Architettura come pensiero

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Edizioni Caracol


Coordinamento editoriale Stefania Guastella Impaginazione Stefania Campo Grafica di copertina Stefania Campo Coordinamento tecnico Guglielmo Acciaro, Officina di Architettura e Design Disegni degli idiogrammi Antonio Di Mino Referenze fotografiche Gabriele Pizzuto, Pucci Scafidi L’edizione di questo libro è pubblicata in occasione della mostra “Guglielmo Acciaro, l’architettura come pensiero” realizzata a Palermo, nel maggio-giugno 2006, all’ex deposito delle locomotive a Sant’Erasmo. In copertina disegni di Antonio Di Mino

ISBN 88-89440-09-0

EDIZIONI CARACOL s.n.c.- via V. Villareale, 35 - 90141 Palermo e-mail: info@edizionicaracol.it


Ai miei genitori Nino e Carmen, a Marta figlia adorata e a tutti coloro che in questi mesi mi hanno sostenuto


Indice

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Guglielmo Acciaro: quelle due o tre cose che posso dirvi di lui di Giovanna Bongiorno Fare l’architetto di Guglielmo Acciaro Mio padre artista di Marta Acciaro

1984 Palermo Edificio Civile abitazione

1985 Aidone Progetto di restauro e D.L. della Chiesa S. Leone Papa 1986 Palermo Edificio Civile abitazione

1987 Petralia Soprana Progetto di restauro e D.L. della Chiesa Pinta

1987 Alcamo Indagine scientifica strutturale sul castello dei Conti di Modica 1989 Gratteri Casa unifamiliare

1990 Caltanissetta Casa unifamiliare

1991 Carini Progetto di ristrutturazione dell’ex cinema 1993 Palermo Edificio per Civile abitazione ed uffici 1993 Palermo Edificio per uffici 1993 Palermo Villa bifamiliare

1999 Reggio Calabria Progettazione e D.L. del Monastero dell’Ordine della

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Visitazione

1999-2001 Palermo Progetto di ristrutturazione e D.L. dei corpi annessi al Complesso Monumentale di Casa Professa e riuso degli stessi a spazi museali 2000 Palermo Banca Anton Veneta

2001 Petralia Soprana Restauro e progettazione dei locali annessi alla Chiesa di Santi Pietro e Paolo da adibire a Museo 2001 Petralia Soprana

P.P.E. di Petralia Soprana 2001 Palermo Casa unifamiliare

2001 Milano Concorso internazionale di idee per il progetto di un Centro Commerciale Auchan Gruppo Rinascente

2001 Cinisello Balsamo Concorso europeo di architettura per la progettazione di un nuovo Centro Culturale 2001 Copenhagen Concorso internazionale di idee per la progettazione del Nuovo Teatro Reale

2002 Palermo Progetto di restauro della Chiesa di San Francesco da Paola 2002-03 Trabia Casa a S. Onofrio

2002 Avila Concorso internazionale di idee per la progettazione del “Centro Municipal de Exposiciones y congresos”

2002 Corciano Concorso internazionale di idee per la progettazione di un “Centro di Visita, Antiquarium e Centro Informazioni”


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2002 San Jose Concorso internazionale di idee per la progettazione di un “Museum of Art and design” 2003 Sligo Concorso internazionale di idee per la progettazione del “LAMA Masterplan”

2003 Città del Messico Concorso internazionale di idee per la progettazione della Biblioteca di Città del Messico “Josè Vasconcelos” 2003 Hawaii Concorso internazionale di idee per la progettazione del “Malama Learning Center”

2003 Pontecagnano Concorso internazionale di idee per la progettazione di un “Centro Europeo per le Creatività Emergenti” 2004 Hammerfest Concorso internazionale per la “Riqualificazione area ex Findus”

2004 Volterra Concorso internazionale per la progettazione dell’“Isolato Ospedale civile” 2004 Santa Marinella Concorso europeo per la progettazione del “Nuovo Municipio”

2004 Losanna Concorso internazionale per la progettazione del “Nuovo Museo di belle arti - nMBA”

2004 Lugano Concorso internazionale per la progettazione di un “Centro congressuale/espositivo sull’area Campo Marzio” 2004 Bøler Concorso internazionale per la progettazione di una “Chiesa Protestante”

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2004 Arezzo Concorso internazionale per la progettazione di uffici della nuova sede della Provincia

2004 Kristiansand Concorso internazionale per la progettazione di un teatro e sale polivalenti 2004 Reggio Calabria Concorso internazionale per la progettazione di “Nuovo edificio in ampliamento della sede del Consiglio Regionale della Calabria” 2004 Firenze Concorso internazionale per la progettazione della nuova sede per la biblioteca umanistica 2005 Tartu Concorso internazionale per la progettazione del “Museo Nazionale Estone” 2005 Ozzano Concorso di idee per la progettazione di una residenza collettiva per anziani

2005 Fakse Concorso di idee per la progettazione di “Museo geologico e cinema multisala” Mio fratello Guglielmo, una vita all’insegna dell’arte di Acciaro

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Regesto delle opere

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I collaboratori

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Officina di Architettura e Design


Guglielmo Acciaro: quelle due o tre cose che posso dirvi di lui


Non conosco Guglielmo Acciaro se non per averlo fuggevolmente incontrato poche volte, in casa di comuni Amici. Lui silenzioso, io loquace, entrambi attenti alle intelligenti solitudini che vivono o sopravvivono in questa Sicilia dove tutto muta e nulla cambia, terra -per dirla con Federico Zeri- nel cui sorriso, tra apotropaico e minatorio, è condensata l’ambigua essenza di quest’Isola fascinosa e terribile. Poi mi ha raggiunto un invito a visitare il suo studio che, più appropriatamente, dopo la mattinata trascorsavi, mi pare giusto chiamare Bottega. Vi sono andata d’improvviso, saltando ogni accordo e troppi appuntamenti mancati per mia indisponibilità, quando, per vincere una giornata storta, sono scesa nella luce tiepida del sole che carezzava le strade e lentamente ho raggiunto via Quintino Sella adagiata nella sonnolenza del mezzogiorno. Davanti al portone un cane, una donna ed un uomo dall’aria trasognata e gentile, direi d’altri mondi, d’altri amori e d’altre stagioni, m’hanno ceduto il passo indicandomi l’ingresso. Guglielmo Acciaro era assente. Meglio, ho pensato, seguendo la persona che con cordialità mi accoglieva sicuramente consapevole del motivo della mia visita sollecitata dal padrone di casa per il desiderio ch’io scrivessi, più che di questa mostra, di quel che intorno a lui si muove. Meglio, mi ripetevo, perché la sua assenza mi lasciava l’assoluta libertà del punto di vista, non altra strada da seguire se non quella del mio istinto, della presenza eloquente delle cose e delle persone che davano vita a questo spazio di pensiero, di memoria, di conoscenza, di creatività, un mondo nel quale ero scivolata assolutamente inconsapevole della sorpresa che m’avrebbe riservato. Quel luogo, infatti, torna oggi alla mia memoria come qualcosa che è sempre esistito ancor prima di essere, come quella consapevolezza di noi stessi che raramente trova conferma in un’immagine riflessa che, dalla penombra di una stanza della quale abbiamo appena varcato la soglia, si materializza improvvisamente in uno specchio che non avevamo neanche notato.

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Nelle stanze che si susseguono come un magico labirinto ho visto dispiegarsi una tra le più interessanti biblioteche d’architettura che conosca, mentre, dalle pareti, le tele di Guglielmo Acciaro, che apprendo essere stato allievo di Annigoni, mostrano figure inserite nella memoria di paesaggi che, pur nella loro modernità, alludono sottilmente a citazioni leonardesche. A parlarmi di questa Bottega, a condurmi in questo lungo viaggio di pochi metri, è stato Tomaso Garigliano, protagonista, con circa altri trenta giovani architetti ed aspiranti tali, provenienti dal resto del mondo, della sperimentazione creativa alla quale Guglielmo Acciaro, da alcuni anni, ha dato vita grazie alle straordinarie sinergie messe in campo attraverso il Progetto Leonardo. I nomi di questi giovani saranno sicuramente citati in questa pubblicazione, ma ben diverso è stato ascoltare le loro lingue e le loro voci nello spazio infinito minimo dello studio Acciaro, vederli affaccendati a collaborare e collaborarsi nei compiti, a confrontarsi nelle scelte stabilite per questa Mostra. Aleggiava un’aria serena d’operosità e d’interesse, un tratto garbato e attento che non a caso mi porta a parlare di Bottega, una storia d’altri tempi, dove t’accorgi che la personalità del Maestro è presente, con generosità e con un segno ben distinto, ben oltre e nonostante l’assenza fisica. Questa atmosfera coinvolgente e feconda, elegante e spontanea, mi ha portato, per converso, a ripensare ai nostri luoghi istituzionali del sapere, a queste agorà chiassose nelle quali la diversità sterminata resta caos e Babele ed i saperi, sovente, non sono in mano a Maestri, ma a caste ormai votate al suicidio poiché del tutto incapaci di tramutare la Cultura in valore di mercato, ossia in ricchezza. Pensavo a Giovanni Botero che, sul finire del 1500, chiedendosi “che cosa sia città grande” si rispondeva: “città s’adimanda una ragunanza d’huomini ridotti insieme per vivere felicemente e grandezza di città si chiama non lo spatio del sito o’l giro delle mura, ma la moltitudine de gl’habitanti e la possanza loro. Hor gl’huomini si riducono insieme mossi o dall’autorità o dalla forza o dal piacere o dall’utilità che ne procede. Ed è di tanto potere questa ultima causa per unir


gl’huomini in un luogo, che l’altre ragioni, senza intervento di questa, non sono bastanti a fare nessuna città grande”. Ma oggi, mi chiedo e chiedo al giovine Tomaso, che cosa è una città grande, o meglio, una grande città? Credo, per certo, che essendo ormai cittadini della Società della Conoscenza, di una società, dunque, nella quale a prevalere siano le produzioni di beni immateriali, possiamo risponderci che ciò che oggi può aspirare alla definizione di questo termine, sia solo il luogo nel quale vi sia la capacità di accumulare e valorizzare capitale creativo. Questa possibilità e questa sfida passano, naturalmente, attraverso il processo complesso della formazione, l’attenzione alla qualità della vita, la capacità di saper aggregare ed indirizzare il grande capitale umano dei giovani, aiutando senza costringere, competendo senza escludere, creando sistemi di relazioni e interazioni che generino processi virtuosi come quello di trasformare anche la Cultura, che è valore di Conoscenza, in valore di mercato. Vivendo per poche ore l’atmosfera straordinaria dello studio di Guglielmo Acciaro, mi è parso che, in nuce, il senso di tutto questo vi aleggiasse. Se questa Bottega è, come credo, la sua immagine speculare, la scena sulla quale si susseguono i giovani attori che imparano ad essere architetti procedendo dal principio che “debban essere muratori che parlano latino”, se da queste stanze partono idee progettuali che si confrontano con il mondo e sempre, da queste stanze, il mondo si confronta con le culture diverse che l’attraversano, io credo che ad Acciaro vada il riconoscimento unanime per avere saputo creare, in questa città, un archetipo culturale che, non mi pare, vi abbia precedenti. Ci auguriamo che questo esempio faccia scuola, perché, prima d’ogni altra cosa, questo nostro tempo ha bisogno di buoni Maestri, di Uomini capaci di puntare sul capitale delle intelligenze e delle volontà dei giovani, per costruire l’unico futuro che vorremmo attenderci. Quello che valga la pena d’essere vissuto. Giovanna Bongiorno

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Fare l’architetto


Fare l’architetto, soprattutto, se hai la possibilità e la fortuna come me di condividere questa esperienza di lavoro con un gruppo di creativi di svariate nazionalità è uno dei mestieri più belli che l’uomo abbia inventato. Pensiero ed azione si fondono in un tutt’uno armonico e rivendicano autonomia sia l’uno e sia l’altra. La bellezza del fare, come atto creativo, è come un’avventura di cui a malapena conosci l’inizio e non sai dove arriverai. È questo il mestiere dell’architetto: un viaggio d’avventura in cui non hai strumenti come la canoa o il macete o la bussola … ma il tuo pensiero libero che imbrigliandosi si tramuta in lunghe discussioni, in segni e disegni. Ciò già basterebbe per essere profondamente appagati, ma se hai anche la buona ventura di potere realizzare le opere da te pensate allora le cose cambiano… Anni fa pensavo che l’architettura in astratto non esistesse, ma che essa fosse fatta soltanto da opere costruite. Mi sono ricreduto, l’architettura come pensiero esiste. Come diceva Carlo Scarpa l’architettura sta nella testa, graficizzarla e realizzarla al meglio è anche il compito dell’architetto. L’architettura non è una disciplina scientifica ma è un linguaggio dell’arte, come la pittura, la musica, la scultura, forse è la summa e la sintesi di tutte le discipline artistiche. Il progettare è l’allegoria della vita, il fare è un’avventura come il vivere e come nella vita ci sono momenti di sconforto e momenti d’esaltazione, la forma realizzata è la conclusione dell’avventura, un po’ come la morte. In questi ultimi anni c’è piaciuto confrontarci con i grandi temi dell’architettura, e lo facciamo partecipando ai più prestigiosi e significativi concorsi internazionali. È un lavoro faticoso, intenso, molte le nottate in bianco per riuscire a consegnare in tempo utile, è una corsa all’ultimo minuto. A qualsiasi ora in studio c’è gente che lavora, disegna, legge, studia. Tutto questo è bello e rassicurante, non sei mai solo, c’è sempre qualcuno con cui discutere, confrontarsi o bere una buona grappa. L’itinerario che viene presentato in questo libro non è sempre, e nel linguaggio e nel pensiero, coerente. La motivazione di ciò sta nel lungo periodo in cui si è prodotto e, soprattutto, nel cambiamento dei vari gruppi di lavoro molte volte diversi culturalmente fra loro. Vi è comunque, a mio parere, un filo rosso che raccorda tutti i lavori: l’onesta culturale, cioè la tensione del fare al meglio, senza risparmiarsi. Giuglielmo Acciaro

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Mio Padre... Artista


Descrivere una passione, una vita altrui è sempre difficile. Tanto più se il soggetto da affrontare è il proprio padre che non riesci, chiaramente, a guardare in una prospettiva oggettiva, ma che vedi esclusivamente attraverso la tua ammirazione nei suoi confronti, senza poterti soffermare alla superficie esterna, come in teoria si dovrebbe fare. “Mio padre, che era un architetto, aveva sempre una matita in mano…” scrive A.Grandes in un suo libro. Una matita, un pennello e mille colori, oserei aggiungere, poiché definire mio padre semplicemente come un architetto vorrebbe dire ghettizzarlo in un mondo che non gli appartiene del tutto e che non esprime pienamente la sua natura di uomo. In fondo l’architettura che intraprende nel “nostro” studio non è semplice costruzione di un’idea, ma fusione di elementi spesso sgraziati e discordanti che infine si tramutano in bellezza. I ricordi più intensi che ho di mio padre riguardano la mia infanzia, inesorabilmente collegata ai suoi quadri più che ai suoi progetti e alle squadrette. Come lui stesso dice di sè,vantandosene forse eccessivamente, “vissi d’arte, vissi d’amore”: ricordo che mai, come nei miei primi anni della mia vita, si è identificato tanto con lui questo suo modus vivendi. I suoi quadri sono la più alta espressione di bellezza che abbia mai potuto regalarmi, perché, in fondo, è questo che ricordo maggiormente di lui: i cavalletti, un cane che s’ingozzava di colori strofinandosi sul divano bianco, i sigari... Il perchè della sua mancata presenza era tutto qui: lo ritrovo in un pezzo di tela, un mio ritratto, che puoi solo ammirare. Era un’amante troppo gelosa la sua arte, alla quale si doveva incessantemente donare senza ripensamenti a tutte le ore delle sue giornate, ancor più che a mia madre, ancor più che a me. Un padre architetto, un padre artista è inevitabilmente sinonimo di assenza, silenzio, di stanchezza e mancanza: non sempre si posso-

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no recuperare certe ore perdute e certi momenti... È rimasto ferito, proprio dalla migliore amante che la vita gli potesse dare, ma è stato un rischio che ha sempre voluto affrontare e che racconta, deprimendo talvolta le coscienze altrui, anche la mia, per la volontà tenace di raggiungere i suoi sogni. Mentre noi, fragili e indecisi, nella vita aspettiamo sempre dei segni per capire la nostra strada, in lui la volontà di creare era già presente a nove anni. Egoista, superbo e vanitoso e talvolta, troppo “intellettuale”,ai miei occhi, si nasconde, invece, a quelli degli altri, spesso mescolandosi, anche senza volerlo, alla mediocrità, futilità e frivolezze altrui, senza rendersi conto che è solo il “suo cervello nelle dita”, come gli disse una volta qualcuno, ad aver fatto la rivoluzione in una società come la nostra che, anche grazie a lui, riesce a parlare ancora di bellezza e di arte nel suo senso più puro. Marta Acciaro


opere e progetti



1984 Palermo Edificio per civile abitazione

L’edificio situato in via Cisalpino si presenta come un unico volume parallelepipedo di colore bianco scavato da profonde nicchie che si ripetono con un ritmo regolare. Queste cavità fanno si che la facciata dell’edificio disegni una maglia scandita dal gioco di luce e ombra. Il contrasto, chiaro-scuro, è evidenziato dalla differenza cromatica degli spazi cavi le cui pareti interne sono rivestite dal mattone rosso. L’uso delle logge è un modo sia per evitare l’esposizione diretta ai raggi solari, soprattutto

in un clima caldo come quello della città di Palermo, sia per ricavare degli spazi esterni nelle abitazioni. L’edificio è diviso in tre appartamenti per piano, disposti in seguenza lineare, ruotati rispetto il filo stradale, e serviti da due corpi scala. La rotazione consente la migliore esposizione solare sia nella zona giorno che in quella notte. I piani terra sono destinati ad accogliere diverse attività commerciali, il piano ammezzato è riservato ai locali di pertinenza dei negozi o agli uffici.

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1985 Aidone Enna

Progetto di restauro e D.L. della chiesa di S. Leone Papa

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iazza Umberto rappresenta il centro nevralgico del tessuto urbano medievale, da cui in origine si dipartivano tutte le strade principali, un piccolo gioiello sul quale si affacciano il Municipio, una rigorosa costruzione della fine del ’700 e la chiesa di S. Leone Papa il cui primo impianto risale al 1090. Per la costruzione furono usati conci megalitici provenienti dalle rovine di Morgantina. La chiesa fu dedicata a papa Leone II, nell’anno della sua proclamazione a santo. Secondo la tradizione egli aveva origini aidonesi ed era stato cresciuto ed educato nel convento dei Benedettini che sorgeva sul colle di Cittadella. L’antico tempio, distrutto dal sisma del 1693, venne ricostruito in forme barocche, secondo il gusto che caratterizzò la Sicilia del dopo terremoto. Per l’intervento è stata richiesta un’indagine conoscitiva finalizzata al restauro per il recupero statico delle strutture.


1986 Palermo

Edificio per civile abitazione

L’edificio di nove piani ha la forma di un volume puro di colore bianco, la cui facciata è caratterizzata dall’alternanza ritmica di pieni e vuoti. Profonde nicchie disegnano il prospetto e incorniciano i vari alloggi. L’impianto è in linea, con due corpi scala che sevono rispettivamente due appartamenti per piano in maniera speculare. Gli alloggi hanno una chiara disposizione con la zona giorno distinta dalla zona notte. Il piano terra è adibito ad uso commerciale.

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1987 Petralia Soprana Palermo

Progetto di restauro e D.L. della chiesa della Pinta

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La chiesa della Pinta risalente all’inizio del ’200, situata appena fuori il paese di Petralia Soprana, ha pianta a navata unica ed è realizzata in blocchi di pietra locale. Le condizioni della chiesa erano quelle di rudere, la committenza, la Curia Arcivescovile di Cefalù, ha richiesto un’indagine conoscitiva finalizzata al restauro per il recupero statico. L’intervento proposto è di tipo conservativo, rivolto al consolidamento strutturale ed al rifacimento di tutti e quattro i prospetti, del tetto a capriate e della pavimentazione. Sono stati restaurati anche gli infissi e il portone di legno. Questa operazione dà un notevole contributo al recupero del patrimonio storico-artistico di Petralia, finalizzato alla riqualificazione architettonica di tutto il territorio.


1987 Alcamo Palermo

Indagine scientifica strutturale sul castello dei conti di Modica

Sull’ampia piazza della Repubblica prospetta il magnifico castello di Alcamo, conosciuto anche come dei conti di Modica. Eretto intorno alla metà del XIV secolo per volere di Enrico e Federico Chiaramonte, a pianta romboidale, con due torri quadrangolari e due cilindriche, fu soggetto nel corso dei secoli a

numerosi rimaneggiamenti e appartenne alle più nobili e titolate famiglie di Sicilia, dai Peralta ai Ventimiglia, dai Chiaramonte fino ai Cabrera, conti di Modica, cui deve il nome. Di grande interesse, sul fronte settentrionale dell’edificio i resti di bifore e trifore in stile gotico catalaneggiante e un pregevole e

raffinatissimo rosone. Adibito negli ultimi secoli a carcere, stalla, poi sede degli uffici comunali, il castello, dal 1828 di proprietà del comune di Alcamo, è stato sottoposto a un accurato intervento di restauro ed è destinato a ospitare una biblioteca, un museo etnografico e uno di arte contemporanea.

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1989 Gratteri Palermo Casa unifamiliare

22 La villa nasce come casa per le vacanze di una coppia di coniugi. Il progetto ha dovuto coniugare le esigenze funzionali richieste dalla committenza con i molti vincoli paesaggistici e di piano regolatore previsti per quest’area di interesse naturalistico. Posizionata su un promontorio che si affaccia sul mare di Cefalù, fa da belvedere a uno straordinario panorama. La pianta cruciforme sfutta la giustapposizione di questi volumi puri per ricavare i diversi spazi funzionali. Dall’ingresso si accede ad un ambiente centrale, la zona giorno, i due corpi laterli ospitano le funzioni di servizio, rispettivamente il corpo scala e la cucina. Un camino inse-

rito come una nicchia tra due porte finestra fa da fondale al salone. Al piano superiore è situata la zona notte. Dall’esterno si accede ad un piccolo patio da cui si diparte una scala che mette in collegamento questa quota con un livello inferiore. I prospetti presentano delle piccole bucature con infissi in legno che incorniciano il paesaggio circostante e che insieme al bianco delle facciate creano un elegante gioco di pieni e di vuoti.


1990 Caltanissetta Casa unifamiliare

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L’intervento di progetto riguarda la ristrutturazione interna di un abitazione privata che si articola su più livelli. E’ stata integralmente modificata la distribuzione spaziale interna delle funzioni abitative; le modifiche apportate riguardano anche le altezze. E’ stato sfondato il solaio per la realizzazione di

un’ambiente a tutt’altezza. Le differenze di quota permettono oltre che di articolare lo spazio anche di differenziare gli ambienti. Particolare cura si è avuta per l’arredamento, progettando gli elementi di design che hanno risolto le specifiche problematiche progettuali.


1991 Carini Palermo

Progetto di ristrutturazione dell’ex cinema da adibire ad auditorium, collaborazione

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Il Progetto riguarda la ristrutturazione e riqualificazione di un vecchio cinema nel centro storico di Carini. L’immobile in disuso da diversi anni è stato svuotato di tutti i suoi spazi accessori e trasformato in auditorium. L’ingresso avviene lateralmente, tramite uno spazio-filtro, il foyer da cui si può accedere alla balconata superiore attraverso un ballatoio esterno. L’impianto della sala, progettata per 150 posti, ha una forma strombata verso il palco, per dare la giusta incli-

nazione ai coni ottici. La copertura del nuovo edificio è a botte, modulata dall’interno con pannelli inclinati opportunamente, per una migliore resa acustica. Il prospetto sulla via principale è scandito dalle profonde bucature che si aprono su una parte aggettante rispetto al filo dell’edificio, queste aperture sono sormontate da finestre circolari che scandiscono ritmicamente il disegno della facciata.


1993 Palermo

Edificio per civile abitazione ed uffici

L’edificio situato in via Enrico Toti è definito da un volume puro di colore bianco, rotto all’angolo da un cilindro contenente il corpo scala, la cui forma architettonica si distingue anche per differenza cromatica. La costruzione accoglie abitazioni, uffici e negozi, il ritmo del prospetto è scandito dalla maglia regolare delle profonde nicchie delle logge che proteggono dall’esposizione diretta dei raggi solari, creando un gioco modulare di luce e ombre. Tipologicamente l’edificio è composto da un corpo angolare più basso, a tre elevazioni, che si svilup-

pa con un impianto a torre con scala centrale a servizio di cinque alloggi per piano. Un altro corpo di quattro livelli più un piano intermedio si sviluppa lungo la via Enrico Toti, con un impianto in linea. I due corpi scala, uno centrale e l’altro d’angolo, con la sua forma curva, servono rispettivamente cinque e due appartamenti per piano. Nei piani terra l’edificio accoglie i servizi commerciali, un ipermercato e un negozio di mobili, nel piano ammezzato gli uffici.

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1993 Palermo

Edificio per uffici

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Il progetto dell’edificio per uffici risolve il problema di un isolato d’angolo di forma triangolare. L’edificio si sviluppa su una superficie di 120 mq per tre livelli di altezza. Il blocco volumetrico offre un equilibrato gioco sia cromatico che di pieni e vuoti. Le superfici rivestite in mattone rosso si alternano a quelle di intonaco bianco, una vetrata centrale che corre per tutta l’altezza dell’edificio divide il volume in due parti che corrispondono funzionalmente alla zona servizi da un lato e agli uffici dall’altro, serviti a quote differenti da un corpo scala posto centralmente. Un’altra vetrata, sempre a tutta altezza rompe lo spigolo del volume trapezoidale, sottolineando l’ingresso principale dell’edificio.


1993 Palermo

Villa bifamiliare

Il progetto prevede la costruzione di un complesso architettonico composto da due ville per due fratelli e le rispettive famiglie. Situata in una zona panoramica, tra Palermo e Monreale, domina il paesaggio. I due appartamenti, simmetrici fra loro sono composti da un fronte articolato, con corpi in aggetto e rien-

tranti, questo consente di avere sul prospetto principale della villa due spazi esterni porticati, da cui si accede agli appartamenti. Un grande salone e una seguenza di ambienti, disegnano lo spazio del piano terra. Ad un livello superiore il corpo centrale in aggetto diventa loggia con giardino pensile. Un

ballatoio coperto, situato al di sopra, è elemento distributivo della zona notte. I prospetti alternano superfici intonacate in bianco a pareti rivestite in pietra, con un gioco di profonde nicchie che creano zone d’ombra alternate ai bow window in aggetto.

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1999 Reggio Calabria

Progettazione e D.L. del monastero dell’Ordine della Visitazione

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Il monastero è ubicato su una collina che domina la città di Reggio Calabria ed è stato costruito appositamente per accogliere le suore della congregazione della Visitazione. Il convento ha una dimensione di 9500 mq ed è caratterizzato da una configurazione molto semplice, costituita da tre corpi che comprendono il monastero con il chiostro centrale, attorno al quale si dispiegano i suoi ambienti, la chiesa, la foresteria e i servizi. L’intero complesso conventuale è realizzato con una struttura in cemento armato occultata da un rivestimento in pietra che è stato lasciato a vista.


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1999-2001 Palermo

Progetto di ristrutturazione e D.L. dei corpi annessi al complesso monumentale di Casa Professa e riuso degli stessi a spazi museali.

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La chiesa di Casa Professa venne edificata dai Padri Gesuiti a partire dalla metà del XVI secolo e si arricchì sontuosamente nel corso dei secoli. Gravemente danneggiata durante i bombardamenti del 1943, è stata oggetto di un lungo e complesso recupero. Il progetto riguarda il restauro della chiesa secentesca e della serpottiana “Cappella del Sabato”, sia da un punto di vista strutturale che dei materiali e la ristrutturazione di alcuni edifici annessi al complesso da adibire a museo di arte sacra. Per la realizzazione di quest’ultimo sono stati riprogettati integralmente gli ambienti. Questi spazi interni annessi alla chiesa presentano una grandiosa spazialità, e raccolgono una sterminata quantità di opere d’arte barocche e tardobarocche realizzate per la maggior parte da Giacomo e Procopio Serpotta.


2000 Palermo

Banca Anton Veneta

Il progetto della banca Anton Veneta si sviluppa su una pianta quadrata in cui uno spazio centrale fa da elemento di separazione interna tra la zona di fruizione pubblica e quella privata, riservata agli uffici amministrativi. Particolare attenzione è stata prestata alle finiture: intonaco bianco, legno di faggio e acciaio sono i materiali utilizzati che donano agli spazi un atmosfera calda e sofisticata. L’aspetto degli ambienti è stato pensato anche per le altre filiali in Italia, al fine di creare delle specifiche riconoscibilità per tutto l’istituto bancario.

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2001 Petralia Soprana Palermo

Restauro e progettazione dei locali annessi alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo da adibire a museo

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La chiesa madre dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in piazza Duomo, di origine duecentesca, poi in parte riedificata, ha subito diverse modifiche all’inizio del Settecento, quando venne impreziosita da stucchi barocchi. L’interno, a croce latina è diviso in tre navate. La necessità di organizzare nei locali annessi al duomo medioevale un museo nel quale potere esporre i tesori ecclesiastici deriva dalla presenza nella chiesa di importanti opere artistiche. Vengono infatti custodite, solo per citarne alcune, la “Madonna dell’Udienza” di

Antonello Gagini, la “Madonna della Catena” di Giorgio da Milano, una Pietà di Giuliano Mancino, un tabernacolo ligneo di Pietro Bencivinni e il primo dei trentatrè crocifissi lignei di Fra’ Umile da Petralia, e un’opera dello Zoppo di Gangi, Gaspare Bazzano, La Madonna degli Angeli con i Santi Chiara, Francesco, Antonio e Pietro d’Alcantara del 1620. La chiesa conserva inoltre il più grande organo del comprensorio, risalente al 1700, ad opera di D. lacobus Andronico.


2001 Petralia Soprana Palermo P.P.E. di Petralia Soprana

Il Piano di recupero del centro storico, partendo dalle particolari condizioni di Petralia, dalla sua morfologia, dallo sviluppo edilizio che essa ha avuto, fisicamente staccato dal centro antico, individua la destinazione urbanistica. Facendo esplicito riferimento alle indicazioni contenute nelle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale, il Piano tende a consolidare e rivalutare il

ruolo del centro storico proseguendo nella direzione del mantenimento e della salvaguardia degli equilibri storici, guardando al rapporto con l’ambiente e il territorio circostante. Vengono individuati inoltre gli interventi capaci di valorizzare i beni culturali e storici, di dare vita a presupposti per il costituirsi di nuove economie compatibili con il contesto.

Il centro storico ha una destinazione essenzialmente residenziale, il P.P.E. tende, infatti, a incentivare una completa ed idonea rivalutazione d’utilizzo, sia operando scelte tese essenzialmente allo sviluppo equilibrato delle attività , che introducendo iniziative compatibili con l’assetto e la vocazione del centro urbano.

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2001 Palermo

Casa unifamiliare

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L’intervento riguarda il progetto di ristrutturazione di un’abitazione privata situata in una zona residenziale di Palermo. L’abitazione è stata integralmente modificata nella sua distribuzione spaziale. L’appartamento misura circa 300 mq, dall’ingresso si apre un passaggio centrale che fa da elemento distributivo della zona giorno, articolata in due parti, da un lato cucina e sala pranzo, dall’altro un ampio spazio di soggiorno, uno studio e i servizi. Un secondo passaggio disimpegna la zona notte composta da tre camere da letto con servizio e loggia di pertinenza. Per l’appartamento sono anche stati progettati alcuni elementi di arredo, essenziali pareti attrezzate, nicchie e cabine armadio, che consentono una più libera distribuzione dello spazio interno.


2001 Milano Concorso di progettazione di un ipermercato Auchan

L’idea di progetto è quella di avere vari ambienti collegati da un’ unica copertura che richiama la forma di un’ala, che non si impone sul paesaggio, ma si posa dolcemente, qualificando con la sua identità architettonica le zone marginali del territorio urbano circostante. Ne risulta un edificio di singolare impatto architettonico e immediata riconoscibilità la cui qualità dà rilievo a spazi, oggi vissuti come nuclei di una nuova socialità, alla maniera dei mercati d’altri tempi. La hall costituisce l’ingresso principale ed il collegamento delle diverse parti. E’ delimitata lateralmente da due lunghe gallerie a doppia elevazione, nelle quali alloggiano i negozi, il bar, il baby parking e i blocchi dei servizi. Questo spazio consente una visione generale del centro e l’individuazione dei percorsi che introducono all’ipermercato, ma è anche un luogo di aggregazione e di sosta, una piazza e non una via di passaggio dove si genera

un “effetto-flipper”, che porta ad incanalare i flussi in movimento dei compratori verso le rassicuranti sponde laterali, dove si trovano i punti di vendita e i tagli verso l’ipermercato. Una grande porta, la cui “visibilità” esterna nasconde dove serve ed altrove dialoga in trasparenza con l’interno, costituisce il nucleo dell’edificio ed è arricchita dalla consistenza materica della copertura, che definisce uno spazio interno ad altezza variabile. In fondo alla sala è posto un volume a forma di un tronco di cono rovesciato a sezione ovale, che ospiterà, uno sull’altro, il locale per proiezioni, il multimedia center e il ristorante. Si tratta di un edificio nell’edificio con una struttura indipendente, dedicato al relax, che si inserisce in uno spazio libero di grande impatto visivo, dedicato ad avvenimenti ed esposizioni temporanee. Il piano superiore della galleria è costitu-

ito dai negozi collegati con passerelle che ripropongono i percorsi preferenziali del piano terra. L’ipermercato si sviluppa tutto all’interno di una grande superficie trapezoidale, illuminato dalle pareti a vetro e da sottili tagli sulla copertura. La struttura possiede un elevata flessibilità e per questo gli ambienti progettati come spazi modulari sono facilmente adeguabili alle possibili mutate esigenze, questa soluzione permette di adattare più facilmente gli spazi alle quote variabili del tetto. La luce filtrante dalle grandi vetrate e dai tagli sulla copertura collabora con l’architettura, crea inattese relazioni con le superfici e segna con fasci ottici preferenziali le diverse destinazioni delle aree e dei percorsi.

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2001 Cinisello Balsamo Milano Concorso di progettazione per la realizzazione del nuovo centro culturale

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Tenendo in considerazione la richiesta di mantenere il fronte principale dell’ex scuola Cadorna, la scelta progettuale mantiene la vecchia facciata simmetricamente, all’interno di una cornice volumetrica che la pone in risalto. Questo elemento inoltre mira ad integrare il nuovo intervento con il contesto urbano esaltandone il ruolo istituzionale. All’interno l’area della reception, caratterizzata da uno spazio articolato da doppie altezze ed affacci, intercetta l’asse di distribuzione. Questo spazio dà unità all’intero organismo, mettendo in comunicazione visiva i vari piani e le diverse funzioni ed evidenziando la differenza tra la zona nord dall’impianto rigidamente simmetrico e la zona sud che ha uno sviluppo autonomo. La doppia altezza pone gli ambienti in stretta relazione esaltando i peculiari aspetti aggregativi e garantendo altresì, una particolare illuminazione natura-

le ed artificiale dello spazio. Ad ovest, sempre contenuta dallo spazio delimitato dalla cornice, la copertura si prolunga sulla superficie aperta, in modo da inglobare formalmente il locale del bar e la scala di accesso all’auditorium posto nell’interrato. Il prospetto est, atto ad ospitare l’ingresso alla biblioteca, mostra un grande fronte vetrato continuo che rende dinamica la facciata. Una fascia di vetro corre anche lungo le pareti del prospetto dell’ex scuola Cadorna risaltando la forte dipendenza con l’esistente ma al contempo la nuova struttura si distacca, mettendo in luce la separazione. Separato dall’edificio, un percorso laterale introduce nel cortile interno. L’aspetto intimo di questo spazio, ha indotto a pensare ad un luogo di incontro e di lettura, da qui, la scelta di renderlo accessibile dall’interno lungo un asse che lo attraversa.


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2001 Copenhagen Danimarca Concorso internazionale di idee per la progettazione del Nuovo Teatro Reale

Il progetto risponde alle esigenze di un teatro contemporaneo che offre nuove soluzioni e suggerisce modi di fare, pensare e vivere la struttura. Un edificio versatile quindi, capace di utilizzare uno spazio nuovo per nuove tecniche di esibizione. Il teatro è pensato a platee contrapposte, lo spazio complessivo della sala è caratterizzato da due piattaforme mosse da pistoni che muovono la scena verticalmente. Ciascuna di essa può essere spostata separatamente, oppure possono lavorare insieme per creare una sala di 1000 posti a sedere che può avere una direzione unica davanti uno dei palchi o avere una posizione centrale usando il foyer come scena.

A queste combinazioni base si possono aggiungere tutte le infinite configurazioni intermedie, non simmetriche e libere, tra cui anche la possibilità di avere uno spazio teatrale di tipo tradizionale con la fossa per l’orchestra. L’idea progettuale non consiste solo sulla definizione tipologica, ma si basa sull’ idea di un teatro visto come un momento di interazione sociale, un concetto anticonvenzionale che si allontana da schemi fissi, dove non è prevista una torre scenica e neanche una gerarchia volumetrica che separa in modo netto il palco dalla scena, dove pubblico e attori fruiscono lo spazio senza creare una frammentazione spaziale. La torre contiene tutte le funzioni del edificio: porte

di ingresso, foyer, spazio per museo, porte della sala, uffici, negozio del teatro, ristorante, caffetteria, sale teatrali e relative stanze tecniche, spazio per provare e guardaroba. Su una delle pareti curve che intersecano il prisma di vetro, si trovano i camerini per gli attori, questo volume segna anche la direzione prospettica del Sankt Anna Platz, il più importante accesso urbano al teatro. La relazione con la città è di fondamentale importanza: non solo da un punto di vista morfologico, in quanto l’edificio rappresenta una forte presenza inoltre la copertura calpestabile rappresenta un belvedere per la vista sulla città.

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2002 Palermo

Progetto di restauro della chiesa di San Francesco da Paola

La chiesa di S. Francesco di Paola, posizionata in un angolo dell’omonima Piazza, eretta a simbolo dello spirito di umiltà evangelica dell’Ordine dei Minimi, vetusta e solenne, di mistico raccoglimento all’interno, fu eretta al posto di un’antica chiesa dedicata a S. Oliva . Nell’anno stesso della cessione, i Religiosi di S. Francesco di Paola iniziarono la nuova costruzione con annesso un grande convento. La nuova impresa ebbe il via col sostegno delle prime

offerte erogate dallo stesso senato palermitano. In breve affluirono lauti aiuti in denaro e donazioni di terreni adiacenti, anche se i veri grandi benefattori restarono il duca di Monteleone e i suoi discendenti. Per la chiesa, del XVI sec., è previsto un programma per la conservazione del patrimonio artistico ed architettonico. Il restauro di questo edificio, localizzato in posizione strategica, nel cuore del centro cittadino è volta alla valorizzazione di un percorso di identificazione con i sim-

boli della cristianità che sono anche un patrimonio storico-artistico del territorio palermitano. Il progetto prevede, oltre agli interventi generici, interventi di ripristino e manutenzione sull’organismo edilizio ed opere di restauro conservativo sui materiali. Questa operazione fa parte di quel programma di valorizzazione del patrimonio religioso culturale. Il recupero del bene artistico rappresenta un’occasione in più per valorizzare il tessuto monumentale di Palermo.

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2002-03 Trabia Palermo Casa a Sant’Onofrio

La richiesta di progetto di questa casa di villeggiatura a Trabia è strettamente connessa con le cambiate esigenze dei nuovi proprietari, sia per quanto riguarda l’aspetto formale, sia quello funzionale della villa. Inserita in un contesto poco edificato richiedeva una soluzione architettonica che si integrasse in modo coerente con il paesaggio circostante. I prospetti sono stati interamente ridise-

gnati, inoltre sono stati progettati nuovi spazi all’aperto, una cucina, un giardino, i posteggi, un porticato etc., la costruzione quindi si articolata attorno agli spazi aperti, patii ricavati dentro. Il paramento murario in pietra a vista e la realizzazione del nuovo patio conferisce un carattere chiuso e introverso alla villa.


2002 Avila Spagna

Concorso internazionale di idee per la progettazione del “Centro Municipal de Exposiciones y congresos”

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La scelta progettuale è quella di strutturare l'insieme intorno ad un nucleo che diventa il fulcro, non soltanto distributivo, di tutto l'impianto: la grande hall. Questa si configura come un esteso spazio aperto che serve da cucitura fra i foyer delle sale maggiori, la sala polivalente e le zone commerciali. E' uno spazio permeabile verso l'esterno, con una grande vetrata sul fronte sud, che pone in relazione visiva il centro e le mura. La sala principale è distribuita su due livelli: la platea con il piano inclinato e la galleria a ferro di cavallo, al cui centro è situato il palco per le autorità. Un sistema di pannelli di legno, comandato meccanicamente, permette di delimitare modularmente la sala per adattarla alle diverse esigenze, riducendone la superficie e consentendo di abbassare e sagomare il soffitto per conservare le caratteristiche acustiche ottimali. Con un sistema analogo, sarà possibile racchiudere la conchiglia acustica sul

palco, che accoglierà l'orchestra quando l'auditorium sarà utilizzato per i concerti di musica classica. Anche il pavimento della fossa orchestrale è mobile, per consentirne il sollevamento al livello del piano del palcoscenico ed usufruire di una scena più ampia quando non è previsto l'uso dell'orchestra. La sala media, il cui ingresso è posto al piano sottostante il grande atrio d'accesso, è costituita da una platea su un solo livello e da un palco che, per le sue dimensioni, appare adatto ad ospitare congressi, programmi televisivi, proiezioni cinematografiche, ma anche spettacoli teatrali, musicali e di danza. La sala piccola è uno spazio polivalente a gradinata, concepito per un uso flessibile dello spazio che, a seconda delle necessità, può fare parte delle aree comuni del foyer, costituire un ampliamento della zona espositiva o diventare una piccola aula di spettacolo ed intrat-

tenimento. Frontalmente alla sala polifunzionale è stata posta la caffeteria, con gli ambienti di servizio. La zona commerciale è situata nello spazio tra la sala grande e la sala polifunzionale. La sua posizione centrale, prossima all'ingresso rappresenta uno spazio di aggregazione per i fruitori del centro. All'esterno la passeggiata panoramica costeggia la parte più prossima al centro congressi, sul lato sud. Ampi percorsi pedonali pavimentati e gradinate per superare i dislivelli affiancano le zone destinate a giardino. La gradonata a valle è utilizzabile per piccole rappresentazioni all'aperto. Nella passeggiata panoramica può essere incluso anche il tetto-giardino a gradoni, che consente ai visitatori di affacciarsi come un "belvedere" privilegiato verso la città antica e la sua cinta muraria.


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2002 Corciano Perugia

Concorso per la realizzazione di un centro di Visita, un antiquarium e un centro informazioni presso la “Palazzina” e la “Sala degli Archi”

Il progetto vuole dare un nuovo valore al complesso espositivo e informativo, inserendolo come elemento imprescindibile di un circuito culturale e turistico. Un unicum stilistico-costruttivo con il contesto, attraverso una configurazione e una scelta dei materiali che, pur rispettosa della tradizione e attenta al mantenimento di una forte identità, offre la riconoscibilità propria di un edificio contemporaneo dove gli spazi di accoglienzaassumono connotazioni versatili adttandosi facilmente a più funzioni. Per la Palazzina, inadatta ad una trasformazione secondo le esigenze manifestate dal bando, è prevista la demolizione. La Sala degli Archi è stata sottoposta ad un completo restauro. Nel processo di demolizione e ricostruzione è stata progettata una nuova palazzina a due elevazioni fuori terra rispetto al piano di campagna ed inferiormente è raccordata con la Sala degli Archi. Le

pareti esterne sono finite in pietra a faccia vista come nella tradizione architettonica umbra, ed hanno ampie vetrate che, oltre a garantire un apporto positivo di luce naturale, mettono in relazione l’edificio con il paesaggio circostante, restituendo la trasparenza delle attività che si svolgono al suo interno. Il livello inferiore, alla stessa quota della Sala degli Archi, è in stretto rapporto con l’area a verde circostante, dalla quale è direttamente accessibile. Il livello superiore si trova alla quota del parcheggio pubblico e su di esso si apre l’ingresso principale, dove si svolgerà prevalentemente l’attività propria del centro di informazioni turistiche. La Sala degli Archi esternamente è rifinita come la Palazzina, mentre all’interno, trattandosi del locale più vasto, è stata organizzata per ospitare la parte più consistente dell’esposizione ma anche, in caso di necessità, per disporre nella

sua area centrale i pannelli per le mostre temporanee. Lo spazio intorno all’esposizione diventa una quinta che avvolge e inquadra gli oggetti esposti, introducendo nuovi elementi che si integrano all’ambiente e al complesso architettonico, poiché ne sono parte in senso materiale. La sala d’ingresso, posta a livello del parcheggio esistente, offre al visitatore i necessari servizi di accoglienza: biglietteria, guardaroba ed un’area adibita ad informazioni ed accoglienza turistica. L’ingresso è collegato ai sistemi di distribuzione verticale tramite una passerella che, tagliando lo spazio vetrato a doppia altezza, porta all’ascensore ed alle scale. Il percorso continua al piano sottostante, in cui si raggiunge un ambiente che funge da filtro rispetto al museo: un bookshop e una zona informativa che introduce il tema museale.

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2002 San Jose California, USA

Concorso internazionale di idee per la progettazione di un “Museum of Art and design”

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Il sito del progetto per il nuovo museo è la corte dell’esistente Art Building. La nuova costruzione ha tenuto conto delle relazioni esistenti tra gli edifici del campus, i percorsi e gli spazi di aggregazione. Per ampliare la superficie di progetto è stata prevista l’eliminazione dell’ala destra a nord-est della scuola. L’edificio ha la forma di un parallelepipedo, un involucro dove al suo interno un muro obliquo disegna lo spazio, legandosi alle esigenze funzionali e distributive. L’interno dell’edificio presenta un’organizzazione chiara e funzionale, il lato sud ospita la caffetteria, il cortile e l’aula. Sul lato nord si sviluppano gli uffici a servizio delle gallerie. Le residenze al primo e secondo piano hanno ingresso indipendente a nord-ovest, con il corpo scala che funge da uscita di emergenza per l’intero museo. Cerniera funzionale, spaziale e simbolica è la grande rampa di scale, trapezoi-

dale, che conduce al piano interrato. L’ingresso, la scala principale e lo spazio di sosta dell’interrato, sviluppano un vuoto architettonico per tutta l’altezza dell’edificio, caratterizzato a sud dai percorsi e dai camminamenti a servizio delle aule e a nord dal muro obliquo. Oltre alla giacitura, sarà la consistenza particolare del muro a conferire qualità e attrattiva allo spazio interno. Questo si presenta infatti con grossi tagli obliqui che ne risaltano la dinamicità. Il piano interrato ospita le gallerie e gli ambienti a loro servizio (laboratori, magazzini) e invita il fruitore alla visita delle opere d’arte. Il criterio distributivo delle gallerie è ispirato alla massima flessibilità degli spazi, resa possibile grazie all’uso di pannelli scorrevoli sia in senso longitudinale che trasversale, al fine di permettere numerose configurazioni. La partizione delle gallerie piccole e medie consente la possibilità di rendere di volta in volta più idoneo lo spazio ai differenti

temi espositivi e anche la grande galleria, con i due ingressi offre la opportunità di ulteriori frazionamenti temporanei. L’approvvigionamento dei materiali di esposizione, il funzionamento dei dispositivi tecnologici, la conservazione dei materiali e l’elaborazione di servizi per le mostre sono garantiti dal blocco occidentale sotterraneo. Un elemento trasparente, centrale rispetto alle gallerie assolve il compito di offrire al pubblico servizi come la visione di filmati, la consultazione e la vendita di libri, ecc.


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2003 Sligo Irlanda

Concorso internazionale di idee per la progettazione del “LAMA Masterplan”

Il Green Fort Park è un’area di grande fascino naturalistico: il sito lungo il lato nord è interamente rivolto verso il luogo d’insediamento dell’antico castello, una vera e propria cerniera urbana tra questa porzione di territorio comunale e il centro cittadino. Da qui la posizione degli edifici principali dell’intervento, museo e biblioteca, e degli spazi civici di maggiore importanza. Un impianto le cui funzioni differenti (cultura, commercio, promozione turistica, aggregazione sociale), hanno indotto a pensare uno spazio organicamente articolato. Si tratta di proporre una nuova parte di città con adeguati comforts infrastrutturali ed emergenze architettoniche, che possa costituire un nuovo faro propulsore di attività in grado di offrire sviluppo e incrementare il tasso di vivibilità e fruibilità dei nuovi impianti edilizi. Altrettanto importante è stato lo studio delle relazioni e dei rapporti che le nuove costruzioni avrebbero innescato tra di loro per giungere ad un contesto armonico sia dal punto di vista urbano, che architettonico e civico. La volontà di costruire un continuum spaziale tra parco e nuovo insediamento è

stato il primo e determinante fattore progettuale. Un vuoto urbano qualificato, la piazza, in grado di costituire un collegamento ideale con l’area verde antistante, ha individuato quindi il principio di un percorso verso la scoperta dell’intero complesso. La giacitura dei fronti prospicienti la piazza si configura quale invito a fruire la strada pedonale che attraversa il sito in senso longitudinale: su questo grande asse si aprono da un lato la biblioteca e dall’altro un edificio destinato a scopi commerciali. Fondale di questo spazio di connessione è un volume che assolve la duplice funzione di riconfigurazione del bordo urbano e di cucitura dell’impianto in direzione nord-sud. Una pensilina racchiude nel proprio perimetro gli spazi e i percorsi unificando il disegno dell’intero intervento, questa copertura è opportunamente forata lungo l’asse longitudinale e al di sopra del vuoto della piazza, garantendo in tutti i mesi dell’anno la fruizione dei luoghi.

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2003 Città del Messico Messico Concorso internazionale di idee per la progettazione della “Biblioteca Josè Vasconcelos”

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Nel Messico il succedersi delle civiltà è raccontato dalle iscrizioni e dalla visione cosmologica e astronomica dei templi. Il supporto per trasmettere la propria cultura era affidato alle incisioni e ai bassorilievi, che avevano il compito di essere veri e propri “libri di pietra”. Ecco allora la grande opportunità che offre la realizzazione della biblioteca di Città del Messico, quella di coniugare la conservazione e diffusione del libro, con tutte le grandi potenzialità offerte dalle moderne tecnologie, con il potere magico ed evocativo di un contenitore che è anche esso stesso cultura.

L’edificio è una somma di volumi di forte spiritualità e ascensionalità, percorsi processionali ed elementi emisferici che, anche nelle decorazioni parietali, traducono un’iconografia che richiama il moderno e l’antico, l’elettronica e il disco solare, rappresentato come una sfera schiacciata al cui interno sono poste le funzioni principali. La Biblioteca Nazionale dovrà fungere da fulcro in un sistema informativo più ampio, in grado di valorizzare l’immenso patrimonio storico, artistico e culturale del Messico, le iniziative culturali potranno essere fruibili in tutto il Paese

mediante un sistema di videoconferenze e sistemi di consultazione digitale che permetteranno di seguire gli eventi in tempo reale in tutte le biblioteche collegate alla Nazionale. Il ruolo che la Biblioteca saprà ritagliarsi grazie alle potenzialità offerte dall’utilizzo delle nuove tecnologie in tema di valorizzazione e diffusione delle individualità locali, potrà costituire inoltre un interessante modello per altre comunità latino-americane del Centro e del Sud America.


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2003 Pontecagnano Faiano Salerno Concorso internazionale per la progettazione di un “Centro Europeo per le Creatività Emergenti”

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L’intervento è stato concepito con l’intento di mantenere l’integrità degli edifici storici, sia dal punto di vista formale, che assecondando la vocazione semplice ed essenziale propria dei fabbricati industriali della prima metà del ‘900, le aggiunte non ne snaturano l’identità, anzi si integrano con questi. Il progetto prevede il disegno di due piazze: quella esterna frammentata in piccoli ambiti composti da sedute, alberi e piccole zone verdi, più permeabile alla città, e quella interna, serrata tra gli edifici storici, in cui affluiscono le differenti suggestioni di luogo di relazione, di socialità e di conoscenza. Dalla piazza esterna si snodano due strade pedonali, una è adiacente alle residenze, l’altra verso la corte interna, creando ambiti che ripropongono un impianto fatto di vicoli, piazze e cortili. Gli interventi riassumibili in ristrutturazioni e nuove costruzioni, riguardano l’edificio centrale di cui è stato interamente

conservato l’involucro esterno, e dove si è compiuta un’operazione di corrosione degli spazi interni per ragioni estetiche e funzionali. L’edificio si svuota in adiacenza alla piazza e la grande corte, preceduta da un portico, diventa filtro e prosecuzione della piazza esterna, utilizzabile anche per esposizioni temporanee ed incontri. Un grande involucro di vetro contiene le funzioni di ristoro, fruibili anche la notte, e la sala conferenze. Ad ovest, l’ingresso immette in una hall a doppia altezza che distribuisce le diverse funzioni commerciali, culturali, civiche, ripartite su due livelli con una serie di percorsi ad anello. Nell’edificio nord-est, la fondazione Arké, l’involucro è stato conservato mantenendo invariato l’aspetto esterno, mentre all’interno le nuove funzioni sono state inserite in modo ben riconoscibile entro la grande sala ipostila. L’edificio sud-ovest per l’accoglienza temporanea e per la residenza ha lo

stesso ingombro dei vecchi edifici, ma consente una razionale distribuzione delle funzioni. Il prospetto principale forma con l’edificio centrale una via pedonale, da cui si accede agli alloggi e ai locali pubblici. Il corpo nord-ovest, di nuova costruzione, nasce come ingresso principale del complesso e incanala i flussi di persone verso la piazza centrale. La casa comunale ospita gli spazi di lavoro e di servizio, si sviluppa su due livelli e consente la separazione fra le funzioni pubbliche e quelle di attività istituzionale collegate tramite una passerella aerea all’attuale edificio municipale. L’intervento è compenetrabile con le nuove funzioni del centro, ma rispetto ad esso conserva accessi autonomi dall’esterno e spazi per i parcheggi, al fine di evitare il caotico intersecarsi di flussi differenziati di utenti.


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2004 Hammerfest Norvegia.

Concorso internazionale per la “Riqualificazione area ex Findus”

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La trasformazione del fronte a mare di Hammerfest conferma il nuovo ruolo che la città si avvia ad assumere nel prossimo futuro nella regione di Barents. Le sue qualità culturali ed architettoniche lo fanno diventare centro di attrazione per tutta la regione artica, condizionando in forma positiva l’assetto di tutta l’area limitrofa. La zona d’intervento è all’estremità di un’area con un accentuata pendenza che scende verso il mare e incornicia la baia di Hammerfest. Verso l’interno, alle spalle del “golden mile”, le file di case si presentano come una fitta cortina che fa da barriera. Un altro forte elemento di separazione tra la città e il suo fronte a mare è la Strandgata, la più importante arteria viaria. Il centro culturale artico, inserito in posizione baricentrica rispetto alla baia si proietta verso il mare e rappresenta il segno che risolve questo collegamento: un’architettura simbolica, cerniera tra acqua e terra. Il progetto presenta una parte basamentale in cui sono allocate le funzioni di servizio, e una parte sopraelevata, pen-

sata come una scatola trasparente che contiene le due sale. All’interno i volumi pieni, collegati da piani inclinati e da collegamenti verticali creano un sistema di linee di forza che disegnano gli spazi per le diverse funzioni. La frammentazione dei piani ha la massima espressione poetica, quasi a voler contrastare le innumerevoli e cangianti vibrazioni marine. Sempre dall’interno, si gode la vista sia del mare che del centro urbano. Aperture disegnate come tagli prospettici e improvvisi buchi, come coni ottici, opportunamente studiati per enfatizzare questo rapporto visivo. Il progetto prevede anche una soluzione per risolvere il problema del traffico di transito, realizzando un passaggio interrato sotto l’attuale Strandgata. La strada conserverà il suo carattere carrabile, a traffico limitato soltanto per i residenti, mutandosi in una via cittadina interna ben collegata al lungomare e con ampie superfici pedonali, collegate da dolci percorsi in pendenza e da scale che creano un gioco di volumi vibrante ed articolato.


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2004 Volterra Pisa Concorso internazionale per la progettazione dell’“Isolato Ospedale civile” Recupero di Piazzetta dei Fornelli e degli spazi d’uso pubblico adiacenti e completamento del corpo di fabbrica di Via Ortotondo

Volterra pur nelle sue trasformazioni storiche, ha conservato le tracce del suo passato in un coacervo di testimonianze che di volta in volta la rendono città etrusca, romana, medievale, e che nei suoi edifici e nel suo impianto mostra le sovrapposizioni che conservano una propria identità nell’uso dei materiali e del colore della pietra arenaria calcarea. Da queste considerazioni si sviluppa l’idea di progetto, influenzata anche dalla posizione dell’area ai margini del vecchio centro abitato e a ridosso delle mura cittadine: spazi slegati tra loro che hanno suggerito il concatenarsi di un susseguirsi organico di piazze. La piazzetta antistante l’edificio dell’archivio diventa, anche nel disegno della sua pavimentazione, il piano orizzontale di raccordo tra la via Ortotondo, la via Persio Flacco, la piazzetta dei Fornelli e l’accesso alla corte interna. La cadenza delle fasce di materiale lapideo alternate al manto erboso, imita per suggestio-

ni la sequenza ordinata degli orti, che un tempo coprivano l’area. A far da fondale alla piazzetta è il nuovo prospetto della scala dell’archivio, ex Ospedale Civile. Una costruzione concepita come un belvedere in ascesa, con l’aspirazione di conciliare la propria funzione ad una attitudine evocativa. Il prospetto sulla via Persio Flacco, con il suo muro di conci di pietra squadrata, è contraddistinto da un linguaggio rigoroso ed essenziale, sbilanciato da un grande taglio verticale che si apre al paesaggio verso piazza dei Fornelli. La pavimentazione segue il medesimo principio adottato nel resto dell’intervento, una porzione della piazza si raccoglie attorno ad alcune panche di pietra, circoscrivendo un spazio di fronte al belvedere destinato alla tranquilla osservazione. La corte interna, luogo da vivere e luogo da spiare, si sviluppa lungo tre piani orizzontali che definiscono le pertinenze

pedonali e carrabili. I vari piani si inseguono, si sovrappongono, si incastrano, definendo i livelli d’accesso dei diversi ingressi. Le parti esclusivamente pedonali richiamano gli antichi sentieri con la loro pavimentazione ad acciottolato bordato da lastre di pietra calcarea, quella carrabile è un percorso di basole di pietra grigia contenuto da orlature di pietra calcarea. Di particolare interesse è il progetto dell’illuminazione, adeguato a garantire una resa cromatica omogenea ad ampio spettro: segnalatori luminosi posti a terra marcano i confini dell’intervento rifrangendosi sui prospetti ad evidenziare il legame tra il disegno a terra ed il loro piano verticale, segni evocativi di memorie passate e di artifici del presente.

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2004 Santa Marinella Roma

Concorso europeo per la progettazione del “Nuovo Municipio”

L'intervento di progetto si sviluppa attorno al disegno di una piazza che fa da spazio aperto al complesso municipale. La piazza costituisce il cuore dell'intervento, caratterizzata da due gradonate che diventano sedute esterne e da uno specchio d'acqua. Questi elementi diventano spazi di aggregazione, per la lettura o la conversazione e inoltre rendono il complesso municipale permeabile alla sua fruizione e integrato con la città. L'edificio formalmente è composto da tre blocchi volumetrici che corrispondono alle differenti funzini principali dell'edificio. Il blocco su via Aurelia, costruito su tre livelli, contiene le funzioni amministrative e rappresentative del Municipio. Ai piani inferiori si trovano gli uffici e i servizi municipali. All'ultimo livello la grande sala consiliare. Nell'area dietro i banchi del Consiglio Comunale, sono posti gli uffici direzionali. Questo volume grazie alla sua volumetria dall'esterno risulta

immediatamente riconoscibile per il suo carattere rappresentativo. L'edificio su via Libertà è un blocco strutturalmente indipendente, leggermente arretrato rispetto al fronte stradale e collegato all'intero complesso municipale all'altezza del secondo livello. Un altro blocco è costituito dalla biblioteca, un edificio di dimensioni più ridotte che chiude ad ovest la piazza e la raccorda con un altro piazzale esistente. Questo volume, contenitore della memoria dell'uomo, che si proietta con un corpo trasparente verso la città, rappresenta un simbolo che funge da raccordo architettonico tra lo spazio preesistente e quello di nuova costruzione. Il volume verso la nuova piazza si apre con una facciata vetrata sospesa. La copertura dà unita all'insieme e sottolinea il passaggio da una grande porta che costituisce l'ingresso principale del complesso, dove vengono incanalati i flussi di persone verso la piazza centrale e da lì alle altre strutture.

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2004 Losanna Svizzera Concorso internazionale per la progettazione del “Nouveau Museo di Belle Arti-nMBA”

La forma dell’edificio segue le linee tracciate dalle peculiarità del luogo: la città, il lago, gli argini, gli spazi di sosta. Una turbolenza di segni, per la maggior parte orizzontali, che traggono le origini dall’orografia e si risolvono nel progetto di un museo d’arte contemporanea. Un grande atrio articola lo spazio sia formalmente che dal punto di vista funzionale, qui le diverse parti dell’ edificio entrano in rapporto tra di loro, gli elementi strutturali e le varie configurazioni si fondono insieme per poi sviluppare in maniera autonoma le loro attività. L’ingresso trasparente invita ed accoglie

i fruitori, i percorsi sono luoghi d’incontro, dove le grandi vetrate rendono permeabili, dall’esterno, i programmi e le funzioni che si svolgono all’interno. Una rampa d’accesso conduce al livello della galleria d’esposizione. L’edificio possiede una “doppia pelle”, che gioca il ruolo di spazio-tampone, sia per le funzioni che per l’isolamento termico e acustico. Di notte, la massa luminosa della facciata vetrata offre una trasparenza che diventa un segnale di richiamo per gli eventi e le attività del museo. L’articolazione volumetrica è rafforzata

dalla la presenza di fenditure che corrono lungo il tetto, un’alternanza di elementi in vetro trasparente ed opachi, dei lucernari che si insinuano nella trama strutturale delle travi reticolari. Questo permette di sfruttare l’illuminazione naturale nel miglior modo possibile, dando nelle sale l’effetto di una luce diffusa indiretta che si riflette sugli oggetti esposti. All’interno uno spazio trattato a verde diventa una serra che cattura e accumula energia sotto forma di calore durante le stagioni fredde e raffresca gli ambienti nei mesi estivi.

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2004 Lugano Svizzera

Concorso internazionale per la progettazione di un “Centro congressuale/espositivo sull’area Campo Marzio”

Un unico piano inclinato, che funge in parte da pendio verde e in parte da connettivo trasversale, una “coperta” che si avvolge su se stessa e consente di scoprire in un moto ascensionale la città, il lago e il fiume. L’intervento si integra perfettamente con la condizione orografica del territorio, delle strade e degli spazi circostanti, senza snaturare l’identità del luogo ma aprendosi, come una quinta del teatro urbano, verso il lago e il centro storico. Un polo di servizi che caratterizza le aree urbane circostanti, come luogo di aggregazione e di incontro. Il complesso edilizio è distinto in due blocchi strutturali e funzionali: un’area congressuale ed espositiva e l’albergo. Il volume che funge da contenitore per le funzioni espositive ha uno sviluppo prevalentemente orizzontale, al suo ingresso un ampia hall trattata come una piazza interna, con i margini delimitati da spazi ricreativi, funge da filtro e

da spazio per i collegamenti verticali. Ampi varchi conducono alla convention hall che è un unico grandissimo ambiente, flessibile per diverse destinazioni d’uso grazie a pareti mobili e a pannelli di controsoffitto ad altezza variabile. L’albergo, situato ad angolo tra la via Campo Marzio e viale dei Faggi, svetta sul grande piano inclinato con la sua pianta a rombo irregolarmente allungata. Ha una struttura indipendente che si sviluppa su dodici elevazioni fuori terra, al piano terra oltre alla hall d’ingresso ci sono aree ricreative e di sosta, ai piani superi oltre ad altri spazi di sosta, il bar, gli uffici amministrativi, la cucina, il ristorante e le 256 camere distribuite su otto piani che lungo i fronti nord e sud consentono di godere della vista sul lago e verso la città.

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2004 Bøler Norvegia

Concorso internazionale per la progettazione di una “Chiesa Protestante”

La chiesa è pensata come un elemento architettonico con una forte identità, dove la parte sacrale è in diretta relazione con l’amministrazione e gli altri ambienti dell’organismo. Le due funzioni sono connesse tra di loro attraverso uno spazio che attraversa tutto l’edificio e che serve da ingresso principale. La torre campanaria, posizionata sopra la vasca di battesimo e lo spazio di preghiera, rappresenta l’elemento di ascesa verso Dio. Il corpo basso che si sviluppa attorno ad un patio si apre dentro l’edificio e funziona come un chiostro moderno, coperto solo in parte. Questo rappresenta l’elemento orizzontale di congiunzione con la terra e funge da spazio sacrale per la meditazione.

L’edificio si integra con il luogo circostante adattandosi alle differenze di quota sia per ragioni funzionali che visive. Il tetto diventa un grande prato fruibile, inoltre di fronte alla sala della chiesa, sul bordo della foresta, è stato ricavato uno spazio esterno per le funzioni religiose all’aperto. Sul lato sud-ovest le ampie vetrate del prospetto consentono una vista panoramica in direzione del lago di Østensjø. La sala della chiesa è un unico grande spazio, con le balconate dietro e sui lati, per il coro e l’organo. L’ingresso alla sala fa parte dello spazio sacrale della chiesa, diviso da un elemento di separazione, consente di giungere alla sala battesimale e allo spazio di meditazione e preghiera che si trova nel livello sottostante.

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2004 Arezzo

Concorso internazionale per la progettazione di “Uffici della Provincia”

La risposta progettuale vuole creare un’architettura che ad un tempo caratterizzi gli spazi, qualificandoli come luoghi di aggregazione, e insieme affermi l’identità istituzionale dell’edificio. I quattro corpi principali, dai contorni apparentemente irregolari, sono l’espressione di direzioni che incanalano visuali privilegiate. All’interno, essi scoprono una piazza su cui sporge un quinto corpo che rappresenta l’edificio “pubblico” delle funzioni comuni, ingresso per gli utenti della città amministrativa. L’edificio ha due viste privilegiate: la prima a est, il prospetto principale con il foyer che si confronta con viale Mecenate; la seconda ad ovest, verso

via Duccio da Boninsegna che si rapporta con il verde che penetra fino al cortile, restituendo la suggestione di luogo di relazione e di socialità. Tre di questi cinque corpi ospitano gli uffici della sede provinciale, un quarto ospita la sede uffici del CSA. I corpi sono strutturalmente indipendenti e con accessi autonomi, cosi da non creare sovrapposizioni di flussi di utenze differenziate. L’edificio posto al centro del complesso, ha funzioni prevalentemente pubbliche, al piano terra ospita la hall principale, da cui si accede alle diverse aree. Visivamente rappresenta un filtro permeabile, dove sarà possibile individuare

le destinazioni d’uso. Alle spalle dell’ingresso principale si trova lo spazio destinato ad esposizioni temporanee, aperto verso la piazza con la quale dialoga, diventando nelle stagioni calde un unico spazio allargato. Lateralmente alla hall si trovano il bar e le aree di sosta e di servizio, da qui si accede al livello superiore dove si trova la sala conferenze. La superficie esterna presenta una doppia facciata di tipo ventilato che alterna alle trasparenze elementi schermanti orizzontali di cotto, che hanno la funzione di graduare, nelle diverse stagioni, l’apporto di calore e di luminosità, per il mantenimento interno delle condizioni ottimali di benessere climatico e visivo.

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2004 Kristiansand Norvegia Concorso internazionale per la progettazione di un “teatro” e “sale polivalenti”

Il progetto del nuovo Performing Arts Center ha implicazioni urbanistiche e paesaggistiche: il suo impianto dialoga con il costruito e l’ambiente costiero. La struttura architettonica è un filtro che nelle sue forme e con le sue trasparenze manifesta all’esterno ciò che avviene all’interno e, nello stesso tempo, non nasconde ai suoi visitatori la vista del mare. Lo spazio principale dell’edificio, quello di maggiore aggregazione, che guida i fruitori verso le diverse destinazioni e dà identità al progetto, è il foyer. Strutturalmente è un volume variamente aggregato: quello comune, a tutta altezza, raggruppa i grandi ambienti di flusso e di riunione, fornendo al visitatore un’immediata riconoscibilità delle diverse funzioni; un sistema di balconate e passerelle per accedere ai locali frammenta lo spazio. I volumi delle sale, la concert hall e le sale teatrali, si affacciano sulla “piazza-foyer”, luogo di incontro e di spettacoli estemporanei.

La concert hall ha il soffitto costituito da pannelli ad altezza ed inclinazioni variabili, che consentono di modificare in maniera significativa il volume della sala e quindi il suo tempo di riverberazione in funzione degli spettacoli di musica orchestrale, corale ed organistica. La geometria del palcoscenico può essere modificata da elementi mobili, pannelli e tendaggi, adattabili per assumere diverse configurazioni che ne variano le dimensioni. La sala teatrale ha anch’essa una struttura molto flessibile, con una configurazione base per gli spettacoli musicali e per la danza costituita da una platea in leggera pendenza, due file di balconate ed un palcoscenico. Sopra il palco si sviluppa la torre scenica nella quale sono allocate tutte le attrezzature. Un sistema di strutture mobili consente di variare la volumetria della sala per adattarla alle diverse capienze. La configurazione più ampia da 700 posti è usata per gli spettacoli di musica classica; mentre

è possibile ricavare uno spazio per il pubblico in piedi da usare per gli spettacoli rock, convention etc. La configurazione ampliata è quella ad arena per 800 posti: la parte di platea a file e il proscenio sono abbassate su uno stesso livello per fare da palcoscenico per gli artisti. La configurazione a capienza ridotta, da 350 posti, è idonea alle rappresentazioni teatrali. Il soffitto della sala viene abassato fino all’altezza di 11 metri circa, agganciandosi al solaio della balconata, mentre una parete a pannelli mobili ne limita la profondità. Le attività di supporto alle sale dispongono di ingressi autonomi, per separare il flusso dei visitatori da quello dei tecnici e degli artisti. Nella parte digradante tra il livello del Center e quello del molo è ricavata l’ampia gradonata aperta verso il canale, per gli spettacoli all’aperto o per godere dello spettacolo delle barche che fanno da straordinario fondale scenico.

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2004 Reggio Calabria

Concorso internazionale per la progettazione di un “Nuovo edificio in ampliamento della sede del Consiglio Regionale della Calabria”

L'intervento è stato concepito nell'intento di mantenere inalterate le condizioni orografiche del luogo, il nuovo edificio si relaziona a quello preesistente dell'attuale sede del Consiglio Regionale della Calabria sia formalmente che tipologicamente, integrandosi con esso. Il progetto è composto da tre corpi di fabbrica con una forma a c che si affacciano su una piazza rialzata trapezoidale, coperta da una struttura leggera. L'aspetto formale dell'edificio vuole affermarne la sua identità istituzionale, la sua riconoscibilità come elemento di riferimento del panorama urbano. Alla piazza si accede attraverso un sistema di gradonate e rampe. L'ingresso al complesso avviene attraverso due ampi foyer di cui uno, a doppia altezza, posto a livello

stradale si affaccia insieme con gli altri due sulla piazza rialzata. I tre corpi sono strutturalmente indipendenti, collegati fra loro ad ogni piano. Ciò consente una migliore fruibilità degli spazi. I due blocchi a cinque livelli ospitano rispettivamente: il primo, il dipartimento di raccordo e supporto istituzionale e i nuovi organi previsti dal Nuovo Statuto. Il secondo il CO.RE.COM e i gruppi consiliari. Il terzo blocco è a sei elevazioni e ospita le segreterie politiche dei Consiglieri regionali, due sale riunioni e gli uffici. Il corpo C è stato pensato come una scatola trasparente servita ai vari livelli da una scala elicoidale che si mostra come un elemento etereo e isolato dalla struttura.

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2004 Firenze

Concorso internazionale per la progettazione della “Nuova sede per la Biblioteca Umanistica”

Il complesso edilizio per la realizzazione della nuova sede della Biblioteca Umanistica e la riorganizzazione delle strutture didattiche universitarie è costituito da un nuovo corpo, strutturalmente indipendente, collegato su tre livelli alla costruzione esistente, all’interno della quale sono state previste opere per ristrutturazione, modifica e copertura dei chiostri. All’esterno sarà riqualificata la piazza Brunelleschi. Il nuovo edificio ha un impianto semplice, la cui forma può essere assimilata ad un cubo. Il cuore del progetto sta nell’intima connessione tra lo sviluppo planimetrico e quello altimetrico, tenendo saldamente i contatti con gli oggetti architettonici che imponevano il colloquio. La grande scatola di vetro, schermata con fasce piene che sono anche elementi strutturali, punta sul concetto di leggerezza, la necessità di una chiarezza espositiva si traduce nell’immediata percezione dei luoghi e delle funzioni. Ma la leggerezza non è soltanto archi-

tettonica: essa mira a mantenere l’integrità del luogo, della strada e degli spazi circostanti, rivitalizzandone le funzioni e cogliendo l’essenzialità degli ambiti, come la piazza, quale luogo di relazione e di socialità, vocata agli incontri, allo studio o al semplice ozio. Il piano terra della biblioteca funziona come un grande foyer nel quale sono situate le funzioni ospitate all’interno. Dal piano ammezzato all’ultima elevazione si procede come su un lungo nastro a spirale, dove comode rampe collegano i piani con le sale tematiche. Gli elementi strutturali orizzontali costituiscono sulle facciate esterne delle grandi fasce piene che vengono a trovarsi, alternativamente, una volta sulla parte superiore e l’altra su quella inferiore della parete. Nel primo caso, le sale di lettura non ricevono luce diretta sui piani di lavoro e, invece, consentono agli utenti di godere la vista sulla piazza, nel secondo caso, la luce illumina dall’alto le sale di documentazione e diffon-

de una intensità luminosa maggiore per una più agevole ricerca. All’ultimo piano, sulla terrazza di copertura, è collocato un bar dal quale si può godere della vista dall’alto. La biblioteca continua nei due piani sottostanti l’atrio d’accesso, che si ampliano verso la vecchia costruzione, fin sotto il cortile grande. In questi spazi è prevista la consultazione dei testi più rari. Il vecchio edificio, che ospita già diverse funzioni universitarie, sarà soggetto a interventi di adeguamento, e ristrutturazione, il secondo a demolizioni e ricostruzioni. Gli interventi sono concentrati nell’area prossima alla piazza e nella zona dei cortili. Due di essi saranno coperti all’altezza del primo interpiano con una copertura di materiale composito, al di sotto della quale saranno ricavate ampie sale di consultazione e riunione. Nella sala del cortile grande saranno posti anche alcuni servizi della biblioteca (prestito, ricerca, catalogo).

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2005 Ozzano Bologna Concorso di idee per la progettazione di una “Residenza collettiva per anziani”

Il progetto sorge su un’area scarsamente urbanizzata la cui orografia risulta omogeneamente piatta. La volontà è stata quella di creare un volume semplice la cui identità formale dialogasse con il paesaggio e diventasse parte di esso attraverso grandi superfici vetrate. Il volume è caratterizzato dalla presenza di quattro corti che verticalmente fanno penetrare aria e luce e diventano elementi attorno a cui si sviluppano i percorsi interni. Dalla strada principale è visibile una collinetta artificiale che nasconde parzialmente la vista dell’edificio e assume il carattere funzionale di separazione dei percorsi carrabili e pedonali. Una lunga

pensilina trasparente diventa elemento architettonico che caratterizza il parcheggio. L’edificio è composto dall’aggregazione di due volumi che formano una “L”, di cui uno ad un’unica elevazione, contiene gli spazi comuni (hall, bar, auditorium, cappella, uffici amministrativi, ristorante con cucina) mentre nell’altro a tre elevazioni trovano posto le abitazioni (piano terra e primo piano), nel piano interrato si hanno gli spazi benessere, ambulatori, il garage privato, e i locali tecnici. Le scelte progettuali tengono conto delle esigenze degli anziani, ma vogliono soprattutto sottolineare il carattere di

normale socialità dei luoghi, i servizi comuni e quelli dei presidi tecnicomedicali specifici (palestra, ambulatorio, idroterapia) sono stati disegnati ed ubicati come usuali spazi utili di aggregazione. Anche le aree esterne sono attrezzate in modo tale da consentirne, nella considerazione della diversa autonomia di ognuno, la piena fruibilità da parte di tutti gli ospiti della struttura. Nei percorsi pedonali e nei corridoi interni sono previste panchine e appoggi; i pavimenti e i corrimano hanno elementi visivi di guida; i dislivelli, infine, sono superabili alternativamente con rampe o scale.

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2005 Tartu Estonia Concorso internazionale per la progettazione del “Museo Nazionale Estone”

Il nuovo museo a Tartu rappresenta concettualmente oltre che un ponte culturale tra la città e le diverse forme d’arte, anche la connessione con la cultura nazionale. Il progetto si sviluppa sotto un’unica copertura, una grande vela che si posa leggermente sul suolo, collegamento tra l’edificio e il lago, tra i percorsi e i luoghi di incontro. Un’ architettura organica le cui funzioni entrano in relazione con il paesaggio esterno costituito da un lago naturale e da uno artificiale, congiunti da un canale che scorre sotto l’edificio. Al livello superiore una turbolenza di segni e una sequenza di volumi trovano l’ispirazione direttamente dalle geometrie del paesaggio e rappresentano la soluzione alle scelte progettuali dell’edificio. Il progetto da forma all’idea architettonica attraverso un susseguirsi di ambienti che, iniziando dall’ingresso, si sviluppano con un flusso continuo, secondo un’articolazione funzionale. Le diverse funzioni dell’edificio sono indipendenti

tra di loro ed entrano in relazione solo negli spazi di pertinenza pubblica. Il grande spazio centrale trasparente è il foyer che invita il pubblico ad entrare nel museo, indica i percorsi verso gli spazi della mostra temporanea, situati allo stesso livello, segnala visivamente i collegamenti verticali per l’accesso al piano superiore, dove sono collocati gli spazi della mostra permanente. L’articolazione volumetrica della copertura e la grande vetrata fanno si che la luce naturale filtri sia in forma diretta, che indiretta in tutto l’edificio dando così una particolare attenzione alla visuale che si apre dall’interno sul paesaggio, infatti in qualsiasi punto dell’edificio è possibile scorgere l’ambiente esterno e viceversa dall’esterno si può godere della vista delle attività interne. All’esterno spazi coperti e non, hanno la funzione di creare luoghi per le attività di incontro e di svago: un teatro all’aperto, percorsi pedonali che costeggiano i laghi, zone attrezzate a verde ecc.

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2005 Fakse Danimarca

Concorso di idee per la progettazione del “Museo Geologico e cinema multisala”

L’edificio è stato pensato per collegare la città di Fakse alla cava di gesso; il progetto vuole essere quindi un segno architettonico capace di dialogare con il paesaggio circostante e innescare flussi e relazioni. La cava di gesso se costituisce una presenza molto forte per la città che le conferisce carattere di unicità, è tuttavia sempre stata un elemento scollegato da essa, privo di una relazione sia fisica che visiva. L’edificio che ha la forma di un piano inclinato di colore bianco, formalmente richiama una scheggia, come una porzione della cava che risale alla quota superiore uscendo fuori dalla terra per incontrare la città, un’estensione che diventa l’elemento che indica la presenza della cava alla quota più bassa. Un elemento verticale, una torre di vetro penetra il piano e disegna un passaggio che attraversando l’edificio si collega con un ascensore che porta al livello della cava, consentendone la sua esplorazione. Si è scelto di mantenere come piano

principale dell’edificio quello alla quota più bassa, cosi che tutte le funzioni principali del centro culturale avessero un collegamento direttamente con la cava. A questo livello sono situate anche la caffetteria, con lo spazio all’ aperto e il bar. Lungo tutto il fronte dell’edificio, a questa quota, una grande vetrata delimita lo spazio esterno dove un percorso pedonale funge da belvedere con vista sulla cava. Al livello della città si ha l’ingresso che mette in relazione con la biglietteria, il guardaroba, gli spazi amministrativi del cinema e del Museo Geologico, articolato sui due livelli. Gli spazi della mostra permanente sono situati al livello inferiore e gli spazi delle mostre temporanee al livello del ingresso dalla città. Le due sale proiezione del cinema hanno un ingresso ad un piano intermedio rispetto all’edificio, situato in uno spazio centrale e accessibile tramite una rampa.

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apparati


Mio fratello Guglielmo, una vita all’insegna dell’arte

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Era da tempo che non mi voltavo a guardare indietro, al passato, ad un’infanzia serena, ad una adolescenza piena ed intensa, lontana ormai oltre quaranta anni. Ritrovo le piccole e grandi cose di una famiglia unita. A noi ragazzi bastava poco per essere contenti: una cotoletta con le patatine fritte, la crema di latte con i biscotti, un libro (i tascabili Mondatori), le nostre chitarre, Lucio Battisti da cantare a casa, con gli amici, al campeggio… e poi… i nostri quadri: l’odore intenso dell’olio di lino, i pennelli, le tele preparate con il gesso e la colla di coniglio. Ricordo il ripiano del frigorifero pieno di bottiglie di tempera grassa, di tanti colori, ottenuti con un miscuglio di rosso d’uovo, pigmenti in polvere e non so quale altro intruglio: li preparava Guglielmo, il piccolo della casa, a cui tutto era concesso. Lui, più di me e di Gianni, conosceva una tattica per ottenere sempre quello che desiderava: Chicco, il nostro cocker, la voliera, l’acquario tropicale, tre chitarre, il pianoforte e… le sue tele… dovunque! Come funghi aumentavano i suoi quadri che invadevano la casa, come i libri d’arte, piuttosto costosi (fortunatamente si potevano comprare nei negozi di remainders). Monografie di Fiume, Segantini, Mafai, sull’Impressionismo, aumentavano a vista d’occhio e assorbivano tutti i risparmi di Guglielmo, l’artista della famiglia. Un’adolescenza, la sua, alla ricerca dell’arte: a volte la notte lo trovavi seduto sul letto a pensare a nuove tecniche per dipingere meglio, a carte e a nuovi colori da usare. Poi l’incontro con il maestro Annigoni: da lui a Firenze, al suo studio, con lui al telefono, poi… alla sua tomba. Il sabato pomeriggio per noi ragazzi era quasi un rito sacro andare per le mostre: un momento in cui l’affetto profondo si mescolava ad una sorta di complicità silente che ci accomunava tutti in quello scoprire il fascino di quel mezzo espressivo che si faceva per noi discorso poetico. Così gli anni passavano, i quadri crescevano, le prime mostre, i primi quadri venduti, la maturità, l’università, la laurea. Pittore ma anche architetto, pronto a cominciare quell’avventura creativa che, progettando nuovi spazi, ti fa diventare interprete del tuo tempo, pronto a sentire il senso dei luoghi, “a scrivere la vita


attraverso le case, quelle vissute e quelle da sognare”. Ecco i suoi primi passi professionali segnati dalla difficoltà, poi un crescendo e la sua creatività gli fa spiccare il volo. E si diventa grandi, il lavoro, le nuove conoscenze, le nuove famiglie, percorsi diversi. Rivedo mio fratello ieri: estroso, trasgressivo, poco incline alla cura dell’aspetto esterno. Lo ritrovo oggi: espressione di una ricercata cura dell’immagine, non come semplice apparire, ma come espressione di un modo di essere, di una eterna ricerca di armonia. E’ sufficiente aprire la porta del suo studio per capire come l’estro si sposi col buon gusto! A volte isolato, in una solitudine aristocratica, quasi da esteta, che lo ha portato a fare scelte sempre fortemente motivate, ma anche a rinunciare a qualche emozione da condividere. Noi così diversi e così simili in quell’essere fratelli, a volte così lontani eppure così vicini nel ritrovarci, nel credere in quello che si fa e nell’eterna ricerca del senso più profondo e significativo della vita. Giusy Acciaro

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Regesto delle opere

1982 Progetto di restauro della chiesa Maria SS. Delle Grazie Santa Caterina Villarmosa, Caltanissetta

1983 Redazione del progetto per la partecipazione all’appalto-concorso per la scuola I.T.C. Ferrara, Palermo

1984 125 Edificio per civile abitazione Palermo

1985 Progetto di restauro e D.L. della chiesa di S. Leone Papa Aidone, Enna

1985 Progetto di massima della sistemazione della piazza Garibaldi Casteldaccia, Palermo 1986 Progetto di restauro e ristrutturazione dell’ex orfanotrofio Alimena, Palermo 1986 Edificio per civile abitazione Palermo

1986 Progetto di interno del negozio e show-room Bla Bla Palermo

1987 Progetto di restauro e D.L. della chiesa della Pinta Petralia Soprana, Palermo

1987 Indagine scientifica strutturale sul castello dei conti di Modica Alcamo, Trapani 1987 Progettazione del Parco Archeologico del Lilibeo Marsala, Trapani (collaborazione)

1987 Progettazione della rete idricofognante Santa Caterina Villarmosa, Caltanissetta (collaborazione)

1988-2001 Progettazione del Piano Particolareggiato del Centro Storico Petralia Soprana, Palermo 1989 Casa unifamiliare Gratteri, Palermo

1989 Progetto di interno del negozio e show-room Nostalghia Palermo 1990 Casa unifamiliare Caltanissetta

1991 Progetto di ristrutturazione dell’ex cinema Carini, Palermo da adibire ad auditorium (collaborazione) 1991 Restauro e D.L. del complesso monumentale di Casa Professa Palermo 1993 Edificio per civile abitazione ed uffici Palermo 1993 Edificio per uffici Palermo

1993 Casa di campagna Palermo

1996-97 Redazione dei documenti per piani di sicurezza dei lavoratori dei Consorzi Agrari Provincia di Palermo e di Trapani

1999 Progettazione e D.L. del monastero dell’Ordine della Visitazione Reggio Calabria 1999 Progetto di restauro della chiesa degli Ottimati Reggio Calabria

1999-2001 Progetto di ristrutturazione e D.L. dei corpi annessi al complesso monumentale di Casa Professa e riuso degli stessi a spazi museali. Palermo 2000 Banca Anton Veneta Palermo

2000 Progetto di interno del ristorante ’A Cuccagna Palermo

2001 Restauro e progettazione dei locali annessi alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo da adibire a Museo Petralia Soprana, Palermo 2001 Casa unifamiliare Palermo

2001 Concorso internazionale di idee per il progetto di un centro commerciale Auchan Gruppo Rinascente Milano

2001 Concorso internazionale di idee per la realizzazione della cappella delle Confessioni, in ampliamento al complesso del


santuario cateriniano Siena

2001 Concorso internazionale di idee per la progettazione di una scuola per il terzo millennio Lavis, Trento 2001 Concorso europeo di architettura per la progettazione di un nuovo centro culturale Cinisello Balsamo, Milano 2001 Concorso internazionale di idee per la progettazione del Nuovo Teatro Reale Copenhagen, Danimarca

2002 Progetto di restauro della chiesa di San Francesco da Paola Palermo 2002 Concorso internazionale di idee per la progettazione del “Centro Municipal de Exposiciones y congresos” Avila, Spagna 2002-03 Casa a Sant’Onofrio Trabia, Palermo

2002 Concorso internazionale di idee per la progettazione di un

centro dedicato alla geologia e alla natura Mons Klingt, Copenhagen, Danimarca 2002 Concorso internazionale di idee per la progettazione di un nuovo edificio per concerti e congressi Uppsala, Svezia

2002 Concorso internazionale di idee per la realizzazione di un centro di Visita, un antiquarium e un centro informazioni presso la "Palazzina" e la "Sala degli Archi" Corciano, Perugia 2002 Concorso internazionale di idee per la progettazione di un “Museum of Art and design”, San Jose State University, San José, California, USA 2003 Concorso internazionale di idee per la “Elaboração dos Projectos de Arquitectura, Especialidades e Decoração do Museu de Arte Contemporânea” Elvas, Portogallo

2003 Concorso internazionale di idee per la progettazione del

“LAMA Masterplan” Sligo, Irlanda

2003 Concorso internazionale di idee per la progettazione della “Biblioteca Josè Vasconcelos” Città del Messico, Messico 2003 Concorso internazionale di idee per la progettazione del “Malama Learning Center” Hawaii, Usa

2003 Concorso internazionale di idee per la progettazione di un “Centro Europeo per le creatività emergenti Pontecagnano Faiano, Salerno 2003 Concorso internazionale per la progettazione del “Nytt Konserthus i StavangerRegionen” Stavanger, Norvegia. 2004 Concorso internazionale di idee per la progettazione del “Nuovo Stadio Comunale” Borgo Vecchio, Siena

2004 Concorso internazionale per la “Riqualificazione area ex Findus” Hammerfest, Norvegia.

2004 Concorso internazionale per la progettazione dell’“Isolato Ospedale civile” Volterra, Pisa 2004 Concorso europeo per la progettazione del “Nuovo Municipio” Santa Marinella, Roma, Italia.

2004 126 Concorso internazionale per la progettazione del “Nuovo Museo di Belle Arti-nMBA”, Losanna, Svizzera. 2004 Concorso internazionale per la progettazione di un “Centro congressuale/espositivo sull’area Campo Marzio” Lugano, Svizzera. 2004 Concorso internazionale per la progettazione di una “Chiesa Protestante” Bøler, Oslo, Norvegia. 2004 Concorso internazionale per la progettazione di “Uffici della nuova sede della Provincia” Arezzo 2004 Concorso internazionale per la


progettazione di un “teatro” e “sale polivalenti” Kristiansand, Norvegia.

2004 Concorso internazionale per la progettazione di “Nuovo edificio in ampliamento della sede del Consiglio Regionale della Calabria” Reggio Calabria

2004 127 Concorso internazionale per la progettazione della “Nuova sede per la Biblioteca Umanistica” Firenze 2005 Concorso internazionale per la progettazione del “Museo Nazionale Estone” Tartu, Estonia 2005 Concorso di idee per la progettazione di una “Residenza collettiva per anziani” Ozzano, Bologna

2005 Concorso di idee per la progettazione del “Museo Geologico e cinema multisala” Fakse, Danimarca

2001-2006 Progetto di una villa multifamiliare “villa Cinà”

Palermo

2005 Progetto di “casa Pistone” Palermo 2006 Progetto di “casa Pizzuto” Palermo 2006 Progetto di “casa Piraino” Palermo


Officina di Architettura e Design

Marchese Vincenzo

direttore di studio

Acciaro Antonio Archanco Astorga Andrea Arrigoni Andrea Cacioppo Vincenzo Campo Stefania Cristaudo Claudia Di Mino Antonio Falletta Ivan Gagliardo Maurizio Garigliano Tomaso Macaluso Luciana Maniscalco Debora Marsala Maria Valeria Mocciaro Alessandra Morello Angelo Mutwe Victor Neagu Issabela Olivelli Luca Pepiol Picoc Javier Pernice Dario Restivo Gaia Rose Balazs Sobrevilla Cruz Jorge Pedro Tinnirello Michele

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Collaboratori dal 1981 al 2006

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Acciaro Antonio Adam Langer Ala Fausto Aliquò Angelo Anello Francesco Paolo Archanco Astorga Andrea Arnone Silvia Arrigoni Andrea Avella Fabrizio Azzaro Giuseppe Basile Giulia Maria Bruno Laura Nunzia Cacioppo Vincenzo Cagnina Silvia Campo Enrico Campo Stefania Cappelli Enrico Carbone Maria Teresa Chiarello Alessandro Ciaccio Alessandro Cibella Carlo Cimino Giovanna Cimino Giulio Coniglio Paola Cosentino Alessandra Costanzo Calogero Costanzo Fabrizio Cristaudo Claudia De Benedetti Francesca De Rosalia Sergio Delgado Federico Dell’Oglio Sergio Di Cara Tiziano Di Dio Vincenzo Di Gangi Alessandra Di Girolamo Francesco Di Liberto Francesca

Di Mino Antonio Di Petrantonio Davide Di Stefano Giuseppe Dolcemascolo Angelo Falletta Ivan Federico Massimo Fenoaltea Luisa Ferreri Marina Filizzola Francesco Fiore Elenena Maria Fiore Lella Fiore Piernicola Gagliardo Maurizio Garigliano Tomaso Garofalo Cinzia Giannalia Salvatore Gould Margaret Eileen Gruttadauria Ezio Guarrasi Fabio Howard Yullie Yvette La Barbera Salvatore La Rocca Massimiliano Lapis Mariangela Ledda Luigi Lombardo Fabio Lombardo Giovanna Dora Lombardo Giovanni Lupo Michele Lydie Heinriech Macaluso Luciana Macaluso Mario Maniscalco Debora Manno Gioacchina Marchese Vincenzo Marcianò Giuseppe Marsala Maria Valeria Mazzeo Giuseppe

Meli Giuseppe Mocciaro Alessandra Monaca Salvatore Morelewska Dorota Morello Angelo Morsicato Simone Musotto Lorena Mutwe Victor Neagu Issabela Olivelli Luca Oliveri Gabriella Onorato Cesare Giuliano Orlando Antonio Pepiol Picoc Javier Pernice Dario Pisciotta Antonio Polizzi Gianfranco Raimondi Giovanni Reina Eleonora Renda Gaetano Restivo Gaia Romano Giuseppe Ronnette Riley Rose Balazs Ruggieri Tricoli M.Clara Scaglione Calogero Schiavone Salvatore Scrudato Salvatore Sobrevilla Cruz Jorge Pedro Spinnato Alessandro Tepedino Massimo Terranova Luigi Tinnirello Michele Tmomsen Tina Tortorici Marco Triscari Francesco Umiltà Guido

Valenza Aglaia Vazquez - Reina Jose M. Vita Andrea Vitella Cahur Sonsoles






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