) al simbolo virile e performante della guida, da sempre ritenuta roba da uomini. Le donne ne sono conquistate. Il nome-tributo non può che essere femminile, come femminile è il periodico di grande successo da cui prende ispirazione (Grazia, Mondadori).

1962

Super Santos: un’icona arancione a strisce nere. Inventato da un operaio dell’azienda produttrice, la Mondo spa, per celebrare la vittoria del Brasile al Mondiale del 1962.

1979

Il tappo del Bialcol, tecnicamente studiato – da Alfonso Grassi e Giovanni Sacchi – per facilitare lo svitamento, richiama le pettorine e i copricapi delle religiose che prestavano servizio negli ospedali.

1982

Invicta lancia l’icona che renderà famosa l’azienda al mondo. Jolly è lo zaino che nasce già old style, è vintage prima di esserlo. Tutto, dalle fibbie, ai colori, al lettering della scritta in rilievo, contribuisce a un’icona marmorea. Come se fosse uno zaino che arriva da un tempo eterno.

1998

Enel sviluppa in quegli anni una consapevolezza estetica, a fronte dell’impatto che i tralicci hanno sul paesaggio. Per questo bandisce un concorso, in cui però c’è un ex aequo. Due vincitori, due progetti totalmente diversi: uno prevede una struttura semplice e trasparente, fatta di cavi che assomigliano a quelli per stendere la biancheria, l’altro è ciò che vediamo oggi. Tre anni dopo, il designer che di fatto non vinse, fu invitato da Enel a disegnare il loro contatore, o meglio, il nostro contatore.

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