Giuliani Pharma - Sguardi a fior di Pelle

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Una produzione

Photofestival milanophotofestival.it Progetto grafico

photoSHOWall www.photoshowall.com © Fotografie Silvia Amodio, Maria Vittoria Backhaus, Enrico Cattaneo, Luigi Chierichetti, Mario Dondero, Luigi Erba, Franco Fontana, Gianni Berengo Gardin, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Raoul Iacometti, Ewa Marie Johansson, Francesco Paolo Michetti, Nino Migliori, Francesca Moscheni, Giancarla Pancera, Roberto Polillo, Edoardo Romagnoli, Giorgio Sommer, Lia Stein, Jan Sudek, Romana Zambon In copertina Mario Dondero. Jean Seberg, 1959 Prima ancora che un fotografo Mario Dondero è stato un intellettuale cresciuto come l’amico Ugo Mulas alla “scuola” del bar Jamaica a Milano prima di trasferirsi all’amata Parigi. Reporter di razza, ha frequentato l’ambiente artistico dedicandosi, come in questo caso, anche a realizzare ritratti di una intensità unica In 4° di copertina Occhiomagico. Le Violon d’Ingres revient au lit, 1994 Giancarlo Maiocchi, in arte Occhiomagico, usa una Polaroid di grande formato per reinterpretare, esattamente sessant’anni dopo, la celebre fotografia con cui Man Ray nel 1924 citava il dipinto di Jean-Auguste Ingres La baigneuse Tutti i diritti riservati Settembre 2020


Sguardi a fior di pelle mostra fotografica a cura di Roberto Mutti

Centro Culturale di Milano 5-25 ottobre 2020

in collaborazione con


Oggi Giuliani è sponsor orgogliosa della mostra fotografica dal titolo emblematico Sguardi a fiori di pelle che tratta due temi che ci sono cari. La tendenza naturale a innovare che fa parte del DNA di chi non accetta di fermarsi. Un parallelo che accomuna la forma più onesta di trasmissione della realtà quando si parla di fotografia, e per una azienda farmaceutica come Giuliani spa un lavoro costante di ricerca di benessere e risposte terapeutiche.

La capacità di guardare lontano

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La capacità di puntare lo sguardo verso orizzonti (che ad altri potranno sembrare solo idee) che non vediamo ancora ma che possiamo immaginare concretamente... l’importanza di uno sguardo educato alla ricerca del valore è l’unico modello dentro al quale si può sviluppare un senso di appartenenza che faccia crescere chi partecipa a questo cammino. La verità sta nella foto così come nella ricerca di una risposta per un problema di benessere non ancora risolto. Così oggi Giuliani vi invita a scoprire la bellezza della fotografia, prendete la macchina del tempo e scoprite assieme alla bellezza di uno scatto, e quel che genera, le tappe fondamentali che ci hanno portato ad arrivare fino a qui oggi.


Un impegno quotidiano

Ricerca, Salute, Well-Being. Sono i punti cardinali che formano la bussola che direziona la nave Giuliani, principi che ispirano l’attività dell’azienda farmaceutica: la Salute e il Benessere dei consumatori sono il fine, la Ricerca Scientifica è il mezzo che ne consente il raggiungimento. Tendenza all’innovazione, passione per la scienza, attenzione e interesse per le esigenze dei consumatori sono i motori che alimentano il quotidiano impegno di Giuliani nello sviluppo di prodotti per la salute della persona. 3


Collezionare opere fotografiche è stata, quindi, fino a pochi anni fa, attività di un numero ristretto di appassionati ognuno dei quali si è costruito un suo personalissimo percorso legato a esperienze, visioni, disponibilità economiche, scelte culturali ed estetiche profondamente diverse. C’è chi ha puntato sulle opere diventate iconiche e chi ha preferito concentrarsi su autori specifici più o meno famosi o magari su opere che raccontano l’evoluzione della tecnica dal dagherrotipo al digitale. Se le raccolte istituzionali di archivi e musei obbediscono a principi tassonomici ben precisi, i collezionisti privati sono in genere onnivori perché si nutrono di sguardi altrui, di esperienze trasformate in opere creative, di viaggi sintetizzai in una sola immagine, di volti ed espressioni, di frammenti di vita catturati per essere condivisi.

Collezionare il mondo

Soltanto nel 1999 in Italia alla fotografia è stato ufficialmente riconosciuto il titolo di bene culturale e in questo incredibile ritardo rispetto ad altre nazioni come la Francia e l’Inghilterra sta la ragione della scarsa considerazione che nel nostro paese le si attribuisce. 4

L’interessante risultato finale è l’eterogeneità che apre un nuovo interessante problema, quello del come raggruppare fra di loro le opere per creare un percorso intrigante. È quanto proponiamo in questa occasione accompagnando la storia dell’azienda Giuliani con opere provenienti da una collezione privata che raccontano, in parallelo con la sua evoluzione, alcune tappe che fanno della fotografia un prodotto dell’ingegno sia dal punto di vista estetico che tecnico. Nei suoi primi anni di vita quella che venne definita l’invenzione fatale si impiglia nelle sue contraddizioni (destino comune, a ben pensarci, di quasi tutte le scoperte), contrapponendo quanti propugnavano la dettagliatissima e preziosa copia unica del dagherrotipo a chi preferiva realizzare negativi da cui riprodurre diverse copie. L’affermazione di questi ultimi apre la strada all’epoca che Walter Benjamin definì acutamente come quella della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte.


Già alla fine dell’Ottocento si possono individuare due percorsi paralleli: del primo fanno parte autori come Giorgio Sommer che si dedica alla documentazione di architetture e opere d’arte, realizzando immagini di grande precisione richieste anche dalle Accademie di Belle Arti per scopi didattici. Del secondo quei fotografi che provengono dalla pittura e ne sentono l’influenza estetica: Francesco Paolo Michetti si propone per la sua modernità, per la capacità di intuire la crisi dell’arte rappresentativa e le nuove prospettive che la fotografia ormai indica. L’evoluzione dell’industria che propone fotocamere più maneggevoli apre la strada a documentazioni della quotidianità che al momento sembravano solo notazioni realizzate da un bravo dilettante di pregio come Luigi Chierichetti, ma con gli anni diventano testimonianza storica. Il rapporto fra lavoro professionale e ricerca personale trova in alcuni autori degli interpreti ideali: il praghese Josef Sudek realizza paesaggi suggestivi della sua città di cui coglie la dimensione poetica, Gianni Berengo Gardin si segnala come il più grande e coerente esponente italiano di quel tipo di reportage che si rifà all’estetica della photographie humaniste francese, Roberto Polillo lavora giovanissimo nel campo del jazz su indicazioni del padre Arrigo che di questa musica è il più acuto critico e divulgatore. Il dibattito attorno al tema del paesaggio diventa centrale attorno agli anni Ottanta grazie al contributo di alcuni grandi fotografi come Mario Giacomelli, che dalla sua Senigallia si proietta verso una più ampia dimensione poetica, e Luigi Ghirri che getta uno sguardo oltre la retorica del Bel Paese per proporre una visione fortemente contemporanea. Ciò porta a spostare l’attenzione verso il rapporto con le ricerche artistiche: Franco Fontana, dopo aver prodotto opere di un rigore compositivo vicino

all’astrattismo lavora sul tema della luce, Luigi Erba scompone e ricompone i piani nella sua indagine polisemica, Enrico Cattaneo porta all’estremo la sua investigazione metafotografica con opere che sembrano paesaggi e sono invece processi di ossidazione delle carte. Il nuovo secolo apre a prospettive di ricerca che caratterizzano ogni campo, così il nudo di Ewa Marie Johansson privilegia la composizione geometrica, l’attenzione ai particolari di Francesca Moscheni è funzionale a un racconto che si svolge per analogie, l’estro di Nino Migliori sottolinea il rapporto fra realtà e rappresentazione, l’osservazione della luna cara a Edoardo Romagnoli rende creativa la fotografia astronomica, i tagli audaci di Lia Stein trasfigurano le architetture, gli still life di Maria Vittoria Backhaus propongono una riflessione ironica sulla natura, mentre quelli di Romana Zambon trasformano oggetti anonimi in suggestive composizioni astratte. La figura umana resta centrale e viene affrontata da Raoul Iacometti con un’indagine sulla flessuosità del corpo, da Silvia Amodio con ritratti in studio di assoluto rigore, da Giancarla Pancera con immagini colte con immediatezza e sguardo intuitivo. Le fotografie accompagnano l’evoluzione dell’età contemporanea, la rappresentano, la interpretano ma ne sono anche parte integrante. Si può dire che nel corso della sua vita abbia più volte letteralmente cambiato pelle passando dal metallo del dagherrotipo al vetro delle lastre fino agli innumerevoli tipi di carta su cui le immagini sono state impresse. Questa è la ragione per cui una collezione è anche un modo per riflettere su chi siamo. Roberto Mutti

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1889 L’esordio in farmacia rappresenta il primo passo verso la formazione dell’azienda farmaceutica. Il luogo è simbolico e foriero di un’alleanza che vede Milano come protagonista di questo cammino.

Giorgio Sommer. Arco della Pace, Milano, 1889 Dal suo studio di Napoli il fotografo si spostava spesso in diverse città per realizzare immagini come questa che esaltavano la bellezza monumentale dei suoi soggetti. Dai negativi di grande formato otteneva stampe all’albumina che poi venivano virate seppia e incollate su un cartoncino di supporto.

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1890-1895 Sono anni di scommesse importanti per Giuliani perché viene creata la formula finale dell’Amaro Medicinale. Grazie al passaparola e alla soddisfazione dei clienti, la notizia dell’efficacia del preparato si diffonde in fretta e giunge persino alla famiglia reale.

Francesco Paolo Michetti. Nudo al mare, 1892 In una prima fase della vita si dedicava alla pittura usando come strumento di studio la fotografia cui poi si è consacrato totalmente, ottenendo importanti risultati che lo fanno ancor oggi considerare come uno dei più innovativi autori della fine del secolo.

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1937 Da farmacia ad azienda farmaceutica. L’antica farmacia laboratorio diventa una vera e propria azienda farmaceutica, dal nome “Stabilimento Farmaceutico Chimico-biologico Dott. A&M Giuliani”. Spostandosi dalla zona del Lazzaretto, il primo stabilimento per la produzione su larga scala dell’Amaro Medicinale apre in via Pelagio Palagi, ancora oggi sede dell’Azienda. Nel contesto di un’Italia che si muoveva alla velocità del cavallo troviamo un inizio di quel processo di trasformazione industriale che avrebbe accelerato il cambiamento.

Luigi Chierichetti. Via Paolo Sarpi 31, Milano, 1937 Proprietario di un rinomato negozio di ottica nella sua Milano dove si vendevano anche apparecchiature fotografiche, appena il lavoro glielo consentiva girava alla ricerca di paesaggi urbani documentando la città ancora attraversata dai Navigli e scene di vita quotidiana come questa.

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1940-1947 La guerra non ferma Giuliani. Durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa dei bombardamenti che colpiscono Milano, la produzione si sposta a Lora, sul Lago di Como. Nel 1947, con la riapertura della sede di via Palagi, Giuliani arriva a disporre di due sedi.

Josef Sudek. Praga, 1946 Rimasto privo del braccio destro da combattente della Grande Guerra, diventa fotografo professionista e concentra l’attenzione sulla sua Praga riprendendola con una macchina di grande formato in un bianconero volutamente delicato. Talvolta, come in questo caso, usa una ripresa panoramica che esalta la bellezza dell’insieme.

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1955-1960 Le prime campagne pubblicitarie. L’Italia scopre che ha voglia di rialzarsi dalle guerre, sono anni di fermento economico e le novità sono all’ordine del giorno, come il vaporetto o come l’avvento della televisione che, nella seconda metà degli anni Cinquanta, incomincia a trasmettere le prime campagne pubblicitarie. All’avanguardia l’approccio dell’azienda Giuliani, che infatti inizia a proporre spot su Carosello, per poi arrivare a realizzare nel 1960 il primo manifesto pubblicitario.

Gianni Berengo Gardin. Sul vaporetto, Venezia, 1960 Molto celebre questa immagine scattata in soggettiva all’interno di un vaporetto veneziano cogliendo il gioco di prospettive creato dai riflessi sui vetri. Osservata con attenzione, la fotografia crea un iniziale spiazzamento visivo che cattura l’interesse che sembra volerci indurre a saperne di più sui passeggeri, sui loro pensieri, su che cosa faranno e dove andranno una volta scesi.

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1955-1970 Sono anni di forte sperimentazione culturale e sociale, una città come Milano ospitava il genio musicale del jazz John Coltrane e creava i primi spot educativi. Quello di Giuliani è uno spot innovativo, che lascia il segno nella storia dell’advertising: si tratta del primo spot pubblicitario che coniuga efficacemente la comunicazione commerciale con un messaggio di educazione alla salute.

Roberto Polillo. John Coltrane Quartet, Milano, 1962 Abitualmente il fotografo usava una reflex con cui riprendeva durante i concerti i musicisti per poi pubblicare i risultati sulla rivista Musica Jazz diretta dal padre Arrigo. Proprio con la Rolleiflex di quest’ultimo riprende il grande John Coltrane realizzando un’immagine insolita, diversa dal suo consueto stile: il voluto movimento della macchina è il modo con cui intende interpretare l’audacia della ricerca musicale del saxofonista.

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1976 La luna non era più un sogno, pochi anni prima gli americani ci avevano portato a camminare sul suolo lunare. In questi anni il solo limite è quello che ci si pone e gli obiettivi sono tutti perseguibili. Anche Giuliani è in fermento, crea infatti la Divisione Pharma, che sviluppa nuove specialità terapeutiche del tratto gastrointestinale in aree d’intervento fino ad allora inesplorate: Chenossil (calcolosi biliare colesterolica), Deursil (calcolosi biliaresilente e dispessia), Bioflorin (integratore flora batterica intestinale).

Mario Giacomelli. A Silvia, 1976 Forse il modo più corretto e intrigante per comprendere Mario Giacomelli non è quello di considerarlo solo quel grande paesaggista che pure è stato, ma di definirlo nella sua capacità di interpretare la poesia, operazione che gli riesce perché è lui stesso un grande poeta. Non teme, infatti, di confrontarsi con il Giacomo Leopardi de L’infinito e di A Silvia. Operazione, quest’ultima, che realizza con una lunga sequenza maturata fra il 1964 e il 1988 con esiti di straordinaria intensità, dove si confrontano dialetticamente nella stampa il bianco abbacinante e il nero catramoso.

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1987 Mesalazina in Italia. Il farmaco Asacol®-Mesalazina viene lanciato in Italia, con il principio attivo della Mesalazina nasce la prima cura per le infiammazioni croniche intestinali.

Luigi Ghirri. Lido di Spina, 1987 Tratto dalla più ampia ricerca Il profilo delle nuvole, questa immagine è emblematica dello stile di un autore che ha rivoluzionato il nostro rapporto con il paesaggio usando la delicatezza del colore come linguaggio. La fine della stagione estiva vena di malinconia questa immagine cui il primo piano del tavolo da ping pong conferisce una inusuale profondità.

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1991 La nascita di Bioscalin®. Bioscalin® è il primo integratore alimentare specificamente formulato per il benessere dei capelli: una vera innovazione per il mercato.

Luigi Erba. Interfotogramma, 1991 La linea nera che nei negativi divide i fotogrammi fra di loro è in genere considerata estranea alla fotografia, uno “scarto” di cui non tener conto. Luigi Erba la inserisce, al contrario, come elemento costitutivo dell’immagine che viene così ampliata in una sequenza che avanza per contrasti e analogie, creando così un cortocircuito visivo che diventa una riflessione di più ampio raggio sul linguaggio fotografico.

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2003 Bioscalin® con Biogenina®. Grazie al rilancio con un nuovo attivo brevettato incluso nella formulazione, la Biogenina®, Bioscalin® triplica le vendite: il marchio diventa leader del mercato anticaduta dei capelli in Italia e l’integratore alimentare più venduto in Europa.

Franco Fontana. Los Angeles, 2003 Tratta da una delle più intense ricerche del fotografo modenese che le ha donato il bellissimo titolo Sorpresi nella luce americana, questa immagine sottolinea il profondo rapporto che ci lega alla fotografia d’Oltreoceano come anche la diversità che consente a un europeo di guardare a quel mondo con sguardo incantato.

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2005 Giuliani acquisisce il marchio Giusto®, produttore di alimenti per celiaci, diabetici e nefropatici. L’acquisizione rappresenta il perfetto esempio dell’unione di due culture: scientifica e alimentare.

Enrico Cattaneo. Paesaggio, 2005 Profondo conoscitore dei processi chimici in camera oscura e fuori, il fotografo milanese ha sempre accostato alle sue classiche stampe in bianconero ricerche audaci off camera, ottenute cioè senza ricorrere all’uso dell’apparecchio fotografico. Anche se sembra la ripresa di un paesaggio naturale, sensazione volutamente confermata dall’ambiguità del titolo, questa immagine è l’esito di una serie di interventi di diversi agenti chimici fatti sgocciolare sulla carta fotografica. Per ribadire che ogni astrazione è un modo diverso di guardare alla realtà.

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2006 100 anni di futuro. L’Amaro Medicinale Giuliani® raggiunge un importante traguardo: il suo brevetto compie 100 anni.

Ewa Mari Johansson. Nudo, 2006 La fotografa svedese ricorre al formato quadrato perché è lì che sa di poter creare l’equilibro che le interessa nel gioco di un corpo che si muove nello spazio alla ricerca di geometrie delicate cui l’accurata stampa del bianconero dona una preziosità unica.

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2007 Acquisizione di Trosyd®. Giuliani acquisisce Trosyd®, marchio produttore di una linea di farmaci OTC (dall’inglese “Over The Counter”, a indicare farmaci da banco o di automedicazione) per il trattamento delle micosi di pelle e unghie.

Francesca Moscheni. Moulin Rouge, 2007 Scattata a Parigi nelle cucine del Moulin Rouge, questa immagine è parte di un servizio sulla ristorazione nei club francesi più famosi come il Lido, il Bobino e, appunto, il Moulin Rouge. Famosa come fotografa di food, l’autrice usa l’ironia per ricordare che in questi locali dove si mangia al buio non è il cibo la più grande attrattiva.

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2009 Divisione Informazione Medico-Scientifica. Nasce la Divisione Informazione Medico-Scientifica di Giuliani presso i dermatologi con le linee di prodotti Tricovel®, Dermolichtena®, PSO2®, Kerà®.

Nino Migliori. Tempo rallentato, 2009 La prima impressione è quella di trovarsi in un bosco, quello delle fiabe che un po’ attrae e molto spaventa. Poi guardando meglio, scopriamo di essere di fronte a un barattolo di verdure conservate: Nino Migliori, da grande ricercatore qual è, riesce nel suo intento di spiazzarci visivamente giocando sul rapporto fra grande e piccolo, ma anche concettualmente con una riflessione sul tempo e, in ultima analisi, sulla vita.

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2010 Mesalazina: il nuovo farmaco. MesavancolÂŽ-Mesalazina viene lanciato sul mercato italiano, in partnership con Nycomed/Takeda. Con un nuovo sistema di rilascio, il farmaco rappresenta una vera innovazione nella cura delle infiammazioni croniche intestinali.

Maria Vittoria Backhaus. Zolla, Filicudi, 2010 Prendiamo un soggetto cosÏ semplice da non meritare in genere la nostra stima e osserviamolo con attenzione. Ne saremo sorpresi, sembra dirci la fotografa mentre fa in modo che una zolla di terra assurga a soggetto di un’immagine essenziale eppure ricca di rimandi, suggestioni, frammenti di vita che si proiettano verso il cielo.

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2012 Acquisizione di MonoDermà®. Giuliani acquisisce MonoDermà®, azienda che produce cosmetici in monodose a uso topico, vitamine pure per prendersi cura della salute e bellezza della pelle. La linea è rivolta a dermatologi e medici estetici, ma è presente in tutte le farmacie dotate di un reparto cosmetico di alta qualità.

Silvia Amodio. Ainhara, 2012 Tratto dalla ricerca Tutti i colori del bianco sulle persone affette da albinismo, questo calibratissimo ritratto va alla ricerca dell’armonia, gioca con la delicatezza dei cromatismi ma, soprattutto, conferisce al suo soggetto – troppo spesso guardato con sospetto per la sua diversità – una nuova dignità.

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2016 Milice® Nidrox® e Salax® Olux®, Bettamousse®, Crystacide®, Suadian® e Finacapil® entrano nell’offerta terapeutica di Giuliani, a carico della divisione di informazione medico scientifica in dermatologia. Con l’acquisto del brand Suadian, Giuliani Spa rafforza la sua presenza nel mercato antimicotico andando a consolidare la sua leadership.

Edoardo Romagnoli. Luna, 2016 Dal 1990 il fotografo ha stabilito con il corpo celeste un rapporto particolare fatto di suggestioni e complicità e di cui noi siamo chiamati a essere partecipi in quanto osservatori. La luna è sfuggente? Il fotografo accetta la sfida, non ostacola il suo soggetto e anzi lo insegue consentendogli di disegnare nel buio fitto della notte quei messaggi criptici di cui il cielo è da sempre custode.

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2017 Bioscalin® Signal Revolution. Giuliani rivoluziona il trattamento anticaduta con un’innovazione mondiale brevettata, la molecola S-R, che stimola i recettori del follicolo pilifero, veicolando un segnale al capello. Nasce Bioscalin® Signal Revolution.

Raoul Iacometti. Green Attitude, 2017 Nei gesti e nelle posture controllate di una ballerina siamo abituati a leggere l’armonia del corpo e la capacità di trasfigurare lo sforzo fisico fino a farlo diventare bellezza. Ammirati da tutto ciò, ci concentriamo sulle tensioni del corpo senza immaginare che i suoi movimenti possano inscriversi in un più ampio quadro di riferimento, come facessero parte di un ordine di cui tutta la natura è partecipe.

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2017 Giuliani continua il processo di trasformazione e fonda il laboratorio dedicato alla ricerca del microbioma HmapLab, intuendo un trend di ricerca sulla quale sviluppare prodotti che rispondano sempre meglio e in maniera sempre piĂš personalizzata ai bisogni dei pazienti.

Lia Stein. Luce riflessa, 2017 L’architettura contemporanea ci proietta in strutture geometriche che allargano la nostra visione, indicano prospettive, suggeriscono percorsi, filtrano la luce e in tal modo aprono diverse possibili visioni. In questa immagine tutti questi elementi convergono in quella che è una riflessione nella sua duplice accezione di rispecchiamento e di pensiero.

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2019 Il tempo consuma o esalta le caratteristiche di chi lo vive, nella fotografia di Romana Zambon il tempo e l’incuria sembrano mangiare il metallo trasformato in ruggine. Giuliani nel 2019 celebra una data importante, 130 anni di lavoro sul territorio, di crescita e di scommesse. 130 anni che celebrano anche il rilancio di un brand che ha segnato il passo nel settore cosmetico, MonoDermà ritorna in promozione con la linea di informazione medica.

Romana Zambon. Living as a metal, 2019 La fotografia possiede talvolta la capacità di trasformare quanto cattura: così ha fatto Romana Zambon che, aggirandosi in una discarica dove metalli non più utilizzati vengono stoccati, li riprende in accostamenti compositivi e cromatici così eleganti da alludere agli esiti dell’arte contemporanea.

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2020 L’anno inizia con una partnership importante. Giuliani spa, infatti, entra in partnership al 50 per cento in Gemelli health system (Ghs), società controllata dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, fondata nel 2018 e focalizzata sulla progettazione e realizzazione di alimenti a fini medici speciali (Afms), ma anche di integratori complessi e dispositivi medici per pazienti con bisogni medici ai fini terapeutici #nutrientiEsupplementi

Giancarla Pancera. Parigi, 2020 Capita, talvolta, che siano le difficoltà a spingere verso nuovi attraenti confini. La pioggia, una vetrina appannata e, improvvisa, all’interno una figura femminile che bisogna saper cogliere con rapida intuizione. Perché in quello sguardo che ci si immagina pensoso, in quel segno che ha lasciato sul vetro con la mano per pulirlo c’è un mondo tutto da immaginare.

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Tutte le cose nuove creano spiazzamenti psicologici e, come in questo caso, visivi. Ciò è dovuto al fatto che ci siamo abituati a particolari modalità che abbiamo finito per considerare inamovibili e indiscutibili. Quando prendiamo in considerazione una mostra fotografica, per esempio, ci scatta in automatico un progetto molto preciso che prevede stampe inserite in passepartout e contenute in cornici che vanno appese in parete accompagnate da didascalie e un testo di presentazione. Poche le variabili previste: stampe di più o meno elevata qualità, fotografie al vivo senza passepartout, strutture cui appendere le fotografie quando muri di pregio non consentono di utilizzare chiodi.

photoSHOWall, oltre l’allestimento

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La proposta di photoSHOWall cambia molto e, proprio per le sue caratteristiche innovative, necessita di una più attenta valutazione e di una precisa descrizione. Dal punto di vista tecnico si tratta di una struttura modulare costituita da una serie di elementi accostati fra di loro ognuno dei quali funge da cornice che contiene al suo interno uno spazio da utilizzare in molti modi, il più semplice dei quali è quello di ospitare una lastra quadrata di forex su cui è stata stampata direttamente una fotografia. Poiché queste sono in genere rettangolari,


la stampa prevede un bordo esterno bianco o nero che funge da passepartout su cui si può anche stampare se lo si crede opportuno il nome dell’autore o una intera didascalia. Una o più cornici possono contenere, invece, titolo, dati e/o un testo critico introduttivo. photoSHOWall può essere realizzato in versione a isola autoportante che consente ai visitatori di girarle attorno: in tal modo si possono utilizzare sia le due pareti parallele fronte/retro sia quelle più piccole laterali. Esiste anche la possibilità di realizzare una sola facciata da addossare a una parete. Una importante variabile introdotta dall’uso di queste strutture è quella di prendere una fotografia, ingrandirla e stamparne le singole parti così da avere un particolare effetto molto spettacolare di scomposizione. Ovviamente in questo caso occorre scegliere una fotografia che si presti a essere scomposta. Questo consente di muoversi su due piani mettendo in sintonia mondi che stranamente si ignorano, quello delle mostre esposte in musei e gallerie e quello dell’arredamento e dell’architettura di interni. Perché gli stessi autori che vengono spesso ammirati in un luogo espositivo possono nobilitare uno spazio privato, un salotto, una sala riunioni, un ufficio. L’elemento di connessione, oltre alla struttura che lo rende possibile, è il compito svolto da un critico che sappia scegliere i fotografi e proporre immagini che siano in sintonia con le richieste dei clienti. Per questo motivo è giusto accompagnare ogni proposta da un breve testo critico che racconti, nobilitandola, la scelta delle fotografie proposte. Ovviamente, come sempre succede in questi casi, il nuovo non cancella mai quanto lo precede come il presente si accosta ma non elimina il passato,

almeno per chi ha l’intelligenza per capirlo. Quindi photoSHOWall non è in contrasto con una mostra classica né la sostituisce, ma la affianca e l’accompagna. Allo stesso modo le fotografie che inserisce nella sua struttura sono multipli diversi per finalità e intenti dalle stampe fine art firmate e numerate destinate al mondo del collezionismo. Anche qui c’è da battere qualche convenzione ormai radicata perché, se fino a qualche anno fa erano in pochi a tenere nella giusta considerazione la fotografia d’autore, ora si è passati a uno strano atteggiamento opposto che induce ad avvolgere ogni immagine di una sorta di sacralità che guarda con sospetto a ogni utilizzo che non sia considerato artistico. Gli interlocutori fra i fotografi per i quali è stato pensato questo progetto sono quindi coloro che considereranno le loro opere da diversi e non contrapposti punti di vista che consentano loro di venderle come stampe da collezione, ma anche come elementi da inserire in un arredamento. Una ulteriore considerazione riguarda, infine, le potenzialità espressive di photoSHOWall. Da un lato questo concerne l’estrema varietà di supporti di stampa perché, oltre al citato forex, possono essere utilizzati il laminato metallico, il perspex che consente anche la possibile retroilluminazione e altri materiali (senza escludere anche la classica stampa su carta di pregio con relativo passepartout che può appoggiare sul fondo rigido della struttura). Dall’altro introduce una singolare variazione sul tema: poiché ogni elemento può essere impostato all’interno delle cornici a profondità diverse, è possibile fare in modo che alcuni elementi dell’immagine scomposta emergano rispetto agli altri che restano sullo sfondo, creando un originale effetto di profondità. In tal modo lo sguardo, spostandosi dal centro dell’immagine ai suoi lati, può vedere l’immagine “animarsi”. 49


È quanto succede al critico che analizza l’insieme e apprezza la composizione, ma quando deve parlare della fotografia valorizza quei particolari che, emergendo, fanno in modo che l’immagine sia più viva e faccia immaginare racconti, testimonianze, notazioni. Quelle capaci di vivificare una parete e non renderla mai statica agli occhi di chi la osserva. Tutte queste considerazioni portano a ribadire che non siamo semplicemente di fronte a una o più strutture espositive: fermarsi a questo aspetto significherebbe, infatti, sottovalutare le potenzialità del progetto che apre a nuove prospettive sia dal punto di vista estetico sia da quello del concetto stesso di utilizzo e valorizzazione dell’immagine fotografica che non esclude di accostare alla realizzazione fisica una sua variabile virtuale. È a questo punto evidente il valore di una regia complessiva e qui emerge l’importanza cruciale della figura del critico. Alcuni di questi limitano il loro campo d’azione alla pura analisi dei lavori dei fotografi, alla stesura di testi, alla supervisione degli allestimenti, mentre altri - e sono quelli che ci interessano - assumono un ruolo assai più complesso che implica la conoscenza dell’ambiente, la ricerca e valorizzazione di nuovi autori, la curiosità che spinge a cercare soluzioni innovative, una competenza che si estende anche a tutti gli aspetti tecnici che molti colpevolmente ignorano, come se la scelta di un supporto, di una cornice, di un tipo di illuminazione fossero qualità secondarie. In sintesi un critico dovrebbe dotarsi di quella sensibilità generale che risulta indispensabile a chi è chiamato a essere una vera guida per tutti i soggetti in campo, cominciando dai fotografi per concludere con i fruitori e i collezionisti. In questo caso il critico diventa così un vero e proprio regista che deve essere capace di

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comprendere quali e quanti sono i fotografi che possono essere coinvolti, che genere di opere valorizzare visto che non tutte si prestano a una scomposizione, in quali strade tradizionali ribadire la propria presenza, in quali nuove tracciare un percorso innovativo. Perché in questa fase storica in cui la fotografia compare in una quantità così massiccia da rischiare una sorta di bulimia della visione - quella che Joan Fontuberta chiama postfotografia - è necessario mettere in comunicazione il passato con il futuro. Per recuperare in un dialogo costruttivo la qualità e la passione ereditate dalla storia con le nuove esigenze di una contemporaneità che vuole confrontarsi nella stessa misura con la fisicità di un allestimento reale e con l’immaginifico di uno virtuale. Roberto Mutti


Roberto Mutti installazione iGIGANTI photoSHOWall da una fotografia di Occhiomagico 51


Le immagini che danno vita a questo catalogo sono soltanto una parte del corpo fotografico che compone la mostra Sguardi a fior di pelle. La proposta in esposizione comprende oltre cinquanta scatti di importanti autori italiani e internazionali che abbracciano la storia della fotografia, dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi. Un percorso che, attraverso stili, approcci, filosofie molto diversi, propone una molteplicità di sguardi che permette di viaggiare nel tempo.

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