Catalogo Un Mosaico per Tornareccio 2007

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Comune di Tornareccio



COMUNE DI TORNARECCIO

UN MOSAICO PER TORNARECCIO La città delle api II Edizione 2007 14 luglio – 25 agosto 2007

Testi di Maria Cristina Ricciardi


UN MOSAICO PER TORNARECCIO La città delle api – II Edizione 2007 Tornareccio, Sala Polifunzionale 14 luglio – 25 agosto 2007 Direzione artistica: Maria Cristina Ricciardi Ente Promotore: Comune di Tornareccio

Sindaco: Luigi Iacovanelli Con la partecipazione di Regione Abruzzo REGIONE ABRUZZO

Provincia di Chieti FONDAZIONE CARICHIETI Comunità Montana Valsangro e il Patrocinio di Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara Testi: Maria Cristina Ricciardi Grafica e Stampa: GEO s.r.l. Poligrafia, Lanciano Ufficio Stampa: Piergiorgio Greco Mosaici realizzati da: Cooperativa Mosaicisti Ravenna Soc. Coop. a r.l. Via Benedetto Fiandrini s.n.c. - 48100 Ravenna (complesso monumentale Basilica San Vitale) Tel/Fax ++39 0544 34799 - art@coopmosaico.it - www.coopmosaico.it

Un particolare ringraziamento ai coniugi Alfredo e Teresita Paglione, per la donazione a Tornareccio dei tre mosaici di Aligi Sassu, José Ortega, Jessica Carroll. Si ringraziano per il finanziamento alla realizzazione dei mosaici per la II Edizione 2007: Fiorentino D’Ippolito,Apicoltori di Tornareccio, Maria Giovanna Maturo, Leonardo Costantini, Michele Giacci, Alfredo e Teresita Paglione. Si ringraziano, inoltre per aver aderito al finanziamento alla realizzazione dei mosaici per la III Edizione 2008: la Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina di Atessa, la Sintesis s.r.l. progettazione integrata di Atessa, il .............................................., il ............................................ Si ringrazia per la disponibilità offerta, la Giuria del Premio composta da: Alfredo Paglione, Luigi Iacovanelli, Bianca Maria De Luca, Giuseppe Tragnone, Silvio Di Lorenzo, Lucio Valentini, Maria Cristina Ricciardi. Si ringraziano gli artisti che, con entusiasmo, hanno raccolto l’invito a partecipare, contribuendo così alla riuscita della Manifestazione. Copyright © Casa Editrice “La Frentania”, 2007


Comune di Tornareccio

A Tornareccio l’arte e l’ambiente si offrono come modello di una sostenibile comunicazione che ha già prodotto i suoi frutti in dieci splendidi mosaici, di artisti di fama internazionale, che da quest’anno occupano le pareti del nostro borgo storico. Un esempio concreto che risponde ad un progetto culturale altrettanto sicuro e ben articolato, avviato con l’edizione dello scorso anno, che continua a condurre la migliore esperienza artistica in questo piccolo centro d’Abruzzo, significativo per alcune sue priorità, come il miele, la bellezza naturalistica e la sua storia, che muove dal fascino di un passato lontano. Artisti di fama internazionale realizzano ogni anno per UN MOSAICO PER TORNARECCIO.La città delle api,sedici bozzetti riconducibili a temi della natura e alcuni di questi, grazie all’intervento di generosi finanziatori, sono divenuti e continueranno a diventare, di anno in anno, bellissimi mosaici eseguiti a Ravenna, capitale indiscussa delle arti musive. Lo spazio espositivo che li contiene non è però il luogo chiuso di un museo, ma è, invece, quello del paese stesso, con il suo borgo e le sue case e gli scorci panoramici sul Monte Pallano, perché Tornareccio vuole offrirsi come strumento sociale di un’arte destinata a tutti,di una bellezza designata a restare per sempre,come quella che emanano i mosaici di Sassu, Ortega, J. Carroll, donazione dei coniugi Paglione, e quelli, presentati quest’anno, di Antonucci, Calabria, R. Carroll, Cattaneo, Mulas, Notari, Savinio, affinché ogni abruzzese possa sentirsi più ricco, realizzando una attualissima e necessaria riflessione sull’identità ambientale e sulle scelte operate dall’uomo, come confermano i profondi contenuti presenti nelle ricerche compiute dagli artisti invitati in questa seconda edizione. Un modello di attenzione che sta già attirando, come i fiori con le api, l’interesse e la curiosità di un folto pubblico e di numerosi esponenti del mondo nazionale della cultura. E noi di tutto questo ce ne sentiamo orgogliosi, ringraziando di cuore coloro che hanno dimostrato di credere nell’originalità e nella forza di un Progetto di arte, di vita e di ambiente, che andrà avanti nel tempo e farà molto parlare di sé.

Luigi Iacovanelli Sindaco di Tornareccio


Aligi Sassu, Il cavallo rosso, 1988, mosaico, cm 100x100 donazione dei coniugi Alfredo e Teresita Paglione

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L’oro di Tornareccio Maria Cristina Ricciardi

“Coloro che trattarono le scienze furono o empirici o dogmatici. Gli empirici, come le formiche, accumulano e consumano.I razionalisti,come i ragni,ricavano da se medesimi la loro tela.La via di mezzo è quella delle api, che ricavano la materia prima dai fiori dei giardini e dei campi, e la trasformano e la digeriscono in virtù della loro propria capacità”. (F. Bacone, Novum Organum)

Con la II edizione di UN MOSAICO PER TORNARECCIO. La città delle api, possiamo affermare che “l’oro”di Tornareccio – volendo così parafrasare il titolo del celeberrimo film diretto da De Sica nel 1954 – da quest’anno, non si ravvisa più soltanto nel biondo ed eccellente miele, prodotto dalla consolidata tradizione apistica di questa località, ma in un sorprendente insieme di straordinari mosaici, fissati sulle facciate delle case del borgo storico, primo nucleo di un inedito museo open-air di opere d’arte contemporanea progettate da noti artisti di panorama internazionale. Un patrimonio destinato ad accrescersi negli anni, quale simbolo efficace di un possibile connubio tra due bellezze, quella naturale e quella artistica,che insieme concorrono

a sostanziare ed arricchire la qualità della nostra vita. Tutto questo, in un paese dell’Abruzzo che, contrariamente alla pareti neutre di un contesto museale, si offre come luogo “significante”, capace di dialogare con le opere,accogliendole dentro la propria storia,come didascalici messaggi di amore per la vita e per la vita che è dentro l’arte. A Tornareccio, dunque, l’arte trova la sua casa e si fa mosaico, per restare per sempre, tra la vita della gente, ferma e forte quanto la pietra delle nostre montagne. Su queste premesse, si comprende bene quanto sia sintomatico il fatto che tale iniziativa culturale parta proprio da un paese noto per via delle api, operose creature presenti sulla terra da trenta milioni di anni e oggi gravemente minacciate da

Foto di Piergiogio Greco

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Un Mosaico per Tornareccio - Jessica Carroll

modus operandi in sintonia con i principi della tecnica della insigne tradizione ravennate. Essi sono stati tradotti da altrettanti bozzetti, appositamente eseguiti per la I edizione della nostra Rassegna e risultati tra i più votati dalle giurie.Fra gli artisti,la presenza di autorevoli nomi, come quello Ennio Calabria, vincitore della manifestazione dello scorso anno, con un’opera dall’emblematico titolo Desiderio di ponti, allusivo alla necessità di un possibile confronto non solo tra la realtà e la sua rappresentazione, ma tra l’ identità stessa dell’uomo ed il suo tempo, affinché non viva sradicato da essa, snaturato dalle mistificazioni che la società gli impone. Ad Ennio Calabria va dunque il Trofeo della manifestazione ed una mostra personale qui riproposta in catalogo. Le altre sei opere musive presentate in questa II edizione di UN MOSAICO PER TORNARECCIO. La città delle api, sono il frutto dell’elaborazione artistica di note personalità del mondo dell’arte come Robert Carroll, Carlo Cattaneo, Franco Mulas, Romano Notari, Ruggero Savinio e della giovane ed apprezzata artista abruzzese Morena Antonucci. Tutti lavori di straordinaria intensità, realizzati grazie al contributo di illuminati imprenditori, e capaci di esprimere ciascuno lo specifico artistico di chi li ha concepiti,attraverso la dimensione plastica del mosaico che vive di interazione con gli elementi naturali della luce e del colore. Un esempio intelligente di arte ambientata, alla cui comprensione estetica partecipa tutto il paese, con i suoi scorci, le sue case, e gli sfondi che si aprono sul suggestivo paesaggio circostante, laddove i mosaici, collocati sulle pareti del borgo, diventano delle nuove finestre aperte al dialogo sulla complessità del reale che non può vivere disgiunto dall’espressione creativa, cartina di tornasole della ricchezza della esperienza umana, per costruire un mondo foriero di migliori prospettive. Le opere pervenute dagli artisti invitati a questa II edizione, destinate a diventare

José Ortega, Nocturno, 1989, mosaico, cm 88x100 donazione dei coniugi Alfredo e Teresita Paglione

OGM, pesticidi e persino dalle onde della telefonia. Esse ci insegnano come anche da un piccolo fiore possa provenire il nettare destinato a farsi miele. Tornareccio, incantevole località che si distende fra boschi e verdi colline ai piedi del monte Pallano, nota per i suoi importanti resti archeologici, oggi, avvalora il suo fascino con i suoi splendidi mosaici a tematica naturalistica, divenendo sul piano della realtà, il luogo ideale di un meraviglioso ponte tra l’immaginazione ed il fare, tra l’ambiente e la necessità della sua salvaguardia, tra i segni della storia e l’accurata gestione del presente: un modello in cui poterci riconoscere, che realizza coscientemente la nozione di “paesaggio” come esperienza culturale, costruzione operativa, sintesi visibile dell’azione e del pensiero dell’uomo. Ai tre mosaici presentati nell’edizione dello scorso anno, e mi riferisco allo splendido lavoro eseguito da Aligi Sassu nel 1988, Il cavallo rosso,divenuto il logo di questa manifestazione, e alle intense opere Nocturno di Josè Ortega e Visione a mosaico di Jessica Carroll, donazione dei coniugi Alfredo e Teresita Paglione, quest’anno se ne aggiungono ben altri sette, eseguiti dalla Cooperativa Mosaicisti di Ravenna che realizza per grandi artisti contemporanei, assecondando un 8


mosaici il prossimo anno, si rivelano particolarmente interessanti per qualità, attenzione al tema ambientale e per la capacità di condensare nella dimensione contenuta dei previsti centimetri 40x40, l’essenza più vera e profonda dell’operare poetico dei loro autori, tutti dotati di una grande personalità, sia sul piano professionale che su quello umano. Una seducente visione di Barcellona, vibrante icona della mediterraneità, vive nel lavoro della spagnola Clara Gangutia, pittrice di straordinarie atmosfere luministiche,in cui l’intensità del paesaggio nasce dall’incontro con il portato di memorie e di affetti che ella nutre per la propria terra, raccontata, da uno scorcio d’architettura che sembra rivaleggiare con una grande palma da dattero, simbolo panreligioso per eccellenza,immagine di bellezza e di armonia, emblema della felicità eterna, origine sacra della vita. Per Paolo Borghi,una delle voci più belle del panorama della scultura italiana, il concetto di metamorfosi racchiude in sé quello della storia, dei suoi “ritorni” infiniti, della malinconia e del mistero, come un bagaglio inevitabile alla nostra cultura, che passa attraverso i seducenti richiami del mito e dell’enigma dechiri-

chiano, pervenendo all’originalità di una forma figurale che è intelligente e sensibile sintesi della verità, segreta e sacra, che è dentro la vita. La poliedrica personalità di Bruno Caruso, che tanta arte ha dedicato ai temi dedotti dalla natura, osservatore attento di memorie antiche, colto e finissimo disegnatore, ma anche scrittore e saggista, non cessa di sorprenderci con il suo senso particolarissimo del grottesco e del macabro, che condensa nell’immagine della Medusa, trappola crudele che pietrifica gli uomini, tutto ciò che di accattivante e di orribile, di incantevole e di disgustoso l’esperienza della vita ci palesa. Bruno Ceccobelli è un artista giusto per questa manifestazione,perché da sempre guarda all’anima che è dentro le cose del mondo, all’arte come forma infinita di energia vitale e di amore.Sperimentatore di materiali diversi, si dimostra consapevole della forza creativa ed alchemica con cui l’arte riesce a trasformare la realtà e,insieme a questa, la coscienza stessa di chi la scruta.Agganciato alla storia della sua città, Napoli, con i suoi drammi e le sue passioni,le sue colpe,gli sfarzi, i miti e gli antieroi, che diventano espressione di una condizione sempre attuale, per-

Foto di Piergiogio Greco

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Un Mosaico per Tornareccio

dalla luce, affacciata da una terrazza sul al vuoto del mare, a respirare il profumo dell’orizzonte. Il mondo pittorico di Graziella Marchi è popolato da cime alpine che si stagliano come cattedrali, da mastodontiche chiome di alberi spostate dal vento, da fitti boschi innevati che ci richiamano alla fiaba, da orsi polari e da transatlantici, ma anche da tanti animali domestici come pecore, galline, conigli, maiali, di cui ci sorprende il senso di monumentalità, il protagonismo plastico, il senso assoluto di una identità autonoma dal contesto umano. Artista informale, per Marcello Mariani, la realtà è tutta risolta nella gestualità del fare, nella materia come linguaggio capace di inglobare lacerti del vissuto, frammenti della memoria, come vecchie carte dai motivi floreali, ricordo di antiche stanze, stoffe stropicciate che assumono una dimensione plastica a cui si accompagna l’azione inferta dal colore,con le sue velature,le sgocciolature e gli infiniti passaggi che fanno del quadro una cosa viva e palpitante. Quella di Gabi Minedi è un’arte che parla di “leggerezza dell’essere” come avvenuta emancipazione dai colpi inferti dalla vita, sul filo di un dialogo mai perso con numerosi riferimenti letterari come Kerouac, Calvino, Kundera e de Cervantes. Ne scaturisce una sorta di purezza di visione che pare abbia passato il filtro dell’occhio dell’infanzia, attraverso i suoi strani personaggi che offrono una rinata possibilità di ironia mista al piacere irriverente della trasgressione. La pittura di Giuseppe Modica, pittore di straordinarie visioni mediterranee, è un articolato ecosistema, scandito quasi ritmicamente da ortogonali traiettorie di finestre, e di specchi, in cui l’elemento più importante sta nella luce, un pulviscolo di particelle in movimento, connettici di una elettricità garante di possibili comunicazioni, tra gli spazi interni della stanza e quelli esterni del cielo e del mare, tra il passato in quanto tempo della memoria ed il presente, tempo della creatività e dell’immaginazione. Per l’artista spagnolo Matias Quetglas la

Jessica Carroll,Visione a mosaico, 2006, mosaico, cm 100x100 donazione dei coniugi Alfredo e Teresita Paglione

ché nelle vicende di ieri si innestano con familiarità le contraddizioni dell’oggi, Armando De Stefano, altra pietra miliare dell’arte italiana, ci offre un frammento di una inedita e surrealissima storia con un apicoltore ed uno spaventapasseri a cui consente, per una sola volta il posto di Marat, di Masaniello e della bella Odette, protagonisti di tanti suoi celebri quadri che hanno fatto la storia della pittura in Italia. Una visione non certamente idilliaca è quella che della natura ci offre il ragusano Giovanni Iudice, strepitoso disegnatore, dal realismo lucido e poco indulgente al compiacimento accattivante. Qui le palme presenti nella fitta vegetazione urbanizzata, non bastano a mitigare il senso di vuoto e di estraneità di un presente dove tutto pare immobile, come l’uomo che è fermo in attesa di sparare, al quale paiono fare da eco la figura del cane e l’immagine dei pali elettrici sullo sfondo. Altro grande inventore di atmosfere pittoriche è Bernardino Luino, così idealmente figlio di Bonnard e di de Chirico, che le sue figure, quiete e solitarie,paiono assorbire la mobilità pulviscolare dell’atmosfera ed il mistero antico di una musa che ha le sembianze di una giovane donna, moderna venere che rinasce 10


Un Mosaico per Tornareccio

mediterraneità solare e calda della propria terra risiede nelle forme giunoniche di un mondo mitico ed ancestrale a cui appartiene la sua monumentale Venere, simbolo di bellezza immortale, fonte di ispirazione per il pittore che ne celebra l’incanto divino associandola alle api, emblema della sopravvivenza dell’anima. I giardini del pittore siciliano Gaetano Tranchino, hanno la magia del sogno che accende i colori e stabilisce inedite regole di prospettive inusuali in cui dominano i blu cobalto, i toni solari dei gialli e dei rossi, e quelli di verdi che sembrano smeraldi. Paradisi di incantesimo, dove tutto palpita di una vita intensa e straordinaria, in cui è bello perdersi per tornare a sentirsi di nuovo emozionati. Il linguaggio informale di Claudio Verna, è fatto di colore, di segni, di gesti.Elementi strutturali a cui egli non rinuncia,interessato a sperimentare il ritmo che da questi si genera, un ritmo che esce dalla superficie del quadro, ed irrompe nella vita, come un’onda acustica che trasmette lontano, oltre la tela, il suono di un messaggio. Di nuovo il tema del giardino trova in Piero Vignozzi, maestro della mite dolcezza della consuetudine, accenti di vita quotidiana, di piccole cose domestiche dimenticate, di giardino come ortus conclusus, spazio privato, un piccolo rifugio segreto, che si nasconde dietro un cancello e che appar-

tiene al mondo dell’artista come all’intimità più profonda di ogni uomo. L’ironia di Lucio Trojano, famoso per le sue vignette, scorre sul segno di una matita che non vuole graffiare, piuttosto si rivela forte di ingegno e gentile di cuore, come è proprio nella natura degli abruzzesi, i cui trascorsi protostorici egli ha saputo narrare con grande umorismo. Ma “forte e gentile” nella sua visione è pure Tornareccio che in questi tempi di Colony collapse disorder, come chiamano l’epidemia che purtroppo sta sterminando le api in America ed in Europa, si mostra “incline” a non disturbarne l’attività, consapevole di quanto esse siano preziose alla vita dell’uomo. Una II edizione, dunque, carica di contenuti e di sorprese e che non finisce qui,perché concluse le operazioni di voto delle giurie interessate, una di esperti e l’altra composta dagli abitanti del paese, alcuni di questi lavori andranno a Ravenna, per divenire, grazie all’intervento di generosi finanziatori, nuovi mosaici che arricchiranno questo straordinario museo a cielo aperto,affinché l’ “oro” di Tornareccio, sappia mostrare a tutti il suo bagliore, tanto più luminoso e grande perché capace di regalare all’Abruzzo opere meravigliose, diffondendo un ideale di bellezza che l’arte riesce a specchiare dal profondo umano e dall’incanto della natura.

Foto di Piergiogio Greco

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Mosaici I Edizione 2006


Un Mosaico per Tornareccio

Vespignani, il gruppo “Il pro e il contro”, sostenuto dai critici Del Guercio,Micacchi e Morosini. Partecipa a diverse edizioni della Quadriennale di Roma (1959, 1972, 1986, 1999), della Biennale dell’incisione di Venezia (1963, 1965, 1968) e nel 1964 viene invitato alla XXXII Biennale di Venezia. Espone a numerose collettive e premi nelle più importanti rassegne d’arte italiane in cui ottiene alti riconoscimenti. Allestisce numerose personali in prestigiose gallerie italiane: Galleria Bergamini di Milano (1968), La Nuova Pesa di Roma (1971,1973),Istituto Italiano di cultura di Vienna e (1979), Galleria La Bussola di Torino (1979), Galleria Forni di Bologna (1978, 1979), Rotonda della Besana a Milano (1985), Castel Sant’Angelo a Roma (1987), Galleria Appiani Arte Trentadue di Milano (1991, 1998), che lo presenta nella collettiva Arte per immagini (1993).Nel 2001 tiene una personale al Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo e nel 2004 al Museo Vittoria Colonna di Pescara con una straordinaria serie di grandi lavori dedicati al Papa Giovanni Paolo II. Nel 2004 è presente alla mostra permanente Arte per Immagini del Museo d’Arte “Costantino Barbella”di Chieti.Due grandi mostre antologiche gli sono dedicate nel 1985 e nel 1987, alla Rotonda della Besana di Milano, e a Castel Sant’Angelo in Roma. Degli anni Novanta, è il ciclo di opere Ambiguità dell’intravisto, esposto in varie sedi in Italia e all’estero.Del 2005 è la Personale Latenze della luce, Palazzo dei Normanni, Palermo. Nel corso della sua carriera di artista ha illustrato diversi volumi di poesia, racconti, copertine per libri. Si è dedicato anche alla cartellonistica realizzando circa 90 manifesti per spettacoli teatrali, per l’ARCI, il PCI, la CGIL, il movimento delle donne. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche: Metropolitan di New York, Museo Puskin di Mosca, Museo Wroclaw di Cracovia, Museo di Eliat in Israele, Museo d’arte contemporanea di Sofia, Collezione Gucci, Museo di St. Paule de Vence in Francia, Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Roma. Gli sono stati dedicati otto documentari d’autore, prodotti dal 1964 al 1987.

Ennio Calabria Desiderio di ponti, 2006 tecnica mista su cartoncino, cm 40x40

Premio UN MOSAICO PER TORNARECCIO La città delle api I Edizione 2006

ENNIO CALABRIA (Tripoli/Libia 1937) Studia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Attento sin dagli esordi ai contenuti politici e sociali ed ai temi di carattere esistenziale ed autobiografico, tiene, nel 1958, presso la Galleria La Feluca di Roma, la sua prima mostra personale, entusiasmando il pubblico e la critica che lo individua come mio dei giovani pittori italiani più eloquenti di quegli anni. Nel 1963, fonda con i pittori Attardi, Farulli, Gianquinto, Guccione e

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Un Mosaico per Tornareccio

Desiderio di ponti, 2006 mosaico, cm 100x100 Realizzato con il contributo del Comune di Tornareccio

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Un Mosaico per Tornareccio

Morena Antonucci I lupi di Maya, 2006 pastello e pigmento su cartoncino, cm 40x40

MORENA ANTONUCCI (Priverno 1965) Vive e lavora a Colledimacine (Ch), facendo del Parco Nazionale della Majella il proprio studio. Espone al pubblico dal 1996 e, dal 1999, si confronta con la realtà artistica romana grazie alle frequentazioni con il Maestro Ennio Calabria. Sono del 2001 una serie di collettive presso la Galleria “Il Gianicolo” di Perugia che la portano a partecipare, al 23° Expo Arte di Bari. Nel 2002 Costanzo Costantini, redattore culturale de “Il Messaggero”, recensisce le sue opere, presentandole in catalogo. Nell’ottobre 2002 viene premiata con Targa d’Argento al XXIX Premio Sulmona, Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea. Nel marzo del 2003 il critico d’arte Lucio Del Gobbo la presenta alla Galleria Civica Guzzini di Recanati;nell’agosto dello stesso anno il prof.Leo Strozzieri recensisce le sue opere nel catalogo della Collana ArteChiara in occasione della mostra personale Colore come energia di Fara San Martino, riproposta successivamente

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dalla The Artistic Heritage a Contemporanea Fiera Internazionale d’Arte di Forlì. In seguito si trasferisce in Abruzzo, dove avvia il processo di ricerca denominato Proiezioni sostenibili, dal quale scaturisce l’omonimo ciclo pittorico che, con il Patrocinio dell’Ente Parco Nazionale della Majella e con recensione della scrittrice Rosalba Silvestri, viene presentato ufficialmente presso il MuMi Museo Michetti di Francavilla al Mare con una mostra personale che inaugurata nel marzo 2004, diventa itinerante, e viene esposta a Lanciano, Latina, Guardiagrele e a Chieti, alla Galleria Trifoglio Arte e al Museo d’Arte “Costantino Barbella”.Nel giugno 2005 al Théatre des Capucins di Lussemburgo tiene una mostra promossa dalla Regione Abruzzo in collaborazione con l’Associazione Culturale Trifoglio di Chieti, con Patrocinio del Consolato d’Italia e presentazione in catalogo di Maria Cristina Ricciardi. Nel 2006 le Proiezioni sostenibili divengono un progetto di valorizzazione culturale-ambientale di Colledimacine, promosso dal Comune stesso e dalla Provincia di Chieti. Tale iniziativa prevede presentazioni presso il Palazzo degli Studi di Lanciano, l’Istituto di Cultura Italiana di Colonia (Germania), i Comuni di Guardiagrele e Colledimacine, ed il MOM Museo dell’Orso Marsicano di Palena. Contestualmente viene pubblicata la monografia Proiezioni sostenibili, Ianieri ed. 2006, con prefazione di Carlo Fabrizio Carli.


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I lupi di Maya, 2006 mosaico, cm 100x100 Realizzato con il contributo di: Fiorentino D’Ippolito

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ricerca sulle tematiche ambientali che è alla base di una serie di 80 grandi incisioni, ritratti di città italiane d’arte. Dal 1983, anno in cui l’Accademia d’arte di Cleveland lo invita a rivestire la cattedra di Pittura, compie numerosi viaggi attraverso parchi, riserve e santuari sia nord-americani che europei, occasioni in cui realizza migliaia di fotografie che costituiscono la materia visiva delle sue celebri multivisioni. Realizza ricerche fotografiche sul Sannio, sul Trentino, sulla Vai di Susa, sfociate in esposizioni, come la mostra fotografica del 1994 al Kunst Museum di Inglostad, in Germania, quella di grafica, tenuta nel 1996 al Milwaukee Museum of Fine Art negli USA, ed in pubblicazioni come Frater Franciscus e i gigli del campo, opera edita nel 1998.A partire dalla fine degli anni Novanta, nella sua pittura la figura umana torna ad essere protagonista. Nel 2001 tiene una personale a Piacenza, al Museo di Palazzo Farnese. Nel 2004 è presente alla mostra permanente Arte per Immagini del Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti. Nel 2005 un ampia retrospettiva al MuMi Museo Michetti di Francavilla al Mare.Nel 2006 allo Studio d’Arte Forlenza di Teramo tiene una doppia personale con la figlia scultrice Jessica, intitolata Ronzii nella foresta a cura di Maria Cristina Ricciardi.La mostra è anche un significativo preludio ad un grande progetto espositivo intitolato Garden Party.

Robert Carroll Bees and dolphins at Tornareccio, 2006 acquerello su cartoncino, cm 40x40

ROBERT CARROLL (Painesville/USA 1934) Studia al Cleveland Institute of Art e alla Yale University, conseguendo nel 1957 la Laurea in Belle Arti.Ottiene nel 1957 due importanti Premi per la Pittura, il Gout Honorary Scholarship, bandito dal Cleveland Institute of Art ed il Louis Comfort Tiffany Scholarship bandito dalla Fondazione Tiffany. Nel luglio del 1959, congedatosi dall’esercito, parte per l’Europa compiendo diversi spostamenti. Stabilitosi a Roma, nel 1960 sposa la scrittrice Simona Mastrocinque.Alla fine degli anni Sessanta alla Galleria 32 di Alfredo Paglione a Milano (dove tornerà ad esporre negli anni 1970, 1973, 1974, 1978) propone un importante ciclo pittorico intitolato Sisifo, ispirato alle problematiche esistenziali camusiane, successivamente esposto negli Stati Uniti. Seguono oltre 250 esposizioni nazionali e internazionali, molte delle quali tenute in prestigiosi spazi pubblici. Nei primi anni Settanta, anni di avvio anche una intensissima produzione grafica,concentra la sua

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Bees and dolphins at Tornareccio, 2006 mosaico, cm 100x100 Realizzato con il contributo dell’Associazione Apicoltori di Tornareccio

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ste e post cubiste, sperimentate pure in scultura nella duttile materia argillosa della terracotta,della ceramica. Frequenta quindi assieme a diversi colleghi, tra i quali Lucio Fontana, la località di Albisola, in Liguria, i cui famosi forni sono stati usati da generazioni di artisti, come ad esempio Arturo Martini ed Aligi Sassu. Dagli anni Settanta realizza vasti e importanti cicli disegnativi e pittorici (Effetti e corpi di distruzione, 1972; Pittore alla finestra,1977).L’intensa produzione è oggetto di numerose mostre, include pure la scenografia, le illustrazioni per testi letterari e la critica ne scandaglia, ormai da decenni, le varie componenti e sfaccettature.Realizza per la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti le illustrazioni manzoniane per l’Agenda anno 2006.

Carlo Cattaneo Paesaggio, 2006 pastello su cartoncino, cm 40x40

CARLO CATTANEO (Alassio 1930) Autodidatta,disegna fin da giovanissimo per vocazione interiore. Nel 1943 sente parlare per la prima volta in modo approfondito di pittura, di artisti e matura la decisione di diventare un pittore. Nel 1946 lascia Alassio e la famiglia, alla quale è pur legatissimo, per Roma, dove rimarrà sino al 1956, eleggendola più tardi a propria città d’adozione, dove scopre i musei, custodi delle grandi opere del passato che l’adolescente studia e copia con trasporto e una città che offriva una gran ricchezza intellettuale. Nel 1947 inizia a frequentare i corsi dell’Accademia di Belle Arti seguendo le lezioni di Roberto Melli, titolare dal 1945 della Cattedra di Pittura, al quale resterà sempre legato da profonda amicizia. Nel 1949 ha luogo la sua prima mostra, presso la Galleria La Vetrina di Roma. Artisticamente, la naturale attitudine “espressionista”, viscerale della formazione, con il tempo (1955-1965) viene sempre più personalizzata,si arricchisce di componenti simboliste,cubi-

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Paesaggio, 2006 mosaico, cm 100x100 Realizzato con il contributo di: Giovanna Maturo

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Ferro di Cavallo di Roma Autoritratto Identikit, un insieme di quattro autoritratti frontali costruiti con la tecnica dell’identikit,riproposta l’anno successivo alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.Con l’opera L’Albero rosso di Mondrian, una sequenza di quattro quadri, partecipa alla XXXIX Biennale di Venezia (1980) ed alla mostra Prove di Autori, alla Pinacoteca Comunale di Ravenna (1980). Degli anni Ottanta, è il ciclo Finzioni. Renzo Vespignani nel 1985 lo presenta nella personale alla Galleria Ca’ d’Oro di Roma. Segue la personale alla Galleria Comunale “Paride Pascucci” di Grosseto (1985) ed una serie di importanti rassegne tra le quali la Biennale Nazionale d’Arte di Milano (1984, 1989), la XI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma (1986), la mostra Pittura italiana dal dopoguerra ai nostri giorni di San Paolo e Rio de Janeiro (1989). Nel 1989 gli viene conferito il “Premio Presidente della Repubblica” per la Pittura, dell’Accademia Nazionale di San Luca.A Roma tiene una importante mostra antologica a Palazzo Braschi (1991), presentata da Antonio Del Guercio. Nel 1996 partecipa alla rassegna Figure della Pittura. Arte in Italia 1956-1968, a Palazzo Sarcinelli di Conegliano. Nel 1998 tiene a Palazzo dei Priori di Volterra, presentato da Nicola Miceli, la personale Dipinti 1980-1998. Della fine degli anni Novanta è l’impegno al nuovo ciclo pittorico Schegge. Nel 2000 è nominato Accademico dell’Accademia Nazionale di San Luca. Espone allo Studio d’Arte Forlenza di Teramo (2005) con presentazione di Maria Cristina Ricciardi, e a Cagliari, Exma (2006) presentato da Roberto Gramicca.

Franco Mulas Schegge, 2006 olio su tavola, cm 40x40

FRANCO MULAS (Roma 1938) Studia pittura all’Accademia di Francia e alla Scuola d’Arte Ornamentale di Roma. Nel 1967 tiene la sua prima mostra personale a Bari alla Galleria Il Sagittario, presentato da Renzo Vespignani. Alla serie Weekend segue nel 1968 il ciclo Occidente,con opere esposte alla Galleria La Nuova Pesa di Roma (1969) e a Milano, alla Galleria Bergamini (1970), presentato da De Micheli. Agli anni Settanta appartengono due nuovi cicli di lavoro: le Pitture nere (1971-‘72), con un’opera presente alla X Quadriennale d’Arte di Roma (1973), e gli Itinerari (1974-’75). Entrambi i cicli sono esposti in importanti personali tenute alla Galleria 32 di Milano (1972), a La Nuova Pesa di Roma (1974), alla Santacroce di Firenze (1975), alla Galleria Ricerche di Torino, presentato da Antonio Del Guercio ed alle Rassegne Tra Rivolta e Rivoluzione, Roma (1972), ed Italienische Realisten 1945-1974, Berlino (1974). Nel 1980 espone alla Galleria Il

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Un Mosaico per Tornareccio

Schegge, 2006 mosaico, cm 100x100 Realizzato con il contributo di: Leonardo Costantini

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Un Mosaico per Tornareccio

Galleria Tonino, Campione d'Italia, Galleria Bergamini, Milano (1974), Galleria Documenta, Torino (1976), Galleria delta Steccata, Parma (1980), Galleria Civica d’Arte Moderna, Gallarate (1985), Galleria San Michele, Brescia (1989), Art Gallery, Campione d’Italia, Galleria Civica d’Arte Moderna, Ascoli Piceno, Galleria Civica d’Arte Moderna, Palazzetto dell’Arte, Foggia (1990), Palazzo della Provincia. Bari (1991), Galleria Civica d’Arte Moderna, Ex Monastero d’Arte Moderna, Bisceglie (1992), Banca Popolare di Milano, Filiale di Bergamo (1993), Galleria Bambaia, Busto Arsizio, Museo d’Arte Moderna dell’Alto Mantovano, Gazoldo degli Ippoliti (1994), Sale espositive del Monastero di Colonna Lido, Trani (1997), Sala dei Templari, Molfetta (1998), Mole Vanvitelliana, Ancona, Auditorium di Santa Chiara, Casa di Piero della Francesca, Museo Civico Sansepolcro (2000), Castello Cinquecentesco, L’Aquila (2001), Teatro San Filippo, L’Aquila (2003). Fra le tante partecipazioni dell’artista ai principali premi e rassegne italiane d’arte, ricordiamo: il Premio San Fedele di Milano (1959,1960),le edizioni XIV,XV,XVIII, XIX del Premio di Pittura F. P. Michetti di Francavilla al Mare, Alternative Attuali/2 al Castello di L’Aquila (1965), la Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma (1965, 1986), la Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (1966, 1972, 1978, 1986), diverse edizione del Premio Sulmona e della Biennale di Milano.

Romano Notari Di fiore in fiore, tornar e ritornar… amore, 2006, collage su cartoncino, cm 40x40

ROMANO NOTARI (Foligno 1933) Consegue il diploma all’Istituto statale d’Arte di Perugina, città dove nel 1956, presso la Galleria Brufani, tiene la sua prima personale. Nel 1959 espone in due importanti mostre personali, alla Galleria Il Naviglio di Milano ed alla Galleria Il Cavallino di Venezia. Da questo momento in poi la critica ed il mercato si interessano alla sua opera caratterizzata da una forte dimensione visionaria ed evocativa. Numerosissime, a partire dagli anni Cinquanta, sono le sue esposizioni in mostre personali e collettive che lo impongono nel contesto della giovane pittura italiana contemporanea. Fra le personali si ricordano: Galleria del Naviglio, Milano; Galleria del Cavallino,Venezia (1959), Galleria del Cavallino, Venezia (1964), Galleria 2 del Naviglio, Milano (1965), Galleria Odyssia, Roma, Galleria Il Cancello, Bologna (1967), Galleria Delle Ore, Milano, Galleria Ghelfi, Vicenza (1969), Galleria del Teatro Regio Comunale,Parma (1973),

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Un Mosaico per Tornareccio

Di fiore in fiore, tornar e ritornar‌ amore, 2006 mosaico, cm 100x100 Realizzato con il contributo di: Michele Giacci

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Un Mosaico per Tornareccio

primi anni Settanta, al gruppo di opere dell’Età dell’oro, realizzato tra il 1977 e il 1982, la vasta cultura e lo spirito letterario di Savinio si vanno sempre più componendo con il senso di turbamento e di incertezza che il sentimento della nostalgia e lo stato di attesa di cui sono colme le sue opere, provocano. Nel 1974 partecipa alla mostra La ricerca dell’identità, ordinata da Gianfranco Bruno al Palazzo Reale di Milano. Nel 1986 vince il Premio Guggenheim per la Pittura e partecipa alla Art International Exposition di Chicago. Negli anni Ottanta e nel decennio successivo indaga il rapporto della figura con il paesaggio e quella distanza che si frappone, invalicabile, fra due soggetti che pur sussistono in un medesimo spazio. Nel 1988 e nel 1995 è presente alla Biennale di Venezia con una sala personale. Nel 1999 è presente alla Quadriennale di Roma e nella mostra 2000. Elogio della bellezza. Nostalgia della Bellezza alla Galleria Appiani Arte Trentadue di Milano, dove nel 1993 aveva tenuto una personale. Delle antologiche più recenti si ricordano quelle allestite alla Villa Foscarini-Rossi di Stra (1997), al Museo d’Arte dello Splendore, Giulianova e al Castello Sforzesco di Milano (1999). Nel 2000, disegna la Medaglia del Giubileo degli Artisti, in occasione dell’Anno Santo. Nel 2004 è presente alla mostra permanente Arte per Immagini del Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti.

Ruggero Savinio L’età dell’oro, 2006 acrilico su tela, cm 40x40

RUGGERO SAVINIO (Torino 1934) Pittore e scrittore, nipote di Giorgio de Chirico, trascorre l’infanzia e la prima giovinezza a Roma. Dopo aver conseguito la maturità classica si iscrive alla Facoltà di Lettere. Nel 1958, vinta una borsa di studio, si reca a Parigi dove si trattiene fino al 1961 e dove tornerà nuovamente tra il 1965 e il 1968.In un momento in cui in Italia è al suo apice l’Informale, spinto dall’ammirazione per Jean Fautrier,Savinio si propone di “rifare l’intero percorso dal caos alle forme, ritrovare la memoria delle forme, ritrovare la memoria del luogo donde le immagini nascono,ripercorrere il tempo dell’immagine dall’opaco alla presenza nella chiarezza”. Nel corso degli anni Sessanta si susseguono le tappe di un solitario percorso rivolto all’indagine interiore. Con la prima personale, allestita nel 1962 a Milano alla Galleria delle Ore, ha inizio un’attività espositiva che diverrà nel tempo sempre più intensa. Nel 1968 si trasferisce a Milano, Dal ciclo Hölderlin in viaggio, dei

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Un Mosaico per Tornareccio

L’età dell’oro, 2006 mosaico, cm 100x100 Realizzato con il contributo di: Alfredo e Teresita Paglione

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Gli artisti del mosaico Cooperativa Mosaicisti di Ravenna: il “luogo” dove l’artigianato si combina con l’arte Perfetta sintesi tra manufatto artigianale ed estro creativo. Il mosaico è l’espressione più autentica della commistione tra questi due estremi,capace di combinare perizia tecnica e manualità ad un immancabile talento artistico. Mosaicisti non lo si diventa per caso. È un duro lavoro che richiede preparazione teorica e affinamento delle tecniche nella pratica quotidiana, nella “vita da cantiere”, nella crescita professionale in laboratorio,a contatto con gli artisti e i maestri mosaicisti.Per diventarlo,in una parola,ci vuole passione.A Ravenna c’è ancora un posto dove il lavoro del mosaicista ha questa dimensione,dove si respira tutta l’atmosfera delle botteghe artigiane del passato, unita alla grinta imprenditoriale, tutta moderna, di un gruppo di professionisti giovanissimi, ma formati secondo i principi della scuola tradizionale. Di qui sono passati alcuni dei nomi più noti del restauro musivo ravennate: Ines Morigi, Renato Signorini,Antonio Rocchi e Giuseppe Salietti, sono stati i suoi soci fondatori. È la cooperativa Mosaicisti di Ravenna, figlia del Gruppo Mosaicisti, che pose la prima pietra,o forse è il caso di dire,la prima tessera della sua fondazione,nel lontano 1948,proprio al termine del secondo conflitto mondiale.Erano tempi difficili per il patrimonio artistico ravennate,che usciva provato dalle distruzioni della guerra. Urgevano tempestivi interventi di recupero e il gruppo di maestri mosaicisti si costituì proprio a questo scopo. Da allora, di strada ne è stata percorsa parecchia e l’orizzonte professionale della cooperativa, che si è costituita in questa forma sociale a partire dal 1974 e aderisce alla Lega delle Cooperative di Ravenna,si è ampliato a 360 gradi.Quella del restauro è rimasta una delle attività cardine del gruppo,ma si sono allo stesso tempo moltiplicate le collaborazioni con artisti italiani e internazionali,per la realizzazione di opere musive esposte ormai in ogni angolo del mondo.Tantissimi tra i monumenti protetti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità portano la firma dei restauratori ravennati, così come molte opere di mosaico moderno sono state realizzate dai mosaicisti della cooperativa. Solo per citare alcuni dei nomi più noti tra gli artisti che hanno praticato il laboratorio ravennate, si può parlare dell’israeliano Lev Syrkin, assieme al quale è stata realizzata una prestigiosa decorazione per la facoltà di medicina di Aifa.Aldo Mondino ha invece espresso la sua creatività sugli originali arazzi di mosaico,veri e propri tappeti di tessuto musivo che i maestri della cooperativa realizzano anche per clienti privati. L’utilizzo di tecniche all’avanguardia e materiali innovativi, come particolari resine,permettono infatti la creazione di decori musivi “morbidi”,che perdono la rigidità del mosaico tradizionale per diventare pannelli ornamentali, da posare su ogni tipo di superficie. Uno dei tratti distintivi della professionalità degli artisti ravennati è sicuramente rintracciabile nella garanzia del lavoro svolto nel tempo: ogni intervento realizzato è rigorosamente schedato nel vasto archivio della cooperativa, con puntuali dettagli tecnici inerenti la lavorazione,che permettono in ogni momento di risalire a tecniche e materiali utilizzati,per la migliore conservazione delle opere.Ma il vero valore aggiunto della loro attività è ben descritto dalle parole di Marco Santi,cresciuto artisticamente in questo laboratorio:“Tutti i soci e i dipendenti della cooperativa provengono unicamente dalle scuole specializzate ed hanno dunque alle spalle una seria preparazione artistica.A questa, possono permettersi di affiancare il vanto di aver lavorato gomito a gomito con i più illustri nomi del panorama artistico mondiale. La vera scuola d’arte l’hanno sperimentata in bottega, in uno scambio culturale che costituisce il vero sur plus”. Oltre alla produzione musiva e al restauro, la cooperativa ravennate si dedica anche ad attività di formazione, tenendo corsi di mosaico frequentati da artisti, appassionati e neofiti di ogni nazionalità e collabora con le scuole d’arte di tutta Italia,con stage e tirocini.Tra i lavori eseguiti in ambito provinciale, vi sono la realizzazione delle copie che hanno composto la Mostra dei mosaici ravennati antichi, la mostra a soggetto Dantesco e il recente intervento di restauro che ha permesso di riportare alla luce quel patrimonio artistico che è la Domus dei Tappeti di Pietra. Anche questo uno strumento per portare il nome di Ravenna nel mondo, tra le capitali dell’arte. QUICooperazione Legacoop Numero 8 del 27/02/2004

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Un Mosaico per Tornareccio

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Un Mosaico per Tornareccio

MARCO SANTI (Ravenna 1963) nato a Ravenna nel 1963 , si diploma all’Istituto Statale d’Arte per il Mosaico “Gino Severini”, prosegue gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna Sezione Scultura - dal 1979 lavora presso la storica Cooperativa Mosaicisti di Ravenna, - dal 1989 al 2006 ricopre la carica di Presidente e Direttore Tecnico Artistico della stessa Cooperativa. - Dal 1997 Docente presso la scuola Professionale CPFP di Ravenna con incarico di prestazione d’opera intellettuale nell’insegnamento del mosaico. Grandi lavori eseguiti presso la Cooperativa Mosaicisti- Direzione Artistica. 1989 - Passepartout (Boetti). 1994/95 - Kitaichi Glass - Museo del Vetro ad Otaru in Giappone. 1995 - Kikar Herzel LTD per la Shalam Mayer Tower LTD in Tel¬- Aviv (cartone David Sharir). 1996 - Principe Mohamed Bin Saud Abdulazizz per il suo Palazzo in Riyad. 1996 - Principe Bandar Bin Sultan Bin Abdulazizz per il suo Palazzo in Jeddah. 1996 - Centro residenziale La Pineta a Pavullo (Gino Covili). 1997 - Giappone dalla Gulf Bank. 1999 - Concerto di Muti in Gerusalemme copia della città Santa. 2000 - Casa di Riposo Lussemburgo (Adolph Dewille). 2001 - Mosaico - Facoltà Medicina- Israele (Lev Syrkin). 2002 - Eremo S. Antonio Montepaolo Dovadola artisti (Emilio Oliviero Contini, Carmelo Puzzòlo, Valerio Cattoli, Stefano Bergonzoni, Giorgio Azzaroni, Giorgio Sebastiano Giusti, Ginta Fannini, Guido Sammarchi, Gino Covili, Miria Malandri, Isabella Monari, Manuela Camprini, Lorenzo Ceregato). 2002 - Reggio Calabria - chiesa S. Lucia (Gisa Dortona). 2002 - Rionero in Vulture - Centro di riferimento Oncologico della Basilicata. 2003 - Non calpestare le uova e lave nere di Milo (Aldo Mondino). 2004 - Giulianova - Santuario Maria SS. Dello Splendore (Navarrini Giancarlo). 2004 - Metropolitana di Milano - (Pivi Leonardo). 2005 - USA, Orleans Massachusetts - installazione Church of the Transfiguration. 2006 - Città dello Sport ( Pivi Leonardo). 2006 - Milano Marittima Ravenna otto fontane (Arch. Baruzzi) 2006 - Roma copie Modigliani ( Fondazione Modiglioni). 2006 - Milano installazione colonna ( Stilista Gabbana Stefano). 2006 - Ravenna Sede Federcoop scultura (Marco Santi). Mostre di artisti con la Cooperativa Mosaicisti - Direzione artistica 1988 - Castello Mesola, Mosaico & Mosaicisti 1992 - Promo, sala refettorio Museo Nazionale S.Vitale (Musive). 1994 - Promo, Otaru - Giappone 1999 - Rimini Palazzo del podestà (la forma del colore) 1999 - Ravenna, Museo d’Arte Ravenna (Frammenti di un discorso Musivo). 2001 - Fano, Galleria Astuni (Aldo Mondino).

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Un Mosaico per Tornareccio

2001 - Pietrasanta Galleria Astuni (Aldo Mondino) 2002 - Pietrasanta, Galleria Astuni (Antonio Trotta) 2003 - Ravenna, Galleria Poggi (Marialuisa Tadei) 2004 - Ravenna, Museo d’arte Ravenna (Aldo Mondino) 2005 - Ravenna, Ceramicamosaico (Tappeto Marco Santi) Mostre personali 1982 - Istituto Statale d’Arte Ravenna – Fabbricati minori ex caserma Gorizia Ravenna 1985 - Accademia di Belle arti Ravenna Mostra didattica 1985 - Immagine tipo – Circolo AICS Laboratorio Ferrara 1987 - Hotel Columbia - Marina Romea Ravenna 1988 - Mosaico & Mosaicisti – Castello Estense di Mesola 1994 - Giardini Palazzo della Provincia P.zza San Francesco – Ravenna l’arte del mosaico 1999 - “Il respiro della pietra” – Accademia D’Egitto - Roma 2003 - Equinox – Casa del diavolo Alfonsine Ravenna 2005 - Ceramicamosaico –Santa Maria delle Croci - Ravenna

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Ennio Calabria Pastelli 2002-2007 Premio UN MOSAICO PER TORNARECCIO la cittĂ delle api I Edizione 2006


Un Mosaico per Tornareccio

[…] Eppure va sottolineata a chiare note l’altissima qualità del suo percorso creativo dispiegatosi già lungo quarantacinque anni e tale da fare di Calabria uno dei maggiori protagonisti della figurazione italiana ed internazionale compresa fra gli anni Sessanta e oggi. La sua personalità pittorica è quanto mai spiccata, riconoscibile ed originale, pur rinnovandosi continuamente e senza chiudersi in formule precostituite, nemmeno in quelle magari gradite al mercato che infatti predilige gli artisti docilmente disposti a ripetere con costanza la propria cifra stilistica più premiata dal successo commerciale. Uno dei nodi fondamentali del suo linguaggio creativo sta nel rapporto difficile, complesso ma elettrizzante fra pittura e pensiero. Per certi aspetti e pur fatte le debite differenze, Calabria potrebbe ben condividere quanto notato da Renè Magritte:“La pittura è soltanto un mezzo che mi permette di portare alla luce un pensiero grazie all’uso di elementi presi dal mondo visibile”. In realtà, l’artista romano d’adozione è riuscito nell’impresa di far nascere e coincidere osmoticamente pensiero ed immagine, senza che l’uno abbia la precedenza sull’altra. Tale identificazione è stata raggiunta prima con la tecnica del pastello, da lui magistralmente padroneggiata e poi, dopo un lungo lavoro, acquisita anche con l’acrilico e in quadri di grandi dimensioni. In tal senso non c’è alcuno schema razionale e progettuale della forma: essa si attua sempre come situazione ed accadimento, come fenomeno dinamico che si fonda su una variabile fluidità

metamorfica che continua la sua vita nella mente dell’osservatore, acquisendo nuove parvenze e producendo imprevedibili echi interiori anche attraverso quello che l’artista ha definito il “processo del suggerimento”. Le forme dipinte da Calabria non sono infatti autoreferenziali ma sono invece disponibili ed aperte all’incontro emozionale ed intellettuale, offrendo per la loro stessa natura molteplici possibilità di lettura. Le sue presenze antropomorfe sono fatte più di vuoti che di pieni o volumi,sono nuclei d’energie psicofisiche che baluginano nello spazio con le loro “latenze di luce”,secondo una bella definizione dello stesso Calabria:.[…] Gabriele Simongini (dalla presentazione al catalogo della mostra: Ennio Calabria. L’eco e l’immagine, Palazzo Vecchio, San Gemini, 2006)

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Un Mosaico per Tornareccio

Studio per ambiguitĂ della carezza, 2002, pastello su carta, cm 76x58

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Un Mosaico per Tornareccio

Studio per croce e delizia, 2006, pastello su carta, cm 75x58

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Un Mosaico per Tornareccio

Figura stupita, 2006, pastello su carta, cm 75x58

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Un Mosaico per Tornareccio

Figura nella luce, 2006, pastello su carta, cm 75x58

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Un Mosaico per Tornareccio

Studio per “i colori del tempo sospeso�, 2006, pastello su carta, cm 75x58

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Un Mosaico per Tornareccio

Il mare, 2007, pastello su carta, cm 75x58

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Un Mosaico per Tornareccio

Ricordo di Baratti, 2007, pastello su carta, cm 75x58

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Uno sguardo dentro il fiume, 2006, matita grassa e acrilico, cm 78x52

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Opere UN MOSAICO PER TORNARECCIO la città delle api

II Edizione 2007


Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Paolo Borghi L’ape regina, 2007 matite, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Bruno Caruso Medusa, 2007 tempera, cm 40x40

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Per fare un prato Emily Dickinson

Per fare un prato occorrono un trifoglio ed un’ ape. Un trifoglio ed un’ape e il sogno. Il sogno può bastare se le api sono poche.

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Bruno Ceccobelli A-pie, 2007 tecnica mista su stoffa, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Armando De Stefano L’apicoltore e lo spaventapasseri, 2007 tecnica mista, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Clara Gangutia Barcelona, 2007 olio, cm 40x40

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Se avess’io Alda Merini

Se avess’io levità di una fanciulla invece di codesto, torturato, pesantissimo cuore e conoscessi la purezza delle acque come fossi entro raccolta in miti-sacrifici, spoglierei questa inspida memoria per immergermi in te, fatto mio uomo. Io ti debbo i racconti più fruttuosi della mia terra che non dà parole come l’ape deve miele al suo fiore. Perché t’amo caro, da sempre, prima dell’inferno prima del paradiso, prima ancora che io fossi buttata nell’argilla del mio pavido corpo.Amore mio quanto pesante è adducerti il mio carro che io guido nel giorno dell’arsura alle tue mille bocche di ristoro !

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Giovanni Iudice Figure nel paesaggio, 2007 tecnica mista, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Bernardino Luino Il mare, 2007 tecnica mista, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Graziella Marchi L’incontro, 2007 acrilico su carta, cm 40x40

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Bianca ape ronzi Pablo Neruda

Bianca ape ronzi, ebbra di miele, nella mia anima e ti pieghi in lente spirali di fumo. Sono il disperato, la parola senza eco, colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe. Ultima gómena, scricchiola in te la mia ansietà ultima. Nella mia terra deserta sei l’ultima rosa. Ah silenziosa! Chiudi i tuoi occhi profumati. Lì aleggia la notte. Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa. Possiedi occhi profondi dove la notte aleggia. Fresche braccia di fiore e grembo di rosa. I tuoi seni rassomigliano alle conchiglie bianche. Sul tuo ventre è venuta a dormire una farfalla d’ombra. Ah silenziosa! Ecco la solitudine da dove sei assente. Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti. L’acqua va scalza per le strade bagnate. Da quell’albero si lamentano, come infermi, le foglie. Bianca ape, assente, ancora ronzi nella mia anima. Rivivi nel tempo, sottile e silenziosa. Ah silenziosa!

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Marcello Mariani Luce perduta, 2007 tecnica mista, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

La rosa bianca Attilio Bertolucci

Coglierò per te l’ultima rosa del giardino, la rosa bianca che fiorisce nelle prime nebbie. Le avide api l’anno visitata sino a ieri, ma è ancora così dolce che fa tremare. È un ritratto di te a trent’anni, un po’ smemorata, come tu sarai allora.

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Gabi Minedi Un fiore per Tornareccio, 2007 tempera all’uovo, cm 40x40

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Giuseppe Modica La luce e le api, 2007 tecnica mista, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Matias Quetglas La Venus de la miel, 2007 tecnica mista, cm 38x38

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

L’ape Paul Valery

Quale che sia, e mortale, e fina la tua punta, il mio cestello tenero non ti velo, ape bionda, che d’un sogno di trina. Pungi al seno la bella mela, cui posa Amore e vi langue o vi muore; alla mia carne tonda e ribelle che affiori di me vermiglia un poco. D’un alacre tormento bramo l’offesa; meglio, cresciuto e vivo, un male che una sopita pena. Illumini il mio senso l’infima sveglia d’oro, di cui se privo,Amore perisce o s’addormenta.

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Gaetano Tranchino Giardino con palma, 2007 tempera vinilica, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Lucio Trojano Tornareccio forte e gentile, 2007 pastello, cm 40x40

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Claudio Verna Assonanze lontane, 2007 tecnica mista, cm 40x40

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Le api e il miele Laura Bonaparte dal volume “Rime per Sirtori�, agosto 2002

Ho comprato la crema al propoli, profumo di miele sulla mia pelle, profumo di polline sulle mie labbra. Amo le api e il loro miele, le api scendono anche sui fiori del tuo giardino cosĂŹ sulla pelle ti sento vicino. Amo il miele trasparente, rende il corpo mio fiorente, noi ci ameremo sempre come le api e il miele.

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Un Mosaico per Tornareccio - Opere

Piero Vignozzi Il cancello dell’orto abbandonato, 2007 matita, pastello, olio, cm 40x40

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Biografie


Un Mosaico per Tornareccio - Biografie

PAOLO BORGHI

ca sviluppa un forte interesse verso la duttilità della terracotta. Gli anni Novanta, segnano nella carriera dell’artista, una ulteriore svolta, accompagnata dal crescente interesse della critica più qualificata che dimostra di interessarsi al suo lavoro. Tra il 1991 ed il 1992 esegue ritratti in marmo agli ex governatori della Banca d’Italia Paolo Baffi, e Guido Carli e realizza Nike, imponente stele marmorea prospiciente lo stadio “Nereo Rocco” di Trieste. Partecipa alle più significative rassegne d’arte come il Tokyo Art Expo, il Miart di Milano, l’Arte Fiera di Bologna,la Fiac di Parigi. Nel 1998 esegue la nuova monetazione per la Città del Vaticano, nell’anno successivo, la Medaglia ufficiale per il Giubileo del 2000 e la Moneta straordinaria da 2000 Lire per l’Anno Santo. Sempre nel 1999 realizza a Paola il monumentale portale della Basilica di S. Francesco di Paola, patrono della gente di mare e della Calabria, a cui si aggiunge, nel 2001, un grande altorilievo in marmo raffigurante L’Ultima Cena per il presbiterio della nuova chiesa del Santuario. Nel 2005 esegue il monumento funerario dell’Arcivescovo Mons. Oscar Romero, simbolo dei nuovi martiri della Chiesa, ucciso il 24 marzo 1980 a San Salvador. Sempre nel 2005, realizza per il Duomo di Terni, l’altare maggiore, il crocifisso, l’ambone. Negli anni recenti ha intensificato la sua collaborazione con la Galleria Planetario di Trieste, allestendo importanti personali anche in Canada e in Olanda. Nel 2006 espone la personale Città segrete a cura di M. Cristina Ricciardi, nella sede di Confindustria-Chieti.

(Como 1942) Paolo Borghi nasce a Como nel 1942.È grazie alla perizia paterna,di esperto orafo,che impara tutte le tecniche del trattamento dei metalli, ed in particolar modo l’arte della lavorazione dell’oro e dell’argento. Negli anni giovanili segue con profitto i corsi di pittura,scultura e architettura tenuti all’Accademia di Brera e al Castello Sforzesco di Milano. A partire dalla fine degli anni Cinquanta decide di dedicarsi interamente alla scultura, acquistando una particolare attitudine all’utilizzo del bronzo ed alla realizzazione di opere di grande dimensione.Gli anni Sessanta lo vedono impegnato in importanti opere pubbliche come il Cristo Re, monumentale scultura bronzea per la cattedrale di Esmeralda in Ecuador, ed i portali in bronzo per la Chiesa di San Pietro e Paolo a Rovellasca.Tiene la sua prima mostra personale nel 1971 in provincia di Varese, a Caravate e l’anno successivo sempre con la Galleria Cadario, espone a Milano. Nel corso degli anni Ottanta riscopre l’interesse verso la classicità ed il mito, che si evidenzia nel prevalente utilizzo del marmo di Carrara. Seguono importanti personali allestite in prestigiose gallerie italiane e si intensifica la sua presenza a grandi rassegne di arte contemporanea in Italia e all’estero. Nel 1986 è invitato ad esporre alla XLII edizione della Biennale di Venezia. Avvia una importante collaborazione con l’architetto americano Philip Johonson. Nel corso del 1987 espone a Dallas cinque monumentali sculture in marmo commissionate dalla Bell Telephone di Atlanta, successivamente cedute al Mola Center di Los Angeles e nello stesso anno espone al Crescent Building, a Dallas, la scultura monumentale in marmo Apollo e Dafne. Nel 1989 partecipa alla XXXI edizione della Biennale di Milano a Palazzo della Permanente, realizza il gruppo statuario Apollo e Dafne per il Palazzo dei Convegni di Agrigento. Avvia una importante collaborazione con l’architetto Paolo Portoghesi che prosegue negli anni.Alla fine degli anni Ottanta la sua ricer-

BRUNO CARUSO (Palermo 1927) Si dedica giovanissimo alla pittura, al disegno e all’incisione. Dopo l’esordio, nel 1948, alla libreria Flaccovio di Palermo, abbandona la Sicilia e visita diversi paesi europei. Durante i suoi innumerevoli viaggi si trova spesso, per una fatale coincidenza, ad essere testimone di eventi storici di grande tensione sociale e politica. E que-

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ricevuto la laurea Honoris Causa della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, la Medaglia d’Oro come Benemerito della Cultura dal Presidente della Repubblica, nel 2003 gli è stato assegnato dalla Regione Sicilia il Premio Archimede riservato ai siciliani illustri nel mondo e moltissimi altri riconoscimenti da parte di accademie ed istituzioni straniere. L’artista è presente nella mostra permanente Arte per immagini, inaugurata nel 2004 ed ospitata nel Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti.

ste esperienze, unitamente alle testimonianze di personalità della politica e della cultura, lo porteranno a quella pessimistica visione del mondo da cui trae origine il suo linguaggio di forte denuncia. È a Praga, durante la rivoluzione, nel 1948-’49. Ritornato in Sicilia – dopo i lunghi soggiorni a Praga, a Vienna e a Parigi, da dove riporta numerosi disegni con chiari riferimenti a Grosz e Dix, ispiratigli da un forte sentimento antinazista – partecipa, tra il 1950 e il 1953, alle lotte contadine. Nel 1953-’54 espone, alla Galleria L’Obelisco di Roma, disegni di giovani nei giardini palermitani, nei bar, nei depositi di legname di Via Cantieri e nei depositi di barche alla borgata Vergine Maria di Palermo. Immagini che riflettono le tristezze, le speranze e le tensioni dell’incerto clima del dopoguerra. Dal 1953 al 1956 dirige la rivista "Sicilia" e collabora alla "Civiltà delle macchine", a "Graphis", a "Du". Nella seconda metà degli anni ’50 visita il Medio Oriente e all’inizio degli anni ’60 l’Estremo Oriente. La forte impressione suscitata dalle inumane condizioni di vita di quei paesi gli ispira una serie di disegni di dura denuncia che saranno pubblicati nel 1962 nel libro Il pugno di ferro. Nel frattempo, nel 1959, è a New York, dove ha occasione di conoscere Ben Shahn, Jack Levine e Malcom X. Nel 1963 esce il volume Pace in terra con una serie di disegni anticlericali e antimilitaristi e,dopo un soggiorno a New York,durante il quale avviene l’assassinio di Kennedy, esce La tigre di carta, violenta critica al capitalismo americano. Nel ’64 viene pubblicato Totum procedit examore. Nel 1965 tiene la prima personale alla Galleria Trentadue di Milano, dove tornerà ad esporre nel 1967, 1968, 1970, 1971, 1974, 1977, 1980, 1985. Successivamente è in Messico, in Guatemala e in Cina durante la rivoluzione culturale. Nel 1970 prende parte, a Calcutta, alla rivoluzione naxalita del Bengala. È in Vietnam nei giorni della vittoria. Pubblica, tra il ’67 e il ’75, una serie di libri di denunzia. Ha illustrato moltissime opere della letteratura italiana ed europea. Alla fine del 1990 ha disegnato scene e costumi per il Teatro Stabile di Palermo. Ha

BRUNO CECCOBELLI (Todi 1952) Compie gli studi frequentando l’Accademia di Belle Arti di Roma, città dove tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Spazio Alternativo. Nel 1977 espone per due volte allo spazio autogestito dagli artisti La Stanza di Roma. La sua ricerca, inizialmente di tipo concettuale, giunge ad un’astrazione pittorica che, attraverso il recupero del "ready-made" e una manipolazione dei mezzi tradizionali dell’arte, approda ad un vero simbolismo spirituale. Dopo la prima collettiva in Austria, nel 1980 partecipa alla Biennale de Jeunes di Parigi. In questi anni espone alla Galleria Ugo Ferranti di Roma (1981) e successivamente da Yvon Lambert a Parigi (1981) e da Salvatore Ala a New York (1983). Espone alla Galleria Sperone di Roma nel 1984, anno in cui è presente alla Biennale di Venezia nella sezione "Aperto". Nel 1986 torna ad esporre alla Biennale di Venezia nella sezione "Arte e Alchimia". Del 1988 è una triplice esposizione a New York presso la Jack Shainman Gallery, a Roma presso il Centro di Cultura Ausoni e a Madrid, presso la galleria Mar Estrada. Sempre nel 1988, al Caffè Florian di Venezia, presenta 777 opere di piccole dimensioni formanti un’unica installazione. Nel 1989 espone a Parigi (Yvon Lambert), Londra (galleria Mayor Rowan) e a Barcellona (da Thomas Carstens). Gli inizi

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ARMANDO DE STEFANO

degli anni novanta vedono il suo approdo al mercato tedesco: espone alla Hilger Galerie di Francoforte (1990), alla Hilger Galerie di Vienna (1993), alla Galerie Tribold di Basilea (1991) e alla Galerie Holtmann di Colonia. Vengono allestite ampie personali nel 1993 al Museum Centre Saydie Bronfman di Montreal e alla Galleria d’arte Moderna di Rimini. Dopo aver presentato le sue opere all’Istituto di Cultura Italiana a Malta e alla Galleria BMB di Amsterdam, nel 1995 ha una personale alla galleria Kouros di New York, mentre nel 1996 è alla Quadriennale di Roma. Dal 1998 è rappresentato in Canada presso due gallerie: alla Galleria Han di Montreal e alla Art -Core Gallery di Toronto. Nel 1999 ha presentato a Livorno, presso la Galleria Guastalla Arte moderna e contemporanea, la personale "Trascorsi d’asfalto", con la presentazione di Arturo Schwarz. Nel Marzo 2000 ha una grande personale al Museo d’Arte Contemporanea di Riccione. Nel 2001 torna in Germania, a Colonia dove è ospite della Galleria Binz & Krämer; in seguito è in Austria presso la Contemporary Art Gallery a Villach. Celebra i suoi venti anni di esposizioni in Olanda nel 2002 con una mostra nella Galleria B.M.B. con la quale lavora in esclusiva. Nel 2003 esce il volume Color Bellezza, selezione dei suoi scritti curata da Nicola Micieli; inoltre presenta la personale Classico Eclettico, presso il Museo Archeologico di Villa Adriana a Tivoli. Nel 2004 ha realizzato a Gibellina il mosaico L’eternità è la vera medicina, ed ha allestito una antologica presso il Museo Civico di Lubiana, in Slovenia. Nel 2005 presenta una personale presso la galleria Luis Burgos, a Madrid, e la mostra Grandi opere 1989-2005 presso la Galleria Guastalla Centro Arte di Livorno; inoltre pubblica, presso l’editore De Luca di Roma, il libro Tempo senza tempo della pittura. Dal 2005 è Direttore dell’Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia. Nel 2006 espone sculture in marmo a Verona e Pietrasanta, nelle gallerie di Spirale Arte, segue una personale a Parigi nella Galleria XXI Siècle. Partecipa a Villa Medici a Roma all’esposizione collettiva San Lorenzo.

(Napoli 1926) Armando De Stefano nasce a Napoli nel 1926 e studia prima al Liceo Artistico e successivamente alla Facoltà di Architettura, che abbandona per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Nel 1947, con sei pittori napoletani organizza il "Gruppo Sud", con cui condivide l’adesione ad una pittura realistico-sociale. Dal 1950 al 1992 insegna all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Partecipa alla Biennale di Venezia dal 1950 al 1956 e nel 1961 è presente nel Padiglione italiano della Biennale di Venezia e alla Rassegna internazionale di Madrid. È presente alla Quadriennale d’arte di Roma nel 1951, nel 1955, nel 1960 e nel 1986. Espone inoltre in numerose rassegne nazionali ed internazionali. A partire dalla metà degli anni Cinquanta riappare, accanto all’antico interesse per un contenuto storico-civile, una figurazione più esplicita che lo porta a rileggere l’arte del Seicento napoletano. Un linguaggio che emerge nella lunga serie dei cicli dedicati a Marat (196768), Masaniello (1970-1975), Odette e il jolly (1973-1977), ciclo presentato con un saggio di Giovanni Testori, pubblicato nel 1977 in occasione della personale alle Gallerie Jolas di Madrid e alla Galleria 32 di Milano, dove aveva già esposto nel 1974 e dove tornerà ad esporre nel 1981,1983,1985.Degli anni Ottanta è il ciclo del “Mercato dei miti”. Affiora un nuovo modo, più diretto,di porsi di fronte al quotidiano che si fa ancora più scoperto nel successivo ciclo delle "Maschere". Nel 1984 l’Accademia Pontano di Napoli organizza una personale con il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali, in collaborazione con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione Campania e della Galleria 32 di Milano, che l’inviterà l’anno seguente ad Arco "85" a Madrid. Nel 1989 presenta la Rivoluzione Napoletana del 1799 al Palazzo Serra di Cassano e al Palazzo Reale di Napoli, dove nel 1997 presenterà il ciclo l’“Eden degli esclusi”, che condensa il significato di tutta

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momento sarà costantemente presente nelle più importanti rassegne spagnole e internazionali dedicate al realismo contemporaneo. Nel 1977 vince una borsa di studio della Fondazione Juan March e due anni dopo quella del Ministero della Cultura di Madrid. Nel 1981 le viene conferito il secondo premio di pittura della Camera di Commercio di Madrid. Nel 1985 espone, invitata dalla Galleria Trentadue di Milano, unitamente ad Armando De Stefano, Sebastian Nicolau e Antonio Possenti, alla Fiera d’arte di Madrid Arco ’85. Nel 1986 si presenta per la prima volta in Italia, alla rassegna Spagna come realtà, organizzata dal Comune di San Benedetto del Tronto, trasferita successivamente alla Galleria Civica di Ascoli Piceno. Delle numerose personali si ricorda la prima allestita in Italia nel 1987 alla Galleria Trentadue di Milano. La Galleria Appiani Arte Trentadue la presenta nel 1991, con Antonio Maya e Francisco Sebastian Nicolau, in una collettiva dedicata ai tre artisti spagnoli e nel 1993 nella rassegna Arte per immagini. Sempre nel 1993 tiene una personale al Museo Zuloaga di Zumaya e nel 1997 alla Galleria Ederti di Bilbao. Nel 2000 è presente al Premio Vasto. Allieva prediletta di López García, da cui ha ripreso il rigore formale e la lucidità d’osservazione, Clara Gangutia, è sempre rimasta fedele all’iniziale scelta figurativa. Del realismo tedesco e statunitense, di cui aveva approfondito la conoscenza, Clara ha colto i suggerimenti più congeniali alla sua cultura d’origine. Nei colori, ora caldi e vibranti, ora di una trasparenza liquescente, rivive l’atmosfera dell’ora e sembra quasi che un’aria leggera avvolga e si insinui tra i volumi, definendo e nel contempo armonizzando i diversi elementi della composizione. L’artista è presente nella mostra permanente Arte per immagini, inaugurata nel 2004 ed ospitata nel Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti. Nel 2007 è presente alla grande mostra sul realismo spagnolo Realidad. Arte spagnola della realtà tenuta alla Galleria Civica di Potenza, a cura di Laura Gavioli.

la sua opera: nani, barboni, zingari, vecchi, omosessuali, emarginati a cui è negata ogni possibilità di comunicazione sociale. Non diversamente dagli antieroi dei cicli precedenti, gli "esclusi" rappresentano le vittime del potere. Nel 2002 presenta al Palazzo Reale di Napoli l’ultimo ciclo,”Dafne”,che in realtà è una denuncia del trasformismo politico attuale. Nello stesso anno è presente nella mostra permanente Mediterrània, nella splendida cornice di Palazzo d’Avalos a Vasto. Ancora in Abruzzo, l’artista è presente nella Collezione Arte per immagini del Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti, inaugurata nel 2004, anche questa donazione dei coniugi Alfredo e Teresita Paglione. Nel 2005, a cura di Arturo fratta, è stato pubblicato il volume monografico Armando De Stefano. Continuità nel realismo, edito da Arte Tipografica Editrice di Napoli.

CLARA GANGUTIA (San Sebastiàn 1952) Nel 1968 si iscrive alla Scuola di Belle Arti di San Fernando a Madrid dove è allieva di Antonio López García, l’artista che ha rappresentato, non solo per l’alto valore della sua opera ma anche per il suo spessore culturale, un sicuro punto di riferimento per quei giovani che scoprivano nella "pittura della realtà" lo strumento più idoneo ad esprimere la poesia del quotidiano. Dal 1971, con la partecipazione al Concorso Nazionale a Madrid per giovani artisti Bianco e nero, inizia ad esporre alle rassegne dedicate alla giovane pittura realista spagnola. Vinta una borsa di studio nel 1974 per il pensionato di due anni all’Accademia di Belle Arti di Roma, si trasferisce in questa città. Nello stesso anno tiene la prima personale alla Galleria Egam di Madrid e vince il primo premio al Concorso Pittrici Guipuzcoane di San Sebastiàn e ottiene una menzione d’onore al IV Gran Premio di Pittura Basca. la questo

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GIOVANNI IUDICE

occasione del sessantacinquesimo compleanno di Piero Guccione. Nel 2001 partecipa alle collettive Eros alla Galleria Ibiscus cli Ragusa e Figura/zione presso la Galleria Forni di Milano. Nel 2002 partecipa alla mostra itinerante In Forma di Figura. Nello stesso anno viene allestita la sua personale Dipinti e Disegni curata da Elena Pontiggia e Flaminio Guardoni alla Galleria Montrasio di Milano. Nel 2003 espone nella collettiva allestita a Palazzo Spadaro in occasione del settantesimo compleanno di Franco Sarnari. Nello stesso anno prende parte alla mostra collettiva Per Disegno presso la Galleria Lo Magno di Modica, alla Fiera di Padova, alla collettiva Mappe dell’arte nell’Isola- Sud Est al Castello Biscari di Acate. Nel gennaio del 2004 partecipa, insieme con artisti italiani e stranieri, alla mostra Nudo presso la Galleria Forni di Bologna, con testo in catalogo di Enzo Siciliano, ed è presente all’Arte Fiera di Bologna con la stessa Galleria. Seguono numerose mostre e partecipa al V Premio Cairo al Palazzo della Permanente di Milano. Nell’autunno dello stesso anno la Galleria Forni espone alcune sue opere alla fiera Art Paris, e ospita,a Bologna, un’ampia personale dell’artista.

(Gela 1970) Giovanni ludice nasce nel 1970 a Gela (CL), dove vive e lavora. Fortemente attratto dalla tradizione realista, segue le correnti figurative italiane a partire dal Realismo esistenziale milanese con particolare riferimento al lavoro di Ferroni, Banchieri, Vespignani, Guccione, Pirandello e Lòpez Garcia. Il suo esordio con il pubblico risale al 1993 con la collettiva Nuove proposte, tenuta alla Galleria Grimaldi di Modica, e da qui la sua amicizia con il cosiddetto Gruppo di Scicli. Nel 1994 la prima personale nella Galleria Studio Nuova Figurazione di Ragusa dal titolo Disegni e dello stesso anno è la collettiva Indice, Nucci, Sarnari, a Palazzo Spadaro di Scicli. L’anno seguente partecipa all’Arte Fiera di Palermo con la Galleria Studio Nuova Figurazione e ad una collettiva ad Acqui Terme nella Galleria Repetto e Massucco. Nel 1996 Carbonaro cura la presentazione del catalogo pubblicato in occasione della personale Disegni. Nel 1997 partecipa alle collettive III Biennale d’incisione Acqui Terme-Ovada e Dieci Autori Siciliani, questa ultima presso la Galleria Studio Nuova Figurazione. Dal 1998 fino al 2002 è presente all’Arte Fiera di Bologna e al Miart di Milano con la Galleria Repetto e Massucco. Del 1998 è la sua personale nella Galleria Repetto e Massucco con testo in catalogo a cura di Maurizio Fagiolo dell’Arco. Nello stesso anno su invito di Franco Fanelli partecipa al XXXVIII Premio Suzzara. Del 1999 è la collettiva De Metaphisica, curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco alla Galleria Appiani Arte 32 di Milano. Nello stesso anno partecipa alle collettive Disegno in segno a Palazzo Colossis di Sarmede e Opere insieme a Palazzo Mormino di Donnalucata. Nel 2000 partecipa alla V Edizione della Rassegna di Calcografia Bianco e Nero a Modica, alla collettiva Pittori e Scultori Oggi presso la Galleria Davico di Torino. Inoltre è invitato a Comiso alla mostra Piero GuccioneJour de fête voluta dalla Galleria degli Archi in

BERNARDINO LUINO (Latina 1951) Bernardino Luino nasce a Latina il 27 marzo 1951, vive a Milano e a Parigi. Nel 1971 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, avendo tra gli insegnanti i prestigiosi nomi di Alberto Viveri e di Franco Gentilini. Nel 1975 tiene la sua prima mostra personale di pittura a Firenze. Nel 1976 si trasferisce a Milano. Insieme ai pittori Bartolini, Ferroni, Luporini, Mannocci e Tonelli, dà vita al gruppo "La Metacosa", che espone collettivamente dal 1979 al 1983 in diverse gallerie private e pubbliche. Dal 1978 al 1981 si impegna con l’ADAC di Modena e ad essa consegna gran parte delle

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Philippe Daverio. È titolare della cattedra di Tecniche dell’incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

sue opere di quel periodo. Nel 1982 presenta contemporaneamente una personale alla Galleria milanese Il Fante di Spade. Nello stesso anno, invitato dall’amico e collezionista Giuseppe Gastiglioni, compie il primo viaggio a New York dove gli viene proposta una mostra personale che si terrà nel 1985. E l’inizio di un periodo di fertile collaborazione e mostre successive con la Galleria Henoch di New York. Appartiene a questo momento uno scambio epistolare con il regista Billy Wilder che acquista due quadri per la sua collezione esprimendosi in termini di grande ammirazione ed incoraggiamento per l’opera futura dell’artista. Nell’estate del 1987 è chiamato al Centro incontri Marentino, della Fiat, a Torino per la realizzazione di un piccolo murale. Nel 1992 torna con un’importante mostra a Milano alla Galleria Appiani Arte Trentadue dove vengono esposte diverse sue opere presentate in catalogo dal critico Maurizio Fagiolo Dell’Arco che focalizza il carattere di operazione mentale che acquista la qualità della sua pittura. Nella stessa Galleria torna ad esporre nel 1998 con una mostra che raccoglie un ampio periodo di ricerca che abbraccia gli anni dal 1987 al 1998, presentati in una ricca monografia a cura di Enzo Di Martino edita da Skira. Nel 1999 è invitato da Maurizio Fagiolo Dell’Arco, insieme ad altri otto artisti contemporanei, ad esporre nella mostra 2000 Elogio della Bellezza/De Metaphisica. Attualmente continua la collaborazione con la Galleria Henoch di New York che, nel novembre 2002, lo presenta per la seconda volta all’importante manifestazione newyorchese Armory show e, in Italia, con la Galleria Marieschi dove realizza, nel gennaio 2003, una importante personale presentata dal critico Vittorio Sgarbi. L’artista è presente nella mostra permanente Arte per immagini, inaugurata nel 2004 ed ospitata nel Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti. Nel 2004 espone allo Spazio Oberdan in una grande mostra con altri sei pittori, organizzata dall’Adac e dalla Provincia di Milano, dal titolo Fenomenologia della Metacosa presentata da

GRAZIELLA MARCHI (Milano 1935) Graziella Marchi nasce a Milano nel 1932. Negli anni dell’adolescenza, vive a Como, dove studia disegno con il pittore Manlio Rho e nel 1954 ritorna a Milano, dove tuttora vive e lavora. Comincia a dipingere attivamente nel 1965. Espone il primo quadro a Parigi nel 1969 al Salon des Grandes et Jeunes d’aujourd’hui e la sua prima mostra personale ha luogo nella Galleria di Richard Foncke a Gand in Belgio, presentata dallo scrittore Dino Buzzati. Successivamente viene invitata da Pierre Gaudibert a tenere una personale al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, nella sezione “Animation, Recherche, Confrontation”. In quegli anni partecipa a diverse mostre collettive in Francia ed in Germania. Nel 1971 incontra Renato Cardazzo ed espone le sue opere alla Galleria del Naviglio di Milano, iniziando così un ventennale rapporto di lavoro e di amicizia. Nel 1975 è invitata da Emilio Bertonati per una personale alla Galleria del Levante di Monaco. Negli anni che seguono espone in diverse città italiane e, sempre con la Galleria Naviglio, in varie Fiere d’arte in Europa. Particolare è tra queste il vivo successo alla Fiac del 1984 del Grand Palais di Parigi. Negli anni Novanta tra le sue mostre più significative è da ricordare quella del 1995 alla Galleria Appiani Arte di Milano dove presenta i due cicli di opere dedicate al mare ed alle montagne che verranno a rappresentare il corpus principale dell’esposizione antologica di Palazzo Sarcinelli a Conegliano Veneto nel 1997. Dal 2000 comincia a servirsi di un nuovo supporto, oltre alla tela ed alla tavola: è una particolare carta artigianale sulla quale dipinge sempre con i colori acrilici. Con essa prepara le mostre del 2001 da Giancarlo

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e Mario Ceroli. Intanto sviluppa una visione sempre più poetica e anarchica del mondo. L’avversione ad una società-mercato e ad un’etica consumista, pervaderà tutta la sua produzione pittorica successiva. Nel 1974 incontra Joseph Beuys, che rafforzerà la sua convinzione che esista una "terza via" umana e sociale, al di fuori del capitalismo e del comunismo. E del 1974 la mostra collettiva con Accardi, Consagra e Guttuso, presso la Galleria Il fante di quadri a Civitavecchia. Nel 1979 inizia una serie di viaggi in Oriente e in Australia, che culminerà con due mostre personali a Melbourne (1979, 1980). In Australia viene affascinato dalla cultura tribale aborigena. Tornato in Italia, comincia ad arricchire la sua pittura informale di tracce materiche più calde, di superfici quasi murarie, come simboli originari di una condizione poetica ed umana universale. Sono questi gli anni della sua amicizia con Tullio Catalano e dei suoi frequenti incontri con Marinucci, Crispolti e Gasbarrini, che presenteranno alcune sue mostre personali e lo inviteranno a parteciparea varie collettive. Negli anni ’90 tiene numerose esposizioni fra cui Ad usum fabricae, 1995 e 1996; Trasalimenti, 1999 e 2000; Alitalia per l’arte, 1999. Nel 1997 Vito Apuleo presenta a L’Aquila la mostra personale Archetipi, con lavori dal 1971 al 1995. Nel giugno del 1998 tiene un’altra personale a Melbourne, presso le Brera Galleries di Vincenzo Basile. Ottiene ripetutamente consensi di critica e pubblico. Nel 2006 tiene a L’Aquila una importante personale intitolata I colori del Sacro a cura di Silvia Pegoraro.

Candeago a Cortina d’Ampezzo, del 2002 da Keller Regula a Klosters in Svizzera e buona parte dell’ultima esposizione milanese nella Galleria di Antonia Jannone nel 2003. L’artista è presente nella mostra permanente Arte per immagini, inaugurata nel 2004 ed ospitata nel Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti. È del 2006 la personale Navi e vele alla Galleria Forni di Bologna, e la pubblicazione del volume monografico Canto libero edito da Silvana Editoriale. Del febbraio 2007 è la Solo vele personale alla Galleria Il Gabbiano di Roma.

MARCELLO MARIANI (L’Aquila 1938) Marcello Mariani nasce a L’Aquila, dove oggi vive e lavora, nel settembre del 1938. La sua prima mostra personale risale al 1954 presso il circolo UCI dell’Aquila. È allievo di Fulvio Muzi. Compie studi artistici presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, e intraprende in questa città, presso il teatro San Carlo, i suoi primi lavori di scenografia. Fontana e Burri influiscono in modo determinante sulla ricerca pittorica ed esistenziale del giovane artista. Dal 1960 al 1962 viaggia in Europa. Tiene una mostra personale ad Amburgo presso la galleria Adler. A Parigi conosce Sartre e vari esponenti del gruppo esistenzialista. Rientrato in Italia, si avvicina all’ambiente romano, conosce e frequenta Manzoni, Rotella, Lisi, Rauschenberg. Inizia ad insegnare presso l’Istituto Statale d’Arte dell’Aquila. Durante tutti gli anni ’70 si dedica intensamente alla pittura materica e informale, sotto l’influenza di Alberto Burri, che frequenta in occasione delle mostre internazionali d’arte contemporanea Alternative Attuali, curate da Enrico Crispolti all’Aquila (1962,1963,1965,1968). Dipinge insieme a Sadun in uno studio comune nel centro storico della città. Sono frequenti i suoi incontri con Carmelo Bene

GABI MINEDI (Sant’Omero 1954) Gabi Minedi nasce a Sant’Omero (TE) nel 1954. Dipinge sin da bambina, allieva del grande scultore Pericle Fazzini. Nel 1970 ha

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Cervantes, Shakespeare, Kundera, Cyrano de Bergerac, le avventure del barone di Münchausen, le Mille e una notte nella traduzione di Antoine Galland, Il vagabondo delle stelle di Jack London e le Lezioni americane di Italo Calvino fino al nostro millennio. Nel 2007 l’utilizzo della tempera all’uovo si manifesta pienamente nel ciclo di opere The voyager realizzate per la Galeria Mediterranea di Palma de Mallorca, sintesi di una sofferta ricerca divenuta ormai simbolo della sua pittura.

tenuto la sua prima personale nella Sala d’Arte Guglielmi a San Benedetto del Tronto. Seguono numerose le sue esposizioni in Italia ed all’estero in gallerie private e sedi pubbliche. Studia Architettura all’Università di Pescara. Lavora come designer arredatrice e scenografa. Insegna pittura e scultura e collabora con un centro di psichiatria per il recupero dei malati attraverso la psico-didattica applicata alle forme ed ai colori. A partire dagli anni Settanta sono i lavori appartenenti al ciclo Surrealtà dello spazio, in cui esprime, attraverso personaggi emblematici e pensosi, una pittura di denuncia ai tormenti della vita. Nella suite Racconti d’Abruzzo e Sogni di primavera narra la storia mitizzata delle vecchie case fagocitate dalla contemporaneità. Segue il ciclo di pitture e la raccolta di poesie Vento cantastorie. Degli anni 1993-2007 personaggi onirici, che evidenziano l’amore per il colore, la materia e il graffito. Nel 1999 espone a Teramo le grandi tele del ciclo Gorilla e rock and roll dedicate all’amico Ivan Graziani. Di questo periodo le raccolte di scritti Il mercante di sogni e Lemonsoda. Nel 2000 la città di Colonnella ospita le Moving papers, dipinti su carta ispirati agli eroi dei cartoons, presentati dal critico Enrico Crispolti. Gli anni 2002-2003 la impegnano in lavori di scenografia e di installazione:realizza le Boogie woogie opere su vecchi bancali ispirate al romanzo On the road di Jack Kerouack e le It is bassorilievi ed altorilievi su cassette di frutta ed enormi strutture in legno avvolti in cavi metallici. Gli anni 20042005 sono incentrati sulla ricerca dello spazio ed essenzialità della forma nelle pitture Wha wha’s world e nella linea di tshirt Wha wha’s shirt realizzate per il musicista americano Joe Walsh. Negli anni 20052006 si svolgono i cicli di dipinti The viking, Don quijote, e di sculture Back stage, dove racconta la ricerca della “leggerezza dell’essere” come reazione al peso di vivere, rileggendo Boccaccio, de

GIUSEPPE MODICA (Mazara del Vallo 1953) Giuseppe Modica nasce a Mazara del Vallo, Trapani, nel 1953. Nel 1976 la Galleria La Stufa ospita la sua prima personale a Firenze. Del 1982 e 1984 sono le mostre di Firenze che riscuotono l’interesse della critica toscana più accreditata: Santini, Paloscia, Federici, Nicoletti. In questi anni conosce il pittore Bruno Caruso, al quale è ancora oggi legato da stima e amicizia, autore nel 1985 di un significativo saggio per la mostra alla Galleria Incontro d’arte, personale che costituisce il momento di partenza per un dialogo con studiosi che hanno poi sostenuto il suo lavoro: Dario Micacchi, Enzo Bilardello, Guido Giuffrè e Maurizio Fagiolo dell’Arco che da questo momento si interessa con viva attenzione all’evoluzione della sua ricerca. Nel 1986 espone alla Galleria La Tavolozza di Palermo, e lo scrittore Leonardo Sciascia manifesta interesse e apprezzamento per le sue opere, dedicandogli un lungo intervento sul "Corriere della Sera". Nel 1989 vince la Cattedra di Pittura nelle Accademie di Belle Arti. Nello stesso Vittorio Sgarbi scrive L’ammodicazione del sogno, testo per la personale che egli tiene alla Galleria La Tavolozza di Milano. La critica continua ad

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MATIAS QUETGLAS

occuparsi di lui, fra gli altri Marcello Venturoli, Sebastiano Grasso, Giorgio Soavi, Claudio Strinati. Del 1991 é la sua prima retrospettiva museale alla Tour Fromage di Aosta su invito di Janus, direttore del prestigioso Museo Internazionale d’Arte Contemporanea, con catalogo edito da Fabbri e testo di Maurizio Fagiolo dell’Arco. Con Alfredo Paglione della Galleria Trentadue di Milano si creano proficua collaborazione e duratura amicizia. Significativo l’incontro, nel 1992, con Antonio Tabucchi autore del racconto Le vacanze di Bernardo Soares che accompagna una cartella di incisioni realizzate da Modica, pubblicate dall’editore Sciardelli di Milano. Nel 1993 espone con una retrospettiva al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Del 1997-98 è l’ampia mostra antologica alla Casa dei Carraresi di Treviso, curata da Marco Goldin con monografia Marsilio. Nel 1999 partecipa alla XIII Quadriennale d’Arte al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 2002 la Città di Mazara del Vallo gli rende omaggio con una mostra antologica a cura di Maurizio Fagiolo dell’Arco, con catalogo Allemandi. Significative sono in questi anni le partecipazioni a manifestazioni nazionali e internazionali. Nel 2004 Claudio Strinati, con il patrocinio del Polo Museale Romano, gli dedica nel Complesso del Vittoriano la mostra retrospettiva “Riflessione” come metafora della pittura. Opere 1989-2003, con catalogo Allemandi. Nello stesso anno il Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo, a cura di Giovanni Faccenda, gli dedica la retrospettiva Piero ed altri enigmi, incentrata sui rapporti enigmatici e arcani che legano da sempre la sua pittura al sublime magistero pierfrancescano. Nel 2005 sarà la Provincia di Palermo ad organizzare nel Loggiato di San Bartolomeo, a cura di Aldo Gerbino, un’altra rassegna a carattere retrospettivo, intitolata L’enigma del tempo e l’alchimia della luce.

(Ciutadella/Minorca 1946) Nel 1965, si trasferisce a Madrid per frequentare la Scuola di Belle Arti di San Fernando, dove conosce Antonio López García, il maestro di quella generazione di artisti spagnoli del dopoguerra, che ha esplicitamente aderito al realismo. Esordisce nel 1965 al Casino de Ciutadella a Minorca. Nel 1970 espone alla Galleria Skira di Madrid e stipula un contratto con la gallerista Juana Mordó, con la quale collaborerà per quindici anni, e che lo presenterà ad Art ’6 (1975), ad Art ’7 di Basilea, ad Arte Fiera di Bologna (1976) e alla Fiac di Parigi (1980), contribuendo notevolmente alla sua affermazione internazionale. Inizialmente la totale adesione di Quetglas al realismo coincide con l’esigenza di entrare in confidenza con la realtà e con gli strumenti atti a riprodurla: ai suoi esordi la profonda preoccupazione per la materia pittorica lo porta a sperimentare tecniche diverse (carbone, tempera all’uovo,acquarello, pastello, tecniche miste,olio, acrilico) che diverranno in seguito ricorrenti in quella sorprendente invenzione di procedimenti stilistici cui lo condurrà la necessità di rinnovare costantemente i modi dell’espressione. Le prime opere sono strettamente realiste, ma già affiora quell’innata vena poetica e inventiva che lo porterà,verso la metà degli anni Ottanta, ad una “felicità atemporale della visione” (Aldus Huxley). Nel 1982 la sua opera viene presentata in Italia alla rassegna I pittori spagnoli della realtà al Centro d’Arte Montebello di Milano.Al concetto della “immagine”come “impronta della vita”egli giunge alla metà degli anni Ottanta (in coincidenza con un soggiorno a Roma all’Accademia di Spagna, dove lavora intensamente, guardando all’arte classica e rinascimentale): dare visibilità all’invisibile, attraverso metafore, allegorie, icone in cui la funzione del mito, immagine della vita e del suo significato, riviva in una commistione di classicismo e di contemporaneità. Nel 1987 la Galleria Trentadue di Milano lo presenta ad

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una delle giovani interessanti promesse dell’arte figurativa. La collaborazione con la Galleria Toninelli prosegue fino al 1980. Da allora la sua presenza nel panorama artistico italiano è stata costante, con oltre cinquanta mostre personali allestite dalle più autorevoli gallerie. È presente alla Galleria 32 di Alfredo Paglione a Milano dal 1981 al 1988 e dal 1989, sempre a Milano ha stretto rapporti di collaborazione con la Galleria San Carlo di Giancarlo De Magistris con cui ha presentato numerose mostre fino a tutt’oggi. Sua prevalente attività è la pittura, ma si dedica spesso all’incisione dove, dopo aver praticato varie tecniche è approdato a quella del bulino che sente più in sintonia con i propri intenti espressivi. In diverse occasioni ha realizzato scenografie per conto dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Alcune sue opere sono presenti in alcune gallerie siciliane quali la Galleria 61 di Palermo, la Galleria Cefaly e il Sale Art Caffè di Catania, il Quadrifoglio di Siracusa. Si sono interessati ai suoi lavori numerosi critici fra cui Ambrosie, Barbera, Bortolon, Bovi, Carluccio, Margonari, Micacchi, Giuffrè, Trombadori,Venturoli, Cassa Salvi e gli scrittori Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino,Vincenzo Consolo,Alberico Sala e Giorgio Soavi. Attualmente Gaetano Tranchino vive e lavora a Siracusa. “Guardando le sue pitture si può se mai far qualche richiamo a De Chirico, a Savinio, a Giuseppe Viviani. Ma più puntuali e sollecitanti vengono i richiami letterari. A Borges che in questi ultimi anni è stato per Tranchino congeniale nutrimento: come lo scrittore che la sua pittura in un certo senso attendeva. E a Conrad, che giustamente Antonello Trombadori ricorda nel discorso introduttivo al catalogo Fughe e ritorni di Gaetano Tranchino. E non è che faccia pensare a Conrad la presenza, nei quadri di Tranchino, del mare, delle navi che sembrano emergere dal fondo marino,cariche di escrescenze e incrostazioni, dei marinai confitti nell’immemore stupore. È piuttosto, a far pensare a Conrad, la presenza di un destino, del destino” (Leonardo Sciascia, 1986).

ARCO ’87 a Madrid e nel 1988 allestisce una personale dell’artista. Nel 1992 le sue opere sono presenti nella rassegna Il mare al Centro d’Arte Spazio di Molfetta,e nel 1993 alla mostra Realidad. Sei pittori spagnoli della realtà alla Galleria Davico di Torino, al Real Colegio di Spagna, a Bologna e al Castello Aragonese di Ischia. Nello stesso anno è presente nella rassegna Arte per immagini e tiene una personale alla Galleria Appiani Arte Trentadue di Milano, che presenterà le sue opere anche nella mostra Spagna:la realtà immaginata. 2000 Elogio della Bellezza, a cura di Baltasar Porcel. Nel 1994 una sua personale è allestita alla Galleria Il Gabbiano di Roma. È presente nelle rassegne L’immagine della parola, Palazzo Apostolico, Loreto (2000), Mediterrània, Palazzo d’Avalos, Vasto (2002) e nella mostra permanente Arte per immagini, inaugurata nel 2004 ed ospitata nel Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti. Nel 2007 è presente alla grande mostra sul realismo spagnolo Realidad. Arte spagnola della realtà tenuta alla Galleria Civica di Potenza, a cura di Laura Gavioli.

GAETANO TRANCHINO (Siracusa1938) Gaetano Tranchino nasce a Siracusa nel 1938. Si forma culturalmente nella sua città natale, dalla quale non si è mai distaccato – senza inquietudini che non siano quelle della ricerca, dell'approfondimento e perfezionamento dell’arte sua: sereno, appagato, senza alcuna ansietà ed affanno ad inseguire la notorietà, il successo – come scrive di lui Leonardo Sciascia. Studia all’Accademia di Belle arti di Roma e di Milano. Il suo esordio artistico risale al 1964 quando, alla Galleria Toninelli di Milano viene organizzata la sua prima personale presentata in catalogo da Franco Russoli. Tranchino aveva allora 26 anni e già la sua originalissima produzione artistica aveva suscitato l’attenzione di Riccardo Manzi, che lo aveva segnalato come

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LUCIO TROJANO

laurea con una tesi sulle "Arti figurative nella civiltà industriale" e dove tiene le prime mostre di rilievo. Nel 1961 approda a Roma. Per alcuni anni rinuncia alle mostre per sperimentare e definire in totale autonomia il pensiero e gli strumenti della propria ricerca. Nel 1967 torna ad esporre, ormai definitivamente convinto delle ragioni "antiche e irrinunciabili" della pittura. È il periodo della cosiddetta "Pittura analitica",volta ad una riflessione sul fare arte oggi e sul rapporto con la tradizione moderna. Riconquistata la propria libertà espressiva, dalla metà degli anni Settanta la pittura di Verna "si articola tra le polarità di un estremo rigore e di un intenso abbandono emotivo". Protagonista assoluto dei dipinti è il colore e la sua capacità di assumere i valori massimi della saturazione. Il segno e il gesto, propri del lavoro di Verna fin dai suoi esordi alla fine degli anni Cinquanta, hanno il compito di organizzare lo spazio e di identificare "figure" al di fuori di ogni referenza meramente descrittiva. Dopo il debutto alla Galleria Numero di Firenze nel 1960, sono oltre novanta le personali allestite in Italia e all’estero, tra cui: Studio Arco d’Alibert, Roma, 148; Biennale di Venezia, 1970 e 1980; Galleria dell’Ariete, Milano, 1970; Galleria Martano, Torino, 1970; Galleria Editalia (poi Edieuropa), Roma, 1971, 1995 e 2003; Galerie M, Bochum, 1972; Galleria La Polena,Genova, 1973 e 1979; Galleria del Milione, Milano, 1973, 1976 e 1979; Studio La Città,Verona, 1975 e 1978; Galleria La Bertesca, Genova, 1976 e 1977; Dusseldorf, 1976; Galerie Arnesen, Copenhagen, 1977; Galleria Malborough, Roma, 1977; GalerieArtline, Den Haag, 1979; Studio Marconi, Milano, 1983; Galleria Bambaia, BustoArsizio, 1983 e 1998; Galleria Corraini, Mantova, 1983 e 1987; Palazzo dei Leoni,Messina, 1986; Casa del Machiavelli, S. Andrea in Percussina, 1986; Studio Mara Coccia, Roma, 1986, 1988, 1991 e 2002; Studio Ghiglione, Genova, 1987; Galleria Morone, Milano, 1987 e 1995;Westend Galerie, Francoforte, 1989, 1997 e 2002;Galleria Fumagalli, Bergamo, 1993 e 1998; Museo Laboratorio di Arte Contemporanea,Università

(Lanciano 1934) Nasce a Lanciano, in provincia di Chieti nel 1934, vive e lavora a Roma. Laureato in Giurisprudenza, disegnatore umorista e grafico pubblicitario, ha collaborato con numerosi giornali e periodici italiani e stra¬nieri: “Paese Sera”, “Il Tempo”, “Il Travaso”, “Marc'Aurelio”, Carsaf (Turchia), Eulen Spiegel (Germania).Autore di Humor Roma, premiato all’Internazionale Kartoenale 1990 di Beringen (Belgio); del volume I Frentani, che ha ottenuto la Palma d’oro per la letteratura illustrata al Salone Internazionale dell’Umorismo di Bordighera 1990; dei volumi I Maruccini, I Peligni,I Prepuzi,e I Marsi. Ha illustrato vari libri tra cui:Lo sbarco sulla Luna di Massimo Grillandi (F.lli Palombi Ed.), Il Salvaserata di Delfina Metz (Edizioni Sugarco), San Francesco di Bartolomeo Rossetti (Edizioni Porziuncola), Un tappeto come vela, di Gianfranco Pacchiani (Passigli Editori), ed altri.Vincitore di prestigiosi premi quali: I Premio Venezia da salvare, al Salone Internazionale dell’Umorismo, Bordighera 1972; I Premio Consiglio d’Europa, Strasburgo 1973; I Premio Palma d’oro per il disegno, Bordighera 1979; San Valentino d’oro,Terni 1980; I Premio Esposizione Mondiale della Caricature, Berlino 1980; I Premio per la satira politica “G. Scalarini” 1982; Premio Maiella, Rho 1999. Fa parte di giurie di Premi Nazionali ed Internazionali di umorismo: Bordighera, Istanbul, Tolentino, Dolo, Belgrado, Lanciano,Skopje,Theran.Le sue opere sono esposte nei Musei di Tolentino, Gabrovo, Basilea e Istanbul. Numerose le mostre collettive e personali a cui l’artista ha partecipato.

CLAUDIO VERNA (Guardiagrele 1937) Claudio Vema nasce a Guardiagrele, in provincia di Chieti nel 1937. Dal 1942 al 1956 studia in Umbria, poi all’Università di Firenze, dove si

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casa, le forbici da potatura, gli attrezzi ed i piccoli oggetti quotidiani, i rampicanti, le rose, i muschi del giardino, tutto un repertorio di immagini familiari, che appartengono alla sfera privata dell’artista. Tra il 1963 ed il 1966 collabora con disegni ed incisioni al "Giornale del Mattino" di Firenze e si occupa della rubrica di Architettura. In questo stesso periodo inizia ad insegnare, in qualità di assistente di Dino Caponi, al Liceo Artistico di Firenze, dove sarà successivamente docente all’Accademia di Belle Arti. Nel 1968 vince il primo premio al IV Premio di Pittura Contemporanea e nel 1977 gli viene conferito il Premio del Fiorino. Continua nel tempo la sua tematica intimistica, il suo colloquio con le cose e con gli oggetti familiari, con il circoscritto mondo circostante la sua casa, fatto di angoli di giardini, di case di campagna, di ville, di muri consumati dal tempo, di nature morte. “C’è spesso, dovunque, il senso del tempo che consuma, invecchia,corrode, sgretola le sembianze più care, quelle che costituiscono l’habitat ideale per la nostra anima” (Pier Carlo Santini). Mostre personali sono state allestite in note gallerie quali il Metastasio, Prato (1981), la Galleria Trentadue, Milano (1986), la Galeria de Arte, Ansorena, Spagna (1993). Esposizioni antologiche hanno avuto luogo nella Sala d’Armi di Palazzo Vecchio, Firenze (1987), al Palazzo dei Diamanti, Ferrara (1991), a Palazzo Sarcinelli, Conegliano (1995). Ha realizzato per la stagione 1997-’98 del Teatro Comunale di Firenze le scenografie del balletto Il lago dei cigni di Tchaikovschy. L’artista è presente nella mostra permanente Arte per immagini, inaugurata nel 2004 ed ospitata nel Museo d’Arte “Costantino Barbella” di Chieti.

di Roma, 1999; Palazzo Mormino, Donnalucata, 2001; Galleria Giulia, Roma, 2001; Spazio Annunciata, Milano, 2001; Palazzo Chigi, Viterbo, 2003; Galleria Varart, Firenze, 2006. Ottiene vari riconoscimenti, tra cui il Premio Acireale nel 1968; ii Premio Cittàdi Gallarate nel 1973 e nel 1995; il Premio Michetti nel 1973 e nel 1983, il Premio Suzzara nel 1999. Rassegne antologiche gli vengono organizzate dal Museo Civico di Gibellina nel 1988, dalla Galleria Comunale di Spoleto nel 1994, dal PAC di Ferrara nel1997, dalla Galleria Comunale di Conegliano, Palazzo Sarcinelli, nel 1998, e dalla Casa dei Carraresi di Treviso nel 2000. Vive e lavora a Roma e a Rapicciano di Spoleto.

PIERO VIGNOZZI (Firenze 1934) Ottenuto il diploma all’Istituto d’Arte di Porta Romana, i suoi molteplici interessi e i casi della vita lo portano a fare i più differenti mestieri. Nel 1953, mentre lavora come operaio in una cartiera, scrive racconti, alcuni dei quali vengono pubblicati nelle terza pagina del "Nuovo Corriere", diretto da Romano Bilenchi. In questo periodo nasce l’amicizia con il poeta Alfonso Gatto che contribuirà notevolmènte alla decisiva scelta di dedicarsi alla pittura. Inizia ad esporre nel 1957, anno in cui partecipa a diverse collettive in Italia e all’estero.A partire dal 1958, in concomitanza con la prima personale di disegni ed incisioni alla Galleria L’incontro di Arezzo, inizia una particolare ed autonoma esperienza nell’ambito dell’Informale, che si concluderà dopo qualche anno.Nel 1959 vince il Premio Caravaggio e da questa data inizia l’assidua partecipazione ad importanti rassegne in Italia e all’estero. Nel 1961 presenta alla Galleria Il Fiore di Firenze opere in cui il recupero del figurativo avviene attraverso una lettura della Pop art volta a quello studio dell’oggetto che lo porterà ad individuare circoscritte e raffinate tematiche: il muro della

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REGOLAMENTO UN MOSAICO PER TORNARECCIO. La città delle api Da un’idea originale di Alfredo Paglione,nato a Tornareccio,il quale già nell’estate del 2004 volle donare al suo Paese 30 opere di illustri artisti contemporanei,ricordando il padre Ottavio con la mostra permanente,In nomine patris,ospitata nella “Sala Pallano”, nasce il Progetto: UN MOSAICO PER TORNARECCIO. La città delle api , che ha inaugurato la sua 1ª edizione il 15 luglio 2006. La Manifestazione, sotto la Direzione artistica di Maria Cristina Ricciardi, si svolge a cadenza annuale, con i due consueti appuntamenti di apertura e di chiusura. Nel primo, previsto intorno alla metà del mese di luglio, in prossimità della festa della Madonna del Carmine,si espone al pubblico l’edizione annuale della Rassegna,nel secondo,previsto alla fine del mese di agosto, in coincidenza con le celebrazioni patronali, viene attribuito il previsto annuale riconoscimento, accompagnato dalla inaugurazione dei mosaici già realizzati e collocati in situ, in base alle scelte operate dalle giurie nell’edizione dell’anno precedente. Il progetto è promosso dal Comune di Tornareccio (CH) che vanta,oltre alle famose mura megalitiche sulle pendici del monte Pallano, una consolidata tradizione nell’apicoltura e nella produzione di miele vergine integrale, singolare risorsa che fa della città di Tornareccio il primo centro dell’Abruzzo inserito nel circuito associativo nazionale de “Le città del miele”. UN MOSAICO PER TORNARECCIO. La città delle api, muove da queste significative premesse, intendendo focalizzare le due indicate risorse, quelle cioè delle “api” e dell’ “arte”, nell’ambito di una iniziativa di ampio respiro culturale che porterà nel giro di pochi anni a fare di Tornareccio uno spettacolare Museo open-air di mosaici a tema preferibilmente ambientalista (natura, paesaggi) realizzati da grandi maestri del panorama artistico del Novecento europeo, mirando contestualmente alla promozione culturale, alla valorizzazione dei patrimoni e delle risorse turistiche dell’Abruzzo, nell’ottica di una linea politica, da cui oggi non si può prescindere, che deve considerare ed ottimizzare le peculiarità culturali di ogni territorio regionale. Il Progetto consiste nel creare, con un vero arredo urbano di grande suggestione ed originalità, uno speciale Museo all’aperto. Ciò si realizza con una serie di mosaici, progettati da noti artisti italiani e stranieri, che saranno, una volta realizzati, collocati sulle facciate di numerose case del Centro di Tornareccio, incantevole località che si distende fra boschi e verdi colline ai piedi del monte Pallano, noto per i suoi importanti resti archeologici. Ogni anno verrà allestita una mostra dei 16 bozzetti (cm.40x40) ideati dagli artisti invitati.Di tali bozzetti,due giurie, una di note personalità del mondo della cultura e l’altra popolare, costituita dagli abitanti stessi del Paese, indicheranno i favoriti che saranno tradotti in altrettanti mosaici da collocare nel borgo storico del paese, sulle facciate di prescelti edifici, ed inaugurati l’anno successivo, quando verrà anche offerta al pubblico una mostra personale dell’artista indicato come il più votato, al quale sarà consegnato il Trofeo della manifestazione. La Rassegna sarà accompagnata da un elegante catalogo in cui oltre ad un testo critico introduttivo, saranno riprodotti tutti i bozzetti presentati nella edizione in corso, le biografie dagli artisti invitati, le immagini dei mosaici fatti realizzare per arricchire la speciale collezione musiva di Tornareccio. Il catalogo sarà arricchito da una piccola antologia di testi poetici dedicati al tema dell’ ape e del miele. Per far fronte alle numerose spese di realizzazione della Manifestazione annuale, l’Amministrazione Comunale di Tornareccio conta di poter ottenere annualmente contributi da parte di Enti pubblici,Fondazioni bancarie,Imprenditoria regionale. I loro nomi verranno pubblicizzati in catalogo, nei comunicati della Stampa e citati in apposite targhe accanto ai mosaici messi in posa. La Manifestazione UN MOSAICO PER TORNARECCIO. La città delle api, per la fattibilità dei suoi contenuti: focalizzare l’alta qualità delle risorse locali,promuovere attraverso la riflessione artistica l’accrescimento culturale,creare incremento turistico ed anche possibili collegamenti con altre realtà italiane ed europee e con le comunità abruzzesi risiedenti all’estero, si caratterizza come un progetto di alto profilo e di sicuro riscontro, in un momento storico in cui si rende necessario sui piani economico e culturale, inquadrare, sostenere e comunicare quelle che riconosciamo essere le peculiari emergenze di una territorialità regionale.


Finito di stampare nel mese di giugno 2007 dalla GEO Poligrafia - Lanciano per conto della Casa Editrice “La Frentania�




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