Bella Scoperta

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è un progetto promosso da

in collaborazione con

con il patrocinio di Città di Pescara Medaglia d’Oro al merito civile

Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo

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Il Csv Pescara svolge le sue attività con i finanziamenti delle Fondazioni Bancarie ex legge 266/91


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La gratuita´ educa La gioia che abbiamo provato nel rispondere gratuitamente ad un bisogno di altri uomini è stata per noi segno evidente che l’educazione del cuore dell’uomo non può non passare dentro l’esperienza del dono gratuito del proprio lavoro. Con il direttivo e la struttura abbiamo pensato, partendo dalla nostra esperienza di genitori, che vivere momenti di dono di sé sia importantissimo per la crescita della persona, in particolar modo nell’età dai 12 ai 18 anni. Partendo da ciò che ci è chiesto istituzionalmente come Csv - promuovere il volontariato - abbiamo immaginato un percorso educativo per questi ragazzi. Un percorso denso di momenti di esperienza vissuta attraverso il dono del proprio tempo presso organizzazioni di volontariato: facendo volontariato nei centri diurni, negli ospedali, nelle case famiglia e così via. È nato il progetto “Io, tu… volontari!” che da dieci anni riproponiamo ai giovani della nostra provincia, attraverso le scuole, con un successo crescente di partecipazione. Siamo lieti di aver accompagnato centinaia di giovani, per un breve tratto di tempo, nel loro cammino di crescita umana, vivendo con loro “Io, tu… volontari!”. Cogliamo l’occasione per ringraziarli uno ad uno per quello che abbiamo imparato da loro. Con loro ringraziamo tutti i dirigenti scolastici, gli insegnanti, le organizzazioni di volontariato, l’associazione di insegnanti Diesse Didattica e Innovazione Scolastica. Un ringraziamento particolare, per aver mostrato un concreto interesse verso questa iniziativa, all’Ufficio Scolastico Regionale ed al Comune di Pescara. Infine un grazie di cuore a Laura Di Pasquale, responsabile del progetto per conto del Csv. Siamo certi che la lettura di questo opuscolo, che raccoglie alcune testimonianze di giovani che hanno partecipato al progetto in questi anni, possa far comprendere, meglio di tante parole, in che cosa consiste l’esperienza di cui stiamo parlando. Con la certezza che anche il vostro cuore avrà un sussulto di bene e di bellezza, vi auguro una buona lettura. Mauro Moretti Presidente Csv Pescara

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Dagli interventi durante l’incontro conclusivo dell’edizione 2011-2012 Sala consiliare del Comune di Pescara, 9 maggio 2012

Il Clown, la luce, i volontari Abbiamo realizzato quest’opera in sei tele con acrilici. Il soggetto come potete vedere è un clown, ma è un clown triste: è consapevole del fatto che nel mondo c’è un gran bisogno di aiuto. C’è una tela colorata: in arte il colore è luce, e abbiamo voluto rappresentare proprio attraverso la luce i volontari che illuminano la morte del mondo, che è l’assenza di luce. C’è bisogno di quest’aiuto. I ragazzi del Liceo artistico “Misticoni-Bellisario” - 2010/11 Mi sento più uomo, di fronte a quel bisogno immenso Sono ormai tre anni che svolgo volontariato presso la Residenza per anziani Santa Maria Ausiliatrice a Montesilvano su proposta di alcuni amici e di mio fratello in particolare. Inizialmente andavo solo perché c’erano loro, e quindi c’era il momento che trascorrevo con i vecchietti e quello in cui stavo con i miei amici. Con il passare del tempo, però, è stato sempre più evidente che non bastava quello a reggere il motivo per cui andavo lì ogni quindici giorni, perché quando entri senti un odore terribile, vedi i vecchietti con i cateteri che penzolano. In breve: vedi cose abbastanza pesanti. Così, ho iniziato a riflettere sul perché di questo gesto: non andiamo lì per loro, non andiamo lì per risolvere i loro problemi, come l’Alzheimer, il mal di stomaco, l’infermità. Quindi era evidente che non era per loro che andavo lì, dove sono trattati pure male. Quindi, ho iniziato a riconoscermi bisognoso di quel gesto, perché come diceva la canzone: “Cerco un gesto, un gesto naturale, intero come il nostro io”, cioè un gesto che mi faccia più uomo perché sento il bisogno di condividere il dolore e la sofferenza con l’altro. È un bisogno che avverto: ce l’ho. Tant’è che quando esco da lì mi sento più lieto, felice, sono più uomo. Perché alla fine è quando sei felice che sei uomo, sei pienamente te stesso. E poi è pazzesco vedere come quei vecchietti, che non appena entri hanno tutti gli occhi

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spenti (sembra un inferno), ti iniziano pian piano a guardare come se fossi un angelo, al punto che ti dicono: “Ma tu che ci stai a fare qua, tu sei giovane, goditi la vita: è sabato esci con gli amici!”. E tu sei sfidato anche dai vecchietti rispetto alle motivazioni per cui va li a fare volontariato, e poi li guardi e dici: “Io sono qui per me”. E’ impressionante notare come il volontariato sia un gesto per me, per la mia educazione. Il modo in cui mi guardano quei vecchietti e il modo in cui io guardo loro si riflette poi in tutta la mia vita, nel rapporto con gli amici, nel rapporto con i miei genitori, con tutti. Pietro

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Quel “mal di pancia” dovuto a rapporti davvero liberi Voglio ringraziare chi mi ha dato l’opportunità di parlare di queste esperienze. All’inizio avevo detto si, un po’ controvoglia perché mi vergogno abbastanza, però è stata un’occasione per rendermi veramente conto del perché faccio volontariato. Ogni quindici giorni vado a fare “caritativa”, ovvero tengo compagnia a degli anziani all’interno di una sala in una casa di riposo, sia chiacchierando sia cantando con la chitarra. All’inizio facevo volontariato per rendere questi vecchietti felici, nel senso che andavo lì consapevole del fatto che io, spendendo un po’ del mio tempo libero - perché comunque richiede un sacco di sacrificio questa esperienza, in quanto il sabato uno vorrebbe pure uscire -, riuscivo ad aiutarli, quindi ero importantissima. Poi è successo che una signora a cui sono molto legata, la signora Dora, inizia a piangere perché comunque lì, come ha detto Pietro, la situazione è pesante: io me ne dovevo andare e, quindi, più che consolarla non sapevo cosa fare. Questa vicenda mi è servita perché ha cambiato la mia posizione: oggi sono consapevole del fatto che non li salvo io, non li aiuto io, sopratutto non li rendo felici, perché a loro non cambia la vita un’ora della mia compagnia. Questa cosa l’ho notata perché prima, quando non avevo questa consapevolezza, andavo via contenta. Invece adesso tutte le volte che esco vado via inquieta, ma quest’inquietudine è positiva e anche, in un certo senso, fondamentale perché mi costringe proprio a dire che io sono fatta per condividere il bisogno dell’altro, anzi sarebbe gravissimo se io non me ne andassi da lì senza mal di pancia. La loro sofferenza mi provoca dolore e mi fa stare male.


Un altro motivo fondamentale per cui faccio volontariato, potrebbe sempre paradossale, è che io mi sento veramente a mio agio con loro, nel senso che con loro ho rapporti veramente liberi, dove per “liberi” intendo che non ho un’idea di come deve andare quel rapporto. Per esempio, in classe mi succede sempre di non avere rapporti liberi, c’è un progetto su ogni persona, con una parlo solo di un argomento con un’altra di qualcos’altro, insomma ci sono un sacco di categorie. Questo avere rapporti liberi con i vecchietti mi ha lanciato una sfida per quanto riguarda le mie amicizie quotidiane, perché una volta che uno ha visto come può essere pieno e bello un rapporto libero, non può che non desiderarlo anche nella vita quotidiana. Certo questo non toglie che è più facile l’amicizia con i vecchietti, perché loro non pretendono niente da te e io neanche, quindi è molto più semplice stare con loro. Invece, le amiche sono un po’ più complicate! Chiara I ragazzi raccontano

Sentirsi rigenerati Sarebbe riduttivo, da parte mia, definire l’esperienza di volontariato che ho fatto grazie al “Progetto Andrea” una delle più stimolanti finora vissute. Sarebbe riduttivo perché ormai, arrivato al secondo anno di “servizio”, credo di aver mutato il modo di guardare e rapportarmi a realtà che spesso ed inconsapevolmente sentiamo così lontane e quasi irrilevanti al nostro tornaconto giornaliero, ma che sono più che mai attuali, ma soprattutto bisognose di interventi pragmatici da parte di tutti noi. Tutto è partito lo scorso anno, lo ammetto, per gioco e come pura attività extrascolastica, e grazie anche alla mediazione della professoressa Regina Di Tullio e Anna Paola Giansante, referenti per la mia scuola del progetto: già da primo servizio però, mi resi conto della grande esperienza che stavo per affrontare. In circa due ore riuscii a venire a contatto con molti bambini, neonati, preadolescenti presenti nel reparto di pediatria dell’Ospedale Civile di Pescara, provenienti anche da altre regioni

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e affetti dalle più disparate patologie: problemi alla vista, infezioni allergiche, broncopolmoniti acute, asma e via enumerando. Non dimenticherò mai la conoscenza di una nonna premurosa, arrivata da Bologna in fretta e furia e lasciando tutto e tutti per aiutare il suo nipotino, ricoverato ormai da quasi un mese in ospedale per una febbre molto alta che non riusciva ad essere curata. Ricordo con quanta positività e premura il personale addetto e gli infermieri accudivano i baby pazienti, con quanto amore hanno cercato di rendere anche le pratiche più fastidiose e temute dai bambini (come punture e visite) gioiose e divertenti. Questo a conferma che, a volte, il Sistema Sanitario funziona, ed è riduttivo e lesivo fare di tutte le erbe un unico fascio. Ricordo quasi tutti i volti dei bambini con cui mi sono rapportato, con cui ho giocato, con cui ho colorato, costruito, scherzato e con cui, ebbene sì, mi sono anche stancato, cercando di corrergli dietro lungo i corridoi del reparto e di acconsentire a tutte le loro umili richieste. Un fattore però li accomunava tutti a mio avviso: un grande ed innocente sorriso. E’ questo il dato che più mi ha lasciato riflettere, e spero faccia riflettere voi tutti: nelle situazioni più problematiche e difficoltose, un enorme e spensierato sorriso non mancava mai sulle labbra di quei dolci bimbi. Uscendo ogni volta dalle porte dell’ospedale, mi sentivo come rigenerato, investito di una grande fortuna, pronto a guardare alla mia vita sotto una luce più positiva, forte dell’insegnamento che ho ricevuto ogni volta venendo a contatto con delle realtà così dure. Pensavo di dovermi impegnare per dar loro un sorriso, una speranza, un momento di spensierata gioia, ma in realtà sono stati loro a regalarle a me, con la loro dolcezza e la loro serenità.. una delle gioie più pure ed innocenti della mia vita. Alessio, Liceo Classico “G. D’Annunzio” - 2010/11

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L’incontro con un sorriso: e diventi volontario L’esperienza come volontaria dell’associazione Anffas è iniziata due anni fa quando avevo 16 anni. All’inizio, non sapevo bene a cosa andassi incontro, ma la voglia di rischiare era forte dentro di me. Ricordo ancora la prima volta che vidi quella casetta di legno in mezzo ad un gigantesco parco, fatta apposta per raccogliere una piccola ma grande famiglia; quella di cui posso dire di esser


fiera di far parte. L’accoglienza, fin dal primo giorno fu fantastica. I ragazzi, i volontari e la direttrice erano tutti indaffarati nel voler creare qualcosa di nuovo, perché è questo ciò che si fa all’Anffas: si creano nuove idee, nuovi rapporti, nuovi obiettivi, nuove esperienze. Io personalmente mi sono sentita molto vicina ai ragazzi ed ai loro bisogni, e soprattutto al loro cuore. Ho avuto l’occasione di conoscere Sergio, un “mattacchione” di prima categoria, Cristiana, una simpatica “combina-guai”, Rocco, che ci diverte sempre con le sue battute, e tanti altri che con la loro vivacità sono stati in grado di trasmettermi il giusto spirito per lavorare insieme e creare una squadra vincente. Ho imparato tante cose nella casetta di legno: lo sapevate che la farina diluita nell’acqua può fungere da collante? Beh, io l’ho scoperto con i miei ragazzi. Ho imparato che nella vita bisogna saper dire di no, anche se questo può far soffrire chi abbiamo di fronte. Con l’Anffas ho avuto la possibilità di esprimere attraverso i gesti ciò che avevo nel cuore da tanto tempo: la voglia di essere utile a qualcuno. E finalmente posso dire con tanta gioia di esserlo stata per dei ragazzi bisognosi di affetto e compagnia, proprio come me! Prima di concludere questa (forse) noiosa testimonianza, vorrei farvi riflettere sul fatto che molto spesso volontari non ci si nasce, ma lo si diventa non appena si incrocia il sorriso di questi straordinari ragazzi. Laura, Istituto Magistrale Marconi - 2010/11 Per me stessa La parola “volontariato” ha per me un suono molto speciale: un suono come il sorriso della gente a cui dedichi il tuo tempo, e allegro come un bambino che gioca spensierato. Quest’anno ho avuto la mia prima esperienza di volontariato con i bambini e che dire? - è stata un’esperienza meravigliosa. Ho avuto modo di conoscere persone molto speciali come Simone, un bambino allegro e chiacchierone di quattro anni, Rosa, un piccolo terremoto, e Giada, una dolcissima bambina di due anni. Loro, come tutti gli altri bambini che ho conosciuto, mi hanno regalato emozioni che non avrei mai immaginato di provare. Solo alla fine di questa esperienza ho capito che non ero io ad aiutare loro, ma erano loro ad aiutare

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me. Sì, perché in fondo il volontariato è questo: “sacrificare” poche ore della propria vita per ricevere in cambio delle emozioni indescrivibili, stupende, indissolubili. Se ho scelto di fare questa esperienza l’ho fatta in primo luogo per me stessa, perché il dono più grande l’ho ricevuto io attraverso quei sorrisi, quelle risate e quegli abbracci che hanno lasciato un timbro indelebile nel cuore. Ci hanno fatto capire i nostri veri bisogni ed i veri valori della vita, ed è per questo che consiglio a tutti questa esperienza perché fa crescere, coinvolgendoti come poche cose al mondo. Amanda, Istituto “Aterno” - 2011/12 Aiutare ti regala molto

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Ho scelto di prestare la mia attività di volontariato presso l’associazione “Willclown”. E’ stata un’esperienza che mi ha toccato molto. Stando a contatto con persone che hanno bisogno di parlare, ho capito che aiutare una persona ti regala molto. Sembra che noi andiamo lì per dedicare qualcosa a loro ed invece sono loro che ci aiutano a crescere, sia emotivamente che mentalmente. Il primo contatto che ho avuto è stato al centro anziani “Nazareth”: è stato un approccio un po’ difficile perché, essendo molto sensibile, mi veniva da piangere, e volevo fare tutto il possibile per farli felici, un po’ come un’eroina che vuole cambiare il mondo. Col passare del tempo ho capito che l’unico modo per aiutarli è parlare con loro, perché solo così si instaura un rapporto di fiducia e di amicizia; essi sanno insegnarci molte cose utili che porterò nel cuore finché vivrò. Non è affatto vero che gli anziani sono persone che oramai hanno vissuto la loro vita e sono destinati a morire: loro hanno molta vita dentro, sono più vivi di noi giovani, sanno giocare, divertirsi ma soprattutto vivere! La mia seconda e terza esperienza con “Willclown” le ho vissute nel reparto pediatrico dell’Ospedale Civile di Pescara. Lì, stare con i bambini è stato più semplice perché farli ridere è una cosa che mi appartiene: è nel mio patrimonio genetico. Anche i bambini sanno regalare molto: loro mi hanno dato tenerezza,


donato dolcezza e fatto ridere con la loro infinita simpatia. Con i loro occhi deliziosi e pieni di speranza sanno affrontare situazioni difficili e questo perché non si sentono abbandonati e sanno che ci sono persone pronte a prendersi cura di loro. Per quei bambini la parola chiave per la guarigione è “sorriso”. Con Willclown mi sono divertita molto e allo stesso tempo ho capito l’importanza del volontariato. Spero di ripetere questa incantevole esperienza anche l’anno prossimo. Deborah, Istituto professionale “F.P. Michetti” - 2009/10 Mi sono sentita “indispensabile” Da quattro anni partecipo con la scuola a questa attività di volontariato e ogni anno è sempre una scoperta. Quest’anno ho avuto la possibilità di far parte del progetto “Andrea” presso l’Ospedale Civile di Pescara. Il primo appuntamento è stato per lo più di orientamento; successivamente, io ed altre volontarie siamo andate a trovare i pazienti nelle loro camere. Per prime abbiamo visto due bambine: una piangeva perché aveva paura delle punture e dei camici bianchi. Ci siamo avvicinate per farle distrarre ed è bastato davvero poco: appena mi sono girata e ha visto il disegno di Biancaneve disegnato sul retro mio camice si è tranquillizzata. Ha iniziato ad avvicinarsi e ad allungare le braccia per far capire che voleva vederla da vicino. Nell’altra camera, invece, c’era un’altra bimba, chiara, molto socievole; ha iniziato a parlare con me domandandomi: “Chiara è bella? Sì, no?”, ovviamente si è data anche la risposta! Ha iniziato a girare per il corridoio dell’ospedale con la flebo attaccata al braccio; dopo abbiamo iniziato a disegnare e a fare le maschere di carnevale. Il secondo incontro è stato molto, ma molto significativo per me. Per la prima volta mi sono potuta confrontare con una patologia molto grave: l’autismo. All’inizio mi sentivo impotente per non poter aiutare un bimbo affetto da questa patologia, ma è bastato uno sguardo per darmi il coraggio e così mi sono avvicinata a lui. Gli altri bambini, giustamente, non conoscendo la patologia, non riuscivano a giocare con lui; mi sono avvicinata prendendo in mano un giocattolo sonoro per attirare la sua attenzione e da quel momento il bambino ha iniziato a giocare!

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Avevo capito che per potergli dire qualcosa dovevo attirare la sua attenzione con il giocattolo sonoro… e così ho fatto! Conosco poco questa patologia e so che purtroppo non si possono pretendere grossi risultati o risposte per ogni stimolo, ma posso assicurare personalmente che con la pazienza si può riuscire a far integrare le persone affette da autismo ad alcuni giochi di gruppo. E’ stata un’esperienza umana perché per la prima volta mi sono sentita in dispensabile per la società! Ho capito che aiutare gli altri è un dono, e sapere che l’altro sta bene o che si diverte anche per due ore solamente, è una grande gratificazione. Spero che questa iniziativa continui, per cercare di aiutare i bisognosi ma soprattutto cercare di ritrovare l’umanità che c’è dentro ognuno di noi. Anita, Istituto professionale “F.P. Michetti” - 2010/11 Il volontariato? È indispensabile per la nostra formazione Ho scelto di svolgere attività di volontariato presso il centro socioassistenziale Anffas, che si occupa di assistere le famiglie di disabili intellettivi e relazionali in viale Bovio a Pescara, per il secondo anno consecutivo. È stata una esperienza indubbiamente formativa, sia per quanto riguarda gli incontri teorici che quelli pratici. Ancora una volta mi sono resa conto di quanto sia importante un sorriso nella vita di ogni giorno; spesso, tutti noi, alla minima difficoltà ci facciamo sovrastare dal vittimismo, ed ecco che sorridere diventa un’impresa. È da queste persone che dobbiamo imparare la semplicità e la felicità per il grande dono che è la vita, e per farlo non c’è bisogno di grandi cose. Nel nostro piccolo ognuno può fare piccole cose di grande valore e la “settimana del Donacibo” ne è stata un esempio eclatante! Per un’istituzione importante come la scuola, presentare progetti formativi come questo è indispensabile per la formazione di giovani nelle cui mani è consegnato il futuro. Francesca, Istituto professionale “F.P. Michetti” - 2009/10”

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Nulla è scontato In una rossa giornata autunnale, la professoressa Di Tullio ci ha informati di un nuovo progetto “Io, tu... Volontari!” che si sarebbe svolto grazie al Centro Servizi per il Volontariato di Pescara. La classe


immediatamente sembrava eccitata all’idea di partecipare, eppure ci sentivamo inadatti per l’arduo compito e, tra noi, ci chiedevamo come affrontare le difficoltà che avremmo incontrato andando lì per offrire una qualche forma di aiuto a dei bisognosi. Tuttavia, già dal primo incontro con i volontari delle strutture coinvolte ci siamo accorti che la nostra “missione” non sarebbe stata un sacrificio, ma un’opportunità per sostenere a aiutare coloro che ne avevano di bisogno. Sicuramente non sarebbe stato nemmeno semplice, ma con un piccolo sforzo di volontà avremmo potuto portare almeno un’ombra di sorriso sul volto di qualcuno meno fortunato di noi. Avendo partecipato al “Progetto Andrea” con i bambini ricoverati, e al progetto “La conchiglia” con i bambini dai 18 ai 36 mesi, abbiamo imparato a relazionarci con loro in modo semplice e che, anche quelli malati, come tutti, hanno bisogno di divertimento e di svago, di giocare e, soprattutto, vogliono essere ascoltati. E’ stato sicuramente formativo riuscire a capire che anche soltanto la nostra presenza è in grado di portare un po’ di serenità a bambini che molto spesso la perdono in ospedale o lontano dall’equilibrio familiare. La gioia più grande era vederli ridere spensierati anche solo per qualche ora. Abbiamo ancora un lungo cammino da realizzare e percorrere prima di riuscire ad essere dei veri volontari, ma almeno non manca la voglia di solidarietà! E’ stato emozionante operare insieme a volontari preparati, disponibili, gentili e soprattutto discreti quando si presentavano situazioni delicate. Grazie per averci fatto considerare che nulla è scontato e che non tutti vivono nel “mondo perfetto” che ci circonda. Ci è stato insegnato a soccorrere il prossimo ogni volta che ci è possibile, e che l’aiuto non include fatica, anzi, è un’esperienza da cui si ricava soddisfazione e gioia. I ragazzi del Liceo Classico “G. D’Annunzio” - 2010/11 Aprire gli occhi Al Banco di Solidarietà di Napoli abbiamo avuto l’opportunità di incontrare un’esperienza, il volontariato, che ci era stata semplicemente presentata durante un incontro. Condividere l’esperienza di altri volontari anche solo per poche ore ci ha aperto gli occhi su un’altra realtà. Arrivati a Napoli, ed in particolare

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in uno dei quartieri più problematici, abbiamo percepito fin da subito la difficoltà di questa stupenda città. Ci si è presentato uno scenario caotico di vita quotidiana e abbiamo percepito la continua apprensione che si vive per le strade. Dopo una prima visita, ci siamo addentrati nelle problematiche concrete del quartiere incontrando, al Centro di Solidarietà che offre un aiuto consistente a questa realtà difficile, le madri dei ragazzi che lo abitano, e ascoltando da loro le effettive preoccupazioni che esistono in una tale realtà. E’ stata un’esperienza fortemente formativa che a nostro avviso andrebbe ripetuta, offrendo magari l’opportunità di conoscere anche altre realtà che a noi sembrano lontane. Luca e Valentina - 2009/10

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Un atto d’amore Sono tre anni che partecipo al progetto “Io, tu.. .volontari!” e ho avuto modo di conoscere diverse tipologie di utenti nelle varie strutture con cui sono venuta a contatto, ma la regola per tutti è sempre la stessa cioè “donare”. Sembrerebbe una classica “frase fatta” ma non è così: questa parola per me ha un profondo significato e non è da intendersi come uno “stare a posto con la coscienza” ed illudersi di aver fatto volontariato, ma è un atto d’amore che include cose semplici quali: parlare, confrontarsi e donare un sorriso a chi ne fa pochi. Quest’anno ho fatto la mia prima esperienza presso l’associazione “Stella Polare”, che è un centro diurno che aiuta i ragazzi a fare i compiti, ma è anche un centro che mira alla socializzazione, al gioco di squadra e all’integrazione con altre culture (essendoci anche molti ragazzi di diverse nazionalità). All’inizio ero una semplice volontaria e li osservavo; poi ho iniziato a instaurare con loro un rapporto anche di fiducia, al punto che alcuni mi hanno raccontato la loro vita, le difficoltà, e la voglia di cambiare la loro situazione; rivedevo sempre in ognuno di loro un qualcosa di simile a me, avevano semplicemente una vita diversa dalla mia. Il mondo è dei ragazzi e siamo noi che lo dobbiamo modificare, dando il nostro contributo per affermare i diritti dei più deboli e dei meno fortunati, abbattendo l’idea comune che le situazioni non possono essere cambiate: qualora non fosse davvero possibile, è fondamentale renderle il più agiate possibile… anche solo col sorriso. Anita, Istituto “F.P. Michetti” - 2009/10


Si ringraziano le scuole e i docenti che negli anni si sono coinvolti, e le associazioni e le strutture che hanno ospitato i ragazzi: Arte Suoni Colori Anffas Pescara Leggiamo una storia Volontari senza Frontiere La tana dei cuccioli A.G.E. Pescara Ceis Stella del Mare Banco Alimentare dell’Abruzzo Vides Pescara Willclown Associazione Orizzonte

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