e 12,00
Luglio Agosto 2015
anno IV n.04
ESTRATTO
FOTO
IMAGING
VIDEO
FINE ART
STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
Douglas
Kirkland
editoriale
Buone vacanze L’insegna c’è ancora, ma il negozio è chiuso. All’interno, tra la polvere, qualche scatola ricorda gli antichi fasti. Tempi andati, da dimenticare. Nostalgia? No, perché? I tempi cambiano, così morto un Papa se ne fa un altro. Ci tufferemo ancora, a testa bassa, sui nostri smartphone, senza guardarci l’un l’altro: per parlare con chi non c’è. E poi, un “selfie”, perché no: finalmente a testa alta, per poco però; senza guardare il cielo, ma quello che c’è dietro di noi. No, non mancano le fotografie, ma i nostri volti: non li mostriamo più, non li guardiamo più. Camminiamo, parliamo, paghiamo, compriamo, litighiamo e ridiamo: tutto senza un’espressione, senza che un altro viso possa guardarci. Abbiamo tessere, Bancomat, Carte di Credito, ID e password: dicono di noi, ma non ci mettono in mostra, non ci fanno vedere. Siamo un popolo senza occhi, spaventati dalla diversità perché guardante, espressiva, visiva: pur nel suo chiedere.
Adesso calma: andiamo in vacanza. Non importa dove, ma impariamo ad alzare la testa, a guardarci l’un l’altro. Un figlio vale più di un post, e così una moglie, un amico, un vicino d’ombrellone. Un “selfie”? Certo, perché no; ma anche una foto di gruppo, o un autoscatto; oppure solo uno sguardo attorno a noi, alla nostra prossimità, a quanto è a portata di mano. Nell’era del globale, riprendiamoci il nostro mondo vicino; ed anche il tempo, i modi, i comportamenti. Ci sono altre insegne. Entriamo. “Buon giorno, desidera?” Che bello. Buone Vacanze
PER UN PUNTO MARTIN PERSE LA CAPPA
Mosè Franchi
“Per un punto Martin perse la cappa”. No, non si trattò di una partita a carte e nemmeno di una competizione a punteggio. Il punto fu grammaticale: messo nel posto sbagliato, cambiò il senso di una frase; così Martino venne sollevato dalla carica di abate, perdendo la cappa, cioè il mantello. Nello scorso numero di Image Mag una “T” dispettosa si è nascosta tra i meandri della tecnologia: un errore banale, non come quello di Martino, ma pur sempre tale; lesivo per il rispetto fotografico che anima questa testata. Il Comitato di Redazione non ha esitato, così le copie corrette (ristampate) sono già presso i punti vendita.
HI-PHOTO
PORTFOLIO
60. DA NADAR AI SOCIAL
24. BERLINO COLLETTIVA
Come cambia il ritratto fotografico in relazione alla società e ai costumi in essere.
PARLO DI ME
62. GIANNI BERENGO GARDIN
COVER STORY
L’archivio e l’immagine ritrovata. Come un’amica ti riconosce, e parla ancora con te.
ORIZZONTI FOTOGRAFICI
64. A EXPO, PER FOTOGRAFARE
SULLE STRADE DI BERLINO EST
30. IVAN PIANO TRA SOGNO E PAZZIA
36. ROBERTO MANETTA PROGETTO NUDO
42. ROSITA DELFINO IL SILENZIO DELL’INIZIO
48. ENRICO MARTINO FOTOGRAFIA NOMADE
54. NICOLA VERARDO FANTASIA DI LUCE
EXPO 2015 come occasione di scatto. Lo sguardo necessario sul globale e la diversità.
Douglas Kirkland 4. UN SOGNO NATO IN PROVINCIA Per Douglas Kirkland la fotografia è un sogno che si avvera, coltivato sin da quando era ragazzo. Da un paesino canadese sul confine con gli USA arriva fino a LIFE, il magazine che il padre portava a casa tutte le settimane. Per lui hanno posato le più grandi star internazionali del cinema, dell’arte e della musica.
L’ALTRA COVER STORY
Progetto grafico Visiva S.r.l. - www.visiva-adv.it
www.imagemag.it Direttore responsabile Mosè Franchi Comitato editoriale Mosè Franchi, Roberto Mazzonzelli, Stefano Messina, Massimo Reggia, Lido Andreella
pagina due
Realizzazione grafica Gino Durso Davide Lanzino Ilaria Nigro Stampa Cortona Moduli Cherubini S.r.l. Image Mag è una pubblicazione Consorzio Gruppo Immagine
PHOTOPGURU 68. IMPARIAMO DAI GRANDI
Osserviamo un’immagine di Erwitt, per capirne il linguaggio e il pensiero fotografico.
UNO DI NOI 72. DIANE KEATON
Un’attrice e la sua fotografia: una passione antica, giovanile, che l’ha accompagnata per tutta la vita.
Il ritratto che torna 16. DAVIDE MENGACCI
1. EDITORIALE
Pensare a Davide Mengacci fa scaturire in noi una sorta d’invidia “benevola”. Non è la TV a solleticare i nostri desideri repressi e nemmeno la fama. Di lui ci è piaciuta la capacità di offrire uno sbocco concreto alla propria fotografia, nei vari momenti della vita. Nell’intervista, ci ha offerto una lettura storica del suo “essere fotografo”: un percorso lungo cinquant’anni, tra generi e stili diversi.
14. CAFÉ FOTOGRAFICO
Redazione Consorzio Gruppo Immagine Viale Andrea Doria, 35 20124 Milano Tel. 02/23167863 e-mail: info@imagemag.it
Notizie, anticipazioni e libri da non perdere.
70. EVENTI & MOSTRE
Mostre, eventi, manifestazioni, fiere, workshop e seminari. I principali appuntamenti per i prossimi due mesi.
Prezzo copia 12,00 euro. Arretrati 20,00 euro. Abbonamento a 6 numeri: ritiro in negozio Photop 42,00 euro / spedizione postale 62,00 euro Image Mag è una testata registrata presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 237 del 1 Giugno 2012
Distributore esclusivo per l’Italia Consorzio Gruppo Immagine Periodicità Bimestrale
È proibita la riproduzione di tutto o parte del contenuto senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore è a disposizione per regolare i diritti delle immagini i cui titolari non siano stati reperiti.
UN SOGNO NATO IN PROVINCIA
KIRKLAND pagina quattro
Š foto di Douglas Kirkland
paginacinque
COVER STORY I GRANDI PROTAGONISTI DEL PALCOSCENICO FOTOGRAFICO
I
ncontriamo Douglas Kirkland in una Milano assolata. Sono amici comuni a farcelo conoscere (li ringraziamo) e lo ricorderemo a lungo, com’è ovvio che sia. L’impatto è immaginabile: lui disinvolto, americano, in bermuda (indossate con agilità); noi imbarazzati, provinciali, con una videocamera per un inglese mai imparato a sufficienza. Douglas è un fotografo apprezzato: forse non uno dei grandissimi, ma con dei lavori importanti a giustificare una carriera brillante e continua; senza soste. A piacerci è la sua vita, sin da ragazzo; quando appena quattordicenne maneggia una folding per ritrarre gli accadimenti (poveri, a dire il vero) di un paesino canadese, ai confini con gli Stati Uniti. Siamo convinti che proprio quella provincia dalle poche anime abbia costituito il vero motore della sua carriera, di quanto lui chiedeva a se stesso ogni giorno. Dietro a quel volto da eterno ragazzo (ha ottant’anni oggi Douglas!) si cela una grande umiltà: quella che l’ha portato a non dimenticare mai le proprie origini. Ce lo ripete spesso, nell’intervista: “Per me che partivo da Fort Erie, tutto era inconsueto, inimmaginabile”. Che la provincia sia fucina di creatività non è un mistero, soprattutto quando un padre porta a casa tutte le uscite di LIFE, con le notizie del mondo; sta di fatto che il nostro non si è mai eretto a interprete, preferendo invece collocarsi come testimone di ogni avvenimento. Della notte con Marilyn dirà: “Lei seduceva la fotocamera ed io ero quel ragazzo capitato lì…”. Umiltà a parte, Douglas ha amato la vita: respirandola ogni giorno. Abbandonando la provincia, ha apprezzato la libertà, quella degli orizzonti allargati, delle opportunità infinite. Man mano ha visto realizzarsi i propri sogni, quelli stimolati da LIFE; senza dimenticarsi però quel ragazzino (lui) che odiava la scuola e amava la fotografia. Forse se lo porta dentro ancora oggi, nell’agilità di bermuda e maglietta, con i capelli lunghi da ragazzo. Ha sempre premesso: “Per me che partivo da Fort Erie...”; e noi lo abbiamo apprezzato per questo. Douglas, puoi raccontarci i tuoi inizi come fotografo? Che età avevi quando hai iniziato a fotografare? Ho iniziato con la fotografia in giovane età. Vivevo in una piccola città del Canada, di settemila
abitanti, chiamata Fort Erie, poco distante da Buffalo, che è già negli USA. Io ero un ragazzino che viveva di sogni, che poi sono riuscito a realizzare più di quanto avrei immaginato. La prima foto l’ho scattata a dieci anni, davanti a casa, il giorno di Natale. Due anni dopo già lavoravo con una Speed Graphic 4 × 5, a pellicole piane. A quattordici anni collaboravo con uno studio fotografico locale. Dopo la scuola, e il sabato, ritraevo ogni sorta di cose, anche per il piccolo giornale della città, The Review Times. I miei soggetti erano battesimi e matrimoni, poi tutto quanto potesse animare un paese di confine. Dove nascevano i sogni di quel ragazzino? Mio padre portava a casa LIFE, che poi era l’unico modo per essere informati (non c’era la TV allora). Lì nasceva la mia visione del mondo, la stessa che prendeva corpo al cinema, durante i cine giornali. Mi domandavo spesso quale sarebbe potuto essere il mio lavoro, così pensavo di trovarmi in mezzo a quelle persone che andavano in giro per il mondo con la macchina fotografica al collo. La tua è stata passione per la fotografia? La fotografia mi consentiva una visione personale delle cose. Mi sono sempre posto degli obiettivi, per ogni scatto. Guardavo le cose e tentavo di coglierne il senso, per tradurlo con la tecnica. Opero così anche adesso che ho ottant’anni, percependone in realtà una cinquantina. Il fine ultimo è offrire qualcosa alla gente, anche nei lavori commerciali. La mia foto deve piacere, restituendomi però soddisfazione. Come hai curato la tua formazione da fotografo? Ti ho già detto che lavoravo per un piccolo giornale locale, già quando andavo a scuola. Collaboravo anche per un piccolo negozio di paese. Devo dirti che non amavo gli studi, così un giorno i miei genitori hanno scoperto una high school che faceva il caso mio. Là s’insegnavano le arti, così ogni giorno valicavo il confine con gli USA per far respirare, finalmente, la mia passione. Il grande passo, però, è avvenuto quando mi sono stabilito a New York. Ho conosciuto un mondo inusuale, diverso: un’autentica rivelazione; il che mi ha costretto a cambiare linguaggio, perché là non c’erano
mamme e nemmeno bambini da fotografare la domenica. Tutto è diventato diverso. Hai avuto dei modelli ispiratori? Dei fotografi che hanno lasciato un segno nella tua carriera? Tanti, ma li percepivo tutti come dei giganti. Non ho mai dimenticato da dove sono partito. Fotograficamente come ti definiresti? Fotografo di scena? Ritrattista? Altro? È impossibile rispondere, anche perché bisognerebbe scegliere. È una domanda che non mi piace. Se hai dieci figli, quale ami di più? Tutti, è ovvio. Forse il ritratto è lo stile che ha significato maggiormente la mia carriera, anche se spesso capita di perdere la percezione di ciò che si è nella realtà: l’arte rischia di andare oltre alle tue stesse intenzioni. Qual è la qualità più importante per un fotografo come te? Alcuni miei colleghi si mostrano altezzosi. A me piace la gente, tutta. Amo dialogare con le persone, proprio come sto facendo con te adesso. Penso sia importante vivere bene, prendendo il meglio ogni giorno. Ci sono delle cose che mi disturbano, generalmente quando le persone si ritengono importanti. Del resto, chi ritraggo non deve essere necessariamente una super star. Le immagini sono importanti, perché da loro deve scaturire felicità. Preferisci il B/N o la fotografia a colori? Non ho una preferenza netta. Molti ritratti li ho scattati in bianco & nero. Oggi puoi scegliere dopo e la cosa non mi disturba, anzi. Hai iniziato con l’analogico e oggi scatti in digitale. Provi qualche rimpianto per la pellicola? Alla mia età sarebbe brutto avere dei rimpianti. Mi piacciono le cose nuove e questo mi ha aiutato molto. Se poi penso ai tempi e alle fatiche dell’analogico, mi convinco come un passo indietro sarebbe insopportabile. Oggi hai tutto sotto controllo, con facilità: fino alla stampa. Puoi mostrare il tuo lavoro immediatamente; ma anche riprovare, se necessario. Del resto, tutto è diventato più veloce: la fotografia doveva adeguarsi.
MI DOMANDAVO SPESSO QUALE SAREBBE POTUTO ESSERE IL MIO LAVORO, COSÌ PENSAVO DI TROVARMI IN MEZZO A QUELLE PERSONE CHE ANDAVANO IN GIRO PER IL MONDO CON LA MACCHINA FOTOGRAFICA AL COLLO pagina sei
FOTO
IMAGING
VIDEO
FINE ART
STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
VUOI LEGGERE LA RIVISTA COMPLETA?
ACQUISTALA NELLA VERSIONE STAMPATA, OPPURE IN VERSIONE DIGITALE! Puoi acquistare
IMAGE MAG sul sito www.imagemag.it e in tutti i negozi Photop.
Se preferisci puoi abbonarti su www.imagemag.it oppure in tutti i negozi Photop: con ritiro in negozio o con spedizione postale direttamente a domicilio.
42,00 euro
con ritiro rivista in negozio! Ritira la tua copia di IMAGE MAG presso il tuo negozio Photop di fiducia e risparmi 30,00 euro!
IMAGE MAG
ABBONATI!
ABBONAMENTO a 6 NUMERI di . Per attivare l’abbonamento www.imagemag.it oppure rivolgiti ad un negozio PHOTOP.
62,00 euro
con spedizione postale! Risparmi 32,00 euro sul prezzo di copertina! (spese postali 22,00 euro incluse)
Seguici su Facebook
facebook.com/ImageMagWeb
L’ALTRA COVER STORY NUOVE TENDENZE ALLA RIBALTA DELLA FOTOGRAFIA
DAVIDE MENGACCI, IL RITRATTO CHE TORNA Pensare a Davide Mengacci fa scaturire in noi una sorta d’invidia “benevola”, positiva. Non è la TV a solleticare i nostri desideri repressi e nemmeno la fama. Piuttosto avremmo voluto possedere la sua semplicità: quella che ti guida verso ciò che vuoi senza sforzi, facilmente. Sicuramente Davide ha dovuto scalare le sue montagne, ma nel suo manifestarsi (anche nella parola) c’è una logica di fondo: sempre lucida, tesa, evidente, sincera. Parlare con lui ci ha fatto vivere un momento prezioso, anche perché siamo riusciti a mettere a confronto il nostro pensiero fotografico, persino rileggendolo. Da fotoamatori quali siamo, abbiamo sempre anteposto la passione a ogni altra cosa: alle volte a sublimare i successi, più spesso come giustificazione di tutto; un atteggiamento positivo, per carità; ma, in alcune occasioni, possessivo, totalizzante, astratto. Davide ha sempre cercato uno sbocco alla sua fotografia, quasi un’utilità tangibile; e forse l’arte è iniziata da lì, come per tanti altri grandi: cercando una via d’uscita, cui corrispondesse un’idea staminale, logica, perseguibile. Non è quindi solo la semplicità attuativa a renderci invidiosi. Avremmo voluto avere la sua “idea fotografica”, quella che l’accompagnava nella Milano che non c’è più, e che oggi lo guida di fronte ai ritratti: il suo ultimo interesse. Le immagini che ci propone? Belle, anzi buone per dirla alla Mulas. Sarebbe troppo facile affermare che alcune ricordano Bresson o Gardin, perché per noi, e per un certo periodo, forse l’autore più vicino al nostro è quell’Eugène Atget che fu padre di tutti i surrealisti. In comune i due hanno la capacità di intuire il confine, di viverlo appieno, trasformandolo poi in un orizzonte da indagare: di qua il mondo noto, dall’altra parte ciò che deve essere ancora visto. Ma Davide non si ferma. Cambia professione: una volta, due; poi torna alla fotografia, sperimentando continuamente. Oggi s’interessa di ritratti, per ragioni di età (ci dice). Noi crediamo si tratti di uno sbocco ulteriore per un’ideazione mai doma, di fronte a una fotografia che cambia. Lo stiamo già aspettando altrove. Chissà.
pagina sedici
Š foto di Davide Mengacci - 1968
paginadiciassette
pagina ventiquattro
PORTFOLIO Berlino Collettiva
Sulle strade di
Berlino Est Š foto di Matteo Fini
paginaventicinque
PORTFOLIO Ivan Piano
TRA SOGNO E PAZZIA Lo sguardo è il tramite del desiderio, ma è un desiderio intimo, velato da una forma di auto voyeurismo derivante, di fatto, da un “atto performativo” totalmente solitario in cui l’artista diventa attore e spettatore di se stesso. L’opera di questo singolare artista si contraddistingue per la pluralità d’intenti; e così alla componente “performativa” si va ad aggiungere un elemento formale di ricerca, che lo porta ad intervenire sui negativi con gesti di violenza fino a manipolare l’immagine attraverso bruciature, graffi, sostanze chimiche e viraggi come una sorta di gioco “d’amour passion”, a testimonianza di un sadomasochismo autoindotto dove i due elementi contrapposti si ricompongono nella stessa persona attraverso la sua rappresentazione e l’intervento di autodistruzione. Eros e Thanatos riuniti in una logica delle assenze, dei non luoghi che prendono il sopravvento e confluiscono in un’immagine del tutto sorprendente nei risultati, che vanno ben oltre le logiche costruttive, sfondando i canoni estetici convenzionali per proporre una realtà divisa tra forme astratte e dimensioni fluttuanti, di una realtà parallela dove sogno e pazzia sembrano incontrarsi tra le note di brani mutuati della musica “electronica” anglosassone. Questo non essere, attraverso la rilevante componente di auto rendersi un fantasma, permette a Ivan Piano di produrre opere estremamente raffinate, concettuali, dove l’atto creativo in tutte le sue parti va a confluire nel proprio ego, quasi a riportare in voga il mito dello specchio che riflette mondi nascosti e misteriosi. Si tratta del “pensiero cloisonné” di un artista ambivalente, che rinchiude non solo se stesso o la sua autorappresentazione ma tutte le divagazioni eroiche ed epiche di una generazione cresciuta a cavallo degli anni ‘80 e ’90 del ‘900, sfuggendo a una realtà dell’immagine mostrata a tutti i costi per mezzo di un’autonegazione, sfaldando l’usuale ricerca del bello assoluto con il dubbio perimetrale dell’incerto e del travestimento spettrale. Questo rivelano le opere conturbanti e assolute di Ivan Piano, spirito libero che attraverso un lungo viaggio anche tra le persone a lui care, la letteratura, la musica e la natura, arriva al perigeo di se stesso con la deformazione e la deframmentazione della propria immagine per rivelarci un’anima geniale. Sabrina Raffaghello
pagina trenta
Š foto di Ivan Piano
paginatrentuno
PORTFOLIO Roberto Manetta
PROGETTO pagina trentasei
NUDO
Š foto di Roberto Manetta
paginatrentasette
PORTFOLIO Rosita Delfino
Il
pagina quarantadue
silenzio dell’inizio
Š foto di Rosita Delfino
paginaquarantatre
PORTFOLIO Enrico Martino
FOTOGR AFIA NOMADE pagina quarantotto
È una fotografia nomade, quella di Enrico Martino: lo si intuisce dal piacere che traspare dai suoi scatti. Crediamo che lui sia sempre alla ricerca della “piazza del mondo”, con le sue inquadrature allargate, tese a connotare, rendendo fruibile quel racconto che è della gente e dei luoghi. Ha frequentato molto il Messico, Enrico; e forse ha fatto sue le parole di Manuel Alvarez Bravo (un
fotografo messicano): “Se vuoi vedere l’invisibile, osserva con attenzione quello che vedi”. E nelle fotografie che vediamo (e ammiriamo) c’è tutta la cura di chi guarda in profondità, a volte tra i tagli di luce, ma sempre con l’uomo nel mirino: forse a percepire l’attimo, ma anche l’emozione e il battito; sensazioni che toccano il respiro stesso della vita, perché raccontata a dovere.
© foto di Enrico Martino
paginaquarantanove
PORTFOLIO Nicola Verardo
Fantasia di luce
pagina cinquantaquattro
Š foto di Nicola Verardo
paginacinquantacinque
FOTO
IMAGING
VIDEO
FINE ART
STORIE DI FOTOGRAFI E DI FOTOGRAFIA
VUOI LEGGERE LA RIVISTA COMPLETA?
ACQUISTALA NELLA VERSIONE STAMPATA, OPPURE IN VERSIONE DIGITALE! Puoi acquistare
IMAGE MAG sul sito www.imagemag.it e in tutti i negozi Photop.
Se preferisci puoi abbonarti su www.imagemag.it oppure in tutti i negozi Photop: con ritiro in negozio o con spedizione postale direttamente a domicilio.
42,00 euro
con ritiro rivista in negozio! Ritira la tua copia di IMAGE MAG presso il tuo negozio Photop di fiducia e risparmi 30,00 euro!
IMAGE MAG
ABBONATI!
ABBONAMENTO a 6 NUMERI di . Per attivare l’abbonamento www.imagemag.it oppure rivolgiti ad un negozio PHOTOP.
62,00 euro
con spedizione postale! Risparmi 32,00 euro sul prezzo di copertina! (spese postali 22,00 euro incluse)
Seguici su Facebook
facebook.com/ImageMagWeb