INTERNO ITALIANO
INTERNO ITALIANO Era il 1981 ed era la notte di Natale a Denver, Colorado. Quella sera una stazione televisiva locale mandò in onda l’immagine di un caminetto che bruciava legna e così per tutta la notte le famiglie di Denver poterono scaldarsi al tiepido calore di quel fuoco fatuo. I focolari, le case non sono più le stesse e nemmeno le nostre vite fuori e dentro di esse. Le esplorazioni visive contenute in questo foto-giornale ci consentono un viaggio invasivo in un paesaggio che forse frequentiamo o ci incuriosisce poco. Nell’era del viaggio low-cost o del viaggio virtuale siamo abituati a raggiungere con sforzi minimi mete esotiche quali Dubai o Second Life; abbiamo in parte smarrito una certa curiosità verso il guardare vicino piuttosto che lontano, dentro invece che fuori, ma soprattutto si è ridotta la nostra sensibilità a mostrare meraviglia e stupore verso ciò che ci accade sotto casa o dentro di essa. Paesaggi familiari, intimi, interiori, viaggi straordinari nelle case e nelle vite degli altri. Questo atlante di fotografie italiane è soprattutto un pretesto per tornare a vedere, capire chi siamo e come viviamo, quali sono le nostre abitudini tra le mura domestiche mentre fuori tutto cambia. Nell’introduzione a Viaggio in Italia (il Quadrante,1984) il fotografo Luigi Ghirri con lo scrittore Gianni Celati parlavano di un nuovo modo di guardare ad un paesaggio italiano che si
raccontava meno attraverso i suoi abitanti e più con le cose che a loro appartengono, sostenendo che nelle fotografie di quel libro “gli uomini parlano meno con il loro volto e più con gli oggetti che li circondano, con l’ambiente in cui vivono”. E forse oggi risulta ancora più sentita questa immagine, nella quale tutti noi appariamo circondati dagli oggetti che abbiamo scelto e che ci appartengono, che sono spesso una meravigliosa rappresentanza dei nostri desiderata. Gli arredi delle stanze, i soprammobili sugli scaffali o sulle scrivanie, le pareti arredate da quadri, le collezioni nelle vetrine o nelle bacheche, i regali dimenticati nelle soffitte o riposti in qualche cassetto, dicono molto su chi siamo e su cosa vorremmo essere. La moltitudine di manufatti che caoticamente affollano le nostre case ricompongono un loro senso e un loro ordine nel quale è possibile finalmente osservare il paesaggio straordinario dei nostri desideri. Come in un test delle macchie di Rorschach queste immagini conducono un’indagine sulla personalità degli italiani. La costellazione infinita di oggetti presenti nelle 200 fotografie qui pubblicate traccia un affresco affettuoso di un Interno Italiano e il cumulo di queste immagini ricompone una fotografia-mondo delle nostra identità collettiva, una memoria contingente o, se preferite, un “come eravamo” a futura memoria. Francesco Jodice
INTERNO ITALIANO Era il 1981 ed era la notte di Natale a Denver, Colorado. Quella sera una stazione televisiva locale mandò in onda l’immagine di un caminetto che bruciava legna e così per tutta la notte le famiglie di Denver poterono scaldarsi al tiepido calore di quel fuoco fatuo. I focolari, le case non sono più le stesse e nemmeno le nostre vite fuori e dentro di esse. Le esplorazioni visive contenute in questo foto-giornale ci consentono un viaggio invasivo in un paesaggio che forse frequentiamo o ci incuriosisce poco. Nell’era del viaggio low-cost o del viaggio virtuale siamo abituati a raggiungere con sforzi minimi mete esotiche quali Dubai o Second Life; abbiamo in parte smarrito una certa curiosità verso il guardare vicino piuttosto che lontano, dentro invece che fuori, ma soprattutto si è ridotta la nostra sensibilità a mostrare meraviglia e stupore verso ciò che ci accade sotto casa o dentro di essa. Paesaggi familiari, intimi, interiori, viaggi straordinari nelle case e nelle vite degli altri. Questo atlante di fotografie italiane è soprattutto un pretesto per tornare a vedere, capire chi siamo e come viviamo, quali sono le nostre abitudini tra le mura domestiche mentre fuori tutto cambia. Nell’introduzione a Viaggio in Italia (il Quadrante,1984) il fotografo Luigi Ghirri con lo scrittore Gianni Celati parlavano di un nuovo modo di guardare ad un paesaggio italiano che si
raccontava meno attraverso i suoi abitanti e più con le cose che a loro appartengono, sostenendo che nelle fotografie di quel libro “gli uomini parlano meno con il loro volto e più con gli oggetti che li circondano, con l’ambiente in cui vivono”. E forse oggi risulta ancora più sentita questa immagine, nella quale tutti noi appariamo circondati dagli oggetti che abbiamo scelto e che ci appartengono, che sono spesso una meravigliosa rappresentanza dei nostri desiderata. Gli arredi delle stanze, i soprammobili sugli scaffali o sulle scrivanie, le pareti arredate da quadri, le collezioni nelle vetrine o nelle bacheche, i regali dimenticati nelle soffitte o riposti in qualche cassetto, dicono molto su chi siamo e su cosa vorremmo essere. La moltitudine di manufatti che caoticamente affollano le nostre case ricompongono un loro senso e un loro ordine nel quale è possibile finalmente osservare il paesaggio straordinario dei nostri desideri. Come in un test delle macchie di Rorschach queste immagini conducono un’indagine sulla personalità degli italiani. La costellazione infinita di oggetti presenti nelle 200 fotografie qui pubblicate traccia un affresco affettuoso di un Interno Italiano e il cumulo di queste immagini ricompone una fotografia-mondo delle nostra identità collettiva, una memoria contingente o, se preferite, un “come eravamo” a futura memoria. Francesco Jodice
Di casa in casa
SkypeIn
pag 11
pag 12
LIVING SCAPES
Domestico
Dead or
“C’è pronto!” pag 22
pag 30
“Sottanos”
V etrinette
pag 56
ALTRE DESTINAZIONI D’USO
Percorsi Stabili
pag 63
pag 60
Spazi virtuali
pag 17
Alive?
Italiani fuori
pag 34
Hall of
Family
!!!!!LUSSO pag 44
il Collezionista
pag 46
LA PAGINA DELL’ENIGMISTICA pag 48
pag 66
Via Lomel l ina,7 pag 68
PRIVACY
iDdicted
pag 76
pag 40
FENG SHUI
Altare
pag 16
pag 50
pag 7
ST A RTRUCKS
pag 8
Casa Dolce Casa
pag 2
pag 80
pag 72
ERMENEUTICA DI UNA PARETE pag 88 CAPTURING PRIVATE LIFE pag 92
pag 86
GARAGE SALES
INTERNO ITALIANO
Di casa in casa
SkypeIn
pag 11
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LIVING SCAPES
Domestico
Dead or
“C’è pronto!” pag 22
pag 30
“Sottanos”
V etrinette
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ALTRE DESTINAZIONI D’USO
Percorsi Stabili
pag 63
pag 60
Spazi virtuali
pag 17
Alive?
Italiani fuori
pag 34
Hall of
Family
!!!!!LUSSO pag 44
il Collezionista
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LA PAGINA DELL’ENIGMISTICA pag 48
pag 66
Via Lomel l ina,7 pag 68
PRIVACY
iDdicted
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FENG SHUI
Altare
pag 16
pag 50
pag 7
ST A RTRUCKS
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Casa Dolce Casa
pag 2
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ERMENEUTICA DI UNA PARETE pag 88 CAPTURING PRIVATE LIFE pag 92
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INTERNO ITALIANO
Galassia Arte Presenta
INTERNO ITALIANO
Casa Dolce Casa Testo di Monica Fabris Presidente GPF spa
Progetto didattico ispirato ad una ricerca sugli stili dell’abitare contemporaneo condotta da MEMI, Divisione di Trendwatching Internazionale di GPF spa, istituto di ricerca e consulenza strategica sul cambiamento sociale, i consumi, la comunicazione. Realizzato nel periodo dicembre 2007 - gennaio 2008 dagli studenti del Master Photography and Visual Design, organizzato da NABA Nuova Accademia di Belle Arti, Milano e FORMA Centro Internazionale di Fotografia, Milano
Un progetto di: Golab a cura di Francesco Jodice
Art direction e coordinamento editoriale: Sara Ronzoni
Testi e immagini: Daniele Ansidei Alessia Bernardini Alessandra Cascione Gianluca Cisternino Emanuela Colombo Danilo Correale Laura De Pasquale Greta Genellini Daniele Guadalupi Beatrice Mancini
Francesco Mattuzzi Monica Polcino Marta Posani Sara Ronzoni Gabriele Rossi Alessandro Sambini Mirko Smerdel Marianna Spadone Emanuele Spano Maria Vittoria Trovato
Cotributi di: Monica Fabris Elena Marinoni Roberto Marone Paolo Riolzi Richard Simpson Ugo Volli
Con il contributo di: Macef Fiera Milano International Regione Lombardia Camera di Commercio di Milano Gruppo Reti
Si ringraziano per la collaborazione: Amos Bianchi Maria Roberta Castelli Elisabetta Galasso Alessandro Montel Pier Vigevani Francesco Zanot
Stampato da: Centro Grafico s.r.l., Lemignano di Collecchio (PR)
© Copyright 2007 Master Photography and Visual Design
Master Photography and Visual Design Direttore: Denis Curti
Parlare oggi di casa equivale a parlare di un tema così vasto, dal perimetro in sé così indefinibile, da produrre nell’osservatore sociale un effetto di spaesamento. In nessun altro ambito la rottura dei paradigmi che caratterizza la cosiddetta epoca postmoderna ha lasciato tracce così indelebili. Cos’è oggi una casa? C’è chi si sente a casa solo nel non luogo di un aeroporto, come i globtrotter, chi personalizza gli spazi di un ufficio, come gli workaholic, o addirittura di un camion, come racconta una serie emblematica di questa rassegna. Sentirsi a casa è una sensazione, è l’effetto di una serie di circostanze di cui il calore sociale rappresenta una componente fondamentale. Tutto ciò ha mutato il senso profondo e insostituibile dell’ “oggetto casa”: un senso che non coincide più, necessariamente, con il “sentimento casa”. Ci sono mura funzionali, contenitori vuoti, e mura domestiche che invece raccolgono traiettorie umane, con tutto il deposito di icone, forme e materiali che ne costituiscono per così dire la traccia biografica personale. Ma soprattutto è la casa in quanto categoria ad essere tesa, deformata e moltiplicata come sotto l’effetto di un prisma costituito dalla sorprendente diversificazione sociale in atto nel nostro paese. Rispetto al primo dopoguerra – con l’esplosione della società dei consumi - sono scomparsi i “canoni” che definivano una sorta di planimetria ideale. Questo format prevedeva una suddivisione taylorista delle funzioni dell’abitare che scandiva il tempo in una rigida suddivisione “biologica” (dormire, mangiare, andare in bagno…) secondo un progetto che guardava all’uomo come ‘animale produttivo’. Il terzo millennio vede invece proliferare nuove concezioni dell’abitare che riflettono una nuova rivoluzione sociale, fortemente interconnessa all’enorme impatto dei processi di digitalizzazione e di connessione in una rete virtualmente globale. Il “tempo libero” diventa il nuovo vettore di riferimento e l’individuo, con la sua personalità e soggettività, diviene il vero protagonista dell’organizzazione della casa. Una casa che non risponde più a modelli standardizzati ma
piuttosto si adatta di volta in volta all’incredibile varietà umana, secondo un processo che emerge dal basso. Gli spazi abitativi si ibridano, acquistano nuove centralità generando fenomeni al limite del paradosso: la camera da letto può divenire uno spazio mediatico, il bagno, o meglio la ‘camera da bagno’, un luogo di socializzazione. In questo processo nulla è scontato e soprattutto nulla è stabile: la conformazione degli spazi muta in un continuo divenire in cui l’elemento materiale è subordinato a quello affettivo e alla significazione simbolica che ne deriva. Lo osserviamo ad esempio nella serie della rivisitazione funzionale degli effetti, una valigia viene usata come comodino, e il comodino… può contenere una macchina da caffè. Quello che conta non è il senso comune, la regola collettivamente condivisa. Ancora una volta è l’individuo ad esprimere ed affermare le sue ragioni. La stessa distinzione degli ambienti tende a sfumare, così come si riformula la dialettica tra interno ed esterno, pubblico e privato. Tradizione e innovazione si confrontano e si sovrappongono avvicinando su uno stesso terreno di fruizione realtà completamente diverse, come le vedute dalle finestre delle case pugliesi e l’esposizione delle case nei blog personali. La struttura sociale vede contrapporsi comunità domestiche assolutamente eterogenee, portatrici di bisogni e aspettative all’insegna della discontinuità e della particolarità: la case delle famiglie numerose niente hanno a che fare con quelle organizzate intorno alla “dittatura del figlio unico”, la coppia gay ha gusti e abitudini assolutamente diverse da quella etero, proliferano esperienze di co-housing. Potremmo andare avanti all’infinito, ma lasciamo questo spazio all’occhio vergine di giovani talenti e alle immagini, attraverso le quali l’obiettivo, varcando una soglia, ci conduce in un viaggio illuminante alla scoperta della “vita vera”. Quella che i media e l’immaginario sociale inevitabilmente riducono e semplificano nella stereotipia ma che la realtà riporta in tutta la sua vitalità e il suo calore.
Galassia Arte Presenta
INTERNO ITALIANO
Casa Dolce Casa Testo di Monica Fabris Presidente GPF spa
Progetto didattico ispirato ad una ricerca sugli stili dell’abitare contemporaneo condotta da MEMI, Divisione di Trendwatching Internazionale di GPF spa, istituto di ricerca e consulenza strategica sul cambiamento sociale, i consumi, la comunicazione. Realizzato nel periodo dicembre 2007 - gennaio 2008 dagli studenti del Master Photography and Visual Design, organizzato da NABA Nuova Accademia di Belle Arti, Milano e FORMA Centro Internazionale di Fotografia, Milano
Un progetto di: Golab a cura di Francesco Jodice
Art direction e coordinamento editoriale: Sara Ronzoni
Testi e immagini: Daniele Ansidei Alessia Bernardini Alessandra Cascione Gianluca Cisternino Emanuela Colombo Danilo Correale Laura De Pasquale Greta Genellini Daniele Guadalupi Beatrice Mancini
Francesco Mattuzzi Monica Polcino Marta Posani Sara Ronzoni Gabriele Rossi Alessandro Sambini Mirko Smerdel Marianna Spadone Emanuele Spano Maria Vittoria Trovato
Cotributi di: Monica Fabris Elena Marinoni Roberto Marone Paolo Riolzi Richard Simpson Ugo Volli
Con il contributo di: Macef Fiera Milano International Regione Lombardia Camera di Commercio di Milano Gruppo Reti
Si ringraziano per la collaborazione: Amos Bianchi Maria Roberta Castelli Elisabetta Galasso Alessandro Montel Pier Vigevani Francesco Zanot
Stampato da: Centro Grafico s.r.l., Lemignano di Collecchio (PR)
© Copyright 2007 Master Photography and Visual Design
Master Photography and Visual Design Direttore: Denis Curti
Parlare oggi di casa equivale a parlare di un tema così vasto, dal perimetro in sé così indefinibile, da produrre nell’osservatore sociale un effetto di spaesamento. In nessun altro ambito la rottura dei paradigmi che caratterizza la cosiddetta epoca postmoderna ha lasciato tracce così indelebili. Cos’è oggi una casa? C’è chi si sente a casa solo nel non luogo di un aeroporto, come i globtrotter, chi personalizza gli spazi di un ufficio, come gli workaholic, o addirittura di un camion, come racconta una serie emblematica di questa rassegna. Sentirsi a casa è una sensazione, è l’effetto di una serie di circostanze di cui il calore sociale rappresenta una componente fondamentale. Tutto ciò ha mutato il senso profondo e insostituibile dell’ “oggetto casa”: un senso che non coincide più, necessariamente, con il “sentimento casa”. Ci sono mura funzionali, contenitori vuoti, e mura domestiche che invece raccolgono traiettorie umane, con tutto il deposito di icone, forme e materiali che ne costituiscono per così dire la traccia biografica personale. Ma soprattutto è la casa in quanto categoria ad essere tesa, deformata e moltiplicata come sotto l’effetto di un prisma costituito dalla sorprendente diversificazione sociale in atto nel nostro paese. Rispetto al primo dopoguerra – con l’esplosione della società dei consumi - sono scomparsi i “canoni” che definivano una sorta di planimetria ideale. Questo format prevedeva una suddivisione taylorista delle funzioni dell’abitare che scandiva il tempo in una rigida suddivisione “biologica” (dormire, mangiare, andare in bagno…) secondo un progetto che guardava all’uomo come ‘animale produttivo’. Il terzo millennio vede invece proliferare nuove concezioni dell’abitare che riflettono una nuova rivoluzione sociale, fortemente interconnessa all’enorme impatto dei processi di digitalizzazione e di connessione in una rete virtualmente globale. Il “tempo libero” diventa il nuovo vettore di riferimento e l’individuo, con la sua personalità e soggettività, diviene il vero protagonista dell’organizzazione della casa. Una casa che non risponde più a modelli standardizzati ma
piuttosto si adatta di volta in volta all’incredibile varietà umana, secondo un processo che emerge dal basso. Gli spazi abitativi si ibridano, acquistano nuove centralità generando fenomeni al limite del paradosso: la camera da letto può divenire uno spazio mediatico, il bagno, o meglio la ‘camera da bagno’, un luogo di socializzazione. In questo processo nulla è scontato e soprattutto nulla è stabile: la conformazione degli spazi muta in un continuo divenire in cui l’elemento materiale è subordinato a quello affettivo e alla significazione simbolica che ne deriva. Lo osserviamo ad esempio nella serie della rivisitazione funzionale degli effetti, una valigia viene usata come comodino, e il comodino… può contenere una macchina da caffè. Quello che conta non è il senso comune, la regola collettivamente condivisa. Ancora una volta è l’individuo ad esprimere ed affermare le sue ragioni. La stessa distinzione degli ambienti tende a sfumare, così come si riformula la dialettica tra interno ed esterno, pubblico e privato. Tradizione e innovazione si confrontano e si sovrappongono avvicinando su uno stesso terreno di fruizione realtà completamente diverse, come le vedute dalle finestre delle case pugliesi e l’esposizione delle case nei blog personali. La struttura sociale vede contrapporsi comunità domestiche assolutamente eterogenee, portatrici di bisogni e aspettative all’insegna della discontinuità e della particolarità: la case delle famiglie numerose niente hanno a che fare con quelle organizzate intorno alla “dittatura del figlio unico”, la coppia gay ha gusti e abitudini assolutamente diverse da quella etero, proliferano esperienze di co-housing. Potremmo andare avanti all’infinito, ma lasciamo questo spazio all’occhio vergine di giovani talenti e alle immagini, attraverso le quali l’obiettivo, varcando una soglia, ci conduce in un viaggio illuminante alla scoperta della “vita vera”. Quella che i media e l’immaginario sociale inevitabilmente riducono e semplificano nella stereotipia ma che la realtà riporta in tutta la sua vitalità e il suo calore.
Fotografie di Francesco Mattuzzi Garage Sales #01, Milano, 2006
I garage sales sono spazi o mercatini rionali dove si comprano e si rivendono oggetti. In questo modo giocattoli, soprammobili, vasi, libri, fermacarte, posacenere, portaombrelli, caffettiere e paralumi godono di una seconda occasione nelle case di chi li ricompra.
GARAGE SALES
Fotografie di Francesco Mattuzzi Garage Sales #01, Milano, 2006
I garage sales sono spazi o mercatini rionali dove si comprano e si rivendono oggetti. In questo modo giocattoli, soprammobili, vasi, libri, fermacarte, posacenere, portaombrelli, caffettiere e paralumi godono di una seconda occasione nelle case di chi li ricompra.
GARAGE SALES
Garage Sales #02, Milano, 2006
Di casa in casa Testo di Roberto Marone
Le case. Con tinelli affollati e soggiorni vuoti e incellofanati, per gli ospiti due volte all’anno. Con dipinto a olio e vetrine di bomboniere. Case sempiterne neoclassiche, con boiserie gessate e ingessate, per gli americani di provincia. O minime e inospitali, orientali. Case Ikea, plasma e divano grigio, telecentriche, con cucina a vista. Case scomode e pseudoromantiche, nella mansarda piena di candele e musica contemporanea. O piene di libri e poltrone, per famiglia, con cameretta per prole addobbata di poster e foto ricordo. Vivace, pulita, buffa o affollata, triste o compita. Introversa o estroversa, chissà. E’ che di case possiamo immaginarne a migliaia, leggerne di infinite e raccontarne a iosa, perchè non sono altro che facce di infinite persone. Ognuno le segna come delle impronte, nel tempo, e così diventano “sedimentazioni della coscienza” (diceva Mendini), piccole storie autobiografiche. Ognuna fa il verso al padrone, come i cani. E’che forse sono gli oggetti ad adempiere al difficile compito di rappresentazione delle persone. Sono la televisione, il reggilibri, il porta-cd, le casse, il cavatappi e la sedia. Sono loro le parole con cui si compone quel racconto personale, e intimo. Lo è un po’ meno l’architettura, a voler essere critici. Perchè continua a essere la sua scatola vacua, 3 vani con cucina, omologata e così distante dalle nuove esigenze. Così impersonale e standard. Nel mondo crolla la famiglia, si privilegia il pubblico, la condivisione (sharing), la socializzazione, prepondera uno stile di vita dinamico e adattabile, mentre le case continuano ad essere troppo chiuse, private e monogame. Sono cubi chiusi, baluardi e vanti del catasto, in una contem-
poraneità che programmaticamente tenta l’apertura. Scatolette di parametri a misura familiare. E così, gli oggetti, o il mobilio, sono diventati la terra franca sui cui è possibile scrivere una geografia propria, sentimentale e voluta, l’antidoto ai parametri dogmatici dell’architettura. Ma perdonando le inadempienze dell’architettura, ogni casa è un sovrapporsi di tanti piccoli sentimenti, valori, culture, dogmi ed educazioni che compongono un profilo così ingenuamente, e inevitabilmente, sincero. Ed è in questo loro essere degli autoritratti involontari, e quindi infallibili, la bellezza dell’unicum. Ci si scopre, in casa. E nel levare le coperte (casa viene da coperta etimologicamente, guarda un pò) in queste pagine sono venute fuori non fotografie di interni o di architetture ma, più precisamente,di uomini. Quegli uomini. E così queste immagini sono istantanee di autoritratti, fotografie di fotografie, dipinti sociologici di vissuti sulla cui linea si staglia una specie di metrica del vivere. Dal camionista alle cene familiari: persone normali, di tutti i giorni, vite comuni, ripercorse da uno sguardo che parte dagli interni per comporre una piccola campionatura di vite, una piccola misura sulle persone. Così diventa bello, e utile, riuscire a scansionare le possibilità con cui ognuno tenta questo involontario e innocente racconto di sè che è la casa e riuscire a farne un’enciclopedia della complessità, persona per persona, modo per modo, come antidoto all’omologazione. Questa rivista ci tenta, e da una mano, nel difficile compito di immaginare che una casa, prima di essere progettata, va pensata.
Garage Sales #02, Milano, 2006
Di casa in casa Testo di Roberto Marone
Le case. Con tinelli affollati e soggiorni vuoti e incellofanati, per gli ospiti due volte all’anno. Con dipinto a olio e vetrine di bomboniere. Case sempiterne neoclassiche, con boiserie gessate e ingessate, per gli americani di provincia. O minime e inospitali, orientali. Case Ikea, plasma e divano grigio, telecentriche, con cucina a vista. Case scomode e pseudoromantiche, nella mansarda piena di candele e musica contemporanea. O piene di libri e poltrone, per famiglia, con cameretta per prole addobbata di poster e foto ricordo. Vivace, pulita, buffa o affollata, triste o compita. Introversa o estroversa, chissà. E’ che di case possiamo immaginarne a migliaia, leggerne di infinite e raccontarne a iosa, perchè non sono altro che facce di infinite persone. Ognuno le segna come delle impronte, nel tempo, e così diventano “sedimentazioni della coscienza” (diceva Mendini), piccole storie autobiografiche. Ognuna fa il verso al padrone, come i cani. E’che forse sono gli oggetti ad adempiere al difficile compito di rappresentazione delle persone. Sono la televisione, il reggilibri, il porta-cd, le casse, il cavatappi e la sedia. Sono loro le parole con cui si compone quel racconto personale, e intimo. Lo è un po’ meno l’architettura, a voler essere critici. Perchè continua a essere la sua scatola vacua, 3 vani con cucina, omologata e così distante dalle nuove esigenze. Così impersonale e standard. Nel mondo crolla la famiglia, si privilegia il pubblico, la condivisione (sharing), la socializzazione, prepondera uno stile di vita dinamico e adattabile, mentre le case continuano ad essere troppo chiuse, private e monogame. Sono cubi chiusi, baluardi e vanti del catasto, in una contem-
poraneità che programmaticamente tenta l’apertura. Scatolette di parametri a misura familiare. E così, gli oggetti, o il mobilio, sono diventati la terra franca sui cui è possibile scrivere una geografia propria, sentimentale e voluta, l’antidoto ai parametri dogmatici dell’architettura. Ma perdonando le inadempienze dell’architettura, ogni casa è un sovrapporsi di tanti piccoli sentimenti, valori, culture, dogmi ed educazioni che compongono un profilo così ingenuamente, e inevitabilmente, sincero. Ed è in questo loro essere degli autoritratti involontari, e quindi infallibili, la bellezza dell’unicum. Ci si scopre, in casa. E nel levare le coperte (casa viene da coperta etimologicamente, guarda un pò) in queste pagine sono venute fuori non fotografie di interni o di architetture ma, più precisamente,di uomini. Quegli uomini. E così queste immagini sono istantanee di autoritratti, fotografie di fotografie, dipinti sociologici di vissuti sulla cui linea si staglia una specie di metrica del vivere. Dal camionista alle cene familiari: persone normali, di tutti i giorni, vite comuni, ripercorse da uno sguardo che parte dagli interni per comporre una piccola campionatura di vite, una piccola misura sulle persone. Così diventa bello, e utile, riuscire a scansionare le possibilità con cui ognuno tenta questo involontario e innocente racconto di sè che è la casa e riuscire a farne un’enciclopedia della complessità, persona per persona, modo per modo, come antidoto all’omologazione. Questa rivista ci tenta, e da una mano, nel difficile compito di immaginare che una casa, prima di essere progettata, va pensata.
SkypeIn
Fotografie di Maria Vittoria Trovato
Monipolk
Rosanna
Gorillaradio
giovanni
Roxy
Skills
Gabrielerossi
Lasarinaskype
Jonnhyfallico
Endematt
Cicciogela
Arturo
SkypeIn
Fotografie di Maria Vittoria Trovato
Monipolk
Rosanna
Gorillaradio
giovanni
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Skills
Gabrielerossi
Lasarinaskype
Jonnhyfallico
Endematt
Cicciogela
Arturo
Annalisa
Annalisa
LIVING SCAPES Uno sguardo in giro per il mondo sugli stili dell’abitare contemporaneo A cura di Elena Marinoni Memi GPF-Trendwatching Internazionale Ghosting La casa come luogo dell’anima “Ghosting” è una tendenza del gusto che esprime una volontà di sottrazione, di alleggerimento, di semplificazione formale che si spinge fino all’estetica dell’invisibilità. Uno stile insofferente al sovraccarico visuale che vive di oggetti e spazi neutri, depurati, minimi, silenziosi, a tratti impalpabili. È uno stile che nasce come reazione all’horror pleni e che implica il carattere elitario della sparizione colta e consapevole in luoghi anche apparentemente irrilevanti. Paesaggi abitativi, che rappresentano puri ‘sfondi’, sui quali si stagliano le figure dei soggetti che li vivono. Altarino Domestico Berlino Appoggiato ad una parete, su una base che può essere in metallo e più comunemente in legno, poggia uno scrigno che contiene una pergamena, un mandala. Sull’altare trovano posto candele, incenso, frutta, fotografie. L’altare domestico è collocato in un angolo del soggiorno, del salotto o addirittura gli è dedicata una stanza intera. Nel caso che occupi un angolo di una stanza il suo territorio è delimitato con una pianta o un tappeto per indicare uno spazio di “raccolta”. Davanti all’altare domestico è posto un cuscino dove sedersi a recitare le proprie preghiere rivolti in direzione della pergamena. Sempre più persone abbandonano le religioni ufficiali per avvicinarsi a nuove forme di spiritualità. Le cifre dei seguaci del Buddismo in Germania sono ad esempio in continua ascesa. La pratica della religione buddista viene esercitata prevalentemente tra le mura domestiche (oltre che in un centro o tempio) e l’altare domestico è il luogo in cui la religione è vissuta in una dimensione intima e individuale, non di massa o anonima. La casa diventa dunque il luogo dove non solo si abita, ma ci si raccoglie in una dimensione spirituale contemplativa. Oltre alla religione si registra un trend di larga diffusione di tecniche meditative ed esoteriche per rilassarsi, adottate come metodo
d’indagine e conoscenza della propria vita interiore. Sempre più appartamenti si dotano di spazi per poter vivere serenamente il proprio viaggio nell’anima e il processo di rigenerazione personale. Paradiso perduto La casa ri-naturalizzata La casa come piccolo paradiso privato, in cui ritrovare lo spazio incontaminato delle origini e un equilibrio armonico con se stessi e con l’ambiente. L’accento è posto su valori come ricerca della serenità, della libertà e del benessere olistico, la naturalità dei materiali e degli spazi, la facilità di accesso alle persone e alle cose, nell’intento di operare una sorta di ri-naturalizzazione della vita quotidiana. E’ una tendenza volta a perseguire una dimensione più intima e raccolta dell’esistenza, un’interiorità intensa, contraria ad uno stile di vita esibitorio, che accetta l’imperfezione come dato di sostanza. Ospedale verde Madrid La casa di Josè, circa 35 anni, muscoloso, tarchiato, pelato e tatuato, è un fiorire di vita. Piante ovunque e delle specie più disparate, alcune in salute, altre un po’ ammaccate. appese alla ringhiera del soppalco interno come fosse una terrazza o appoggiate negli angoli liberi. Un trionfo di allegra confusione. Un ospedale verde, un ricovero per trovatelli vegetali. Si possono trovare diversi nomi per questa abitudine tipicamente madrilena. A Madrid le piante si gettano, come oggetti qualunque, e in genere si preferisce sostituirle, più che curarsene. Per questo è altrettanto diffusa la pratica di raccoglierle e per le strade della città sono frequenti i balconi traboccanti di inusuali accostamenti. Sostenibilità La casa responsabile La sensibilità crescente nei confronti degli altri e del contesto naturale che sostiene la vita e le attività umane. E’ un’attitudine fortemente
orientata alla cooperazione e alla responsabilità. Un imperativo della coscienza sociale, così come uno stile di vita - tipicamente nordeuropeo - “a impatto Zero” che abbraccia i valori del civismo, dell’accoglienza, della sobrietà, dell’ecologia e dell’etica.
Oggetti da strada Madrid Madrid, centro storico, edificio antico convento, poi sede della prima Borsa di Madrid. Oggi l’antica cappella è divenuta un lussuoso ristorante, mentre la struttura conventuale è stata convertita ad uso residenziale. Il chiostro a doppio ballatoio con l’accesso agli appartamenti ripropone un tipico modus vivendi madrileno. Si tratta di una tipologia edilizia tradizionalmente in uso in Spagna, favoriva l’interazione tra vicini ed il crearsi di piccole comunità. Il ballatoio è un luogo di tutti, anche se mantiene un carattere privato. Capita così che le porte rimangano aperte e che d’estate si mangi in casa guardando fuori, quasi fosse una terrazza, i fiori sono in parte dei condomini, in parte di tutti e vengono innaffiati con un sistema di irrigazione comune dal portiere. I vicini si sentono liberi di porre davanti a casa anche oggetti inusuali come un gufo di pietra, rotto e con delle monetine nell’interno, un tavolo da bar, nero con piano di plastica marmorizzato e sedie annesse, un sofà di pelle marrone. Un estintore. Questo, e molto altro, è ciò che ho trovato in casa di Josè. Furto o raccolta di oggetti per strada? In ogni caso, riutilizzo. Si tratta di una pratica molto diffusa in Spagna. A Madrid, per esempio, ogni quartiere stabilisce un giorno della settimana in cui chiunque può lasciare gli oggetti che non gli servono nelle calle e può prendere quello che più gli interessa. La coerenza del gusto, nella casualità degli incontri, genera la casa che desideriamo: come nell’amicizia ci si sceglie reciprocamente, l’oggetto mi si presenta ed io decido di accoglierlo nel mio mondo.
Altare
Domestico
Fotografie di Beatrice Mancini
Garbage Scout New York GarbageScout.com nasce grazie alla felice intuizione di Jim Nachlin. Girando per le strade di New York chi vuole può fotografare un rifiuto abbandonato, in buone condizioni o ancora utilizzabile – come un tavolino, una poltrona, perfino libri - e inviare la foto via mail a GarbageScout.com, facendo attenzione a descriverne la posizione esatta. Con il supporto di GoogleMap, le foto dei singoli oggetti sono pubblicate in tempo reale e proiettate sulla cartina della città. In questo modo chi è interessato può andare sul posto e prelevare l’oggetto prima che la nettezza urbana lo faccia sparire. E’ inoltre a disposizione un motore di ricerca che permette di trovare proprio l’oggetto abbandonato che si sta cercando. La quadratura del cerchio. Un sistema per certi versi impeccabile, se pensiamo che riduce l’inquinamento, fa risparmiare soldi e tiene pulite le strade della città. Non manca il risvolto ludico e socializzante: è infatti quasi come partecipare a una sorta di caccia al tesoro metropolitana da cui poi nascono i cosiddetti garbagescout party, occasioni in cui la gente invita a casa gli amici per mostrare come ha arredato l’appartamento con i materiali recuperati. ARM: l’Anti-Ikea del riciclaggio Utrecht A.R.M. è allo stesso tempo una catena di grandi magazzini e un’officina di riparazione. A.R.M. recupera infatti oggetti che le persone donano all’organizzazione. Aperto nel 1981 dall’iniziativa di un singolo, i negozi ARM vendono esclusivamente oggetti riciclati (mobili, oggettistica, elettronica, elettrodomestici, libri, dischi e vestiti) dopo averli accuratamente controllati, aggiustati e ripuliti. Ogni negozio è specializzato in una diversa tipologia di oggetti riciclati: c’è l’ARM dedicato ai complementi di arredo, quello per gli elettrodomestici, quello per la piccola oggettistica, etc. I prezzi, calcolati sulla base dello Segue a pagina 62
Testo di Ugo Volli Da cinquant’anni la televisione è un’istituzione sociale, un modo di passare il tempo, un sistema di comunicazione, addirittura uno stile di vita. Ma prima di tutto è un oggetto nelle nostre case, un elttrodomestico: una fronte della forma e delle dimensioni di un quadro tradizionale (rettangolare, alto e largo qualche decina di centimetri, fornito di una cornice che richiude uno spazio che resta grigio o nero fino a quando lo illuminano le immagini). La profondità era una volta molto maggiore, paragonabile a quella di un mobiletto, ma oggi si è ridotta anch’essa alle proporzioni di un quadro grazie allo sviluppo della tecnica. A differenza degli altri elettrodomestici che servono a cucinare, a conser-
vare i cibi, a lavare ecc., il televisore serve a essere guardato e dunque non se ne sta nascosto in cucina o in bagno, ma invade i luoghi della vita familiare, di coppia e individuale e reclama un posto d’onore, uno spazio di visibilità. Più che il “focolare elettronico” delle vecchie definizioni, il suo ruolo è quello di altare domestico, davanti a cui ci si ferma in adorazione, o almeno che si tiene d’occhio dormendo, mangiano e chiacchierando. Dunque esso non è solo sempre visibile, senza ostacoli davanti a sé, ma centrale nella sistemazione dell’arredamento e sempre separato da una certa distanza rispetto al resto, soprattutto rispetto al luogo della visione, poltrona o letto o tavolo che sia. La distanza
ha un senso percettivo, permette di vedere meglio la scena nel suo complesso, ma serve anche a richiuderla, a inquadrarla nel mondo, a differenza di quel che accade con gli schermi del computer o delle sale cinematografiche – diversissimi fra loro ma entrambi bisognosi di occupare tutta l’attenzione di chi vi si dedica. La televisione, insegnava McLuhan negli anni Sessanta, è un medium “freddo”, che non invade interamente il senso con cui è percepito, a differenza, per esempio, della radio o del cinema. Per questa ragione la televisione è un elettrodomestico centrale ma lontano, che si guarda fra le cose. Illuminato dall’interno e dunque di per sé attra ente, ma sempre parziale.
LIVING SCAPES Uno sguardo in giro per il mondo sugli stili dell’abitare contemporaneo A cura di Elena Marinoni Memi GPF-Trendwatching Internazionale Ghosting La casa come luogo dell’anima “Ghosting” è una tendenza del gusto che esprime una volontà di sottrazione, di alleggerimento, di semplificazione formale che si spinge fino all’estetica dell’invisibilità. Uno stile insofferente al sovraccarico visuale che vive di oggetti e spazi neutri, depurati, minimi, silenziosi, a tratti impalpabili. È uno stile che nasce come reazione all’horror pleni e che implica il carattere elitario della sparizione colta e consapevole in luoghi anche apparentemente irrilevanti. Paesaggi abitativi, che rappresentano puri ‘sfondi’, sui quali si stagliano le figure dei soggetti che li vivono. Altarino Domestico Berlino Appoggiato ad una parete, su una base che può essere in metallo e più comunemente in legno, poggia uno scrigno che contiene una pergamena, un mandala. Sull’altare trovano posto candele, incenso, frutta, fotografie. L’altare domestico è collocato in un angolo del soggiorno, del salotto o addirittura gli è dedicata una stanza intera. Nel caso che occupi un angolo di una stanza il suo territorio è delimitato con una pianta o un tappeto per indicare uno spazio di “raccolta”. Davanti all’altare domestico è posto un cuscino dove sedersi a recitare le proprie preghiere rivolti in direzione della pergamena. Sempre più persone abbandonano le religioni ufficiali per avvicinarsi a nuove forme di spiritualità. Le cifre dei seguaci del Buddismo in Germania sono ad esempio in continua ascesa. La pratica della religione buddista viene esercitata prevalentemente tra le mura domestiche (oltre che in un centro o tempio) e l’altare domestico è il luogo in cui la religione è vissuta in una dimensione intima e individuale, non di massa o anonima. La casa diventa dunque il luogo dove non solo si abita, ma ci si raccoglie in una dimensione spirituale contemplativa. Oltre alla religione si registra un trend di larga diffusione di tecniche meditative ed esoteriche per rilassarsi, adottate come metodo
d’indagine e conoscenza della propria vita interiore. Sempre più appartamenti si dotano di spazi per poter vivere serenamente il proprio viaggio nell’anima e il processo di rigenerazione personale. Paradiso perduto La casa ri-naturalizzata La casa come piccolo paradiso privato, in cui ritrovare lo spazio incontaminato delle origini e un equilibrio armonico con se stessi e con l’ambiente. L’accento è posto su valori come ricerca della serenità, della libertà e del benessere olistico, la naturalità dei materiali e degli spazi, la facilità di accesso alle persone e alle cose, nell’intento di operare una sorta di ri-naturalizzazione della vita quotidiana. E’ una tendenza volta a perseguire una dimensione più intima e raccolta dell’esistenza, un’interiorità intensa, contraria ad uno stile di vita esibitorio, che accetta l’imperfezione come dato di sostanza. Ospedale verde Madrid La casa di Josè, circa 35 anni, muscoloso, tarchiato, pelato e tatuato, è un fiorire di vita. Piante ovunque e delle specie più disparate, alcune in salute, altre un po’ ammaccate. appese alla ringhiera del soppalco interno come fosse una terrazza o appoggiate negli angoli liberi. Un trionfo di allegra confusione. Un ospedale verde, un ricovero per trovatelli vegetali. Si possono trovare diversi nomi per questa abitudine tipicamente madrilena. A Madrid le piante si gettano, come oggetti qualunque, e in genere si preferisce sostituirle, più che curarsene. Per questo è altrettanto diffusa la pratica di raccoglierle e per le strade della città sono frequenti i balconi traboccanti di inusuali accostamenti. Sostenibilità La casa responsabile La sensibilità crescente nei confronti degli altri e del contesto naturale che sostiene la vita e le attività umane. E’ un’attitudine fortemente
orientata alla cooperazione e alla responsabilità. Un imperativo della coscienza sociale, così come uno stile di vita - tipicamente nordeuropeo - “a impatto Zero” che abbraccia i valori del civismo, dell’accoglienza, della sobrietà, dell’ecologia e dell’etica.
Oggetti da strada Madrid Madrid, centro storico, edificio antico convento, poi sede della prima Borsa di Madrid. Oggi l’antica cappella è divenuta un lussuoso ristorante, mentre la struttura conventuale è stata convertita ad uso residenziale. Il chiostro a doppio ballatoio con l’accesso agli appartamenti ripropone un tipico modus vivendi madrileno. Si tratta di una tipologia edilizia tradizionalmente in uso in Spagna, favoriva l’interazione tra vicini ed il crearsi di piccole comunità. Il ballatoio è un luogo di tutti, anche se mantiene un carattere privato. Capita così che le porte rimangano aperte e che d’estate si mangi in casa guardando fuori, quasi fosse una terrazza, i fiori sono in parte dei condomini, in parte di tutti e vengono innaffiati con un sistema di irrigazione comune dal portiere. I vicini si sentono liberi di porre davanti a casa anche oggetti inusuali come un gufo di pietra, rotto e con delle monetine nell’interno, un tavolo da bar, nero con piano di plastica marmorizzato e sedie annesse, un sofà di pelle marrone. Un estintore. Questo, e molto altro, è ciò che ho trovato in casa di Josè. Furto o raccolta di oggetti per strada? In ogni caso, riutilizzo. Si tratta di una pratica molto diffusa in Spagna. A Madrid, per esempio, ogni quartiere stabilisce un giorno della settimana in cui chiunque può lasciare gli oggetti che non gli servono nelle calle e può prendere quello che più gli interessa. La coerenza del gusto, nella casualità degli incontri, genera la casa che desideriamo: come nell’amicizia ci si sceglie reciprocamente, l’oggetto mi si presenta ed io decido di accoglierlo nel mio mondo.
Altare
Domestico
Fotografie di Beatrice Mancini
Garbage Scout New York GarbageScout.com nasce grazie alla felice intuizione di Jim Nachlin. Girando per le strade di New York chi vuole può fotografare un rifiuto abbandonato, in buone condizioni o ancora utilizzabile – come un tavolino, una poltrona, perfino libri - e inviare la foto via mail a GarbageScout.com, facendo attenzione a descriverne la posizione esatta. Con il supporto di GoogleMap, le foto dei singoli oggetti sono pubblicate in tempo reale e proiettate sulla cartina della città. In questo modo chi è interessato può andare sul posto e prelevare l’oggetto prima che la nettezza urbana lo faccia sparire. E’ inoltre a disposizione un motore di ricerca che permette di trovare proprio l’oggetto abbandonato che si sta cercando. La quadratura del cerchio. Un sistema per certi versi impeccabile, se pensiamo che riduce l’inquinamento, fa risparmiare soldi e tiene pulite le strade della città. Non manca il risvolto ludico e socializzante: è infatti quasi come partecipare a una sorta di caccia al tesoro metropolitana da cui poi nascono i cosiddetti garbagescout party, occasioni in cui la gente invita a casa gli amici per mostrare come ha arredato l’appartamento con i materiali recuperati. ARM: l’Anti-Ikea del riciclaggio Utrecht A.R.M. è allo stesso tempo una catena di grandi magazzini e un’officina di riparazione. A.R.M. recupera infatti oggetti che le persone donano all’organizzazione. Aperto nel 1981 dall’iniziativa di un singolo, i negozi ARM vendono esclusivamente oggetti riciclati (mobili, oggettistica, elettronica, elettrodomestici, libri, dischi e vestiti) dopo averli accuratamente controllati, aggiustati e ripuliti. Ogni negozio è specializzato in una diversa tipologia di oggetti riciclati: c’è l’ARM dedicato ai complementi di arredo, quello per gli elettrodomestici, quello per la piccola oggettistica, etc. I prezzi, calcolati sulla base dello Segue a pagina 62
Testo di Ugo Volli Da cinquant’anni la televisione è un’istituzione sociale, un modo di passare il tempo, un sistema di comunicazione, addirittura uno stile di vita. Ma prima di tutto è un oggetto nelle nostre case, un elttrodomestico: una fronte della forma e delle dimensioni di un quadro tradizionale (rettangolare, alto e largo qualche decina di centimetri, fornito di una cornice che richiude uno spazio che resta grigio o nero fino a quando lo illuminano le immagini). La profondità era una volta molto maggiore, paragonabile a quella di un mobiletto, ma oggi si è ridotta anch’essa alle proporzioni di un quadro grazie allo sviluppo della tecnica. A differenza degli altri elettrodomestici che servono a cucinare, a conser-
vare i cibi, a lavare ecc., il televisore serve a essere guardato e dunque non se ne sta nascosto in cucina o in bagno, ma invade i luoghi della vita familiare, di coppia e individuale e reclama un posto d’onore, uno spazio di visibilità. Più che il “focolare elettronico” delle vecchie definizioni, il suo ruolo è quello di altare domestico, davanti a cui ci si ferma in adorazione, o almeno che si tiene d’occhio dormendo, mangiano e chiacchierando. Dunque esso non è solo sempre visibile, senza ostacoli davanti a sé, ma centrale nella sistemazione dell’arredamento e sempre separato da una certa distanza rispetto al resto, soprattutto rispetto al luogo della visione, poltrona o letto o tavolo che sia. La distanza
ha un senso percettivo, permette di vedere meglio la scena nel suo complesso, ma serve anche a richiuderla, a inquadrarla nel mondo, a differenza di quel che accade con gli schermi del computer o delle sale cinematografiche – diversissimi fra loro ma entrambi bisognosi di occupare tutta l’attenzione di chi vi si dedica. La televisione, insegnava McLuhan negli anni Sessanta, è un medium “freddo”, che non invade interamente il senso con cui è percepito, a differenza, per esempio, della radio o del cinema. Per questa ragione la televisione è un elettrodomestico centrale ma lontano, che si guarda fra le cose. Illuminato dall’interno e dunque di per sé attra ente, ma sempre parziale.
“C’è pronto!” Fotografie di Alessandro Sambini
famiglia#05
famiglia#12
“C’è pronto!” Fotografie di Alessandro Sambini
famiglia#05
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famiglia#14
prete#08
famiglia#14
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famiglia#10
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nonna#03
enzo#02
nonna#03
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D
Dead or
Alive?
Ricordate il tavolo da falegname, il manichino della sarta, la bilancia del droghiere? Oggetti morti o oggetti vivi? Morse per prosciutti, spille per appunti, piatti portafoto. Oggetti morti o oggetti vivi? Ripristinare, rielaborare, ricollocare, scavare nel fascino del passato, nella memoria della cose, per destinarle ad altri utilizzi. Per portarle a nuova vita.
Fotografie di Marta Posani Testo di Andrea Ferrara
A
D
Dead or
Alive?
Ricordate il tavolo da falegname, il manichino della sarta, la bilancia del droghiere? Oggetti morti o oggetti vivi? Morse per prosciutti, spille per appunti, piatti portafoto. Oggetti morti o oggetti vivi? Ripristinare, rielaborare, ricollocare, scavare nel fascino del passato, nella memoria della cose, per destinarle ad altri utilizzi. Per portarle a nuova vita.
Fotografie di Marta Posani Testo di Andrea Ferrara
A
“Sottanos” Progetto di MM3: Marianna Spadone Maria Vittoria Trovato Monica Polcino
Caterina, corte privata Cornelio Musso. Bitonto.
“Sottanos” Progetto di MM3: Marianna Spadone Maria Vittoria Trovato Monica Polcino
Caterina, corte privata Cornelio Musso. Bitonto.
Anziane comare sedute sugli usci. Vivono da decenni nei “sottani”, come li chiamano nella città vecchia. Piccole abitazioni allineate sul marciapiede. All’interno sottili pareti di cartongesso messe su per creare l’illusione di uno spazio privato. Nei soggiorni scuri qualche sedia, un tavolo, la credenza e una vetrina che li separa dall’esterno. Strade che diventano appendici di un’immaginaria intimità. Strade di città che diventano provincia.
Matteo, strada San Bartolomeo, 43. Bari vecchia
Anziane comare sedute sugli usci. Vivono da decenni nei “sottani”, come li chiamano nella città vecchia. Piccole abitazioni allineate sul marciapiede. All’interno sottili pareti di cartongesso messe su per creare l’illusione di uno spazio privato. Nei soggiorni scuri qualche sedia, un tavolo, la credenza e una vetrina che li separa dall’esterno. Strade che diventano appendici di un’immaginaria intimità. Strade di città che diventano provincia.
Matteo, strada San Bartolomeo, 43. Bari vecchia
Angelina, Vico Mezzafalce, 11. Bitonto vecchia.
Gaetano, Vico Mezafalce, 15. Bitoto vecchia.
Maria “delle siringhe”, Via Crocifisso, 44. Bitonto.
Maria “delle siringhe”, Via Crocifisso, 44. Bitonto.
Angelina, Vico Mezzafalce, 11. Bitonto vecchia.
Gaetano, Vico Mezafalce, 15. Bitoto vecchia.
Maria “delle siringhe”, Via Crocifisso, 44. Bitonto.
Maria “delle siringhe”, Via Crocifisso, 44. Bitonto.
V etrinette
Casa Collavino
Fotografie di Paolo Riolzi
Casa Meroni
V etrinette
Casa Collavino
Fotografie di Paolo Riolzi
Casa Meroni
Casa Lampugnani
Casa Lampugnani
!!!!!LUSSO
Fotografie di Emanuela Colombo
Camera 442-Hotel Principe di Savoia-Milano-14 dicembre 2007-ore 10,42
Appartamento 123 - Dom Pedro-Grand hotel et de Milan-Milano-12 dicembre 2007-ore 12,17
Camera 442-Hotel Principe di Savoia-Milano-14 dicembre 2007-ore 11,37
Appartamento 123 - Dom Pedro-Grand hotel et de Milan-Milano-12 dicembre 2007-ore 12,54.
!!!!!LUSSO
Fotografie di Emanuela Colombo
Camera 442-Hotel Principe di Savoia-Milano-14 dicembre 2007-ore 10,42
Appartamento 123 - Dom Pedro-Grand hotel et de Milan-Milano-12 dicembre 2007-ore 12,17
Camera 442-Hotel Principe di Savoia-Milano-14 dicembre 2007-ore 11,37
Appartamento 123 - Dom Pedro-Grand hotel et de Milan-Milano-12 dicembre 2007-ore 12,54.
il Collezionista
Fotografie di Laura De Pasquale Collezioni del Geometra Roberto Corrado
il Collezionista
Fotografie di Laura De Pasquale Collezioni del Geometra Roberto Corrado
LA PAGINA DELL’ENIGMISTICA
CHE COSA APPARIRÀ?
A cura di Richard Simpson
PAROLE CROCIATE ORIZZONTALI 1. Sottile a Londra – 6. Il nome della macchina dei Ghostbusters – 9. L’Ecuador ne è un grande produttore – 11. Videoregistratore (sigla) – 12. Novara – 14. Il principe di Galles marito della Principessa del Popolo – 15. Saluto romano – 17. La giornata ne ha 24 – 19. Molto a Brighton – 20. Vi ha fatto un lavoro Armin Linke – 22. Lei a Liverpool – 24. Il Cooder produttore di Buena Vista Social Club – 26. Il Samuel... Jackson socio di Vincent – 27. La bicicletta di Saronni – 29. Sentimento che induce l’uomo ad amare e rispettare il prossimo – 32. Non credente – 33. Maglietta a Belfast – 36. Un gioco col volano – 38. Iniziali di Tabucchi – 39. Elegante e storico marchio automobilistico inglese – 40. Parte dell’intestino tenue – 41. Se ne trovano lungo le carovaniere – 42. Si usa in Costa Rica e in El Salvador – 43. Simbolo del nanosecondo – 44. Negazione – 45. Napoli – 46. Non pronunciarsi – 51. Nome della Kidman – 53. Tascabili degli Editori Associati (sigla) – 54. È indicato dalla stella polare – 56. Artigiani Piccole Aziende (sigla) – 57. Che desta orrore per la sua bruttezza o per il suo aspetto aspro o selvaggio – 60. Uno dei principali concetti della filosofia cinese – 61. Abbreviazione per la varianza – 62. Vi è un tribunale apposito – 64. Sigla del Canton Ticino – 65. Il Tirolo ne è un grande produttore – 66. Il dittongo di beone – 67. Composto chimico ottenuto dall’ossigeno e un metallo – 68. Compagnia aerea americana (sigla).
Annerite soltanto gli spazi segnati con il puntino.
SCACCHI
Riconosci autore e titolo dell’immagine e individua le 7 piccole modifiche.
VERTICALI 1. Prima persona singolare del presente del verbo essere – 2. Imposta Catastale (sigla) – 3. Concorrente della Microsoft – 4. La Alt attrice – 5. Per i Greci era il dio del vento – 6. Simbolo dell’elettronvolt – 7. Casa in montagna – 8. Sono famose le sue cipolle – 10. Gatto a Manchester – 14. Congiunzione logica – 16. Ciao a New York – 18. Unità di energia o di lavoro del sistema c.g.s. – 20. Sulle Ford Escort di molti filippini – 21. È famoso quello di porto – 22. Acca di… – 23. Lo diceva Holmes a Watson – 25. Esprime il fattore 1024 – 28. Non divertenti – 29. Pisa – 30. Che ha l’abitudine di adirarsi – 31. Indicare all’attenzione o alla stima altrui – 34. In codice Morse “· · · — — — · · ·” – 35. Le pari della prima persona singolare del passato remoto del verbo chinarsi – 37. Le parti carnose della faccia comprese tra il naso, la bocca e le orecchie – 39. Che ha una sola pala – 47. Fiume lombardo noto alle rotte internazionali – 48. Niente a Madrid – 49. Senza Nome – 50. La Nilde storico presidente della camera comunista – 52. L’insieme delle gradinate di un anfiteatro o di un teatro classico – 55. Incursione navale o aerea – 58. Ha sostituito gli ASA – 59. Indica uguaglianza, identità – 63. Per Freud “rappresenta la voce della natura nell’animo dell’uomo”.
Il Nero muove e vince in 3 mosse
A schema risolto nelle caselle evidenziate comparirà il nome del personaggio della foto.
AGUZZATE LA VISTA Queste due immagini hanno 5 piccole differenze. Quali?
Il Bianco muove e vince in 5 mosse
REGOLE DEL CONCORSO Per partecipare al concorso compila entrambe le pagine de La Pagina Dell’Enigmistica e spediscile firmate entro il 29 febbraio a: La Pagina Dell’Enigmistica Via Col Moschin 10 20136 Milano Le soluzioni verranno pubblicate sul sito: http://www.master-naba.com/photo_visual/interno_italiano.shtml
Un fortunato concorrente vincerà un mappamondo.
LA PAGINA DELL’ENIGMISTICA
CHE COSA APPARIRÀ?
A cura di Richard Simpson
PAROLE CROCIATE ORIZZONTALI 1. Sottile a Londra – 6. Il nome della macchina dei Ghostbusters – 9. L’Ecuador ne è un grande produttore – 11. Videoregistratore (sigla) – 12. Novara – 14. Il principe di Galles marito della Principessa del Popolo – 15. Saluto romano – 17. La giornata ne ha 24 – 19. Molto a Brighton – 20. Vi ha fatto un lavoro Armin Linke – 22. Lei a Liverpool – 24. Il Cooder produttore di Buena Vista Social Club – 26. Il Samuel... Jackson socio di Vincent – 27. La bicicletta di Saronni – 29. Sentimento che induce l’uomo ad amare e rispettare il prossimo – 32. Non credente – 33. Maglietta a Belfast – 36. Un gioco col volano – 38. Iniziali di Tabucchi – 39. Elegante e storico marchio automobilistico inglese – 40. Parte dell’intestino tenue – 41. Se ne trovano lungo le carovaniere – 42. Si usa in Costa Rica e in El Salvador – 43. Simbolo del nanosecondo – 44. Negazione – 45. Napoli – 46. Non pronunciarsi – 51. Nome della Kidman – 53. Tascabili degli Editori Associati (sigla) – 54. È indicato dalla stella polare – 56. Artigiani Piccole Aziende (sigla) – 57. Che desta orrore per la sua bruttezza o per il suo aspetto aspro o selvaggio – 60. Uno dei principali concetti della filosofia cinese – 61. Abbreviazione per la varianza – 62. Vi è un tribunale apposito – 64. Sigla del Canton Ticino – 65. Il Tirolo ne è un grande produttore – 66. Il dittongo di beone – 67. Composto chimico ottenuto dall’ossigeno e un metallo – 68. Compagnia aerea americana (sigla).
Annerite soltanto gli spazi segnati con il puntino.
SCACCHI
Riconosci autore e titolo dell’immagine e individua le 7 piccole modifiche.
VERTICALI 1. Prima persona singolare del presente del verbo essere – 2. Imposta Catastale (sigla) – 3. Concorrente della Microsoft – 4. La Alt attrice – 5. Per i Greci era il dio del vento – 6. Simbolo dell’elettronvolt – 7. Casa in montagna – 8. Sono famose le sue cipolle – 10. Gatto a Manchester – 14. Congiunzione logica – 16. Ciao a New York – 18. Unità di energia o di lavoro del sistema c.g.s. – 20. Sulle Ford Escort di molti filippini – 21. È famoso quello di porto – 22. Acca di… – 23. Lo diceva Holmes a Watson – 25. Esprime il fattore 1024 – 28. Non divertenti – 29. Pisa – 30. Che ha l’abitudine di adirarsi – 31. Indicare all’attenzione o alla stima altrui – 34. In codice Morse “· · · — — — · · ·” – 35. Le pari della prima persona singolare del passato remoto del verbo chinarsi – 37. Le parti carnose della faccia comprese tra il naso, la bocca e le orecchie – 39. Che ha una sola pala – 47. Fiume lombardo noto alle rotte internazionali – 48. Niente a Madrid – 49. Senza Nome – 50. La Nilde storico presidente della camera comunista – 52. L’insieme delle gradinate di un anfiteatro o di un teatro classico – 55. Incursione navale o aerea – 58. Ha sostituito gli ASA – 59. Indica uguaglianza, identità – 63. Per Freud “rappresenta la voce della natura nell’animo dell’uomo”.
Il Nero muove e vince in 3 mosse
A schema risolto nelle caselle evidenziate comparirà il nome del personaggio della foto.
AGUZZATE LA VISTA Queste due immagini hanno 5 piccole differenze. Quali?
Il Bianco muove e vince in 5 mosse
REGOLE DEL CONCORSO Per partecipare al concorso compila entrambe le pagine de La Pagina Dell’Enigmistica e spediscile firmate entro il 29 febbraio a: La Pagina Dell’Enigmistica Via Col Moschin 10 20136 Milano Le soluzioni verranno pubblicate sul sito: http://www.master-naba.com/photo_visual/interno_italiano.shtml
Un fortunato concorrente vincerà un mappamondo.
Fotografie di Francesco Mattuzzi
ST A RTRUCKS
White eagle, Como, 2007
Fotografie di Francesco Mattuzzi
ST A RTRUCKS
White eagle, Como, 2007
Toro seduto, Milano, 2007
Toro seduto, Milano, 2007
Franco, Parma, 2007
M&M’s, Parma, 2007
Pelato2, Milano, 2006
Pins, Parma, 2007
Franco, Parma, 2007
M&M’s, Parma, 2007
Pelato2, Milano, 2006
Pins, Parma, 2007
Italiani fuori
Progetto di Daniele Ansidei Antonia Fuchs, Svizzera
Famiglia Ambrosetti, Austin, USA
Lettera alla rubrica di Vittorio Zucconi pubblicata su Repubblica.it
Ciao Daniele, Eccoti una prima serie, con alcuni commenti esplicativi (non sono un fotografo di professione e le ho prese un po‘ di fretta).
Egregio Direttore, mi chiamo Daniele Ansidei e sono uno studente di fotografia e comunicazione. Sto portando avanti, in questo momento, un progetto d’indagine che ha come fulcro la raccolta di fotografie d’interni di abitazioni di italiani residenti all’estero. Come lei ben sa questo pezzetto d’Italia sparso per il mondo torna in mente quasi solo in occasione delle elezioni (vedi le ultime politiche) ma dimentica spesso il suo peso “di rappresentanza” nel mondo. Lo scopo della mia indagine è quello di scoprirne la “geografia privata”, o meglio la relazione tra le abitazioni del paese ospitante e il modo che i nostri concittadini hanno scelto di arredarle anche forse volendo ricreare o avere un ricordo delle proprie radici.
Dining room: - Il mobile e‘ stato comperato nel Texas (ed e‘ di origine inglese) - Il tavolo e‘ stato comperato nel Texas (ed e‘ di travertino, importato dall‘Italia) - Le sedie sono state comperate nel Texas - Il lampadario e‘ di Murano comperato in Italia e fatto spedire nel Texas Entry: - Il mobiletto basso e‘ artigianale, fatto in Italia (originariamente parte della libreria, rimosso per motivi di spazio) e portato dall‘Italia.
In parole povere sto cercando italiani AIRE che siano disposti a spedirmi immagini di stanze di casa loro, verranno pubblicate su una rivista free press che ha come tema “INTERNI ITALIANI”. Siccome si tratta un progetto senza budget a chi è così gentile di collaborare posso offrire, oltre alla mia eterna gratitudine, una citazione e l’invio di una copia della pubblicazione a spese mie ovviamente. Sarei onorato se anche lei fosse interessato a partecipare o se pubblicasse visto che molti dei suoi lettori sono Italiani all’estero.
Salvo poche eccezioni (il quadro a rilievo di rame e la fotografia editata del casolare nella family) tutti i quadri e le stampe sono state comperate in Italia (o almeno in Europa). Lo stesso si puo‘ dire per la quasi totalita‘ dei soprammobili. E Buon Natale!
Prego gli interessati di contattarmi all’indirizzo sotto riportato. Scusi per la lunga missiva e grazie per la sua pazienza e cortesia.
Best regards Rodolfo Ambrosetti
Daniele Ansidei
L’idea mi pare bella e ho messo la e-mail per chi volesse comunicare con lei. Auguri. Vittorio Zucconi
Ciao Daniele, eccoti un paio di foto del mio soggiorno della mia abitazione nella Svizzera tedesca. Ti auguro “Buona fine e miglior principio” come si usava dire una volta. Cordialmente, Antonia Fuchs Ciao Daniele, ho 81 anni vivo in Svizzera da 55 e la mia casa è stata costruita nel 1963. Ti mando la foto del tinello se ancora ti serve, la cucina non l’ho mai fotografata perchè è minuscola. (Io sono una pessima cuoca). Tanti auguri per il tuo lavoro e per il tuo futuro. Ciao, Antonia
Quello sulla Vespa sono io (davanti casa, il giorno del mio 50 compleanno: la Vespa e‘ stato il regalo di mia moglie). Mia moglie e‘ nella foto piccolina e mia figlia (la piu‘ piccola di 3) e‘ nella foto grande (MOLTO americana... la foto, intendo :-)) Best regards Rodolfo Ambrosetti
Italiani fuori
Progetto di Daniele Ansidei Antonia Fuchs, Svizzera
Famiglia Ambrosetti, Austin, USA
Lettera alla rubrica di Vittorio Zucconi pubblicata su Repubblica.it
Ciao Daniele, Eccoti una prima serie, con alcuni commenti esplicativi (non sono un fotografo di professione e le ho prese un po‘ di fretta).
Egregio Direttore, mi chiamo Daniele Ansidei e sono uno studente di fotografia e comunicazione. Sto portando avanti, in questo momento, un progetto d’indagine che ha come fulcro la raccolta di fotografie d’interni di abitazioni di italiani residenti all’estero. Come lei ben sa questo pezzetto d’Italia sparso per il mondo torna in mente quasi solo in occasione delle elezioni (vedi le ultime politiche) ma dimentica spesso il suo peso “di rappresentanza” nel mondo. Lo scopo della mia indagine è quello di scoprirne la “geografia privata”, o meglio la relazione tra le abitazioni del paese ospitante e il modo che i nostri concittadini hanno scelto di arredarle anche forse volendo ricreare o avere un ricordo delle proprie radici.
Dining room: - Il mobile e‘ stato comperato nel Texas (ed e‘ di origine inglese) - Il tavolo e‘ stato comperato nel Texas (ed e‘ di travertino, importato dall‘Italia) - Le sedie sono state comperate nel Texas - Il lampadario e‘ di Murano comperato in Italia e fatto spedire nel Texas Entry: - Il mobiletto basso e‘ artigianale, fatto in Italia (originariamente parte della libreria, rimosso per motivi di spazio) e portato dall‘Italia.
In parole povere sto cercando italiani AIRE che siano disposti a spedirmi immagini di stanze di casa loro, verranno pubblicate su una rivista free press che ha come tema “INTERNI ITALIANI”. Siccome si tratta un progetto senza budget a chi è così gentile di collaborare posso offrire, oltre alla mia eterna gratitudine, una citazione e l’invio di una copia della pubblicazione a spese mie ovviamente. Sarei onorato se anche lei fosse interessato a partecipare o se pubblicasse visto che molti dei suoi lettori sono Italiani all’estero.
Salvo poche eccezioni (il quadro a rilievo di rame e la fotografia editata del casolare nella family) tutti i quadri e le stampe sono state comperate in Italia (o almeno in Europa). Lo stesso si puo‘ dire per la quasi totalita‘ dei soprammobili. E Buon Natale!
Prego gli interessati di contattarmi all’indirizzo sotto riportato. Scusi per la lunga missiva e grazie per la sua pazienza e cortesia.
Best regards Rodolfo Ambrosetti
Daniele Ansidei
L’idea mi pare bella e ho messo la e-mail per chi volesse comunicare con lei. Auguri. Vittorio Zucconi
Ciao Daniele, eccoti un paio di foto del mio soggiorno della mia abitazione nella Svizzera tedesca. Ti auguro “Buona fine e miglior principio” come si usava dire una volta. Cordialmente, Antonia Fuchs Ciao Daniele, ho 81 anni vivo in Svizzera da 55 e la mia casa è stata costruita nel 1963. Ti mando la foto del tinello se ancora ti serve, la cucina non l’ho mai fotografata perchè è minuscola. (Io sono una pessima cuoca). Tanti auguri per il tuo lavoro e per il tuo futuro. Ciao, Antonia
Quello sulla Vespa sono io (davanti casa, il giorno del mio 50 compleanno: la Vespa e‘ stato il regalo di mia moglie). Mia moglie e‘ nella foto piccolina e mia figlia (la piu‘ piccola di 3) e‘ nella foto grande (MOLTO americana... la foto, intendo :-)) Best regards Rodolfo Ambrosetti
Riccardo, Barcellona, Spagna Salve Son un italiano all’estero e vorrei partecipare alla tua ricerca. Vivo a Barcellona da sette anni, sposato con una catalan. Ho 48 anni Puoi specificarmi meglio come vuoi le foto? Saluti e auguri Ciao Daniele Sono solo 3 foto e le ho scattate stamattina con il cellulare. Il problema è che mia moglie non vuole partecipare e devo farle di nascosto…….. Commenti su il mix di arredamento: non penso si veda molto. Ho cominciato come tutti 7 anni fa con tutto IKEA e pezzo a pezzo lo sto cambiando per qualcosa di piú originale
Lo spazio nelle camere da letto è visto come inutile e probabilmente è anche un retaggio del franchismo dove erano incoraggiate le famiglie numerose in case piccole. In casa mia a Milano in 100 metri quadri ci sono 2 stanze da letto solamente. Da queste derivano in spagna preferenze quasi continue per gli armadi incassati: in Italia sono ancora pochi. Un’altra differenza (se cerchiamo il pelo nell’uovo) è che nelle case nuove trovi giá gli armadietti della cucina: di fatto questo limita molto i negozi di mobili di cucine, sono quasi inesistenti.
Francesca, Colonia, Germania Caro Daniele, ti mando le foto, ma ti avviso che la casa non è al suo meglio. Durante le vacanze non ho messo in ordine e come puoi vedere dalle foto la cosa si nota molto!
Il mobile è degli anni 20, una tipica credenza con piano di lavoro, cella per il ghiaccio e timer per la cottura delle uova.
Si tratta comunque di due appartamenti uniti in un edificio costruito nel 1903. I soffitti sono alti 3,90 m e qua e là è rimasto anche qualche stucco che è sopravvissuto i bambardamenti della seconda guerra.
Siamo in Germania dal settembre 1995, siamo venuti qui perché mio marito doveva fare un post dottorato al conservatorio di Colonia (è un musicista classico).
Insomma, ci si arrangia. Fammi sapere come va la tua ricerca, e se riesci a concludere qualcosa.
Come vedi ho uno studio pieno di libri e (un gatto) e un’anticamera. Il salone è sullo stesso stile, nè italiano né spagnolo
Saluti Francesca
Sinceramente l’unica diversità vera fra una casa spagnola ed una italiana la vedo nella distribuzione: qua in spagna cercano di fare le camere da letto piú piccole possibili e i saloni piú grandi. In una casa di 80 metri quadri ho visto metterci 4 camere da letto! Dove c’è solo lo spazio per passare fra il letto e le pareti e poco piú.
Daniele Gazzola Karasz, Vienna, Austria
Cucina: del tavolo il piede viene da un caffè viennese, la tavola è di marmo rosso di Verona ed è stato portato appositamente in portato in macchina. Sedie: Ikea Cuoco: “prelevato” davanti ad una Pizzeria veneta Padre Pio: comprato da un Cinese al mercato di Negrar Lampada: Murano Libreria: Scaffali: Ikea
Io lavoro nel campo eco-sociale-etico. Il nostro ufficio si occupa di standard da applicare e controllare nel tessile, come anche in altri campi. Lavoro anche come speaker per la lingua italiana presso alcune agenzie di doppiaggio qui in Germania. I piccoli, nati a Colonia, sono trilingui e vanno ad una scuola elementare tedesco-italiana.
E infine, la scelta dei mobili la fa mia moglie che ha molto piú senso del gusto di me. Io sono informatico e l’unica concessione sono i libri…
Ciao Daniele, eccoti un breve resoconto dell’arredamento composito di casa mia; esso ripecchia bene le mie origini mezze viennesi e mezze italiane.
Non so quanto “italiana” possa essere, infatti mio marito è americano e la sua influenza ha contribuito all’arredamento.
Poltrona: IKEA Tavolino: ereditato da mio nonno materno; faceva parte dell’arredo della sua casa natale a Piacenza Lampada: IKEA Salotto: Divano: comprato a Vienna Sgabello: preso a Vienna Armadietto: ereditato da mia Nonna; faceva parte dell’arredo della casa dei miei bisnonni a Sermide (Provincia diMantova) Maschera: comprata in Sudafrica (Origine Camerunese) Quadro: dipinto da mia Nonna Elena Schiavi (portato dall’Italia)
Riccardo, Barcellona, Spagna Salve Son un italiano all’estero e vorrei partecipare alla tua ricerca. Vivo a Barcellona da sette anni, sposato con una catalan. Ho 48 anni Puoi specificarmi meglio come vuoi le foto? Saluti e auguri Ciao Daniele Sono solo 3 foto e le ho scattate stamattina con il cellulare. Il problema è che mia moglie non vuole partecipare e devo farle di nascosto…….. Commenti su il mix di arredamento: non penso si veda molto. Ho cominciato come tutti 7 anni fa con tutto IKEA e pezzo a pezzo lo sto cambiando per qualcosa di piú originale
Lo spazio nelle camere da letto è visto come inutile e probabilmente è anche un retaggio del franchismo dove erano incoraggiate le famiglie numerose in case piccole. In casa mia a Milano in 100 metri quadri ci sono 2 stanze da letto solamente. Da queste derivano in spagna preferenze quasi continue per gli armadi incassati: in Italia sono ancora pochi. Un’altra differenza (se cerchiamo il pelo nell’uovo) è che nelle case nuove trovi giá gli armadietti della cucina: di fatto questo limita molto i negozi di mobili di cucine, sono quasi inesistenti.
Francesca, Colonia, Germania Caro Daniele, ti mando le foto, ma ti avviso che la casa non è al suo meglio. Durante le vacanze non ho messo in ordine e come puoi vedere dalle foto la cosa si nota molto!
Il mobile è degli anni 20, una tipica credenza con piano di lavoro, cella per il ghiaccio e timer per la cottura delle uova.
Si tratta comunque di due appartamenti uniti in un edificio costruito nel 1903. I soffitti sono alti 3,90 m e qua e là è rimasto anche qualche stucco che è sopravvissuto i bambardamenti della seconda guerra.
Siamo in Germania dal settembre 1995, siamo venuti qui perché mio marito doveva fare un post dottorato al conservatorio di Colonia (è un musicista classico).
Insomma, ci si arrangia. Fammi sapere come va la tua ricerca, e se riesci a concludere qualcosa.
Come vedi ho uno studio pieno di libri e (un gatto) e un’anticamera. Il salone è sullo stesso stile, nè italiano né spagnolo
Saluti Francesca
Sinceramente l’unica diversità vera fra una casa spagnola ed una italiana la vedo nella distribuzione: qua in spagna cercano di fare le camere da letto piú piccole possibili e i saloni piú grandi. In una casa di 80 metri quadri ho visto metterci 4 camere da letto! Dove c’è solo lo spazio per passare fra il letto e le pareti e poco piú.
Daniele Gazzola Karasz, Vienna, Austria
Cucina: del tavolo il piede viene da un caffè viennese, la tavola è di marmo rosso di Verona ed è stato portato appositamente in portato in macchina. Sedie: Ikea Cuoco: “prelevato” davanti ad una Pizzeria veneta Padre Pio: comprato da un Cinese al mercato di Negrar Lampada: Murano Libreria: Scaffali: Ikea
Io lavoro nel campo eco-sociale-etico. Il nostro ufficio si occupa di standard da applicare e controllare nel tessile, come anche in altri campi. Lavoro anche come speaker per la lingua italiana presso alcune agenzie di doppiaggio qui in Germania. I piccoli, nati a Colonia, sono trilingui e vanno ad una scuola elementare tedesco-italiana.
E infine, la scelta dei mobili la fa mia moglie che ha molto piú senso del gusto di me. Io sono informatico e l’unica concessione sono i libri…
Ciao Daniele, eccoti un breve resoconto dell’arredamento composito di casa mia; esso ripecchia bene le mie origini mezze viennesi e mezze italiane.
Non so quanto “italiana” possa essere, infatti mio marito è americano e la sua influenza ha contribuito all’arredamento.
Poltrona: IKEA Tavolino: ereditato da mio nonno materno; faceva parte dell’arredo della sua casa natale a Piacenza Lampada: IKEA Salotto: Divano: comprato a Vienna Sgabello: preso a Vienna Armadietto: ereditato da mia Nonna; faceva parte dell’arredo della casa dei miei bisnonni a Sermide (Provincia diMantova) Maschera: comprata in Sudafrica (Origine Camerunese) Quadro: dipinto da mia Nonna Elena Schiavi (portato dall’Italia)
ALTRE DESTINAZIONI D’USO Interni di una masseria disabitata
Fotografie di Emanuele Spano
ALTRE DESTINAZIONI D’USO Interni di una masseria disabitata
Fotografie di Emanuele Spano
spazio occupato dagli oggetti nell’esposizione e da quanto lavoro si è reso necessario per ripararli o trasportarli, variano dai pochi cent per un vasetto a 50 euro per un divano. L’idea alla base diARM è il riciclaggio in senso lato, tanto degli oggetti quanto delle persone. Il personale è infatti costituito da persone che per diverse ragioni si sono trovate ai margini della società (disoccupati, senzatetto, ex tossicodipendenti, pazienti psichiatrici). La “professionalizzazione” della pratica del riciclaggio diventa quindi metafora della funzione sociale di A.R.M. che proprio per questo motivo è molto radicato nella città: un punto di riferimento per i collezionisti, che spesso recuperano così oggetti altrimenti introvabili, e per i tanti studenti fuori sede di Utrecht, che devono arredare case per periodi circoscritti a prezzi contenuti.
Etnopride La casa come luogo delle origini Con il termine “Ethnoscape”, coniato dall’antropologo Arjun Appadurai, si intende il panorama delle persone che costituisce il mondo mutevole dei turisti, degli immigrati, dei rifugiati, degli esiliati, dei lavoratori ospiti e di altri gruppi e individui in movimento. I loro flussi sono un tratto essenziale del mondo e, sempre più, sono in grado di influenzare la politica delle (e tra le) nazioni a un livello mai raggiunto prima. Etnopride (“orgoglio etnico”) è la tendenza che, a vari livelli ma soprattutto nell’ambiente domestico, vede l’affermazione netta e assertiva delle proprie radici culturali, della propria storia, delle proprie specificità locali. Un forte senso di appartenenza che si manifesta anche nella voglia di ridefinire, in tempi di globalizzazione, i principi di integrità e di valore delle proprie comunità originarie che convivono (o si oppongono) alla moderna società dei consumi senza mescolarsi definitivamente con essa. Grote Avontuur Amsterdam Grote Avontuur è un negozio di mobili ed oggettistica dedicato al folklore proveniente da ogni parte del mondo: Russia, Asia e soprattutto dall’Olanda. All’interno del negozio viene ricreato un “ambiente tipico Old Dutch” e l’offerta merceologica gioca sulle icone e gli stilemi tipici olandesi. Alcuni esempi: un semplice libro probabilmente di provenienza asiatica, con una copertina realizzata nei tipici colori olandesi (rosso, bianco, blu) su cui vengono
applicate immagini di olandesine in costume; una lampada con stampa digitale raffigurante un’immagine di tipico folclore olandese; copie di mobili in legno in stile contadino; tovaglie in pizzo con merletti di plastica. Non gli oggetti in sé ma la selezione degli oggetti presenti all’interno di Grote Avontuur creano un ambiente in bilico tra il kitsch ed il folcloristico. L’ispirazione è il negozio di souvenir per turisti, ma portato all’eccesso. Il vero tema dominante è l’estetizzazione del folklore locale, una riedizione di elementi legati ad un passato –non necessariamente vissuto dai possibili compratori- in chiave ironica e “pop”, non sentimentale. Il compratore diventa turista nel proprio paese. Effetto sorpresa La casa pop up Tendenza caratterizzata dal desiderio di affidarsi al caso, di lasciarsi attraversare da ciò che succede, alla ricerca di un continuo effetto sorpresa. Una pratica casuale dell’esistenza che aiuta a concepire la mutevolezza delle situazioni e delle relazioni come un’opportunità. Una condizione liquida dalle traiettorie imprevedibili, in cui si preferisce l’immediatezza alla pianificazione e il piacere dell’imprevisto alla previsione del piacere. Spazi crossover Parigi La gerarchia e l’uso degli spazi abitativi stanno mutando velocemente. L’apripista è stato il settore del Food. Ristoranti che hanno cominciato ad aprire in luoghi che avevano poco a che fare con il cibo: librerie, musei, saloni di bellezza. Questa che è ormai una tendenza consolidata nei luoghi di consumo si sta lentamente estendendo anche ai luoghi abitativi. Non parliamo semplicemente di open space, ma di ambienti dalla funzione multipla. La sala da pranzo si ibrida con la zona studio-libreria, l’ingresso funge anche da cucina e soggiorno, una cabina doccia traslucida fa sfoggio di sé nel mezzo della camera da letto, la libreria si trasferisce in bagno, luogo sempre di più deputato al relax e al selfcare. Le esigenze spaziali e funzionali mutano insieme agli stili di vita. Alle esistenze liquide di cui tanto si parla non possono che corrispondere spazi liquidi, in continua mutazione. Agli ambienti predefiniti, si preferiscono soluzioni sorprendenti, metamorfiche, cangianti, fuori dagli schemi codificati, insomma, all’insegna del disordine creativo.
Il letto/schermo Madrid Un letto in più, anzi due. Ad una delle pareti del soggiorno è ancorato un letto a castello, i due piani di appoggio ruotano e possono posizionarsi in maniera orizzontale o verticale. La struttura “a C” di sostegno agganciata al muro è di ferro verniciato, la rete del letto è una semplice tavola truciolare. Il prodotto è di una azienda catalana. Il meccanismo che permette le due posizioni è estremamente semplice da utilizzare. Quando il letto è verticale si utilizzano due cinghie elastiche perché non si smonti o si muova il materasso. Lo spazio è sfruttato al meglio e il letto è comodo e veloce da sistemare, un oggetto non da nascondere, ma da esibire e utilizzare anche in maniera alternativa. Una volta posto in posizione verticale, il letto diviene schermo di proiezione. La televisione, l’ ”oggetto” per antonomasia delle nostre case, sparisce. Al suo posto un altro, meno ingombrante, un proiettore collegato ad una antenna satellitare. Il proiettore è in soggiorno, sospeso sopra il divano, l’immagine sulla parete-letto di fronte. Si regola con un normale telecomando, è collegato ad un decoder, a un lettore dvd e allo stereo. L’audio si ascolta attraverso le casse dello stereo.
Famiglie altre La casa di molti La casa non è più solo esclusivamente “monofamiliare” ma sempre più spesso “plurisingolare”. Abitata cioè da persone singole, non legate tra di loro da rapporti parentali bensì amicali, di prossimità fisica o di comunanza di interessi. Sono le “famiglie per scelta”, microcomunità aperte e orizzontali, da cui si entra e si esce liberamente e in cui, come in un laboratorio, si sperimentano nuove relazioni sociali. Questa trasformazione porta necessariamente con sé il ripensamento di diversi aspetti della quotidianità, che oscilla tra i due poli di “pubblico” e “privato”. C’è posta per tutti Berlino Una cassetta della posta fa bella mostra di sé in una cucina abitata da quattro giovani liberi professionisti che condividono un appartamento nel quartiere berlinese di Friedrichshain. La cucina è lo spazio in comune che i quattro usano anche come socializing room. La cassetta della posta è necessaria dato che nell’atrio del palazzo, dove si trovano tutte le cassette del
condominio, ogni appartamento ha a disposizione una sola mailbox. Però gli inquilini dell’appartamento sono persone singole che non appartengono allo stesso nucleo familiare, quindi la posta deve essere ulteriormente smistata all’interno dell’appartamento. Ogni giorno, a turno, gli inquilini prendono la posta nella mailbox esterna e la smistano nell’appartamento nella mailbox interna. C’è chi come mailbox interna usa una scatola, chi un raccoglitore. Un oggetto specifico per questo tipo di funzione, ovvero per una cassetta della posta per interni, non è ancora sul mercato. Nel micro, un esempio di come l’evoluzione del modello tradizionale di famiglia sta ridefinendo gli spazi abitativi e generando nuovi bisogni. Quello della posta è uno di questi. La mailbox interna non ha ancora una sua iconografia, un suo codice espressivo, una specifica dignità di oggetto. Le soluzioni sono per ora lasciate al singolo e alla sua creatività.
Percorsi Stabili Fotografie di Gabriele Rossi
Nostalgia Il Magazzino dei ricordi Tendenza al riuso continuo degli stili e dei comportamenti del passato, inteso come serbatoio vitale di temi formali, icone, riferimenti grafici, artistici e figurativi cui ciclicamente moda, pubblicità, comunicazione, grafica e design attingono. Una fascinazione che continuamente ritorna attraverso il meccanismo della citazione, nell’intento di attualizzare, in modi sempre nuovi, un solido pugno di stilemi formali archetipici.
Ostalgie Berlino A Berlino il vintage caratterizza molte situazioni abitative. Può essere l’armadio acquistato dal rigattiere, o il soprammobile comprato al mercatino delle pulci, o il divano acquistato da e-bay . Tra i mobili e gli accessori di gusto retrò le regine incontrastate risultano essere le lampade. Sono pezzi di modernariato anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Le lampadine sono per lo più fioche e fanno una luce gialla, calda. Il paralume è in tessuto colorato e ha dimensioni grandi, quasi ingombranti. Lo stile retrò è amato anche negli arredi di locali e club, dove si tende di creare un’atmosfera da “soggiorno”, come dimostrano i nomi di sapore intimista di alcuni caffè, per esempio “Wohnzimmer” (= il salotto), “Dachkammer” (= la mansardina). Lo stile retrò ha visto qui a Berlino un vero e proprio boom, soprattutto negli ultimi anni in seguito al Segue a pagina 79
Sabato, 24 Giugno 2006
spazio occupato dagli oggetti nell’esposizione e da quanto lavoro si è reso necessario per ripararli o trasportarli, variano dai pochi cent per un vasetto a 50 euro per un divano. L’idea alla base diARM è il riciclaggio in senso lato, tanto degli oggetti quanto delle persone. Il personale è infatti costituito da persone che per diverse ragioni si sono trovate ai margini della società (disoccupati, senzatetto, ex tossicodipendenti, pazienti psichiatrici). La “professionalizzazione” della pratica del riciclaggio diventa quindi metafora della funzione sociale di A.R.M. che proprio per questo motivo è molto radicato nella città: un punto di riferimento per i collezionisti, che spesso recuperano così oggetti altrimenti introvabili, e per i tanti studenti fuori sede di Utrecht, che devono arredare case per periodi circoscritti a prezzi contenuti.
Etnopride La casa come luogo delle origini Con il termine “Ethnoscape”, coniato dall’antropologo Arjun Appadurai, si intende il panorama delle persone che costituisce il mondo mutevole dei turisti, degli immigrati, dei rifugiati, degli esiliati, dei lavoratori ospiti e di altri gruppi e individui in movimento. I loro flussi sono un tratto essenziale del mondo e, sempre più, sono in grado di influenzare la politica delle (e tra le) nazioni a un livello mai raggiunto prima. Etnopride (“orgoglio etnico”) è la tendenza che, a vari livelli ma soprattutto nell’ambiente domestico, vede l’affermazione netta e assertiva delle proprie radici culturali, della propria storia, delle proprie specificità locali. Un forte senso di appartenenza che si manifesta anche nella voglia di ridefinire, in tempi di globalizzazione, i principi di integrità e di valore delle proprie comunità originarie che convivono (o si oppongono) alla moderna società dei consumi senza mescolarsi definitivamente con essa. Grote Avontuur Amsterdam Grote Avontuur è un negozio di mobili ed oggettistica dedicato al folklore proveniente da ogni parte del mondo: Russia, Asia e soprattutto dall’Olanda. All’interno del negozio viene ricreato un “ambiente tipico Old Dutch” e l’offerta merceologica gioca sulle icone e gli stilemi tipici olandesi. Alcuni esempi: un semplice libro probabilmente di provenienza asiatica, con una copertina realizzata nei tipici colori olandesi (rosso, bianco, blu) su cui vengono
applicate immagini di olandesine in costume; una lampada con stampa digitale raffigurante un’immagine di tipico folclore olandese; copie di mobili in legno in stile contadino; tovaglie in pizzo con merletti di plastica. Non gli oggetti in sé ma la selezione degli oggetti presenti all’interno di Grote Avontuur creano un ambiente in bilico tra il kitsch ed il folcloristico. L’ispirazione è il negozio di souvenir per turisti, ma portato all’eccesso. Il vero tema dominante è l’estetizzazione del folklore locale, una riedizione di elementi legati ad un passato –non necessariamente vissuto dai possibili compratori- in chiave ironica e “pop”, non sentimentale. Il compratore diventa turista nel proprio paese. Effetto sorpresa La casa pop up Tendenza caratterizzata dal desiderio di affidarsi al caso, di lasciarsi attraversare da ciò che succede, alla ricerca di un continuo effetto sorpresa. Una pratica casuale dell’esistenza che aiuta a concepire la mutevolezza delle situazioni e delle relazioni come un’opportunità. Una condizione liquida dalle traiettorie imprevedibili, in cui si preferisce l’immediatezza alla pianificazione e il piacere dell’imprevisto alla previsione del piacere. Spazi crossover Parigi La gerarchia e l’uso degli spazi abitativi stanno mutando velocemente. L’apripista è stato il settore del Food. Ristoranti che hanno cominciato ad aprire in luoghi che avevano poco a che fare con il cibo: librerie, musei, saloni di bellezza. Questa che è ormai una tendenza consolidata nei luoghi di consumo si sta lentamente estendendo anche ai luoghi abitativi. Non parliamo semplicemente di open space, ma di ambienti dalla funzione multipla. La sala da pranzo si ibrida con la zona studio-libreria, l’ingresso funge anche da cucina e soggiorno, una cabina doccia traslucida fa sfoggio di sé nel mezzo della camera da letto, la libreria si trasferisce in bagno, luogo sempre di più deputato al relax e al selfcare. Le esigenze spaziali e funzionali mutano insieme agli stili di vita. Alle esistenze liquide di cui tanto si parla non possono che corrispondere spazi liquidi, in continua mutazione. Agli ambienti predefiniti, si preferiscono soluzioni sorprendenti, metamorfiche, cangianti, fuori dagli schemi codificati, insomma, all’insegna del disordine creativo.
Il letto/schermo Madrid Un letto in più, anzi due. Ad una delle pareti del soggiorno è ancorato un letto a castello, i due piani di appoggio ruotano e possono posizionarsi in maniera orizzontale o verticale. La struttura “a C” di sostegno agganciata al muro è di ferro verniciato, la rete del letto è una semplice tavola truciolare. Il prodotto è di una azienda catalana. Il meccanismo che permette le due posizioni è estremamente semplice da utilizzare. Quando il letto è verticale si utilizzano due cinghie elastiche perché non si smonti o si muova il materasso. Lo spazio è sfruttato al meglio e il letto è comodo e veloce da sistemare, un oggetto non da nascondere, ma da esibire e utilizzare anche in maniera alternativa. Una volta posto in posizione verticale, il letto diviene schermo di proiezione. La televisione, l’ ”oggetto” per antonomasia delle nostre case, sparisce. Al suo posto un altro, meno ingombrante, un proiettore collegato ad una antenna satellitare. Il proiettore è in soggiorno, sospeso sopra il divano, l’immagine sulla parete-letto di fronte. Si regola con un normale telecomando, è collegato ad un decoder, a un lettore dvd e allo stereo. L’audio si ascolta attraverso le casse dello stereo.
Famiglie altre La casa di molti La casa non è più solo esclusivamente “monofamiliare” ma sempre più spesso “plurisingolare”. Abitata cioè da persone singole, non legate tra di loro da rapporti parentali bensì amicali, di prossimità fisica o di comunanza di interessi. Sono le “famiglie per scelta”, microcomunità aperte e orizzontali, da cui si entra e si esce liberamente e in cui, come in un laboratorio, si sperimentano nuove relazioni sociali. Questa trasformazione porta necessariamente con sé il ripensamento di diversi aspetti della quotidianità, che oscilla tra i due poli di “pubblico” e “privato”. C’è posta per tutti Berlino Una cassetta della posta fa bella mostra di sé in una cucina abitata da quattro giovani liberi professionisti che condividono un appartamento nel quartiere berlinese di Friedrichshain. La cucina è lo spazio in comune che i quattro usano anche come socializing room. La cassetta della posta è necessaria dato che nell’atrio del palazzo, dove si trovano tutte le cassette del
condominio, ogni appartamento ha a disposizione una sola mailbox. Però gli inquilini dell’appartamento sono persone singole che non appartengono allo stesso nucleo familiare, quindi la posta deve essere ulteriormente smistata all’interno dell’appartamento. Ogni giorno, a turno, gli inquilini prendono la posta nella mailbox esterna e la smistano nell’appartamento nella mailbox interna. C’è chi come mailbox interna usa una scatola, chi un raccoglitore. Un oggetto specifico per questo tipo di funzione, ovvero per una cassetta della posta per interni, non è ancora sul mercato. Nel micro, un esempio di come l’evoluzione del modello tradizionale di famiglia sta ridefinendo gli spazi abitativi e generando nuovi bisogni. Quello della posta è uno di questi. La mailbox interna non ha ancora una sua iconografia, un suo codice espressivo, una specifica dignità di oggetto. Le soluzioni sono per ora lasciate al singolo e alla sua creatività.
Percorsi Stabili Fotografie di Gabriele Rossi
Nostalgia Il Magazzino dei ricordi Tendenza al riuso continuo degli stili e dei comportamenti del passato, inteso come serbatoio vitale di temi formali, icone, riferimenti grafici, artistici e figurativi cui ciclicamente moda, pubblicità, comunicazione, grafica e design attingono. Una fascinazione che continuamente ritorna attraverso il meccanismo della citazione, nell’intento di attualizzare, in modi sempre nuovi, un solido pugno di stilemi formali archetipici.
Ostalgie Berlino A Berlino il vintage caratterizza molte situazioni abitative. Può essere l’armadio acquistato dal rigattiere, o il soprammobile comprato al mercatino delle pulci, o il divano acquistato da e-bay . Tra i mobili e gli accessori di gusto retrò le regine incontrastate risultano essere le lampade. Sono pezzi di modernariato anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Le lampadine sono per lo più fioche e fanno una luce gialla, calda. Il paralume è in tessuto colorato e ha dimensioni grandi, quasi ingombranti. Lo stile retrò è amato anche negli arredi di locali e club, dove si tende di creare un’atmosfera da “soggiorno”, come dimostrano i nomi di sapore intimista di alcuni caffè, per esempio “Wohnzimmer” (= il salotto), “Dachkammer” (= la mansardina). Lo stile retrò ha visto qui a Berlino un vero e proprio boom, soprattutto negli ultimi anni in seguito al Segue a pagina 79
Sabato, 24 Giugno 2006
Conversation beetween : ME ( Danilos Lytton ) Jilly Kidd ( poet from London ) - he lived for 4 years in Milano - he build a no profit writers group in SL ) Gordon Petrov (an Italian Poet ) Paggles Whitman ( actor and SL Castle owner ) Introduzione Una conversazione sui modi dell abitare SL , sul perchè delle esigenze del costruirsi spazi privati ( se ce ne possono essere ! ), Sulle motivazioni che spingono le proprie identità virtuali ad acquistare o possedere beni “materiali” , e su come l’ estensione , o la rottura del SE’ con la propria identità digitale possa influenzare la vita reale . -
Spazi virtuali
[8:04] You: Da cosa nasce l’esigenza di costruirsi un proprio luogo o spazio abitativo digitale ? [8:04] Jilly Kidd: for what reason or need do you feel we have to have a digital home ? [8:05] Jilly Kidd: per me ci sono diversi motivi, un posto dove parlare piu in privato, e anche per scappare - solo gli amici mi trovano li [8:06] Jilly Kidd: sembra che tanti vogliono un posto loro - anche se non c’e bisogno [8:06] Gordon Petrov: la mimesi della vita in quegli aspetti non proopriamente necessari, già. Io sono rimasto per molto tempo un vagabondo, senza precisa collocazione [8:07] Jilly Kidd: io lavoro sul mio computer a casa e lascio jilly a casa in caso qualcuno qui has bisogno di me
[8:13] Jilly Kidd: io e mio avatar siamo la stessa persona , il lavoro e la mia vita qui sono un’estensione della mia vita e il mio lavoro RL [8:14] You: ok ! now talk about the SL object 8:14] You: E’ il proprio avatar ad affezionarsi agli oggetti che lo circondano o il suo corrispettivo che prova piacere nel immaginare la possessione di un bene virtuale ? [8:14] You: petrov cosa ne pensi ? [8:15] Gordon Petrov: io, [8:15] Jilly Kidd: my avatar is me i think [8:15] Gordon Petrov: io ci ho messo un po’ prima di prendere casa , è il passaggio reale dal gioco alla simulazione della vita [8:16] Gordon Petrov: è quando decidi di poter spendere qualcosa [8:18] Gordon Petrov: e lo spendi per gli stessi motivi [8:18] Gordon Petrov: per cui si spende normalmente , anche un’inutilissima cucina [8:21] Gordon Petrov: io ho camera da letto e tutto , [8:15] Paggles Whitman: its an identity crisis, sometimes [8:18] Gordon Petrov: vanità...piacere agli altri [8:15] Jilly Kidd: io me affeziono,art is lovely here ! [8:16] Jilly Kidd: paggles has a dream castle [8:18] Jilly Kidd: per me tante cose sono belle qui anche se sono un poco kitsch in RL [8:16] Paggles Whitman: Yes, and easily accesible, thats the good part [8:18] Paggles Whitman: My Castle really is rather drab - no furniture at the moment and it’s too dark - all one ugly color [8:20] Jilly Kidd: i’m very similar here to RL [8:20] Jilly Kidd: c’e chi vuole una casa per
[8:38] Jilly Kidd: quindi vogliono comprare textures fatte usando delle foto ,e la gente vuole una casa e un ufficio come quello vero , possiamo tutti esprimerci con la nostra casa [8:23] You: quindi è SL che in alcuni casi influenza RL ? [8:24] Paggles Whitman: The greatest thing about SL to me, is that we are all equal. [8:25] Gordon Petrov: ci sono oggetti totalmente inutili, come la mia cucina o i cellulari -sic [8:25] Jilly Kidd: ah paggles ha detto che e stupendo che siamo tutti uguali - e vero. anche l’apparenza [8:25] You: bhe si [8:25] Gordon Petrov: tuttavia espletano una funzione pertinente l’estetica [8:25] Jilly Kidd: il bagno non seerve ma fa divertire! [8:27] Gordon Petrov: tutte le cose che caratterizzan life hanno diritto a entrarvi [8:30] Jilly Kidd: è importante capire che in SL non c’è privato ! c’e solo un modo di avere un po di privato, devi avere un skybox alto nel cielo !! [8:32] You: quindi ogni luogo fisico , come un appartamento o un uffico non è realmente un luogo privato ! si può far si che alcuni utenti non entrino , ma di base è un luogo pubblico ! [8:33] You: L’unico modo per avere un luogo realmente privato è acquistare un pezzo di terra e costruirsi uno Skybox , che è un pò come una casa frà le nuvole !! [9:00] Esiste ad ora un problema urbanistico
Fotografie di Danilos Lytton [8:07] Jilly Kidd: ci sono delle case molto sofisticate , castelli , posti di fantasia [8:08] You: mmm ... posti del desiderio insomma .. [8:08] Jilly Kidd: anche belle case che non possiamo permetterci in RL [8:08] Gordon Petrov: una è riprodurre se stessi il più posibile fedelmente [8:08] Jilly Kidd: ma anche case come questa [8:09] Jilly Kidd: si c’e gente che sta qui proprio come sono in RL [8:09] Gordon Petrov: l’altra è crearsi totlamente altri [8:09] Jilly Kidd: Gordon si rassomiglia tanto [8:10] Jilly Kidd: c’e gente chi vuole qualsiasi casa, solo per avere un posto tutto loro , anche una piccoloa casa [8:10] Jilly Kidd: yes i think living our fantasy is a main thing [8:10] You: è quindi da sottintender che un luogo privato su SL non è propriamente un luogo privato ma solo una zona dove poter essere riparati dagli occhi di tutti ! 8:11] You: and what’s the difference beetween an office and a living space ? in SL ! [8:11] Jilly Kidd: io ho bisogno di tutti e due, come a casa in RL [8:11] Alanagh Recreant: the difference between an office and a living space is functionality [8:12] Alanagh Recreant: the living space is more personal in its design with places to hang out and dance and sleep and work (a bit) [8:12] Alanagh Recreant: it is a need for me personally [8:12] Jilly Kidd: la casa e piu comoda - c’e un’altra atmosfera creata dai mobili e arte
avere una vita segreta - amanti [8:21] Jilly Kidd: tanti la vogliono per quel motivo [8:21] Gordon Petrov: già, amanti plurimi [8:21] Gordon Petrov: dato che si può escludere dalla vista chi si vuole [8:21] Jilly Kidd: fanno una casa tutto come in RL con camera da letto e tutto , non si puo escludere [8:22] You: In che modo pensate che l’abitare in SL può influenzare desideri e stili in RL ? [8:22] Jilly Kidd: per me e come la pubblicita [8:22] Paggles Whitman: There is an in-between of sorts, I think. The more I interact in here, the more I become the person I visualise. I am not an actor in RL, but here I can find a stage and do that. It can be exhilerating. [8:22] Gordon Petrov: certo, le influenze passano di realtà in realtà [8:22] Gordon Petrov: osmoticamente [8:23] Jilly Kidd: quello che faccio qui me entra nella mente e mi da il desiderio di avere quelle cose [8:23] Gordon Petrov: tutto dipene da quanto uno ci vive ... [8:23] Jilly Kidd: no, le case sono strane! [8:23] Jilly Kidd: you’re right paggles - it’s like a stage [8:23] Jilly Kidd: paggles fa l’attore e questo puo essere come un palcoscenico [8:24] Jilly Kidd: siamo sempre guardate - non e possibile essere private [8:33] Jilly Kidd: poi tutti i costruttori migliori hanno un ‘look’ proprio loro [8:33] Jilly Kidd: mia casa e fatto da Johnny Austin - la casa di vetro - e si riconosce sempre suo stile di architettura
o di pianificazione formale della piattaforma SL per quanto riguarda infrastrutture e strutture private ? [9:01] Jilly Kidd: siamo tutti responsabile per nostra isola o pezzo di terra [9:01] Jilly Kidd: come quest’isola [9:01] Jilly Kidd: e dobbiamo progettare in modo buono [9:02] Jilly Kidd: we have to make it all work and look tidy in our own area [9:03] Jilly Kidd: and attract people somehow - give them something to make them want to keep coming back
“Gli interni fotografati appartengono ai progetti di “Milano”, “Roma” o altre isole residenziali di Second Life. Molte città italiane vedono infatti su SL un loro corrispettivo digitale con monumenti, piazze, strade e vie riconoscibili. Gli interni “fotografati” sono propri della community italiana su SL.
Conversation beetween : ME ( Danilos Lytton ) Jilly Kidd ( poet from London ) - he lived for 4 years in Milano - he build a no profit writers group in SL ) Gordon Petrov (an Italian Poet ) Paggles Whitman ( actor and SL Castle owner ) Introduzione Una conversazione sui modi dell abitare SL , sul perchè delle esigenze del costruirsi spazi privati ( se ce ne possono essere ! ), Sulle motivazioni che spingono le proprie identità virtuali ad acquistare o possedere beni “materiali” , e su come l’ estensione , o la rottura del SE’ con la propria identità digitale possa influenzare la vita reale . -
Spazi virtuali
[8:04] You: Da cosa nasce l’esigenza di costruirsi un proprio luogo o spazio abitativo digitale ? [8:04] Jilly Kidd: for what reason or need do you feel we have to have a digital home ? [8:05] Jilly Kidd: per me ci sono diversi motivi, un posto dove parlare piu in privato, e anche per scappare - solo gli amici mi trovano li [8:06] Jilly Kidd: sembra che tanti vogliono un posto loro - anche se non c’e bisogno [8:06] Gordon Petrov: la mimesi della vita in quegli aspetti non proopriamente necessari, già. Io sono rimasto per molto tempo un vagabondo, senza precisa collocazione [8:07] Jilly Kidd: io lavoro sul mio computer a casa e lascio jilly a casa in caso qualcuno qui has bisogno di me
[8:13] Jilly Kidd: io e mio avatar siamo la stessa persona , il lavoro e la mia vita qui sono un’estensione della mia vita e il mio lavoro RL [8:14] You: ok ! now talk about the SL object 8:14] You: E’ il proprio avatar ad affezionarsi agli oggetti che lo circondano o il suo corrispettivo che prova piacere nel immaginare la possessione di un bene virtuale ? [8:14] You: petrov cosa ne pensi ? [8:15] Gordon Petrov: io, [8:15] Jilly Kidd: my avatar is me i think [8:15] Gordon Petrov: io ci ho messo un po’ prima di prendere casa , è il passaggio reale dal gioco alla simulazione della vita [8:16] Gordon Petrov: è quando decidi di poter spendere qualcosa [8:18] Gordon Petrov: e lo spendi per gli stessi motivi [8:18] Gordon Petrov: per cui si spende normalmente , anche un’inutilissima cucina [8:21] Gordon Petrov: io ho camera da letto e tutto , [8:15] Paggles Whitman: its an identity crisis, sometimes [8:18] Gordon Petrov: vanità...piacere agli altri [8:15] Jilly Kidd: io me affeziono,art is lovely here ! [8:16] Jilly Kidd: paggles has a dream castle [8:18] Jilly Kidd: per me tante cose sono belle qui anche se sono un poco kitsch in RL [8:16] Paggles Whitman: Yes, and easily accesible, thats the good part [8:18] Paggles Whitman: My Castle really is rather drab - no furniture at the moment and it’s too dark - all one ugly color [8:20] Jilly Kidd: i’m very similar here to RL [8:20] Jilly Kidd: c’e chi vuole una casa per
[8:38] Jilly Kidd: quindi vogliono comprare textures fatte usando delle foto ,e la gente vuole una casa e un ufficio come quello vero , possiamo tutti esprimerci con la nostra casa [8:23] You: quindi è SL che in alcuni casi influenza RL ? [8:24] Paggles Whitman: The greatest thing about SL to me, is that we are all equal. [8:25] Gordon Petrov: ci sono oggetti totalmente inutili, come la mia cucina o i cellulari -sic [8:25] Jilly Kidd: ah paggles ha detto che e stupendo che siamo tutti uguali - e vero. anche l’apparenza [8:25] You: bhe si [8:25] Gordon Petrov: tuttavia espletano una funzione pertinente l’estetica [8:25] Jilly Kidd: il bagno non seerve ma fa divertire! [8:27] Gordon Petrov: tutte le cose che caratterizzan life hanno diritto a entrarvi [8:30] Jilly Kidd: è importante capire che in SL non c’è privato ! c’e solo un modo di avere un po di privato, devi avere un skybox alto nel cielo !! [8:32] You: quindi ogni luogo fisico , come un appartamento o un uffico non è realmente un luogo privato ! si può far si che alcuni utenti non entrino , ma di base è un luogo pubblico ! [8:33] You: L’unico modo per avere un luogo realmente privato è acquistare un pezzo di terra e costruirsi uno Skybox , che è un pò come una casa frà le nuvole !! [9:00] Esiste ad ora un problema urbanistico
Fotografie di Danilos Lytton [8:07] Jilly Kidd: ci sono delle case molto sofisticate , castelli , posti di fantasia [8:08] You: mmm ... posti del desiderio insomma .. [8:08] Jilly Kidd: anche belle case che non possiamo permetterci in RL [8:08] Gordon Petrov: una è riprodurre se stessi il più posibile fedelmente [8:08] Jilly Kidd: ma anche case come questa [8:09] Jilly Kidd: si c’e gente che sta qui proprio come sono in RL [8:09] Gordon Petrov: l’altra è crearsi totlamente altri [8:09] Jilly Kidd: Gordon si rassomiglia tanto [8:10] Jilly Kidd: c’e gente chi vuole qualsiasi casa, solo per avere un posto tutto loro , anche una piccoloa casa [8:10] Jilly Kidd: yes i think living our fantasy is a main thing [8:10] You: è quindi da sottintender che un luogo privato su SL non è propriamente un luogo privato ma solo una zona dove poter essere riparati dagli occhi di tutti ! 8:11] You: and what’s the difference beetween an office and a living space ? in SL ! [8:11] Jilly Kidd: io ho bisogno di tutti e due, come a casa in RL [8:11] Alanagh Recreant: the difference between an office and a living space is functionality [8:12] Alanagh Recreant: the living space is more personal in its design with places to hang out and dance and sleep and work (a bit) [8:12] Alanagh Recreant: it is a need for me personally [8:12] Jilly Kidd: la casa e piu comoda - c’e un’altra atmosfera creata dai mobili e arte
avere una vita segreta - amanti [8:21] Jilly Kidd: tanti la vogliono per quel motivo [8:21] Gordon Petrov: già, amanti plurimi [8:21] Gordon Petrov: dato che si può escludere dalla vista chi si vuole [8:21] Jilly Kidd: fanno una casa tutto come in RL con camera da letto e tutto , non si puo escludere [8:22] You: In che modo pensate che l’abitare in SL può influenzare desideri e stili in RL ? [8:22] Jilly Kidd: per me e come la pubblicita [8:22] Paggles Whitman: There is an in-between of sorts, I think. The more I interact in here, the more I become the person I visualise. I am not an actor in RL, but here I can find a stage and do that. It can be exhilerating. [8:22] Gordon Petrov: certo, le influenze passano di realtà in realtà [8:22] Gordon Petrov: osmoticamente [8:23] Jilly Kidd: quello che faccio qui me entra nella mente e mi da il desiderio di avere quelle cose [8:23] Gordon Petrov: tutto dipene da quanto uno ci vive ... [8:23] Jilly Kidd: no, le case sono strane! [8:23] Jilly Kidd: you’re right paggles - it’s like a stage [8:23] Jilly Kidd: paggles fa l’attore e questo puo essere come un palcoscenico [8:24] Jilly Kidd: siamo sempre guardate - non e possibile essere private [8:33] Jilly Kidd: poi tutti i costruttori migliori hanno un ‘look’ proprio loro [8:33] Jilly Kidd: mia casa e fatto da Johnny Austin - la casa di vetro - e si riconosce sempre suo stile di architettura
o di pianificazione formale della piattaforma SL per quanto riguarda infrastrutture e strutture private ? [9:01] Jilly Kidd: siamo tutti responsabile per nostra isola o pezzo di terra [9:01] Jilly Kidd: come quest’isola [9:01] Jilly Kidd: e dobbiamo progettare in modo buono [9:02] Jilly Kidd: we have to make it all work and look tidy in our own area [9:03] Jilly Kidd: and attract people somehow - give them something to make them want to keep coming back
“Gli interni fotografati appartengono ai progetti di “Milano”, “Roma” o altre isole residenziali di Second Life. Molte città italiane vedono infatti su SL un loro corrispettivo digitale con monumenti, piazze, strade e vie riconoscibili. Gli interni “fotografati” sono propri della community italiana su SL.
Hall of
Family Fotografie di Daniele Guadalupi
Hall of
Family Fotografie di Daniele Guadalupi
Via Lomel l ina,7 uno scorcio i tal iano
Vi è lo spazio privato che è delimitato dai muri e dalle porte, in cui si costruisce il proprio luogo; si posiziona il letto, si comprano gli asciugamani, si decide quale sarà il luogo dei libri e dove starà la cassettiera. Sopra e sotto abitano altre persone che fanno la stessa cosa. Esiste un piacere comune che è quello di sbirciare nelle case dalla persone, osservarle nel loro silenzio apparente, vedere che lampadario hanno scelto o come sono fatti i loro pensili della cucina. In Italia non dà così soddisfazione come in Gran Bretagna o nel nord d’Europa dove la gente, famelica di luce, ha enormi finestre e l’assenza di tende dà la possibilità di infilarsi nei salotti della gente con molta più facilità. La sensazione che si ha di questo palazzo quando ci si passa per la prima volta è avere sotto agli occhi uno sorcio dell’intimità della gente che abitava lì, uno attimo di vita congelato nel tempo. Mentre si guarda si creano le geografie dello spazio e si intuiscono i gesti inconclusi
come svuotare la pattumiera sotto la scrivania, mettere a posto i detersivi lasciati a terra prima di fare qualcosa altro o il letto dalle lenzuola blu che sembra ancora da rifare con il cuscino che ha ancora l’impronta della testa di chi ci ha dormito la sera prima. Si osserva l’immobilità del tempo che si riversa sugli oggetti, il copriletto su letto laccato d’oro. l’asciugamano steso e il lavandino del bagno che sembra appena pulito. E poi i vari piccoli oggetti la sveglia rosa vicino al letto, la spugna azzurra nel bagno, il cartello stradale appeso nello stanza,il ferro di stiro.. Si sta a guardare con un po’ di curiosità e di imbarazzo di essere davanti a qualcosa di molto privato, ma estremamente comune: la casa e sui oggetti, l’uomo e la sua vita. Ringraziamo per l’aiuto fondamentale la Cooperativa Liberazione ( e la loro meravigliosa cassouela), i Signori del terzo piano e la ragazza incinta del quinto piano di Via Lomellina 9, L’Associazione di Via Lomellina.
Progetto di Alessia Bernardini Fotografie di Daniele Ansidei e Alessia Bernardini
Via Lomel l ina,7 uno scorcio i tal iano
Vi è lo spazio privato che è delimitato dai muri e dalle porte, in cui si costruisce il proprio luogo; si posiziona il letto, si comprano gli asciugamani, si decide quale sarà il luogo dei libri e dove starà la cassettiera. Sopra e sotto abitano altre persone che fanno la stessa cosa. Esiste un piacere comune che è quello di sbirciare nelle case dalla persone, osservarle nel loro silenzio apparente, vedere che lampadario hanno scelto o come sono fatti i loro pensili della cucina. In Italia non dà così soddisfazione come in Gran Bretagna o nel nord d’Europa dove la gente, famelica di luce, ha enormi finestre e l’assenza di tende dà la possibilità di infilarsi nei salotti della gente con molta più facilità. La sensazione che si ha di questo palazzo quando ci si passa per la prima volta è avere sotto agli occhi uno sorcio dell’intimità della gente che abitava lì, uno attimo di vita congelato nel tempo. Mentre si guarda si creano le geografie dello spazio e si intuiscono i gesti inconclusi
come svuotare la pattumiera sotto la scrivania, mettere a posto i detersivi lasciati a terra prima di fare qualcosa altro o il letto dalle lenzuola blu che sembra ancora da rifare con il cuscino che ha ancora l’impronta della testa di chi ci ha dormito la sera prima. Si osserva l’immobilità del tempo che si riversa sugli oggetti, il copriletto su letto laccato d’oro. l’asciugamano steso e il lavandino del bagno che sembra appena pulito. E poi i vari piccoli oggetti la sveglia rosa vicino al letto, la spugna azzurra nel bagno, il cartello stradale appeso nello stanza,il ferro di stiro.. Si sta a guardare con un po’ di curiosità e di imbarazzo di essere davanti a qualcosa di molto privato, ma estremamente comune: la casa e sui oggetti, l’uomo e la sua vita. Ringraziamo per l’aiuto fondamentale la Cooperativa Liberazione ( e la loro meravigliosa cassouela), i Signori del terzo piano e la ragazza incinta del quinto piano di Via Lomellina 9, L’Associazione di Via Lomellina.
Progetto di Alessia Bernardini Fotografie di Daniele Ansidei e Alessia Bernardini
PRIVACY Fotografie di alessandra Cascione
CASA MELLO 27/DIC/07 h:17:25 COPERTINO (LE)
PRIVACY Fotografie di alessandra Cascione
CASA MELLO 27/DIC/07 h:17:25 COPERTINO (LE)
fenomeno dell’Ostalgie, neologismo tedesco che si riferisce alla nostalgia per la vita nell’ex Germania Est. La parola è una crasi tra Ost (est) e Nostalgie (nostalgia) e vagheggia i momenti perduti della quotidianità durante il vecchio regime, per tutti quegli aspetti della vita e della cultura che sono scomparsi durante dopo la riunificazione. In questa dimensione di “amarcord”, l’arte, la cultura popolare e il lifestyle del socialismo reale diventano accattivanti protagonisti di un revival vintage, dove il kitsch incontra l’essenziale nella sua forma più ridotta, nel suo mood più melanconico. Stile e simboli della vecchia DDR sono stati ripescati dall’archivio della storia e reinscenati in contesti contemporanei dai toni caldi ed accoglienti. Il retrò in generale piace perché decorativo, caratteristico, ma soprattutto famigliare e quindi caldo, protettivo in grado di trasmette un senso di tranquillità, di protezione e - di conseguenza- di stabilità. In una realtà contraddistinta da insicurezza e transitorietà, lo stile retrò è un testimone storico, un punto di riferimento, una finestra nel nostro immaginario.
CASA BEGUCCI 24/DIC/07 h:15:00 COPERTINO (LE)
CASA BEGUCCI 24/DIC/07 h:15:10
COPERINO (LE)
Culti Privati La casa come luogo delle monomanie La casa intesa come luogo delle merci di culto, del collezionismo, delle passioni private. Gli oggetti emergono rispetto al loro “contenitore/sfondo” naturale e diventano magici, totemici, carichi di valenze identitarie. In questo mondo il possesso e l’accumulazione (una stessa tipologia di oggetto e le sue infinite variazioni), diventano temi centrali e oggetti propri anche della vita quotidiana assurgono al ruolo di feticci, nuovi lari della contemporaneità, che abitano la casa, insieme ai loro proprietari. Presenze cui si attribuisce un valore speciale e che partecipano ad un disegno demiurgico, ad un progetto personale di definizione della identità dei loro padroni. La collezione di piovre di Jeff San Francisco Jeff è californiano d’adozione, un’adozione riuscita. Perchè Jeff si sente, ed è, very Californian. Lavora come consulente dei colori e decoratore, ogni tanto mette in piedi qualche progetto di visual art. La sua collezione di piovre è partita da una scelta mirata: “I didn’t look for frogs, I didn’t look for rabbits, I looked for octopus”. Le acquisizioni vengono fatte soprattutto durante viaggi, che
CASA BEGUCCI 24/DIC/07 h:15:25 COPERTINO (LE)
CASA CASCIONE 20/DIC/07 h:16:40 COPERTINO (LE)
caricano gli oggetti del valore aggiunto di nuove esperienze. Tanti pezzi gli vengono anche recapitati da amici che viaggiano. Quando riceve un esemplare in regalo, Jeff si mostra sempre estasiato, anche se lo ha già in collezione. “Gratifico sempre al massimo gli amici, così non smettono di cercare e prima o poi arriva il pezzo raro”. Appartengono alla raccolta anche video e libri documentaristicoscientifici sui cefalopodi. Anche un libro qualunque diventa interessante per Jeff se l’immagine dell’animale è impressa da qualche parte, in copertina, sul risguardo, in filigrana. Un tatuaggio sul braccio destro di Jeff completa la collezione. “Non posso mai fuggire la piovra. Per carità, ci sto bene, ma non sto mai senza di lei”. Si diceva che la collezione rappresenta una scelta precisa. Di più, la persona di Jeff è scientemente focalizzata sulla piovra, l’octopus gli fa sentire una connessione con l’energia e lo spirito del luogo. “Volevo qualcosa che mi facesse appartenere a questa terra, nello spirito degli indiani d’america”, Non e’ un’ossessione arbitraria, il totem gli si è manifestato come un incontro karmatico. Jeff è consapevole del suo stato di empatia con l’animale, del fatto che rappresenta uno strato della sua personalità, e ne parla in modo articolato: “Sono espansivo, ma non tentacolare, sono espansivo come la parte superiore dell’octopus”. Scientificamente ben documentato, può parlare a lungo delle caratteristiche biologiche del suo amico acquatico, lodandone l’intelligenza, ma non è politically schizzinoso: sa anche come metterlo in padella e conosce varie ricette. La sua conoscenza nel campo non ha irrigidito i criteri di selezione. La sua resta una collezione aperta al segmento basso della produzione di tentacolati, ed è anzi intesa anche come commento sociale sul kitsch. E’ anche un progetto artistico? “Beh... sì, di tipo casual, ma sì, è anche questo.” Otaku Tokyo La parola giapponese otaku significa “casa altrui”, ma ha assunto un significato nuovo e diverso a partire dagli anni ‘80. La nuova accezione di otaku indica, per lo più, dei giovani appassionati di fumetti manga, videogiochi e animazione giapponese che trascorrono la maggior parte del loro tempo rinchiusi in casa, mangiando junk food assorbiti dalle loro manie che coltivano attraverso un uso protesico della tecnologia: tv, dvd, computer, playstation, antenne paraboliche. Il
loro è un mondo di iperconnessione e nascondimento. Lo stile di vita degli otaku giapponesi ha generato nuove forme di retailing: a Akihabara e Nakano, i distretti di Tokyo a più alta concentrazione di otaku è infatti sempre più diffuso un nuovo genere di spazio commerciale, il Rental Showcase. All’interno, file sconfinate di piccoli box trasparenti che espongono ciascuno un curioso mix di merci di proprietà di singoli individui. Si tratta di personali selezioni di fumetti, action figures, vynil toys, figurine etc. I prodotti, tutti in vendita, non sono raggruppati per genere ma in base alle personali monomanie di chi ne è il proprietario. L’effetto è un vero e proprio paesaggio merceologico multiforme in cui a essere esposte sono niente meno che le stanze e le ossessioni di illustri sconosciuti.
pervasività delle tecnologie digitali e dell’esistenza di una giovane generazione di persone iperconnesse (always on). Persone che, ai quattro angoli del pianeta, adottano e utilizzano le nuove tecnologie integrandole funzionalmente nella loro vita. L’universo parallelo del web non ha generato solo nuovi sistemi di relazione ma anche nuovi linguaggi e nuove narrazioni. Grazie alla dislocazione del sé nell’altrove dello schermo, passioni, immagini, stili di vita e dell’abitare, abitudini di consumo si diffondono in tempo reale come virus in un ricorsivo travaso tra l’essere on e off-line. Prime e seconde vite non sono più in contrapposizione. I confini dell’una e dell’altra, al contrario, sono sempre più permeabili e favoriscono una naturale e continua fluttuazione tra differenti piani di realtà, tra luoghi fisici e luoghi virtuali, tra le fluide e molteplici identità individuali.
Manga Bed&Caffè Tokyo FridgeWatching .com A Tokyo è in atto la conversione dei manga-caffè da luoghi in cui ci si recava semplicemente per leggere i propri fumetti preferiti in veri e propri dormitori. Chiunque abbia voglia di fermarsi per la notte, può disporre di piccole cabine dotate di poltrona, computer, una gruccia e naturalmente un letto. Il tutto a partire da 100 yen l’ora, 65 centesimi di euro. Da chi sono frequentati? Persone di ogni età che fanno lavori occasionali, oppure appassionati di manga e fumetti che preferiscono non allontanarsi troppo la sera dal proprio negozio preferito e che quindi hanno finito con il concentrare in un unico luogo la funzione abitativa e quella ricreativa. Il negozio preferito diventa dunque anche una seconda (o in certi casi anche prima) casa, secondo un processo estremizzato di identificazione del singolo con le proprie passioni. Tutto il loro mondo è racchiuso in una borsa e in un cellulare sempre acceso per farsi rintracciare dalle agenzie di lavoro interinale.
La Vita sullo Schermo Second Home Secondo la nota teoria, tutti i soggetti (e le culture) in contesti di elevata connettività sono nelle condizioni di entrare in contatto con qualsiasi altro soggetto (e contesto culturale) attraverso sei gradi di separazione. In realtà, oggi, con la connessione globale, centinaia di milioni di utenti sono separati da un solo grado di separazione. Mms, photoblog, instant messanging, social networking, uso integrato di navigazione satellitare e telefonia mobile, sono gli esempi della
Il sito www.fridgewatcher.com raccoglie le immagini e i post di chi vuole esibire il proprio frigorifero all’occhio indiscreto del web. Foto provenienti dalle case di tutto il mondo permettono di ricostruire la personalità del proprietario attraverso l’analisi del cibo conservato all’interno oppure osservando i magneti e le fotografie affissi sullo sportello, studiando capienza e marca dell’elettrodomestico e giocando con gli stereotipi culinari. Un sistema più efficace di un esperimento antropologico. Leggendo i post lasciati dai visitatori si possono scoprire strane analogie. Per esempio, Peluza e Angie hanno lo stesso elettrodomestico, una però vive in Cile e l’altra in Kenya.
fenomeno dell’Ostalgie, neologismo tedesco che si riferisce alla nostalgia per la vita nell’ex Germania Est. La parola è una crasi tra Ost (est) e Nostalgie (nostalgia) e vagheggia i momenti perduti della quotidianità durante il vecchio regime, per tutti quegli aspetti della vita e della cultura che sono scomparsi durante dopo la riunificazione. In questa dimensione di “amarcord”, l’arte, la cultura popolare e il lifestyle del socialismo reale diventano accattivanti protagonisti di un revival vintage, dove il kitsch incontra l’essenziale nella sua forma più ridotta, nel suo mood più melanconico. Stile e simboli della vecchia DDR sono stati ripescati dall’archivio della storia e reinscenati in contesti contemporanei dai toni caldi ed accoglienti. Il retrò in generale piace perché decorativo, caratteristico, ma soprattutto famigliare e quindi caldo, protettivo in grado di trasmette un senso di tranquillità, di protezione e - di conseguenza- di stabilità. In una realtà contraddistinta da insicurezza e transitorietà, lo stile retrò è un testimone storico, un punto di riferimento, una finestra nel nostro immaginario.
CASA BEGUCCI 24/DIC/07 h:15:00 COPERTINO (LE)
CASA BEGUCCI 24/DIC/07 h:15:10
COPERINO (LE)
Culti Privati La casa come luogo delle monomanie La casa intesa come luogo delle merci di culto, del collezionismo, delle passioni private. Gli oggetti emergono rispetto al loro “contenitore/sfondo” naturale e diventano magici, totemici, carichi di valenze identitarie. In questo mondo il possesso e l’accumulazione (una stessa tipologia di oggetto e le sue infinite variazioni), diventano temi centrali e oggetti propri anche della vita quotidiana assurgono al ruolo di feticci, nuovi lari della contemporaneità, che abitano la casa, insieme ai loro proprietari. Presenze cui si attribuisce un valore speciale e che partecipano ad un disegno demiurgico, ad un progetto personale di definizione della identità dei loro padroni. La collezione di piovre di Jeff San Francisco Jeff è californiano d’adozione, un’adozione riuscita. Perchè Jeff si sente, ed è, very Californian. Lavora come consulente dei colori e decoratore, ogni tanto mette in piedi qualche progetto di visual art. La sua collezione di piovre è partita da una scelta mirata: “I didn’t look for frogs, I didn’t look for rabbits, I looked for octopus”. Le acquisizioni vengono fatte soprattutto durante viaggi, che
CASA BEGUCCI 24/DIC/07 h:15:25 COPERTINO (LE)
CASA CASCIONE 20/DIC/07 h:16:40 COPERTINO (LE)
caricano gli oggetti del valore aggiunto di nuove esperienze. Tanti pezzi gli vengono anche recapitati da amici che viaggiano. Quando riceve un esemplare in regalo, Jeff si mostra sempre estasiato, anche se lo ha già in collezione. “Gratifico sempre al massimo gli amici, così non smettono di cercare e prima o poi arriva il pezzo raro”. Appartengono alla raccolta anche video e libri documentaristicoscientifici sui cefalopodi. Anche un libro qualunque diventa interessante per Jeff se l’immagine dell’animale è impressa da qualche parte, in copertina, sul risguardo, in filigrana. Un tatuaggio sul braccio destro di Jeff completa la collezione. “Non posso mai fuggire la piovra. Per carità, ci sto bene, ma non sto mai senza di lei”. Si diceva che la collezione rappresenta una scelta precisa. Di più, la persona di Jeff è scientemente focalizzata sulla piovra, l’octopus gli fa sentire una connessione con l’energia e lo spirito del luogo. “Volevo qualcosa che mi facesse appartenere a questa terra, nello spirito degli indiani d’america”, Non e’ un’ossessione arbitraria, il totem gli si è manifestato come un incontro karmatico. Jeff è consapevole del suo stato di empatia con l’animale, del fatto che rappresenta uno strato della sua personalità, e ne parla in modo articolato: “Sono espansivo, ma non tentacolare, sono espansivo come la parte superiore dell’octopus”. Scientificamente ben documentato, può parlare a lungo delle caratteristiche biologiche del suo amico acquatico, lodandone l’intelligenza, ma non è politically schizzinoso: sa anche come metterlo in padella e conosce varie ricette. La sua conoscenza nel campo non ha irrigidito i criteri di selezione. La sua resta una collezione aperta al segmento basso della produzione di tentacolati, ed è anzi intesa anche come commento sociale sul kitsch. E’ anche un progetto artistico? “Beh... sì, di tipo casual, ma sì, è anche questo.” Otaku Tokyo La parola giapponese otaku significa “casa altrui”, ma ha assunto un significato nuovo e diverso a partire dagli anni ‘80. La nuova accezione di otaku indica, per lo più, dei giovani appassionati di fumetti manga, videogiochi e animazione giapponese che trascorrono la maggior parte del loro tempo rinchiusi in casa, mangiando junk food assorbiti dalle loro manie che coltivano attraverso un uso protesico della tecnologia: tv, dvd, computer, playstation, antenne paraboliche. Il
loro è un mondo di iperconnessione e nascondimento. Lo stile di vita degli otaku giapponesi ha generato nuove forme di retailing: a Akihabara e Nakano, i distretti di Tokyo a più alta concentrazione di otaku è infatti sempre più diffuso un nuovo genere di spazio commerciale, il Rental Showcase. All’interno, file sconfinate di piccoli box trasparenti che espongono ciascuno un curioso mix di merci di proprietà di singoli individui. Si tratta di personali selezioni di fumetti, action figures, vynil toys, figurine etc. I prodotti, tutti in vendita, non sono raggruppati per genere ma in base alle personali monomanie di chi ne è il proprietario. L’effetto è un vero e proprio paesaggio merceologico multiforme in cui a essere esposte sono niente meno che le stanze e le ossessioni di illustri sconosciuti.
pervasività delle tecnologie digitali e dell’esistenza di una giovane generazione di persone iperconnesse (always on). Persone che, ai quattro angoli del pianeta, adottano e utilizzano le nuove tecnologie integrandole funzionalmente nella loro vita. L’universo parallelo del web non ha generato solo nuovi sistemi di relazione ma anche nuovi linguaggi e nuove narrazioni. Grazie alla dislocazione del sé nell’altrove dello schermo, passioni, immagini, stili di vita e dell’abitare, abitudini di consumo si diffondono in tempo reale come virus in un ricorsivo travaso tra l’essere on e off-line. Prime e seconde vite non sono più in contrapposizione. I confini dell’una e dell’altra, al contrario, sono sempre più permeabili e favoriscono una naturale e continua fluttuazione tra differenti piani di realtà, tra luoghi fisici e luoghi virtuali, tra le fluide e molteplici identità individuali.
Manga Bed&Caffè Tokyo FridgeWatching .com A Tokyo è in atto la conversione dei manga-caffè da luoghi in cui ci si recava semplicemente per leggere i propri fumetti preferiti in veri e propri dormitori. Chiunque abbia voglia di fermarsi per la notte, può disporre di piccole cabine dotate di poltrona, computer, una gruccia e naturalmente un letto. Il tutto a partire da 100 yen l’ora, 65 centesimi di euro. Da chi sono frequentati? Persone di ogni età che fanno lavori occasionali, oppure appassionati di manga e fumetti che preferiscono non allontanarsi troppo la sera dal proprio negozio preferito e che quindi hanno finito con il concentrare in un unico luogo la funzione abitativa e quella ricreativa. Il negozio preferito diventa dunque anche una seconda (o in certi casi anche prima) casa, secondo un processo estremizzato di identificazione del singolo con le proprie passioni. Tutto il loro mondo è racchiuso in una borsa e in un cellulare sempre acceso per farsi rintracciare dalle agenzie di lavoro interinale.
La Vita sullo Schermo Second Home Secondo la nota teoria, tutti i soggetti (e le culture) in contesti di elevata connettività sono nelle condizioni di entrare in contatto con qualsiasi altro soggetto (e contesto culturale) attraverso sei gradi di separazione. In realtà, oggi, con la connessione globale, centinaia di milioni di utenti sono separati da un solo grado di separazione. Mms, photoblog, instant messanging, social networking, uso integrato di navigazione satellitare e telefonia mobile, sono gli esempi della
Il sito www.fridgewatcher.com raccoglie le immagini e i post di chi vuole esibire il proprio frigorifero all’occhio indiscreto del web. Foto provenienti dalle case di tutto il mondo permettono di ricostruire la personalità del proprietario attraverso l’analisi del cibo conservato all’interno oppure osservando i magneti e le fotografie affissi sullo sportello, studiando capienza e marca dell’elettrodomestico e giocando con gli stereotipi culinari. Un sistema più efficace di un esperimento antropologico. Leggendo i post lasciati dai visitatori si possono scoprire strane analogie. Per esempio, Peluza e Angie hanno lo stesso elettrodomestico, una però vive in Cile e l’altra in Kenya.
iDdicted Fotografie di Danilo Correale Il confine tra passione e possessione è una soglia sottile, una linea di cui non ci si accorge. Il continuo evolversi del design e l’accelerazione nella produzione industriale ha prodotto una quantità di oggetti e materiali a cui è facile “affezionarsi “ ! Trovare un oggetto che rimandi a qualcosa, a una persona oppure a un luogo, attribuisce ad esso un enorme valore. Ciò che diventa unico è il collezionista, più della stessa collezione. Colui che accumula materiale seguendo una propria logica. Diversi tipi di persone, diverse dinamiche , diversi criteri di archiviazione. Chi “illegalmente”, chi gratuitamente, chi spendendo (o “investendo”), chi scambiando. Dipendere da un qualcosa è esserne rapiti , è l’impossibilità di non vivere in maniera simbiotica con ciò che si possiede. Dipendere da un oggetto è esserne posseduti, al punto di non poter non notare tutto ciò che riconduca a esso . Collezionare è sperare che ciò che si fa abbia un valore, economico, storico o sociale, per qualcuno otre che per se stessi e che questo valore possa portare a un livello diverso la propria storia .
iDdicted Fotografie di Danilo Correale Il confine tra passione e possessione è una soglia sottile, una linea di cui non ci si accorge. Il continuo evolversi del design e l’accelerazione nella produzione industriale ha prodotto una quantità di oggetti e materiali a cui è facile “affezionarsi “ ! Trovare un oggetto che rimandi a qualcosa, a una persona oppure a un luogo, attribuisce ad esso un enorme valore. Ciò che diventa unico è il collezionista, più della stessa collezione. Colui che accumula materiale seguendo una propria logica. Diversi tipi di persone, diverse dinamiche , diversi criteri di archiviazione. Chi “illegalmente”, chi gratuitamente, chi spendendo (o “investendo”), chi scambiando. Dipendere da un qualcosa è esserne rapiti , è l’impossibilità di non vivere in maniera simbiotica con ciò che si possiede. Dipendere da un oggetto è esserne posseduti, al punto di non poter non notare tutto ciò che riconduca a esso . Collezionare è sperare che ciò che si fa abbia un valore, economico, storico o sociale, per qualcuno otre che per se stessi e che questo valore possa portare a un livello diverso la propria storia .
Tanks to : Carolina, insieme con il marito Antonio come tante famiglie sono affezionati alle proprie cose ,regali ,ricordi e oggetti. L’ordine nella loro esposizione è un rendere omaggio a tutto ciò che gli oggetti possano rimandare > Augusto fotografo , collezionista e “cacciatore di graffiti “ > Leonardo come tanti coetanei è un Games Addicted , appasionato di videogames spende molto del suo tempo davanti allo schermo tra PS2-Wii e Resident Evil > Giulia Albergamo pittrice , totalmente rapita dal mondo che crea decora specchi ,vetri, bottiglie ,oggetti di ogni tipo che riempiono la sua casa dandole un sapore senza tempo > Marco figlio di collezionisti di giocattoli e memorabilia egli stesso collezionista di gadget di guerre stellari oltre che appassionato di guerre Softair > Gino , collezionista di dischi e MusicAddicted , ha iniziato la sua passione lavorando in una radio libera nel ‘60 ,forse la prima del napoletano , insieme all’ amore per la musica da quegli anni coltiva amicizie , gran parte della sua collezione comprende rarità bootleg e peel session italiane.
Tanks to : Carolina, insieme con il marito Antonio come tante famiglie sono affezionati alle proprie cose ,regali ,ricordi e oggetti. L’ordine nella loro esposizione è un rendere omaggio a tutto ciò che gli oggetti possano rimandare > Augusto fotografo , collezionista e “cacciatore di graffiti “ > Leonardo come tanti coetanei è un Games Addicted , appasionato di videogames spende molto del suo tempo davanti allo schermo tra PS2-Wii e Resident Evil > Giulia Albergamo pittrice , totalmente rapita dal mondo che crea decora specchi ,vetri, bottiglie ,oggetti di ogni tipo che riempiono la sua casa dandole un sapore senza tempo > Marco figlio di collezionisti di giocattoli e memorabilia egli stesso collezionista di gadget di guerre stellari oltre che appassionato di guerre Softair > Gino , collezionista di dischi e MusicAddicted , ha iniziato la sua passione lavorando in una radio libera nel ‘60 ,forse la prima del napoletano , insieme all’ amore per la musica da quegli anni coltiva amicizie , gran parte della sua collezione comprende rarità bootleg e peel session italiane.
FENG SHUI Fotografie di Greta Genellini
Feng Shui (vento e acqua) Ë líarte cinese, antica di oltre 3000 anni, che insegna come armonizzare lo spazio in cui viviamo; a dialogare con líambiente; a trarre energia e beneficio dallo spazio attorno a noi. Il Feng Shui puÚ a ragione venire definito, quindi, come “ambiente-terapia”: la terapia per curare lo spirito e il corpo, imparando a trarre la naturale benefica energia dai luoghi nei quali viviamo o lavoriamo. A tutti sar‡ capitato almeno una volta di entrare in una casa e uscirne confuso, distratto, stanco, mentre altre volte di rimanere intere ore in un ambiente e trarne invece giovamento. Il feng shui Ë proprio quella pratica che insegna e spiega i motivi per i quali in alcuni ambienti ci sentiamo bene e in altri no, e svela i rimedi segreti per trarre il massimo benessere dallíambiente in cui viviamo e lavoriamo, curando i luoghi “malati” LA CASA IDEALE La casa ideale ha grossi alberi alle spalle, un sentiero di accesso curvo e una vasca per i pesci a sud . La casa ideale Ë situata a met‡ di una collina, con alle spalle, sempre rivolte verso nord, un bosco di conifere. Tra gli alberi, sono particolarmente apprezzati i pini, che vanno trattati con
cura e rispetto perchÈ costituiscono il rifugio degli spiriti. Nel giardino Ë di buon auspicio coltivare salici (simbolo di longevit‡), alberi da frutta (soprattutto prugno e pesco) e peonie, (rappresentano la donna). Davanti alla casa, a sud, l’ideale Ë una vasca con pesci e, ai piedi della collina, Ë meglio se c’Ë un ruscello. PoichÈ questa “casa dei sogni” puÚ essere posseduta solo da poche persone, il feng shui prevede alcuni accorgimenti per rendere pi˘ confortevole qualunque casa.
NON SEDETE ALL’ANGOLO DI UN TAVOLO Non dovreste mai sedervi con un angolo del tavolo puntato contro di voi. Se state mangiando non avrete un buon pasto, se state giocando a carte, perderete.
USATE FIORI ARTIFICIALI Se avete piante secche in casa le vostre possibilità di successo sono seriamente compromesse. Non esponete mai fiori secchi. Il FENG SHUI non li considera propizi.
NON USATE MAI BICCHIERI O STOVIGLIE BECCATI Bere da una tazza o un bicchiere che ha un difetto anche minimo taglia simbolicamente la bocca e impedisce di parlare.
COSTRUZIONE DELLA SCALA Le scale dovrebbero curvare dolcemente a destra da un piano all’altro ed essere vivacemente illuminate per incoraggiare il Chi a scorrere in maniera sinuosa nei diversi piani.
LA RANA A 3 ZAMPE Uno dei portafortuna più efficaci della simbologia feng shui è la rana a 3 zampe, mettetela in qualsiasi punto del vostro salotto per avere fortuna.
UN CAMINETTO A SUD Se avete un caminetto in salotto il posto migliore è il muro a sud ma anche l’est, il sud-est e il sudovest e il nord-est portano fortuna. Il nord-ovest non è un buon posto per un caminetto.
POSIZIONARE I LETTI PER LA BUONA SORTE Mettete sempre il letto nell’angolo diagonalmente opposto all’entrata. Non dormite mai con la testa o i piedi che puntano direttamente verso la porta.
IL FENG SHUI È LA COMPRENSIONE DEL FLUSSO DEL CHI, IL SOFFIO VITALE NASCOSTO CHE PERMEA LíAMBIENTE. QUANDO IL CHI Ë IN DISORDINE REGNA LA SFORTUNA.
NON SEDETE MAI CON LE SPALLE ALLA PORTA In quanto c’è la forte probabilità che siate ingannati, traditi o sottomessi.
DORMIRE VICINO AD UNA GRANDE FINESTRA Se dormite vicino ad una gran finestra, il Chi che entra nella vostra stanza è troppo potente e il vostro sonno sarà disturbato. Coprite la finestra con drappi pesanti.
TENETE UN ANIMALE DOMESTICO Gli animali domestici sono ottimi per il feng shui soprattutto nelle case che vengono lasciate vuote durante il giorno. In questo modo l’energia YIN non si accumula nel silenzio e nella immobilità.
TENETE GLI OGGETTI A COPPIE Se volete qualcuno con cui condividere la vostra vita , circondatevi di oggetti e ornamenti a coppie come anatre, farfalle o uccelli.
TENETE 9 PESCIOLINI PER LA BUONA SORTE Un ottimo modo per attivare un eccellente FENG SHUI consiste nel tenere 9 pesciolini in un acquario, 8 rossi e 1 nero. Si dice che un pesce muore quando ha assorbito la malasorte degli altri.
TESTI TRATTI DA IL PICCOLO LIBRO DEL FENG SHUI DI LILLIAN TOO.
FENG SHUI Fotografie di Greta Genellini
Feng Shui (vento e acqua) Ë líarte cinese, antica di oltre 3000 anni, che insegna come armonizzare lo spazio in cui viviamo; a dialogare con líambiente; a trarre energia e beneficio dallo spazio attorno a noi. Il Feng Shui puÚ a ragione venire definito, quindi, come “ambiente-terapia”: la terapia per curare lo spirito e il corpo, imparando a trarre la naturale benefica energia dai luoghi nei quali viviamo o lavoriamo. A tutti sar‡ capitato almeno una volta di entrare in una casa e uscirne confuso, distratto, stanco, mentre altre volte di rimanere intere ore in un ambiente e trarne invece giovamento. Il feng shui Ë proprio quella pratica che insegna e spiega i motivi per i quali in alcuni ambienti ci sentiamo bene e in altri no, e svela i rimedi segreti per trarre il massimo benessere dallíambiente in cui viviamo e lavoriamo, curando i luoghi “malati” LA CASA IDEALE La casa ideale ha grossi alberi alle spalle, un sentiero di accesso curvo e una vasca per i pesci a sud . La casa ideale Ë situata a met‡ di una collina, con alle spalle, sempre rivolte verso nord, un bosco di conifere. Tra gli alberi, sono particolarmente apprezzati i pini, che vanno trattati con
cura e rispetto perchÈ costituiscono il rifugio degli spiriti. Nel giardino Ë di buon auspicio coltivare salici (simbolo di longevit‡), alberi da frutta (soprattutto prugno e pesco) e peonie, (rappresentano la donna). Davanti alla casa, a sud, l’ideale Ë una vasca con pesci e, ai piedi della collina, Ë meglio se c’Ë un ruscello. PoichÈ questa “casa dei sogni” puÚ essere posseduta solo da poche persone, il feng shui prevede alcuni accorgimenti per rendere pi˘ confortevole qualunque casa.
NON SEDETE ALL’ANGOLO DI UN TAVOLO Non dovreste mai sedervi con un angolo del tavolo puntato contro di voi. Se state mangiando non avrete un buon pasto, se state giocando a carte, perderete.
USATE FIORI ARTIFICIALI Se avete piante secche in casa le vostre possibilità di successo sono seriamente compromesse. Non esponete mai fiori secchi. Il FENG SHUI non li considera propizi.
NON USATE MAI BICCHIERI O STOVIGLIE BECCATI Bere da una tazza o un bicchiere che ha un difetto anche minimo taglia simbolicamente la bocca e impedisce di parlare.
COSTRUZIONE DELLA SCALA Le scale dovrebbero curvare dolcemente a destra da un piano all’altro ed essere vivacemente illuminate per incoraggiare il Chi a scorrere in maniera sinuosa nei diversi piani.
LA RANA A 3 ZAMPE Uno dei portafortuna più efficaci della simbologia feng shui è la rana a 3 zampe, mettetela in qualsiasi punto del vostro salotto per avere fortuna.
UN CAMINETTO A SUD Se avete un caminetto in salotto il posto migliore è il muro a sud ma anche l’est, il sud-est e il sudovest e il nord-est portano fortuna. Il nord-ovest non è un buon posto per un caminetto.
POSIZIONARE I LETTI PER LA BUONA SORTE Mettete sempre il letto nell’angolo diagonalmente opposto all’entrata. Non dormite mai con la testa o i piedi che puntano direttamente verso la porta.
IL FENG SHUI È LA COMPRENSIONE DEL FLUSSO DEL CHI, IL SOFFIO VITALE NASCOSTO CHE PERMEA LíAMBIENTE. QUANDO IL CHI Ë IN DISORDINE REGNA LA SFORTUNA.
NON SEDETE MAI CON LE SPALLE ALLA PORTA In quanto c’è la forte probabilità che siate ingannati, traditi o sottomessi.
DORMIRE VICINO AD UNA GRANDE FINESTRA Se dormite vicino ad una gran finestra, il Chi che entra nella vostra stanza è troppo potente e il vostro sonno sarà disturbato. Coprite la finestra con drappi pesanti.
TENETE UN ANIMALE DOMESTICO Gli animali domestici sono ottimi per il feng shui soprattutto nelle case che vengono lasciate vuote durante il giorno. In questo modo l’energia YIN non si accumula nel silenzio e nella immobilità.
TENETE GLI OGGETTI A COPPIE Se volete qualcuno con cui condividere la vostra vita , circondatevi di oggetti e ornamenti a coppie come anatre, farfalle o uccelli.
TENETE 9 PESCIOLINI PER LA BUONA SORTE Un ottimo modo per attivare un eccellente FENG SHUI consiste nel tenere 9 pesciolini in un acquario, 8 rossi e 1 nero. Si dice che un pesce muore quando ha assorbito la malasorte degli altri.
TESTI TRATTI DA IL PICCOLO LIBRO DEL FENG SHUI DI LILLIAN TOO.
ERMENEUTICA DI UNA PARETE Fotografie di Gianluca Cisternino Testo di Claudia Grilli
Per identificare una casa sono necessarie almeno quattro mura e un tetto. Le pareti delimitano lo spazio abitativo suddividendolo internamente e tracciando un confine con l’ambiente esterno, creano quella cinta protettiva intorno all’intimità quotidiana. Ma non si tratta solo di piccole frontiere, tra il pubblico e il privato, intervallate da porte e finestre. Le pareti raccontano... sono veicolo di espressione del pensiero e di manifestazione della personalità. Dall’esterno agli interni, dai muri di strada a quelli di casa, tutti recano le tracce della Storia o delle storie di chi vive quei luoghi. Le pitture rupestri del paleolitico, gli affreschi delle ville pompeiane, le stanze dei castelli dove si esibivano in parata quadri di avi e antichi arazzi: sin dall’antichità, le pareti erano tele su cui narrare scene di
caccia e di lavoro giornaliero, descrivere costumi e riti oppure ostentare la propria posizione sociale. L’esigenza di esprimersi attraverso le mura domestiche resta inalterata con lo scorrere dei secoli. Oggi, si può parlare della propria vita quotidiana e della propria identità indirettamente, attraverso la scelta delle creazioni altrui. Le pareti accompagnano i moti dell’arte; con sistematico rinnovamento li assorbono diventandone, seppur limitatamente al privato, veicolo di conoscenza e diffusione; attraversano i tempi e, con essi, i cambiamenti sociali e culturali o, più semplicemente, rappresentano il sunto di esperienze e viaggi; raccolgono oggetti d’uso comune tramandati da generazioni, con significati relativi all’ambiente e alla tradizione diventando originali musei di
storia familiare. Dinanzi a una parete decorata si può percepire il senso estetico e la dimensione psicologica di chi effettua quelle scelte. A volte è lo stesso padrone di casa a informare il visitatore di fatti e persone che occupano il suo tempo. Con le fotografie, la narrazione di se avviene direttamente per immagini che catturano momenti da ricordare o che, come in un diario, registrano fedelmente evoluzioni sentimentali e cambiamenti di look. Pareti: ultime ad essere arredate. Subiscono l’abbinamento casuale al mobilio o coniugano il gusto dei proprietari con le ultime tendenze del lifestyle; a volte sono coperte di soli specchi che, con grande impatto estetico, riflettono una stanza arredata selezionando gli spunti che vengono dal design e dalla moda.
Anche lo stato d’animo influisce sulla disposizione temporanea degli arredi e sul modo di concepire le geometrie casalinghe: come accade per la scelta degli abiti al mattino, c’è chi ridipinge le pareti legando i colori agli umori delle varie fasi dell’esistenza e chi riorganizza costantemente le decorazioni in un sapiente gioco di quadri. Nell’era della globalizzazione, la casa si apre al mondo per acquisire caratteristiche urbane: i muri restano spogli ma vivacizzano l’ambiente con murales ispirati alla geometria, alla natura e alla realtà sociale... come dimore abbandonate che, lungi dall’essere anonime, raccolgono testimonianze di viandanti, gridano l’Amore per una donna, indicano la data di un passaggio o parlano in lingue diverse di culture lontane.
ERMENEUTICA DI UNA PARETE Fotografie di Gianluca Cisternino Testo di Claudia Grilli
Per identificare una casa sono necessarie almeno quattro mura e un tetto. Le pareti delimitano lo spazio abitativo suddividendolo internamente e tracciando un confine con l’ambiente esterno, creano quella cinta protettiva intorno all’intimità quotidiana. Ma non si tratta solo di piccole frontiere, tra il pubblico e il privato, intervallate da porte e finestre. Le pareti raccontano... sono veicolo di espressione del pensiero e di manifestazione della personalità. Dall’esterno agli interni, dai muri di strada a quelli di casa, tutti recano le tracce della Storia o delle storie di chi vive quei luoghi. Le pitture rupestri del paleolitico, gli affreschi delle ville pompeiane, le stanze dei castelli dove si esibivano in parata quadri di avi e antichi arazzi: sin dall’antichità, le pareti erano tele su cui narrare scene di
caccia e di lavoro giornaliero, descrivere costumi e riti oppure ostentare la propria posizione sociale. L’esigenza di esprimersi attraverso le mura domestiche resta inalterata con lo scorrere dei secoli. Oggi, si può parlare della propria vita quotidiana e della propria identità indirettamente, attraverso la scelta delle creazioni altrui. Le pareti accompagnano i moti dell’arte; con sistematico rinnovamento li assorbono diventandone, seppur limitatamente al privato, veicolo di conoscenza e diffusione; attraversano i tempi e, con essi, i cambiamenti sociali e culturali o, più semplicemente, rappresentano il sunto di esperienze e viaggi; raccolgono oggetti d’uso comune tramandati da generazioni, con significati relativi all’ambiente e alla tradizione diventando originali musei di
storia familiare. Dinanzi a una parete decorata si può percepire il senso estetico e la dimensione psicologica di chi effettua quelle scelte. A volte è lo stesso padrone di casa a informare il visitatore di fatti e persone che occupano il suo tempo. Con le fotografie, la narrazione di se avviene direttamente per immagini che catturano momenti da ricordare o che, come in un diario, registrano fedelmente evoluzioni sentimentali e cambiamenti di look. Pareti: ultime ad essere arredate. Subiscono l’abbinamento casuale al mobilio o coniugano il gusto dei proprietari con le ultime tendenze del lifestyle; a volte sono coperte di soli specchi che, con grande impatto estetico, riflettono una stanza arredata selezionando gli spunti che vengono dal design e dalla moda.
Anche lo stato d’animo influisce sulla disposizione temporanea degli arredi e sul modo di concepire le geometrie casalinghe: come accade per la scelta degli abiti al mattino, c’è chi ridipinge le pareti legando i colori agli umori delle varie fasi dell’esistenza e chi riorganizza costantemente le decorazioni in un sapiente gioco di quadri. Nell’era della globalizzazione, la casa si apre al mondo per acquisire caratteristiche urbane: i muri restano spogli ma vivacizzano l’ambiente con murales ispirati alla geometria, alla natura e alla realtà sociale... come dimore abbandonate che, lungi dall’essere anonime, raccolgono testimonianze di viandanti, gridano l’Amore per una donna, indicano la data di un passaggio o parlano in lingue diverse di culture lontane.
CAPTURING Progetto di Mirko Smerdel
Immagini di interni e ritratti catturati da webcams _Webcam libera)
(Da
Wikipedia,
l’enciclopedia
Una webcam è una piccola telecamera utilizzabile solo (o principalmente) come dispositivo di input per un computer. A differenza di una telecamera tradizionale, non dispone di un proprio sistema di memorizzazione di video (per esempio su nastro), ma trasmette semplicemente le immagini riprese, in forma digitale, attraverso una interfaccia collegabile a un computer (per esempio USB oppure uscita di rete Ethernet RJ45). Il nome “webcam” Ë un portmanteau che unisce “web” (abbreviazione di World Wide Web) e “cam” (per camera, telecamera in inglese). Il principale utilizzo delle webcam consiste infatti nella possibilit‡ di impiegarle per realizzare una videoconferenza attraverso il Web o altri sistemi basati su Internet come molte applicazioni di instant messaging. Un altro uso piuttosto diffuso delle webcam consiste nella trasmissione continua di immagini dal vivo (streaming video) da determinati luoghi del mondo. L’uso di installare webcam in localit‡ di interesse turistico si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo. Ancora, webcam vengono talvolta utilizzate
a scopi di videosorveglianza, o per la registrazione di video (sul disco rigido del computer). Negli ultimi anni alcuni modelli di webcam sono diventati popolari tra gli astrofili, che le impiegano come strumenti a basso costo per la ripresa di immagini di pianeti e altri oggetti celesti luminosi. _Trasforma la tua WebCam in una Telecamera di Sicurezza Traffic cams Webcam posizionate nei punti più trafficati di strade ed autostrade. Città Webcam che riprendono luoghi situati in grandi e piccole citt‡: piazze, metropolitane, vie principali, ... Ambiente Webcam posizionate in parchi ed ambienti naturali: savana africana, acquari, vulcani, ... Metropolitane Webcam posizionate nelle metropolitane. Pub e locali pubblici Webcam posizionate in pub, discoteche, bar e altri locali pubblici. Spiagge italiane Webcam in diretta giorno e notte dalle pi˘ famose spiagge italiane. Interni italiani Webcam posizionate in ambienti privati per lo pi˘ camere da letto di giovani di et‡ media dai 16 ai 30 anni, accumunati dall’uso di webcam durante sessioni di chat attraverso internet.
PRIVATE LIFE
CAPTURING Progetto di Mirko Smerdel
Immagini di interni e ritratti catturati da webcams _Webcam libera)
(Da
Wikipedia,
l’enciclopedia
Una webcam è una piccola telecamera utilizzabile solo (o principalmente) come dispositivo di input per un computer. A differenza di una telecamera tradizionale, non dispone di un proprio sistema di memorizzazione di video (per esempio su nastro), ma trasmette semplicemente le immagini riprese, in forma digitale, attraverso una interfaccia collegabile a un computer (per esempio USB oppure uscita di rete Ethernet RJ45). Il nome “webcam” Ë un portmanteau che unisce “web” (abbreviazione di World Wide Web) e “cam” (per camera, telecamera in inglese). Il principale utilizzo delle webcam consiste infatti nella possibilit‡ di impiegarle per realizzare una videoconferenza attraverso il Web o altri sistemi basati su Internet come molte applicazioni di instant messaging. Un altro uso piuttosto diffuso delle webcam consiste nella trasmissione continua di immagini dal vivo (streaming video) da determinati luoghi del mondo. L’uso di installare webcam in localit‡ di interesse turistico si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo. Ancora, webcam vengono talvolta utilizzate
a scopi di videosorveglianza, o per la registrazione di video (sul disco rigido del computer). Negli ultimi anni alcuni modelli di webcam sono diventati popolari tra gli astrofili, che le impiegano come strumenti a basso costo per la ripresa di immagini di pianeti e altri oggetti celesti luminosi. _Trasforma la tua WebCam in una Telecamera di Sicurezza Traffic cams Webcam posizionate nei punti più trafficati di strade ed autostrade. Città Webcam che riprendono luoghi situati in grandi e piccole citt‡: piazze, metropolitane, vie principali, ... Ambiente Webcam posizionate in parchi ed ambienti naturali: savana africana, acquari, vulcani, ... Metropolitane Webcam posizionate nelle metropolitane. Pub e locali pubblici Webcam posizionate in pub, discoteche, bar e altri locali pubblici. Spiagge italiane Webcam in diretta giorno e notte dalle pi˘ famose spiagge italiane. Interni italiani Webcam posizionate in ambienti privati per lo pi˘ camere da letto di giovani di et‡ media dai 16 ai 30 anni, accumunati dall’uso di webcam durante sessioni di chat attraverso internet.
PRIVATE LIFE
Fotografia di Sara Ronzoni
Fotografia di Sara Ronzoni
Fotografia di Sara Ronzoni