Il Comunicatore Italiano, Antonio Bettanini, tutti pazzi per twitter (tranne me)

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Il Comunicatore Italiano, Antonio Bettanini, tutti pazzi per twitter (tranne me)

Tutti pazzi per twitter (tranne me). Twitter, scuola di scrittura o informazione di bassa qualità? Il punto di Antonio Bettanini, esperto di Comunicazione Istituzionale e co-fondatore del blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

Twitter ti guarda dall’alto dei suoi 500 milioni di utenti. La storia e la leggenda lo vogliono figlio di un lungo brainstorming*. Twitter vale 8,4 miliardi di dollari. Avversario di facebook, più semplice e immediato, batte i media tradizionali nel dare le notizie. Tanto che gli esperti di crisis management ne studiano le potenzialità perché come efficacemente sintetizza una partecipante al forum di IABCEME**, proprio in un tweet “Social media becomes the problem AND the solution! #crisismanagement”. Social network, Twitter vive di una comunità di seguaci (followers). I suoi brevi messaggi portano uno o più hashtag: il simbolo cancelletto (#) che precede parole o frasi e consente al popolo di twitter di taggare i micro messaggi. Qui la differenza tra uno short message service e un tweet e che lo rende appunto social. Perché in questo modo lo contestualizza e cataloga: non basta infatti essere, entrare in relazione. È necessario essere riconosciuti in modo verticale. L’etichettamento, anche riguardante questioni emergenti, porterà altre persone a partecipare alla discussione, fino a farla diventare un trending topics. Twitter incoraggia al protagonismo, a sentirsi sul mercato, essere accattivanti per condividere, andare a caccia di clienti, costruire una rete (con sito, blog) dove molti si impiglino. E tutto questo nonostante abbia un suo galateo. Fatto di almeno “15 TWETIQUETTE (Twitter Netiquette) RULES YOU MUST KNOW”. La forza di Twitter risiede nella disintermediazione. Perché quel che si muove in rete, con tutta la bassa qualità informativa che comporta, elude i sistemi tradizionali e professionali dell’informazione, sia mediatici sia letterari. E tuttavia secondo Jennifer Blanchard è scuola di scrittura obbligando a sapere esattamente cosa dire e come dirlo nel minor tempo possibile. A ricercare nuove parole, a ri-scrivere e fare dunque editing. C’è chi parla di


scrittura come azione, di creatività connettiva. C’è chi infine, pur criticando la tendenza “bacio perugina” all’uso di citazioni vetuste e fruste (Flaiano, Kraus, Longanesi), vera e propria killer application dell’aforisma, scopre in twitter (su tutti Samanthifera) la prospettiva di un nuovo paradigma aforistico, una nuova metamorfosi. Certo twitter è il format di una nuova scrittura. Sempre più distante però dall’argomentare e dal persuadere, due pilastri di una democrazia liberale. * «Cinque anni fa abbiamo iniziato a programmare twitter (abbreviato in twttr). Otto giorni dopo abbiamo inviato il primo tweet». Parole di Jack Dorsey, sviluppatore software e fondatore con Evan Williams e Biz Stone di questo famoso social network. Era marzo del 2006. Avevano già costruito una piattaforma per blog e per podcast. Il nome originale era twttr, nome ispirato all’allora già fortunato Flickr ed ai 5 caratteri di lunghezza dei numeri brevi per l’invio degli SMS negli USA. Twttr , senza vocali: dalla parola inglese twitter “cinguettio”. Come spiega Dorsey, è facile da digitare con i tasti del cellulare 8-9-8-8-7 corrispondenti alle lettere t-w-t-t-r ** The International Association of Business Communicators (IABC) Europe & Middle East (=IABC EME). È un network non-profit che riunisce più di 16,000 professionisti della comunicazione in tutto il mondo.

FONTE: Il Comunicatore Italiano


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