cronica langobardorum (backstage) per una mostra a cura di Roberto Figazzolo
CRONICA LANGOBARDORUM (backstage) per una mostra a cura di Roberto Figazzolo
nell’ambito di
Contempora Langobardorum VERSO I LONGOBARDI TRA PASSATO E PRESENTE
mostra a cura di Chiara Argenteri e Francesca Porreca
Castello Visconteo _ Museo Archeologico
Questa iniziativa, realizzata dai Musei Civici del Castello Visconteo in collaborazione con i Volontari del Touring Club Italiano di Pavia, si propone come evento collaterale a “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” e cerca di indagare i Longobardi con occhio contemporaneo, gettando un ponte tra la storia passata e quella attuale. Le opere, allestite nelle sale della sezione Archeologica dei Musei Civici, convivono e dialogano con l’allestimento e i reperti già presenti. Si tratta di un’occasione preziosa, perché ci aiuta a ricordarci di quello che un grande evento deve essere: occasione per generare nuova riflessione culturale, con diversi linguaggi; spunto per investire sul patrimonio del nostro Museo e per tentare di valorizzarlo ancora. La grande mostra sui Longobardi è dunque anche questo: il grande fermento culturale e civico che ha generato, che questa esposizione ben testimonia, è parte integrante del suo successo. 4
Giacomo Galazzo Assessore alla Cultura del Comune di Pavia
Pittura, scultura, fotografia, videoarte, grafica e incisione, i linguaggi artistici, declinati nelle loro diverse sfaccettature, sono in transito nelle sale archeologiche dei Musei Civici, per esplorare il passato con uno sguardo attuale e contemporaneo, e indagare su chi siano stati e dove possano trovarsi oggi i Longobardi. Gli artisti si addentrano nel complesso tema del recupero della memoria storica della città di Pavia, divenuta capitale del Regno longobardo in seguito alla migrazione del ‘popolo dalle lunghe barbe’ proveniente da nord, con un inevitabile parallelismo con l’attuale ondata migratoria da sud. L’incontro-scontro con l’altro, le invasioni barbariche, la stratificazione di saperi e saper fare, il rapporto col diverso attinge tanto dalla storia passata quanto dal nostro mondo globalizzato, teso al multiculturalismo. Il percorso a ritroso verso l’epoca longobarda permette così di gettare ponti e stabilire connessioni, ma anche di evidenziare fratture, segni, distanze. Marcella Milani nei suoi scatti racconta le barbe di uomini comuni, che vivono la nostra epoca con le contraddizioni, i turbamenti e l’intrinseco senso di precarietà, mettendone in luce il valore simbolico. Giulia Passolungo sceglie di narrare come i Longobardi, con un po’ di ricerca e immaginazione, vivano ancora in mezzo a noi, accompagnando alle parole che lo storico Paolo Diacono scrisse con penna e inchiostro, un racconto scritto con la luce e le immagini fotografiche. Silvia Manazza si concentra sulle invasioni
e sul tema attualissimo dell’immigrazione, che rappresenta in maniera evocativa e con sottile ironia in “Rotari e i Venti forti sul Mediterraneo”. La scultura plasmata da Aris Marakis è carica di valore simbolico e allude al tema iconografico dell’albero della vita; soffiandoci dentro si genera il suono cupo del corno, tipico della cultura longobarda. Alessandra Angelini racconta di tradizioni e sincretismi, capaci di creare una sorta di fusione tra mondi assai distanti tra loro. Vanessa Fantinati rappresenta l’idea di fonte o albero della vita come un flusso, e si ispira ai Plutei di Teodote, mentre Claudia De Lucca racconta un viaggio immaginario all’interno della cultura longobarda, un mondo popolato da soggetti che compaiono tra i reperti archeologici. Il “segno” è la via che Roberto Figazzolo sceglie per connettersi ai Longobardi. Segni grandi o piccoli, vicini o lontani, interni o esterni, ciascuno però portatore di uno specifico messaggio. Günter Pusch si concentra sul conflitto tra natura e tecnologia, descritto in un mondo surreale, dal quale emergono animali simbolo della cultura longobarda, come il cervo e il pavone. Rossana Schiavo descrive i paesaggi longobardi, luoghi che sono la trasposizione del silenzio interiore e assumono una connotazione sacra, dove non compare presenza umana. Le poesie di Barbarah Guglielmana fanno da collante e fil rouge a questo transito di idee, sensazioni, suggestioni che dal passato portano lo spettatore direttamente al presente.
Chiara Argenteri - Francesca Porreca 5
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Cronica Langobardorum Backstage
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Cronica Langobardorum La Mostra
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COSE CHE CI SONO MA POTREBBERO NON ESSERCI Che legame può esserci tra un popolo misterioso la cui origine nella bassa Scandinavia data al I secolo avanti Cristo e il video, forse il più recente di tutti i linguaggi d’arte? Il “segno” è la via che l’artista ha scelto per connettersi ai Longobardi. Segni grandi o piccoli, vicini o lontani, interni o esterni, ciascuno però portatore di uno specifico messaggio. Il “macro” è la quiete che si respira tra i ruderi di una chiesetta, l’antica cappella di Sant’Agata, in posizione panoramica al di sopra del paese di Pregòla, di cui rimane intatto soltanto il tracciato perimetrale, dipendenza del monastero di San Colombano di Bobbio, che conserva reperti archeologici risalenti almeno al VII secolo, all’epoca cioè dei Longobardi. Il “macro” dialoga con il “micro”, rappresentato da alcune croci longobarde conservate presso i Musei Civici di Pavia. Sottili e preziose, mirabilmente equilibrate nelle dimensioni, tradizionalmente cucite sul velo funebre di personaggi eccellenti con la funzione di favorirne il “trapasso”, le croci rappresentano un viaggio, l’ultimo, quello verso l’ignoto. Una sfida che non poteva non affascinare un popolo “migrante” per eccellenza. L’installazione “CRONICA LANGOBARDORUM” prevede una parete fotografica photoSHOWall plano design, in cui contenuti video, stills e scatti fotografici dialogano con i reperti esposti in mostra. 16
roberto figazzolo
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www.photoshowall.com