photissima art fair & festival catalog 2012

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m o c l e W j e h t to


me e l g n ju


organizzato da

artevision con il patrocinio di

regione piemonte provincia di torino ordine architetti ppc provincia di torino sponsor

artnetworth epson creative partner

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elsy ufficio stampa

nora comunicazione


PHOTISSIMA ART FAIR &FESTIVAL fiera internazionale di fotografia torino duemiladodici

Una settimana all’insegna di mostre ed eventi dedicati a tutti coloro che amano la fotografia, Torino, ex Manifattura Tabacchi 8-11 Novembre 2012

photissima.it


photissima

to s e u q In go... catalo FIERA

gallerie in esposizione

SOLO FOTOGRAFIA

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FONDAZIONE ARTEVISION

BIASUTTI

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direttore generale

galleria ZAMENHOF

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ARTRE’ GALLERY

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GALLERIA SEGNO DEL TEMPO

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THE FORMAT

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ARCHIVIO CAMERAPHOTO EPOCHE

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FAMIGLIA MARGINI ART GALLERY

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4K

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GALLERIA SOTTANA

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BOX.E GALLERY

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arte contemporanea CASA DELLA RENNA

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galleria AREA LINA

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SABRINA RAFFAGHELLO

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IKONA GALLERY

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FONDAZIONE ZAPPETTINI

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STEFANO RUBICONDO

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MARIO GAMBA

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AV ART GALLERIE

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Quality Business

SPAZIO FARINI6

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stampa catalogo

GALLERIA DIEFFE ARTE CONTEMPORANEA

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da un’idea di

TELEMACO RENDINE aIUTO

Vincenzo Fame direttore ARTISTICO FIERA

TELEMACO RENDINE SEGRETERIA ORGANIZZATIVA FIERA

ARTEVISION TORINO direZIONE

CARLOTTA OCCHIENA SEGRETERIA

FEDERICA MARTONE Andrea Capobianco Davide Zanellato ARTEVISION VENEZIA direZIONE

Federica Molin Direttore artistico e curatore Festival

CARLOTTA PETRACCI Segreteria organizzativa Festival e Coordinamento editoriale catalogo

WHITE identità visiva, progetto grafico, exhibit design

Undesign progetto fotografico e video direction

WHITE Ufficio Stampa

Nora Comunicazione allestimento

mcl officine poligrafiche


festival

progetti in mostra

progetti speciali & eventi off di fronte e di schiena

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captives. between introspection and discovery 40

la linea gotica photography

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contro la biennale

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carciofini sott’odio

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dr. Karanka’s print stravaganza

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adolescence

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lomo road show

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Osservare la bellezza

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quei ragazzi dello skate

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la peggio gioventù

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the screamo

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psychedelic paper

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open your mountains

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identitades de cuba

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Lavoro d’accademia

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welcome to the jungle: concorso fotografico

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the queen at pompeii

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fotografia e architettura: una coppia di fatto

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Fotografie moderne

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Case belle, salotti buoni

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foto d’arte del ferro

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Tutti intorno al bogo

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l’epopea di gianduja

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sotto sforzo

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giovani aquile

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Belle foto, bella gente

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welcome to the jungle

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PERCHÉ PHOTISSIMA ART FAIR? DI telemaco

rendine

DIRETTORE ARTISTICO PHOTISSIMA ART FAIR

È questa la domanda che più spesso operatori di settore, giornalisti, galleristi, collezionisti mi hanno rivolto in questi mesi di instancabile lavoro.La Fondazione Artèvision nasce con lo scopo di valorizzare e divulgare le arti visive con un particolare focus sulla fotografia. Coerentemente con la sua mission, dal 2000 gestisce a Torino e a Venezia un’Accademia di fotografia, organizza workshop, realizza esposizioni, e quest’anno ha dato vita a Photissima Art Fair, una grande manifestazione interamente dedicata alla fotografia. In una primissima fase Photissima doveva limitarsi ad essere un Festival: una “mostra delle mostre” che, in modo canonico, avesse uno o più curatori con il compito di scegliere un tema e di svilupparlo raccogliendo opere, artisti, documenti. Tuttavia mi sembrava che mancasse qualcosa. Mi sembrava che, per dare una visione completa del settore della fotografia artistica, mancasse il punto di vista del mercato e, dunque, tutto il lavoro di ricerca, di documentazione, di selezione di artisti e di opere svolto quotidianamente dai galleristi che, ci piaccia o no, guidano e formano il gusto e le scelte degli amanti della fotografia e di coloro che la fotografia la acquistano. Questi ultimi, altro anello imprescindibile del sistema. È grazie a queste dinamiche che un fotografo diventa un artista e una 08

fotografia un’opera d’arte. Photissima vuole renderne conto nella sua interezza: riprodurre un microcosmo, dunque, che in un solo momento e in solo luogo raccolga tutti i suoi attori –artisti, galleristi, critici, curatori, collezionisti– e i suoi meccanismi. Non solo. La fotografia non si può ridurre a un “affare” per pochi, ma -oggi più che mai- è uno strumento di tutti e per tutti: tutti possono farla e tutti possono goderne. Al tempo di social network e app per cellulari, produrre materiale fotografico è facilissimo: importante allora è aprire una riflessione seria sulla fotografia in Italia, sia in termini di mercato che culturali, ed includere in questa riflessione anche i non addetti ai lavori in un’ottica talvolta didattica ed emozionalmente coinvolgente. Photissima Art Fair è stata quindi concepita anche per essere una festa, accessibile, per contenuti e costi, ad un pubblico ampio e diversificato. Un altro punto, che mi sta particolarmente a cuore, caratterizza in modo distintivo la rassegna: Photissima si occupa esclusivamente di fotografia. Sembra un’ovvietà, non lo è. Non include l’arte digitale, né la video arte. Cito in particolare queste due forme di espressione artistica perché spesso vengono associate alla fotografia, ma con la fotografia hanno poco o niente a che fare. Infine Torino. Torino è la mia città ed è anche la


culla della fotografia italiana. Naturale, per me, che fosse anche il luogo che avrebbe visto nascere la manifestazione che avevo in mente. In Italia, i primi esperimenti di fotografia sono stati condotti da Enrico Federico Jest e da Antonio Rasetti nell’ottobre del 1839 e le prime fotografie ritraggono vedute del Tempio della Gran Madre, di Piazza Castello e di Palazzo Reale, a Torino. Questa complicata città ha saputo coltivare e conservare quel primato, tanto che nel 1985 vi nasce la prima Biennale Internazionale di Fotografia ideata da Luisella D’Alessandro che ha l’innegabile merito di aver restituito alla fotografia, in Italia, lo statuto di Arte quando ancora era relegata a sorella minore delle arti figurative. Averla conosciuta ed aver collaborato con lei in più occasioni ha accresciuto in me la sicurezza della mia passione ed ha rappresentato un modello da seguire, anche in questa grande sfida che è Photissima. Più di vent’anni dopo, ho voluto raccogliere idealmente quel testimone, e riportare la fotografia a Torino. Ma non vi rimarrà in modo esclusivo. Photissima Art Fair non è legata a un luogo specifico e oltrepasserà i confini del territorio in cui è nata: nel 2013 infatti l’evento si sposterà a Venezia in occasione della Biennale.

L’ingresso dell’ex Manifattura Tabacchi

Siete tutti invitati. 09


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Ex Manifattura Tabacchi gli spazi dedicati alla Fiera

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SOLO FOTOGRAFIA DI telemaco

rendine

DIRETTORE ARTISTICO PHOTISSIMA ART FAIR

A Photissima Art Fair non vedrete altro che fotografia. Nelle sue evoluzioni tecniche e artistiche, certo, ma nient’altro che fotografia. Niente che le assomigli, seppur da vicino. E chi ama la fotografia sa cogliere le differenze. È questo che continua a farmi sostenere con forza, pur tra mille obiezioni, che siamo l’unica fiera italiana esclusivamente riservata all’arte fotografica. È il principale tratto distintivo della manifestazione ed è ciò che ho detto a tutti coloro che ho personalmente contattato ed invitato a partecipare a Photissima. La fotografia è contenuto, scopo e criterio della fiera. Nel senso che anche i soggetti che sono stati chiamati a parteciparvi, sono stati selezionati sulla base di una sola regola fondamentale: che si occupassero unicamente o prevalentemente di fotografia e/o che presentassero dei progetti di elevato livello qualitativo. Abbiamo voluto coinvolgere realtà di nature diverse, non solo le gallerie in senso classico: così vedrete la galleria Biasutti di Torino accanto

al veneziano Archivio Cameraphoto, il più importante archivio fotografico di Venezia che raccoglie 60 anni della storia della fotografia; la Galleria Sottana del Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi accanto alla Fondazione Zappettini. Alle gallerie storiche, come la Ikona Gallery di Živa Kraus, la prima galleria italiana per la fotografia, si affiancheranno i più giovani, siano essi artisti o galleristi, per attirare sia un collezionismo consapevole e consolidato, sia un collezionismo più giovane, magari con disponibilità economiche più limitate, ma tutto da coltivare, e che in fiera troverà senz’altro il modo di avviare o arricchire una collezione con lavori accessibili e di qualità. Più che una prima edizione, io la chiamerei un’edizione zero, un’edizione pilota, che ci farà prendere le misure e ci farà scoprire i nostri punti forti e le nostre debolezze, per una manifestazione che ha l’umiltà di capire quanto ancora deve crescere, e l’ambizione e la determinazione per farlo. 13


Gianpiero Fanuli Rodeo Drive, Beverly Hills, 2006

BIASUTTI

La galleria nasce a Torino nel 1985 e, fin da subito, inizia un importante programma di mostre di alcuni fra i piĂš grandi autori italiani ed internazionali del Novecento. Nel 2000 Giampiero Biasutti inaugura la sede attuale di via della Rocca, continuando a proporre esposizioni personali di artisti di rilievo della seconda parte del secolo scorso e della contemporaneitĂ quali, per esempio, Tadini, Knap, Capogrossi, Ruggeri, Griffa, Adami e Chia. Dal gennaio 2012 Riccardo Costantini, come condirettore, entra nelle scelte di programmazione ed apre la galleria ad una maggiore attenzione ai nuovi linguaggi e mezzi espressivi contemporanei con una particolare attenzione alla fotografia.

ARTISTI IN FIERA

CONTATTI

Edoardo Romagnoli Gianpiero Fanuli Maurizio Galimberti Piero Mollica

Via Della Rocca, 6/b 10123 Torino www.galleriabiasutti.com info@galleriabiasutti.com Tel +39 011 8141099

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Galleria Zamenhof

Pavel Vavilin Black sky

Fondata nel maggio 2008 da un gruppo di artisti emergenti e attualmente gestita da uno staff giovane e dinamico. Una ricerca che, promossa dai soci fondatori, Virgilio Patarini e Valentina Carrera si avvale della collaborazione di personalità di spicco della critica d’arte, i quali, in sintonia con quell’idea di Bellezza dell’Arte che la Galleria Zamenhof insegue e persegue, prima ancora di essere operatori del settore di rinomata fama, sono profondi amanti dell’arte contemporanea e sostenitori degli artisti emergenti. Accanto a loro un gruppo di intraprendenti giovani curatori, coadiuvano lo Staff nell’organizzazione degli eventi espositivi organizzati a Milano e in altre città italiane (Torino, Ferrara, Imperia, Massa, Lecce) in importanti sedi espositive (gallerie, musei, castelli, palazzi storici). Con umiltà e rigore. Senza nessuna concessione a facili sensazionalismi o inutili, vacue provocazioni. Senza nessuna volontà di stupire o di fare qualcosa di forzatamente nuovo. Magari, piuttosto, qualcosa di bello. Perché la bellezza esiste ancora. Solo, ha cambiato abito.

CONTATTI Via Zamenhof 11 20136 Milano www.galleriazamenhof.com galleria.zamenhof@gmail.com +39 02 83660832

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ARTISTI IN FIERA Barbara Fittipaldi Gianluca Bettinotti Luca Sturolo Martina Massarente Nicolo’ Paoli Ginko Guarnieri Santino Mongiardino Mauro Centanaro Valter Messina Claudio Ghiglione Ulrich Elsener

3 Artré gallery

Dal 2003 Bruna Solinas sceglie personalmente gli artisti non solo italiani, giovani talenti, artisti che gravitano nel panorama internazionale rendendo interessante il dialogo e la sinergia tra gli stessi. Architetto e progettista di allestimenti anche in spazi museali in diverse città, Roma, Mantova, Milano, Ravello ecc... Organizzare mostre ad Artrè significa occuparsi in toto della realizzazione degli eventi, dalla scelta dell’artista, delle opere, dell’allestimento, alla comunicazione, ai rapporti con la stampa. Tra le mostre significative da noi ospitate: Personale di Andrè Verdet, Rocco Borella, Silvio Monti, Mergherita Levo Rosenberg, Urs Luthi, Ulrich, Marco Nereo Rotelli, Vanadur e molti altri. Il lavoro della Galleria ha meritato in questi anni numerose recensioni su Arte e Critica, Flash Art, Repubblica nazionale, Corriere Mercantile, Secolo XIX... Tra i critici della Galleria: Sandro Ricaldone, Viana Conti, Miriam Cristaldi, Luciano Caprile, Maurizio Sciaccaluga. 16

CONTATTI Vico dei Garibaldi 41-43r 16123 Genova www.artregallery itartregallery@libero.it +39 0390 10252585


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galleria

Segno del Tempo

Presenta ARE YOU PREPARED? (di Veronica Conte Umberto Barone), un progetto di intervento incisivo, graffiante, che colloca immediatamente il fruitore al di fuori del tempo e dello spazio. Denuncia profonda che vive alle radici abbandonate di una società- scheletro che ha vissuto, un tempo, e che continua a vivere immersa nelle contraddizioni del contemporaneo. L’uso della giustapposizione provocatoria è tecnicamente costante, ma declina in differenti sfumature tutte d’impatto, tutte vere. La lettura è doppia: se da una parte potrebbe a prima vista portarci ad una proposta di modello positivo, riuscito, vincente, pare concreto il messaggio attraverso il quale una realtà emerge: sono proprio le macerie, il passato, visibilmente schiacciato dall’isterico contemporaneo, che ne costituiscono l’imprescindibile radice.

CONTATTI Via Fiori Chiari 20 20100 Milano ilsegnodeltempo.com info@segnodeltempo.com +39 335 7848248

Veronica Conte e Umberto Barone Are you prepared 1

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THE FORMAT - Contemporary Culture Gallery si presenta come un contenitore culturale contemporaneo, molto più complesso del passato e che va oltre l’oggetto fisico e si manifesta con identità polisemiche. Le arti sono oggi in perenne divenire, sempre più multiformi e rappresentano una molteplicità di linguaggi, di segni, di riferimenti, di varietà di strumenti e materiali, di energie, di istanze, di modelli. Le economie che ruotano e si producono in entrata ed in uscita rispetto ad uno spazio, che deve essere oggi artistico-culturale, sono molto più articolate, impegnative ed eterogenee e richiedono un ampio mix di azioni. Per questo le tre progettazioni (culturale, divulgativa e funzionale) devono integrarsi ad ogni latitudine del progetto, condividendo la visione iniziale e finale e le sfide che comporta.

ARTISTI IN FIERA

CONTATTI

Tommaso Fiscaletti Erminia De Luca Svetlana Ostapovici Edegildo Zava

via Giovanni Enrico Pestarotti 20143 Milano www.theformatculturegallery.com theformatculturegallery@gmail.com +39 331 026896

The Format

Contemporary Culture Gallery 18

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ARCHIVIO

CAMERAPHOTO EPOCHE

Archivio Cameraphoto Epoche Srl organizza e rende fruibile l’archivio di CAMERAPHOTO, la più grande agenzia fotografica di Venezia, attiva dal 1946 al 1987. L’archivio consta di 300.000 immagini negative in bianco e nero su lastra di vetro e pellicola in grande/medio/piccolo formato e testimonia quattro decenni di storia principalmente Veneziana e del territorio circostante. Il sito web archiviocameraphoto.com rende accessibile a tutti il materiale che sistematizziamo anche grazie al contributo volontario di appassionati collaboratori

CONTATTI

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San Polo 3084 30124 Venezia www.cameraphoto.it info@cameraphoto.it +39 041 5244983

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ARTISTI IN FIERA Paola Fiorido Fabrizio Garghetti Federica Palmarin Lorenzo Papadia Sarenco Davide Valenti Roger Weiss Grace Zanotto Christian Zanotto Ramona Zordini Paola Fiorido, foto Vincenzo Aloisi Nudo sulle striscie, 2006

CONTATTI

In ogni momento storico, mentre il potere si suicida, c’è l’albore di un nuovo modo di resistenza nella forma che si pone da guida. Rispettando la legge di causa ed effetto teorizzata da Isaac Netwon, un’aggregazione di artisti ha risposto con una variegata istanza di tracce di luce come naturale conseguenza dell’oppressione. Famiglia Margini è il frutto dell’energia catalizzante di una genuina sperimentazione artistica impegnata nell’obiettivo di salvare l’umanità da se stessa. Inaugurata in una Milano benedetta da copiosi fiocchi di neve il 26 gennaio 2006, propose come base concettuale di partenza i disegni del Nobel Dario Fo con il progetto di una città rivoluzionaria e rivoluzionata in senso umano. Famiglia Margini si struttura come galleria indipendente d’arte contemporanea, sostiene un attivo comitato di ricerca artistica, punto d’incontro di persone che ancora credono nella possibilità di condividere percorsi esistenziali.

FAMIGLIA MARGINI

Via Simone d’Orsenigo 6 20135 Milano www.famigliamargini.com famigliamargini@gmail.com +39 02 55199449 +39 3287141308

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Art Gallery Milano 20


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4K 4K è uno nuovo spazio dedicato all’immagine nel cuore del centro storico di Aosta. Al contempo spazio espositivo, sala proiezioni, laboratorio di post-produzione, 4K si propone ad artisti e pubblico in generale come luogo di progettazione e di produzione di contenuti fotografici e cinematografici. 4K è anche un’associazione culturale che organizza e produce festival, eventi, corsi di formazione con un’attenzione particolare al territorio valdostano e alle montagne che lo caratterizzano.

Niccolò Benetton, Colle del Piccolo San Bernardo, 2011

ARTISTI IN FIERA

CONTATTI

Niccolò Benetton Francesca Catastini Federica Cattagni Giulia Ticozzi

Associazione 4K Rue Malherbes, 34 11100 Aosta www.4kproject.com info@4kproject.com +39 0165 263554 Fax. +39 0165 6531100

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Galleria Sottana

9 ARTISTI IN FIERA Christophe Dessaigne: Forgotten Places, Midnight Artworks Photography & Photomanipulation a cura di Enzo Biffi Gentili e Carlotta Petracci

Christophe Dessaigne Forgotten Places

Il MIAAO Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi è dotato di due gallerie: la Soprana, che accoglie opere della collezione permanente; la Sottana, che ospita mostre temporanee. Nella Sottana sin dal 2006 si organizza una volta l’anno una mostra mercato nell’ambito del progetto Arts&Crafts Supermarket, dedicato al sostegno della creatività giovanile e all’autofinanziamento del Museo. Per la prima volta nel 2012 la mostra mercato è allestita a Torino fuori sede, a Photissima Art Fair. Si tratta della prima personale al mondo di Christophe Dessaigne, nato nel 1973 a Perpignan in Francia, fotograficamente formatosi su cinema e fumetto (Il pianeta delle scimmie di Schaffner, il “Métal Hurlant” di Moebius e Druillet). Noto per cover di romanzi noir e artworks per CD musicali, Dessaigne è anche un “esploratore urbano” che si “infiltra” in siti pericolosi e pericolanti. 22

CONTATTI Galleria Sottana del MIAAO via Maria Vittoria 5 10123 Torino +39 011 561 11 61 miaao.museo@gmail.com


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BOX.E GALLERY

La Galleria intesa come contenitore di arte e laboratorio di progetti artistici ed eventi espositivi, promotore di una politica culturale attenta alle dimensioni della contemporaneità e ai linguaggi della comunicazione visiva, sotto la direzione di Telemaco Rendine, presidente della Fondazione Artèvision ha l’intento di creare scambi sinergici tra differenti realtà. Box.e Gallery afferma la sua devozione per l’arte fotografica esponendo scatti di Artisti italiani e non.

CONTATTI Via Caneve 9 30174 Venezia www.galleria.it venezia@artevision.it +39 393 0318852

ARTISTI IN FIERA Persefone Zubcic Andrea Fazzolari

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Arte Contemporanea CasA della Renna CONTATTI

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Via Cappuccina 30174 Venezia www.artecontemporaneacasadellarennacom galleria@artecontemporaneacasadellarenna.com +39 333 3653636 A Mestre, nel traffico di Via Cappuccina, il nostro sguardo è attratto dalle opere in mostra alla Galleria d’arte contemporanea Casa della Renna: un invito a fermarci e a distoglierci dal continuo passaggio di auto, pedoni, tram. Vogliamo pensare alla Galleria come ad uno spazio vivo, connesso con il tessuto sociale della città. Un luogo dove ogni evento è progettato come esperienza , ricca di stimoli con molteplici livelli di coinvolgimento, pittura, fotografia, scultura, incisione, musica e letteratura.

ARTISTI IN FIERA Gaia Lionello Cristina Alaimo Georg Malfertheiner

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AREA LINA

BILL OWENS SUBURBIA 1972/2012

Area Lina è un progetto espositivo mobile che prevede la realizzazione di un programma annuale di mostre che, di volta in volta, verranno ospitate in spazi differenti in Italia e all’estero. Consapevole che l’arte è e ha la capacità di produrre valore, Area Lina si pone l’obiettivo di trasformare in opportunità i segni che la crisi sta disegnando sul nostro tessuto economico e sociale. Avendo analizzato cosa è possibile eliminare e cosa invece è necessario tenere, Area Lina accetta la sfida al cambiamento che il nostro tempo impone e, sull’esempio di pratiche espositive in uso a livello internazionale, sceglie, per ogni mostra, spazi adibiti ad altre attività o in disuso. Area Lina predilige le storie incompiute e le eccezioni e decide di collaborare con autori che, con la loro opera, hanno tracciato un percorso culturale determinante ma che il mercato dell’arte ancora ignora.

CONTATTI via Cola Montano 8 20159 Milano www.arealina.com info@arealina.com tel +39 02 6071623

Bill Owens Untitled (Football helmets),1974

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Sabrina Raffaghello

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Fondata nel 2003, la galleria si è specializzata in fotografia, partendo da quella italiana, e includendo nel tempo opere di fotografi internazionali. Inoltre l’attenzione della galleria si è ampliata per includere anche le opere multimediali di artisti contemporanei, così come importanti fotografi storicizzati che hanno prodotto opere significative. Sabrina Raffaghello è un riferimento importante nel rapporto di acquisizione tra pubblico e privato ed è anche una casa editrice specializzata in cataloghi d’arte e libri d’artista. Sabrina, nel 2007 ha dato vita alla Biennale di Alessandria videofotografia contemporanea, lavorando a stretto contatto con l’amministrazione della città di Alessandria e il Ministero dei Beni Culturali. Il format di questo evento è completamente innovativo, mette infatti a confronto i diversi linguaggi della videografia e fotografia contemporanee, ospitando a ogni edizione una Nazione differente. Nel 2010 la galleria inizia una relazione con la Cina con il Namoc Museo (Nationa Art Museum of China, Pechino) e il GUMOA (Guandong Museum of Art di Guangzhou), e al tempo stesso apre il suo ufficio di rappresentanza a Shanghai.

ARTISTI IN FIERA

CONTATTI

franco fontana pierpaolo pitacco bruno cattani paolo novelli roberto goffi

via Treviso 17 15100 Alessandria www.sabrinaraffaghello.it info@sabrinaraffaghello.com +39 0131 1953267

Franco Fontana Vita nova, 2010

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ARTISTI IN FIERA Berenice Abbott John Batho Felice Beato Lorenzo Casali Lary Clark Dena, Robert Doisneau Daniele Duca Franco Fontana Martine Franck Chuck Freedman Gisèle Freund Lisette Model Paolo Monti Ferdinando Scianna Alejandra Okret Deborah Turbeville

Ikona Gallery

IKONA PHOTO GALLERY è stata fondata da Živa Kraus nel 1979, è stata la prima galleria fotografica in Italia ad esporre grandi nomi, come Berenice Abbott, Gisèle Freund, Lisette Model, Carlo Naya, Paolo Monti, John Batho, William Klein, Robert Doisneau, Helmut Newton, Helen Levitt, Lary Clark, Martine Franck, Bruce Davidson, Antonio e Felice Beato, Barbara Morgan, Cornell Capa, Mario Giacomelli, Gianni Berengo Gardin e Ferdinando Scianna. Nel 1989 è stata fondata IKONA VENEZIA International School of Photography, collegata ad IKONA PHOTO GALLERY. Nata come luogo d’incontro per fotografi ed artisti internazionali, realizza workshop, mostre e conferenze, tutti progetti focalizzati su Venezia in quanto risorsa di un’esperienza culturale unica.

Lisette Model Circus, 1950

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CONTATTI Campo del Ghetto Nuovo Cannaregio 2909 30124 Venezia www.ikonavenezia.com ikonavenezia@ ikonavenezia.com +39 041 5205854 27


Fondazione Zappettini

per l’arte contemporanea

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La Fondazione Zappettini per l’arte contemporanea, nata nel 2003, opera per lo studio e la divulgazione della pittura non figurativa italiana e internazionale e si propone anche come piattaforma culturale capace di indagare gli ambiti più sperimentali di scultura e fotografia. Ha sede a Chiavari e Milano ed è un ente senza fini di lucro, dotato di personalità giuridica, riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Con oltre cinquanta mostre all’attivo, la Fondazione promuove studi dedicati alla storia e alla critica d’arte e sui linguaggi dell’astrazione contemporanea. Organizza eventi d’arte e di cultura, quali mostre personali e collettive, seminari, letture, pubblicazioni e incontri.

ARTISTI IN FIERA Marina Bolla Gianfranco Zappettini

CONTATTI corso Buenos Aires 22 16043 Chiavarit www.fondazionezappettini.org info@fondazionezappettini.org +39 02 89281179

Gianfranco Zappettini En plein air, 1977

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Stefano Rubicondo Transpositions one

Stefano Rubicondo

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“Accurata introspezione, ricercatezza nell’essenzialità di forme e geometrie materiche. Elementi semplici, quasi elementari ma di grande prepotenza visiva, si inseriscono ed invadono spazi o sfuggono all’effimero con tagli di luce e di ombre definite o dissolte. Un’esaltazione dell’estetica, dell’aurea bellezza al limite dell’androgino, trasportata in spazi e in frammenti indefinibili nel tempo, tra passato e futuro, attraverso la realtà.

Uno stile preciso nell’essere, un modo di racchiudere il tempo in un fotogramma, trasmettendo la propria percezione visiva ed emozionale attraverso il movimento meccanico della macchina fotografica”. Stefano Rubicondo 29


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MARIO GAMBA

Mario Gamba dal progetto Homo Plasticus

La scrittura di luce del fotografo Mario Gamba, classe 1971, nato a Bergamo ma torinese d’adozione, si è fino ad ora contraddistinta per una narrazione intrisa di raffinata poesia e di evocative citazioni classiche. Gamba immortala paesaggi, soggetti e oggetti contemporanei, contestualizzandoli in un tempo che appartiene ad un indefinito presente, rendendoli parte di uno spazio temporale che si rivela eterno e idealizzato, appartenente allo spazio mentale dei ricordi quanto a quello ipotetico del futuro. Mario Gamba presenta a Photissima Art Fair un nuovo progetto di ricerca: Homo Plasticus, in cui i soggetti antropomorfi sono colti tra i riflessi di luce delle superfici. Attori di questo racconto fotografico a colori sono gli omini Playmobil inseriti in scorci architettonici di grandi città d’arte italiane. Un apporto pop al suo lavoro già metafisico, che nei nuovi scatti intende provocare e divertire il fruitore. Nella serie dedicata a Venezia –Homo Plasticus Venetiensis– si fa un po’ il verso alle famosissime vedute della Serenissima, quelle di stampo canalettiano, souvenir tanto in voga all’epoca del Gran Tour: gli omini di plastica vengono ritratti accanto ad edifici storico-artistico, oggi alterati dai segni della deturpazione urbana propri della nostra contemporaneità. Così, accanto a testimonianze di indubbia bellezza architettonica senza tempo, a far da sfondo all’homo plasticus troviamo sporchi cassonetti della spazzatura, macerie e teloni industriali abbandonati. Allo stesso progetto appartiene la serie in corso d’opera Città Ideale? dove, questa volta, i Playmobil sono ritratti presso le mete turistiche più in voga della nostra penisola. Con Homo Plasticus, l’occhio di Mario Gamba ci offre un rinnovato sguardo sul mondo circostante, dall’approccio allegro, fresco e provocatorio, volto ad osservare il palcoscenico di un’umanità fatta di rigida plastica colorata che tanto rimanda ai manichini di dechirichiana memoria, ove il riso divertito s’intride di un sapore anche amaro. Perché il senso tragicomico dell’apparenza rientra indubbiamente tra i livelli di lettura di queste opere dall’impatto accattivante. (Renata Panizzieri) 30


AV art gallerie

Tra gli obiettivi primari la valorizzazione e la divulgazione delle arti visive la scoperta di giovani talenti, selezionati dalla scuola di fotografia Artevision e la valorizzazione e divulgazione delle arti visive, promuovendo l’organizzazione e la gestione di progetti che favoriscano la conoscenza, lo sviluppo e lo scambio di espressioni artistiche . Si pone, come punto di riferimento per l’organizzazione di concorsi internazionali di fotografia; progetta, studia e realizza mostre presso le proprie sedi espositive senza trascurare contaminazioni artistiche in realtà non convenzionali.

ARTISTI IN FIERA Max Papeschi Davide Gasparetti Luca Giacosa

18 CONTATTI via Santa Giulia 14 10124 Torino www.avartgallerie.co info@avartgallerie.com +39 011 8115112

ARTISTI IN FIERA Max Papeschi Davide Gasparetti Luca Giacosa

Max Papeschi Exit from heaven

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Spazio farini6

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ARTISTI IN FIERA Annamaria Belloni Luigi Billi Carlo Ottaviano Casana Fausto Meli Andrea Rovatti Riccardo Varini Annamaria Belloni Il giardino di Danzica

Galleria SPAZIOFARINI6_fotografia fine art promuove i molteplici linguaggi e le diverse pratiche che caratterizzano la produzione artistica fotografica di oggi e mira ad offrire una visione ampia e sempre aggiornata della scena della fotografia artistica. E’ un importante impegno per la galleria SPAZIOFARINI6 scoprire ed includere nella sua collezione fotografie anche di artisti emergenti, per proporre al pubblico sempre nuove ed interessanti visioni ed offrire una varietà di scelta anche ai giovani collezionisti. Grazie alle attività culturali e artistiche dedicate al mondo della fotografia, Galleria SPAZIOFARINI6 è un punto d’incontro d’importanza fondamentale per tutti gli appassionati del settore, fotografi e collezionisti. 32

CONTATTI Via Farini 6 20154 Milano www.spaziofarini.com info@spaziofarini6 +39 02 62086626


Galleria Dieffe Arte contemporanea

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Dieffe Arte Contemporanea nasce nel giugno del 2001 scegliendo come propria sede uno dei siti più antichi di Torino. Si trova infatti tra Piazza Corpus Domini e via Quattro Marzo, su cui si affacciano case con finestre gotiche e rinascimentali. In quest’angolo di storia, la galleria ha trovato collocazione nello spazio al pian terreno di un antico palazzo di via Porta Palatina, ergendosi come “ponte” ideale tra passato e presente artistico. Diretta da Valerio e Gabriella Pastore, Dieffe Arte Contemporanea ha mostrato fin dall’inizio della sua attività un orientamento artistico volto a promuovere artisti appartenenti alle nuove generazioni di creativi, senza escludere dalla sua programmazione nomi già consolidati. Con gli anni il lavoro della galleria si è consolidato ed arricchito di nomi conosciuti come Luisa Valentini, Dany Vescovi, Gea Casolaro, Corrado Zeni, ma anche Zamfira Facas, Luigi Caiffa, Saverio Todaro, Coniglio Viola, Giulia Caira, Tina Sgrò, Opiemme, F.lli Calgaro, Andrea Giuseppe Marte, Carlo Galfione, solo per fare qualche nome. Inoltre non sono mancate le collaborazioni con artisti esteri il cui valore è riconosciuto a livello internazionale, quali Sarah Rossiter, Eric Zener e Jesús Algovi. Gli obiettivi dell’associazione Dieffe Arte Contemporanea sono di offrire agli artisti, previa accurata selezione, l’opportunità di essere inseriti nel calendario espositivo, proporre la loro ricerca presso altre gallerie e istituzioni, far si che lo spazio della galleria abbia un’ inclinazione multifunzionale accogliendo iniziative disparate di carattere culturale. Le diverse proposte favoriscono in questo modo l’avvicinamento al mondo dell’arte da parte di neofiti che muovono i primi passi all’interno di questo complesso ed esigente mercato, purtroppo ancora oggi esclusivo appannaggio di collezionisti e professionisti del settore.

Angelo Davoli Harmony 1, 2009

CONTATTI Via Porta Palatina 9 10122 Torino www.galleriadieffe.com info@galleriadieffe.com +39 011 4362372 +39 3384292378

ARTISTI IN FIERA Sarah Rossiter Emanuele Riccio Luigi Cozzolino Angelo Davoli 33


t s e F 34


l a v i t 35


Ex Manifattura Tabacchi Gli spazi dedicati al Festival

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WELCOME TO THE JUNGLE DI carlotta

petracci

DIRETTORE ARTISTICO E CURATORE PHOTISSIMA FESTIVAL

Benvenuti nella giungla della fotografia. Il claim di Photissima, Welcome to the Jungle, tratto dal titolo di una canzone -il secondo singolo del primo album dei Guns ‘n’ Roses, Appetite for Destruction- condensa in una locuzione lo spirito del Festival. Un approfondimento culturale collaterale alla Fiera fatto da giovani, per i giovani. In modo ironico e spregiudicato già a partire dalla comunicazione si è scelto di prospettare una visione più democratica e partecipata della fotografia, senza complessi verso il sistema dell’arte contemporanea, verso gerarchie disciplinari, presunzioni concettuali o tecniche. La comunicazione gioca sul fatto che oggi più di ieri, al tempo dei social network e delle app, produrre materiale fotografico è così facile che potrebbe farlo anche una scimmia. Non saranno sicuramente di questa opinione i cultori della Fotografia con la “F”maiuscola

(del resto neppure chi scrive confonde legittimi approcci autoriali con fenomeni che si producono in rete e con “sottoculture” giovanili). Vanno tuttavia poste le basi per una riflessione più attuale sulla fotografia, pur senza buttare tutto quanto è accaduto in passato. Anzi, vanno anche ricordati e recuperati documenti visuali, spesso eccentrici, che questa città ha dimenticato di possedere. Articolato in una pluralità di mostre, il Festival definisce la propria identità con proposte fotografiche sia istituzionali che indipendenti, ribadendo la volontà di una commistione e contaminazione di linguaggi e tematiche. Oltrepassando i limiti di un pensiero dominante sulla fotografia, il primo “genere” ad essere indagato è quello del fotoreportage. Con la mostra Captives. Between introspection and discovery, Sabrina Raffaghello, direttore artistico della 37


Biennale di Alessandria Video e Fotografia Contemporanea, propone una riflessione sull’identità culturale e individuale con la selezione di lavori fotografici di importanti fotoreporter cinesi, in uno sguardo “neoimpegnato” sulla fotografia. Mentre forse “politicamente scorretta” -almeno secondo un’interpretazione un pò datata- è l’esperienza dello storico settimanale “Il Borghese”, dal cui archivio da poco restaurato dal Trust Aletta si sono prelevate alcune immagini capaci di raccontare con sguardo divertito e a tratti ustionante trasformazioni sociali, politiche e del costume dell’Italia repubblicana. E ancora nuove forme di fotoreportage, come quella dell’online magazine “Landscape Stories” che presenta un lavoro interamente dedicato all’adolescenza come punto di partenza per uno studio sul futuro della rappresentazione del mondo e dell’immaginario giovanili. Sempre per il fotoreportage, ma sotto la specie della formazione e della didattica, la mostra Identitades de Cuba espone i risultati di un viaggio di fine corso a Cuba degli studenti del terzo anno di fotografia dello IED di Torino, accanto ad una selezione di progetti dedicati al lavoro promossa dalla Scuola di Fotografia Artèvision. Ancora nel campo di una fotografia “documentaria” si iscrive poi la grande mostra dedicata alle “sottoculture antagoniste”, che propone una ricostruzione frammentata, largamente inedita, della scena skate e hardcore torinese degli anni ‘90, che riferisce sul senso di urgenza comunicativa e sul bisogno di indipendenza espressiva di quelle “vecchie” frange giovanili. Un’altra cultura giovanile, forse opposta, definibile “di tendenza”, viene illustrata in Psychedelic Paper: un campionario di doppie pagine di style magazines internazionali, una testimonianza sul ruolo sperimentale giocato dalla fotografia nell’editoria indipendente del tempo. Ma non è finita qui. Per quanto riguarda le occasioni di confronto dedicate ai giovani sono messe a fuoco particolari esperienze e organizzati concorsi fotografici e workshop. In primis il Mountain Photo Festival di Aosta presenta i migliori lavori realizzati nel corso del progetto 38


Ex Manifattura Tabacchi Gli spazi dedicati al Festival

Artist in residence, mentre per i contest e i workshop, oltre all’esposizione delle fotografie vincitrici del concorso online Welcome to the Jungle realizzato da Lomography in collaborazione con Photissima e dedicato a forme non conformi di “esplorazione urbana”, fa tappa a Torino il Lomography RoadShow, che vede ancora una volta protagonista del Festival uno dei marchi-simbolo della fotografia popolare e giovanile. Nell’ambito di queste sperimentazioni, per sottolineare l’importanza di un raffronto e di una “mediazione culturale” tra generazioni, viene allestita la mostra The Queen at Pompei, a cura del direttore del MIAAO Enzo Biffi Gentili, su un lavoro del 1999 di Cristina Regina Omenetto, alla quale va riconosciuto un primato nell’esaltazione delle potenzialità espressive della Lomography Holga. Un secondo nucleo tematico del Festival è invece dedicato, in un viaggio a ritroso nel tempo, alle “culture sommerse” e alla “memoria fotografica”, con l’esibizione di documenti rari prelevati da collezioni illustri, per raccontare “un’altra storia”. Alcuni dei principali archivi fotografici torinesi hanno aperto le porte a Photissima, consentendo di mostrare immagini intriganti e originali. In un percorso visivo che va dalle feste “pagane” ottocentesche intorno all’idolo del Bogo proposte dal Circolo degli Artisti di Torino alle residenze di VIP dall’arredamento d’alto antiquariato custodite dalla Fondazione Accorsi-Ometto; dalla “città ideale” di Paolo Soleri in Arizona presentata dall’Ordine degli Architetti di Torino ai testi “avanguardistici”, architettonici ed artistici, raccolti dall’Istituto Alvar Aalto; dagli ambienti “culturistici” illustrati dal Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi ai ritratti di militari -piloti ancor quasi adolescenti- della Grande Guerra conservati nell’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università degli Studi di Torino. Tutti questi contenuti sono riuniti, articolati e impaginati in un allestimento concepito come l’esploso, squadernato, di una gigantesca rivista, naturalmente stampata fine art. Buona visione. 39


CAPTIVES. BETWEEN INTROSPECTION AND DISCOVERY A CURA DI

Sabrina Raffaghello

direttore artistico bIENNALE DI ALESSANDRIA Video E Fotografia Contemporanea

Questa mostra, che vede confrontarsi artisti italiani e cinesi, esprime come la possibilità di una forma linguistica universale possa raggiungere diversi livelli di articolazione linguistica, rendendo l’artista in grado di comunicare con il pubblico nella sua lingua madre, certo che la mediazione oggettiva di una simbologia fotografica gli permetterà un livello di fruizione e comprensione universale. Consci della propria tradizione che ha da sempre sottolineato il legame tra micro e macro esperienze e la loro perfetta aderenza, ma anche desiderosi di indagare in maniera autonoma l’unicità del proprio vissuto, in seguito ai cambiamenti intercorsi in ambito sociale e culturale da vent’anni a questa parte, gli artisti selezionati si sono fatti portavoce di un ethos artistico altamente 40

personale, investigando territori rimasti a lungo inesplorati e abbracciando nuove poetiche. Queste ultime, se da un lato riflettono sul ruolo dell’identità individuale con piglio deciso e innovativo alla luce della propria tradizione culturale, dall’altro non ignorano la sua interazione con quella collettiva, rappresentata soprattutto nel corso degli ultimi decenni dal fluire incessante della storia e dalla perpetua evoluzione del tessuto urbano e architettonico. “Captives. Between Introspection and Discovery” alterna riflessioni sull’io, non più monolitico ma non per questo meno insondabile, a panoramiche in cui è il paesaggio, non importa se urbano o agreste, a innalzarsi a metafora di un’identità plasmata dagli eventi, inevitabilmente mutata e nel contempo mutante.

autori Wang Gang Wang Fuchung Xu Yong Xu Pei Wu Tian Ye Zhou Ming Shi Wen Biao Zhang Bao Zhong Pier Paolo Pitacco PierPaolo Koss

PierPaolo Koss v, 2005/2009


Wang Gang Old woman with blue hat

Wang Gang Farmer with new wheat

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Wang Fuchun The Hoche fishermen, 2006 Wang Fuchun Winter swimmers, 2005

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Zhang Bao Zhong Portrait, 1996

Pier Paolo Pitacco Urban Nightmares, 2009

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S. Elena/Giardini, Pier Paolo Pasolini durante la contestazione alla Biennale. Sulla destra Ninetto Davoli e Cesare Zavattini, 1968

La più grande Agenzia fotografica di Venezia, quattro decenni dal 1946 al 1987. Volti, luoghi ed avvenimenti ormai lontani nel tempo, immagini il cui fascino rimane immutato: stelle del cinema e personalità dell’arte e della cultura, vedute diurne e notturne di Venezia e dei territori che la circondano, cronaca nera/rosa/sportiva/ locale, riproduzioni di opere d’arte e di stampe antiche. Avvenimenti veneziani come acqua alta, scioperi e contestazioni, feste, inondazioni, regate, il Carnevale, costumi d’epoca e regionali e persino la tragedia del Vajont. I proprietari dell’archivio, Vittorio Pavan e Carlo Pescatori, si dedicano con passione alla sistematizzazione dell’immenso corpus di im44

magini in loro possesso, che pubblicano mano a mano su www.archiviocameraphoto. com ed esibiscono in mostre tematiche sia in Italia che all’estero. La selezione qui presentata mostra le proteste di studenti, artisti, operai ed intellettuali che nel Giugno 1968 contestano uniti l’impostazione della Biennale, considerata limitante per gli artisti (statuto risalente al periodo fascista, giurie d’ammissione) e tesa alla mercificazione dell’arte per la presenza dell’ufficio vendite. L’Accademia di Belle Arti è occupata da mesi, in Piazza San Marco vengono brutalmente represse dalla polizia proteste pacifiche di pochi manifestanti che possono solo difendersi con qualche lancio di sedie.

ARCHIVIO CAMERAPHOTO epoche Dai divi del cinema alle rivolte di piazza, quarant’anni di storia veneziana e italiana nell’archivio della più grande agenzia fotogiornalistica di Venezia. Ci dedichiamo al salvataggio di storiche e splendide immagini dall’inevitabile deperimento, cercando di coniugare la nostra passione con le difficoltà economiche che una tale impresa comporta.


ARCHIVIO CAMERAPHOTO EPOCHE

CONTRO LA BIENNALE Una selezione di scatti mostra le proteste di studenti, artisti, operai ed intellettuali a Venezia nel 1968. Uno dei tanti patrimoni dell’Archivio Cameraphoto Epoche, che raccoglie trecentomila immagini in bianco e nero, per la maggior parte non ancora pubblicate: negativi su lastra di vetro, pellicole 10 X 12 cm, rulli in formato 120 degli anni cinquanta e rullini 135 dagli anni settanta in poi

A CURA DI

Protesta in Piazza S. Marco, 1968

Carlo Pescatori

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ARCHIVIO FOTOGRAFICO DE “IL BORGHESE”

CARCIOFINI SOTT’ODIO

A CURA DI

carlotta petracci

Una serie di immagini documentarie “politicamente scorrette” per ricordare una tradizione giornalistica che ha saputo raccontare con sguardo divertito le trasformazioni sociali, politiche e di costume dell’Italia repubblicana

L’esperienza de «Il Borghese» è irripetibile. Lo scrive Vittorio Feltri nella recente prefazione della pubblicazione “Il fascino borghese della fotografia. Politica, costume e società dall’Archivio Fotografico de «Il Borghese»” (Editoriale Argo, 2011), a corredo dell’omonima mostra a cura di Dario Reteuna con la collaborazione di Elisa Paola Lombardo, sostenuta dal Consiglio Regionale del Piemonte, e lo possono affermare tutti coloro, fotografi, grafici e giornalisti che riescono a studiare la storia editoriale d’Italia senza battere bandiera. Non solo perché dagli anni ‘50 in avanti «Il Borghese», fondato da quel “carciofino sott’odio” (come lui stesso si definiva) di Leo Longanesi, ha rappresentato una voce originalissima nel nostro Paese, restituendoci un affresco sfaccettato, ironico e a tratti “politicamente scorretto” del “come eravamo”, ma anche perché al suo disincanto canzonatorio ha corrisposto un immaginario 46

potentemente anticonformista che ha saputo mettere alla berlina l’arroganza, la vanità, talora la volgarità pre-Cafonal della classe dirigente e del mondo dello spettacolo. Vicende salienti e personaggi chiave della politica e della cultura del tempo venivano spesso colti in pose rubate, buffe, scomposte, che, oltre ogni retorica ufficialità, intrattenevano con una satira visiva aggressiva e sottile. Dei flash intelligenti e moderni, una messa in scena tragicomica, “un farmaco antidepressivo”, che funzionava come terapia, come scrive ancora Feltri, alla noia democristiana. Da questo archivio sterminato, oggi proprietà del Trust Aletta e in uso del quotidiano “Cronaca Qui”, preleviamo alcune immagini documentarie -per lo più facce e boccacce, donne spudorate e discinte- per ricordare una tradizione giornalistica che sapeva raccontare, divertita, le trasformazioni sociali, politiche e di costume dell’Italia repubblicana.


a sinistra Anonimo Istantanea dell’Onorevole Giulio Andreotti, 1969 a destra Anonimo Istantanea del Ministro del Bilancio Antonio Giolitti, 1971

Massimo Vergari Il regista Luchino Visconti con l’attrice Florinda Bolkan, 1968

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ADOLESCENCE Landscape Stories, magazine di fotografia contemporanea, presenta l’esposizione Adolescence. Nella selezione di 40 immagini di 28 fotografi internazionali, differenti per stili, tecniche e sensibilità, emergono le incertezze, l’energia, i sogni dei protagonisti dell’adolescenza A CURA DI

Gianpaolo Arena Con l’adolescenza il bambino si stacca dal proprio contesto familiare e va alla ricerca di una propria indipendenza e identità. Una forte energia primordiale comincia a muoversi dentro. Il cambiamento è impetuoso e investe l’aspetto fisico, il modo di vestire, la musica che ascolta, gli amici che sceglie, le esperienze che vive, le ossessioni, le passioni e le liturgie che segue, il modo di affrontare forti emozioni in maniera personale. Finché non sarà adulto, l’adolescente si muoverà in confini sociali aleatori dove sono ancora possibili esplorazioni e scoperte, i ruoli non

sono ancora ben definiti e il senso di libertà è pericolosamente palpabile. La tensione fra azione, distruzione, speranza e visione genera un desiderio estremo di emancipazione, irriverenza, energia e follia. Una strana fluttuazione emotiva attraversa un’identità sessuale misteriosa, indefinita e in continua metamorfosi, che si manifesta in modo imprevedibile, inafferrabile, sfuggente. Per lo più oggetto di nostalgia, denigrazione o invidia, l’adolescenza è confinata in un atipico limbo sociale, i cui protagonisti non sono pienamente presi in considerazio-

ne come soggetti di diritto. Adolescenti e giovani sono invece attentamente studiati e coccolati dalla società dei consumi come modelli preferenziali e prossimi, onnivori consumatori. Uno stato esistenziale effimero e fugace cerca un altro linguaggio espressivo e nuovi codici dissacratori, autodistruttivi, angosciati, vitali. Una miscela irrequieta di impulsività e risorse. Il presente mette in luce lo stato transitorio della loro esistenza e getta le basi del loro imminente futuro. Gli adolescenti appaiono e scompaiono come pianeti splendenti, misteriosi e lunatici.

@ courtesy of Rania Matar Dal progetto A Girl and Her Room

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@ courtesy of Andreas Weinand Dal progetto Colossal Youth

@ courtesy of Paul Kranzler Dal progetto Land Jugend

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Landscape Stories Creato nel 2010 da Gianpaolo Arena, Claudio Bettio e Andrea Gaio, Landscape Stories (landscapestories.net) è un magazine on line indipendente dedicato alla presentazione di storie e progetti fotografici, seguito in 100 Paesi nel mondo. Sito internet, blog, Facebook, Twitter, canale video su Vimeo ospitano centinaia di progetti fotografici, interviste esclusive con i protagonisti della fotografia contemporanea, una selezione di photobooks in formato video. Quotidianamente vengono proposti approfondimenti e notizie riguardanti pubblicazioni editoriali, esposizioni, novità di settore.

@ courtesy of Andrew Miksys Dal progetto DISKO

@ courtesy of Daniel Gentelev Dal progetto Home and Identity

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autori Andreas Weinand Mark Steinmetz Frank Rothe Vikky Wilkes Jocelyn Lee Zolt谩n J贸kay Robin Bowman Lydia Panas Laura Pannack Francesco Neri Peter Yankowsky Michelle Sank Deanna Templeton Jona Frank Martine Fougeron Greg Miller Amy Touchette Paul Kranzler Nigel Shafran Daniel Gentelev Glen Erler Heidi de Gier Raimond Wouda Alessandra Dragoni Rania Matar Ellie Brown Nathalie Mohadjer Andrew Miksys @ courtesy of Jocelyn Lee Dal progetto Nowhere but here

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Claudio Cassano Lizzie, New Year Morning - Barwon Heads, Australia, 2005

Osservare la bellezza intrappolata nella quotidianità. Esplorarne i dettagli, immaginare quali storie si nascondano dietro un volto, un’espressione, uno sguardo distante. Lasciare affiorare i ricordi e le illusioni infantili. è questa la potenza immaginifica che fa da sfondo alle fotografie di Claudio Cassano. Scatti rubati nelle strade delle metropoli, nell’intimità di una casa, in qualche bar. Scatti distratti, spesso imperfetti ma capaci di re52

stituire l’emozione di un attimo. Ad essere ritratte sono spesso giovani donne, altere e immerse nei loro pensieri. Le presenze femminili sono ricorrenti e rappresentano in maniera molto naturale la bellezza della realtà. Laureato in storia dell’Arte e pittura, è cresciuto lavorando tra Parigi, Tokyo e New York. Dagli inizi come assistente di Mario Testino, a cui si rifà la sua visione limpida della fotografia, ha collaborato con i più importanti style magazi-

nes di tutto il mondo. Enfant prodige della fotografia, nel 2001, gli viene riconosciuto il primato come fotografo più giovane ad aver pubblicato su Vogue Paris. Le sue immagini, contraddistinte da un’estetica sempre al confine tra moda, reportage e arte, sono apparse sulle pagine di numerosi magazines, solo per citarne alcuni: Nylon, Bon, Ponytail, Made, Ryuko Tsushin, Label e in progetti espositivi e pubblicazioni per marchi di lusso.


Claudio Cassano Yumiko’s Breakfast - Shibuya, Tokyo, 2007

CLAUDIO CASSANO

OSSERVARE LA BELLEZZA 53


QUEI RAGAZZI DELLO SKATE

A CURA DI

carlotta petracci e andrea fazzolari

Marco Pantaleoni Torino, 1989

“Lo skate non è una moda, è un’addiction”. A parlare è Giampaolo Zampicinini, conosciuto come Zampa, fondatore insieme a Paolo Nelzi della Graw, uno dei marchi di tavole che ha fatto la saga dello skate in Italia. Zampa, anche noto come il fotografo ufficiale, tra i primi ad avere rappresentato l’immaginario torinese dello skate, che dalla fine degli anni Settanta a metà degli anni Novanta ha vissuto alterne vicende e 54

fortune. “Erano gli albori, lo skate nel nostro paese ebbe un’esplosione d’interesse e un abbandono. Tornò alla fine degli anni Ottanta sulla cresta dell’onda, ma per noi non ci fu mai interruzione. Non avevamo internet e i video. Immaginavamo tutto. Bastava una foto scovata su qualche magazine d’oltreoceano ed eravamo già in strada a sperimentare nuovi trick”. La storia ufficiale, quella dell’immaginario americano si intreccia con le

esperienze personali e locali, con l’urgenza di raccontare in modo del tutto analogico ciò che si stava sperimentando. Dai trick ai momenti di svago, ai primi esperimenti rudimentali e pionieristici di costruzione di tavole e rampe, la fotografia di skate, in pochi decenni ha oltrepassato i confini della propria nicchia culturale per diventare rappresentazione autentica di uno sport e di uno stile di vita urbani, in una città che stava


Andrea Fazzolari, Roma Baco Tour, 1999

Ivan Cazzola Mark Gonzales con la sua compagna, Torino, 2012

definendo la propria identità. Culture underground, antagoniste e sommerse, in cui possiamo far rientrare a pieno titolo quella dello skate, hanno contribuito a cambiare il volto di Torino, in un periodo in cui, come cantavano i Woptime, non succedeva mai niente. “In una città senza un futuro in cui sperare”. Uno sguardo retrospettivo però ci dice che qualcosa è cambiato, che al volto della Torino

arrabbiata e notturna degli anni Novanta corrisponde ora quello di una città internazionale. Da qui l’idea di raccontare la sua storia, attraverso documenti fotografici, per gran parte inediti, e memorie di confine, ricostruendo quel legame indissolubile che per lungo tempo, nello spirito ma anche nei fatti, ha tenuto insieme due scene: quella dello skate e quella punk-hardcore, all’insegna del Do It Yourself. 55


LA PEGGIO GIOVENTU’

A CURA DI

carlotta petracci andrea fazzolari andrea spinelli

Bellicosi, ribelli, anarchici. Ispirati dal desiderio di libertà e dal bisogno di comunicare. In mostra documenti e fotografie dei gruppi che hanno fatto la storia dell’hardcore torinese negli anni Novanta

Concerto dei BelliCosi

Tour bus Crunch

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Suonava Radio Black Out negli anni Novanta, una radio antagonista, che batteva un’unica bandiera: quella dell’Anarchia. L’unica a Torino a suonare note nuove, distorte, l’unica a promuovere l’hardcore, un fenomeno musicale che tra i Settanta e gli Ottanta aveva attraversato l’America. Per poi arrivare qua, in Italia, a Torino, prima con lo spirito politicamente impegnato di gruppi come Nerorgasmo, Panico, Declino, Negazione, poi con gli spazi occupati, El Paso e tutta la scena anni Novanta, con i Cov, i Crunch, i Frammenti, i BelliCosi, gli Arturo, i Woptime. Che già negli anni Ottanta, erano diventati il punto di incontro tra questa scena musicale e quella dello skate. C’era voglia di comunicare, a Torino in quel momento, voglia di libertà, di fare per sè stessi. Un bisogno tutto nuovo, che si esprimeva nelle fanzine, nei concerti semi-clandestini, nella fisicità di questa musica arrabbiata, che andava oltre il punk, l’estetica, le mode, per farsi urlo puro, rumore, furor di adolescenza.


El Paso

Sala prove Crunch

La storia di El Paso è correlata all’arrivo del movimento punk a Torino, tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80. In quegli anni cominciavano a formarsi le prime punk band: 5° Braccio, BlueVomit, Kollettivo e i D.D.T. Nel 1986, dall’incontro del Collettivo Punx Anarchici con gli anarchici di Via Ravenna che si erano divisi dalla F.A.I., nacque il Collettivo Avaria. Furono tra i primi a cercare un posto da autogestire. Dopo una serie di occupazioni di edifici pubblici abbandonati, tutte concluse con sgomberi, venne occupato El Paso, anch’esso sgomberato nel ‘87 e poi subito rioccupato. Con la seconda occupazione venne stipulato un accordo temporaneo con il Comune, che lo concesse a titolo gratuito temporaneamente. La concessione però non venne mai rinnovata, e il centro si trova ancora oggi in una situazione di illegalità.

Momento di riposo degli Arturo

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THE SCREAMO

Silenzio e velocità. Sono i due elementi essenziali dell’hardcore. Silenzio e furore, urla di rabbia, gioia e dolore, rappresentano al contempo una condizione esistenziale ben precisa. Forte, fragile, estroflessa ma anche ripiegata su se stessa, l’adolescenza, vissuta intimamente tanto quanto guardata retrospettivamente, ci lascia sempre con uno strano sen58

timento di “indefinitezza”. Condizione liminale e terribilmente difficile da lasciarsi alle spalle, è prima di tutto contraddistinta dall’urgenza, da quell’esplosione comunicativa ed espressiva che ci permette di comprenderla solo per frammenti. Questo è il punto di partenza di The Screamo, ultima opera di arte partecipata di Luca Saini, oggi fotografo e artista, ieri

cantante dei Frammenti, uno dei gruppi emocore della scena punk hardcore torinese degli anni Novanta. Un titolo paradigmatico quindi, sia per i suoi risvolti musicali sia come metafora, iconografica e sonora, di questa condizione emotiva inafferrabile, che è documentata da una serie di video-ritratti di tre minuti ciascuno, in cui gruppi di


Luca Saini Fotografo e artista torinese. La sua storia è da sempre intrecciata a quella della musica. Cantante dei Frammenti nei rumorosi anni Novanta, segnati da un’energica scena punk hardcore, ha fotografato e diretto videoclip per molti gruppi musicali italiani, tra cui: Subsonica, Linea 77, Disco Drive, Perturbazione, Motel Connection. Tra le sue più belle fotografie si ricordano quelle dei libri firmati da Peter Greenaway, David Cronenberg e Atom Egoyan. Molte, negli anni, le mostre personali e collettive: in Italia, Europa, Turchia, India e Thailandia. Tra i suoi ultimi progetti, sempre più orientati all’arte partecipata, si ricorda “My Beautiful Disco”, dove per tre anni ha girato l’Italia e coinvolto mezza Torino, realizzando una gigantesca antologia esistenziale del disco in vinile.

giovani e giovanissimi condensano in silenzi, sguardi e scatti di rabbia il segreto della loro età. I video-ritratti affiancati tra loro restituiscono un’energica e disarmonica rappresentazione dell’adolescenza. è lasciato invece alla fotografia, il compito di cristallizzare in alcuni scatti esposti in mostra gli attimi più intensi di questa opera in progress. 59


Doppie pagine di Big, (USA, 1999)

Irrilevante, fuori fuoco, sgranata, sbagliata. Ma anche inaspettata, sublime, effimera — e per questo memorabile. Un campionamento serendipico e personale, per esaltare il ruolo della fotografia nella sperimentazione degli style magazine di fine anni Novanta

Combattere le immagini con le immagini. Spingere le immagini a uscire dal loro contesto. Ripescarle dagli scarti. Rovinarle, tagliarle male. Oppure sublimarle come sfondi, in dimensioni prima impossibili. Abbinarle per creare un effetto visivo sconosciuto. Usarle come mezzo per la fuga. In modo consapevole o meno, erano questi gli impulsi che animavano la migliore produzione editoriale indipendente in Europa e America alla fine degli anni Novanta. Se proviamo ad aprire e fotografare alcuni style magazine del periodo —è quello che abbiamo fatto letteralmente, con molta libertà sulla categoria, attingendo da un archivio perso60

nale e per questo parziale, consumato, adorato— ci troviamo di fronte a scenari radicalmente diversi. Prima che l’impostazione fotografica dei media cartacei del XXI secolo tornasse gradualmente a una pulizia e un equilibrio formali, omologati dai canoni della leggibilità e dai vincoli della fruizione digitale dei contenuti, le riviste contemplavano il caos. Corteggiavano la difficoltà di lettura, ricercavano l’errore, in un rapporto totalmente nuovo —e purtroppo effimero— con il tempo che il lettore dedicava a esse. Sperimentare, provocare, stupirsi. Era l’imperativo categorico di molti fotografi e art director, in un eccezionale pe-

riodo di crisi e cambiamento, in cui i processi analogici e manuali della grafica, della fotocomposizione e della tipografia —e, subito dopo, della fotografia— stavano per essere definitivamente sorpassati. Erano gli anni in cui si poteva già immaginare che presto, coi nuovi mezzi digitali, ognuno sarebbe stato un grafico, ognuno sarebbe stato un fotografo. E forse proprio per questo si provavano tutte le strade, con tutti i mezzi possibili, senza indietreggiare di fronte a ciò che appariva imperfetto.

Doppia pagina di Raygun, (USA, 1997)


Doppia pagina di Speak, (USA, 1998)

Psychedelic paper A CURA DI

Luca Ballarini bellissimo

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OPEN YOUR

MOUNTAINS Un progetto di committenza artistica per riflettere su una nuova estetica della montagna attraverso lo sguardo vivace e attento dei giovani fotografi italiani A CURA DI

Luca Andreoni e Alessandro Ottenga

Rosaria Casolaro Courmayeur, 2008

Molta fotografia contemporanea si dedica oggi allo studio e alla rappresentazione dei problemi dei territori e della società; in particolare, in quest’ultimo decennio, molti artisti hanno ricominciato a occuparsi della montagna con sguardo rinnovato, attento e affilato. La montagna offre oggi a questi sguardi non ingenui grandi opportunità visive e di ricerca, mettendo a disposizione spesso spazi e situazioni che sono di confine tra diverse percezioni, tra diversi problemi e possibili fruizioni, incrociando tradizione e futuro, debolezze e potenze. Nato nel 2008 in Valle d’A-

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osta, “Open your mountains/ Artist in residence” è un progetto di committenza artistica promosso dall’Associazione Mountain Photo Festival e sostenuto dalla Fondazione CRT, con il quale si intende valorizzare l’importanza dello sguardo dei giovani nella riflessione sul “luogo” Montagna, inteso come spazio fisico, sociale e culturale contemporaneo. Secondo una formula ormai consolidata, il Mountain Photo Festival ospita ogni anno dieci giovani studenti selezionati tra alcune delle più importanti scuole di fotografia italiane (IED di Torino, CFP Bauer di Milano, Master in

Photography and Visual Design di NABA e Fondazione Forma per la Fotografia, Milano) indirizzando la loro riflessione verso una nuova definizione di “estetica” della montagna e sostenendo la produzione di lavori fortemente site specific che vengono esposti l’anno successivo nel quadro della sezione “young” del festival.

Pagina a fianco, in alto Francesca Catastini Cervinia - Plateau Rosa, 2009 in basso Federica Cattagni Colle del Gran San Bernardo, 2010


autori Chiara Arrigoni Niccolò Benetton Marco Bergamini Federica Borgato Giovanni Bottisio Luca Canova Flavia Caratto Rosaria Casolaro Francesca Catastini Federica Cattagni Giacomo Chiesa Francesca Cirilli Michele Coppari Michele Costa Marco Davolio Giuseppe Fanizza Alberto Gottardo Maria Aurelia Lattaruli Mattia Mammoliti Valerio Manghi Silvia Mangosio Emanuele Mastaglia Alessandro Mombelli Paolo Monti Mattia Paladini Armando Perna Enrica Quaranta Sissi Roselli Simone Santilli Giovanni Scotti Giulia Ticozzi Vanessa Vettorello Isotta Mitsue Zanoli Valentina Zanzi

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IDENTIDADES DE CUBA Tredici fotografi diplomati all’Istituto Europeo di Design di Torino raccontano con le loro immagini i diversi volti de L’Avana

A CURA DI

Enzo OBISO coordinatore del corso di Fotografia Erik BALZARETTI Direttore IED Visual Communication Gli scatti realizzati per il progetto di tesi del Corso triennale post-diploma di Fotografia a.a. 11/12 dell’Istituto Europeo di Design di Torino raccontano un viaggio che documenta la realtà de L’Avana sotto molteplici aspetti. Partendo dal soggetto “L’identità cubana oggi dopo la rivoluzione castrista del 1959”, gli studenti sono stati chiamati a realizzare un progetto che individuasse e approfondisse un aspetto a scelta tra Scuola, Arte, Architettura, Religione, Sviluppo, Economia, Tradizioni e Problematiche sociali nella capitale, sviluppando il tema prescelto attraverso una for-

ma espressiva e un metodo narrativo personale. Il progetto si inserisce nel contesto di una filosofia formativa e didattica che collega costantemente il sapere al saper-fare, con un’attenzione particolare al rapporto tra essere e ben-essere, ovvero all’Uomo come fattore centrale nella riflessione sulla Cultura del Progetto. In linea con questa metodologia, gli studenti di Fotografia negli ultimi sei anni hanno sviluppato progetti focalizzati su questioni sociali di rilevanza internazionale, entrando direttamente in contatto con le realtà e i territori interessati da tali problematiche.

© Federico Aimar Un pendolare a Cuba, 2012

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Š Ivan Benedetto Baseball, 2012

autori Federico Aimar Ottavia Aralla Ludovica Basso Ivan Benedetto Marco Mattia Borsato Francesca Cereja Alessandro De Michieli Giulia Guastelli Valerio Manghi Enrica Pavese Ilaria Saracco Alice Traballi Luca Vianello

Š Marco Borsato Space and time, 2012

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LAVORO D’ACCADEMIA

“C’è una grande differenza tra lo scattare una foto e fare una fotografia” Robert Heinecken A CURA DI

telemaco rendine presidente fondazione artevision

Federico Disegni Dal progetto Lavori Antichi, 2012

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La fotografia è uno strumento fondamentale di documentazione: è nata come mezzo per rappresentare la realtà ed assolve ancora oggi nel modo migliore a questo compito. A ciò si aggiunge che il “fare fotografia” è diventato a sua volta un modo per esprimere la creatività umana e quindi di fare arte. Partendo da questa affermazione la prima cosa che diciamo a tutti coloro che vogliono addentrarsi nel mondo della fotografia d’arte è “Bendatevi l’occhio che non usate!” Imparate, cioè, a ragionare come ragiona il vostro obiettivo…con un occhio solo”. Questo è uno dei tanti consigli che diamo agli aspiranti artisti dell’ Accademia di Fotografia della Fondazione Artevision, affinchè imparino a comunicare con le immagini, a guardarle con occhio critico e, cosa ancora più importante, a scattare consapevolmente le proprie fotografie. Ogni anno a fine corso viene assegnato un progetto da realizzare, e per l’anno 2011/12 abbiamo scelto il tema del lavoro. Ne sono scaturiti interessanti pro-


autori Andrea Boglio Federico Disegni Gino Mazzucco Daria Picciotti Erika Vitale getti, alcuni dei quali sono esposti alla prima edizione di Photissima Festival. Tra questi, i lavori di: Andrea Boglio, “Lavoratori da Branco” reportage sulla vita dei pastori e la migrazione stagionale della transumanza; Daria Picciotti, “Mani Laboriose” sull’importanza dei gesti e l’“intelligenza delle mani”; Erika Vitale, “Strade Truccate”, un reportage sugli artisti e attori di strada; Federisco Disegni, “Lavori Antichi”, che racconta la quotidianità di svariati lavori, da quello del taxista a quello del fruttivendolo; Gino Mazzucco, “Lavori su Commissione” che invece ripropone una storia iconografica di tutti quei mestieri che il mondo occidentale ha dimenticato. Una riflessione dunque a tutto tondo sul mondo del lavoro, in continuo cambiamento, imminente ritorno ad una dimensione sempre più legata al saper fare. Andrea Boglio Dal progetto Lavoratori da Branco, 2012

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Francesco Formiconi Brothers in the Jungle, 2012

lomography Per raccontare la storia della Lomografia bisogna fare un salto nel passato, a quell’incontro fortuito di inizio anni Novanta, quando due studenti di Vienna scovarono una Lomo Kompakt Automat, una piccola ed enigmatica macchina fotografica russa. La usarono per scattare le loro prime foto, spontanee, istantanee, veloci, usando il mirino solo raramente: i risultati furono sorprendenti. Colori vibranti, forte saturazione e una vignettatura pervasiva. Una volta tornati a casa i due amici cercarono una Lomo LC-A tutta per loro, dando inizio ad uno stile di sperimentazione completamente nuovo. La Lomografia, oggi conosciuta in tutto mondo, nasce cosÏ, quasi per caso, per diventare ben presto mania, immaginario e simbolo di un’allegra combinazione di lo-tech e hi-tech. Vittoria Cirillo Memorize the City, 2012

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concorso fotografico

Welcome to the jungle un concorso nato dalla COLLABORAZIONE TRA LOMOGRAPHY E PHOTISSIMA


Federica Rodella Bianca, 2012

Arianna Damonti Blue Balloon, 2012

A CURA DI

lomography italia è tutto un fatto di nostalgia analogica. Le nuove tecnologie, le app, la rete non fanno altro che amplificarla. Eppure spesso si dimentica che dietro ad ogni nuova abitudine si nasconde un’icona del passato. Per noi quest’anno è stata la Diana, una delle tante macchinette prodotte da Lomography, marchio-simbolo della fotografia analogica, popolare e giovanile. è nato con queste premesse il concorso nazionale Welcome to the Jun-

autori gle, lanciato sul sito di Lomography in collaborazione con Photissima. Due settimane di contest e di safari urbano in giro per l’Italia, condensati in dieci fotografie e quattro giorni di mostra, per raccontare stranezze e stereotipi delle nostre città.

Leonardo Brogioni (leobrigioni) Vittoria Cirillo (kasumiart) Arianna Damonti (stea) Francesco Formiconi (lomocaster) Mario Grieco (goonies) Giovanni Licitra (nanni-licitra) Federica Rodella (raspberry) Giuliana Vaccaro (giuxmad) Giuseppe Zappalà (cryboy) 69


Cristina Regina Omenetto:

The Queen at Pompeii

La dimostrazione che i risultati espressivi e tecnici non dipendono solo dall’apparecchio fotografico adoperato

A CURA DI

Enzo Biffi Gentili DIRETTORE DEL MIAAO

C’ero anch’io a Pompei quando Cristina Regina Omenetto compì la sua prima missione diretta a una rappresentazione fotografica “non conforme” del sito. Dovevo scriverne: in Monumenti futuri (Editoriale Modo, Milano 1999) definii quel suo lavoro come “paradossale”. Si trattava infatti di un paradosso tecnico: nell’usare una macchinetta Lomography Holga dai “difetti” enfatizzati, ma per produrre immagini sofisticate. E di un paradosso spazio-temporale: nel creare visioni dense di interferenze 70

e sovrapposizioni tra i graffiti antichi e quelli dei nuovi tamarri, tra i morti inceneriti e quelli viventi, come molti turisti contenti. Una prova magistrale dal punto di vista estetico e politicoculturale. Come le sue parole di oggi, rivolte ai visitatori di Photissima, meglio delle mie possono spiegare: “Pompei si sta sgretolando sotto i nostri occhi. L’incuria già esistente quando ho realizzato queste fotografie, ormai quasi 15 anni fa, è andata avanti e i crolli degli ultimi tempi lo confermano.

Sono felice di riproporre queste immagini su Pompei in una mostra che, spero, voglia anche interrogarsi e riflettere su quanto avviene intorno a noi e su quanto un bene culturale sia importante e vitale per il nostro paese. Credo fermamente si debba guardare al futuro con una nuova e moderna visione e affrontare questa sfida a salvaguardia del nostro prezioso patrimonio artistico. Spero che queste fotografie vi parlino e vi chiedo di dare ascolto a queste voci così come io le ho ascoltate…”.


The Rules of Art Il lavoro di Cristina Regina Omenetto a Pompei era inserito nel progetto di BTicino “A regola d’arte” diretto da Enzo Biffi Gentili, che nel 2000 si è aggiudicato il Premio Orvieto Fotografia e un Premio Guggenheim Impresa e Cultura.

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ordine architetti torino

Fotografia e architettura:

una coppia di fatto

La possibilità di un beneficio reciproco lega l’architettura alla fotografia, che, come organismi mutualisti, convivono in una stretta relazione. Il risultato della collaborazione tra le due discipline avvantaggia anche chi attraverso le immagini accresce la sua conoscenza dell’architettura A CURA DI

Riccardo Bedrone Presidente ordine Architetti Torino Carlo Novarino Presidente Fondazione OAT La fotografia dell’architettura forse non esiste, ma fotografia e architettura, usando codici propri, dialogano e si “usano” in una reciprocità di scambio di ruoli tra strumento e utilizzatore. L’architettura è sfondo, quinta scenica, soggetto, è monumento isolato dal contesto, è parte della città. Molti architetti usano la fotografia come strumento didattico e di ricerca, come medium di rappresentazione e rif lessione critica. Usare la fotografia per avvicinarsi all’architettura è l’operazione di divulgazione costruita dall’Ordine Architetti Torino e dalla sua Fondazione, che negli ultimi dieci anni hanno ispirato rif lessioni sulla città e il territorio. Per incuriosire anche il passante distratto sono state promosse mostre 72

fotografiche nelle piazze cittadine: “Architetture Rivelate”, “L’eredità del Moderno. Architettura a Torino 1918-1968” e “3x50=1. Architetture per la capitale e le celebrazioni dell’Unità a Torino”. Per coinvolgere chi ha già sviluppato sensibilità su questi temi, sono stati creati dibattiti e una mostra fotografica dal titolo “Dove finisce la città”, esito di un concorso curato dal blog taomag.it sui limiti fisici della città e sul suo futuro. La rivista TAO Transmitting Architecture Organ ha ospitato gallerie fotografiche di autori come Laura Cantarella, Pier Luigi Meneghello, oltre al circuito di Flickr, che hanno illustrato la fragilità del territorio e del costruito o la spazialità di luoghi insoliti, nascosti o ignorati.

soleritown è il primo progetto di rappresentazione visiva e critica operata attraverso la fotografia di Arcosanti e Cosanti, frammenti di città realizzate nel deserto dell’Arizona dall’idea di Paolo Soleri (1919) come esemplificazione della sintesi tra architettura ed ecologia. Gli scatti di Emanuele Piccardo e Filippo Romano sono mezzo per leggere un luogo restituendone un’iconografia originale che si confronta con la grande tradizione fotografica americana. Il progetto Soleritown è dell’associazione culturale plug_in, sostenuto dalla Fondazione Ordine Architetti e dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Torino.


Emanuele Piccardo Arcosanti, 2006

Emanuele Piccardo Earth House, Cosanti, 2006

Filippo Romano Arcosanti, 2006

Filippo Romano Paolo Soleri, Cosanti, 2006

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ISTITUTO ALVAR AALTO

FOTOGRAFIE MODERNE Architetture, progetti sperimentali, avvenimenti eccezionali. Questo e molto altro sulle arti plastiche, visive, il design, l’architettura dal Novecento a oggi

A CURA DI

leonardo mosso e laura castagno

Lazlo Moholy Nagy Sanatorio di Paimio in costruzione (Alvar Aalto), 1929-1933

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Dal 1970 (Atto Notarile 1979) l’Istituto Alvar Aalto di Torino IAA/ Museo dell’Architettura Arti Applicate e Design, si occupa di promuovere in ambito nazionale e internazionale la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio delle arti, da quelle plastiche e visive, al design e all ’architettura del Novecento f ino alla contemporaneità. L’Istituto conser va archivi fotograf ici integrali e parziali, di architetti e artisti, che molto spesso sono contemporaneamente autori e fotografi dei propri lavori. Fanno parte di questi archivi, quello relativo alle opere di Alvar Aalto, Nicola Mosso, Leonardo Mosso, Laura Castagno, Umberto Cuzzi, Mario Dezzutti e Ottorino Aloisio; e fotogrammi di carattere eccezionale relativi

ad architetture, personaggi e opere artistiche di vario genere. Oltre a questi corpi fotografici ve ne sono poi altri considerati speciali, dall’archivio documentale di Giulia Veronesi, da lei raccolto durante gli anni della sua importante attività di critico e storico dell’architettura italiana; a quelli che si sono costituiti nel tempo in occasione di avvenimenti singolari, come la redazione di Lettera, la rivista internazionale dedicata a tutte le arti, diretta da Laura Castagno; ai gruppi di fotografie di vari autori tra cui Leonardo Mosso, Laura Castagno e Stefano Mosso, che raccolgono documenti relativi ad importanti avvenimenti della storia delle arti e dell’architettura, come la demolizione della “Società Ippica” di Carlo Mollino.


Hedrich - Blessing Lake Shore drive (Mies van der Rohe), Chicago, 1951

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FONDAZIONE ACCORSI-OMETTO

CASE BELLE, SALOTTI BUONI L’arte decorativa del Sei e Settecento condensata in una ricca raccolta di immagini di oggetti, mobili, dipinti, tappeti, arazzi, argenti sculture e porcellane

A CURA DI

Fondazione Accorsi-Ometto Pietro Accorsi era solito dire: “Se potessimo rimettere insieme tutto ciò che mi è passato per le mani, non basterebbe Piazza Vittorio a contenerlo!”. L’Archivio fotografico è appunto lo strumento più concreto di cui disponiamo per immaginare tutto questo. Infatti si tratta di una preziosa collezione di circa 17.000 immagini inerenti le arti decorative, il cui nucleo principale è costituito proprio dalle opere d’arte passate nella Galleria dell’antiquario Accorsi. Parte interessantissima di questo fondo è costituita dagli album delle più sfarzose case arredate da lui, residenze di grandi famiglie dell’aristocrazia, della nobiltà o di ricchi industriali. 76

Per comprendere l’importanza dell’archivio fotografico è necessario conoscerne la storia e, almeno una volta, aver visitato il Museo di Arti decorative della Fondazione Accorsi-Ometto. Tutto ha inizio a Torino, nel 1891, quando nasce Pietro Accorsi. Ultimo di quattro figli e di famiglia non abbiente, egli rivela fin da bambino quella innata classe e straordinario intuito artistico che lo resero uno dei più grandi antiquari nell’Europa del Novecento. Accorsi dedica settant’anni di lavoro ad una continua, febbrile ricerca di capolavori. è fidato consulente di collezionisti, mercanti, direttori di musei e uomini potenti di tutto il mondo. Alla sua morte, nel 1982, lascia la

collezione d’arte ed il prezioso patrimonio mobiliare ed immobiliare ad una Fondazione e la sua eredità morale al Cavalier Giulio Ometto, attuale Presidente della Fondazione Accorsi-Ometto, il quale ha il grande merito di aver portato a compimento il sogno di Accorsi e di aver costituito il Museo di Arti decorative. L’archivio fotografico è in continua evoluzione: l’acquisizione di nuovi fondi, campagne fotografiche mirate e la sinergia con altre Istituzioni ne garantiscono lo sviluppo e l’implementazione. La digitalizzazione e la catalogazione informatica sono gli obiettivi che presto verranno raggiunti e con essi la possibilità della consultazione on line.


Dall’Archivio della Fondazione Accorsi-Ometto interni arredati da Pietro Accorsi

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MIAAO: FOTO D’ARTE

DEL FERRO il culturismo concepito come un genere dell’artigianato, diretto a costruire col lavoro manuale forme artefatte

A CURA DI

enzo biffi gentili DIrettore del miaao

Presso il complesso monumentale di San Filippo Neri a Torino sono attivi dal 2000 il Seminario Superiore di Arti Applicate e dal 2005 il MIAAO Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi, due strutture -dirette sin dalla fondazione da Enzo Biffi Gentili- che attualmente condividono i loro archivi fotografici. Logicamente si tratta di archivi specializzati in arti applicate contemporanee, molte delle quali tuttavia non iscrivibili nei tradizionali confini disciplinari. A esempio accanto a fondi cospicui relativi alla ceramica o ai rapporti tra arte e design soprattutto per quanto riguarda il secondo dopoguerra del Novecento, sono presenti documenti sul nuovo “artigianato metropolitano” a livello internazionale, nel quale è compreso

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anche certo “lavoro digitale”. Questo approccio innovativo ed eccentrico è ben evidenziato nell’ambito di Photissima Festival dall’esposizione, “per campioni”, di fotografie di culturismo, o bodybuilding, considerato a tutti gli effetti come una “arte del ferro” che, fondata sul “lavoro manuale”, crea corpi “artefatti”. Tra queste immagini molto notevoli storicamente sono quelle dell’armenofrancese Gregor Arax (18971975), fotografo di cui presso gli Archivi SSAA/MIAAO è conservato un importante blocco di stampe vintage e soprattutto di negativi originali, la maggior parte su lastre di vetro. Ma sono anche curiose alcune rare prove di incursioni nel campo degli Iron Men di personaggi -in veste di autori, praticanti o amatori- insospettabili.

Gregor Arax Emile Bonnet le plus bel athlète du monde, 1938

A lato Anonimo Bob Paris, 1988-89


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Cavalieri del Bogo, 1934

Chalet Eridano, 1936

Festa notturna giapponese, sede estiva del Circolo degli Artisti, Chalet Eridano, 1924

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CIRCOLO DEGLI ARTISTI

TUTTI INTORNO AL BOGO A CURA DI

Davide Mabellini

Socio e probiviro del Circolo degli Artisti

Il Circolo degli Artisti venne fondato nel marzo 1847 dall’avvocato Luigi Rocca e da un gruppo di amici per “stabilire le basi fondamentali di una Società di lettera- ti e di artisti che avesse per iscopo il radunarsi per co- municare tra loro idee e con- tribuire all’incremento delle lettere e delle arti belle”. Nel 1858, con l’aumentare del numero dei soci , 779, il Cir- colo degli Artisti trasferisce la sua sede a Palazzo Gra- neri, di proprietà dei Ger- baix de Sonnaz. Il Circolo, in quell’ambiente prestigioso, non rimane un isolato centro di arte e di cultura, ma di- venta punto di ritrovo artisti- co e culturale ad alto livello, coagulando attorno alla sua attività una ricca vita mondana fatta di divertimenti, feste in ma-

schera e balli. Memorabile fu il ballo dato dal Circolo degli Artisti per le nozze del principe Girola- mo Napoleone con la princi- pessa Maria Clotilde di Sa- voia, avvenute nel 1859. Nel 1861 nasce nei saloni del Cir- colo l’Ordine del Gran Bogo dell’Universo, associazione che diventerà il nume tutelare del Circolo: una sorta di cor- te cavalleresca, configurata sul modello antico, che aveva per scopo il divertimento du- rante i carnevali, ma cosa più importante voleva esprimere la solidarietà tra gli artisti e stimolare il loro intervento a favore delle opere benefiche della città. Proprio i Cavalieri del Bogo saranno i fautori dei grandiosi ricevimenti che animeranno da lì in avanti la vita sociale del Circolo, dal ballo dell’Oro nelle scuderie

di Palazzo Reale, a quello del Cotone a quello del Carta, alla festa giapponese o quella Libica presso lo Chalet Eridano, sede estiva del Circolo. Tutte queste magnifiche serate sono giunte sino a noi grazie alla lungimiranza dei nostri predecessori che ne hanno conservato inviti, minute, manifesti e splendide fotografie custodite tuttora presso l’archivio storico del Circolo. Tra le collezioni d’arte del Circolo degli Arti- sti un posto di rilevante im- portanza è dato all’Archivio Fotografico, che documenta l’attività goliardica e sociale del Circolo e la creatività dei grandi fotografi torinesi dal 1930 al 1950, nonché alcuni lasciti più moderni. Luigi Tartaglino, Presidente del Circolo degli Artisti 81


UNIVERSITAS SCHOLARIUM

L’EPOPEA DI GIANDUJA Tra feste e goliardia gli studenti raccolgono l’eredità dei carnevali, di quel grandioso e fenomenale spettacolo che furono le tradizionali Giandujeidi

A CURA DI

Marco Albera

presidente accademia albertina

Il centro Universitas Scholarium per la documentazione della vita studentesca e goliardica è stato fondato da Marco Albera nel 1991, e raccoglie oltre 6000 documenti che raccontano l’esperienza spensierata e geniale della vita studentesca. Tra questi documenti trovano spazio: 4200 manoscritti e testi stampa, riguardanti la storia dell’Università in Piemonte; oltre 1200 tesi di laurea; componimenti poetici e canzoni di vario genere; periodici e numeri unici di giornali studenteschi; un vasto archivio iconografico che raccoglie cartelli, manifesti e cartoline; e una sezione dedicata interamente all’abbigliamento goliardico, costituita da mantelli, medaglie, e oltre venti berretti. Una parte importante del fondo è poi de82

dicata alle feste e ai carnevali torinesi, che rappresentano un punto di partenza fondamentale per comprendere la tradizione delle feste e della goliardia studentesca. Questo grandioso e impegnativo spettacolo, documentato in più di settecento immagini, si rifà alle tradizionali “Giandujeidi” dal 1868. Spettacoli carnevaleschi che sul finire dell’Ottocento si sostituirono ai festeggiamenti del Circolo degli Artisti, promotore, in primis, della fantastica invenzione del “Gran Bogo” e delle sue geniali feste. Scherzi e pazzi veglioni furono una prerogativa della città fino al 1896, anno di scioglimento anche dell’Accademia degli Uccelletti, ultimo ‘avamposto’ delle feste carnevalesche cittadine di cui i primi goliardi raccolsero il sentire e l’eredità.


Schemboche Album del raduno delle maschere italiane, Torino, 1886

Marco Albera Attuale Presidente dell’Accademia Albertina di Torino e Vicepresidente del Circolo degli Artisti, è fondatore e direttore del Centro di Documentazione Universitas Scholarium, fondo che raccoglie migliaia di documenti per la storia degli studenti universitari in Piemonte e in Italia. La sede del Centro si trova in via Colombo 15, è aperta al pubblico su appuntamento, ed è raggiungibile all’indirizzo di posta elettronica: baggiodal1919@libero.it.

Reale Montabone Prima Giandujeide, 1868

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ARCHIVIO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO UNIVERSITà DEGLI STUDI DI TORINO

SOTTO SFORZO A CURA DI

Marco Galloni presidente archivio scientifico e tecnologico università degli studi di torino

L’Archivio Scientifico e Tecnologico conserva molti documenti fotografici recuperati dai vecchi Istituti di varie Facoltà, a testimonianza di come l’iconografia scientifica abbia giocato un ruolo importante nella ricerca e nella divulgazione. In questa grande quantità di immagini nate da studi nelle più diverse discipline, attribuiamo grande importanza alle foto che ci mostrano momenti del lavoro nei laboratori, nelle cliniche o in esterni e che ci permettono di studiare, a volte a distanza di più di un secolo, il modus operandi degli scienziati del passato. A questa tipologia appartengono, ad esempio, molte fotografie che furono realizzate su richiesta di 84

Angelo Mosso (1846-1910), un fisiologo a cui si devono importanti scoperte sulla respirazione, la circolazione e la funzione muscolare. Egli ebbe anche un ruolo sociale come propugnatore dell’educazione fisica e, divenuto senatore, sostenne le iniziative per ridurre la giornata lavorativa che era allora di dodici ore. Fu anche un attento divulgatore delle sue scoperte, scrivendo vari libri in cui trattò temi legati a esperienze comuni, come la fatica e la paura, oppure sulle implicazioni mediche del nascente alpinismo sportivo. Per questo creò una completa documentazione fotografica relativa a tutte le sue attività in montagna e in laboratorio, che fu ampiamente utilizzata

nei suoi libri. In questo fondo e in altri che riguardano, ad esempio, la chimica, la merceologia, la medicina veterinaria, gli storici della scienza possono studiare la realtà quotidiana del lavoro scientifico e le modalità d’uso di strumenti che talora sono stati fortunatamente conservati. Di particolare interesse sono le immagini nelle quali l’uomo è l’oggetto dello studio, in cui complesse e delicate attrezzature misurano il battito del cuore o il ritmo del respiro, e altre in cui un primitivo elettrocardiogramma, registrato su pellicola cinematografica, viene eseguito in una sala buia da una macchina singolarmente simile a una sedia elettrica.


Archivio Scientifico e Tecnologico dell’ Università degli studi di Torino Nel 1991 la mostra “Strumenti ritrovati”, curata dal professor Marco Galloni e ordinata nell’Archivio di Stato di Torino, dimostrò l’importanza e la vastità del patrimonio di strumenti scientifici e oggetti legati alla storia della scienza e della tecnica ancora presenti nell’Università e in collezioni private. Da questa esperienza nacque nel 1992 l’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino con lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare le testimonianze materiali della scienza. In vent’anni l’Archivio ha raccolto varie migliaia di reperti, molti dell’Ottocento ma soprattutto del Novecento, realizzando una “musealizzazione del presente a futura memoria” di cui fanno parte anche fondi fotografici e cinematografici storici. L’attività ha compreso soprattutto l’organizzazione di mostre e la realizzazione di eventi di divulgazione della storia della scienza. La sede operativa è nella ex Manifattura Tabacchi dove occupa oltre 2500 mq con uffici, biblioteca, magazzini e spazi espositivi.

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Giovani piloti. Fotografie scattate presso il laboratorio militare, istituito a due anni dall’inizio della Grande Guerra, per la selezione psico-fisiologica dei volontari candidati a volare, 1917/1918

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ARCHIVIO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO UNIVERSITà DEGLI STUDI DI TORINO

GIOVANI AQUILE A CURA DI

Marco Galloni presidente archivio scientifico e tecnologico università degli studi di torino

Questo fondo comprende quasi cinquecento lastre in vetro formato 13x18 cm che furono realizzate con una macchina che, grazie a un sistema di mascherine scorrevoli, poteva registrare su ognuna sei o otto ritratti. Le foto furono scattate fra il 1917 e il 1918 nel laboratorio militare per la selezione psico-fisiologica dei volontari candidati a volare, istituito dopo due anni dall’inizio della Grande Guerra, quando gli aeroplani di entrambi i fronti avevano progressivamente trasformato i cieli in un nuovo campo di battaglia. Si era fatto nel 1917 un primo bilancio delle cause che avevano portato a perdite di velivoli e vite umane e si era scoperto che una elevatissima percentuale di incidenti era da attribuire a problemi o insufficienze di carattere organico e fisiologico dei piloti. Si cercò allora aiuto nella medicina per cercare di prevenire queste perdite sottoponendo tutti i candidati ai ruoli di pilota, osservatore o mitragliere a specifici esami in grado di determinare

la capacità dei soggetti a sopportare le condizioni di bassa pressione, scarsità di ossigeno e freddo che si verificavano durante il volo in alta quota. Il laboratorio di Fisiologia umana dell’Università di Torino, diretto dal professor Amedeo Herlitzka, che aveva ereditato l’esperienza maturata in precedenza, a fine Ottocento, da Angelo Mosso sul comportamento dell’uomo in montagna, fu trasformato in struttura militare ed esaminò più di tremila aspiranti. È interessante ricordare che il ritrovamento avvenne nel 1994 quando, camminando nel buio di un solaio, ci accorgemmo che stavamo calpestando vetri che, alla luce delle pile, si rivelarono centinaia di lastre fotografiche. Nelle immagini ogni uomo è identificato da un numero; non sono stati ritrovati documenti che ci permettano di dare un nome a quei visi, ma la serie di centinaia di volti di giovani che nel 1917-18 avevano fra i venti e i trenta anni, si rivela un materiale di studio antropologico di grande interesse.

Sono presenti uniformi dei più diversi corpi e la varietà di berretti, elmetti, bustine, chepì, mostrine, mantelli, nastrini di medaglie può costituire un tema di studio di uniformologia. Certamente non minore interesse riscuotono i ritratti di borghesi, con una testimonianza di prima mano sugli abiti, le pettinature, le pose e gli atteggiamenti, spesso spavaldi, di quei giovani che, a un primo sguardo, ci appaiono in maggioranza di estrazione borghese, probabilmente fra essi alcuni studenti universitari. Non possiamo non pensare ai rischi che avrebbero corso sia avendo superato i test, avviati perciò alle scuole di volo e poi alla guida di quei velivoli fragili e insicuri. Agli scartati si apriva però la strada del fronte, delle trincee, con il terrore degli assalti, dei bombardamenti, dei gas velenosi. Certamente molti di quegli occhi che ancora ci guardano dalle lastre si chiusero dopo poco tempo, in quella mattanza che la tecnologia rese più efficiente ed estesa. 87


MILANO PHOTOFESTIVAL

BELLE FOTO, BELLA GENTE Anticipazioni sulla nuova edizione del Festival fotografico della capitale meneghina. Una manifestazione dal grande stile e dai grandi numeri, in tutta la città

Una manifestazione dal respiro internazionale, che coinvolge gallerie, autori e collezionisti. Milano si affaccia al 2013 con una nuova edizione del suo Photofestival, con proposte che spaziano dal reportage all’arte contemporanea, e che interessano la fotografia emergente tanto quanto quella dei grandi maestri. Più di cinquanta erano state nel 2009 le mostre fotografiche inaugurate, cresciute anno dopo anno, con un’idea forte e inclusiva: realizzare una manifestazione culturale e di intrattenimento, in grado di coinvolgere tutta la città. Più di cento saranno i luoghi e gli eventi espositivi per l’edizione del 2013, a cui si affiancheranno una grande mostra al Palazzo della Ragione sulla “Fotografia italiana dal 1947 al 1967” e una serie di attività collaterali in collaborazione con STARTMILANO e le sue trentotto gallerie di arte contemporanea, che porteranno all’attenzione del pubblico cinque appuntamenti con la pellicola d’autore, una mini rassegna cinematografica stracolma di curiosità e rarità, interamente dedicata al mondo dell’arte contemporanea. 88

A CURA DI

RICCARDO COSTANTINI ROBERTO MUTTI GIOVANNI PELLOSO COMITATO SCIENTIFICO milano photofestival

Italo Zannier Riposo, 1960


Fulvio Roiter Cave di pietra lavica. Sicilia, 1953

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i t t e g o r P & n e ev 90


i l a i c e p

s & f f o i t n

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DI FRONTE E DI SCHIENA

o t t e g o pr ciale spe

A CURA DI

elio grazioli

Martin Parr dalla serie Storie urbane, 2006

SEDE Museo Regionale di Scienze Naturali , Via Giovanni Giolitti, 36 Torino Date 7 Novembre – 2 dicembre, inaugurazione: martedì 6 novembre Orari tutti i giorni 10:00/ 19:00, Chiuso il martedì Info Museo Regionale di Scienze Naturali tel 011 4326365

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La Collezione del Festival Fotografia Europea Reggio Emilia arriva al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e partecipa a Photissima Art Fair come evento speciale con la collettiva dal titolo Di fronte e di schiena curata da Elio Grazioli e organizzata da Pho_To Progetti per la fotografia. In mostra dal 7 novembre al 2 dicembre una serie di immagini di grandi fotografi tra cui Antoine D’Agata, Ferdinando Scianna, Martin Parr, Luigi Ghirri e Gabriele Basilico, acquisite dal festival emiliano in 7 anni di edizioni e custodite presso la Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. La Collezione del Festival, organizzato dal Comune di Reggio Emilia, raccoglie gli scatti di circa ottanta artisti, provenienti da diversi paesi europei: un insieme significativo di immagini legate ai temi del paesaggio urbano e della figura umana.


Il “gotico” è un genere espressivo che produce “immagini permanenti”, adottate da diverse generazioni in tutto il mondo. La mostra documenta artefatti fotografici “neogotici” contemporanei: innanzitutto quelli di maestri come Sir Simon Marsden, celeberrimo fotografo gothic inglese, recentemente scomparso; il “foto-grafico” francese Christophe Dessaigne, esperto in esplorazione urbana di edifici abbandonati e “infestati”; le due note artiste fotografe italiane Giulia Caira e Monica Carocci, tra le prime negli anni ‘90 del ‘900 a rinnovare l’ iconografia “gotica”. Accanto a quelle dei maestri, le foto di giovani artieri, alcuni al loro debutto espositivo: Art_Missy, Silvia Calcagno, Clorophilla Clorophillas, Gabriella Di Muro, Andrea Mucelli, Yakumo Kobe… La mostra vuole dimostrare il frequente raggiungimento di una pari dignità espressiva nei lavori di dieci fotografi già presenti in musei o solo, sinora, sul web; di nobili esponenti di culture alte oppure di aderenti a “sottoculture”… Sede MIAAO Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi, Via Maria Vittoria 5, Torino

Date 1 Novembre – 30 Dicembre Orari dal martedì al venerdì ore 16-19.30 sabato e domenica ore 11-19. Chiuso il lunedì Info MIAAO Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi tel 011 5611161

Sir Simon Marsden Self-portrait

evenffto o

LA LINEA GOTICA

A CURA DI

Enzo Biffi Gentili

PHOTOGRAPHY

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DR. KARANKA’S PRINT

A CURA DI

Christian Grappiolo

STRAVAGANZA evenffto o

SEDE AV Art Gallerie Via Santa Giulia 14 - Torino Date 10 – 30 Novembre Orari nei giorni della fiera (10-11 novembre) 10-13 e 15-19. Dal 12 novembre: lunedì – venerdì 10-13 e 15-19. Chiuso sabato e domenica. Info AV Art Gallerie tel 011 8115112

Presso la AV Art Gallerie il 9 novembre si inaugura la tappa italiana del Dr Karanka’s Print Stravaganza - nomadic photography exhibition, un photo show internazionale itinerante nato dall’idea del fotografo e gallerista finlandese Joni Karanka. Alla “Stravaganza”, che accetta nuovi lavori a ogni appuntamento, possono prendere parte tutti, fotografi professionisti e non. Dal 2009, attraverso il web, si sono incontrati più di 100 fotografi che hanno trovato un sistema originale per esporre i propri scatti: inviando per posta le loro opere nella sede di volta in volta decisa dagli organizzatori, le foto vengono poi scelte dal curatore locale che provvede a realizzare una mostra e a spedire la “scatola” alla meta successiva. Si è creato così un “pacco di fotografie che viaggia per il pianeta”: da Cardiff a Bologna, da Arles a Londra, da Tokyo, alla Malasia sino all’Australia. 94


Dopo aver toccato le città di Roma, Bologna, Riccione e Padova, il Lomo RoadShow approda a Torino tra gli eventi off di Photissima. Quello di sabato 10 novembre alle ore 15, si preannuncia un pomeriggio di puro divertimento, in giro per il capoluogo piemontese: presso la AV Art Gallerie, dopo una breve introduzione sull’utilizzo della celebre macchina fotografica, il team di Lomography Italia fornirà una fotocamera a ciascun partecipante per trascorrere tre ore all’insegna dell’analogico all’ombra della Mole. Seguirà poi un momento di sviluppo e digitalizzazione delle fotografie che verranno spedite via e-mail a tutti i partecipanti.

Sede AV Art Gallerie | Via Santa Giulia 14 - Torino Data sabato 10 Novembre Orari 15:30 Info AV Art Gallerie tel 011 8115112

LOMO

ROADSHOW

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