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STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA anno III n.02
Marzo Aprile 2014
e 10,00
ESTRATTO
Salgado
Il progetto fotografico,
innanzitutto Era il 4 febbraio 2014, Facebook festeggiava dieci anni. Per celebrarli, il social ha dedicato a tutti gli iscritti un piccolo audiovisivo con le fotografie postate nel tempo. Bastava accettare la pubblicazione e gli amici avrebbero visto scorrere le nostre immagini, musicate e suddivise in capitoli. Facebook ha messo un po’ d’ordine, perché oggi si fotografa per vivere l’emozione da subito; e non per ricordarla o raccontarla. Lo scatto (spesso “telefonico”, ahimè) è divenuto un comportamento riconosciuto, con al fianco un contenitore qualificante; il social, appunto: dove l’idea si trasforma immediatamente in opera finita, raggiungendo uno scopo.
E noi fotografi cosa dobbiamo fare? Semplice, usare un po’ di coraggio: creativo, per giunta. Per anni abbiamo prodotto immagini “potenziali”, nella speranza (o anche con la convinzione) che qualcuno le vedesse; oggi abbiamo
l’obbligo, per noi stessi, di essere consapevoli e convincenti sin dall’inizio, ma anche efficaci a fine lavoro.
È una questione di progetti, con uno scopo tangibile da raggiungere: un portfolio, una mostra, delle belle stampe; come Image Mag ci ha sempre insegnato. Se faremo questo, la nostra passione produrrà un racconto senza età; e non dovrà attendere un ente esterno per mettere ordine su emozioni dimenticate. Per finire, un ringraziamento a Mauro Fabbri. Lascia Image Mag dopo due anni di direzione: un’eredità che tenteremo di onorare, anche in virtù degli insegnamenti che ci ha lasciato. Buona Fotografia.
Mosè Franchi
(
“Il luogo comune vuole che la fotografia sia specchio del mondo ed io credo occorra rovesciarlo: il mondo è lo specchio del fotografo”. Ferdinando Scianna
)
Dove trovare Image Mag ALLA ROTONDA Via San Vigilio, 7 - TRENTO (TN) www.allarotonda.com
FOTO ESSE Via dei Mille, 14 - GROSSETO (GR) www.fotoesse.it
ALLA ROTONDA Via S. Bernardino, 2 - ARCO (TN) www.allarotonda.com
FOTO ESSE Piazza Volturno, 7 - GROSSETO (GR) www.fotoesse.it
ANDREELLA PHOTO FOTOFORNITURE SABATINI Piazza XXV Aprile, 11/B Via Germanico, 168 A - ROMA (RM) BUSTO ARSIZIO (VA) - www.andreella.it www.sabatini.ws ARTE FOTOGRAFICA Via C. Colombo, 16/A - MIRANO (VE) ATTUALFOTO Via dell’Istria, 8 - TRIESTE (TS) www.attualfoto.it BONGI Via Por S.Maria, 82-84 - FIRENZE (FI) www.otticabongi.com CENTRO FOTO CINE Piazza Argentina, 4 - MILANO (MI) www.centrofotocine.it DE CAROLIS MATTEO TABACCHERIA RIV. 27 LE VILLE Via Puglie, 8 FALCONARA M. (AN) EDICOLA SORBI Piazza della Signoria - FIRENZE (FI) ELMA Via E. De Nicola, 25 - CALTANISSETTA (CL) EUROPHOTO Corso Siracusa, 196 C - TORINO (TO) www.europhoto.it EUROPHOTO Piazza Carlo Felice, 29 - TORINO (TO) www.europhoto.it F.O.D. Via Padova, 175 - MILANO (MI) www.photop.it FOTO ATTUALITÀ CESNI Piazza Setti, 3 - TREVIGLIO (BG) www.fotoattualitacesni.com FOTO ATTUALITÀ CESNI Via Umberto I, 39 - PANDINO (CR) www.fotoattualitacesni.com FOTO CURATOLO Via Malta, 49 - CALTANISSETTA (CL) www.fotocuratolo.it FOTO DE ANGELIS Via Maggini, 84 - ANCONA (AN) www.fotodeangelis.it FOTO DE ANGELIS Corso Mazzini, 42 - ANCONA (AN) www.fotodeangelis.it FOTO DE ANGELIS AUCHAN Via Scataglini, 6 - ANCONA (AN) www.fotodeangelis.it
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SOMMARIO COVER STORY
HI-END
Canon
64. PER INIZIARE E CONTINUARE Reflex entry level e compatta al top di gamma: queste le novità di Canon.
Olympus
PORTFOLIO 28. ANGELO MERLETTI ETIOPIA
34. WALTER FERRO IL RESPIRO DELL’ARTE
40. IVANO MERCANZIN STAZIONI
64. PICCOLA, GRANDE OLYMPUS
46. YURI SANTINI
Design fuori, Hi-Tech dentro. EM 10 veste con stile la creatività promessa.
BERLIN
Panasonic 65. IL VIDEO CHE STUPISCE
52. FRANCESCO ITALIA LA PASSIONE ANTICA
58. MARCO ANGOSCINI LA NATURA SIN DAL PENSIERO
Lumix GH4 compatta e intuitiva, gira in 4K. Il suo video stupisce.
Sony 65. QUALITÀ TASCABILE
Salgado 4. IL VIAGGIO DI UN UOMO DENTRO SE STESSO. “Genesi” è l’ultima grande fatica di Sebastião Salgado: il mondo com’era, il mondo com’è; la terra come risorsa da contemplare e amare. Non più un posto a caso, quindi, ma una dimora; dove addirittura dovrebbero modificarsi le logiche della vita di ognuno.
Sony A5000, qualità tascabile; per vivere la “comunità digitale”.
HI-PHOTO 66. LA MIA PRIMA MOSTRA FOTOGRAFICA Come organizzare la propria mostra fotografica, il punto d’arrivo del nostro progetto.
1. EDITORIALE
L’ALTRA COVER STORY
16. CAFÉ FOTOGRAFICO
Matrimoni d’autore 18. IL MATRIMONIO RACCONTATO CON UN BIANCO E NERO DI CLASSE. É REPORTAGE, QUELLO DEI GRANDI. Carletti ha avuto il coraggio di offrire alla Fotografia di Matrimonio quell’autorialità della quale non ha mai goduto. Il suo scatto vive di un percorso obbligato, ma questo amplifica la maestria coltivata tra i sogni giovanili: dove il soggetto vive per chi guarda e non per il fotografo.
Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it
www.imagemag.it Direttore responsabile Mosè Franchi Comitato editoriale Mosè Franchi, Roberto Mazzonzelli, Stefano Messina, Massimo Reggia, Lido Andreella
pagina due
Realizzazione grafica Gino Durso Valeria Cambiaghi Davide Lanzino Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l. Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine
Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it
Notizie, anticipazioni e libri da non perdere.
68. PHOTOP GURU
Insegniamo ad amare la fotografia.
70. EVENTI & MOSTRE
Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari. I principali appuntamenti per i prossimi due mesi.
72. UNO DI NOI
Attore e regista famoso, Brad Pitt vive da fotografo la dimensione intima dell’immagine. È uno di noi.
Prezzo copia 10,00 euro. Arretrati 20,00 euro. Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 35,00 euro / spedizione postale 52,00 euro Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012
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SALGADO IL VIAGGIO DI UN UOMO DENTRO SE STESSO. UNO SGUARDO CHE CI AVVICINA ALLA NATURA, PER LA RICERCA DI UNA NUOVA ARMONIA.
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Š foto di Sebastião Ribeiro Salgado
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COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO
C
’era l’acqua alta, a Venezia; quasi un segno del destino. Debuttava la mostra di Salgado (ai Tre Oci) e la “città sull’acqua” mostrava i segni della propria sofferenza. Se n’è parlato anche in conferenza stampa, quando una giornalista ha detto: “Salgado, è un onore averla qui”. “Vede com’è ridotta la nostra città?”. “Lei può farci un regalo, scattare una fotografia che possa essere testimonianza di una situazione drammatica”. Il fotografo, sempre attento e lucido, non ha declinato l’invito; si è limitato a sottolineare come una fotografia, da sola, non possa smuovere le opinioni. “Occorrono progetti”, ha aggiunto, “A più livelli”. “È la società che deve cambiare, a partire dalla coscienza collettiva”. Una delle anime dell’attività condotta dal fotografo brasiliano sta proprio lì: nella capacità di costruire architetture complesse, progetti appunto; condotti peraltro a lunghissimo termine, coerenti, forti, imponenti, quasi impossibili. Crediamo che Sebastião Salgado vada approcciato proprio nella dimensione che riesce a restituire ai propri lavori. Certo, questa volta conta il bianco & nero (ne parleremo), l’elemento compositivo, la forza dell’immagine, l’impatto che fa scaturire; ma
la fotografia del nostro vive in simbiosi con la sua vita, con il credo che la contraddistingue, arrivando a influenzarne lo stesso comportamento. Un grande del passato ebbe modo di dire che “lo scattare immagini rappresenta un modo per condurre la propria esistenza”; per Salgado questo è ancor più vero. Le sue opere respirano della sua emozione, ne prendono vita: in un istante, quello del Click, da raggiungersi quasi come in un rito, religiosamente. A Venezia l’ha confermato: “Quando mi trovavo di fronte a un paesaggio, ho capito Ansel Adams, quello che desiderava; la dimensione spirituale che si raggiunge aspettando quella luce, quel momento”. “Del resto”, ha aggiunto, “Non volevo vestire i panni di un fotografo tradizionale”. “M’interessavano invece le emozioni nate da un viaggio durato otto anni”. Naturalmente Sebastião si stava riferendo a Genesi, il lavoro esposto a Venezia, la cui forza deriva da un atteggiamento altrettanto teutonico, portato avanti per la propria fotografia: “Occorre disciplina”, ha spiegato, “Disciplina di vita e organizzazione, anche e soprattutto a livello mentale”. “Durante la messa in opera del progetto Genesi, io non potevo ammalarmi; perché alla base vi era un lavoro d’equipe, pianificato per due anni”. “Quando si opera per così tanto tempo,
si sta mettendo in gioco la propria vita, o buona parte di essa; non vi è quindi solo un aspetto produttivo, bensì anche una dimensione individuale”. C’è tanto rispetto nelle parole di Salgado, almeno questo è ciò che abbiamo intuito allora. Se ci pensiamo bene, la vera novità di Genesi sta nel soggetto scelto: questa volta la natura e non l’uomo, com’era invece capitato nei lavori precedenti. Certo, alla mostra (e nel libro omonimo) compaiono tanti ritratti (stupendi), ma si tratta di un’altra cosa. Sebastião ha compreso quanto aveva di fronte, con rispetto e in un percorso di conoscenza che l’ha portato dentro se stesso: probabilmente il viaggio più importante. Natura o uomo non avrebbe fatto differenza. Rispetto, dicevamo; ebbene può darsi che anche la scelta del bianco e nero sia andata in quella direzione, dove al centro, questa volta, ci sono coloro che guardano: gli altri, potremmo dire. E qui emerge un altro lato importante della personalità dell’autore: quello che lo porta a non tralasciare nulla. “Io, noi, gli altri”, questa è la sua equazione di vita. La prima persona singolare, incarna l’idea, mettendola in vita; la seconda plurale (noi) coinvolge, attira entusiasmi; la terza (loro) è la vera destinataria del progetto. Sotto questo profilo, una fotografia in bianco e nero
© foto di Sebastião Ribeiro Salgado
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STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
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pagina diciotto
L’ALTRA COVER STORY
NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA
MATRIMONI D’AUTORE IL MATRIMONIO RACCONTATO CON UN BIANCO E NERO DI CLASSE. E’ REPORTAGE, QUELLO DEI GRANDI.
Carlo Carletti è un fotografo di matrimoni. Non abbiamo detto “matrimonialista”, perché del termine non ci piace la troppa specificità. L’incontro con lui ci ha aperto a considerazioni complesse sulla fotografia nel suo insieme, soprattutto su quei modelli di comportamento inerenti al linguaggio fotografico e non solo. Nel nostro dialogo ha vinto la fotografia, il racconto che può sviluppare, il bianconero voluto e cercato, quell’immagine senza tempo che è dei grandi ai quali lui stesso appartiene. Carlo Carletti si occupa di reportage: tra luoghi e gente, questa è la verità. Crediamo che la via del matrimonio consista in una scelta oggettiva, di committenza: ma il nostro plauso deve iniziare proprio da lì; perché i valori che riesce a mettere in campo sono i soliti, lucidi per coerenza e sincerità; con il coraggio, oltretutto, di offrire al genere (il wedding) l’autorialità che non ha mai avuto. Di certo, la porta stretta di un percorso obbligato amplifica quella maestria coltivata tra i sogni giovanili: dove il soggetto vive per chi guarda e non per il fotografo. Carlo si occupa prevalentemente di cerimonie commissionate dall’estero. È il modello italiano a vincere: tra scatto e sceneggiatura. Questioni di credibilità, che però meriterebbero ulteriori riflessioni. Esiste un’idea italiana di fotografia, che poggia magari sul neorealismo e anche su un volto italico del Dopoguerra; ce n’è anche un’altra, però, quella di un’Italia buona, dove anche i «ladri di biciclette» non vivono ai margini, ma sono portavoce del linguaggio sociale del tempo. Al di là della retorica, c’è un comportamento da difendere: un atteggiamento alla vita. Dalle immagini di Carlo traspare anche questo: tra le comparse mute di un vaporetto veneziano o la pioggia romana attraverso il vetro di un’automobile. È qualcosa di nostro, che ci riguarda tutti e che Carlo porta continuamente a galla. Anche questo si può chiamare coraggio? Un’altra riflessione, ma la lasciamo al lettore.
© foto di Carlo Carletti
paginadiciannove
pagina ventotto
PORTFOLIO Angelo Merletti
ETIOPIA Non c’è distanza, nelle immagini di Angelo Merletti; solo uno sguardo paritetico, quasi identico a quello dei suoi soggetti. Lo si intuisce dai primi piani, dalle pose dignitose, soprattutto dai profili. Angelo era già con loro, ancor prima di fotografarli; forse solo con l’idea. Il risultato? Non un semplice racconto, bensì un frammento di vita ritagliato a dovere: quello che solo un esploratore sa portare a casa; perché in grado di osservare senza invadere, ponendo in secondo piano persino la propria curiosità.
Angelo Merletti, imprenditore, fotografa da sempre; almeno da quando i compagni di scuola gli chiedevano di essere ritratti da lui. “Avevo una fotocamera presa da un rigattiere”, ci ha detto. “Ciò che mi guidava era la passione, tanta; verso ogni cosa”. “Ricordo il B/N (e la Camera Oscura), poi il colore, l’IR, le tante prove, perfino la solarizzazione”. Iniziò ad andare in giro con la sua Leica, Angelo, tra i luoghi a lui familiari. Quella fase ha rappresentato il preambolo dei grandi viaggi, gli stessi che l’hanno portato in ogni dove: undici volte in Africa, sette in India; e poi in Cambogia, Laos, Vietnam, spinto dall’ispirazione tratta dai tanti libri della sua biblioteca. È la gente, ad attrarlo; le usanze del mondo, i riti, le consuetudini. Gli abbiamo chiesto cosa si aspettasse dal futuro: “Vivere ancora la fotografia”, ci ha risposto, “Magari continuando a girare il mondo”. “Non voglio dare sfogo ad alcuna ambizione”, ha aggiunto, “Quello che cerco è un modo di vivere”.
Angelo Merletti è stato presentato da Fotoattualità Cesni, Treviglio (BG).
© foto di Angelo Merletti
pagina ventinove
PORTFOLIO Walter Ferro
ILRESPIRO DELL’ARTE “La mia fotografia” Raccontare in maniera personale e poetica sogni, visioni, fatti, avvenimenti, storie di vita quotidiana. Amo la fotografia come poesia, cercando me stesso attraverso gli altri fra reale e immaginario, inconscio e visione. Credo in una fotografia progettuale, libera, universale dove ognuno può interpretare una propria realtà veritiera o immaginaria che sia, è questo in sintesi il mio mondo fotografico.
L’autore
© foto di Walter Ferro
paginatrentacinque
PORTFOLIO Ivano Mercanzin
STAZIONI
© foto di Ivano Mercanzin
Stazioni, treni, binari, staccionate, panchine, muri scrostati, odore di ferraglia; din din din, il suono della campana all’arrivo o al passaggio del treno; tatatata tatatata, le ruote sulle giunture delle rotaie. Persone si muovono, entrano ed escono, si susseguono nella spoglia sala d’aspetto; rombi bianchi e neri al pavimento, muri bianchi, chiazze alle pareti, poster malandati, decollage alla Rotella ma senza arte. Un saluto fugace, un abbraccio, un arrivederci, un addio; le porte si chiudono, e così lo sguardo scompare, ingoiato dalla partenza. Se si potessero raccontare, le stazioni, di gioie, di dolori, di felicità, di tristezze, come pagine di un libro dove scrivere scorci di esistenza, piccoli tasselli del puzzle della vita. Ecco il sibilo, prima lontano, poi sempre più vicino; l’aria si sposta, come fuscelli ci sentiamo frustati, spostati all’indietro. I finestrini sfrecciano lasciando intravedere visi, occhi, mani che sembrano tutt’uno con il vento, come un nastro colorato che fluttua. Nuovi viaggi, nuovi luoghi, arrivi e partenze: come la vita.
Ivano Mercanzin è uomo e fotografo di grande sensibilità, intelligenza e raffinata cultura. Lo si avverte bene nei suoi racconti; alterna immagini fotografiche di “difficile” e non immediata lettura, perché intrise di rimandi culturali, a spiazzanti, modernissime e raggelate architetture (ma che sempre fanno parte del suo mondo), a foto di “piccole cose”, a racconti fragili, semplici che solo i “grandi”, e solo loro lo possano fare, sanno raccontarle con la poesia che spesso è loro dovuta. E questo suo piccolo mondo di sentimenti e di cose elementari se non è il solo che sembra prediligere certo lo coinvolge nel sentirlo profondamente suo; sembra quasi una memoria del suo passato, un ricordo, qualcosa che è dentro di lui come presenza. È il tornare lì con il proprio sentimento; è per lui come guardare una vecchia foto di famiglia e ritrovare magicamente se stessi e il proprio passato ma anche il presente.
Lorenzo Crinelli
paginaquarantuno
PORTFOLIO Yuri Santini
BERLIN BERLINO È UN MOSAICO DI PEZZI SBAGLIATI, UN AMMASSO DI STORIE, UN MOVIMENTO CONTINUO. È UN TRONCO PIÙ VOLTE RECISO DA CUI SPUNTANO FOGLIE. UN PUGNO IN UN OCCHIO. QUESTA È LA SUA MAGIA.
Yuri Santini è stato presentato da La Rotonda, Trento.
pagina quarantasei
Š foto di Yuri Santini
paginaquarasette
Š foto di Francesco Italia
PORTFOLIO Francesco Italia
LA PASSIONE ANTICA È una passione antica, quella di Francesco per la fotografia; tenuta sopita per lungo tempo, ma poi rispolverata al momento giusto. Siamo convinti che, negli anni, l’immagine per il nostro sia maturata, nello stile e nel carattere. Lo testimoniano le fonti d’ispirazione (Dave Hill e LeChapelle, in primis), ma anche le grandi capacità nella post produzione e nel rigore formale. Francesco usa abilmente la luce artificiale (flash), che va a costituire un altro elemento della sua firma d’immagine. Oggi ha imboccato la strada dell’advertising, ma noi lo stiamo aspettando altrove: ovunque lo porti la sua passione e il desiderio di emozionare che lo contraddistingue. Francesco Italia è stato presentato da Photò19, Brescia.
PORTFOLIO Marco Angoscini
LA NATURA
SIN DAL PENSIERO
La fotografia naturalistica rappresenta sempre un viaggio altrove, spesso distante dal soggetto che si ha di fronte. Non si tratta solo di rendere palese, o documentabile, quanto di bello si sta osservando; bensì di ripercorrere più volte un proprio pensiero, che poi vive di comportamenti e atteggiamenti precisi. Marco Angoscini non smentisce questa idea, sin dalle immagini che propone. C’è un altro mondo, questo sì; ma che trova spazio in un’interiorità, la sua, preparata a viverlo, magari rendendolo pubblico. Le fotografie, belle beninteso, testimoniano la ricerca di un equilibrio che è personale, intimo; più volte cercato e trovato. Dove? Non importa, anche a pochi passi da casa.
© foto di Marco Angoscini
Marco Angoscini, bresciano, classe 1959, si dedica assiduamente alla fotografia naturalistica dagli anni duemila. “Prima scattavo per consuetudine”, ci ha detto, “Oggi dedico all’immagine tutto il mio tempo libero”. Titolare di un’officina di riparazione auto, Marco ha fatto tutto da solo, magari attingendo le proprie energie da quella calma che fa sua di fronte a un paesaggio, semplicemente contemplando. “La natura è ovunque, anche a pochi chilometri da casa”, ci spiega. “Ho passato tante notti in auto, aspettando l’alba nelle torbiere del bresciano”. “Lì il tempo è diverso”, ha aggiunto, “Più lento, silenzioso, tranquillo”. Marco è spesso in viaggio, per raggiungere la sua natura. I ghiacci polari o gli scenari equatoriali per lui si equivalgono; del resto, la ricerca che compie è anche interiore, intima. “Amo stampare le mie fotografie”, ci dice, “La carta, calda com’è, restituisce una sensazione in più”.
pagina cinquantotto
Marco Angoscini è stato presentato da Photò19, Brescia.
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STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
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